CÉSAR VIDAL MANZANARES

 

 

 

D I Z I O N A R I O

S I N T E T I C O

DI PATRISTICA

 

 

 

 

 

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

00120 CITTA DEL VATICANO

 

 

L'AUTORE

Cèsar Vidal Manzanares (nato nel 1958 a Madrid), dottore in storia e diplomato in diritto e teologia, è attualmente professore di storia alla UNED (Università di Educazione a Distanza). È specialista di storia del cristianesimo primitivo e dell'antico Oriente, ha pubblicato in relazione a queste discipline: Cuando los dioses gobernaban la tierra, Planeta, Barcelona 1992; El Hijo de Ra (Ramsès II), Martínez-Roca, Barcelona 1992; Diccionario de las tres religiones (judaísmo, cristianismo e islam), Alianza, Madrid 1993; Introducción a los Documentos del Mar Muerto, Alianza, Madrid 1993; El Primer Evangelio: el Documento Q, Planeta, Barcelona 1993, ecc. Inoltre è stato il primo a tradurre in castigliano gli evangeli gnostici di Nag-Hammudi (Los Evangelios gnósticos, Martínez-Roca, Barcelona 1991) e la Historia de Egipto de Manetoú (Alianza, Madrid 1993). È membro della American Society of Oriental Research (ASOR) e dell'Oriental Institute of Chicago. Nell'Editorial Verbo Divino, in questa stessa collezione di " Dizionari ", ha pubblicato il Diccionario di sectas y ocultismo, seconda ed.

INTRODUZIONE

Non si parlerà mai abbastanza della rilevanza che la patristica riveste per il fenomeno cristiano in tutte le sue accezioni. L'evoluzione dogmatica, la configurazione delle diverse Chiese cristiane, lo sviluppo teologico e la storia del cristianesimo sono solo alcuni degli aspetti da riferire obbligatoriamente ad essa. Costituisce, pertanto, uno strumento di riferimento indispensabile per la pastorale, l'evangelizzazione, la teologia, la storia, l'esegesi, la liturgia e la dommatica. D'altra parte non è minore l'importanza degli studi patristici nel dialogo tra le Chiese dal momento che a quella storia possono rifarsi i cristiani di qualsiasi denominazione. Scoperta o no, cosciente o no, la presenza della patristica è inconfutabile e innegabile in un cristianesimo che si è sviluppato fra i quindici e i venti secoli successivi. Pochi movimenti spirituali potranno vantare un'influenza che abbia conservato uguale freschezza nel tempo e nello spazio.

Malgrado ciò, e questo fatto è certamente deplorevole, la patristica non sembra essere entrata nell'interesse comune del popolo di Dio. Ad eccezione di alcune opere molto concrete, come le Confessioni del teologo di Ippona, sembra esistere una certa avversione popolare verso un mondo spirituale che si presume vecchio e anacronistico, proprio di menti specialiste e cibo per topi di biblioteca. Poiché molte delle opere dedicate allo studio dei Padri evidenziano il tono proprio di certa erudizione, a molta gente semplice- che non sa quanto la patristica abbia influito sulla loro storia passata e sulla loro fede o pratica quotidiane- accade come alla famosa donna della favola che, mordendo la noce e trovandola dura, la gettò lontano da sé perdendo così un alimento saporito e nutriente.

È stato proprio il desiderio di poter avvicinare quell'eredità, proveniente dai Padri dei primi sei secoli, all'uomo comune, a spingermi, già da tempo, a concepire il progetto di un'opera semplice, che servisse da manuale di consultazione rapida e che potesse, con un minimo di profondità e chiarezza obbligata, mettere in contatto con la maggioranza di quegli uomini che influenzarono grandemente il corso del cristianesimo nei suoi primi secoli, ridefinendolo, approfondendolo e difendendolo dagli attacchi di un insieme di eresie (gnosticismo, arianesimo, ecc.) che ancora sembrano ritornare nel nostro tempo, con volti nuovi e cuore vecchio. Proprio questa finalità mi spinse ad adottare, per questo primo progetto di divulgazione della patristica, la forma di un dizionario. Non esisteva nessun'altra opera in simile prospettiva in spagnolo e la sua speciale struttura permette a chi la utilizza di accostarsi a qualsiasi tema direttamente e rapidamente.

Non tutte le figure della patristica hanno avuto la stessa importanza. Non tutti i Padri sono conosciuti o sono stati studiati allo stesso modo. Di Agostino d'Ippona, ad esempio, possediamo non solo un numero considerevole di opere, ma anche una bibliografia la cui mera enumerazione occupa vari volumi di regolare grandezza. Viceversa, di altri Padri disponiamo soltanto del nome e poco più. I loro scritti non sono giunti fino a noi, la loro identità personale è incerta e gli sforzi per trovare i frammenti della loro eredità sono discutibili e in gran numero casuali. Malgrado ciò, abbiamo deciso di non escludere nessuno di quei nomi, grandi o piccoli, dalla struttura di quest'opera.

In essa, ordinati alfabeticamente, il lettore si accosterà a varie centinaia di Padri dei primi sei secoli secondo una metodologia che crediamo semplice e chiara. In primo luogo, vi si trovano raccolti i dati relativi alla biografia del personaggio e, brevemente, i dati relativi al suo tempo. Successivamente, si parla della sua opera scritta- almeno, della più importante- e, infine, si raccolgono i contributi teologici- nel caso che esistano- offerti dal soggetto in questione. In maniera rapida e semplice, la persona che consulta il presente dizionario otterrà le informazioni essenziali sulla vita, l'opera e la teologia del Padre in questione. Non tutto nei Padri- sarebbe assurdo illudersi- è oro, per quanto possa brillare. C'è, forse, per il gusto di alcuni, troppa umanità, troppa eventualità e troppa influenza storica nella loro eredità. Ma nessuno può aspettarsi di trovare in essi formulazioni simili ad alcune di quelle nate nei momenti più delicati della storia del cristianesimo. Però, malgrado questo carattere imperfetto, limitato dalle circostanze, non si può cadere in una agiografia falsa che nasconda la realtà storica e neanche omettere come vissero, pensarono e affrontarono le crisi e i problemi del loro tempo, da una prospettiva che volevano evangelica, quei cristiani, esempio vivo per la nostra epoca- benché ci costi crederlo- molto meno convulsa. Non facendo così noi ripeteremmo, come lucidamente segnalò Santayana, la storia, molte volte tragica, del passato.

1o novembre 1991

Nazaret-Gerusalemme-Saragozza

_________________________________________________________________

CÉSAR VIDAL MANZANARES

D I Z I O N A R I O

S I N T E T I C O

DI PATRISTICA

__________________________________________________________________

A

B

______________________________________________

A

Abercio. (inizio)

Iscrizione di. Iscrizione cristiana della fine del II secolo- in ogni caso antecedente all'anno 216- scoperta nel 1883 dall'archeologo protestante W. Ramsay, nelle vicinanze di Gerapoli, in Frigia, ora conservata nel museo del Laterano. Il testo integro contiene ventidue versi, un distico e venti esametri e ci riferisce, in forma concisa, la vita e le imprese di Abercio, vescovo di Gerapoli. Benché si sia messo in discussione il carattere cristiano del testo (secondo G. Ficker e A. Dieterich, Abercio sarebbe stato un adoratore di Cibele, mentre Harnack lo considerò un sincretista), tale carattere sembra indiscutibile. L'iscrizione è il monumento in pietra più antico che si riferisce all'eucaristia amministrata sotto le due specie (" vino delizioso ", " miscela di vino e acqua con pane ").

Abgar, re di Edessa. (inizio)

Sovrano di Edessa che, secondo quanto riferito dalla Storia ecclesiastica (1, 3) di Eusebio di Cesarea, avrebbe richiesto a Gesù, con una lettera, di venire a curare suo figlio. Secondo il rapporto che Eusebio pretendeva basare sugli Atti di Taddeo, dopo la sua risurrezione Gesù avrebbe inviato questo apostolo ad esaudire le suppliche del monarca, ottenendo in questo modo la conversione di tutta Edessa al cristianesimo. Benché Eusebio riportasse nella sua opera la ipotetica corrispondenza, è stato provato che tale carteggio non è autentico. Il Decreto Gelasiano classificò gli scritti come apocrifi; inoltre, gli Atti di Taddeo furono scritti durante il terzo secolo.

Acacio di Berea. (inizio)

Vita: Nacque verso il 322. Entrato molto giovane in monastero, divenne famosa la sua vita ascetica. Nel 378 fu consacrato vescovo di Berea (Aleppo). Prese parte al concilio di Costantinopoli del 381. Nel sinodo della Quercia (403) fu uno dei quattro vescovi che Giovanni Crisostomo non volle come suoi giudici. Tale gesto rese Acacio un accanito nemico di quest'ultimo. Non partecipò al concilio di Efeso ma si suppone che abbia avuto un'influenza notevole nella formula di unione del 433. Morì poco dopo.

Opere: Sono giunte fino a noi soltanto sei lettere. Ad Acacio viene attribuita anche una Confessione di fede che, presumibilmente, non è stata composta da lui. Vedi Giovanni Crisostomo.

Achille di Spoleto. (inizio)

Vita: Vescovo di Spoleto degli inizi del V secolo. Nel 419, a causa dei dissensi nella Chiesa di Roma, divisa fra il papa Bonifacio I, eletto nel 418, e l'aspirante papa Eulalio, la corte di Ravenna incaricò Achille di celebrare la Pasqua a Roma. Achille edificò una chiesa in onore di san Pietro nei pressi della via Flaminia, ad est di Spoleto.

Opera: Per questa chiesa Achille compose alcuni poemi.

Teologia: I poemi di Achille hanno una grande importanza teologica in relazione al primato di Pietro che considera universale, definendo l'apostolo " arbiter " sulla terra e " ianitor " in " cielo ".

Acquariani. (inizio)

Setta gnostica, conosciuta anche con il nome di encratiti, la quale, fondata da Taziano il Siro, rifiutava il matrimonio considerandolo adulterio, condannava il consumo di carne e sostituiva il vino dell'Eucaristia con l'acqua. Vedi Encratiti; Gnosticismo; Taziano il siro.

Adamanzio. (inizio)

Letteralmente " uomo d'acciaio ", epiteto dato da Eusebio di Cesarea (HE, VI, 3, 9, 10) a Origene a causa del suo rigoroso ascetismo.

Adelfiani. (inizio)

Vedi Messaliani.

Ader. (inizio)

Idumeo, i cui seguaci Origene accusava di non aver saputo integrare correttamente gli insegnamenti egiziani con il messaggio cristiano. La notizia, contenuta in una lettera indirizzata da Origene al suo ex discepolo Gregorio il Taumaturgo fra il 238 e il 243, ci è giunta attraverso il capitolo tredicesimo della Filocalia. Vedi Filocalia; Gregorio il Taumaturgo; Origene.

Adozionismo. (inizio)

Eresia che consiste nella negazione della cristologia trinitaria e che considera Cristo solamente uomo (Paolo di Samosata) o un essere divino inferiore (Luciano di Antiochia), che fu adottato da Dio come Figlio al momento del battesimo o della risurrezione. L'adozionismo ebbe un'influenza decisiva per la nascita dell'arianesimo. Vedi Arianesimo; Ario; Luciano di Antiochia; Paolo di Samosata.

Aezio. (inizio)

Vescovo ariano di Antiochia, fondatore della setta degli anomei, la quale non solo pretendeva di conoscere Dio come egli stesso si conosce, ma anche predicava la disuguaglianza fra il Padre e il Figlio, respingendo, inoltre, la somiglianza della loro natura. Gli anomei furono combattuti da Giovanni Crisostomo. Vedi Anomei.

Afraate. (inizio)

Santo al quale è stata attribuita la redazione delle Odi di Salomone. Vedi Odi di Salomone.

Agapito. (inizio)

Vescovo di Cesarea, sotto il cui episcopato Panfilo svolse il suo ministero, e maestro di Eusebio di Cesarea (HE, VII, 32, 25).

Aglaofono. (inizio)

Medico di Patara il quale diede il titolo di Aglaofono o Sulla risurrezione ad uno dei dialoghi di Metodio. Vedi Metodio.

Agostino di Canterbury. (inizio)

Priore del monastero romano di Sant'Andrea al Celio inviato da Gregorio I in Inghilterra per l'evangelizzazione degli Anglosassoni (595 o 596). Fu attraverso il suo ministero che si ottenne la conversione del re Etelberto del Kent e di molti dei suoi sudditi. Agostino venne allora nominato metropolita da Roma e gli venne concessa una straordinaria libertà in relazione alle usanze liturgiche invitandolo a sostituire le date pagane con quelle cristiane. Stabilita la sua sede a Canterbury, Agostino tentò, senza successo, di unificare le usanze religiose e, specialmente, di concordare la data del giorno di Pasqua. Tale obiettivo, insieme all'evangelizzazione dell'Inghilterra, si realizzò soltanto dopo la sua morte avvenuta prima del 610, probabilmente nel 605.

Agostino di Ibernia. (inizio)

Autore, ancora non identificato, di tre libri Sugli episodi più mirabili della Sacra Scrittura. Qust'opera venne attribuita, per diverso tempo, ad Agostino di Ippona

Agostino di Ippona. (inizio)

Vita: Nacque il 13 novembre del 354 a Tagaste, Numidia, da un consigliere municipale e piccolo proprietario. Studiò a Tagaste, Madaura e Cartagine. Insegnò grammatica a Tagaste (374) e retorica a Cartagine (375-383), a Roma (384) e a Milano (384-386). Dopo aver letto l'Ortensio di Cicerone (373), ebbe inizio la sua ricerca spirituale che lo condusse in un primo momento ad adottare posizioni razionaliste e, successivamente, manichee. Del manicheismo lo attrassero, in special modo, il presunto razionalismo, l'insistenza su un cristianesimo spirituale dal quale era escluso l'Antico Testamento e la pretesa di comprendere il problema del male. Deluso dal manicheismo dopo l'incontro con il vescovo manicheo Fausto, Agostino cadde nello scetticismo. Giunto a Milano, fu impressionato dalla predicazione di Ambrogio che lo convinse che l'autorità della fede risiedeva nella Bibbia, che la Chiesa legge e sulla quale si appoggia. L'influenza neo-platonica dissipò alcuni degli interrogativi nell'accettazione del cristianesimo, anche se l'impulso definitivo gli pervenne dalla lettura della Lettera ai Romani dell'apostolo Paolo nella quale scoprì Cristo non solo come maestro, ma come salvatore. Era l'agosto del 386. Dopo la sua conversione, rinunciò all'insegnamento ed anche alla donna con cui era vissuto per anni e dalla quale aveva avuto un figlio. Dopo un breve periodo a Cassiciaco, fece ritorno a Milano dove venne battezzato da Ambrogio insieme a suo figlio Adeodato e all'amico Alipio. Dopo una breve sosta a Roma- nel porto di Ostia morì sua madre Monica- si ritirò a Tagaste dove progettò di condurre una vita monastica. Nel 391 fu ordinato- suo malgrado- sacerdote a Ippona e lì fondò un monastero. Nel 395 venne consacrato vescovo, divenendo, nel 397, titolare della sede. A parte l'ingente lavoro pastorale- che andava dall'amministrazione economica al confronto con le autorità politiche e alla predicazione cui attendeva due volte alla settimana e, in molti casi, due volte al giorno e in vari giorni di seguito- svolse una copiosa attività teologica che lo portò a confrontarsi con manichei, donatisti, pelagiani, ariani e pagani. Fu il principale protagonista della soluzione dello scisma donatista, benché possa essere discutibile la sua legittimazione dell'uso della forza per combattere l'eresia, così come nella controversia pelagiana. Morì a Ippona durante l'assedio vandalo del 430.

Opere: L'opera di Agostino è vastissima e include scritti autobiografici (Confessioni, Ritrattazioni), filosofici (I Dialoghi, un libro Sulla vita beata, due libri Sull'ordine, due libri di Soliloqui, un libro Sull'immortalità dell'anima, vari libri di discipline, un libro Sulla quantità dell'anima, tre libri Sul libero arbitrio, sei libri Sulla musica, un libro Sul maestro), apologetici (un libro Sulla religione vera, un libro Sull'utilità di credere, un libro Sulla fede nell'invisibile, un libro Sulla divinazione dei demoni, sei Questioni contro i Pagani, La città di Dio), dogmatici (un libro Sulla fede e il simbolo, un libro Sulle 83 diverse questioni, due libri A Simpliciano su diverse questioni, un libro Sulla fede e le opere, un libro Sul vedere Dio, un libro Sulla presenza di Dio, un Manualetto per Lorenzo, ossia un libro Sulla fede, speranza e carità, quindici libri sulla Trinità, ecc.), morali e pastorali (un libro Sul bene del matrimonio, un libro Sulla continenza, ecc.), monastici (La Regola- la più antica delle regole monastiche occidentali- e un libro Sul lavoro dei monaci), esegetici (Esposizioni sui libri dell'Antico e Nuovo Testamento), polemici (due libri Sui costumi della Chiesa cattolica e quelli dei manichei, Atti della disputa contro il manicheo Fortunato, 33 libri Contro il manicheo Fausto, un libro Contro il manicheo Secondino, la lettera ai cattolici sulla setta dei donatisti o Sull'unità della Chiesa, un libro Sul comportamento dei donatisti- nel quale si difendono le leggi imperiali promulgate contro costoro-, un libro Sulla natura e la grazia, un libro Sulla disputa con Pelagio, due libri Sulla grazia di Cristo e del peccato originale contro Pelagio e Celestio, sei libri Contro Giuliano difensore dell'eresia pelagiana, Libro primo a Prospero e Ilario sulla predestinazione dei santi, Secondo libro a Prospero e Ilario sul dono della perseveranza, un libro Ad Orosio contro i priscillianisti e gli origenisti, un trattato Contro i giudei, un libro sulle eresie, ecc.). Inoltre, ci è giunto un epistolario di 270 lettere e una raccolta di sermoni il cui numero oscilla fra i 360 e i 500. Queste cifre variano a causa dell'incerta autenticità di alcuni di essi. A tutto ciò va aggiunto un libro Sulla grammatica, alcuni Principi di dialettica, alcuni Principi retorici, una Orazione sulla Trinità, otto Versi a san Nabore ed alcuni Sommari delle opere maggiori la cui autenticità non è del tutto certa.

Teologia: In un magnifico connubio di fede e ragione, il pensiero agostiniano ha come fulcro Dio (Essere supremo, prima verità, eterno amore senza il quale è impossibile trovare la pace dell'anima) e l'uomo. Quest'ultimo è considerato da Agostino una " magna quaestio " illuminata solo per il fatto di essere creato a immagine di Dio. Nella natura immortale dell'anima umana è impressa la capacità di elevarsi sino al possesso di Dio, sebbene questa capacità venga deformata dal peccato e possa venire restaurata soltanto dalla grazia. Ai problemi filosofici dell'essere, del conoscere e dell'amare, Agostino offre una risposta che inizia dalla creazione, dall'illuminazione (autentico rompicapo degli studiosi di sant'Agostino) e dalla sapienza o felicità che può essere solo Dio stesso. Il suo metodo teologico si basa sull'adesione all'autorità della fede manifestata nella Scrittura (la quale è di origine divina, inerrante, meditata letteralmente nelle sue argomentazioni dogmatiche e con concessioni allegoriche nella predicazione popolare), letta alla luce della Tradizione e dotata di un canone stabilito dalla Chiesa. Questo rapporto con la Scrittura deve viversi nell'amore (De Doct. Chr., I, 35, 39) ed esprimersi con esattezza terminologica (De Civ. Dei, XI, 10, I). La sua teologia trinitaria si inserisce nel processo precedente della tradizione e influirà fortemente lo sviluppo della teologia trinitaria occidentale. In essa enuncia il principio dell'uguaglianza e della distinzione delle Persone come pure cerca di spiegare psicologicamente la Trinità come riflesso della memoria, dell'intelligenza e della volontà. Inoltre, Agostino riformula la dottrina dell'incarnazione, la quale risultò determinante nel processo della sua conversione e anticipò la terminologia di Calcedonia (" due nature in una sola persona ", " uno e altro, ma un solo Cristo ", ecc.). I due temi ai quali Agostino si dedicò con maggior profondità furono quelli della salvezza e della grazia. La salvezza degli uomini fu il motivo dell'incarnazione (De pecc. mer. remiss., I, 26, 39). Da questo si può dedurre che nessuno può salvarsi senza Cristo (da questa teologia della redenzione Agostino trae quella del peccato originale, nella quale affiora una visione pessimistica dell'uomo forse influenzata, almeno in parte, dell'esperienza personale del teologo), che si offre come sacrificio perfetto al Padre (Conf., X, 43, 69), " purificando, abolendo e annullando tutte le colpe dell'umanità, riscattandola dal potere del demonio " (De Trin., IV, 13, 16-14, 19). Tale aspetto resta unito, nella teologia agostiniana, a quello della giustificazione. Questa- che è donata attraverso al fede- produce una remissione dei peccati " piena e totale ", " piena e perfetta " (De Pecc. mer. remiss., II, 7, 9), senza eccezione di peccati (De g. pel., XII, 28). Inoltre, nel credente si produce un rinnovamento progressivo la cui consumazione avverrà solamente con la risurrezione, cosa questa che offre alla giustificazione una sfumatura escatologica. In tutto questo processo un ruolo inderogabile viene disimpegnato dalla grazia. Senza di essa è impossibile convertirsi a Dio, evitare il peccato e raggiungere la piena salvezza. La grazia è un dono gratuito di Dio, come lo è anche la perseveranza finale; anche i meriti umani sono dono della grazia (Ep. CLXXXVI, 10; De gr. et l. arb., V, 10-VIII, 20). Questa insistenza nel difendere la gratuità immeritata della grazia condusse Agostino a sviluppare il tema della predestinazione che, a suo parere, è il baluardo che la difende (De d. pers., XXI, 54). Dio ha in suo potere una grazia che nessun cuore potrebbe rifiutare come dono (De praed. s., VIII, 13). Perché non la dia a tutti rimane un mistero, di fronte al quale Agostino non può che inchinarsi umilmente (De Pecc. mer. remiss., I, 21, 23-30) sottolineando che in nessun caso Dio può considerarsi ingiusto o crudele nell'esercizio della grazia (De Civ. Dei, XII, 27). C'è da dire, inoltre, che quest'enfasi agostiniana riguardo la gratuità della grazia e l'aspetto di predestinazione della stessa lo condusse ad assumere atteggiamenti estremi al riguardo. Senza entrare in merito all'argomento, possiamo ricordare che, sempre ammettendo queste linee di pensiero del teologo, le sue tesi risultarono, in termini generali, molto sfumate rispetto a quelle di altri studiosi, da Odescalco (sec. VII) a Lutero (sec. XVI), da Calvino (sec. VII) a Giansenio (s. XVII), che le utilizzarono per sostenere punti di vista personali. Ecclesiologicamente, Agostino non è univoco nell'utilizzazione del termine " Chiesa ", riferendosi tanto alla comunità dei fedeli, edificata sopra il fondamento apostolico, quanto all'insieme dei predestinati che vivono nella beata immortalità. Agostino considera eretici non coloro che errano nella fede (Ep. XLIII, 1) ma coloro che " resistono alla dottrina cattolica che è loro manifesta " (De Bapt., XVI, 23), che si esprime attraverso il simbolo battesimale, nei concili (Ep. XLIV, 1) e nella sede di Pietro, la quale fruì sempre del primato (Ep. XLIII, 7). Agostino sottolinea, come per il tema della giustificazione, il carattere escatologico della Chiesa che avrà la sua consumazione nell'eternità. Dato che quest'ultima comprende solo i predestinati (De cat. rud., XX, 31), i peccatori solo in " apparenza " sono parte di essa (De Bapt., VI, 14, 23) e i giusti che non persevereranno non sono figli di Dio. Sacramentalmente, Agostino accetta la validità del battesimo fuori della Chiesa, ma nega che sia utile. Il battesimo è necessario per la salvezza benché possa esistere anche quello di desiderio (De Bapt., IV, 22, 29). L'Eucaristia si incardina in un chiaro simbolismo di stampo ecclesiologico, ma sembra che Agostino condivida la credenza che il pane si trasformi nel corpo di Cristo e il vino nel sangue, così come, almeno in una certa misura, il contenuto sacrificale dell'Eucaristia (Conf., IX, 12, 32-13, 36). D'altra parte, Agostino sembra favorire la pratica della penitenza pubblica. Mariologicamente, sostiene la nascita di Dio dalla Vergine Maria, ma non giunge ad utilizzare la denominazione di " Madre di Dio " tipica dell'Oriente. Affermò inoltre la perpetua verginità di Maria (Serm. LI, 18), benché la considerasse vera sposa di Giuseppe (De Nupt. et conc., I, 11, 12). Agostino sostenne che Maria non era stata macchiata dal peccato (De Nat. et gr., XXXVI, 42), sebbene tale formulazione sia distante dagli sviluppi dogmatici successivi. Vedi Donatismo; Pelagio; Priscilliano.

Agrecio o Agrizio di Sens. (inizio)

Vescovo della metà del V secolo, al quale si è erroneamente attribuito un poema indirizzato ad Avito. Vedi Agrestio.

Agrestio. (inizio)

Vescovo di Lugo, partecipante al concilio di Orange, al quale si attribuisce un poema sulla fede destinato ad un certo Avito. Si è discusso sul fatto che la redazione di questo poema servisse a dissipare il sospetto di priscillianesimo che gravava su Agrestio.

Albiano. (inizio)

Monaco nato ad Ancira di Galazia che si recò in pellegrinaggio in Terra Santa e morì nel deserto di Nitria. Nilo di Ancira scrisse un panegirico in suo onore (Discorso ad Albiano). Vedi Nilo di Ancira.

Alessandria, Lscuola di. (inizio)

Il centro più antico di studi teologici nella storia del cristianesimo, progettato con lo scopo di presentare la fede in modo sistematico e globale e, per quanto possibile, confutare gli argomenti dei culti contemporanei. La scuola fu caratterizzata da un interesse considerevole nell'investigazione e formulazione metafisica della fede, da una forte influenza della filosofia di Platone e dall'adozione del metodo allegorico di interpretazione delle Scritture. Il metodo allegorico, che nacque grazie ai filosofi greci che volevano spiegare i miti e che, successivamente, fu applicato da Filone alessandrino, scaturiva da un comprensibile desiderio di evitare gli ostacoli, derivanti da alcuni racconti dell'Antico Testamento, che si potevano incontrare nell'accettazione della fede cristiana. Comunque, oggi è messo in discussione l'uso di questo metodo di approccio alla Bibbia. Tra i membri della scuola si annoverano Ammonio, Atanasio, Cirillo, Clemente, Dionigi, Origene, Panteno, Pierio e Pietro. Vedi Ammonio; Atanasio; Cirillo; Clemente; Dionigi; Origene; Panteno; Pierio e Pietro di Alessandria.

Alessandro di Alessandria. (inizio)

Vita: Vescovo di Alessandria dal 312, sotto il cui episcopato sorse la controversia ariana. Inizialmente tentò di influire su Ario con la persuasione ma, dinanzi al fermo atteggiamento di quest'ultimo, circa cento vescovi si riunirono intorno ad Alessandro in un sinodo (318) che scomunicò Ario e i suoi seguaci. Questa misura in realtà non ottenne risultati tangibili, il che portò alla convocazione del concilio di Nicea (325) in cui Melezio e Ario vennero condannati in modo definitivo. Morì nel 328.

Opere: Delle settanta lettere di cui parla Epifanio, solo due encicliche, relative al problema ariano, sono giunte fino a noi. Parimenti si è conservato soltanto uno dei suoi sermoni, Sull'anima e il capo, in relazione con la passione del Signore, in una traduzione siriaca ed in un'altra copta.

Teologia: La descrizione dell'origine dell'arianesimo- da Paolo di Samosata e Luciano di Antiochia- che ci ha lasciato Alessandro sembra corrispondere alla realtà storica. Alessandro sottolinea che il Figlio non fu creato, ma generato dal Padre e che come il Padre è immutabile, è invariabile e indefettibile. È figlio di Dio non per adozione, ma per natura. Questa è il motivo per cui Maria viene chiamata " Madre di Dio " (Theotokos). Vedi Ario.

Alessandro di Gerusalemme. (inizio)

Vescovo di Gerusalemme al quale Clemente di Alessandria dedicò un'opera dal titolo Canone ecclesiastico o Contro i giudaizzanti (HE, VI, 13, 3). Soltanto un frammento dell'opera è giunto fino a noi.

Alessandro martire. (inizio)

Medico, membro della Chiesa di Lione, che morì martire nella persecuzione scatenatasi nell'anno 177-178. Vedi Atti dei martiri.

Alogi. (inizio)

Eretici che negavano la dottrina del Logos. Contro di essi scrisse Ippolito di Roma nella sua Apologia pro apocalypsi et evangelio Joannis apostoli et evangelistae. Vedi Ippolito di Roma.

Ambrogio di Milano. (inizio)

Vita: Nacque a Treviri nel 337 o 339 mentre suo padre era prefetto della Gallia. È probabile che appartenesse alla " gens aurelia " (a favore di questa tesi si schiera Delehaye, contro, Amati e V. Campenhausen). Dopo la morte del padre si trasferì a Roma, dove già risiedeva nel 353. Studiò retorica ed esercitò l'avvocatura nel 368 presso la prefettura di Sirmio. Nel 370 venne nominato console della Liguria e dell'Emilia con residenza a Milano. Qui, mentre era ancora catecumeno, dovette intervenire nella disputa fra gli ariani e i cattolici occasionata dalla morte del vescovo ariano Aussenzio; nel corso del suo intervento venne acclamato vescovo dalle due fazioni. Al momento della sua consacrazione, Ambrogio donò alla Chiesa e ai poveri tutto il denaro e l'oro che possedeva e la proprietà dei suoi poderi (riservandone l'usufrutto alla sorella). Benché, per prudenza, non procedesse alla destituzione del clero ariano, manifestò la sua opposizione a questa eresia. Nel 376 e 377 si trovò nel mezzo del tumulto provocato dal sacerdote ariano Giuliano. Nel 378 incontrò l'imperatore Graziano, il quale aveva chiesto al vescovo di essere istruito nella fede contro l'arianesimo. In onore dell'imperatore, Ambrogio compose il trattato su Noè nel quale paragona il monarca al patriarca, paragone eccessivo ma che poté influire sulla posizione di Graziano sempre più favorevole ai cattolici. Di fatto, sono vari gli autori che attribuiscono ad Ambrogio la paternità dell'editto di Graziano del 22 aprile 380 (Cod. Theod., XVI 5.4), in virtù del quale s'inasprì la politica imperiale contro gli eretici. L'anno seguente Ambrogio intervenne di nuovo in occasione del concilio di Aquileia, insieme a Graziano, per dare maggior impulso alla continuazione della strategia anti-eretica. Senza dubbio questo atteggiamento religioso dell'imperatore, esteso ai pagani, contribuì all'assasinio di Graziano, avvenuto nel 383 e seguito dall'usurpazione del suo territorio da parte di Massimo. Malgrado ciò, Valentiniano II rifiutò di riconoscere i privilegi dei pagani precedentemente aboliti da Graziano. Nel 386, il vescovo ariano Aussenzio chiese per i suoi seguaci l'assegnazione di una basilica, cosa alla quale Ambrogio si oppose, occupando, accompagnato dai suoi discepoli, la basilica Porziana. Secondo Agostino, fu allora che nacque il canto ambrosiano. Il reperimento dei corpi dei martiri Gervasio e Protasio riappacificò, nonostante ciò, gli animi contrariati. In questa circostanza Massimo venne scomunicato per aver decretato la morte di Priscilliano e Ambrogio si associò alla condanna. Malgrado ciò, in quell'epoca non si ebbero buone relazioni fra Ambrogio e Valentiniano II. Soltanto dopo la caduta e la morte di Massimo nel 388, le relazioni con Valentiniano II- il quale si era rifugiato presso Teodosio- migliorarono. La legge del 14 giugno 388 (Cod. Theod., XVI 5, 15), nella quale Teodosio poneva in pessima situazione gli eretici, gli fece guadagnare l'amicizia di Ambrogio. Questi, inoltre, riuscì ad impedire, in quello stesso anno, la ricostruzione di una sinagoga e l'abrogazione dei decreti di Graziano, ma Teodosio tentò di compensare tale trionfo con l'adozione di una serie di misure meno favorevoli per la Chiesa (Cod. Theod., XVI, 1, 21; XVI, 2, 27). Questa situazione di tensione fra l'imperatore e il vescovo si esasperò per l'episodio dell'eccidio di Tessalonica, avvenuto nell'estate del 390, che provocò, infine, la sottomissione dell'imperatore alla penitenza pubblica e alla riconciliazione, nel Natale di quell'anno, con Ambrogio. Questi non riuscì a far sì che lo scisma di Antiochia si concludesse secondo i suoi desideri, ma in compenso ottenne la condanna di Bonoso e di Gioviniano come eretici, nel concilio di Milano del 393. Alla morte di Valentiniano, assassinato nel maggio del 392, mantenne una posizione ambivalente di fronte al suo successore, il cattolico Eugenio, al quale riconobbe la successione tenendosi, però, in disparte. Recuperata la fiducia di Teodosio dopo quell'episodio, Ambrogio mantenne con costui buone relazioni fino alla sua morte, avvenuta nel 395. Le relazioni con Stilicone, successore di Onorio, furono di scarsa importanza e denotano la sempre minore influenza di Ambrogio. Di ritorno da un viaggio a Pavia, nel 397, si ammalò, e morì in quello stesso anno.

Opere: Ambrogio fu di una considerevole fecondità nella sua produzione letteraria. Difese l'esistenza nella Scrittura di un triplice senso (letterale, morale e allegorico-mistico). Scrisse, per quanto ne sappiamo, una ventina di opere esegetiche, benché non ci siano pervenute tutte (Esamerone, Sul paradiso, Su Caino ed Abele, Su Noè, due libri Su Abramo, Su Isacco e l'anima, Su Giacobbe e la vita beata, Sul patriarca Giuseppe, ecc.). Inoltre ci ha lasciato opere morali (Sui doveri dei sacri ministri, Sulle vergini, Sulle vedove, ecc.) e dogmatiche (Sulla fede, dedicato all'imperatore Graziano, Sullo Spirito Santo, Spiegazione del Simbolo battesimale agli iniziati, Esposizione della fede, Il mistero dell'incarnazione del Signore, Sui misteri, Sui sacramenti, ecc.). Sono giunti fino a noi anche discorsi funebri, lettere, alcune composizioni poetiche ed inni. In relazione con quest'ultima parte della sua produzione letteraria, abbiamo già visto il momento della nascita dell'innologia ambrosiana. Questa alternava la recita di un salmo al canto di un inno in relazione con la festività del giorno, la commemorazione dei martiri, ecc.

Teologia: Le opere di Ambrogio hanno più un tono pastorale che teologico-speculativo e ciò spiega il suo scarso apporto in quest'ultimo campo. Bisogna inoltre ricordare che la sua elezione a vescovo gli impedì di produrre studi teologici sistematici, benché alcune testimonianze, come quella di Agostino d'Ippona, sottolineino che egli cercò di superare tale difficoltà ma senza successo. Per questo motivo Ambrogio è debitore ai Padri precedenti, ai quali ricorre quasi sempre. La sua cristologia distingue in Cristo due nature e due volontà. Per quanto riguarda la redenzione, benché la chiave di lettura verta sui concetti di redenzione ed espiazione, egli condivide con Origene e Ireneo la tesi secondo la quale la morte di Cristo era stata un prezzo pagato al demonio per la salvezza degli uomini. In relazione ai sacramenti, Ambrogio è del parere che si conceda la penitenza soltanto una volta per i peccati molto gravi e che venga praticata in pubblico. Per ciò che concerne la mariologia, sembra che egli pensasse che Maria era stata senza peccato durante la sua vita, ma non difende l'Immacolata concezione.

Ambrosiaster. (inizio)

Nome convenzionale dato all'anonimo autore di un commento alle lettere dell'apostolo Paolo, composto presumibilmente a Roma nella seconda metà del IV secolo, molto probabilmente sotto il pontificato di papa Damaso (366-384). Nella maggior parte dei manoscritti, l'opera viene attribuita ad Ambrogio, in altri manoscritti ad Ilario, infine un terzo gruppo di manoscritti non l'attribuisce a nessuno. Attualmente, non è stato ancora possibile determinare se si tratti di un personaggio di formazione giudaica o pagana e se l'influsso teologico derivi dai Padri latini o dai Padri greci.

Ammon. (inizio)

Vescovo di Pentapoli nel III secolo. In una lettera a lui diretta il papa Dionigi (259-268) condannò il sabellianismo. Vedi Dionigi; Sabellianismo.

Ammonas. (inizio)

Vita: Discepolo di Antonio l'Eremita che, alla morte di quest'ultimo, passò a dirigere la colonia di monaci di Pispir.

Opere: Di lui sono state conservate sei lettere in greco e quindici in siriaco.

Teologia: Le sue lettere sono la fonte più ricca- dopo gli Apoftegmi- per conoscere il monachesimo primitivo fiorito nel deserto egiziano. Egli sosteneva che l'anima potesse raggiungere il cielo già sulla terra, mentre altri autori ritenevano che potesse raggiungerlo solo " post mortem ". Questa tesi permette di considerare Ammonas un precursore del misticismo cristiano.

Ammonio di Alessandria. (inizio)

Contemporaneo di Origene e autore di un trattato sull'Armonia tra Mosè e Gesù che, presumibilmente, venne scritto per combattere gli gnostici, i quali negavano l'unità tra i due Testamenti. Tanto Eusebio quanto Girolamo lo confusero con il neo-platonico Ammonio Sacca.

Anastasio. Papa. (inizio)

(399-401) che, su richiesta di Teofilo, patriarca di Alessandria, convocò intorno al 400 un sinodo nel quale fu condannata parte della teologia di Origene. Come il suo predecessore Siricio, mantenne speciali rapporti con il vescovo di Tessalonica, onde evitare che l'Illiria orientale cadesse sotto l'influenza di Costantinopoli. Quando i vescovi africani lo supplicarono di mitigare le misure contro i donatisti, egli volle (401) che mantenessero un atteggiamento intransigente nei loro confronti, consiglio che i vescovi africani ignorarono. Gli si attribuiscono, inoltre, alcune riforme liturgiche.

Andrea. (inizio)

Uno dei dodici apostoli al quale si attribuirono un Vangelo a alcuni Atti apocrifi. In riferimento alla prima opera, ne sembra accertato il contenuto gnostico ed è probabile che proprio ad essa si sia riferito Agostino di Ippona in Contra adversarios legis et prophetarum, I, 20. Gli Atti di Andrea vengono citati da Eusebio (HE, III, 25, 6) come opera eretica. È probabile che il loro autore sia Leucio Carino e che la data di redazione possa fissarsi intorno al 260. Dell'opera ci sono giunti solo frammenti.

Anfilochio di Iconio. (inizio)

Vita: Nacque a Diocesarea di Cappadocia fra il 340 e il 345. Assistette in Antiochia alle lezioni di Libanio e divenne avvocato a Costantinopoli intorno al 364. Sei anni più tardi desiderò vivere da eremita, ma ne venne dissuaso da Basilio nel 374. In quell'anno fu consacrato vescovo di Iconio e primo metropolita della nuova provincia dell'Icaonia. Durante il suo episcopato, si oppose agli ariani, agli encratiti e ai messaliani. Partecipò al concilio di Costantinopoli del 381 e fu lodato da Teodosio (Cod. Theod., XVI, 1, 3). Nel 390 presenziò in Side un sinodo nel quale vennero condannati gli adelfiani o messaliani. Nel 394 partecipò al sinodo di Costantinopoli. Non conosciamo la data della sua morte.

Opere: Nella maggior parte sono andate perdute, ma ci sono giunte una lettera sinodale del 376, nella quale viene difesa la consostanzialità dello Spirito Santo, la versione copta del trattato Contro gli Apotattici e Gemelliti, otto omelie e una lettera dal titolo: Giambi a Seleuco.

Anomei. (inizio)

Vedi: Aezio; Eunomiani.

Antioco Gerosolimitano. (inizio)

Monaco di San Saba della fine del secolo VI e inizi del secolo VII. Nelle sue Sinossi della Sacra Scrittura (Pandette) si sono conservati alcuni frammenti delle Due lettere alle vergini attribuite a Clemente di Roma, benché, in realtà, esse appartengano alla prima metà del III secolo.

Antioco di Tolemaide. (inizio)

Vita: Vescovo di Tolemaide che fu uno dei principali istigatori della cospirazione contro Giovanni Crisostomo. Morì dopo il sinodo della Quercia, ossia intorno al 407-408.

Opere: Ci sono giunti due sermoni di Natale, uno completo e l'altro attraverso le citazioni contenute in diversi autori e atti di concili. Vedi Giovanni Crisostomo.

Antonio Abate. (inizio)

Vita: Autentico fondatore del monachesimo, nacque da genitori cristiani intorno all'anno 250 a Coma, Egitto. A vent'anni perse i genitori. Donò allora tutti i suoi beni ai poveri e si dedicò ad una vita ascetica. Dopo quindici anni di questa vita, si trasferì a Pispir dove, per due decenni, abitò in un castello abbandonato. Intorno a lui si adunarono altre persone dando vita, in questo modo, a diverse colonie di monaci. Morì nell'anno 356 sul monte Colcim, vicino al Mar Rosso.

Opere: Benché Atanasio abbia sempre insistito sul fatto che l'importanza di Antonio derivasse dal suo " servizio a Dio " e non dai suoi scritti, la verità, comunque, è che Antonio scrisse un certo numero di lettere dirette a monaci, imperatori e funzionari imperiali, delle quali soltanto sette, indirizzate ai monasteri d'Egitto, sono giunte fino a noi. La Regola che gli si attribuisce non è da considerarsi autentica e neanche i venti Sermoni ai suoi figli monaci né il Sermone sulla vanità del mondo e la risurrezione dei morti.

Apelle. (inizio)

È il più importante discepolo di Marcione. Inizialmente visse con il suo maestro a Roma, poi una disputa con quest'ultimo lo costrinse a fuggire ad Alessandria d'Egitto. Successivamente tornò a Roma, dove conobbe il suo avversario Rodone.

Opere: Compose un'opera intitolata Sillogismi, che va contro l'Antico Testamento. Di essa ci sono giunti alcuni frammenti attraverso il trattato di Ambrogio intitolato De Paradiso. Sappiamo, inoltre, che scrisse Le Rivelazioni, in cui sono raccolte le visioni di Filomena, ma l'opera non è giunta fino a noi.

Teologia: Apelle non concordava con il suo maestro su questioni come il dualismo- che rifiutava-, il docetismo- che negava, attribuendo a Gesù un corpo reale, ma non proveniente dalla Vergine Maria, bensì dai quattro elementi delle stelle-. Non concordava, inoltre, con il suo scritto sulla profezia- che considerava, dopo le sue esperienze riguardo la possessione di Filomena, ispirato da spiriti maligni-. La sua visione dell'Antico Testamento fu più radicale di quella di Marcione, in quanto egli lo considerava un libro assolutamente bugiardo e senza alcun valore positivo.

Apione. (inizio)

Autore anti-gnostico di un trattato sulla Genesi, menzionato da Eusebio (HE, V, 27).

Apocalissi apocrife. (inizio)

Scritti di genere apocalittico che, imitando l'Apocalisse canonica di san Giovanni, vennero attribuiti a diversi apostoli. Il loro numero fu ridotto e fu riconosciuta l'esistenza solo delle seguenti: 1. Apocalisse di Pietro:- redatta fra il 125 e il 150 e considerata da alcuni autori, come Clemente di Alessandria, un libro canonico, benché egli specificasse che " qualcuno di noi non vuole che sia letta in chiesa "-, fu inclusa nel Frammento Muratoriano e venne comunque utilizzata nel V secolo durante la liturgia del Venerdì Santo in alcune chiese della Palestina. Il testo completo fu scoperto nel 1910 in una traduzione etiopica. 2. Apocalisse di Paolo:- scritta in greco fra il 240 e il 250, quasi sicuramente in Egitto, il che ne spiegherebbe la conoscenza da parte di Origene-. Non ci è giunta la versione originale bensì una revisione del testo greco realizzata alla fine del IV secolo. Sembrerebbe che voglia narrare le visioni di Paolo delle quali abbiamo notizia in 2 Cor 12,2. Nella descrizione dei condannati all'inferno vengono nominati diversi membri del clero e vi si dice, inoltre, che di domenica le pene vengono mitigate. Questi due aspetti vennero raccolti da illustri autori medioevali come Dante. 3. Apocalisse di Stefano: non ne sappiamo nulla tranne che fu condannata nel Decreto Gelasiano. Quasten l'ha identificata con la relazione sul ritrovamento delle reliquie di santo Stefano composta dal sacerdote Lucio verso il 415, ma tale accostamento è sicuramente erroneo. 4. Apocalisse di Tommaso: composta alla fine del IV secolo in greco o latino, venne scoperta nel 1907 in un manoscritto di Monaco. Il suo contenuto è di stampo gnostico-manicheo e venne utilizzato dai priscilliani. In Inghilterra era già conosciuta prima del IX secolo. 5. Apocalisse di Giovanni: esistono due apocalissi apocrife attribuite all'autore di quella canonica. La prima segue molto da vicino il testo biblico ed è incentrata sulla fine del mondo e sulla descrizione dell'Anticristo. La seconda, pubblicata da F. Nau a partire da un manoscritto parigino, contiene un dialogo fra Giovanni e Cristo inerente alla celebrazione della domenica, al digiuno, alla liturgia e alla dottrina nella Chiesa. 6. Apocalissi della Vergine: sono le più tardive e sicuramente legate al periodo medievale. In esse si narra come la Vergine abbia ricevuto rivelazioni sulle sofferenze dei condannati all'inferno e come interceda per costoro. La sua fonte principale sembra ritrovarsi nelle leggende relative all'Assunzione.

Apocrifo. (inizio)

Originariamente il termine non soleva indicare un testo falso oppure escluso dal canone ma, al contrario, tutto ciò che era da considerarsi tanto sacro da non poter essere letto pubblicamente. Alcune di tali opere furono considerate canoniche secondo la testimonianza di Girolamo (Epist. CVIII, 12; e Prol. gal. in Samuel et Mal.) e di Agostino di Ippona (CD, XV, 23, 4). Soltanto successivamente in molti di questi scritti, benché legati al nome di un apostolo, si rintracceranno contenuti eretici giungendo in tal modo a identificare il termine " apocrifo " con quello di falso, spurio o non accettabile. Benché il valore storico di un apocrifo sia minimo, è certo che costituisca uno strumento importante per addentrarsi nello studio del cristianesimo eterodosso e anche per comprendere alcuni aspetti dell'arte cristiana. Gli apocrifi possono classificarsi in: 1. Interpolazioni negli apocrifi dell'Antico Testamento, 2. Vangeli apocrifi, 3. Atti apocrifi degli apostoli, 4. Apocalissi apocrife, 5. Lettere apocrife degli Apostoli. Vedi Apocalissi apocrife; Atti apocrifi; Interpolazioni negli apocrifi; Lettere apocrife.

Apollinare di Gerapoli. (inizio)

Vescovo di Gerapoli al tempo di Marco Aurelio (161-180). Eusebio gli attribuì un'Apologia all'imperatore Marco Aurelio, cinque libri Contro i greci, due libri Sulla verità e Sulla pietà, due libri Contro i Giudei, e alcuni trattati Contro i montanisti (HE, IV, 27), ma non ci è giunta nessuna delle sue opere. Inoltre, a giudicare dai dati contenuti nel Chronicon Paschale, scrisse un'opera, anch'essa perduta, Sulla Pasqua.

Apollinare di Laodicea. (inizio)

Vita: Nacque a Laodicea verso il 310; era figlio di un sacerdote che aveva il suo stesso nome. L'amicizia con Atanasio gli costò, nel 342, la scomunica da parte del vescovo ariano Giorgio. Nel 346 Atanasio ritornò dall'esilio e nel 361 Apollinare venne eletto vescovo di Laodicea. Combatté gli ariani ma, alla fine, anch'egli venne condannato come eretico nei sinodi romani del 377 e 382, che si celebrarono sotto il pontificato di Damaso. Il concilio di Costantinopoli del 381, inoltre, condannò la cristologia di Apollinare alla quale faremo riferimento più avanti. Morì intorno al 390.

Opere: Sappiamo che commentò diversi libri dell'Antico e del Nuovo Testamento dei quali ci sono pervenuti frammenti in diverse " catene ". Inoltre scrisse due opere apologetiche, dirette rispettivamente Contro il neoplatonico Porfirio e Contro Giuliano l'apostata, che non ci sono giunte. La medesima sorte hanno subito i suoi scritti anti eretici. Perduto è anche il suo contributo alla poesia cristiana anch'esso notevole. Paradossalmente, la maggior parte delle opere conservate- in modo frammentario- riguarda i suoi scritti impregnati di una eterodossia cristologica. Si discute dell'autenticità delle due lettere dirette a Basilio Magno.

Teologia: Preoccupato dell'eresia ariana e del fatto che essa non credeva nella piena divinità di Cristo, Apollinare sostenne una visione che ledeva gravemente l'umanità del Salvatore. Partendo da Platone, affermava la coesistenza nell'uomo di spirito, anima e corpo. Secondo Apollinare, in Cristo erano presenti gli ultimi due elementi, mentre il primo veniva sostituito dal Logos. In questo modo, mentre la divinità appariva completa, l'umanità non lo era affatto. Cristo non poteva aver avuto un'umanità completa perché Dio e uomo non potevano unirsi completamente e inoltre, poiché lo spirito può decidere fra il bene ed il male, questo avrebbe permesso a Cristo di peccare; il che è inconcepibile. Apollinare sosteneva che in Cristo c'era una sola natura. Apparentamente la sua tesi risolveva i problemi cristologici, e questo forse spiega l'influsso che ebbe successivamente, ma in realtà ledeva gravemente la fede cristiana nell'umanità completa e perfetta di Cristo, privando di senso l'incarnazione e la redenzione.

Apollinaristi. (inizio)

Seguaci di Apollinare di Laodicea. Vedi Apollinare di Laodicea.

Apollonio di Efeso. (inizio)

Vescovo dell'Asia Minore e autore di un'opera antimontanista: Contro Montano, Prisca e Massimilla. Girolamo ne parla nel suo De vir. ill., XL.

Apollonio martire. (inizio)

Filosofo e martire decapitato a Roma durante l'impero di Commodo (180-185). Vedi Atti dei martiri.

Apologisti greci. (inizio)

Gruppo di scrittori cristiani del II secolo che, con le loro opere, desideravano confutare le accuse di sovversione dirette contro la Chiesa, denunciare il paganesimo e inoltre cercare di compilare un'esposizione della fede cristiana in termini filosofici accettabili dai loro contemporanei. La maggior parte dei manoscritti degli apologisti greci dipende dal codice di Areta custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi (IX secolo). In questo codice mancano, tuttavia, gli scritti di Giustino, i tre libri di Teofilo Ad Autolico, la Irrisio di Erma e la Lettera a Diogneto. Vedi Apollinare di Gerapoli; Aristide di Atene; Erma; Giustino; Lettera a Diogneto; Melitone di Sardi; Milziade; Quadrato; Taziano il Siro; Teofilo di Antiochia.

Aponio. (inizio)

Con questo nome ci è giunta un'Esposizione sul Cantico dei Cantici la quale, probabilmente, venne scritta a Roma fra il 410 e il 415.

Apophthegmata Patrum. (inizio)

Opera della fine del V secolo che contiene frasi (logoi) e aneddoti (erga) degli eremiti e dei monaci del deserto egiziano. Verso il VI secolo l'antologia venne ordinata da studiosi che adottarono un sistema alfabetico. Benché il suo valore storico sia variabile, l'opera costituisce una fonte obbligata per lo studio del monachesimo egizio.

Aquila. (inizio)

Autore di una traduzione greca della Bibbia che Origene utilizzò nei suoi Exapla. Vedi Origene.

Ario (256-336). (inizio)

Vita: Nacque in Libia e ricevette un'istruzione teologica nella scuola di Luciano ad Antiochia. Da Antiochia passò ad Alessandria, dove venne ordinato diacono e, successivamente, sacerdote. Verso il 318 cominciò a predicare la sua dottrina teologica alla quale faremo riferimento più avanti. Nello stesso anno si celebrò un sinodo in Alessandria nel quale Ario e i suoi seguaci furono condannati e deposti. Ario allora cercò l'appoggio dei suoi antichi compagni di studio- alcuni di essi già vescovi- i quali lo accolsero con simpatia. Il pericolo di uno scisma che incombeva sulla Chiesa greca indusse Costantino a convocare un concilio a Nicea dove, con la partecipazione di oltre trecento vescovi, si procedette a condannare nuovamente Ario. Quest'ultimo venne esiliato dall'imperatore in Illiria da dove ritornò per suo ordine nel 328. Nel 335 i vescovi, riunitisi nel sinodo di Tiro e Gerusalemme, decisero di riammetterlo nell'ordine clericale. Quando Ario era sul punto di essere riconciliato solennemente dal vescovo di Costantinopoli- il quale era spinto a ciò da Costantino- morì, nel 336, proprio il giorno prima della cerimonia.

Opere: Scrisse una lettera a Eusebio di Nicomedia- suo antico compagno ed amico- nella quale fornisce la sua versione del contrasto con Alessandro di Alessandria; un'altra lettera diretta ad Alessandro per esporgli in modo cortese la sua teologia e un'opera dal titolo Thaleia (Il banchetto) della quale ci sono giunti soltanto dei frammenti. Conosciamo anche una lettera indirizzata a Costantino nella quale cercava di provare la sua ortodossia. Tutte le opere sono state conservate grazie al loro inserimento in opere di altri autori.

Teologia: Presentata molte volte- in modo erroneo- come una teologia che pretendeva fondamentalmente di rivalutare l'umanità di Cristo, le tesi ariane costituivano in realtà un ibrido di paganesimo e cristianesimo. Partendo erroneamente dal presupposto che Dio, non solo non può essere creato, ma, inoltre, deve essere non generato, negava così la piena divinità del Figlio. Poiché la Scrittura e la teologia cristiana erano unanimamente concordi nella difesa della divinità del Figlio, Ario scelse di considerare Cristo " dio ", cioè un essere dotato di divinità, ma creato, che aveva avuto quindi principio, e che non era della stessa sostanza del Padre. Il Logos era così un essere creato, intermedio fra Dio e il cosmo. Lo Spirito Santo era una creatura del Logos- e meno divina di quest'ultimo- che si era fatto carne, ossia assolveva in Cristo la funzione di anima. La tesi, che prendeva molto dal neoplatonismo il quale suggeriva l'esistenza di una serie di esseri intermedi fra Dio e la Creazione, venne accettata da molti in quanto stabiliva un solido ponte di connessione con il paganesimo (tale fu il caso anche di Costantino).

Aristide di Atene. (inizio)

Apologista greco. La sua apologia è la più antica che ci sia pervenuta e influì considerevolmente sulla letteratura medievale attraverso la leggenda di Barlaam e Giosafat.

Aristione. (inizio)

Discepolo del Signore ricordato da Eusebio (HE, III, 39, 3-4).

Aristobulo. (inizio)

Primo rappresentante giudeo (II secolo a.C.) del metodo allegorico che tanta importanza ebbe per la scuola di Alessandria. Vedi Alessandria, scuola di.

Aristone di Pella. (inizio)

Primo apologista cristiano che scrisse un'apologia completa del cristianesimo contro il giudaismo, la Disputa fra Giasone e Papisco circa Cristo. Disgraziatamente l'opera, nella quale conversano il giudeo-cristiano Giasone e il giudeo alessandrino Papisco, è andata perduta. L'opera venne probabilmente scritta intorno al 140. L'uso dell'esegesi allegorica nell'opera aveva presumibilmente un'origine alessandrina.

Armonio. (inizio)

Figlio di Bardesane che continuò a divulgare l'eresia di quest'ultimo (prima metà del III secolo). Sembra abbia composto alcuni versi in dialetto accompagnati da musica. Tale melodia era conosciuta ancora nel V secolo, secondo quanto raccontato da Sozomeno (Stor. eccl., III, 16).

Arnobio il Giovane. (inizio)

Vita: Manchiamo di dati sulla biografia di Arnobio il Giovane, benché dalla Disputa con Serapione si apprenda che fu monaco di origine africana e che visse a Roma per qualche tempo.

Opere: Fu l'autore della Disputa con l'egiziano Serapione, opera in cui si ritrova il raccordo cristologico fra la tradizione romana e quella alessandrina- Morin gli ha attribuito, oltre a quest'ultima, il Libro a Gregoria, le Brevi esposizioni al Vangelo, e i Commentari sui salmi- e riporta molti dati circa la liturgia dell'epoca. Scrisse inoltre il Predestinato, opera nella quale, dopo aver elencato una serie di novanta eresie, si pronuncia a favore della doppia predestinazione, che l'autore attribuisce ad Agostino, sebbene sottolinei che egli l'aveva divulgata soltanto in un circolo ristretto di persone. Tale dottrina costituì, successivamente, uno dei pilastri della soteriologia di Calvino.

Arnobio di Sicca. (inizio)

Vita: Autore africano del III secolo, fu professore di retorica a Sicca, in Numidia, ed ebbe fra i suoi discepoli Lattanzio. Pagano contrario al cristianesimo, si convertì ad esso grazie ad un sogno, sebbene non possediamo notizie concrete su tale avvenimento.

Opera: Fu autore di una Apologia dal titolo Contro i pagani, nella quale confutava le accuse pagane che attribuivano ai cristiani le disgrazie dell'impero. Non sembra che l'opera abbia avuto grande diffusione, giacché tra i Padri del IV secolo soltanto Girolamo ne venne a conoscenza. Il Decreto sui libri che debbono essere accettati o meno del VI secolo la situa fra i libri apocrifi.

Teologia: Arnobio considera Dio come un essere supremo ed impassibile, più vicino, per molti aspetti, al dio dei filosofi che a quello dei cristiani. Non sembra che negasse l'esistenza di vari dèi pagani, che, tuttavia, non identifica con i demoni. Rifiutava la dottrina biblica della creazione, servendosi del Timeo di Platone come della migliore spiegazione.

Arsino. (inizio)

Autore di scritti eretici, come tali respinti nel Frammento Muratoriano, nel quale viene identificato con Valentino. Vedi Frammento Muratoniano; Valentino.

Artema. (inizio)

Eretico che negava la piena divinità di Cristo. Teodoreto (St. eccl., I, 4) lo associa ad Ebion, Paolo di Samosata e Ario.

Artemone. (inizio)

Eretico contro il quale è diretta l'opera intitolata Contro l'eresia di Artemone, attribuita ad Ippolito di Roma. Del libro ci sono giunti solo tre frammenti citati da Eusebio (HE, V, 28). Il suo autore però non sembra essere Ippolito.

Ascensione di Isaia. (inizio)

Vedi Interpolazione negli apocrifi.

Ascensione di Paolo. (inizio)

Scritto gnostico citato da Epifanio (Haer., XXX-VIII, 2) non giunto fino a noi.

Asceticon. (inizio)

L'opera più rappresentativa dei Messaliani. Vedi Messaliani.

Asclepiade. (inizio)

Destinatario di un trattato di Lattanzio ancora non rinvenuto. Vedi Lattanzio.

Assunzione della Vergine. (inizio)

Titolo di un'opera (De transitu beatae Virginis Mariae) attribuita erroneamente a Melitone. Quest'opera, probabilmente, non è precedente al IV secolo. È stata molto studiata in occasione della definizione solenne del dogma dell'Assunzione proclamato da Pio XII il 1o novembre 1950.

Teologia: Come Ario, la sua teologia presenta il Logos come una creatura.

Asterio di Amasea. (inizio)

Vita: Vescovo di Amasea contemporaneo dei Padri cappadoci. Esercitò l'avvocatura prima della sua consacrazione episcopale, avvenuta fra il 380 e il 390.

Opere: Si sono conservate sedici omelie e vari panegirici sui martiri. Il secondo Concilio di Nicea, del 787, lo cita come prova a favore della venerazione delle immagini.

Asterio il Sofista. (inizio)

Vita: Retore o filosofo prima della sua conversione- perció il suo soprannome-, fu discepolo di Luciano di Antiochia. Durante la persecuzione di Massimino apostatò. Fu il primo teologo sistematico dell'arianesimo e lo stesso Ario se ne servì per confutare la dottrina di Nicea. Atanasio ne parla negativamente in varie occasioni. Morì intorno all'anno 341.

Opere: Scrisse un trattato dal titolo Syntagmation, del quale si conservano solo alcuni frammenti e nel quale difendeva la condizione creaturale del Figlio. Asterio scrisse inoltre una Confutazione di Marcello, contro Marcello di Ancira, anch'essa perduta, e diversi commenti e omelie sui Salmi, dei quali soltanto alcuni sono giunti fino a noi.

Atanasio. (inizio)

Vita: Nacque intorno al 295 ad Alessandria e sembra che durante la sua giovinezza sia stato in contatto con i monaci della Tebaide. Nel 319 fu ordinato diacono dal vescovo Alessandro, ne divenne il segretario e lo accompagnò a Nicea (325), dove si distinse per un ottimo lavoro. Tre anni dopo, succedette ad Alessandro nella sede episcopale, iniziando così un periodo di conflitti che raggiunse il suo apogeo nel momento in cui Atanasio si rifiutò di obbedire ad un ordine di Costantino che l'obbligava a riammettere Ario nella comunione. Riunitisi in un sinodo a Tiro (335), i suoi nemici procedettero allora alla sua destituzione ed egli, poco dopo, fu esiliato dall'imperatore a Treviri. Alla morte di Costantino (337), Atanasio tornò nella sua diocesi per vedersi nuovamente destituito nel 339 dal sinodo di Antiochia, che elesse vescovo Apisto, un sacerdote scomunicato. Di fronte all'incapacità di quest'ultimo, Gregorio di Cappadocia assunse il governo episcopale. Atanasio si rifugiò a Roma, dove un sinodo, convocato da papa Giulio I e celebrato nel 341, lo dichiarò esente da colpa. Egli venne successivamente riconosciuto come unico vescovo legittimo di Alessandria nel 343 dal sinodo di Sardica. Dopo la morte di Gregorio di Cappadocia (345), ritornò in Egitto (346), ma nuovi problemi non tardarono a sopraggiungere. Infatti, l'imperatore Costanzo I convocò un sinodo ad Arles (353) ed un altro a Milano (355) per condannare Atanasio e porre nella sede di Alessandria Giorgio di Cappadocia. Per la terza volta Atanasio fuggì e si stabilì per sei anni fra i monaci d'Egitto. Con l'ascesa al trono di Giuliano, vari vescovi vennero richiamati dall'esilio ed anche Atanasio nel 362 tornò ad Alessandria. La convocazione di un sinodo ad Alessandria gli comportò un nuovo esilio imperiale che si concluse nel 363 alla morte di Giuliano. Nel 365, quando Valente divenne imperatore d'Oriente, Atanasio fu esiliato per la quinta volta. La pressione popolare però obbligò l'imperatore a recedere da tale misura e nel 366 Atanasio fece ritorno ad Alessandria dove morì nell'anno 373.

Opere: Malgrado le evidenti turbolenze della sua vita, Atanasio fu uno scrittore fecondo. Scrisse opere dogmatiche come il Discorso contro i pagani, il Discorso sull'incarnazione del Verbo, i tre Discorsi contro gli ariani e un trattato Sull'Incarnazione e contro gli ariani; scritti storici come l'Apologia contro gli ariani, l'Apologia all'imperatore Costanzo, l'Apologia della sua fuga e la Storia degli ariani; scritti esegetici come la Lettera a Marcellino sull'interpretazione dei salmi, i Commenti ai salmi e i Commenti sull'Ecclesiastico, il Cantico e la Genesi; opere ascetiche come la Vita di Antonio- che inaugura praticamente un genere-, un trattato Sulla verginità; sermoni e diversi tipi di lettere: ci sono pervenuti tredici festali, tre sinodali, due encicliche, due lettere dirette A Serapione, quattro Sullo Spirito Santo, una A Epitteto vescovo di Corinto, una Ad Adelfio vescovo, una al filosofo Massimo, un'altra in relazione con i decreti del concilio di Nicea, un'altra sui sinodi di Rimini in Italia e di Seleucia in Isauria, un'altra diretta A Rufiniano, un'altra Ai monaci e due ascetiche. Gli sono state attribuite poi opere non sue, come: i due libri sull'Incarnazione contro Apollinare, il Sermone maggiore circa la fede, l'Esposizione della fede, l'Interpretazione del simbolo, due Dialoghi contro i macedoni, cinque Dialoghi sulla santa Trinità e lo Spirito Santo, il Simbolo atanasiano e dodici libri Sulla Trinità.

Teologia: Atanasio non fu tanto un teologo speculativo, quanto un pastore, preoccupato della minaccia di paganesimo ellenista insita nell'eresia di Ario. Il suo desiderio era quello di salvaguardare la purezza della " tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica che il Signore diede, gli Apostoli predicarono e i Padri conservarono " (Ep. ad Serap., I, 28). Difendeva l'esistenza della Trinità " in verità e realtà " (Ep. ad Serap., I, 28) e affermava che il Verbo non era stato creato, ma generato ed era della stessa essenza del Padre. Il Figlio ha la pienezza della divinità- un riflesso della tesi paolina contenuta in Col 2,9- ed è pienamente Dio. Padre e Figlio hanno la stessa natura e sono eterni. Questa tesi ha una grande importanza per la redenzione, poiché noi non potremmo essere salvati se Dio non si fosse fatto uomo. Per questo motivo Maria può essere considerata Madre di Dio (Theotokos) (Or. Arian., III, 29). Lo Spirito Santo non può essere una creatura che fa parte della Trinità ma è anch'egli Dio. È più probabile che l'opposizione all'arianesimo che lo tenne per tutta la vita in esilio abbia portato Atanasio a negare la validità del battesimo ariano. Il suo atteggiamento non partiva dal fatto che gli ariani non usavano la formula trinitaria nel battesimo, ma dal credere che gli stessi lo conferivano con una fede distorta (Discorso contro gli ariani, XLII-XLIII) e una tale influenza può essere riscontrata nel canone 19 del concilio di Nicea nel quale si dispose che i paolinisti, che desideravano tornare alla Chiesa cattolica, dovevano essere nuovamente battezzati. L'atteggiamento di Atanasio circa l'Eucaristia non è del tutto chiaro. Nell'Epist. ad. Serap., IV, 19 sembra interpretare l'Eucaristia come simbolo del corpo e sangue di Cristo. Ciò nonostante, nel frammento del suo sermone ai neo-battezzati- che si è conservato attraverso Eutichio di Costantinopoli (PG 26, 1325)- afferma che dopo che sono state pronunciate le preghiere " il pane si converte nel corpo di Nostro Signore Gesù Cristo e il vino si converte nel suo sangue ". Si è cercato di spiegare questa apparente contraddizione fra la due posizioni affermando che nella prima Atanasio voleva contrapporre il mangiare il corpo e sangue di Cristo come nutrimento spirituale alla tesi di coloro che credevano di prendere la carne di Cristo nel suo stato naturale. Malgrado ciò, il tema continua ad essere soggetto a controversie. Vedi Ario; Eutiche.

Atenagora di Atene. (inizio)

Fu uno degli apologisti greci. Benché fosse contemporaneo di Taziano, le notizie sulla sua vita e le identificazioni che si sono fatte con altri personaggi omonimi risultano solo congetture.

Opere: 1. Supplica per i cristiani, scritta nel 177, diretta a Marco Aurelio e a Commodo. In essa Atenagora nega le accuse di cannibalismo, ateismo e incesto dirette contro i cristiani. 2. Sulla risurrezione dei morti, destinata a provare, con argomenti razionali, la dottrina della risurrezione.

Teologia: Atenagora fu il primo a tentare una dimostrazione filosofica del monoteismo. Evitò parimenti il subordinazionismo di alcuni degli apologisti greci difendendo la divinità del Logos e la sua unità essenziale con il Padre. Nella Trinità le tre Persone manifestano " la loro potenza nell'unità e la loro distinzione nell'ordine ". Testimone importante per ciò che riguarda la dottrina dell'ispirazione della Bibbia da parte dello Spirito Santo, sostenne la tesi secondo la quale l'aborto era " un omicidio " e difese l'indissolubilità del matrimonio fino al punto da considerare le seconde nozze " un decente adulterio ".

Atti apocrifi. (inizio)

Come i Vangeli apocrifi, gli Atti apocrifi pretendevano, in qualche modo, di colmare le lacune esistenti nel Nuovo Testamento, ma servirono soltanto per diffondere le tesi di gruppi eretici sotto la parvenza di autorità apostolica. Fra essi si distinguono: I. Gli Atti di Paolo, della fine del II secolo; si dividono in tre opere conosciute con i nomi di: Atti di Paolo e Tecla, Corrispondenza di san Paolo con i Corinzi e Martirio di san Paolo. La prima opera ebbe un'enorme influenza sulla letteratura e sull'arte cristiana. II. Gli Atti di Pietro. Composti verso la fine del II secolo. Di quest'opera ci sono giunti alcuni frammenti: Atti vercellensi o di Pietro con Simeone- di influenza docetista-, il Martirio di san Pietro- di influenza gnostica- e il Martirio del santo apostolo Pietro, scritto da Lino, la cui redazione finale risale al VI secolo. III. Gli Atti di Pietro e Paolo, scritti verso il III secolo. IV. Gli Atti di Giovanni, redatti verso l'anno 150, nei quali si riscontrano influssi docetisti. V. Gli Atti di Andrea, scritti nella seconda metà del III secolo e attribuiti a Leucio Carino, fortemente eretici. VI. Gli Atti di Tommaso, gli unici dei quali possediamo il testo completo. Vennero redatti nella prima metà del III secolo e in essi risulta chiara l'influenza gnostica. VII. Gli Atti di Taddeo, basati sulla supposta corrispondenza fra Gesù e Abgar o Abgaro, re di Edessa. Vennero scritti nella prima metà del secolo III. Oltre a quanto detto, nei secoli IV e V vennero scritti molti atti apocrifi riferiti agli apostoli (Matteo, Filippo, Bartolomeo, ecc.) e ai loro discepoli diretti (Barnaba, Timoteo, Marco, ecc.).

Atti dei martiri (Acta martyrum). (inizio)

Si definisce così una serie di documenti storici nei quali si raccolgono le testimonianze delle sofferenze dei martiri cristiani a causa delle persecuzioni. Quasten ha diviso tali fonti in tre gruppi. Il primo sarebbe formato dai verbali dei processi di fronte al tribunale, ad esempio: gli Atti di san Giustino e compagni, gli Atti dei martiri scillitani in Africa o gli Atti proconsolari di san Cipriano, e questi costituirebbero gli " Atti dei martiri " nel vero senso del termine. Il secondo gruppo sarebbe costituito dalle " passiones " o " martyria ", rapporti di testimoni oculari o contemporanei, ad esempio: Il martirio di Policarpo, la Lettera delle Chiese di Vienne e di Lione alle Chiese di Asia e Frigia, la Passione di Perpetua e Felicita, gli Atti dei santi Carpo, Papilo e Agatonica, gli Atti di Apollonio. Il terzo conterrebbe le leggende dei martiri redatte molto tempo dopo il martirio a scopo di edificazione, ad esempio: gli Atti del martirio di santa Agnese, santa Cecilia, san Cosma e san Damiano, ecc., il cui valore storico è praticamente nullo.

Ausonio Decimo Magno. (inizio)

Vita: Decimo Magno Ausonio nacque a Bordeaux intorno al 310. Studiò a Bordeaux e a Tolosa, insegnando poi nella sua città natale come grammatico e retore. Fu chiamato nel 364 da Valentiniano a fare da precettore a suo figlio. Ausonio divenne prefetto del pretorio e console nel 379. Alla morte dell'imperatore Graziano, nel 383, si ritirò a Bordeaux.

Opere: L'opera di Ausonio è di chiara ispirazione pagana, sebbene tre delle sue opere rivestano un carattere cristiano: l'Orazione mattutina, i Versus paschales e i Versus " rhopalici ".

Teologia: Tentare di inquadrare il reale pensiero di Ausonio costituisce un vero problema. È difficile stabilire se era un pagano che apprezzava il cristianesimo, un sincretista o un cristiano imbevuto di paganesimo. Labriolle ha sostenuto che era un cristiano per ciò che riguarda la fede- benché forse non molto convinto- e un pagano nel suo atteggiamento di fronte alla vita. Di Berardino sostiene il medesimo punto di vista che è, ancora oggi, quasi unanimemente accettato. Secondo noi, non ostante ciò, il contrario sarebbe più vicino alla realtà. Non dovremmo dimenticare che Ausonio compose orazioni agli dèi pagani, il che è in contrasto con un suo probabile cristianesimo anche se molto tiepido. Ausonio sarebbe così un pagano che, malgrado ciò, non avrebbe avuto difficoltà a riconoscere- come uno in più- il Dio dei cristiani e ad onorarlo non in maniera esclusiva, ma insieme agli altri. Questo giudizio può derivare perfino dall'amicizia che Ausonio ebbe con Paolino da Nola.

Avito di Braga. (inizio)

Sacerdote di Braga, in Portogallo, che risiedette a Gerusalemme dal 409. Verso il 415 o 416, grazie ad una visione, rinvenne quelle che si supponevano essere le reliquie di santo Stefano a Kafar-Gamala, a nord di Gerusalemme. Benché le avesse inviate con una lettera al vescovo di Braga, Orosio, queste non arrivarono mai a destinazione ma i fedeli di Menorca e Uzala (Africa) se le spartirono tra loro. Nel 415 a Gerusalemme partecipò con Orosio ai dibattiti con il vescovo Giovanni sul pelagianismo. Morì dopo il 418.

B

Bachiario. (inizio)

Vita: Monaco che visse in Galizia sul finire del IV secolo e inizio del V. Superata la probabilità di una condanna da parte dei vescovi dell'Andalusia per l'accusa di priscillianesimo, poiché i sospetti erano poco fondati, fu invitato a Roma da Innocenzo I per fornire un'esatta spiegazione della sua dottrina. Spinto da questa occasione, scrisse il Libello sulla fede. Assolto, tornò in Spagna. Morì alcuni anni dopo essere scampato all'occupazione dei Vandali, ma non è stato possibile fissare la data esatta della sua morte (verso il 425).

Opere: Le opere indiscutibilmente sue sono: la Lettera a Gennaro sulla reintegrazione del lapso o sulla caduta (opera dedicata a un monaco diacono che aveva fornicato con una vergine consacrata e nella quale sono contenuti dati importanti per la storia del monachesimo in Spagna) e il Libello sulla fede (opera sconcertante per la simpatia che Bachiario dimostra verso l'orfismo e l'astrologia così come per l'assenza di condanna a Priscilliano). G. Morin ha attribuito allo stesso due lettere del manoscritto di Sant Gall 190 che ben evidenziano chiare influenze priscillianiste. Vedi Priscilliano.

Bardesane, Bar Daisan. (inizio)

Vita: Discepolo orientale di Valentino. Nato l'11 luglio 154 a Edessa, fu educato da un sacerdote pagano a Gerapoli. All'età di venticinque anni si convertì al cristianesimo, sfuggendo per caso alla conquista di Edessa da parte di Caracalla nella campagna di Armenia (216-217). Morì nell'anno 222 o 223, dopo essere tornato in Siria.

Opere: Soltanto il Dialogo sul destino è giunto fino a noi. Si tratta di un dialogo diretto ad Antonino ricordato da Eusebio e del quale abbiamo l'originale siro. Efrem pensa che Bardesane sia stato l'iniziatore dell'innodia siriana giacché costui compose ben 150 inni. Ibn Abi Jakub (fine del X secolo) gli attribuisce tre trattati: La luce e le tenebre, La natura spirituale della verità e Il mutabile e l'immutabile.

Teologia: In un primo momento Bardesane sembra aver sostenuto una teologia simile a quella di Valentino, anche se dopo optò, secondo la testimonianza di Eusebio, per una linea più ortodossa che lo indusse a scrivere contro i marcioniti. Malgrado ciò, " non si liberò del tutto della impurità della sua primitiva eresia " (HE, IV, 30). Vedi Gnosticismo.

Barnaba. (inizio)

Letteralmente " figlio della consolazione " secondo At 4,36. Il suo nome era Giuseppe e apparteneva alla tribù di Levi. Nato a Cipro, fu compagno di Paolo che presentò ai dodici (At 9,27) e che accompagnò ad Antiochia e in uno dei viaggi missionari. L'amicizia fra i due finì a causa dei contrasti relativi alla progettazione dell'attività missionaria (At 15,39). Vedi: Atti apocrifi; Lettera di Barnaba; Lettere apocrife.

Bartolomeo. (inizio)

Uno degli apostoli. Vedi: Atti apocrifi; Vangeli apocrifi.

Baruch. (inizio)

Giudeo al quale si attribuì la stesura di un'Apocalisse apocrifa. Vedi Interpolazioni negli apocrifi.

Basilico. (inizio)

Discepolo di Marcione del quale ci parla brevemente Eusebio (HE, V, 13, 2-4). Vedi Marcione.

Basilide. (inizio)

Secondo la testimonianza di Ireneo (Adv. haer., I, 24, 1), fu un maestro di Alessandria d'Egitto vissuto durante l'impero di Adriano e di Antonino Pio (120-145).

Opere: Scrisse un vangelo, del quale si è conservato soltanto un frammento, e un commento allo stesso, intitolato Exegetica, che conosciamo solo in parte. Parimenti redasse salmi e odi che non sono giunte fino a noi.

Teologia: Benché sappiamo che il suo pensiero era gnostico, il contenuto esatto che conosciamo della sua teologia è molto limitato. Ireneo (Adv. haer., I, 24, 3-4) afferma che egli credeva che Gesù non era morto sulla croce ma che, al suo posto, era morto Simone di Cirene- tesi che influirà successivamente sulla teologia islamica- e che sosteneva teorie secondo le quali soltanto la gnosi o conoscenza permette di liberarsi dai principati che crearono questo mondo. Poiché la redenzione riguarda solo l'anima e non il corpo, che è corruttibile, il martirio perde valore e tutte le azioni sono moralmente indifferenti.

Basilide di Pentapoli. (inizio)

Vescovo di Pentapoli destinatario di una lettera inviata da Dionigi di Alessandria relativa alla durata della Quaresima e alle dispozioni corporali per ricevere l'Eucaristia. Vedi Dionigi.

Basilio di Ancira. (inizio)

Vita: Uno dei capi dei semi-ariani o omousiani. Nominato successore di Marcello dal sinodo di Costantinopoli del 336, si recò nel 358 alla corte imperiale di Sirmio per difendere la terza formula di Sirmio o simbolo degli omousiani, ottenendo considerevoli risultati. L'imperatore affidò a Basilio la preparazione di un concilio generale nel quale le varie correnti ariane si misero d'accordo, ma, mentre svolgeva questo incarico, gli estremisti ariani, con l'appoggio imperiale, convocarono un sinodo occidentale a Rimini e un altro orientale a Seleucia. In una seconda conferenza a Sirmio- sotto la presidenza di Costanzo- si redasse un credo accettabile dai partecipanti ad ambo i sinodi. In questa quarta formula di Sirmio si sostituì il termine " ousia " con quello di " somigliante in tutto ". Non ostante ciò, Basilio redasse una dichiarazione per chiarire la sua interpretazione di questa formula che riprendeva le tesi atanasiane. Il sinodo di Rimini, però, non accettò la formula proposta, annullò i termini " in tutto " e conservò solo " omoios " (somigliante). In quanto al concilio celebrato a Seleucia, il sinodo si divise. Basilio, infine, insieme ad Eustachio di Sebaste e Eleusio di Cizico firmò a Costantinopoli, su istanza dell'imperatore, la definizione di Rimini nell'ultimo giorno del 359. Ciò implicava la vittoria degli omoiusiani e del loro capo Acacio di Cesarea e perciò la sconfitta di Basilio. Quest'ultimo, infatti, venne esiliato dal sinodo di Costantinopoli del 360, presieduto da Acacio. Gli si ordinò di recarsi in Illiria, dove morì nel 364. Prima di morire, ritirò la sua adesione alla definizione di Rimini.

Opere: Scrisse un trattato sulla Trinità- che ci è giunto attraverso Epifanio-, un libro Sulla verginità e un'opera Contro Marcello nella quale confutava le tesi del suo predecessore.

Teologia: Sul piano cristologico, la posizione di Basilio di Ancira era più lontana da quella di Ario che da quella di Nicea. Di quest'ultima lo lasciava dubbioso soltanto il termine " consostanziale ", ma riconosceva che il Figlio era della stessa sostanza del Padre e allo stesso tempo negava che fosse una creatura. Come notò in maniera appropriata Atanasio nel De Synodis, XLI, il suo punto di vista si era evoluto verso la visione nicena.

Basilio il Grande o Magno. (inizio)

Vita: Nato a Cesarea di Cappadocia, in Asia, nel 330 in una famiglia la cui nonna paterna, Macrina, era santa e il nonno materno era stato martirizzato, Basilio ebbe fra i suoi dieci fratelli Gregorio di Nissa e Pietro di Sebaste. Frequentò gli studi di retorica a Cesarea, a Costantinopoli e ad Atene. Nel 356 ritornò in patria e, dopo un certo periodo, dedicato alla retorica, partì per l'Egitto, la Palestina, la Siria e la Mesopotamia per conoscere gli asceti più famosi di quelle regioni. Quando tornò distribuì le sue ricchezze ai poveri e si recò a Neo-Cesarea. Nell'anno 358 gli fece visita Gregorio di Nazianzo e insieme composero la Filocalia e due Regole che consacrano Basilio come il fondatore del monachesimo greco. Eusebio di Cesarea lo persuase nel 364 a diventare sacerdote e, alla morte di quest'ultimo, nel 370, Basilio gli succedette come vescovo della diocesi. Svolse un'attività impressionante fondando opere dedite al soccorso degli emarginati e si oppose validamente alle pressioni imperiali che lo volevano far aderire all'arianesimo. Molto preoccupato delle divisioni interne alla Chiesa, tentò di ottenere la mediazione di Roma nella disputa fra Melezio e Paolino, ma la gerarchia romana non volle intervenire nel conflitto benché Basilio facesse leva sull'esistenza di una comunione nella fede. Morì il primo giorno dell'anno 379.

Opere: Gli scritti Contro Eunomio e Sullo Spirito Santo sono il frutto del suo ardente desiderio di confutare l'arianesimo. Appartengono alla letteratura ascetica la sua Etica e le sue due Regole monastiche. Scrisse inoltre un'Ammonizione a un figlio spirituale, il Discorso ai giovani sul modo di trar profitto dalla letteratura pagana, diverse omelie, sermoni e una raccolta di 365 lettere molte delle quali però sono indirizzate a lui. Di non minore importanza è la sua Riforma della liturgia di Cesarea che tutt'ora viene usata in alcuni giorni prescritti nelle chiese di rito bizantino.

Teologia: Il pensiero teologico di Basilio il Grande ruota fondamentalmente intorno alla difesa delle posizioni del Concilio di Nicea. Fedele amico di Atanasio, ottenne ciò che non era stato concesso a quest'ultimo, ossia il ritorno alla Chiesa dei semi-ariani e la chiara accezione delle parole " usia " e " ipostasi ". Atanasio aveva utilizzato entrambi i termini dando loro lo stesso significato, ma, a partire da Basilio, si comincerà a parlare di una usia (sostanza) e di tre ipostasi. Particolarmente importante è anche l'introduzione dell'uso della confessione monastica la quale, con il passare del tempo, si convertirà nella confessione auricolare (K. Holl di fatto le identifica e ne attribuisce l'origine a Basilio). Nella sua Epistola canonica Basilio sottolinea l'esistenza di quattro classi di penitenti: quelli che piangono (situati fuori della chiesa), quelli che ascoltano (che potevano essere presenti durante la lettura della Scrittura e la predicazione), quelli che si prostrano (i quali assistevano in ginocchio alla preghiera) e quelli che stanno in piedi (i quali assistevano alla celebrazione, ma senza poter ricevere l'Eucaristia).

Basilio di Seleucia. (inizio)

Vita: Dall'anno 440 fu vescovo di Seleucia in Isauria. Nel 448 votò contro il monofisismo nel concilio di Costantinopoli. Nel 449, durante il " latrocinio di Efeso ", fu favorevole a Eutiche e a Calcedonia si oppose alla sua condanna e a quella di Dioscoro firmando il Tomo di papa Leone Magno. Nel 458 firmò, insieme ad altri vescovi di Isauria, una lettera diretta a Leone I sollecitando la destituzione del patriarca monofisita di Alessandria, Timoteo Eluro. Morì nell'anno 469.

Opere: Ci sono giunti trentanove sermoni- oltre ad altri due erroneamente attribuiti a lui- e due libri Sulla vita e i miracoli di santa Tecla.

Benedetto di Norcia. (inizio)

Vita: (480-547). Gli unici dati di cui disponiamo sono contenuti nei Dialoghi di Gregorio Magno, scritti più o meno cinquant'anni dopo la sua morte. Nato a Norcia, si trasferì a Roma dove ricevette un'educazione classica. Successivamente si recò a Subiaco e più tardi fondò una comunità monastica a Montecassino.

Opere: Il suo contributo fondamentale è la Regola, composta da settantatré capitoli. In essa la vita monastica, fatta di obbedienza, silenzio e umiltà, ruota intorno alla figura dell'abate. In quest'opera si stabilisce meticolosamente il comportamento da tenersi riguardo al cibo, al sonno, al lavoro, al tempo libero, al canto, all'orazione, ecc. Fu influenzato da Basilio e da Agostino e soprattutto dalla " Regula Magistri " degli inizi del VI secolo. Benché durante la sua vita non avesse avuto alcuna popolarità e nel 570 Montecassino fosse stato distrutto, certamente il suo influsso postumo fu enorme a partire dall'opera di Gregorio Magno e soprattutto per l'imposizione della Regola in tutti i monasteri per disposizione di Carlo Magno.

Blandina. (inizio)

Schiava che morì martire durate la persecuzione scatenata contro la Chiesa di Lione nel 177-178. Vedi Atti dei martiri.

 

Blasto. (inizio)

Destinatario di una lettera di Ireneo, Sullo scisma. Soltanto il titolo ci è giunto grazie alla testimonianza di Eusebio (HE, V, 20, 1).

Bonifacio. (inizio)

Vita: Papa (418-422). Venne eletto dai presbiteri in opposizione a Eulalio. Nel conflitto gallico, già in atto sotto il pontificato del suo predecessore Zosimo, intervenne in favore dei metropoliti gallici contro Patroclo di Arles, accettando- sebbene in modo tacito- il sinodo generale di Cartagine del 419 e difendendo il vicariato di Tessalonica di fronte alle ambizioni di Costantinopoli.

Opere: Si conservano solo alcune lettere di questo pontefice.

Teologia: Nelle sue lettere su Tessalonica, Bonifacio segue la linea di Innocenzo I, ossia afferma l'obbligo per tutti i vescovi- inclusi quelli orientali- di riferirsi alla sede romana, perché la Chiesa di Roma costituisce il capo della cristianità mentre le altre sono solo membra. Vedi Pelagio; Zosimo.

Borboriani. (inizio)

Setta gnostica nella quale circolava, secondo la testimonianza di Epifanio, un certo Vangelo di Eva. Vedi Gnosticismo.