D I Z I O N A R I O S I N T E T I C O

DI PATRISTICA

CÉSAR VIDAL MANZANARES

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Cainiti. (inizio)

Setta gnostica dalla quale proveniva il Vangelo di Giuda. Vedi Gnosticismo.

Callisto. (inizio)

Papa (217-222). Decretò la scomunica di Sabellio. A lui viene attribuita l'opera chiamata da Tertulliano " Editto perentorio ", che permetteva il perdono dei peccati di adulterio e fornicazione a coloro che avevano scontato la debita penitenza. Tale attribuzione si basava sul fatto che il suo autore veniva soprannominato " pontifex maximus " e " episcopus episcoporum ". In favore di questa tesi si pronunciarono G. B. De Rossi, A. Harnak, P. Batiffol, K. Müller e W. Koehler. Contro questa tesi si schierarono G. Esser, K. Adam, P. Galtier, A. Ehrhard e J. Quasten. Oggi appare difficile attribuire l'" Editto perentorio " a Callisto.

Candido. (inizio)

Autore del II secolo che redasse un trattato sulla Genesi di contenuto anti-gnostico. Vedi Gnosticismo.

Candido il valentiniano. (inizio)

Eretico valentiniano, con il quale Origene ebbe diverse controversie. Vedi Origene; Valentino.

Canone ecclesiastico. (inizio)

Opera di Clemente di Alessandria denominata anche Contro i giudaizzanti, purtroppo andata perduta. Vedi Alessandro; Clemente di Alessandria.

Canoni apostolici. (inizio)

Ottantacinque cononi disciplinari che si trovano alla fine delle Costituzioni apostoliche. Vedi Costituzioni apostoliche.

Canoni di Ippolito. (inizio)

Opera basata sulla Tradizione apostolica la cui redazione risale probabilmente alla fine del V secolo in Siria. Ci è giunta in una versione araba e in un'altra etiopica, mentre quella greca è andata perduta. Vedi Tradizione apostolica.

 

Cappadoci. (inizio)

Padri. Vedi Basilio il grande; Gregorio di Nazianzo; Gregorio di Nissa.

Carpo. (inizio)

Vedi Atti dei martiri.

Carpocrate. (inizio)

Fondatore di una setta gnostica. Se teniamo conto del fatto che Marcellina, una delle sue discepole, visitò Roma durante il pontificato di papa Aniceto (154-165), possiamo dedurre che fu praticamente contemporaneo di Valentino. Secondo la testimonianza di Ireneo, costoro negavano la divinità di Cristo e sostenevano che il mondo era stato creato da angeli inferiori. Praticavano il culto delle immagini- di fatto sostenevano che già Pilato aveva avuto un'immagine di Cristo- in modo sincretistico, unendo cioè i personaggi biblici a quelli filosofici. Inoltre, praticavano lo spiritismo, la stregoneria e l'arte magica. Vedi Gnosticismo.

Cassiano Giovanni. (inizio)

Vedi Giovanni Cassiano.

Cecilio. (inizio)

Sacerdote sotto la cui influenza, secondo la testimonianza di Girolamo (De vir. ill., LXVII), Cipriano di Cartagine si convertì al cristianesimo.

Celestino. (inizio)

Vita: Papa (422-432) eletto alla morte di Bonifacio I. Sconfisse subito i Novaziani confiscando le loro chiese e obbligandoli a riunirsi nelle case. La sua covinzione che Roma potesse accogliere gli appelli di tutte le province lo portò a scontrarsi con la Chiesa africana, la quale non solo trionfò su Celestino, ma approfittò di ciò per sottolineare la sua autonomia storica rispetto a Roma. Celestino ottenne migliori risultati riguardo al controllo dell'Illiria orientale. Antico pelagiano, Celestino optò per una politica di forza contro questa eresia. Da un lato, in riferimento alle Gallie, Celestino si rivolse ai vescovi- ai quali appena un anno prima aveva ricordato la loro sottomissione a Roma- appoggiando l'autorità di Agostino di Ippona sebbene senza definire gli aspetti concreti dell'agostinianismo, dall'altro, impedì ai vescovi italiani, condannati con l'accusa di pelagianismo, di ottenere l'appoggio della Chiesa d'Oriente. Intorno al 428 si vide coinvolto nel dibattito nestoriano, cosa della quale approfittò per insistere sulla sottomissione dell'Oriente a Roma e per condannare, in un sinodo romano (430), l'eresia di Nestorio. Convocato da Teodosio un concilio in Efeso (431) per risolvere definitivamente la questione nestoriana, Cirillo- il grande oppositore di Nestorio- non aspettò l'arrivo dei legati pontifici per aprire il concilio (con l'intento di affermare ancora una volta l'autonomia episcopale di fronte alla tendenza universalista del papa?) e per procedere alla scomunica di Nestorio. Gli atti del concilio non furono sottoposti a Celestino anche se quest'ultimo manifestò la sua soddisfazione per il risultato ottenuto.

Opere: Hanno particolare importanza i Capitoli di Celestino inviati ai vescovi della Gallia in relazione al pelagianismo (benché siano stati ricompilati dopo la sua morte) e le sue sedici lettere che in gran parte riguardano la contesa con Nestorio.

Teologia: Il principale apporto teologico di Celestino I concerne la sua insistenza sull'autorità suprema della sede romana. Benché fossero già stati espressi simili punti di vista, è certo- come hanno sottolineato J. N. D. Kelly e B. Studer- che, fino ad allora, mai era stato affermato, in modo tanto chiaro, un simile principio. Vedi Agostino di Ippona; Cirillo di Alessandria; Novaziano; Pelagio.

Celestio. (inizio)

Vita: Giurista romano e discepolo di Pelagio, fu uno dei principali diffusori dell'eresia pelagiana. Dopo la caduta di Roma, fuggì a Cartagine, dove si rifugiò fra il clero, essendo stato denunciato nel 411 da Paolino di Milano. Celestio tentò di difendersi, ma fu condannato. Tale condanna motivò il suo appello a Roma. Verso il 416 si trovava a Efeso dove fu ammesso nel collegio presbiterale. Fu condannato da Innocenzo I e successivamente riabilitato da Zosimo. Dopo il concilio di Cartagine del 418, venne definitivamente condannato dallo stesso Zosimo, anche se nel 423-424 si tentò ancora una volta di riabilitarlo, ma senza risultati.

Teologia: Sembra che la posizione di Celestio fosse più estrema di quella di Pelagio, ma le fonti non permettono, a nostro giudizio, di giungere a conclusioni definitive in proposito. Vedi Agostino di Ippona; Innocenzo I; Pelagio; Zosimo.

Centone. (inizio)

Poema composto da parole, emistichi o versi presi da altri poemi per esprimere qualcosa di nuovo. Il migliore fra i centoni cristiani è quello della romana Petronia Proba, moglie di Clodio Adelfio. L'opera venne redatta intorno al 360.

Cerdone. (inizio)

Capo gnostico la cui scuola romana venne rinvigorita da Marcione. Vedi Gnosticismo; Marcione.

Cerinto. (inizio)

Capo gnostico al quale la Epistula apostolorum attribuisce, insieme a Simon Mago, la nascita dell'eresia gnostica. Vedi Gnosticismo; Lettere apocrife.

Chenoboskion. (inizio)

Vedi Gnosticismo.

Cipriano di Cartagine. (inizio)

Vita: Nacque fra il 200 e il 210 in Africa, probabilmente a Cartagine. Si convertì al cristianesimo per opera del sacerdote Cecilio. Poco dopo la sua conversione fu ordinato sacerdote e nel 249 fu eletto vescovo di Cartagine per acclamazione del popolo. Allo scoppio della persecuzione di Decio (250) si nascose, gesto criticato da molti. Poco dopo il martirio di papa Fabiano, si vide costretto ad inviare una lettera alla Chiesa di Roma spiegando il motivo della sua condotta e presentando le testimonianze di alcune persone le quali assicuravano che egli non aveva mai abbandonato il suo dovere di pastore. Questo non fu l'unico problema derivante dalla persecuzione giacché subito si presentò il problema dei lapsi, cioè dei cristiani che durante la persecuzione avevano rinnegato la loro fede. Cipriano era contrario all'immediata riconciliazione di questi ultimi e il suo atteggiamento provocò l'opposizione di una parte del clero. In questa opposizione si distinse Novato, che si recò a Roma per dare il suo appoggio a Novaziano contro il nuovo papa Cornelio. Cipriano allora scomunicò i suoi oppositori e redasse due lettere pastorali Sui lapsi e Sull'unità della Chiesa. Nel maggio del 251 si riunì un sinodo che approvò i principi di Cipriano e le scomuniche decretate da quest'ultimo, accettando inoltre l'ammissione di tutti i lapsi alla penitenza. Negli ultimi anni della sua vita dovette affrontare la questione del battesimo degli eretici. Cipriano, seguendo la tradizione africana, confermata dai sinodi di Cartagine del 255 e del 256, si pronunciò contro la validità di questo battesimo. Al contrario, papa Stefano impose agli Africani di non assumere tale atteggiamento che smentiva la precedente tradizione ecclesiastica. Il conflitto si esasperò quando Valeriano promulgò un editto contro i cristiani. Durante la persecuzione, Stefano fu martirizzato e Cipriano esiliato a Cucubis nel 257. L'anno seguente venne decapitato a Cartagine. Fu il primo vescovo africano martire.

Opere: A Donato: opera nella quale Cipriano racconta la sua conversione e il cambiamento di vita sperimentato per azione della grazia; Sull'abito delle vergini: opera diretta alle giovani cristiane che vengono messe in guardia contro i pericoli mondani rappresentati dai gioielli, dai cosmetici, dai bagni misti e dal vestiario lussuoso; su Sui lapsi: opera scritta nella primavera del 251, che contiene la rigida posizione di Cipriano riguardo agli apostati durante la persecuzione. Fu la base della discussione di questo tema in Africa; Sull'unità della Chiesa Cattolica: opera diretta in special modo contro Novaziano nella quale si sottolinea che gli scismi e le eresie sono da attribuirsi al demonio e che i cristiani non devono allontanarsi dalla Chiesa cattolica, inoltre che quest'ultima è l'unica edificata su Pietro e che fuori di essa non v'è salvezza. Il problema legato a quest'opera, e alle sue famose " addizioni " sul primato di Pietro, è che, per alcuni, in realtà si tratta di interpolazioni successive, mentre per altri, come Dom Chapman, sono soltanto revisioni del testo realizzate dallo stesso Cipriano; Sulla preghiera del Signore: opera di interpretazione del " Padre Nostro " basata fondamentalmente su un'altra opera precedente scritta da Tertulliano; A Demetriano: opera nella quale Cipriano difende i cristiani accusati di essere colpevoli dei disastri dell'impero; Sull'immortalità: una spiegazione sul significato che il cristiano deve dare alla morte; Sull'opera e l'elemosina: opera che cerca di spronare i credenti alla carità cristiana considerata come rendimento di grazie per la redenzione ottenuta con il sangue di Cristo; Sul bene della pazienza: opera basata sul trattato di Tertulliano intitolato La pazienza; Sulla gelosia e il livore; Esortazione al martirio: opera diretta a Fortunato; i tre libri Testimonia ad Quirinum, opera indirizzata a Quirino; Perché gli idoli non sono Dio e ottantuno lettere. Inoltre gli sono state attribuite tredici opere non autentiche delle quali le più conosciute sono: il trattato A Novaziano; Sul computo della Pasqua e Sul ribattesimo.

Teologia: Il principale contributo teologico di Cipriano verte sulla ecclesiologia. Per Cipriano, fuori della Chiesa non v'è salvezza (" Extra ecclesiam nulla salus "), tesi che illustra paragonando la Chiesa a una madre, all'arca di Noè, ecc. Il fondamento dell'unità ecclesiale è la sottomissione al vescovo (al quale applica, in modo globale, il testo di Mt 16,18), il solo responsabile davanti a Dio. Da quanto riportato in CSEL, III, 1, 4-36, si apprende che Cipriano non riconosceva la supremazia di giurisdizione del vescovo di Roma sugli altri vescovi né tantomeno che Pietro avesse ricevuto poteri sopra gli altri apostoli (De unit., IV; Epist. LXXI, 3) e questo spiega la sua opposizione al papa Stefano sulla questione del battesimo degli eretici. Malgrado ciò, i diritti riconosciuti al papa Cornelio e la sua lettera di autogiustificazione di fronte alla Chiesa di Roma hanno fatto pensare ad alcuni studiosi che Cipriano si sentisse obbligato verso la sede romana. Allo stesso tempo risulta chiaro che egli vide Pietro come il fondamento della Chiesa (secondo alcune letture del De unit., IV). Per quanto riguarda il battesimo, Cipriano rifiutò la validità del battesimo dato dagli eretici e si mostrò incline ad amministrare il battesimo ai bambini il più presto possibile anche prima degli otto giorni dalla nascita. Parla inoltre di un battesimo superiore a quello con l'acqua, cioè quello di sangue ottenuto con il martirio. Per quanto riguarda la penitenza, Cipriano optò per un atteggiamento di rifiuto sia del lassismo del suo clero sia del rigorismo di Novaziano. Secondo la sensibilità attuale, le sue tesi ci risultano molto rigide, ma tale aspetto deve esser situato entro i modelli di condotta dell'epoca. Per quanto riguarda l'Eucaristia, Cipriano fu autore dell'unico scritto precedente al concilio di Nicea consacrato esclusivamente a questo tema. Il suo punto di vista risulta interessante poiché insiste soprattutto sul carattere sacrificale della Cena del Signore, come ripetizione del sacrificio di Cristo (Epist. LXIV, 14). Questo passo è il primo ad affermare che l'offerta consiste nel corpo e nel sangue del Signore. Questo sacrificio possiede un valore oggettivo poiché si offre per l'eterno riposo dell'anima (Epist. I, 2) e in onore dei martiri (Epist. XXXIX, 3); naturalmente manca della piena validità se celebrato fuori dall'unità ecclesiale.

Cipriano il Poeta. (inizio)

Autore al quale si è attribuita una collezione di poemi riguardanti i libri storici dell'Antico Testamento, pubblicati nel 1891 da Peiper sotto il nome di Cipriano Gallo. Harnak e Brewer gli hanno inoltre attribuito la Cena di Cipriano.

Cirillo di Alessandria. (inizio)

Vita: Nato in Alessandria in data sconosciuta (370-380), nel 403 prese parte alla destituzione di Giovanni Crisostomo operata dal sinodo della Quercia. La sua avversione per Giovanni Crisostomo si mantenne viva almeno fino al 417. Pare che abbia nutrito uno spropositato sadismo verso i giudei e i novaziani, cosa che lo portò a scontrarsi con Oreste, il Prefetto imperiale della città. Questo fatto spiega perché lo si accuserà di essere stato complice dell'assasinio della filosofa pagana Ipazia, smembrata nel 415 sui gradini di una chiesa da una turba di cristiani. A partire dal 428, anno in cui Nestorio fu consacrato vescovo di Costantinopoli, si oppose fermamente a quest'ultimo contraddicendo le sue tesi in una lettera pasquale del 429. Da quel confronto nacquero le scuole di Alessandria e Costantinopoli. Questo portò Cirillo e Nestorio a sollecitare l'intervento di papa Celestino. Un sinodo celebratosi a Roma (430) condannò Nestorio e approvò le tesi teologiche di Cirillo. A motivo del rigido atteggiamento di quest'ultimo verso il suo avversario- atteggiamento che minacciava di provocare uno scisma in Oriente-, l'imperatore Teodosio convocò un concilio ad Efeso (431), nella cui prima sessione Nestorio venne destituito e scomunicato. Nel corso di questo concilio venne anche riconosciuto a Maria il titolo di Madre di Dio (Theotokos), sebbene il suo contenuto fosse riferito più a categorie cristologiche (la divinità di Cristo) che mariologiche (il ruolo svolto da Maria). Quattro giorni più tardi, l'arrivo di Giovanni di Antiochia provocò la convocazione di un nuovo sinodo nel quale Cirillo fu destituito e scomunicato. Teodosio, onde evitare il conflitto, dichiarò la destituzione sia di Cirillo che di Nestorio ordinando la loro carcerazione. Ma in un secondo momento permise a Cirillo di ritornare nella sua sede e rimandò Nestorio al suo monastero di Antiochia. Nell'intento di perseguire il nestorianesimo, Cirillo tra il 438 e il 440 ottenne la condanna di Teodoro di Mopsuestia, il quale, precedentemente, era stato maestro di Nestorio. Tuttavia, ormai alla fine della vita, Cirillo si dichiarò contrario a tale misura. Morì nel 444.

Opere: Nel primo periodo la produzione teologica di Cirillo è caratterizzata dalla lotta contro gli ariani. Dopo l'anno 428, invece, la sua attenzione si spostò sulla lotta contro il nestorianesimo. Scrisse diversi commenti sui libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, nei quali risulta apprezzabile l'uso del metodo allegorico. Fu inoltre autore del Tesoro della santa e consostanziale Trinità, di un trattato Sulla santa e consostanziale Trinità, di un trattato Contro le bestemmie di Nestorio in cinque libri, un altro Sulla vera fede, di Dodici anatemi contro Nestorio, di un'Apologia all'imperatore Teodosio, di alcuni Scogli sull'incarnazione dell'Unigenito, di un trattato Contro coloro che non riconoscono che Maria è la madre di Dio, di un'apologia Contro Giuliano, di un dialogo intitolato Perché Cristo è uno, di un trattato Contro Diodoro e Teodoro e di varie collezioni di lettere pasquali, sermoni ed epistole.

Teologia: A Cirillo si attribuisce l'invenzione del metodo scolastico in teologia adducendo, in difesa delle sue argomentazioni, non soltanto la testimonianza delle Scritture ma anche quella dei Padri. Certamente non fu il primo ad utilizzare tale sistema, ma è vero che lo adottò con una frequenza fino ad allora inusuale. Inoltre utilizzò- prima di lui lo avevano fatto gli ariani e gli apollinaristi- prove derivanti dal ragionamento per dimostrare le sue tesi. La sua cristologia iniziale fu la copia di quella di Atanasio, ma il confronto con Nestorio lo costrinse ad adottare una terminologia più sottile, anticipando- ancor prima di Calcedonia- la dualità delle nature esistenti in Cristo. Anche il titolo di Maria come Theotokos o Madre di Dio derivò dalla sua cristologia: se colui che nacque da Maria è Dio, necessariamente quest'ultima doveva essere la madre di Dio. Tuttavia, neanche in questo Cirillo può considerarsi originale, giacché le sue argomentazioni si basavano su presupposti alessandrini.

Cirillo di Gerusalemme. (inizio)

Vita: Non conosciamo il luogo e la data della sua nascita, benché potrebbe collocarsi nell'anno 315 a Gerusalemme. Nel 348 fu consacrato vescovo di questa città. In conseguenza del suo scontro con gli ariani- cosa strana se teniamo conto che, quando avvenne la sua consacrazione episcopale, lo si considerava filo-ariano- fu espulso dalla sua sede in tre occasioni. La prima avvenne nel 357 per opera del concilio di Gerusalemme, la seconda nel 360 per decisione di Acacio e la terza nel 367 per ordine dell'imperatore Valente, dalla quale rientrò solo nel 378. Nel 381 partecipò al Concilio ecumenico di Costantinopoli. Presumibilmente morì nel 387.

Opere: Fu autore di ventiquattro Catechesi, di una lettera all'imperatore Costanzo e di diverse omelie delle quali è giunta fino a noi solo una integrale e quattro frammenti.

Teologia: La sua cristologia è totalmente anti-ariana, sebbene non utilizzi mai l'" homousios " niceno. Tale fatto si deve alla sua riluttanza ad adottare termini che non compaiono nella Scrittura e anche al timore di una utilizzazione Sabelliana di questo termine. Considera il battesimo come " riscatto dei prigionieri, perdono delle ingiurie, morte del peccato e rigenerazione dell'anima ", negando la possibilità di salvarsi a coloro che non abbiano ricevuto il battesimo di acqua o di sangue. In relazione all'Eucaristia, Cirillo fu il primo teologo che spiegò la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo come conseguenza di un cambiamento di sostanza negli elementi. Egli attribuisce questo fatto all'invocazione dello Spirito Santo sopra l'offerta attraverso l'epiclesi e lo illustra mediante il racconto evangelico della conversione dell'acqua in vino alle nozze di Cana. Allo stesso modo, Cirillo spiega il carattere sacrificale dell'Eucaristia che considera come " Sacrificio Spirituale " e " Sacrificio propiziatorio ".

Claudiano. (inizio)

Vita: Nacque ad Alessandria d'Egitto e si trasferì a Roma nel 394. Fu poeta di corte sotto Onorio e panegirista di Stilicone. Morì nel 404.

Opere: Fu considerato dai suoi contemporanei come un nuovo Omero. Oltre ad opere profane, compose due epigrammi in greco per un totale di quindici versi e un epigramma ironico Sul Salvatore e i Miracoli di Cristo (Laus Christi; Miracula Christi). I critici non sono ancora d'accordo nell'attribuirgli quest'ultima opera.

Teologia: Non si sa se effettivamente Claudiano possa considerarsi cristiano. Birt e Pellegrino credono nella sua fede cristiana, mentre altri (Vollmer, Rauschen, Helm, Mazzarino, Cameron, ecc.) la negano. A noi sembra che l'aver composto inni a dèi pagani faccia escludere la possibilità di considerarlo cristiano. Della stessa opinione fu Agostino di Ippona (De civ. Dei, V, 26).

Clemente di Alessandria. (inizio)

Vita: Nacque con il nome di Tito Flavio Clemente verso l'anno 150 ad Atene e forse fu educato in questa città. Non conosciamo le circostanze della sua conversione, dopo la quale viaggiò in lungo e in largo nel sud d'Italia, in Siria e in Palestina. In Alessandria rimase colpito dalle lezioni di Panteno e decise di fissare lì la sua residenza. Verso il 200 succedette a quest'ultimo come direttore della Scuola dei catecumeni, ma tre anni più tardi fu costretto ad abbandonare l'Egitto per non perire nella persecuzione scatenata da Settimio Severo. Esiliato in Cappadocia, morì poco prima del 215 senza fare ritorno in Egitto.

Opere: Personaggio di vasta cultura che andava al di là del campo puramente teologico, egli cercò di tradurre la fede cristiana in un sistema filosofico influenzato fortemente dalla filosofia ellenista. In questo senso può essere considerato un autentico precursore. Fra le sue opere principali giunte fino a noi emergono Il Protreptico o Esortazione agli Elleni che aveva lo scopo di convincere i suoi contemporanei della futilità del paganesimo, Il Pedagogo, una continuazione dell'opera precedente, che contiene un'introduzione alla fede cristiana e gli Stromata o Tapici, dove si affrontano temi in relazione al cristianesimo da una prospettiva filo-ellenista che giunge, ad esempio, ad affermare che il contributo della filosofia greca alla rivelazione è simile a quello dell'Antico Testamento. Molte delle sue opere sono andate perdute come la Hypotyposeis nella quale si commentavano le opere canoniche comprese alcune controverse come l'Apocalisse di Pietro, un trattato Sulla Pasqua e il Canone ecclesiastico ossia Contro i giudaizzanti.

Teologia: Il grande contributo di Clemente è quello di essere stato il fondatore della teologia speculativa. Nemico della gnosi paganizzante, decise di sviluppare una gnosi cristiana con l'intento di armonizzare fede e conoscenza. Il suo sistema teologico è dominato dalla dottrina del Logos che forma la Trinità insieme al Padre e allo Spirito, il che spiega il suo insuccesso giacché la teologia è dominata dall'idea di Dio e non da quella del Logos. Sul piano ecclesiologico, concepisce la gerarchia ecclesiastica a tre livelli: episcopato, presbiterato e diaconato. Considera la Chiesa come l'unica Vergine-Madre e afferma che si distingue dalle sette eretiche- a suo giudizio il maggior ostacolo per la conversione dei giudei e pagani per la sensazione di divisione che creano- per la sua unità e antichità. Dichiarò che il battesimo è una rinascita e una rigenerazione (Strom., III, 12, 87), ma negò il carattere sacrificale dell'Eucaristia (Strom., VII, 3 e VII, 6, 32) e interpretò i riferimenti alla carne e al sangue di Cristo come simboli dello Spirito Santo e del Verbo (Ped., I, 6, 42, 3  43, 2). Clemente inoltre negava la possibilità del perdono per i peccati commessi volontariamente dopo il battesimo, sebbene sembra che tale posizione sia stata addolcita con il passare del tempo, poiché identificò i " peccati volontari " solo con il gesto di allontanarsi deliberatamente da Dio rifiutando una riconciliazione con lui. Considerava l'uomo sposato superiore al celibe- il matrimonio era un dovere verso la patria- sebbene si opponesse alle seconde nozze.

Clemente di Roma. (inizio)

Vita: Terzo successore di Pietro in Roma, stando all'elenco dei vescovi romani citato da Ireneo (Adv. Haer., III, 3, 3). Eusebio (HE, III, 15, 34) fissa l'inizio del suo pontificato nell'anno dodicesimo di Domiziano (92) e il termine nel terzo di Traiano (101). Alcune fonti affermano che venne consacrato dallo stesso apostolo Pietro, ma che, per ragioni di convivenza pacifica, vi avesse rinunciato in favore di Lino riprendendo il suo posto dopo Anacleto. Gli sforzi di scrivere la storia della sua vita sono fino ad oggi risultati vani. Origene lo identificò con il Clemente ricordato in Filippesi 4,3; le Pseudo-clementine lo fecero diventare uno dei Flavi e Cassio lo identificò con il console Tito Flavio Clemente giustiziato fra il 95-96 per la sua fede cristiana. Certamente non abbiamo prove in favore di nessuna di queste tesi e nemmeno del suo martirio, che tuttavia viene commemorato dalla liturgia romana.

Opera: L'unico scritto che possediamo è la Lettera alla comunità di Corinto (95-96), il primo scritto cristiano- a parte quelli del Nuovo Testamento- di cui conosciamo l'autore, la condizione e l'epoca. Informato dei problemi esistenti nella Chiesa di Corinto, Clemente scrisse questa lettera che è un richiamo alla concordia fra i membri di quella Chiesa. Gli sono state attribuite anche una seconda lettera (di cui non conosciamo l'autore) che contiene una testimonianza a favore della " Paenitentia secunda ", due lettere Alle vergini- scritte in realtà nel III secolo-, e le Pseudo-Clementine, un racconto giuntoci in modo frammentario, anch'esso del III secolo.

Teologia: La lettera di Clemente riveste una certa importanza in quanto non contiene soltanto una formidabile testimonianza del soggiorno di Pietro a Roma e di Paolo in Spagna bensì è la prima dichiarazione espressa sulla successione apostolica (XLIV, 1-3), benché non affermi il primato della sede romana. La gerarchia cristiana viene suddivisa in vescovi e diaconi- i quali vengono denominati con il comune nome di presbiteri in alcune occasioni (XLIV, 5 e LVII, 1)- la cui missione è quella di offrire i doni o di presentare le offerte.

Commodiano. (inizio)

Vita: Senza dubbio questo autore rappresenta uno dei maggiori enigmi della patrologia. Ci sono molti interrogativi a suo riguardo. È stato collocato intorno alla metà del III secolo da Dodwell, verso la metà del V secolo da Brever, all'inizio del V secolo da Brisson, ecc. Courcelle lo considerò debitore di Orosio, Salviano e dell'Apocalisse, mentre Brisson l'inquadrava nella categoria dei donatisti africani. Di origine pagana e politeista, sembra che, prima di convertirsi al cristianesimo, grazie alla lettura della Bibbia, praticasse il giudaismo. Sembra inoltre che in qualche circostanza si vide costretto alla pubblica penitenza.

Opere: Fu l'autore delle Instructiones e del Carmen de duobus populis.

Consensio. (inizio)

Destinatario di alcune lettere di Agostino di Ippona. Poiché afferma di vivere in un ambiente priscillianista e in un'isola, si suppone che sia vissuto nelle Baleari. Sembra che sia stato sacerdote e successivamente vescovo. È certo che consultò Agostino per sapere se fosse lecito infiltrarsi nella setta priscillianista con il fine di conoscerla meglio dal di dentro, proposta che il vescovo africano bocciò in pieno. Delle sue opere soltanto l'Epistola 119, indirizzata ad Agostino di Ippona, ci è giunta. Vedi Agostino; Priscilliano.

Costituzione della Chiesa egiziana. (inizio)

Traduzione in lingua copta della Tradizione apostolica di Ippolito. Vedi Ippolito di Roma.

Costituzioni apostoliche. (inizio)

Redatta all'inizio del IV secolo, quest'opera costituisce una fonte di enorme valore per la ricerca nel campo del Diritto ecclesiastico. Non se ne conosce l'autore e si dibatte sulla sua origine che potrebbe essere egiziana o siraiaca. La prima parte è un adattamento della Didachè alla situazione del IV secolo e la seconda contiene un insieme di norme per l'elezione dei vescovi, dei presbiteri, dei lettori, dei diaconi e delle vedove. Il fatto che ci siano prevenute versioni in latino, in siriaco, in copto, in arabo ed etiopico dimostra l'alto grado di diffusione di cui godette l'opera.

Credo degli apostoli. (inizio)

È anche conosciuto come Simbolo degli apostoli; la sua forma attuale è costituita di dodici articoli, probabilmente redatti prima del VI secolo. Il nome, senza dubbio, era già diffuso nel IV secolo. Di fatto, Rufino compose un commento Sul simbolo degli apostoli. Il suo contenuto iniziale probabilmente è da collegarsi all'epoca apostolica sebbene con aggiunte posteriori. Originariamente sembra essere stato una formula essenziale- ma non esclusiva- trinitaria alla quale si andarono aggiungendo elementi cristologici. Verso il 150 Giustino (Apol., I, 61) sembra essere a conoscenza di un credo in nuce simile e anche la Tradizione apostolica di Ippolito contiene un credo di nove articoli dello stesso tenore di quelli già conosciuti da Tertulliano alla fine del II secolo. Il Credo romano del V secolo differiva ancora dalla formulazione definitiva raggiunta per la prima volta in Cesareo di Arles durante il VI secolo.

Cresconio. (inizio)

Donatista difensore di Petilliano al quale Agostino rispose nei suoi quattro libri Contro Cresconio. Vedi Agostino di Ippona; Donato.

Cromazio di Aquileia. (inizio)

Vita: Probabilmente nato ad Aquileia, verso il 368 faceva già parte del clero di questa città. Intervenne attivamente nel concilio di Aquileia nel quale si condannarono, nel 381, i vescovi ariani dell'Illiria. Nel 387 venne consacrato vescovo da Ambrogio. Intervenne presso l'imperatore Arcadio in difesa di Giovanni Crisostomo. Gli ultimi anni della sua vita vennero turbati dalle invasioni di Alarico. Si spense il 407.

Opere: Grazie alle ricerche di R. Etaix e J. Lemarié si sono scoperte alcune opere di Cromazio; in concreto quarantatré sermoni e sessanta omelie sopra il Vangelo di Matteo.

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Damaso I. (inizio)

Vita: Papa (366-384), nato a Roma (probabilmente di origine spagnola) intorno al 305. Figlio di un sacerdote che si occupava della Chiesa successivamente conosciuta con il nome di san Lorenzo. Fu diacono sotto il papa Liberio e servì l'antipapa Felice II. Alla morte di Liberio si ebbero alcuni disordini provocati dalle rivalità sorte entro un gruppo di partigiani di quest'ultimo, i quali elessero un certo Ursino, mentre altri seguaci di Felice preferirono Damaso. I sostenitori di quest'ultimo sterminarono i suoi rivali. Il 1o ottobre 366, dopo che alcuni dei suoi si appropriarono della basilica laterana, venne consacrato. Avvalendosi dell'appoggio del Prefetto (fa notare J. N. D. Kelly: " Fu la prima volta che un papa utilizzò il potere civile contro i suoi avversari "), espulse da Roma Ursino e i suoi. Nel 371 un giudeo convertito di nome Isacco lo accusò di adulterio e soltanto il personale intervento dell'imperatore lo salvò " dall'accusa disgraziata ". Ciò nonostante, Damaso seppe attirarsi il favore della corte imperiale e riuscì a far superare i pregiudizi dei ceti abbienti nei riguardi del cristianesimo. Damaso represse con forza l'eresia- incluso l'arianesimo- avvalendosi ampiamente dell'appoggio del braccio secolare. Benché le sue misure contro Lucifero di Cagliari fossero brutali e in diversi sinodi avesse condannato l'apollinaresimo e il macedonianesimo, optò, nel caso di Priscilliano, per una linea moderata. Le sue relazioni con le Chiese orientali furono ugualmente sfortunate dopo il suo rifiuto di appoggiare Melezio che era sostenuto da Basilio il Grande. Non intervenne nel concilio ecumenico di Costantinopoli (381) e non riuscì a migliorare le relazioni fra le Chiese occidentali e orientali, straziate dalle lotte ariane. Ebbe per segretario e consigliere teologico san Girolamo, al quale affidò l'incarico di rivedere la versione latina della Bibbia.

Opere: Il suo maggior contributo è costituito dagli epigrammi composti in onore dei martiri e delle opere realizzate dal papa. Inoltre si sono conservate alcune lettere, benché l'autenticità di alcune di esse sia discutibile.

Teologia: Strenuo difensore del primato di Roma, Damaso indicò che il papa era il garante della ortodossia. Un tale primato proveniva dal fatto che il papa doveva considerarsi successore di Pietro (Mt 16,18), il che gli conferiva il potere di legare e sciogliere. In armonia con questo punto di vista, nel 378 giunse perfino ad ottenere dall'imperatore che la Santa Sede venisse riconosciuta come tribunale di prima istanza e di appello per i vescovi occidentali. Vedi Apollinarismo; Liberio; Macedonianismo; Priscilliano.

Decreto Gelasiano. (inizio)

Vedi Gelasio I.

Diadoco di Fotice. (inizio)

Si tratta di uno dei più grandi asceti del V secolo. Di lui possediamo appena i dati inerenti alla vita. Fu avversario dei monofisiti all'epoca di Calcedonia (451). Firmò, insieme ad altri, una lettera diretta all'imperatore Leone dai vescovi dell'Epiro dopo l'assassinio del vescovo Proterio di Alessandria per mano dei monofisiti nel 457. Morì verso il 468.

Opere: La sua opera più importante è quella intitolata Cento tesi sulla perfezione spirituale. Fu anche autore di un'omelia sull'Ascensione, di un dialogo conosciuto con il titolo di La visione e di una Catechesi.

Teologia: Difese la doppia natura in Cristo di fronte ai monofisiti.

Diatessaron. (inizio)

Vedi Taziano.

Didachè. (inizio)

" È il documento più importante dell'era post-apostolica e la fonte più antica di legislazione ecclesiastica in nostro possesso " (Quasten). L'opera venne pubblicata nel 1883 dal metropolita greco di Nicomedia, Filoteo Bryennios, estratta da un codice del 1057 appartenente al patriarcato di Gerusalemme.

Datazione: Audet lo ha datato fra il 50 e il 70, mentre Adam lo situa fra il 70 e il 90. Quasten situò la sua compilazione fra il 100 e il 150, ma non esclude la possibilità che l'opera sia stata scritta nel I secolo. La nostra opinione, concorde con quella espressa da J. A. T. Robinson, è che la Didachè è uno scritto molto antico che può essere datato prima della distruzione del tempio di Gerusalemme. Questa antichità spiegherebbe, almeno in parte, perché venne considerata da alcuni uno scritto canonico. Per ciò che riguarda il luogo di redazione i più probabili sono la Siria e la Palestina.

Struttura: L'opera è divisa in sedici capitoli; fino al decimo il contenuto ha un carattere liturgico; da questo capitolo fino al quindicesimo si fa riferimento alla disciplina ecclesiale. L'ultimo capitolo è dedicato alla seconda venuta di Cristo.

Teologia: Il battesimo nella Didachè è descritto come fatto per immersione. Inoltre, in quest'opera è contenuto il primo riferimento al battesimo per infusione, il quale veniva praticato solo in casi di necessità. Il battesimo sembra essere limitato solo agli adulti, ai quali il sacramento veniva amministrato durante la veglia di Pasqua. Soltanto i battezzati potevano partecipare all''Eucaristia, che si celebrava di domenica dopo la confessione dei peccati, la quale era liturgica e collettiva. L'Eucaristia viene considerata come il sacrificio di cui parla Malachia 1,10, sebbene una tale affermazione- come ha sottolineato la teologa cattolica Sharon Burns- non implichi il contenuto sacrificale della celebrazione bensì l'opinione che la lode e l'orazione vadano a sostituire tutti i tipi di sacrificio. Non c'è alcun riferimento ad un episcopato monarchico e nemmeno si menzionano i presbiteri. I dirigenti delle comunità vengono chiamati vescovi (nell'accezione etimologica di supervisori) e diaconi. Inoltre, i profeti continuano ad usufruire di una certa rilevanza in seno alla comunità cristiana. L'escatologia riveste un'enorme importanza per la Didachè che segnala l'apparizione dei falsi profeti e dell'anticristo come situazioni precedenti la Parusia.

Dialogo sulla fede ortodossa. (inizio)

Dialogo del quale non conosciamo l'autore, conservato in un originale greco e in una traduzione latina di Rufino. L'opera non sembra precedente al 300 e, benché venisse attribuita ad Origene, è certo che i punti di vista espressi nel dialogo sono fondamentalmente anti-origenisti.

Didascalia degli apostoli. (inizio)

Costituzione ecclesiastica redatta nella prima metà del III secolo, destinata ad un gruppo di credenti della Siria settentrionale. L'opera segue molto da vicino lo schema della Didachè e si rifà anche alle Costituzioni apostoliche. Sembra evidente che il suo autore sia un giudeo-cristiano che utilizza a profusione alcuni degli apocrifi del Nuovo Testamento. Vedi Apocrifi; Didachè.

Didimo il Cieco. (inizio)

Uno dei capi della scuola catechetica di Alessandria del IV secolo che si chiuse poco dopo la sua morte.

Vita: Nacque intorno al 313 rimanendo cieco a quattro anni. Benché fosse carente di originalità, ebbe come suoi discepoli Girolamo e Rufino e ciò, unito al suo ascetismo- infatti condusse una vita da eremita-, lo portò a godere di un certo rilievo durante la sua epoca. Si spense verso il 398.

Opere: Fu autore di tre libri Sulla Trinità, un trattato Sullo Spirito Santo e un altro Contro i Manichei. Scrisse anche diversi commenti ai libri dell'Antico e del Nuovo Testamento dei quali solo alcuni frammenti ci sono pervenuti. Sono andati perduti i suoi dodici libri Sui dogmi e Contro gli ariani, il suo volume Sulle sètte e la sua Difesa di Origine.

Teologia: Benché non fosse un brillante pensatore, Didimo contribuì notevolmente alla comprensione della Trinità con la sua formula: " Una sostanza e tre ipostasi ". Difese anche l'esistenza di un'anima umana nella persona di Cristo, ma non parla di fusione della natura umana e divina bensì dell'esistenza di due nature e di due volontà. Partendo dalla cristologia, Didimo si occupa della dottrina dello Spirito Santo che considera increato come il Figlio. È Dio ed è uguale al Padre. Lo Spirito Santo è il dispensatore di grazie divine nella Chiesa. Grazie a lui, la Chiesa si trasforma in madre dei cristiani ai quali dispensa la luce attraverso il battesimo. Ciò nonostante, Didimo preferisce chiamare la Chiesa Corpo di Cristo anziché Madre. Per Didimo il peccato originale consiste nella caduta di Adamo ed Eva e viene trasmesso dai genitori ai figli attraverso l'atto sessuale, il che spiega perché Gesù dovesse essere partorito da una vergine. Il battesimo cancella il peccato originale ed ha come conseguenza l'adozione a figli di Dio. Per questo motivo il battesimo è indispensabile per la salvezza sebbene possa venire sostituito dal martirio. Didimo nega inoltre la validità del battesimo dato dagli eretici. La mariologia di Didimo insiste sul fatto che Maria fu sempre vergine; inoltre insiste nel chiamarla Madre di Dio (Theotokos). Sul piano antropologico, Didimo condivideva l'errore origenista di sostenere che l'anima fosse stata rinchiusa nel corpo come castigo per i precedenti peccati, appoggiando in questo modo l'idea platonico-origenista della preesistenza. Sul piano escatologico, benché Girolamo (Adv. Ruf., I, 6) sostenesse che Didimo era anche origenista credendo in una salvezza universale alla fine dei tempi, è certo che a partire dai suoi scritti risulta difficile accettare una tale opinione. D'altronde è innegabile che negli stessi scritti Didimo parli ripetutamente dell'inferno e dell'eterno castigo (De Trin., II, 12; II, 26). Quasten ha sottolineato che la testimonianza di Girolamo può considerarsi corretta posto che Didimo intendesse per salvezza universale che nel mondo futuro non ci sarà più peccato e che gli angeli desiderino essere redenti, ma entrambe le affermazioni non necessariamente devono vedersi contrapposte alla tesi di un castigo eterno per i condannati. Da Origene però Didimo sembra aver ereditato l'idea di purgatorio.

Diodoro di Tarso. (inizio)

Vita: Nacque ad Antiochia e venne educato in questa città. Fu uno degli alunni di Silvano e di Eusebio di Emesa. Divenne capo di una comunità monastica vicino ad Antiochia. Come maestro della scuola di questa città, difese il simbolo Niceno ed ebbe come alunni Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia. Si oppose validamente al progetto di Giuliano di operare una restaurazione del paganesimo e questi lo denigrò duramente. Valente, il successore di Giuliano, lo esiliò nel 372 in Armenia. Alla morte dell'imperatore, Diodoro tornò ad Antiochia essendo stato nominato vescovo di Tarso e Cilicia nel 378. Partecipò al concilio di Costantinopoli nel 381. Morì verso il 394. Nel 438 Cirillo di Alessandria lo accusò come responsabile dell'eresia di Nestorio e ciò provocò la condanna per eresia un secolo dopo la sua morte, nel sinodo di Costantinopoli del 499.

Opere: Sembra che Diodoro abbia scritto una sessantina di trattati, ma soltanto pochi frammenti sono giunti fino a noi, molto probabilmente perché i suoi avversari in campo teologico distrussero le sue opere. La perdita risulta grave specialmente per ciò che riguarda i suoi commenti biblici, poiché Diodoro seguiva un metodo esegetico di tipo storico e grammaticale.

Diogneto. (inizio)

Vedi Lettera a Diogneto.

Dionigi. (inizio)

Vita: Papa (259-268) che si prese cura della sede romana in un'epoca in cui si vide obbligato a riorganizzare la Chiesa dopo le stragi dovute alle persecuzioni di Valeriano e a risolvere i problemi scaturiti dalla politica ecclesiale di Galieno.

Opere: Sappiamo che scrisse due lettere a Dionigi di Alessandria sul sabellianismo e il subordinazionismo, ma solo frammenti di esse sono giunte fino a noi. Vedi Dionigi di Alessandria; Sabellio.

Dionigi di Alessandria. (inizio)

Anche conosciuto con il nome di Dionigi il Grande.

Vita: Probabilmente si tratta del discepolo più importante di Origene. Nato da una famiglia pagana, sembra che si sia convertito grazie al desiderio di rinvenire la verità e al suo amore per la lettura (HE, VII, 7, 1-3). Fu direttore della scuola di catechesi di Alessandria e vescovo di questa città. Si vide obbligato ad abbandonare la sua sede a motivo della persecuzione di Decio. Alla morte di quest'ultimo, ritornò in Alessandria, ma fu esiliato in Libia e a Mareotis (Egitto) durante il regno di Valeriano. Morì nel 264 a causa di una malattia che gli impedì di partecipare al sinodo di Antiochia.

Opere: Ci sono pervenute due lettere complete e alcuni frammenti di altre. Inoltre scrisse un'opera dal titolo Sulla natura, due libri Sulle promesse e quattro libri di Confutazione e apologia.

Dionigi l'Areopagita. (inizio)

Nome attribuito all'autore dei trattati conosciuti con il titolo di Nomi Divini, Due Gerarchie e Teologia mistica. Benché tentasse di farsi considerare discepolo di Paolo, la verità è che la sua epoca oscilla fra il V e il VI secolo e che il luogo di origine fu probabilmente la Siria. Le sue opere, imbevute di una mescolanza di neo-platonismo e spirito mistico, ebbero un'enorme divulgazione durante il medioevo grazie all'appoggio che gli offrirono alcuni teologi come Massimo il Confessore (VII secolo) e alla traduzione latina di Giovanni Scoto (IX secolo).

Dionigi di Corinto. (inizio)

Vescovo della seconda metà del II secolo la cui corrispondenza, a giudicare dai dati forniti da Eusebio (HE, IV, 23), godette di una considerevole diffusione fino al punto che diversi eretici cercarono di falsificarla. Purtroppo la sua corrispondenza non è giunta fino a noi. Vedi Dionigi.

Doctrina Addai. (inizio)

Versione siriaca degli Atti di Taddeo, nei quali si riporta l'episodio del dipinto raffigurante il volto di Gesù per il re Abgar o Abgaro. Vedi Abgar; Atti apocrifi.

Donatismo. (inizio)

Alla morte di Mensurio, avvenuta nel 311, tre vescovi africani elessero come successore di quest'ultimo il diacono Ceciliano. Ciò provocò una reazione negativa da parte dei cristiani estremisti i quali accusarono Ceciliano di aver consegnato le Scritture alle autorità civili durante le persecuzioni. Settanta vescovi della Numidia, riunitisi a Cartagine, annullarono l'elezione di Ceciliano e nel 312 elessero Maggiorino, probabilmente corrotti da Lucilla, un'abbiente matrona avversa a Ceciliano. Alla morte prematura di Maggiorino, la successione toccò a Donato. Nel 313 i donatisti ricorsero a Costantino per ottenere da quest'ultimo una mediazione dei vescovi della Gallia per la risoluzione del problema. Nell'ottobre di quell'anno si riunirono a Roma vari vescovi, galli e italici, sotto la presidenza del vescovo della città, papa Milziade, decidendo in favore di Ceciliano. I donatisti fecero appello all'autorità di un concilio che si tenne ad Arles nel 314, nel quale si ottenne il risultato contrario. Nel 316 Costantino scelse di impiegare, contro questi ultimi, la forza e ne esiliò i capi. Malgrado ciò, lo scisma non ebbe termine. Di fatto, nel 321 Costantino promulgò un editto di tolleranza che permise il rimpatrio degli esiliati. Successivamente, Donato, che condivideva l'opinione di molti cristiani africani, contrari all'intervento dell'imperatore nella vita della Chiesa e che consideravano il potere politico come qualcosa di anticristiano e tuttora incrostato nel seno della comunità, creò tutta una struttura ecclesiastica parallela, convinta di essere la Chiesa pura di fronte ad una Chiesa rilassata e semi-apostata. Nel 347, Costante inviò due funzionari, Macario e Paolo, per porre fine allo scisma. Donato si oppose a tale misura imperiale in materia religiosa. Macario allora rispose con la persecuzione del donatismo, dei suoi adepti, delle sue comunità e con l'esilio dei dirigenti fra i quali Donato. Quando, nel 362, Giuliano autorizzò il ritorno degli esiliati, Parmeniano (m. 391) riorganizzò il movimento donatista e riuscì a porre il gruppo cattolico in posizione di minoranza dalla quale emergerà soltanto alla fine del IV secolo con Aurelio di Cartagine e Agostino di Ippona, i quali però, molto probabilmente, non avrebbero trionfato senza l'appoggio militare dell'imperatore. Dopo il concilio di Cartagine del 404, Onorio, promulgò nel 405 un editto contro gli scismatici. Nel 411 una conferenza, alla quale parteciparono cattolici e donatisti, celebratasi a Cartagine, si concluse con la vittoria dei cattolici poiché il nuovo capo donatista, Petiliano di Costantinopoli, non soltanto non fu all'altezza dei suoi predecessori, Donato e Parmeniano, ma non riuscì ad abbattere l'armatura teologica costruita da Agostino di Ippona su cui contava la fazione cattolica. Questo rovescio degli scismatici animò Onorio, il quale promulgò l'anno seguente un altro editto repressivo contro costoro. In poco tempo il movimento donatista si vide schiacciato dalle forze imperiali e finì per degenerare, negli ultimi anni, in gruppi armati dediti al banditismo- come nel caso dei circumcellioni- il cui interesse sembra essere stato più nazionalista e sociale che religioso. Vedi Agostino di Ippona.

Doroteo di Antiochia. (inizio)

Presbitero di Antiochia che Eusebio (HE, VII, 32, 2-4) avrebbe conosciuto durante l'episcopato di Cirillo. Possedeva una profonda conoscenza dell'ebraico e della letteratura. Non ci è pervenuto nessuno dei suoi scritti e non sappiamo se insegnò nella scuola di Antiochia. Benché alcuni autori lo associno a Luciano, tale opinione è priva di fondamento. Vedi Cirillo di Alessandria; Luciano.

Dositeani. (inizio)

Setta gnostica costituita dai seguaci di Dositeo. Vedi Dositeo; Gnosticismo.

Dositeo. (inizio)

Gnostico samaritano maestro di Simone Mago. Sembra che abbia avuto pretese messianiche. Vedi Gnosticismo; Simone Mago.