LUIS MARTINEZ FERNANDEZ

DIZIONARIO TEOLOGICO

DEL CATECHISMO

DELLA CHIESA CATTOLICA

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ECONOMIA SACRAMENTALE (inizio)

Dispensazione attraverso la Chiesa dei frutti della Redenzione per mezzo dei sacramenti.

[A partire da Pentecoste] Cristo vive e agisce ormai nella sua Chiesa e con essa in una maniera nuova, propria di questo tempo nuovo. Egli agisce per mezzo dei sacramenti; è ciò che la Tradizione comune dell'Oriente e dell'Occidente chiama " l'Economia sacramentale "; questa consiste nella comunicazione (o " dispensazione ") dei frutti del Mistero pasquale di Cristo nella celebrazione della Liturgia " sacramentale " della Chiesa [1076].

L'" economia sacramentale " è implicata nella catechesi della Liturgia e nella sua concreta celebrazione.

La catechesi della Liturgia implica prima di tutto la comprensione dell'economia sacramentale (capitolo primo). A questa luce si rivela la novità della sua celebrazione [1135].

 

ECONOMIA SALVIFICA (inizio)

Û Celebrazione del mistero cristiano.

 

ECONOMIA E MORALE (inizio)

Il diritto all'iniziativa economica, che riguarda l'uso dei talenti personali per ottenere i giusti frutti dello sforzo e del lavoro, deve ricercare il bene comune adeguandosi alle legislazioni delle legittime autorità, in accordo con il bene comune.

Ciascuno ha il diritto di iniziativa economica; ciascuno userà legittimamente i propri talenti per concorrere a un'abbondanza di cui tutti possano godere, e per raccogliere dai propri sforzi i giusti frutti. Procurerà di conformarsi agli ordinamenti emanati dalle legittime autorità in vista del bene comune (cf CA 32; 34) [2429].

Nella prospettiva dei conflitti d'interesse che debbano tenere in conto i diritti e i doveri delle parti, la necessaria trattativa con l'intermediazione dei rappresentanti sindacali e dei poteri pubblici, sarà di ausilio a risolvere gli stessi.

La vita economica chiama in causa interessi diversi, spesso tra loro opposti. Così si spiega l'emergere dei conflitti che la caratterizzano (cf LE 11). Si farà di tutto per comporre tali conflitti attraverso negoziati che rispettino i diritti e i doveri di ogni parte sociale: i responsabili delle imprese, i rappresentanti dei lavoratori, per esempio le organizzazioni sindacali, ed, eventualmente, i pubblici poteri [2430].

Û Lavoro umano e morale.

 

ECUMENISMO (inizio)

L'unità della Chiesa, per la quale Cristo pregò il Padre, sebbene sussista indefettibile nella Chiesa cattolica, deve crescere, come dono del Signore e sforzo nella preghiera e nel lavoro di tutti i cristiani sotto l'azione dello Spirito.

L'unità, " che Cristo ha donato alla sua Chiesa fin dall'inizio, [...] noi crediamo che sussista, senza possibilità di essere perduta, nella Chiesa cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno più sino alla fine dei secoli " (UR 4). Cristo fa sempre alla sua Chiesa il dono dell'unità, ma la Chiesa deve sempre pregare e impegnarsi per custodire, rafforzare e perfezionare l'unità che Cristo vuole per lei. Per questo Gesù stesso ha pregato nell'ora della sua Passione e non cessa di pregare il Padre per l'unità dei suoi discepoli: " ...Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato " (Gv 17,21). Il desiderio di ritrovare l'unità di tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito Santo (UR 1) [820].

Esigenze dello sforzo ecumenico verso l'unità:

- Rinnovamento nella linea della fedeltà.

un rinnovamento permanente della Chiesa in una accresciuta fedeltà alla sua vocazione. Tale rinnovamento è la forza del movimento verso l'unità [821];

- Conversione dei cuori.

la conversione del cuore per " condurre una vita più conforme al Vangelo ", poiché è l'infedeltà delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni [ibid.];

- Preghiera privata e pubblica di tutti i cristiani.

la preghiera in comune; infatti la " conversione del cuore " e la " santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale " (UR 6) [ibid.];

- Fraterna conoscenza reciproca.

- Formazione ecumenica dei fedeli e specialmente dei sacerdoti (cf UR 10).

- Dialogo fra i teologi e incontri fra cristiani nei diversi ambiti di servizio all'uomo (UR 12 [821].

Il dialogo rispettoso con coloro che non accettano il Vangelo, esigenza della " missione " della Chiesa.

L'attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo (cf Rm 5,5). I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio " tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio (AG 9) [856].

Lo sforzo ecumenico deriva dalla " missione " della Chiesa.

La missione della Chiesa richiede lo sforzo verso l'unità dei cristiani (cf RM 50). Infatti, " le divisioni dei cristiani impediscono che la Chiesa stessa attui la pienezza della cattolicità ad essa propria in quei figli, che le sono bensì uniti col Battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione. Anzi, alla Chiesa stessa, diventa più difficile esprimere sotto ogni aspetto la pienezza della cattolicità proprio nella realtà della vita " (UR 4) [855].

 

EMBRIONE UMANO (inizio)

Deve essere difeso, come ogni essere umano, nella sua integrità e curato dal punto di vista medico, senza che la lecita diagnostica prenatale possa portare, in alcun caso, a provocarne l'eliminazione.

L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano.

La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se " rispetta la vita e l'integrità dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale... Ma essa è gravemente in contrasto con la legge morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di provocare un aborto: una diagnosi... non deve equivalere a una sentenza di morte " (CDF, Istr. Donum Vitae, 1, 2) [2274].

Gli interventi sull'embrione sono leciti se perseguono la sua cura o il miglioramento della sua salute e rispettano la sua integrità, senza esporlo in maniera sproporzionata alla morte. Produrre embrioni con materiale biologico disponibile è gravemente immorale. Gli interventi sul patrimonio cromosomico che pretendono di cambiare le qualità naturali dell'embrione attentano alla dignità dell'essere umano e alla sua identità.

" Si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale " (CDF, Istr. Donum Vitae, 1, 3).

" E immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come "materiale biologico" disponibile " (CDF, Istr. Donum Vitae, 1, 5).

" Alcuni tentativi d'intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il sesso o altre qualità prestabilite. Queste manipolazioni sono contrarie alla dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua identità " unica, irrepetibile (CDF, Istr. Donum Vitae, 1, 5) [2275].

 

EPICLESI (inizio)

Invocazione del celebrante affinché il Padre invii il suo Spirito perché le offerte si trasformino nel Corpo e nel Sangue del Signore e i fedeli in offerta viva.

L'Epiclesi (" invocazione-su ") è l'intercessione con la quale il sacerdote supplica il Padre di inviare lo Spirito Santificatore affinché le offerte diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e i fedeli, ricevendole, divengano essi pure un'offerta viva a Dio [1105].

Û Anafora.

 

EPIFANIA (inizio)

Û Misteri della vita di Cristo.

ERESIE, APOSTASIE E SCISMI (inizio)

Û Note della Chiesa: Una.

 

ESEQUIE CRISTIANE (inizio)

La Chiesa accompagna il cristiano, al termine della vita, per offrirlo al Padre e depositarlo nella terra nella speranza della risurrezione, mentre celebra per lui l'Eucaristia, preceduta e accompagnata dalle benedizioni e da altri sacramentali.

La Chiesa che, come Madre, ha portato sacramentalmente nel suo seno il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, lo accompagna al termine del suo cammino per rimetterlo " nelle mani del Padre ". Essa offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e, nella speranza, consegna alla terra il seme del corpo che risusciterà nella gloria (cf 1 Cor 15,42-44). Questa offerta è celebrata in pienezza nel Sacrificio eucaristico; le benedizioni che precedono e che seguono sono dei sacramentali [1683].

 

ESODO (inizio)

Nella predicazione di Gesù i grandi segni dell'Antica alleanza - come l'Esodo e la Pasqua - acquistano un nuovo significato

Nella sua predicazione il Signore Gesù (...) conferisce un nuovo significato ai fatti e ai segni dell'Antica Alleanza, specialmente all'Esodo e alla Pasqua (cf Lc 9,31; 22,7-20), poiché egli stesso è il significato di tutti questi segni [1151].

 

ESORCISMI (inizio)

A imitazione di Gesù che lo praticò, e per il potere da lui ricevuto, la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, nel suo nome, che alcune persone possedute dal dominio del maligno, vengano liberate, o un oggetto venga protetto contro il suo influsso. Questo esorcismo, che in forma semplice è già praticato nel battesimo, lo può praticare in forma solenne un sacerdote autorizzato dal vescovo, fatte salve tutte le cautele che la Chiesa stabilisce.

Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l'ha praticato; è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare. In una forma semplice, l'esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L'esorcismo solenne, chiamato " grande esorcismo ", può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa [1673].

EUCARISTIA (SACRAMENTO) (inizio)

Fonte e culmine di tutta la vita cristiana, alla quale sono ordinati tutti i sacramenti, i ministeri e l'agire cristiano.

L'Eucaristia è " fonte e apice di tutta la vita cristiana " (LG 11). " Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua " (PO 5) [1324].

Completa l'" iniziazione cristiana ".

La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore [1322].

In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede [1327].

E' comunione con Dio e realizzazione dell'unità della Chiesa.

" La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall'Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo " (CdR, Istr. Eucharisticum Mysterium, 6) [1325].

Il nucleo principale della celebrazione dell'Eucaristia è la misteriosa conversione del pane e del vino, per le parole di Cristo e la potenza dello Spirito Santo, nel Corpo e nel Sangue del Signore.

Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha fatto la vigilia della sua Passione: " Prese il pane... ", " Prese il calice del vino... " [1333].

Conversione eucaristica, Transustanziazione.

Come prova del suo amore - lasciato come comandamento supremo ai cristiani - Gesù istituì l'Eucaristia comandando agli Apostoli di celebrarla come memoriale della sua Pasqua.

Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era giunta la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell'amore. Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua Pasqua, istituì l'Eucaristia come memoriale della sua morte e della sua risurrezione, e comandò ai suoi apostoli di celebrarla fino al suo ritorno, costituendoli " in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza " (Conc. di Trento, DS 1740; FCC 9.172) [1337].

Sacerdozio ministeriale.

L'ordine di Gesù (" Fate questo in memoria di me ") richiede la celebrazione liturgica, da parte degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale della sua Passione e Risurrezione.

Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole " finché egli venga " (1 Cor 11,26), non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica, per mezzo degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della sua Morte, della sua Risurrezione e della sua intercessione presso il Padre [1341].

L'Eucaristia è, simultaneamente, sacramento di salvezza realizzata per la croce di Cristo, sacrificio di lode e azione di grazie al Padre.

L'Eucaristia, sacramento della nostra salvezza realizzata da Cristo sulla croce, è anche un sacrificio di lode in rendimento di grazie per l'opera della creazione [1359].

L'Eucaristia, " memoriale " del sacrificio di Cristo.

Memoriale della Passione, Messa.

Presenza eucaristica: vera, reale e sostanziale.

Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è " contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero " (Conc. di Trento, DS 1651; FCC 9.149). " Tale presenza si dice "reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presente " (MF 39) [1374].

Presenze di Cristo.

Cristo si rende presente per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, realtà che nella Chiesa viene chiamata in maniera appropriata transustanziazione.

Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: " Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione " (DS 1642; FCC 9.140) [1376].

Û Conversione, Eucaristia, Transustanziazione.

EUCARISTIA (SACRIFICIO E MEMORIALE DELLA PASSIONE) (inizio)

" Memoriale " della sua offerta volontaria al Padre per tutti gli uomini.

La vigilia della sua passione, Gesù, quand'era ancora libero, ha fatto di quest'ultima Cena con i suoi Apostoli il memoriale della volontaria offerta di sé al Padre (cf 1 Cor 5,7) per la salvezza degli uomini: " Questo è il mio Corpo che è dato per voi " (Lc 22,19). " Questo è il mio Sangue dell'Alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati " (Mt 26,28) [610].

Istituzione del sacrificio eucaristico per perpetuare, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce.

" Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua Morte e Risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, " nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura " " (SC 47) [1323].

Gesù ordina ai suoi Apostoli di perpetuare la sua offerta.

L'Eucaristia che egli istituisce in questo momento sarà il " memoriale " (1 Cor 11,25) del suo sacrificio. Gesù nella sua offerta include gli Apostoli e chiede loro di perpetuarla (cf Lc 22,19). Con ciò, Gesù istituisce i suoi Apostoli sacerdoti della Nuova Alleanza [611].

Û anche Mistero Pasquale, Cena pasquale e Memoriale della Passione.

 

EUCARISTIA DOMENICALE (inizio)

Fin dall'età apostolica occupa un posto capitale nella celebrazione del " giorno del Signore ", giacché rende presente il mistero pasquale di Cristo.

La celebrazione della domenica è il compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo [2176].

La celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa. " Il giorno di domenica in cui si celebra il Mistero pasquale, per la tradizione apostolica, deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto " (CIC, can. 1246,1) [2177].

Questa pratica dell'assemblea cristiana risale agli inizi dell'età apostolica (cf At 2,42-46; 1 Cor 11,17). La Lettera agli Ebrei ricorda: " Non disertando le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda (Eb 10,25) [2178].

La Chiesa, nel rendere obbligatoria nella sua legislazione la partecipazione all'Eucaristia domenicale e in altri giorni di precetto, precisa il comandamento di Dio e dà occasione al fedele di manifestare la sua appartenenza e fedeltà a Cristo nella sua Chiesa.

Il precetto della Chiesa definisce e precisa la legge del Signore: " La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa " (CIC, can. 1247) [2180].

L'Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'Eucaristia nei giorni di precetto... [2181].

La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza [2182].

Û Giorno del Signore e Domenica.

 

EUTANASIA (inizio)

L'eutanasia diretta è, in qualsiasi caso e circostanza, mezzo o motivazione, gravemente immorale in quanto atto omicida.

Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.

Così un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere [2277].

Il paziente, o chi ha competenza di giudizio nel caso non sia in grado di farlo lui stesso, può lecitamente ordinare l'interruzione di trattamenti medici onerosi, pericolosi, sproporzionati o straordinari, vista l'inevitabile imminenza della morte, onde evitare l'accanimento terapeutico.

L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'" accanimento terapeutico ". Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente [2278].

A condizione che non si procuri la morte, è lecito, nella sua imminenza, l'uso di medicine analgesiche, anche se possono indirettamente accelerare la sua venuta.

Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate [2279].

 

EVANGELIZZARE (inizio)

L'invio degli Apostoli da parte di Gesù per proclamare la Buona Novella della salvezza mediante la conversione e il Battesimo per il perdono dei peccati.

Cristo ha inviato i suoi Apostoli perché " nel suo Nome " siano " predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati " (Lc 24,47). " Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo " (Mt 28,19). La missione di battezzare, dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare, poiché il sacramento è preparato dalla Parola di Dio e dalla fede, la quale è consenso a questa Parola [1122].

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FALSA TESTIMONIANZA (inizio)

Mentire pubblicamente davanti ad un tribunale, ostacolando, a volte in maniera assai grave, la giustizia e l'equità.

Una affermazione contraria alla verità, quando è fatta pubblicamente, riveste una gravità particolare. Fatta davanti ad un tribunale, diventa una falsa testimonianza (cf PT 19,9). Quando la si fa sotto giuramento, è uno spergiuro. Simili modi di comportarsi contribuiscono sia alla condanna di un innocente sia alla assoluzione di un colpevole, oppure ad aggravare la pena in cui è incorso l'accusato (cf PT 18,5). Compromettono gravemente l'esercizio della giustizia e l'equità della sentenza pronunciata dai giudici [2476].

Û Spergiuro.

 

FAMIGLIA CRISTIANA (inizio)

Nel Nuovo Testamento la famiglia è presente con una rilevanza particolare per il fatto di essere una " comunione di fede, speranza e amore ", immagine della stessa Chiesa, ragione per la quale i Padri già la denominarono Chiesa domestica.

" La famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata " chiesa domestica " " (FC 21; cf LG 11). Essa è una comunità di fede, di speranza e di carità; nella Chiesa riveste una singolare importanza come è evidente nel Nuovo Testamento (cf Ef 5,21-6,4; Col 3,18-21; 1 Pt 3,1-7) [2204].

D'altra parte, la famiglia cristiana, nei doni dell'amore e della procreazione, è riflesso della comunione della Trinità divina.

La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. La sua attività procreatrice ed educativa è il riflesso dell'opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera e il sacrificio di Cristo (...) [2205].

In quanto Chiesa domestica, costituisce un ambito privilegiato per insegnare ai figli il modo di pregare e la perseveranza nella preghiera, in primo luogo con l'esempio.

La famiglia cristiana è il primo luogo dell'educazione alla preghiera. Fondata sul sacramento del Matrimonio, essa è " la Chiesa domestica " dove i figli di Dio imparano a pregare " come Chiesa " e a perseverare nella preghiera. Per i fanciulli in particolare, la preghiera familiare quotidiana è la prima testimonianza della memoria vivente della Chiesa pazientemente risvegliata dallo Spirito Santo [2685].

Û Matrimonio, Chiesa domestica, Preghiera.

 

FAMIGLIA NEL PIANO DI DIO (inizio)

Creando l'uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana, dotandola di una costituzione fondamentale. L'uomo e la donna, col loro matrimonio, formano con i figli una famiglia, istituzione che precede qualunque riconoscimento da parte della pubblica autorità.

Creando l'uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l'ha dotata della sua costituzione fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e di doveri [2203].

Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé... [2202].

 

FECONDITA' DELL'AMORE CONIUGALE (inizio)

L'istituzione matrimoniale e l'amore coniugale sono ordinati, per la loro stessa natura, alla procreazione e all'educazione dei figli.

" Per sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento " (GS 48,1) [1652].

In questo fine del matrimonio gli sposi partecipano del potere creativo di Dio e della sua amorosa paternità (cf Ef 3,14; Mt 23,9).

Chiamati a donare la vita, gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità di Dio. " Nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerato come la loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e come suoi interpreti. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità " (GS 50,2) [2367].

L'esigenza di tale fecondità, nell'ordine dell'educazione della prole, si estende alla vita morale e a quella soprannaturale che essi devono sempre cercare di trasmettere ai figli.

La fecondità dell'amore coniugale si estende ai frutti della vita morale, spirituale e soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso l'educazione. I genitori sono i primi e principali educatori dei loro figli (cf GE 3). In questo senso il compito fondamentale del matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita (cf FC 28) [1653].

Û Matrimonio, Fecondità, Regolazione delle nascite.

FEDE (VIRTU' TEOLOGALE) (inizio)

Virtù teologale per la quale crediamo in Dio e nella sua parola rivelata, insegnata con autorità dalla sua Chiesa.

La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Santa Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede " l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente " (DV 5). Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. " Il giusto vivrà mediante la fede " (Rm 1,17). La fede viva " opera per mezzo della carità " (Gal 5,6) [1814].

Risposta dell'uomo a Dio che si rivela.

Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l'uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore (cf DV 5). La Sacra Scrittura chiama " obbedienza della fede " questa risposta dell'uomo a Dio che rivela (cf Rm 1,5; 16,26) [143].

La fede, adesione personale e assenso libero a Dio che si rivela.

La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato [150].

La fede è una grazia.

La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. " Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia " a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità " " (DV 5) [153].

Perché sia sempre una realtà viva, è necessario che porti frutti in opere e che sia unita alla speranza e alla carità.

Il dono della fede rimane in colui che non ha peccato contro di essa (Conc. di Trento, DS 1545; FCC 8.078). Ma " la fede senza le opere è morta " (Gc 2,26): se non si accompagna alla speranza e all'amore, la fede non unisce pienamente il fedele a Cristo e non ne fa un membro vivo del suo Corpo [1815].

Speranza e carità, Virtù teologali.

Però, nello stesso tempo, è un atto umano, non contrario alla libertà e all'intelligenza dell'uomo.

Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all'intelligenza dell'uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate [154].

La fede, atto volontario e libero.

Per essere umana, " è elemento fondamentale [...] che gli uomini devono volontariamente rispondere a Dio credendo; che perciò nessuno può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. Infatti l'atto di fede è volontario per sua stessa natura " (DH 10; cf CIC, can. 748,2) [160].

L'intelligenza e la volontà cooperano alla fede con la grazia.

Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: " Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam - Credere è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina " (S. Tommaso d'Aquino, S. Th., II-II, q. 2, a. 9; cf Conc. Vaticano I, DS 3010; FCC 1.069) [155].

Il motivo di credere non ha la sua radice nell'intellegibilità umana delle verità alle quali diamo il nostro assenso, ma nell'autorità di Dio che si rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare.

Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo " per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare " [156].

I motivi di credibilità, le prove esteriori della Rivelazione e i suoi segni (" i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità ").

" Nondimeno, perché l'ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione " (Conc. Vaticano I, DS 3009; FCC 1.068).

Così i miracoli di Cristo e dei santi (cf Mc 16,20); At 2,4), le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità " sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza ", sono " motivi di credibilità " i quali mostrano che l'assenso della fede non è " affatto un cieco moto dello spirito " (Conc. Vaticano I, DS 3008-3010; FCC 1.067-1.069) [156].

La fede è una certezza, nonostante le oscurità delle verità rivelate rispetto alla ragione e all'esperienza.

La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all'esperienza umana [157].

Credere per comprendere e cercare di comprendere meglio ciò che si crede, con l'aiuto dei dono dello Spirito Santo.

" La fede cerca di comprendere " (S. Anselmo, Prosl., Proem.): è caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che egli ha rivelato... Ora, " affinché l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni ". Così, secondo il detto di sant'Agostino. " Credi per comprendere: comprendi per credere " (DV 5) [158].

Non c'è opposizione fra fede e scienza.

" Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero " (Conc. Vaticano I, DS 3017; FCC 1.082) [159].

Necessità della fede per conseguire la salvezza.

Credere in Gesù Cristo e in colui che l'ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati (cf Mc 16,16; Gv 3,36; 6,40). " Poiché "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" (Eb 11,6) " [161].

Necessità di custodire e alimentare la fede.

Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla (cf Mc 9,24; Lc 17,5; 22,32); essa deve operare " per mezzo della carità " (Gal 5,6; cf Gc 2,14-26), essere sostenuta dalla speranza (cf Rm 15,13) ed essere radicata nella fede della Chiesa [162].

La fede non deve essere solo custodita, ma deve essere anche testimoniata con franchezza e diffusa.

Il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con franchezza e diffonderla: " Devono tutti essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della Croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa " (LG 42; cf DH 14). Il servizio e la testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: " Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli " (Mt 10,32-33) [1816].

Û Apostolato, Apostoli.

La fede, primizia e anticipo della vita eterna.

La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio " a faccia a faccia " (1 Cor 13,12), " così come egli è " (1 Gv 3,2). La fede, quindi, è già l'inizio della vita eterna [163].

La fede, atto personale e comunitario.

La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza [166].

Chi dice: " Io credo ", dice: " Io aderisco a ciò che noi crediamo ". La comunione nella fede richiede un linguaggio comune della fede, normativo per tutti e che unisca nella medesima confessione di fede [185].

La fede e la Chiesa.

E innanzi tutto la Chiesa che crede, e che così regge, nutre e sostiene la mia fede. E innanzi tutto la Chiesa che, ovunque, confessa il Signore, e con essa e in essa, anche noi siamo trascinati e condotti a confessare: " Io credo ", " Noi crediamo ". Dalla Chiesa riceviamo la fede e la vita nuova in Cristo mediante il Battesimo [168].

Fede e vita morale del cristiano: comportamenti e obbligo della testimonianza sono conseguenza della fede.

La nostra vita morale trova la sua sorgente nella fede in Dio che ci rivela il suo amore. San Paolo parla dell'" obbedienza alla fede " (Rm 1,5; 16,26) come dell'obbligo primario. Egli indica nell'" ignoranza di Dio " il principio e la spiegazione di tutte le deviazioni morali (cf Rm 1,18-32). Il nostro dovere nei confronti di Dio è di credere in lui e di rendergli testimonianza [2087].

Il credere in Dio è inseparabile dal credere nel Figlio.

Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente credere in colui che egli ha mandato, " il suo Figlio prediletto " nel quale si è compiaciuto (Mc 1,11) [151].

Crediamo in Gesù Cristo per lo Spirito Santo.

Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parte al suo Spirito. E lo Spirito Santo che rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti " nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo " (1 Cor 12,3) [152].

Di conseguenza, questa è la nostra fede.

La Chiesa non cessa di confessare la sua fede in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo [152].

L'unica fede, ricevuta da un solo Signore e trasmessa in un solo battesimo.

Da secoli, attraverso molte lingue, culture, popoli e nazioni, la Chiesa non cessa di confessare la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre (cf Ef 4,4-6) [172].

Professione di fede e battesimo.

La prima " professione di fede " si fa al momento del Battesimo. Il " Simbolo della fede " è innanzi tutto il Simbolo battesimale. Poiché il Battesimo viene dato " nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo " (Mt 28,19), le verità di fede professate al momento del Battesimo sono articolate in base al loro riferimento alle tre Persone della Santa Trinità [189].

Le formule di fede poggiano sulla realtà e ad essa tendono.

Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di " toccare ". " L'atto [di fede] del credente non si ferma all'enunciato, ma raggiunge la realtà (enunciata) " (S. Tommaso d'Daquino, S. Th., II-II, q. 1, a. 2, ad 2). Tuttavia, queste realtà noi le accostiamo con l'aiuto delle formulazioni della fede. Esse ci permettono di esprimere e di trasmettere la fede, di celebrarla in comunità, di assimilarla e di viverne sempre più intensamente [170].

L'obbedienza della fede.

Obbedire (" ob-audire ") nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta [144].

La fede di Abramo testimoniata nella lettera agli Ebrei.

Abramo realizza così la definizione della fede data dalla Lettera agli Ebrei: " La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono " (Eb 11,1). " Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia " (Rm 4,3; cf Gn 15,6). " Forte in [questa] fede " (Rm 4, 20), Abramo è diventato " padre di tutti quelli che credono " (Rm 4,11.18; cf Gn 15,15) [146].

Abramo e Maria, testimoni della fede.

Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, " sperando contro ogni speranza " (Rm 4,18); la Vergine Maria che, nel " cammino della fede " (LG 58), è giunta fino alla " notte della fede " (Giovanni Paolo II, RM 18) partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede [165].

Û Abramo e Maria.

 

FEDELI CRISTIANI (inizio)

Sono tutti i membri del Popolo di Dio, incorporati a Cristo per mezzo del Battesimo, sia che appartengano alla Gerarchia, ai " laici " o ai consacrati nei " consigli evangelici ".

" I fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti Popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio della funzione sacerdotale, profetico e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo " (CIC, can. 204, 1; LG 31) [871].

Uguali nella dignità, secondo la propria condizione e il proprio ufficio.

" Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell'agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all'edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno " (CIC, can. 208; cf LG 32) [872].

 

FEDELI LAICI (inizio)

Cristiani, non appartenenti all'Ordine sacro, né allo stato religioso.

" Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti Popolo di Dio, e nella loro misura resi partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano " (LG 31) [897].

Devono occuparsi delle realtà temporali per ordinarle secondo la volontà di Dio.

" Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio... A loro quindi particolarmente spetta illuminare e ordinare tutte le realtà temporali... (LG 31) [898].

Il loro dovere di apostolato.

I laici, come tutti i fedeli, in virtù del Battesimo e della Confermazione, ricevono da Dio l'incarico dell'apostolato... [900].

Partecipi della missione sacerdotale di Cristo.

" I laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati e istruiti perché lo Spirito produca in essi frutti sempre più copiosi. Tutte infatti le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con pazienza, diventano "sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pt 2,5); e queste cose nella celebrazione dell'Eucaristia sono piissimamente offerte al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore (...) " [901].

In modo particolare i genitori partecipano all'ufficio di santificazione " conducendo la vita coniugale secondo lo spirito cristiano e attendendo all'educazione cristiana dei figli " (CIC, can. 835,4) [902].

Partecipano della missione profetica di Cristo.

" Cristo... adempie la sua funzione profetica... non solo per mezzo della gerarchia... ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni " dotandoli " del senso della fede e della grazia della parola " (LG 35) (...) [904].

I laici compiono la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè " con l'annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola " [905].

Partecipi della missione regale di Cristo.

" Inoltre i laici, anche mettendo in comune la loro forza, risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve ne sono che spingano i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori dell'uomo " (LG 36) [909].

" I laici [...] possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare " (EN 73) [910].

Apostolato, Apostoli.

 

FEDELTÀ DELL'AMORE CONIUGALE (inizio)

Il vero amore postula una fedeltà indissolubile, motivata, in profondità, dal fatto di essere un'" alleanza " che è immagine della fedeltà di Dio al suo popolo e di quella di Cristo alla sua Chiesa.

L'amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. E questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l'uno all'altro (...).

La motivazione più profonda si trova nella fedeltà di Dio alla sua alleanza, di Cristo alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio gli sposi sono abilitati a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza. Dal sacramento, l'indissolubilità del Matrimonio riceve un senso nuovo e più profondo [1646-1647].

L'" intima comunità di vita e di amore " del matrimonio esige dagli sposi l'obbligo di mantenere questa " alleanza " una e irrevocabile, come quella di Cristo alla sua Chiesa, della quale essa è immagine.

La coppia coniugale forma una " intima comunità di vita e di amore [che] fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale (GS 48,1) (...) [2364].

La fedeltà esprime la costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento del Matrimonio fa entrare l'uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa (...) [2365].

Û Matrimonio, Indissolubilità e unità e Indissolubilità del matrimonio cristiano.

 

FIGLI, DONI DI DIO (inizio)

Non sono un diritto, bensì un " dono ", che comporta diritti loro propri in quanto persone.

Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il " dono più grande del matrimonio " è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso " diritto al figlio ". In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello " di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento " (CDF, Istr. Donum vitae, 2, 8) [2378].

Û Doveri dei figli.

 

FONTI DELLA MORALITÀ (inizio)

Le fonti da cui si sviluppa la moralità dell'agire sono tre: l'oggetto scelto, l'intenzione o il fine che ci si prefigge e le circostanze dell'azione.

La moralità degli atti umani dipende:

- dall'oggetto scelto;

- dal fine che ci si prefigge o dall'intenzione;

- dalle circostanze dell'azione.

L'oggetto, l'intenzione e le circostanze rappresentano le " fonti ", o elementi costitutivi, della moralità degli atti umani [1750].

L'atto moralmente buono esige, simultaneamente, la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze. L'oggetto, di per sé, può, infatti, viziare l'insieme dell'agire, come, allo stesso modo, un fine cattivo, sebbene l'oggetto sia buono, può corrompere l'intera azione.

L'atto moralmente buono suppone, ad un tempo, la bontà dell'oggetto, del fine e delle circostanze. Un fine cattivo corrompe l'azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono (come il pregare e il digiunare " per essere visti dagli uomini ": Mt 6,5).

L'oggetto della scelta può da solo viziare tutta un'azione. Ci sono dei comportamenti concreti - come la fornicazione - che è sempre sbagliato scegliere, perché la loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale [1755].

Il fine, o intenzione, e le circostanze sono soltanto il segno della moralità delle azioni umane, alcune delle quali in se stesse, indipendentemente dall'intenzione o dalle circostanze, sono sempre gravemente illecite.

E quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l'intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc.) che ne costituiscono la cornice. Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l'omicidio e l'adulterio. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene [1756].

Û Oggetto morale, Intenzione o fine e Circostanze.

 

FONTI DELLA PREGHIERA (inizio)

a) La Parola di Dio, nella cui lettura e meditazione lo Spirito ci insegna a pregare e ci permette di ascoltare Dio che ci parla e di parlargli nella preghiera.

E attraverso una trasmissione vivente (la sacra Tradizione) che lo Spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio, nella Chiesa " che crede e che prega " (DV 8) [2650].

" ...la lettura della Sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché "gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini" (S. Ambrogio, Off.., 1, 88) " (DV 25) [2653].

b) La Liturgia della Chiesa, in quanto preghiera di tutta la Chiesa, alimenta anche la preghiera di ogni fedele.

La preghiera interiorizza ed assimila la Liturgia durante e dopo la sua celebrazione. Anche quando è vissuta " nel segreto " (Mt 6,6), la preghiera è sempre preghiera della Chiesa, è comunione con la Santissima Trinità (cf IGLH 9) [2655].

c) Le virtù teologali: La " fede " ci introduce nell'unione con Dio, la " speranza " ci permette di pregare nella prospettiva del ritorno di Cristo, e la " carità " ci porta all'amore di Colui che per primo ci ha amato.

Attraverso i segni della sua Presenza, è il Volto del Signore che cerchiamo e desideriamo, è la sua Parola che vogliamo ascoltare e custodire [2656].

Lo Spirito Santo, che ci insegna a celebrare la Liturgia nell'attesa del ritorno di Cristo, ci educa a pregare nella speranza. A loro volta, la preghiera della Chiesa e la preghiera personale alimentano in noi la speranza... [2657].

...la preghiera, plasmata dalla vita liturgica, tutto attinge all'amore con cui siamo amati in Cristo e che ci concede di rispondervi amando come lui ci ha amati. L'amore è la sorgente della preghiera; chi vi attinge, tocca il culmine della preghiera [2658].

Û Sacra Scrittura, Liturgia, Virtù teologali (Fede, Speranza, Carità).

 

FORMAZIONE DELLA COSCIENZA (inizio)

E una necessità, a causa delle influenze negative del peccato e della conseguente tendenza a preferire il proprio giudizio " interessato ".

La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi [1783].

L'educazione della coscienza, compito di tutta la vita a partire dall'infanzia.

L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo e dall'orgoglio, dai risentimenti della colpevolezza e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani [1784].

Realtà illuminante per questa educazione sono la Parola di Dio, la preghiera e l'aiuto dello Spirito e dei suoi doni.

Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla Croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati della testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa (cf DH 14) [1785].

 

FORMULA DELL'ASSOLUZIONE SACRAMENTALE (inizio)

Esprime l'elemento essenziale del sacramento della Penitenza: Il Padre, per mezzo dei frutti della Pasqua del suo Figlio e la potenza dello Spirito, riconcilia con sé il peccatore, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa.

La formula di assoluzione in uso nella Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo sacramento: il Padre delle misericordie è la sorgente di ogni perdono. Egli realizza la riconciliazione dei peccatori mediante la Pasqua del suo Figlio e il dono del suo Spirito, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa:

" Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e Risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo " (OP 102) [1449].

Û Penitenza (sacramento della).

 

FORNICAZIONE (inizio)

Congiunzione o unione carnale dell'uomo e della donna al di fuori del matrimonio. Va contro la dignità delle persone e il fine della sessualità.

La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani [2353].

Û altri peccati contro il sesto comandamento: Masturbazione, Lussuria, Prostituzione, Omosessualità.

FORTEZZA (VIRTU' CARDINALE) (inizio)

Consiste nell'avere una ferma e costante volontà di cercare il bene, contro le difficoltà e le tentazioni contrarie, affrontando, pur di raggiungerlo, difficoltà, timori e anche la morte.

La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. " Mia forza e mio canto è il Signore " (Sal 118,14). " Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo " (Gv 16,33) [1808].

Û Virtù morali, Virtù cardinali.

 

FRODE FISCALE (inizio)

Û Furto.

 

FRUTTI DELLO SPIRITO SANTO (inizio)

Secondo la tradizione della Chiesa, lo Spirito Santo offre il suo aiuto al fedele cristiano, al fine di raggiungere il Regno di Dio, per mezzo dei suoi cosiddetti dodici doni.

I frutti dello Spirito sono perfezioni che lo Spirito Santo plasma in noi come primizie della gloria eterna. La Tradizione della Chiesa ne enumera dodici: " amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità " (Gal 5,22-23 vulg.) [1832].

 

FUGA IN EGITTO (inizio)

Û Misteri della vita di Cristo.

 

FURTO (inizio)

L'usurpazione di un bene altrui contro la volontà del suo possessore, se non interviene una necessità grave, urgente ed essenziale, è un peccato contro il settimo comandamento.

Il settimo comandamento proibisce il furto, cioè l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni. E questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti...) è di disporre e di usare beni altrui (cf GS 69) [2408].

Non rubare.

Sono da considerarsi ingiusti trattenimenti dei beni altrui la frode nel commercio, le speculazioni per elevare i prezzi, il defraudare il lavoratore con salari ingiusti, la corruzione amministrativa, la frode fiscale, ecc.

Ogni modo di prendere e di tenere ingiustamente i beni del prossimo, anche se non è in contrasto con le disposizioni della legge civile, è contrario al settimo comandamento. Così, tenere deliberatamente cose avute in prestito o oggetti smarriti; commettere frode nel commercio (cf Dt 25,13-16); pagare salari ingiusti (cf Dt 24,14-15; Gc 5,4)); alzare i prezzi, speculando sull'ignoranza o sul bisogno altrui (cf Am 8,4-6).

Sono pure moralmente illeciti: la speculazione, con la quale si agisce per far artificiosamente variare la stima dei beni, in vista di trarne un vantaggio a danno di altri; la corruzione, con la quale si svia il giudizio di coloro che devono prendere decisioni in base al diritto; l'appropriazione e l'uso privato dei beni sociali di un'impresa; i lavori eseguiti male, la frode fiscale, la contraffazione di assegni e di fatture... [2409].