COME COMPORTARSI DI FRONTE AL FENOMENO DELLE SETTE?

CONTRIBUTO DEL GRIS SULLA SITUAZIONE ITALIANA INVIATO ALLA :
CONFERENZA ANNUALE DELL'AFF (14-16 MAGGIO 1999) MINNEAPOLIS - MINNESOTA
"CULTS, PSYCHOLOGICAL MANIPULATION, & SOCIETY : INTERNATIONAL PERSPECTIVES"

A) SITUAZIONE ITALIANA

1) Il fenomeno dei NMR e sette in Italia

    Secondo una ricerca del GRIS (Gruppo di ricerca ed informazione sulle sette) in Italia ci sono circa 400 aggregazioni con circa seicentomila (600.000) adepti di Nuovi Movimenti Religiosi e sette. Sono distribuiti uniformemente nel territorio nazionale. Contando, però, anche i simpatizzanti e i curiosi, si può arrivare al milione di persone coinvolte nei diversi movimenti in misura maggiore o minore. Tra le varie aggregazioni la più numerosa è quella dei Testimoni di Geova (circa 200.000), il Movimento evangelico pentecostale "Assemblee di Dio" (circa 100.000), poi, con notevole distacco, i Mormoni, la Soka Gakkai, Scientology (questi tre ultimi movimenti oscillano tra i 10.000 e i 20.000 aderenti).

    In Italia non ci sono stati episodi gravissimi attribuibili a sette di vario genere, anche se non mancano casi di omicidi-suicidi e reati di vario genere compiuti da adepti di vari gruppi per i quali sono state intraprese indagini giudiziarie, alcune delle quali sono ancora in corso. Anche i recenti episodi avvenuti in Europa nella setta del Tempio Solare hanno inciso molto poco sull’opinione pubblica italiana anche grazie all’opera informativa massiccia e costante del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove religioni) che è tesa a minimizzare tali episodi relegandoli nel novero delle eccezioni e includendoli in una lista di fenomeni marginali e trascurabili perché numericamente e sociologicamente non significativi. E’ da rilevare come il CESNUR abbia avuto, negli ultimi anni, un ruolo importante nella diffusione delle informazioni sui Nuovi Movimenti Religiosi in Italia.

    In questa situazione un fatto straordinario per il nostro Paese è stata la divulgazione, nell’Aprile del 1998, di un Rapporto della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione - Dipartimento Della Pubblica Sicurezza - Ministero dell’Interno. Titolo del rapporto era: " Alcune Considerazioni a proposito di ‘Sette religiose e Nuovi Movimenti Magici’. Il documento proviene dalla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione. Ciò vuol dire, a mio avviso, che il Ministero degli Interni ha sentito in qualche modo la necessità di "prevenire" certi fenomeni di "violenza giustificata dalla fede" che invece hanno colto impreparate molte altre polizie straniere, come si evince dagli episodi delittuosi accaduti in Europa, in America e in Giappone. Nella parte dell’ Introduzione riservata ad evidenziare i "possibili pericoli e implicazioni penali nell’attività di alcuni movimenti" il rapporto afferma che, se un gruppo ha un atteggiamento di rifiuto o indifferenza rispetto ai principi su cui si fonda la convivenza civile, allora va considerata la rilevanza penale delle sue azioni.

    Secondo il Rapporto tale rilevanza penale si può manifestare in molti modi tra cui :

  1. L’uso di "meccanismi subliminali di fascinazione e del cosiddetto "lavaggio del cervello" o altri consimili metodi atti a limitare la libertà di autodeterminazione del singolo". Riguardo a questo primo aspetto il rapporto si sofferma sul fatto che ci sono molte testimonianze e accertamenti condotti da organi di polizia che attestano il fatto che certi movimenti usano tecniche per aggirare le difese delle persone "inducendole ad un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca". Nella nota 13 viene descritto il procedimento o le varie tappe della riforma del pensiero. Esse sono: Isolamento, Indottrinamento, Mantenimento.


    b) "L’interesse, più che all’arricchimento spirituale degli adepti a quello materiale dei capi carismatici. ... che si realizza attraverso l’esazione di contributi, condotta con metodiche aggressive, e la vendita di merci ... e servizi vari (in genere sedute psicoterapeutiche e "corsi di perfezionamento")". Questo è il caso di chi usa la natura religiosa del proprio gruppo solo come pretesto per accumulare denaro usufruendo di esenzioni fiscali. Se, dunque, la professione di fede è " strumentale a realizzare un utile, abusando della credulità altrui", allora ci sono " gli estremi per condurre, d’ufficio, mirati accertamenti di polizia giudiziaria e tributaria". In quest’ultimo caso si sottolinea la difficoltà di procedere contro i sedicenti truffaldini "guru" a causa della reticenza degli adepti a sporgere denuncia.


    c) "Il celare, dietro un’apparenza talora rispettabile al di là dei fini dichiarati, comportamenti immorali o condotte illecite". In questo caso il rapporto afferma che, se un gruppo di persone della stessa fede si rende attore di "traffici delittuosi" esso può essere perseguito perché "... i crimini connessi a manifestazioni di culto sono trattati come reati comuni a tutti gli effetti, fatte salve le valutazioni morali riferite al movente".

    d) "La propugnazione di dottrine connotate da elementi fortemente irrazionali, che potrebbero obnubilare gli adepti e spingerli a comportamenti devianti e pericolosi per la sicurezza pubblica".

    Questi gruppi sono quelli che, secondo il rapporto, destano più preoccupazioni, insieme alle congreghe sataniste. Se ci sono gruppi che intendono "migliorare il mondo" questi ultimi difficilmente si macchierebbero di atti criminosi proprio perché desiderosi di guadagnarsi il favore dell’opinione pubblica. Altri gruppi, invece, "i cui affiliati, ritenendosi gli eletti o comunque gli unici degni di "salvarsi", tendono a radicalizzare la propria separazione da tutti gli altri, per evitare "contaminazioni"" potrebbero organizzare "con maggiore probabilità, gesti anticonservativi".

    E’ a questo punto che il rapporto afferma la possibilità che "qualche esaltato, inserito in una formazione dell’uno e dell’altro tipo ... decida di commettere un atto eclatante per lanciare un "messaggio" a tutta l’umanità". Questo pericolo viene sentito in particolar modo in Italia e a Roma, città dove il Giubileo del 2000 avrà un significato religioso particolare e una rilevanza superiore a qualsiasi altra città del mondo. E’ il pericolo che potrebbe essere legato al " perseguimento di obiettivi diversi da quelli dichiarati, se non addirittura di piani eversivi o destabilizzanti dissimulati dal "pretesto religioso".

    Un altro importante avvenimento è avvenuto il 12 Novembre 1998, quando venti senatori italiani hanno presentato una Interrogazione Parlamentare al Senato della Repubblica sulla Congregazione dei Testimoni di Geova. Essi hanno chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno e per il Coordinamento della Protezione Civile e delle Finanze anche " se il complesso delle attività della Congregazione, la rigida osservanza di regole in contrasto con la legislazione italiana a cui sono sottoposti gli adepti, l’assoluta riservatezza dei dati organizzativi, disciplinari e finanziari, la preminente obbedienza alle regole interne in contrasto con i diritti della persona, ai vincoli familiari, ai doveri verso la collettività non siano riconducibili alla fattispecie delle associazioni segrete" e "se pertanto, al di là delle proprie definizioni statutarie, la Congregazione dei testimoni di Geova possa essere definita una confessione religiosa o, invece, una setta".

 

2) Il Punto di vista della Legge Italiana

    Vogliamo fare qualche breve considerazione sull’abolizione del reato di plagio da parte della Corte Costituzionale Italiana (sentenza del 9 aprile 1981, n.96, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 158 dell’8 Giugno 1981) che dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 603 del Codice Penale.

    Con questa sentenza la Corte eliminava il plagio dal novero dei crimini previsti dal nostro c.p. Per evitare fraintendimenti riguardo a questa sentenza citata molto spesso quando si parla di reati ascrivibili al cosiddetto "lavaggio del cervello", abbiamo pensato di chiarificare qualche aspetto della vicenda utilizzando gli atti del Convegno "La persuasione socialmente accettata, il plagio e il lavaggio del cervello" svoltosi nel 1990.
Il dott. Pietro Sarteschi, nella sua Introduzione riporta una parte della sentenza nella quale si affermava: "l’esame dettagliato delle varie e contrastanti interpretazioni date dall’art. 603 del C. P. nella dottrina e nella giurisprudenza, mostra chiaramente l’imprecisione e l’indeterminatezza della norma, l’impossibilità di attribuire ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto la assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione. Giustamente essa è stata paragonata ad una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto che implichi dipendenza di un essere umano da un altro essere umano, mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l’intensità".

    E’ evidente, da queste parole, che l’abolizione del reato di plagio non è stata motivata dalla considerazione della inesistenza di forme di condizionamento psicologico (di diverso tipo e intensità), materia riservata agli specialisti e non certo di competenza della Corte Costituzionale, ma dal fatto che questo reato, così come era definito, si prestava ad equivoci e arbitrarie interpretazioni.

    L’allora Presidente della Corte Costituzionale, Dott. Leonetto Amadei, è intervenuto al Convegno ed ha presieduto la prima giornata dei lavori. Egli, difendendo la sentenza, ha affermato:" La Corte Costituzionale ha rilevato che, ai fini della tutela di quel sommo bene che è la libertà personale, la legge incriminatrice deve farsi carico di determinare la fattispecie criminosa con connotati precisi in modo da mettere il giudice nella condizione di poter esprimere un giudizio di corrispondenza tra il fatto e la norma di legge. … Detta norma, così come descritta, è stata dalla Corte giustamente considerata come imprecisa ed indeterminata , tale da rendere impossibile di attribuirle un contenuto oggettivo coerente e razionale, con la conseguenza che arbitraria apparirebbe una sua concreta applicazione".

    Ora si pone il problema di come tutelare penalmente l’integrità psichica della persona da determinate condotte aggressive e quindi è necessario pensare alla definizione di un reato che abbia caratteristiche tali di determinatezza e comprensibilità che siano tali non solo per il giudice ma anche per il cittadino.

    In Italia nel Codice Penale esiste ancora il reato di "circonvenzione di incapace". A differenza del reato di plagio, esso rientra tra i delitti contro il patrimonio mediante frode, al pari della truffa ecc. Esso prevede" … vari e diversi meccanismi di coazione della volontà e di captazione del consenso, volti a indurre una persona a compiere un atto che comporti qualsiasi effetto giuridico per sé o per gli altri dannoso".

    Oggi in Italia si è realizzato un vuoto di tutela della personalità nei riguardi delle dinamiche plagiarie, vuoto che andrebbe in qualche misura colmato. Il fatto che il reato di plagio sia stato abolito non annulla le problematiche inerenti a quel reato e ai processi di condizionamento psicologico che si verificano effettivamente, e oltre ogni ragionevole dubbio, in molti settori delle relazioni interpersonali, tra i quali c’è anche il particolare tipo di relazione psicologica che intercorre tra adepto e leader carismatico.

 

3) La Chiesa Cattolica di fronte ai NMR

    Il fenomeno della adesione a Nuovi Movimenti Religiosi e sette di vario genere è già da alcuni anni oggetto di attento esame da parte del Magistero della Chiesa che ha promulgato alcuni documenti interessanti e pastoralmente significativi. In queste riflessioni ci riferiremo in particolare a due documenti :

    "Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi : sfida pastorale" e la Nota pastorale " L’impegno pastorale della chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sette". Quest’ultimo documento, particolarmente equilibrato e completo, sarà citato spesso e ci farà da "guida". Esso riveste particolare importanza poichè manifesta la posizione dell'intera Conferenza Episcopale Italiana e non quella di un singolo Vescovo.

    La Chiesa, nella sfida di questi movimenti ha visto una manifestazione dei "segni dei tempi" che interpellano l’intera comunità ecclesiale. Il bisogno di religiosità, che in sé non può che rallegrare i credenti e i loro Pastori, va, tuttavia, attentamente valutato affinché non accada che qualche gruppo pseudoreligioso o qualche leader carismatico possano servirsene per fini moralmente ed umanamente inaccettabili.

    Un aspetto da non sottovalutare nel processo di affiliazione ad un gruppo settario, è il fatto che i meccanismi di "reclutamento" non sempre sono "trasparenti". Ci sono infatti gruppi che attraggono le persone con l’uso di tecniche di guarigione "miracolose", altri con l’allettante offerta di corsi gratuiti di lingue straniere o di studi biblici a domicilio, altri ancora attraverso mostre o conferenze sulla pace e i diritti umani, oppure con l’offerta di esperienze di tipo ecologico e salutista, altri con l’offerta di corsi di preparazione ad un futuro impiego, ecc. In questi casi chi si avvicina al gruppo è totalmente ignaro di quelli che sono gli intenti di chi ha di fronte. Il Rapporto provvisorio indica anche alcune tecniche di "reclutamento" : "Certe tecniche di reclutamento e di formazione (training) e certe procedure d’indottrinamento, praticate da numerose sette e ‘culti’, spesso molto sofisticate, sono per buona parte all’origine del loro successo. Nella maggior parte dei casi, le sette attirano, con tali mezzi, individui, i quali, in primo luogo, ignorano che questo approccio è spesso una messinscena e, in secondo luogo, sono inconsapevoli circa la natura della macchinazione che li porterà a farsi convertire e circa i metodi di formazione (manipolazione sociale e psicologica) cui verranno sottoposti. Le sette impongono i loro modi particolari di pensare, di sentire e di comportarsi, contrariamente all’approccio della Chiesa che implica un consenso convinto e responsabile".

    La Nota pastorale che stiamo esaminando, quando affronta il complesso problema delle motivazioni dell’affiliazione alle sette, tra le altre, mette anche quelle di tipo psicologico: "A volte accade che gli adepti a una setta vengano vincolati attraverso forme di coercizione emotiva e psicologica, di controllo e vigilanza, fino ad arrivare a vere e proprie limitazioni delle libertà personali. In questi casi ci si trova di fronte a un successo imposto e tutelato".

    Senza fare generalizzazioni (ogni gruppo, infatti, ha caratteristiche diverse dall’altro e non tutti i gruppi utilizzano tecniche di controllo mentale), è bene puntualizzare, comunque, che, nell’approccio pastorale, queste linee orientative vanno sempre accompagnate dall’esame del gruppo con il quale si ha a che fare e della persona che vi è coinvolta le cui caratteristiche individuali hanno una grande influenza sull’ eventuale condizionamento che il gruppo ed il leader esercitano su di lei.

    Se è vero che qualsiasi ambiente esercita un certo condizionamento sull’individuo è anche vero che tale condizionamento assume caratteristiche particolari all’interno dei NMR. Da alcuni studiosi esso è stato definito "lavaggio del cervello", in seguito "riforma del pensiero" oppure " controllo mentale".

    Questi temi erano già presenti nel Rapporto provvisorio lì dove si parla di "tecniche di reclutamento e di formazione, procedure d’indottrinamento". Dopo aver specificato che i giovani e gli anziani sono le "prede più facili" di queste tecniche e di questi metodi che spesso sono un misto di affetto e di delusione ... si enumerano alcuni elementi tra i quali il "love-bombing", "lusinghe", "distribuzione di denaro", "esigenza di un abbandono incondizionato al fondatore, al leader", "isolamento: controllo del processo razionale del pensiero, eliminazione di ogni informazione o influenza esterna ... che potrebbero spezzare il fascino ...", "sottrazione di coloro che sono stati reclutati alla loro vita passata ...", "metodi di alterazione della coscienza che portano a perturbazioni della conoscenza ...", "sistemi logici chiusi ...", "mantenimento dei reclutati in uno stato di occupazione continua ...", "forte concentrazione sul leader ...", e così via.

    Di fronte a questa triste realtà la Nota pastorale, nella parte in cui sollecita i credenti ad assumere verso il proliferare dei NMR un atteggiamento equilibrato "al di là dell’irenismo e del settarismo", dice : "A ragion veduta si può osservare che le sette e i nuovi movimenti religiosi normalmente appaiono chiusi al dialogo, protesi come sono all’annuncio con metodi di propaganda che si servono della pressione psicologica, tendendo a soggiogare l’interlocutore in modo da raggiungere una adesione acritica e totale, fino a produrre, in taluni casi, il plagio della personalità".

    A questi "metodi" si contrappone quello rispettoso che implica un consenso convinto e responsabile del fedele, che non rinuncia, nell’abbracciare la fede, qualsiasi essa sia, alla sua intelligenza e capacità critica e che ha il diritto e il dovere di porsi tutte le domande che desidera e quindi a "rendere ragione della sua fede" anche di fronte ai non credenti.

    Secondo i Vescovi cattolici "il fenomeno va affrontato con spirito di fedeltà alla verità e, allo stesso tempo, di cristiana carità : questo è lo sforzo primario da compiere ed è ciò che intendono fare queste riflessioni pastorali ".

    Nonostante ci sia chi nega l’esistenza di questo problema anche nella Chiesa, la Nota pastorale, al contrario, con lo spirito di verità ed onestà che la contraddistingue, afferma : "E’ comunque da rilevare che ‘lo spirito settario, cioè un atteggiamento d’intolleranza unito a un proselitismo aggressivo, non è necessariamente il fatto costitutivo di una ‘setta’ e, in ogni caso, non è sufficiente a caratterizzarla. Uno spirito del genere può riscontrarsi anche in gruppi di fedeli appartenenti a chiese o a comunità ecclesiali’ ". Questo pericolo era già stato evidenziato nel Rapporto provvisorio dove si suggeriva che "Questi gruppi cristiani di spirito settario possono evolversi grazie a un approfondimento della loro formazione e a contatti con altri cristiani. Possono, così, progredire verso un atteggiamento più ‘ecclesiale’"

    Nel malaugurato caso in cui il gruppo in questione persista nell’atteggiamento settario ed intollerante, magari scantonando nell’aperta eresia, potrebbe acquisire, nel tempo, tutte le caratteristiche negative di cui parlavamo precedentemente. Questo fenomeno purtroppo si è verificato e si verifica ancora oggi. Si tratta di gruppi definiti comunemente "sette pseudocattoliche", nei riguardi delle quali i Vescovi locali sono intervenuti con pronunciamenti ufficiali. E’ una realtà, questa, che ci interpella come cattolici in modo particolare, e che ci spinge a trovare tutti i mezzi possibili per prevenirla.

    Fermo restando l’impegno della Chiesa per fare chiarezza nei confronti di chi per sua volontà si mette fuori dalla comunione ecclesiale, ciò non esime affatto dal rispetto per la libertà di chiunque decida di lasciare la Chiesa, abbracciando un’altra forma di "spiritualità" o aderendo ad un NMR.

    I criteri espressi dal Concilio Vaticano II in materia di libertà religiosa valgono, infatti, anche nei confronti delle sette e dei NMR, "... qualora non venga lesa, al loro interno, la libertà di coscienza ... Occorre però sollecitare anche i propagatori di queste nuove proposte religiose perché siano rispettosi dell’altrui libertà di coscienza e aperti a un sincero atteggiamento di dialogo". Secondo il documento, perciò, è chiaro il principio che non si può intendere la libertà religiosa in senso "assoluto", ma che essa va commisurata e vagliata perché la "libertà religiosa" di qualcuno non vada a discapito dei diritti inviolabili e della dignità di ogni essere umano.

    Vengono poi indicati quelli che sono gli interventi più specifici per affrontare il problema delle nuove forme di religiosità. Per esempio, la creazione in ogni diocesi gruppi specializzati che studino il fenomeno nel territorio e diano indicazione su come affrontarlo. In una nota vengono indicati alcuni centri specializzati "di studio del fenomeno e di sensibilizzazione delle comunità come il Centro Studi Nuove Religioni (CESNUR) e il Gruppo Ricerca Informazioni Sette (GRIS)". Si tratta di due associazioni che si occupano del fenomeno dei NMR a titolo diverso e da diversi punti di vista. Infatti il CESNUR è una rete internazionale di associazioni di specialisti di NMR, ed è indipendente da qualunque gruppo, movimento, denominazione o associazione religiosa. Il GRIS, invece, è una associazione culturale e religiosa che ha richiesto ed ottenuto l’approvazione del suo Statuto da parte della CEI il 25/9/90 ed è ormai presente in molte diocesi italiane. Essa è promossa da cattolici, ma aperta a chiunque possa dare contributi scientifici, seri e religiosamente corretti riguardo alla conoscenza dei NMR.

 

B) COSA FARE

    Per affrontare adeguatamente il fenomeno dell’affiliazione a sette di vario genere sono necessari interventi ad ampio raggio che coinvolgano diversi enti e soggetti in campo educativo, religioso e culturale. A mio avviso le azioni da intraprendere si possono riassumere in queste tre :

    1. INFORMARE PER PREVENIRE
    2. RICERCARE  PER COMPRENDERE
    3. INTERVENIRE PER AIUTARE



1) INFORMARE PER PREVENIRE :

    Il GRIS è l’ unica associazione impegnata in questo campo in Italia. La nostra esperienza ci insegna che la prevenzione è l’unica carta vincente per arginare il fenomeno dei "culti distruttivi " che si manifesta in tutte le categorie sociali, e in modo particolare tra i giovani. Quando si aderisce ad un gruppo che fa uso di tecniche di controllo mentale l’effetto negativo sulla personalità dell’adepto potrebbe essere veramente grave. Ecco alcune linee di azione :

    a) Informare, in modo particolare nelle scuole, dei pericoli che presentano certi culti. Il problema molto delicato è saper informare senza offendere le fedi minoritarie che ci sono nella nostra società e che non sono affatto pericolose per i loro adepti. L’ informazione dovrebbe partire dalle istituzioni pubbliche, è lo Stato che dovrebbe farsene carico, dovrebbe partire dal Ministero della pubblica istruzione, non da singoli insegnanti o gruppi. Le istituzioni pubbliche dovrebbero istituire delle commissioni specializzate in questo campo che possano trovare il modo giusto per informare: è essenziale che si informino i giovani senza, però, discriminare nessuno. L’informazione va fatta non riguardo alla validità o meno delle dottrine (fatto opinabile in una società pluralistica), ma piuttosto sui metodi usati per condizionare le persone diminuendo la loro capacità critica. Naturalmente se ci sono gruppi che aderiscono a dottrine pericolose in se stesse (in quanto, per esempio, incitano alla violenza in qualsiasi forma o a commettere reati ecc..), l’informazione andrebbe allargata anche alle dottrine. L’informazione dovrebbe avere la finalità di avvisare, non di convincere.

    b) Informare attraverso i mass media abbandonando quel modo di "fare notizia" scandalistico sui NMR che non fornisce al pubblico le informazioni giuste e razionali sui pericoli del fenomeno, ma colpisce sul momento (quando si verifica un fatto delittuoso) e viene poi subito dimenticato. Quando si assiste a servizi televisivi sui suicidi collettivi il telespettatore è portato a pensare:" Queste persone sono tutte pazze! A me non capiterà mai una cosa del genere". E’ molto grave il fatto che l’informazione radiotelevisiva e giornalistica che raggiunge, oltre ai giovani, anche il pubblico degli adulti e anziani, sia così "deviante". Essa dovrebbe invece essere orientata ad una informazione di tipo educativo e preventivo costante. Le notizie sui culti pericolosi non dovrebbero essere trasmesse SOLO quando si verificano fatti delittuosi, ma dovrebbero essere organizzati cicli di trasmissioni informative del genere di quelle che si fanno in altri campi scientifici (per esempio trasmissioni di medicina che mirano ad informare per prevenire l’insorgenza di certe malattie nella popolazione). Naturalmente per queste trasmissioni dovrebbe essere richiesta la consulenza effettiva di esperti nel campo e di associazioni che si impegnano concretamente per aiutare le persone.

    c) Informare gli addetti ai lavori in campo giuridico, quegli stessi che, una volta seduti nelle aule dei Tribunali, devono decidere in casi di affidamento dei minori, in casi di denunce contro culti di vario genere fatte da ex adepti, in casi di reati commessi da adepti o da leader di culti ecc. E’ molto grave che la stragrande maggioranza di giudici e avvocati, nel nostro Paese, siano privi di qualsiasi informazione riguardo al problema delle sette, ai meccanismi che concorrono a danneggiare le persone, ecc. E’ molto grave che le decisioni in campo giuridico riguardanti in vario modo il fenomeno dei culti, siano prese nella totale o quasi totale ignoranza di un fenomeno così complesso.

    d) Informare gli insegnanti e gli operatori in campo educativo attraverso corsi di psicologia e sociologia della religione che puntino allo studio del sentimento religioso come un aspetto unificante della personalità. In questi corsi i docenti dovrebbero insegnare ad altri insegnanti e operatori nei settori dell’educazione, come si fa a distinguere il sentimento religioso autentico, che concorre allo sviluppo psicologico armonico della personalità, dalle deviazioni di esso, quando si può trasformare in forme di religiosità distruttive per l’individuo, la famiglia e la società. Questo insegnamento dovrebbe avere lo scopo di promuovere la tolleranza e il rispetto delle credenze altrui, riconoscendo, però, le forme devianti e pericolose.

    e) Informare attraverso giornali e riviste specializzate in questo campo sia di tipo scientifico che divulgativo, tali cioè da essere comprensibili per tutti e non solo per gli specialisti. Questo manca molto oggi. Le riviste che si occupano del fenomeno sono riservate a pochi esperti, mentre i giornali affrontano il problema in modo troppo semplicistico e scandalistico. Sarebbe necessaria una via di mezzo equilibrata tra i due tipi di pubblicazioni per fornire una informazione corretta di massa.

 

2) RICERCARE  PER COMPRENDERE  :

    Le Università dovrebbero fare ricerca collaborando sia con Associazioni di aiuto, che sono a contatto diretto con le persone in difficoltà, sia con i gruppi controversi.

    Una ricerca ha validità scientifica solo se l’ipotesi da verificare è correttamente formulata. Spesso le ricerche in questo campo partono da ipotesi mal formulate o troppo teoriche. Altre volte è il campione di soggetti scelto per la ricerca, che non è adeguato, o sono scelti solo ex membri, o solo i membri soddisfatti e ancora affiliati al gruppo. Forse si potrebbe tentare di fare una ricerca su un culto nella quale vengano esaminati con lo stesso strumento (Test, colloquio ecc.) sia membri effettivi che ex membri. Naturalmente in questo caso sarebbe molto importante costruire e validare un test apposito.

    Un altro problema delle ricerche effettuate in questo settore è che spesso esse non vengono finalizzate alla conoscenza dei meccanismi per cui le persone entrano o hanno difficoltà ad uscire dalle sette, ma a scopi apologetici e di semplice conoscenza del modus vivendi del gruppo. Queste ricerche servono a far pubblicare libri, a organizzare convegni, ma non ad aiutare le persone e a prevenire fenomeni distruttivi che coinvolgono le famiglie e la società intera. Il finanziamento di queste ricerche dovrebbe essere pubblico, oppure in mano ad università e centri di ricerca i cui studiosi non siano in alcun modo coinvolti o difensori dei movimenti oggetto di studio.

 

3) INTERVENIRE PER AIUTARE  :

    E' necessario istituire centri di consulenza per le persone che chiedono aiuto.

    Per un’azione veramente efficace non basta l’iniziativa personale di qualche psicologo o terapeuta isolato. Sono necessari centri creati ad hoc in cui collaborino persone diverse, ognuna nel ruolo che compete alle sue capacità e competenze. Ritengo che in questi centri dovrebbero operare questi soggetti :

- persone che hanno fatto l’esperienza di appartenere ad una setta e parenti di persone che sono state coinvolte in qualche culto distruttivo
- psicologi, psichiatri, assistenti sociali, terapeuti specializzati nella conoscenza delle tecniche di controllo mentale all’interno delle sette religiose. In particolare, per la consulenza dei bambini sarebbero necessari psicologi dell’età evolutiva esperti nel campo
- esperti di terapia familiare specializzati in casi di difficoltà nate nel nucleo familiare a causa dell’affiliazione di uno dei membri ad un culto
- studiosi delle diverse dottrine abbracciate dai nuovi culti. Ritengo, infatti, che, senza conoscere la dottrina del gruppo in questione non sia possibile aiutare in modo adeguato la persona che ne ha fatto parte. Questo perché ogni culto promette cose diverse e si fonda su "verità" diverse. Per aiutare l’adepto bisogna imparare il linguaggio specifico della setta di cui ha fatto parte. Egli, infatti, dopo anni di affiliazione, rimane ancora condizionato da QUEL linguaggio. Senza questo supporto linguistico sarebbe come voler parlare in cinese con un messicano senza che almeno uno dei due abbia studiato la lingua dell’altro. Poiché i processi terapeutici si fondano sulla comunicazione e l’empatia, se non c’è una comunicazione chiara, se non si trova il "canale" giusto per comunicare con la persona in difficoltà, l’intervento è vano o irrilevante. E chi deve fare lo sforzo per imparare questo linguaggio è naturalmente il terapeuta, non il paziente
- consulenti in campo legale esperti nelle problematiche giuridiche connesse con l’affiliazione ai culti che a loro volta diventino consulenti di colleghi impegnati nei tribunali per risolvere i casi concreti


In questi centri potrebbe ricevere assistenza :

    a) Chiunque sia stato contattato o abbia il sospetto che un suo parente stia per affiliarsi ad un gruppo "sospetto", potrebbe chiedere informazioni in modo da evitare una eventuale affiliazione o semplicemente per conoscere realmente il gruppo in questione.

    b) Parenti preoccupati per l’affiliazione di un loro congiunto a qualche movimento Questi ultimi verrebbero aiutati a conoscere il movimento stesso, innanzitutto, e anche ad accettare l’affiliazione del proprio caro, con rispetto, in modo da evitare che si creino fratture definitive all’interno della famiglia. L’esperienza insegna che, se i congiunti vengono adeguatamente informati, essi sono poi in grado di affrontare la nuova e talvolta stressante situazione che si crea in famiglia, senza aggressioni o discussioni violente che portano poi alla rottura dei legami affettivi. Questo è particolarmente importante quando sono coinvolti giovani e giovanissimi. I parenti, se aiutati ed informati, quando il loro figlio sceglie di appartenere ad un gruppo non pericoloso, possono anche imparare a convivere in pace con le sue nuove credenze. Nello stesso tempo, così facendo, nel caso il giovane fosse coinvolto in un gruppo pericoloso, egli sarebbe meno portato a cedere completamente ai condizionamenti e imposizioni del leader, se quest’ultimo tentasse di staccarlo definitivamente dalla sua famiglia. In questo senso una famiglia preparata ed aiutata può essere un antidoto anche alla degenerazione di un culto verso forme di influenza distruttiva. Se l’adepto mantiene il contatto con l’esterno del gruppo e le persone che ama, più difficilmente sarà portato a subire passivamente le 4 forme di controllo elaborate da Hassan (B.I.T.E.).

    c) La persona che vuole abbandonare il gruppo e ha difficoltà a farlo e la persona che, uscita dal gruppo, dovrebbe essere aiutata nel difficile recupero della sua individualità e del suo equilibrio danneggiati in seguito all’affiliazione.

    Per concludere devo purtroppo rammaricarmi del fatto che in Italia non esiste alcun centro che abbia queste caratteristiche. Ci sono pochissimi centri di ascolto gestiti dal GRIS per iniziativa di singoli, non sempre dotati del necessario supporto scientifico. Esistono singoli psicologi e psichiatri impegnati nell’aiuto alle persone, ma anch’essi lavorano isolatamente. Il GRIS ha un solo centro di assistenza ai familiari degli adepti, anch’esso costituito da volontari. Non esistono centri specializzati per l’aiuto agli ex-membri in difficoltà.

                                      RAFFAELLA DI MARZIO