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Origene Omelia quarta sulla Genesi Di quel che è scritto: Dio apparve ad Abrahamo 1.
Abbiamo ascoltato la proclamazione di un'altra visione di Dio ad Abrahamo,
avvenuta in questo modo: Iddio apparve
ad Abrahamo, mentre era seduto all'entrata della sua tenda, presso il
querceto di Mambre. Ed ecco tre uomini stettero su di lui, e, guardando coi
suoi occhi, Abrahamo vide, ed ecco tre uomini su di lui, ed egli usci
incontro a loro, eccetera (Gen 18,
1-2). In
primo luogo, se vi sembra il caso, paragoniamo questa visione con quella che
avvenne a Lot. Tre uomini vengono ad Abrahamo, e stanno su di lui; da Lot vengono due, e si siedono nella piazza (cf Gen 19, 1):
guarda se le cose non avvengono in proporzione al merito per un disegno
dello Spirito Santo. Certo Lot era di gran lunga inferiore ad Abrahamo; se
non gli fosse stato inferiore, non si sarebbe separato da Abrahamo, e non gli
avrebbe detto: Se tu vai a destra, io a sinistra; se tu vai a sinistra, io a destra (Gen 13, 9); e
se non gli fosse stato inferiore, non gli sarebbero piaciute la terra e la
dimora con i Sodomiti. Vengono
dunque ad Abrahamo tre uomini, a mezzogiorno, e da Lot ne vengono due, e alla
sera: giacché Lot non era capace di accogliere l'intensità della luce
meridiana; mentre Abrahamo fu capace del pieno fulgore di quella luce. Vediamo
ora come Abrahamo e Lot accolgano quelli che vengono a loro, e confrontiamo i
preparativi per l'ospitalità dell'uno e dell'altro. Però, nota per prima cosa
che ad Abrahamo, assieme ai due angeli, si presentò anche il Signore, mentre
da Lot vanno soltanto i due angeli. E cosa dicono? Il Signore ci ha mandato a distruggere la città, e a mandarla in
rovina (cf Gen 19, 13): dunque egli accolse quelli che possono dare la
rovina, e non accolse colui che può salvare; Abrahamo, invece, accolse sia
colui che salva, che quelli che mandano in perdizione. Consideriamo
ora in che modo ciascuno accolga. Abrahamo vide, e corse loro
incontro (Gen 18, 2):
guarda come Abrahamo è continuamente operoso e alacre nel servizio. Egli
stesso corre incontro, e, dopo essere andato incontro, ritorna in fretta alla tenda e dice alla sua moglie: Affrettati alla
tenda (Gen 18, 6); vedi nei
singoli gesti quale sia la prontezza di colui che accoglie: ci si affretta in
tutto, tutto appare urgente, non si fa niente adagio adagio. Dice
dunque a Sara sua moglie: Affrettati
alla tenda, e impasta tre misure di fior di farina, facendone delle focacce
cotte sotto la cenere (Gen 18, 6); in greco la parola è egkryfìas,
che indica pani celati o nascosti. Egli poi corse alla stalla e
prese un vitello (Gen 18, 7): quale vitello? forse il primo che gli capitò? Non è così, ma
un vitello buono e tenero (cf Gen 18,
7): anche se fa tutte le cose in fretta, sa bene quali cose, speciali e
grandi, siano da offrirsi a Dio e agli angeli. Prese
dunque, o scelse dalla mandra, un vitello buono
e tenero e lo diede al servo; il
servo si affrettò a prepararlo (Gen 18, 7): corre lui, si affretta la
moglie, è celere il servo, non c'è alcun pigro nella casa del sapiente. Apparecchia
dunque il vitello, insieme con i pani e la focaccia, ma anche latte e burro:
questo è il servizio di ospitalità di Abrahamo e di Sara. Consideriamo
ora quel che fa Lot: egli non ha né fior di farina, né pane mondo, ma farina;
non conosce le tre misure di fior di farina, e non può apparecchiare per i
visitatori le egkryfìas, cioè i
pani nascosti e mistici. Si lavino i vostri piedi 2.
Continuiamo intanto a vedere come si comporta Abrahamo con i tre uomini che stettero su di lui (cf Gen 18, 2); considera cosa significhi il fatto
stesso che vengono su di lui, non
contro di lui. Poiché davvero si era assoggettato alla volontà di Dio, si
dice che Dio sta su di lui; apparecchia
i pani impastati con tre misure di fior
di farina: accolse tre uomini, impastò i pani con tre misura di fior di farina; tutto quel che fa è mistico,
tutto è pieno di misteri. Apparecchia
il vitello, ecco un altro mistero; e il vitello non è duro, ma buono e tenero; e che cosa è tanto
tenero e buono quanto colui che si
umiliò per noi fino alla morte (cf
Fil 2, 8), e pose l'anima sua per i suoi amici (cf 1 Gv
3, 16; Gv 15, 13)? Egli è il vitello ingrassato, che il Padre
immola per accogliere il figlio pentito (cf
Lc 15, 23). Infatti egli ha tanto amato il mondo, da
dare il suo figlio unico per la vita del mondo (Gv 3, 16). E
il sapiente sa bene chi accoglie: corre incontro ai tre, e uno solo adora, a
uno solo parla: Scendi dal tuo servo, e
ristorati sotto l'albero (Gen 18, 3-4). Ma
come mai aggiunge di nuovo, quasi parlando a uomini: Si prenda dell'acqua, e si lavino i vostri piedi (Gen 18, 4)? Con
ciò Abrahamo, padre e maestro delle genti, ti insegni come devi accogliere
gli ospiti, e che tu lavi i piedi agli ospiti, tuttavia anche questo è detto
in mistero: sapeva infatti che i sacramenti del Signore non si compiono se
non nella lavanda dei piedi (cf Gv 13,
6); ma non gli sfuggiva la
severità del precetto detto dal Salvatore: Se non vi accoglieranno, scuotete anche la polvere, che si è
attaccata ai vostri piedi, in testimonianza per loro. In verità vi dico che,
nel giorno del giudizio, ci sarà più tolleranza per la terra di Sodoma che
per quella città (cf Mc 6, 11 e Mt 10, 15). Voleva
dunque prevenire, e lavare i piedi, che per caso non ci restasse un po' di
polvere, che potesse essere riserbata per
il giorno del giudizio, da scuotersi a testimonianza dell'incredulità.
Per questo dunque il sapiente Abrahamo dice: Si prenda dell'acqua, e si lavino i vostri piedi. Sotto l'albero di Mambre 3.
Vediamo ora quel che è detto in seguito: Abrahamo
poi stava ritto presso di loro, sotto l'albero (Gen 18, 8). Procuriamoci
orecchie circoncise per tali narrazioni; non è da credersi che stesse tanto a
cuore allo Spirito Santo di scrivere nei libri della legge dove stava
Abrahamo. Quale utilità c'è per me, che sono venuto ad ascoltare, che cosa
insegna lo Spirito Santo all'umanità, se ascolterò che Abrabamo stava sotto
l'albero? Ma vediamo quale sia l'albero sotto cui stava Abrahamo, e offriva
un convito al Signore e agli angeli. Dice:
Sotto l'albero di Mambre (cf Gen 18, 1): Mambre nella nostra lingua
significa visione o perspicacia: vedi quale, e di che genere, è il luogo, in
cui il Signore può tenere un convito? Si è compiaciuto della visione e della
perspicacia di Abrahamo: infatti era puro nel cuore, così da poter vedere Dio
(Mt 5, 8). Dunque
in tali luoghi, e in un cuore simile, il Signore può tenere un convito con i
suoi angeli. In effetti, un tempo i profeti erano chiamati veggenti (cf 1 Sam 9, 9). Dov'è Sara? 4.
Che cosa dunque dice il Signore ad Abrahamo? Dov'è Sara, tua moglie? E lui: Eccola, risponde, nella tenda. E dice
il Signore: Verrò sicuramente da te a un certo tempo, e proprio in questo
tempo, Sara tua moglie avrà un figlio. Sara ascoltava, stando dietro la porta
della tenda, dietro ad Abrahamo (cf Gen 18, 9-10). Imparino
le donne dall'esempio dei patriarchi, imparino, dico, le donne, a seguire i
loro mariti; infatti non senza motivo è stato scritto che Sara stava dietro
Abrahamo, ma per mostrare che, se l'uomo va avanti verso il Signore, la
moglie deve seguirlo; dico cioè che la donna deve seguire, se vede il suo
marito stare presso il Signore. Del
resto eleviamoci a un grado più alto di intelligenza, e diciamo che, in noi,
l'uomo è il senso spirituale, e la donna, a lui congiunta come a marito, è la
nostra carne. Dunque la carne segua sempre il senso spirituale, e non si
giunga mai a tal punto di pigrizia, che il senso spirituale, ridotto in
schiavitù, obbedisca alla carne che ondeggia nella lussuria e nei piaceri. Sara stava dietro Abrahamo: ma in questo tratto possiamo anche
cogliere l'aspetto mistico, se consideriamo come, nell'Esodo, Dio andava avanti, di notte nella colonna
di fuoco, e di giorno nella colonna di nube (cf Es 13, 21), e la sinagoga del Signore andava
dietro, dopo di lui. Così anche intendo che Sara seguiva, o stava dietro
Abrahamo. Cosa
dice dopo? Erano entrambi presbiteri,
cioè anziani, e avanzati negli anni (Gen 18, 11): per quel che riguarda
l'età del corpo, molti prima di loro avevano condotto una vita molto più
longeva per gli anni, ma nessuno è stato chiamato presbitero; per cui si vede
che tale nome è attribuito non in ragione della longevità, ma della maturità. Il Signore è disceso 5.
E che dunque accadde dopo un tale e tanto convito, offerto da Ahrahamo al
Signore e agli angeli sotto l'albero della visione? Gli
ospiti se ne vanno. Abrahamo poi li
accompagnava e camminava con loro. E il Signore disse: Non posso celare ad
Abrahamo, mio servo, quel che farò, poiché Abrahamo diventerà un popolo
grande e numeroso, e in lui saranno benedette tutte le genti della terra.
Sapeva infatti che avrebbe dato ordini ai suoi figli, e avrebbero osservato
le vie del Signore, per fare giustizia e giudizio, affinché il Signore
adempisse con Abrahamo quel che gli aveva rivelato. E disse: Il clamore di
Sodoma e di Gomorra è giunto al colmo, e i loro peccati sono troppo grandi.
Dunque sono disceso per vedere se sono giunti al grado estremo, secondo il
loro stesso clamore, arrivato fino a me; o se altrimenti, per saperlo (Gen 18,
16-21). Queste
sono le parole della Scrittura divina: vediamo dunque ora che cosa, in esse,
si debba degnamente comprendere. Sono disceso per vedere: quando sono trasmessi messaggi ad
Abrahamo, non si dice che Dio discende, ma che sta su di lui, come abbiamo
spiegato sopra: Stettero tre uomini su
di lui (Gen 18, 2); ma ora, che si tratta di peccatori, è detto che Dio
discende. Sta'
attento a non intenderlo come una ascensione e discesa nello spazio; questo
si trova spesso nelle lettere divine, per esempio nel profeta Michea: Ecco, il Signore è uscito dal suo santo
luogo, è disceso e camminerà sopra le alture della terra (Mic 1, 3). Si
dice dunque che Dio discende, quando si degna di aver cura della fragilità
umana; e questo dobbiamo pensano in maniera speciale del nostro Signore e
Salvatore, il quale non stimò una
rapina l'essere uguale a Dio, ma annientò se stesso, assumendo la forma dello
schiavo (Fil 2, 7): dunque è
disceso. Nessuno è salito al cielo, se
non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo (Gv 3,
13). Infatti
il Signore è disceso, non solo per curare, ma anche per portare ciò che è
nostro: Infatti assunse forma di
schiavo, ed essendo egli invisibile per natura, in quanto eguale al
Padre, tuttavia prese una forma visibile, e fu trovato nel sembiante come uomo (cf Fil 2, 7). Ma, anche
quando discese, per alcuni è in basso, per altri invece ascese ed è in alto.
Infatti, scelti alcuni apostoli, salì in
un monte eccelso, e là si trasfigurò davanti a loro (cf Mc 9, 1): dunque, per coloro che ammaestra riguardo ai
misteri del regno dei cieli (cf Mt 13,
11), è in alto; ma per le folle e i Farisei, ai quali rimprovera i
peccati, è in basso, ed è là con loro, ov'è l'erba (cf Mt 14, 19). Non
avrebbe potuto trasfigurarsi in basso, ma sale in alto con quelli che hanno
potuto seguirlo, e là si trasfigura. Il Signore conosce quelli che sono suoi 6.
Dunque sono disceso, per vedere se i
peccati sono giunti al grado estremo, secondo il loro clamore, arrivato fino
a me; o se altrimenti, per saperlo (Gen 18, 21). Sulla
base di questo discorso, gli eretici sogliono impugnare il mio Dio, dicendo:
Ecco, il Dio della legge non avrebbe saputo quel che accadeva a Sodoma, se
non fosse disceso per vedere, e non avesse mandato inviati a saperlo. Ma noi,
ai quali è stato dato l'ordine di combattere le battaglie del Signore,
affiliamo contro di loro la spada della
parola di Dio e avanziamo contro di loro a battaglia; stiamo in campo cinti i fianchi nella verità, e, presentando
lo scudo della fede (cf Ef 6, 14-17), riceviamo i dardi velenosi delle
loro dispute, e rivolgiamoli di nuovo contro di loro, diligentemente librati. Infatti
queste sono le battaglie del Signore, combattute da David e dagli altri
patriarchi. Resistiamo contro di loro per i nostri fratelli: Infatti per me è meglio morire (cf 1 Cor
9, 15) piuttosto che rapiscano e facciano preda di qualcuno dei miei
fratelli, e con scaltre insinuazioni di parole, facciano prigionieri i fanciullini e lattanti in Cristo (cf 1 Cor 3, 1). Infatti con i perfetti
non potranno venire alle mani, né oseranno attaccare battaglia: noi dunque,
per prima cosa pregando il Signore, con l'aiuto delle vostre orazioni,
intraprenderemo contro di loro la battaglia della parola. Diciamo
dunque con franchezza che, secondo le Scritture, Dio non conosce tutti. Dio
non conosce il peccato, e Dio non conosce i peccatori, ignora quanti sono
estranei a lui. Ascolta la Scrittura che dice: Conosce il Signore quelli che sono suoi, e: Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore (2 Tm
2, 19 (cf Num 16, 5). Il
Signore conosce i suoi, ma non conosce gli iniqui e gli empi. Ascolta il
Salvatore che dice: Allontanatevi da
me, voi tutti operatori di iniquità, non vi conosco (Mt 7, 23). E ancora Paolo dice: Se vi è fra voi un profeta o uomo
spirituale, riconosca che le cose che scrivo sono del Signore. Ma chi non lo
conosce, non è conosciuto (1 Cor 14, 37-38). Queste
cose poi le diciamo non avendo di Dio una nozione blasfema, come fate voi, o
attribuendogli ignoranza, ma intendiamo così, che coloro le cui azioni sono
indegne di Dio, siano giudicati anche indegni della conoscenza di Dio. Dio
non si degna di conoscere colui che si è distolto da lui, e lo ignora; per
questo l'Apostolo dice: Chi non lo
conosce, non è conosciuto . Ora
dunque, tale significato ha quello che si dice di coloro che abitano a
Sodoma: così che, se, secondo il
clamore, salito a Dio, i loro
peccati sono giunti al grado estremo (cf Gen 18, 21), siano giudicati
indegni della conoscenza di Dio; se invece c'è in loro una qualche
conversione, o se almeno dieci fra loro saranno trovati giusti (cf Gen 18, 32), di nuovo il Signore
li conoscerà. Per
questo ha detto: O se altrimenti, per
saperlo (Gen 18, 21). Non ha detto: per conoscere che cosa fanno, ma per
conoscere loro, e per farli degni della mia conoscenza, se troverò fra loro
alcuni giusti, alcuni penitenti, alcuni tali che io debba conoscerli. E alla
fine, poiché non fu trovato alcuno che si pentisse, alcuno che si
convertisse, all'infuori di Lot, egli solo è riconosciuto, egli solo è
liberato dall'incendio (cf Gen 19).
Neppure i generi, avvertiti, lo seguono, neppure i vicini e i parenti,
nessuno volle conoscere la clemenza di Dio, nessuno rifugiarsi nella sua
misericordia; perciò anche nessuno è riconosciuto. Queste
cose siano dette contro coloro che parlano
altezzosamente iniquità (Sal 73, 8). Quanto a noi, adoperiamoci che tali siano i nostri atti, tale la nostra vita, che siamo ritenuti degni della conoscenza di Dio, che egli si degni di conoscerci, che siamo ritenuti degni della conoscenza del Figlio suo Gesù Cristo, e della conoscenza dello Spirito Santo, affinché, conosciuti dalla Trinità, anche noi meritiamo di riconoscere pienamente, totalmente e perfettamente, il mistero della Trinità, rivelandolo a noi il Signore Gesù Cristo, al quale è la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen (cf 1 Pt 4, 11). |