METODO E ATTUALITÀ DELLA MISTAGOGIA

 

Benché la Liturgia sia principalmente azione di grazie, benedizione, lode, dossologia al Padre, per Cristo, nello Spirito Santo, essa ha anche una funzione didattica (SC 33-36) in quanto è fonte di istruzione per il popolo di Dio. I Padri della Chiesa chiamarono mistagogìa quel particolare tipo di catechesi che, istruendo mediante i riti e le preghiere (SC 48), mirava ad introdurre nei santi misteri, in vista di una partecipazione piena-attiva-consapevole-fruttuosa, proprio a partire dai segni visibili e dalle preghiere della Liturgia (per ritus et preces).

Dopo aver spiegato che cosa è mistagogìa, proveremo ad individuare le caratteristiche del metodo mistagogico e a coglierne l’attualità.

 

Il metodo mistagogico.

I riti non sono realtà evidenti in modo immediato; essi nascondono un senso occulto, che resta nascosto per un non iniziato, ma che offre una ricchezza vitale e permanente a chi vi è introdotto. Da questa esperienza nasce la tradizione iniziatica presso le grandi religioni del mondo greco come del monoteismo biblico. Attraverso i riti si propone al credente di entrare nel disegno nascosto di Dio, in forza della fede e dell'illuminazione dello Spirito.

Dall'esperienza catecumenale del diventare cristiani e, più specificamente, dall'esperienza maturata dal vasto fenomeno della catechesi mistagogica, possiamo trarre alcune indicazioni su questa particolare forma di «Liturgia didattica», quantomai utile anche ai nostri giorni.

 

1.      Priorità dell'evangelizzazione e della fede.

Questa è l'indicazione del Vaticano II in SC 9: prima che gli uomini possano accostarsi alla Liturgia bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione. Già san Paolo nella lettera ai Romani dice che per adorare Dio bisogna prima averlo conosciuto e aver creduto in lui; la fede nasce dall'ascolto (Rm 10,14-15). L'evangelizzazione introduce nella storia della salvezza, suscita la fede nell'azione di Dio che culmina nel mistero pasquale di Cristo.

 

2.      L'esperienza del sacramento ricevuto rende possibile e facilita la conoscenza del mistero di Cristo.

"Una volta rinnovati per mezzo del battesimo, possiate condurre il genere di vita che conviene a coloro che sono stati purificati" (S Ambrogio). Con l'aiuto del catechista e sostenuto dalla grazia del sacramento (lo Spirito resta il maestro interiore), il neofita può alzare il velo e fissare gli occhi sul mistero. "Per questa Liturgia del sacramento noi siamo riconfermati nelle cose che ci sono mostrate: ci viene data una immagine di questa ineffabile economia di salvezza di nostro Signore" (Teodoro di Mopsuestia).

Sta qui l'efficacia del metodo mistagogico inteso come nuova evangelizzazione di coloro che già sono battezzati. “Il sacramento già ricevuto costituirà il fondamento di questo impegno” (Rito del battesimo dei bambini 3). Anche i discepoli di Emmaus hanno avuto questa stessa esperienza: i loro occhi, prima incapaci di riconoscerlo (Lc 24,16), nel gesto dello spezzare il pane si aprirono e lo riconobbero (Lc 24,31). Se la parola aveva riscaldato il loro cuore (Lc 24, 32), il segno dello spezzare il pane aveva completato l’apertura dei loro occhi nel riconoscere il mistero del Signore Risorto (Lc 24, 31).

 

3.      Il contributo di una comunità viva.

Attorno al vescovo e al suo presbiterio cresce la vita cristiana, sorretta dall'esempio e dalla preghiera di tutta la comunità. La mistagogìa suppone il sostegno di una comunità che crede, che prega, che serve. "La formazione cristiana spetta soprattutto al popolo di Dio, cioè alla Chiesa che trasmette e nutre la fede ricevuta dagli Apostoli” (RICA, Introduzione generale, n.7). "E' tutta la madre Chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta intera genera tutti e ciascuno" (S. Agostino).

 

4.      Una iniziazione integrale.

La formazione biblica si esprime nella partecipazione liturgica e nell'esercizio di una condotta morale cristiana. Equilibrio e armonia tra ortodossia e ortoprassi. Superamento di una catechesi concettualista e moraleggiante, in favore di una catechesi biblica-liturgica-esperienziale che pone in primo piano la dimensione storica della salvezza e dell'esperienza di fede.

 

5.      Una maturazione per gradi.

Si cresce per tappe ed esperienze di vita cristiana successive: catecumenato, esperienza sacramentale, piena introduzione nella conoscenza del mistero e nella vita della comunità. Si pensi al valore mistagogico della celebrazione dell'anno liturgico.

 

6.      Globalità di esperienze.

Non una semplice istruzione teorica, ma una sinergia di esperienze fatte di ascolto, preghiera, esorcismi, scrutini, traditiones e redditiones (del Pater, del Credo, dei Vangeli), esercizio della carità. Non solo un'istruzione sulla fede, ma una crescita nella fede che coinvolga tutta la vita. Il metodo mistagogico invita ad organizzare la formazione catechistica non semplicemente in forma di apprendimento intellettuale, ma anche come «esperienza» vissuta dell'essere cristiani: ascolto, preghiera, esercizio della carità, rapporti diretti con la comunità, testimonianza di vita. Una catechesi che sia iniziazione alla vita di fede, alla vita della Chiesa, al mistero liturgico vissuto consapevolmente, alla testimonianza della carità.

 

7.      Nel contesto celebrativo dell'anno liturgico.

San Giovanni Crisostomo insegna che “la determinazione temporale ha qualcosa di misterioso”; la pedagogia dell'anno liturgico è essa stessa una ininterrotta mistagogìa che usufruisce della grazia proveniente dalla Pasqua (l'anno liturgico inteso come «pasqualizzazione» del tempo).

 

8.      La celebrazione liturgica è una preziosa catechesi in atto.

Ciò è dovuto alla particolare pedagogìa della Liturgia: il linguaggio simbolico e «totale» (spirito, intelletto, occhi, bocca, orecchie…), l'efficacia della grazia che promana dai santi misteri, il contesto di fede e di partecipazione comunitaria, il senso della festa, la comunione col trascendente, la legge squisitamente pedagogica della ciclicità. Ogni celebrazione liturgica deve essere quindi autentica mistagogìa: l'atto di credenti che consapevolmente sanno ciò che celebrano e alimentano la loro fede mediante la celebrazione stessa (cf SC 48)

 

9.      Esprimere nella vita quanto si è ricevuto mediante la fede (SC 10).

L'iniziazione cristiana deve essere l'inizio di una vita nuova in Cristo: “noi che abbiamo rivestito il Cristo e siamo stati ritenuti degni di averlo come ospite, potremo con la perfezione della vita, anche tacendo, mostrare a tutti la potenza di colui che abita in noi” (Crisostomo).

 

Attualità della mistagogìa.

"[La mistagogìa] è ciò che resta di più vivo e di meno segnato dal tempo nelle opere dei Padri" (J. Danielou). Giovanni Paolo II ne fa l'elogio in Catechesi tradendae n.12. Qui vogliamo verificare l'attualità dell'esperienza mistagogica.

In un mondo secolarizzato che basta a sé stesso e nel quale la religione e la Chiesa sembrano non avere più alcuna utilità, non deve esserci spazio per la rassegnazione e la pusillanimità. Occorre piuttosto recuperare le fondamenta perdute della fede, trasmettere fedelmente tali verità dando loro un continuo e persistente approfondimento attraverso comuni sforzi, rinnovati e rafforzati. Tutto questo ci obbliga a rifondare su base missionaria la nostra pastorale nella moderna società industriale, nei nostri paesi di antica evangelizzazione.

a.                           Il metodo mistagogico suggerisce: recuperare il senso del mistero.

"In un mondo secolarizzato, diviso, in cui tanti uomini ignorano Cristo, la formazione si può così comprendere come educazione al senso del mistero, al servizio della comunione e alla missione. L'educazione al senso del mistero. La formazione più fondamentale è quella dell'uomo di fede e di preghiera [eucaristia quotidiana, sacramento della penitenza, lectio divina, direzione spirituale]” (Sinodo dei Vescovi 1990).

Chiediamoci: la vita dei presbiteri, dei religiosi, dei laici, il modo di celebrare la Liturgia… sono espressione del senso del mistero? "Credete veramente a quello che annunziate? Vivete quello che credete? Predicate veramente quello che vivete?...Il mondo..reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'invisibile [Eb 11,27]" (EN 76). Che senso avrebbe parlare di mistagogìa se non si recuperasse allo stesso tempo il senso del mistero? Recuperare una Liturgia che sia «epifanìa del mistero», significa, secondo il Card. G. Danneels, «spiegare con chiarezza i fondamenti teologici della disciplina sacramentale e liturgica; dar vita ad una catechesi che sia mistagogica, cioè in grado di aprire un cammino per il quale i cristiani abbiano accesso alla vita liturgica nella sua dimensione più prorfonda».

b.                           Ascolto, fede, amore.

La mistagogìa, attraverso il linguaggio dei santi segni, conduce nell'universo dello spirito alzando il velo e comunicando una nuova capacità visiva, quella cioè di fare esperienza della salvezza nell'oggi della celebrazione liturgica. Una autentica catechesi sacramentaria, pertanto, va ben al di là di una semplice istruzione morale-intellettuale; mira piuttosto ad una conoscenza esperienziale dell'universo della fede, segnando il primato della vita sui concetti.

Questa del resto è la metodologia catechistica di S. Agostino il quale, nel suo De catechizandis rudibus, afferma chiaramente che il termine ultimo e la finalizzazione della catechesi è la «charitas»: «chi ti ascolta, ascoltando creda, credendo speri, sperando ami».

La mistagogìa esige un certo stile di celebrazione:

·        più che compiere dei riti, si deve celebrare una Presenza;

·        servire Dio e il popolo con dignità e umiltà ; nel modo di comportarsi e di pronunziare le parole divine si deve far sentire ai fedeli la presenza viva di Cristo (IGMR 60);

·        "Di ben poca utilità saranno le cerimonie più belle... se non sono volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana" (PO 6).

·        Si tratta di attuare il principio fornito da S. Ambrogio: Io trovo Te nei tuoi misteri.

·        Liberare le feste dall'episodico e dal devozionale per renderle presenza della salvezza di Dio, evento pasquale del Signore morto e risorto, oggi della salvezza definitiva che attua le promesse di Dio, compimento in noi di ciò che Cristo ha fatto per noi.

·        La funzione mistagogica dell'anno liturgico consiste nell'educare i fedeli ad approfondire la loro conoscenza e la loro sequela di Cristo. Permette anche di formare la nostra vita di fede non secondo schemi soggettivi, ma secondo il piano sacramentale della Chiesa, secondo un processo graduale, circolare, ciclico.

·        La mistagogìa dell'anno liturgico esige che le feste siano celebrate secondo il loro vero scopo: non occasioni per attuare iniziative pastorali, ma momenti favorevoli (kairoi: 2 Cor 6,1) per celebrare, vivere, essere coinvolti nella salvezza pasquale offerta ogni volta dal Signore risorto.

 

Concludendo. "La Liturgia celebra ed esprime il mistero di Cristo, quale mistero di salvezza che si realizza oggi nella Chiesa, in una azione sacramentale, significativa ed efficace. La viva partecipazione all'azione liturgica consente ai credenti di penetrare sempre più nel mistero di Cristo, di coglierne l'ampiezza e la mirabile unità" (CEI, Il rinnovamento della catechesi 114). Difficilmente si potrebbe trovare una verità di fede cristiana, che non sia in qualche modo esposta nella Liturgia. La mistagogìa, intesa come pieno inserimento-partecipazione alla Liturgia, permette a sua volta ai fedeli di esprimere e manifestare il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa (SC 2); permette alla Liturgia di diventare evangelizzante.

 

Paolo Giglioni

Gennaio 2001: Mistagogìa2-VCC20