RITO DELLA COMUNIONE

FUORI DELLA MESSA E CULTO EUCARISTICO

Introduzione generale

 

I. CULTO EUCARISTICO FUORI DELLA MESSA E CELEBRAZIONE EUCARISTICA

1. La celebrazione dell'Eucaristia è il centro di tutta la vita cristiana, sia per la Chiesa universale che per le comunità locali della Chiesa stessa. Infatti "tutti gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato hanno uno stretto rapporto con l'Eucaristia e sono a essa ordinati. Nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo, che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, da vita agli uomini: questi sono in tal modo invitati e indotti a coinvolgere con quella di Cristo l'offerta di se stessi, del loro lavoro e di tutte le cose create1.

2. Inoltre "la celebrazione dell'Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l'origine e il fine del culto che a essa vien reso fuori della Messa"2. Infatti Cristo Signore, che "nel sacrificio della Messa è immolato quando comincia a essere sacramentalmente presente come cibo spirituale dei fedeli sotto le specie del pane e del vino", anche "dopo l'offerta del sacrificio, allorché viene conservata l'Eucaristia nelle chiese o negli oratori, è veramente l'Emmanuele, cioè "Dio con noi". Giorno e notte resta in mezzo a noi, e in noi abita, pieno di grazia e di verità"3.

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1) PO 5.

2) EM 3e.

3) EM 3b.

 

 

3. Nessun dubbio quindi che "tutti i fedeli, in linea con la pratica tradizionale e costante della Chiesa cattolica, nella loro venerazione verso questo santissimo Sacramento, rendano a esso quel culto di latria che è dovuto al vero Dio. E se Cristo Signore ha istituito questo sacramento come nostro cibo, non per questo ne è sminuito il dovere di adorarlo"4.

4. Per ben orientare la pietà verso il santissimo Sacramento dell'Eucaristia e per alimentarla a dovere, è necessario tener presente il mistero eucaristico in tutta la sua ampiezza, sia nella celebrazione della Messa che nel culto delle sacre specie, conservate dopo la Messa per estendere la grazia del sacrificio5.

 

IL FINE PER CUI SI CONSERVA L'EUCARISTIA

5. Scopo primario e originario della conservazione della Eucaristia fuori della Messa è l'amministrazione del Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l'adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel sacramento. La conservazione delle sacre specie per gli infermi portò infatti alla lodevole abitudine di adorare questo celeste alimento riposto e custodito nelle chiese: un culto di adorazione che poggia su valida e salda base, soprattutto perché la fede nella presenza reale del Signore porta naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di questa stessa fede6.

6. Nella celebrazione della Messa sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa. E presente in primo luogo nell'assemblea stessa dei fedeli riuniti in suo nome; è presente nella sua Parola, allorché si legge in chiesa la Scrittura e se ne fa il commento; è presente nella persona del ministro; è presente infine e soprattutto sotto le specie eucaristiche: una presenza, questa, assolutamente unica, perché nel sacramento dell'Eucaristia vi è il Cristo tutto e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente.

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4) EM 3f.

5) Cf EM 3g.

6) Cf EM 49.

 

 

Proprio per questo la presenza di Cristo sotto le specie consacrate vien chiamata reale: "reale non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia"7. Ne consegue che, per ragion del segno, è più consono alla natura della sacra celebrazione che sull'altare sul quale viene celebrata la Messa non ci sia fin dall'inizio, con le specie consacrate conservate in un tabernacolo la presenza eucaristica di Cristo: essa infatti è il frutto della consacrazione, e come tale deve apparire8.

7. Le ostie consacrate vengano spesso rinnovate e si conservino nella pisside in quantità sufficiente per la comunione dei alati e dei fedeli fuori della Messa9.

8. I pastori provvedano che, se non si oppone un grave motivo, le chiese nelle quali, secondo le norme del diritto, si conserva la santissima Eucaristia, restino aperte ogni giorno e nell'orario più indicato, almeno per qualche ora, in modo che i fedeli possano agevolmente trattenersi in preghiera dinanzi al santissimo Sacramento10.

 

III. LUOGO PER CONSERVARE L'EUCARISTIA

9. Il luogo per la conservazione dell'Eucaristia si distingua davvero per nobiltà e decoro. Si raccomanda caldamente che sia anche adatto all'adorazione e alla preghiera personale, in modo che i fedeli possano con facilità e con frutto venerare, anche con culto privato, il Signore presente nel sacramento. E più facile raggiungere questo scopo, se si prepara una cappella separata dal corpo centrale della chiesa, specialmente nelle chiese in cui si svolgono frequenti celebrazioni di matrimoni e di funerali o che sono meta di pellegrinaggi o di visite per i loro tesori di arte e di storia.

10. La santissima Eucaristia si custodisca in un tabernacolo inamovibile e solido, non trasparente e chiuso in modo che

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7) MG: EV II , 424; cf EM 9.

8) Cf EM 55.

9) IGMR 285, 292 (cf pp. 195, 196).

10) Cf EM 51; CIC, c. 937.

 

 

venga evitato al massimo il pericolo di profanazione. Di norma in ogni chiesa e oratorio ci sia un solo tabernacolo collocato in una parte della chiesa od oratorio che sia degna, visibile, decorosamente ornata, adatta alla preghiera. Il responsabile della chiesa o dell'oratorio procuri che la chiave del tabernacolo in cui si conserva la santissima Eucaristia venga custodita con la massima diligenza11.

11. La presenza della santissima Eucaristia nel tabernacolo venga indicata dal conopeo o da altro mezzo idoneo, stabilito dall'Autorità competente.

Dinanzi al tabernacolo, in cui si conserva la santissima Eucaristia, arda in continuità una lampada particolare, per indicare e onorare la presenza di Cristo.

Secondo la tradizione, tale lampada sia alimentata, per quanto è possibile, a olio o a cera12.

 

IV. ADATTAMENTI CHE SPETTANO ALLE CONFERENZE EPISCOPALI

12. Nella preparazione dei Rituali particolari, spetta alle Conferenze Episcopali, a norma della Costituzione sulla sacra liturgia (n. 63b), l'eventuale adattamento di questo titolo del Rituale Romano alle necessità delle singole regioni, in modo che, dopo la revisione della Sede Apostolica, entri in uso nelle regioni interessate. In proposito, sarà compito delle Conferenze Episcopali:

a) esaminare con cura e con prudenza se nella tradizione popolare ci sono elementi che meritano di essere conservati o adottati, purché sia possibile armonizzarli con lo spirito della sacra liturgia; proporre quindi alla Sede Apostolica gli adattamenti ritenuti utili o necessari, per ottenerne il consenso e introdurli in uso;

b) preparare le versioni dei testi, in modo che corrispondano davvero alle caratteristiche delle varie lingue e al genio delle diverse culture, non senza l'eventuale aggiunta di altri testi e di opportune melodie per il canto.

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11) Cf EM 52-53; CIC, c. 938.

12) Cf EM 57; CIC, c. 940.

 

 

La Conferenza Episcopale Italiana ha ritenuto opportuno inserire nel testo alcuni minimi adattamenti e aggiunte: I testi aggiunti sono segnati con asterisco. Le premesse alle tre parti del Capitolo IH sono state raggruppate all'inizio del capitolo stesso.

Inoltre la Conferenza, mentre richiama a una attenta e puntuale attuazione circa il luogo per la conservazione della santissima Eucaristia e il tabernacolo (nn, 9-11), ricorda pure le prescrizioni contenute in "Principi e norme per l'uso del Messale Romano" circa i vasi sacri (nn. 289-296).

Raccomanda infine che per quanto è possibile, nelle celebrazioni a carattere comunitario, si dia la dovuta importanza al canto.

 

 

Capitolo I

LA SANTA COMUNIONE FUORI DELLA MESSA

 

I. SANTA COMUNIONE FUORI DELLA MESSA E SACRIFICIO EUCARISTICO

13. Partecipazione perfetta alla celebrazione eucaristica è la comunione sacramentale ricevuta durante la Messa: questo risulta più evidente, per ragione del segno, se i fedeli ricevono il corpo del Signore dopo la comunione del sacerdote e dal medesimo sacrificio13. Per la comunione dei fedeli si usi quindi pane di confezione recente, e lo si consacri, di norma, in ogni celebrazione eucaristica.

14. Si devono indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica.

I sacerdoti però non rifiutino di dare la santa comunione anche fuori della Messa ai fedeli che per giusta causa ne fanno richiesta14. È bene anzi che a quanti sono impediti di partecipare

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13) Cf SC 55.

14) Cf EM 33a.

 

 

alla celebrazione eucaristica della comunità, si porti con premura il cibo e il conforto dell'Eucaristia, perché possano così sentirsi uniti alla comunità stessa, e sostenuti dall'amore dei fratelli.

I pastori d'anime curino che agli infermi e agli anziani, anche se non gravemente malati né in imminente pericolo di vita, spesso e anzi, se possibile, ogni giorno, specialmente nel tempo pasquale, sia offerta la possibilità di ricevere l'Eucaristia; nel caso poi di malati che non possano ricevere l'Eucaristia sotto le specie del pane, è consentito amministrarla loro sotto la sola specie del vino15.

15. Si abbia cura di insegnare ai fedeli che anche quando ricevono la comunione fuori della Messa, si uniscono intimamente con il sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della Croce, e prendono parte a quel sacro convito nel quale, per mezzo della comunione del colpo e sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale, rinnova il nuovo patto fatto una volta per sempre da Dio con gli uomini nel sangue di Cristo, e nella fede e nella speranza anticipa e prefigura il convito escatologico nel regno del Padre, annunziando la morte del Signore "finché egli venga"16.

 

II. TEMPO PER LA SANTA COMUNIONE FUORI DELLA MESSA

16. La santa comunione fuori della Messa si può distribuire in qualsiasi giorno e in qualunque ora del giorno. È bene, però, tenuta presente l'utilità dei fedeli, fissare per la distribuzione della santa comunione un orario determinato, in modo che la sacra celebrazione si possa svolgere in forma piena, con maggior frutto spirituale dei fedeli. Tuttavia:

a) il Giovedì santo la santa comunione si può distribuire solo durante la Messa; ai malati si può recare in qualunque ora del giorno;

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15) Cf EM 40-41.

16) Cf EM 3a.

 

 

b) il Venerdì santo, la santa comunione si distribuisce unicamente durante la celebrazione della passione del Signore; ai malati che non possono partecipare a questa celebrazione, si può recare in qualunque ora del giorno;

c) il Sabato santo, la santa comunione si può dare solo in forma di Viatico17.

 

III. MINISTRO DELLA SANTA COMUNIONE

17. È compito Soprattutto del sacerdote e del diacono amministrare la santa comunione ai fedeli che ne fanno richiesta18. E quindi per essi un doveroso impegno dedicare a questo ministero del loro ordine una parte conveniente di tempo, secondo la necessità dei fedeli. Anche all'accolito debitamente "istituito" è affidato il compito di distribuire come ministro straordinario la santa comunione, qualora sacerdote e diacono manchino o siano impediti per malattia, per l'età avanzata o per impegni del ministero pastorale, o quando il numero dei fedeli che si accostano alla sacra mensa sia così grande, da far prolungare eccessivamente la Messa o un'altra sacra celebrazione 19.

L'Ordinario del luogo può dare ad altri ministri straordinari la facoltà di distribuire la santa comunione, qualora lo ritenga necessario per l'utilità pastorale dei fedeli, e non ci sia un sacerdote o un diacono o un accolito disponibile20.

 

IV. LUOGO PER LA DISTRIBUZIONE DELLA SANTA COMUNIONE

18. Il luogo normale per la distribuzione della santa comunione fuori della Messa è la chiesa o l'oratorio in cui si celebra o si conserva abitualmente l'Eucaristia, o una chiesa, un oratorio

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17) Cf Messale Romano, ed. tip. it. 1973: Messa vespertina in Coena Domini, p. 131; Celebrazione della Passione del Signore, p. 141, n. 4; Sabato Santo, p. 157.

18) Cf EM 31.

19) Cf MQ, n. VI.

20) Cf IC 1, I e II.

 

 

o un altro luogo in cui si raccoglie abitualmente la comunità locale per compiervi, alla domenica o in altri giorni, una celebrazione liturgica. Si può tuttavia distribuire la santa comunione anche in altri luoghi, ivi comprese le case private, in caso di malati, di prigionieri o di altri che non possono uscire senza pericolo o senza grande disagio.

 

V. NORME PARTICOLARI PER LA DISTRIBUZIONE DELLA SANTA COMUNIONE

19. Quando la santa comunione viene distribuita in chiesa o in un oratorio, sull'altare, coperto con una tovaglia, vi si stende sopra un corporale e si accendono due ceri in segno di venerazione e di convito festivo21. Si usi anche la patena. Quando la santa comunione viene distribuita in altri luoghi, si prepari un tavolo adatto, coperto di tovaglia; si pensi anche a procurare i ceri.

20. Il ministro della santa comunione, se sacerdote o diacono, indossa camice e stola, o cotta e stola sulla veste talare. Gli altri ministri indossano la veste liturgica eventualmente adottata nella loro regione, o una veste che si addica a questo sacro ministero e sia approvata dall'Ordinario. Le specie eucaristiche per l'amministrazione della comunione fuori della chiesa si rechino in una teca o in un altro contenitore debitamente chiuso; quanto alle vesti e alle altre modalità, si badi che tutto sia conveniente, secondo le varie situazioni e circostanze locali.

21. Nel distribuire la santa comunione, si conservi la consuetudine di deporre la particela del pane consacrato sulla lingua dei comunicandi, consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare.

Le Conferenze Episcopali possono tuttavia stabilire, con la debita conferma della Sede Apostolica, che nel territorio di loro competenza la santa comunione si possa distribuire anche deponendo il pane consacrato nelle mani dei fedeli, pur-

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21) Cf IGMR 269 (cf p. 191).

 

 

che sia evitato ogni pericolo che si affievolisca nei fedeli la venerazione verso l'Eucaristia o si diffondano dottrine errate su di essa22. Si deve comunque insegnare ai fedeli che Gesù Cristo è Signore e Salvatore, e che a lui, presente sotto le specie sacramentali, è dovuto lo stesso culto di latria o di adorazione che si deve a Dio23.

Nell'uno e nell'altro caso, la santa comunione dev'esser distribuita dal ministro competente, che presenta e porge al comunicando la particela di pane consacrato dicendo la formula "II Corpo di Cristo", a cui il fedele risponde "Amen". Quanto alla distribuzione della santa comunione sotto la specie del vino, si osservino scrupolosamente le norme liturgiche24.

22. I frammenti eventualmente rimasti dopo la comunione, vengano raccolti con rispetto e deposti nella pisside o in un vasetto con acqua.

Così pure, se viene amministrata la comunione sotto la specie del vino, il calice o il recipiente usato allo scopo sia lavato con acqua.

L'acqua delle abluzioni si beva o si versi in un luogo conveniente.

 

VI. DISPOSIZIONI PER RICEVERE LA SANTA COMUNIONE

23. L'Eucaristia, che incessantemente ripresenta tra gli uomini il mistero pasquale di Cristo, è fonte di ogni grazia e della remissione dei peccati. Coloro tuttavia che intendono ricevere il Corpo del Signore, per aver parte ai frutti del sacramento pasquale, vi si devono accostare con purezza di coscienza e con buone disposizioni spirituali.

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22) Cf S. congr. per il culto divino, Istr. Memoriale Domini, 29.5.1969: EV III, 1273 ss.

23) Cf IC 4.

24) Cf IGMR 242 (cf pp. 182-183) e s. congr. per il culto divino, Istr. Sacramentali Communione, 29.6.1980, n. 6: EV III, 2636-2638.

 

 

Perciò la Chiesa prescrive che "nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti alla santa Eucaristia, senza premettere la confessione sacramentale"25. Se c'è un grave motivo e manca la possibilità di confessarsi, premetta un atto di contrizione perfetta, con il proposito di confessare quanto prima i singoli peccati mortali, che sul momento è impossibilitato a confessare. Quanto a coloro che sono soliti comunicarsi ogni giorno o frequentemente, è bene che a congrue scadenze, secondo la condizione di ognuno, si accostino al sacramento della Penitenza. D'altra parte, i fedeli considerino l'Eucaristia anche come antidoto, per il quale son liberati dalle colpe quotidiane e preservati dai peccati mortali; e sappiano inoltre servirsi debitamente delle parti penitenziali della liturgia, specialmente della liturgia della Messa26.

24. Per ricevere il Sacramento, i comunicandi devono essere digiuni, almeno da un'ora, di cibo e di bevande, fatta soltanto eccezione per l'acqua e per le medicine. Le persone anziane, i malati e coloro che li accudiscono possono ricevere la santissima Eucaristia anche se entro l'ora precedente hanno preso qualcosa27.

25. L'unione con Cristo, a cui il sacramento stesso è ordinato, si deve estendere e prolungare a tutta la vita cristiana, in modo che i fedeli, contemplando ininterrottamente nella fede il dono ricevuto, sotto la guida dello Spirito Santo, trascorrano la vita di ogni giorno in rendimento di grazie, e producano frutti più abbondanti di carità.

E perché permangano più facilmente in questo rendimento di grazie, che in modo eminente è innalzato a Dio nella Messa, si raccomanda a coloro che si sono accostati alla santa comunione, di sostare per qualche tempo in preghiera28.

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25) Cf. conc. trid., sess. XIII, Decr. de ss. Eucaristia, cap. 7: DS 1646-1677; sess. XIV, Canones de sacramento Paenitentiae. c. 9: DS 1709; SP, Proemio e n. VI.

26) Cf EM 35.

27) Cf CIC, e. 919 §§ 1,3.

28) Cf EM 38.

 

 

Capitolo II

LA SANTA COMUNIONE E IL VIATICO AGLI INFERMI

DATI DAL MINISTRO STRAORDINARIO

 

58. Il sacerdote e il diacono danno la comunione e il Viatico agli infermi secondo quanto è descritto nel rito del "Sacramento dell'Unzione e cura pastorale degli infermi". Quando la santissima Eucaristia è portata agli infermi da un accolito, o da un ministro straordinario della comunione deputato a questo a norma del diritto, si osserva il presente rito.

59. Ai malati che non possono ricevere l'Eucaristia sotto la specie del pane, si può dar loro la comunione sotto la sola specie del vino.

Per portare il sangue del Signore all'infermo, si usi un recipiente adatto e ben chiuso, in modo da evitare il pericolo che si versi. Nel dare poi il sacramento, caso per caso si scelga il modo più adatto tra quelli proposti per la distribuzione della comunione sotto le due specie. Se dopo la comunione rimane ancora un po' del preziosissimo Sangue, lo consumi il ministro, prima di fare le debite abluzioni.

 

 

Capitolo III

CULTO EUCARISTICO

 

87. E vivamente raccomandata la devozione sia privata che pubblica verso la santissima Eucaristia, anche fuori della Messa, secondo le norme stabilite dalla legittima autorità; il sacrificio eucaristico è infatti sorgente e culmine di tutta la vita cristiana.

Nel disporre i pii esercizi eucaristici, si tenga conto dei tempi liturgici, in modo che gli esercizi stessi si armonizzino con la liturgia: da essa in qualche modo traggano ispirazione, e ad essa conducano il popolo cristiano29.

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29) Cf EM 58.

 

88. I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale.

La pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi in adorazione dinanzi alla santa Eucaristia, li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo Corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità e dinanzi a lui aprono il loro cuore per se stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da questo mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. Essi intensificano così le disposizioni necessarie per celebrare con la debita devozione il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre.

Cerchino, dunque, i fedeli, secondo il loro particolare stato di vita, di prestar il debito culto a Cristo Signore nel Sacramento. I pastori li guidino con l'esempio e li stimolino con le loro esortazioni30.

89. Ricordino inoltre i fedeli che con questa orazione dinanzi a Cristo Signore presente nel Sacramento, essi prolungano l'intima unione raggiunta con lui nella comunione e rinnovano quell'alleanza che li spinge a esprimere nella vita ciò che nella celebrazione dell'Eucaristia hanno ricevuto con la fede e il sacramento. Procurino quindi, sostenuti dalla forza del cibo celeste, di trascorrere tutta la loro vita in rendimento di grazie, partecipi come sono della morte e risurrezione del Signore. Ognuno pertanto sia sollecito nel compiere opere buone e nel piacere a Dio, proponendosi di animare il mondo di spirito cristiano e di farsi tra gli uomini testimone di Cristo in ogni situazione31.

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30) Cf EM 50.

31) Cf EM 13.

 

 

I. ESPOSIZIONE DELLA SANTISSIMA EUCARISTIA

a) Esposizione eucaristica e Messa

90. L'esposizione della santissima Eucaristia, sia con la pisside che con l'ostensorio, porta i fedeli a riconoscere in essa la mirabile presenza di Cristo e li invita alla comunione di spirito con lui, unione che trova il suo culmine nella comunione sacramentale. È quindi un ottimo mezzo per ravvivare il culto dovuto al Signore in spirito e verità.

Nelle esposizioni si deve porre attenzione che il culto del santissimo Sacramento appaia con chiarezza nel suo rapporto con la Messa. Nell'apparato dell'esposizione si eviti con cura tutto ciò che potrebbe in qualche modo oscurare il desiderio di Cristo, che istituì la santissima Eucaristia principalmente perché fosse a nostra disposizione come cibo, rimedio e sollievo32.

91. Durante l'esposizione del santissimo Sacramento è vietata la celebrazione della Messa nella stessa navata della chiesa o oratorio.

Infatti, oltre le ragioni esposte al n. 6, la celebrazione del mistero eucaristico racchiude in modo più perfetto quella comunione interna a cui l'esposizione vuoi condurre i fedeli. Se l'esposizione del santissimo Sacramento si prolunga per uno o i più giorni consecutivi, essa si deve interrompere durante la celebrazione della Messa, a meno che questa non venga celebrata in una cappella separata da quella parte della chiesa in cui ha luogo l'esposizione, e vi rimangano in adorazione almeno un certo numero di fedeli33.

 

b) Norme per l'esposizione

92. Dinanzi al santissimo Sacramento, sia chiuso nel tabernacolo che esposto alla pubblica adorazione, si genuflette con un solo ginocchio.

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32) Cf EM 60.

33) Cf EM 61.

 

 

93. Nell'esposizione del santissimo Sacramento con l'ostensorio, si accendono quattro o sei ceri e si usa l'incenso. Nell'esposizione con la pisside si accendano almeno due ceri; si può usare l'incenso.

 

L'esposizione prolungata

94. Nelle chiese e negli oratori in cui si conserva l'Eucaristia, si raccomanda ogni anno l'esposizione solenne del santissimo Sacramento: un'esposizione prolungata per un certo tempo, anche se non propriamente continua, in modo che la comunità locale mediti e adori con intensa devozione questo mistero. Però tale esposizione si faccia soltanto se si prevede un'adeguata affluenza di fedeli34.

95. Per una necessità grave e generale, l'Ordinario del luogo può prescrivere una supplica più prolungata dinanzi al santissimo Sacramento esposto in quelle chiese che sono più frequentate dai fedeli35.

96. Quando, per mancanza di un congrue numero di adoratori, non si può fare un'esposizione ininterrotta, è lecito riporre il santissimo Sacramento nel tabernacolo, secondo un orario prestabilito e reso noto, non però più di due volte al giorno, per esempio sul mezzogiorno e durante la notte. Questa reposizione si può fare in modo assai semplice: il sacerdote o il diacono, rivestendo camice e stola, o cotta e stola sulla veste talare, dopo una breve adorazione e una preghiera insieme con i fedeli, ripone il santissimo Sacramento nel tabernacolo. Allo stesso modo, all'orario stabilito, si fa di nuovo l'esposizione36.

L' esposizione breve

 

97. Le esposizioni brevi del santissimo Sacramento si devono ordinare in modo che in esse, prima della benedizione con il santissimo Sacramento, sia dedicato un tempo conveniente a

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34) Cf EM 63.

35) Cf EM 64.

36) Cf EM 65.

 

 

letture della parola di Dio, a canti e preghiere e a un po' di orazione silenziosa.

È vietata l'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione37.

 

L'adorazione nelle comunità religiose

98. Alle comunità religiose e alle altre pie associazioni che secondo le costituzioni o le norme del loro Istituto fanno l'adorazione eucaristica perpetua o prolungata, si raccomanda caldamente di ordinare questa pia consuetudine secondo lo spirito della sacra liturgia. Quando vi partecipa tutta la comunità, l'adorazione si articoli in letture, canti e sacro silenzio, perché ne sia più stimolante l'efficacia sulla vita spirituale della comunità stessa. In tal modo si rafforza tra i membri della casa religiosa quello spirito di unità e di fraternità, di cui l'Eucaristia è segno e sorgente, e il culto dovuto al Sacramento si svolge in forma più nobile e degna. Così pure merita elogio e deve essere conservata, quella forma di pietà eucaristica, secondo la quale uno o più membri della comunità si alternano nell'adorazione del santissimo Sacramento. Anche in questa forma, in linea con lo spirito dell'Istituto così com'è stato approvato dalla Chiesa, i membri adorano nel Sacramento Cristo Signore e a lui rivolgono suppliche a nome di tutta la comunità e della Chiesa.

 

c) Ministro dell'esposizione della santissima Eucaristia

99. Ministro ordinario dell'esposizione del santissimo Sacramento è il sacerdote o il diacono, che al termine della adorazione, prima di riporre il Sacramento, impartisce con il Sacramento stesso la benedizione al popolo.

In mancanza del sacerdote e del diacono o in caso di un loro legittimo impedimento, possono esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli la santissima Eucaristia, e poi riporla, un accolito, un altro ministro straordinario della santa Comunione o qualcun altro ancora, autorizzato dall'Ordinario del luogo.

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37) Cf EM 66.

 

 

Tutti costoro possono far l'esposizione aprendo il tabernacolo o anche, se sarà opportuno, deponendo la pisside sull'altare, o collocando l'ostia nell'ostensorio. Al termine della adorazione, ripongono il Sacramento nel tabernacolo. Non possono però impartire la benedizione con il santissimo Sacramento.

100. Il ministro, se sacerdote o diacono, indossa il camice o la cotta culla veste talare e la stola di colore bianco. Gli altri ministri indossano la veste liturgica eventualmente adottata nella loro regione o una veste che si addica a questo sacro ministero e sia approvata dall'Ordinario. Per impartire la benedizione al termine dell'adorazione quando si è fatta l'esposizione con l'ostensorio, il sacerdote o il diacono indossano anche il piviale e il velo omerale di colore bianco; quando si è fatta l'esposizione con la pisside, indossano il velo omerale.

 

II. PROCESSIONI EUCARISTICHE

101. Nelle processioni eucaristiche, in cui l'Eucaristia viene portata solennemente per le vie con accompagnamento di canti, il popolo cristiano rende pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il santissimo Sacramento. Spetta tuttavia al vescovo diocesano giudicare sia della opportunità nelle circostanze attuali, sia del tempo, del luogo e dell'organizzazione di tali processioni, in modo che si svolgano con dignità e senza pregiudizio della riverenza dovuta a questo santissimo Sacramento38.

102. Tra le processioni eucaristiche, si distingue per importanza e per significato nella vita pastorale della parrocchia o della città quella annuale nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, o in altro giorno più opportuno in prossimità di questa solennità. Conviene pertanto che là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno della fede e dell'adorazione del popolo, essa si conservi, a norma del diritto.

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38) Cf EM 59.

 

 

Nel caso però di una grande città, qualora la necessità pastorale lo faccia ritenere opportuno, si possono, a giudizio del vescovo diocesano, organizzare altre processioni nei principali quartieri della città stessa. Là dove, nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, non è possibile fare la processione, è bene che si svolga un'altra pubblica celebrazione per tutta la città o per i suoi principali quartieri nella chiesa cattedrale o in altri luoghi più opportuni.

103. Secondo quanto indicato ai nn. 1-6 a motivo del segno è preferibile che la processione con il santissimo Sacramento si faccia immediatamente dopo la Messa, nella quale viene consacrata l'ostia da portarsi poi in processione. Nulla vieta però che la processione si svolga a coronamento di un'adorazione pubblica e prolungata, fatta dopo la Messa.

104. Nell'organizzazione delle processioni eucaristiche si tenga conto delle consuetudini locali sia per l'addobbo delle vie e delle piazze, che per la composta sfilata di quanti vi partecipano. Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e se lo consiglia il bene pastorale, si possono anche fare delle stazioni o soste con la benedizione eucaristica. I canti e le preghiere che si fanno, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore.

 

III. CONGRESSI EUCARISTICI

105. I congressi eucaristici, introdotti in tempi recenti nella vita della Chiesa come manifestazione tutta particolare del culto eucaristico, si devono considerare come una "statio" cioè una sosta d'impegno e di preghiera, a cui una comunità invita la Chiesa universale, o una Chiesa locale le altre Chiese della medesima regione o della stessa nazione o del mondo intero, per approfondire insieme un qualche aspetto del mistero eucaristico e prestare a esso un omaggio di pubblica venerazione, nel vincolo della carità e dell'unità. Tali congressi devono essere quindi un segno autentico di fede e di carità, per la piena partecipazione della Chiesa locale e la presenza rappresentativa delle altre Chiese.

106. Quanto al luogo, al tema e al programma del congresso, si facciano, sia nella Chiesa locale che nelle altre Chiese, opportuni sondaggi che tengano presenti necessità concrete e favoriscano l'approfondimento teologico e il bene della Chiesa locale. In questo lavoro d'inchiesta si ricorra alla collaborazione di esperti nelle cosiddette scienze "umane".

107. Nella preparazione del congresso, si dia soprattutto importanza a questi elementi:

a) una più intensa catechesi sull'Eucaristia, specialmente in quanto mistero di Cristo vivente e operante nella Chiesa; tale catechesi sia adatta alla capacità recettiva dei vari ambienti;

b) una più attiva partecipazione alla sacra liturgia, che promuova il religioso ascolto della parola di Dio e il senso fraterno della comunità39;

c) un'attenta ricerca di iniziative e una solerte realizzazione di opere sociali che favoriscano la promozione umana e la dovuta comunanza di beni anche temporali, sull'esempio della primitiva comunità cristiana40, in modo che la mensa eucaristica rappresenti il centro diffusore del fermento del Vangelo, come forza propulsiva per la costruzione della società umana in questo mondo e insieme pegno di quella futura41.

108. La celebrazione del congresso, s'imposti sulla base dei criteri seguenti42:

a) la celebrazione eucaristica sia davvero il centro e il culmine di tutte le varie manifestazioni e forme di pietà;

b) le celebrazioni della parola di Dio, le sessioni di catechesi e le riunioni plenarie sian tutte ordinate a un approfondimento del tema proposto e a una più chiara esplicitazione degli aspetti pratici del tema stesso, per una loro realizzazione concreta;

c) si predisponga un opportuno programma di riunioni di preghiera e di adorazione prolungata dinanzi al Santissimo esposto, in chiese determinate, particolarmente adatte a questo esercizio di pietà;

d) quanto alla processione con il santissimo Sacramento per le vie della città, con accompagnamento di inni e di preghiere, si osservino le norme sulle processioni eucaristiche (nn. 101-104), tenuta presente la situazione sociale e religiosa del luogo.

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39) SC 41-52; LG 26.

40) Cf At 4,32.

41) SC 47; UR 15.

42) Cf EM 67.