Prof. George Cottier O.P., Roma: Sequela Christi

 

"Vieni e seguimi" (Mt 19, 21): Gesù risponde così alla domanda del giovane ricco che cerca la perfezione. L’abbandono di tutti i suoi beni e di se stesso che implica già l’idea di pienezza costituisce una condizione indispensabile, ma solo una condizione, della sequela Christi, nella quale consiste la perfezione di vita. La rinuncia è una liberazione che permette al discepolo, cioè al cristiano, di impegnarsi totalmente al seguito del Maestro.

L’enciclica Veritatis splendor lo rileva: "seguire Cristo è il fondamento essenziale e originale della morale cristiana" (n. 19). L’esigenza posta da Gesù può sembrare esorbitante, lo sarebbe infatti se Gesù fosse un maestro umano come gli altri. Un maestro insegna e, quando il discepolo ha assimilato la dottrina, si ritira nella coscienza che il suo compito è finito: il discepolo, diventa spiritualmente adulto, non ha più bisogno di un maestro. Un’altra figura di maestro è rappresentata dal guru. Questo intende condurre il discepolo a fare una esperienza spirituale: siamo qui al di là del semplice insegnamento; si tratta d’imitazione dei comportamenti e di pratica di una disciplina e di uno stile di vita. Certo, alla fine il discepolo deve saper lasciare il maestro; però i pericoli di un certo mimetismo fusionale sono grandi e, da parte del maestro, esiste la tentazione dell’esercizio del potere spirituale.

L’esigenza posta da Gesù è in se già rivelatrice di chi Egli è; è come se il velo si alzasse sulla sua divinità. L’enciclica nota: "Non si tratta qui soltanto di mettersi in ascolto di un insegnamento e di accogliere nell’obbedienza un comandamento. Si tratta, più radicalmente, di aderire alla persona stessa di Gesù, di condividere la sua vita e il suo destino, di partecipare alla sua obbedienza libera e amorosa alla volontà del Padre. Seguendo, mediante la risposta della fede, colui che è la Sapienza incarnata, il discepolo di Gesù diventa veramente discepolo di Dio (cf. Gv 6, 45)" (n. 19). L’impegno è veramente totale, richiede il dono di tutta la personna: "Gesù chiede di seguirlo e di imitarlo sulla strada dell’amore, di un amore che si dona totalmente ai fratelli per amore di Dio" (n. 20).

Così diciamo che: "Seguire Cristo" non esprime altro che la vocazione cristiana stessa nella sua radicalità e nei suoi contenuti essenziali. Il n. 21 di Veritatis splendor ci offre un riassunto molto denso: "Seguire Cristo non è una imitazione esteriore, perché tocca l’uomo nella sua profonda interiorità. Essere discepoli di Gesù significa esseri resi conformi a Lui, che si è fatto servo fino al dono di sé sulla croce (cf. Fil 2, 5-8). Mediante la fede, Cristo abita nel cuore del credente (cf. Ef 3, 17), e così il discepolo è assimilato al suo Signore e a Lui configurato. Questo è il frutto della grazia, della presenza operante dello Spirito Santo in noi".

Abbiamo qui un insieme di precisazioni importanti: interiorità, configurazione, assimilazione e questo come frutto della grazia e dell’azione dello Spirito Santo. È quest’ultimo elemento che bisogna sottolineare prima: la grazia santificante che ci assimila a Cristo e che è riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, ci trasforma e ci configura a Cristo. Dobbiamo intenderlo nel senso ontologico, perché è l’essere cristiano che si trova, per mezzo della grazia, configurato a Cristo e porta in se la sua immagine. Una citazione di Sant’Agostino esprime ciò in modo sorprendente: "Rallegriamoci e ringraziamo: siamo diventati non solo cristiani ma Cristo. Stupite e gioite: Cristo siamo diventati!" (n. 21). Il testo prosegue: "Morto al peccato, il battezzato riceve la vita nuova (cf. Rm 6, 3-11): vivente per Dio in Cristo Gesù, è chiamato a camminare secondo lo Spirito e a manifestarne nella vita i frutti (cf. Gal 5, 16-25)". La "sequela Christi" è la regola della vita cristiana. L’esercizio delle virtù morali e l’imitazione degli esempi che Gesù ci ha dato e che sono riportati nel Vangelo, suppongono che le mozioni e l’illuminazione dello Spirito Santo aprino il cuore alla loro comprensione. Però, anteriormente, l’azione dello Spirito si esercita a un livello più radicale. La configurazione e l’assimilazione che caratterizza l’imitazione di Cristo procedono dalla vita teologale e dalla vita sacramentale. È vissuta nel mistero della fede ed è frutto della vita sacramentale.

Infatti l’enciclica scrive: "Sotto l’impulso dello Spirito, il Battesimo configura radicalmente il fedele a Cristo nel mistero pasquale della morte e risurrezione, lo "riveste" di Cristo (cf. Gal 3, 27)". (ibid). Il battesimo è quindi la radice della sequela Christi. Si compie nell’Eucaristia: "La partecipazione poi all’Eucaristia, sacramento della Nuova Alleanza (cf. 1 Cor 11, 23-29), è vertice dell’assimilazione a Cristo, fonte di "vita eterna" (cf. Gv 6, 51-58), principio e forza del dono totale di sé, di cui Gesù secondo la testimonianza tramandata da Paolo comanda di far memoria nella celebrazione e nella vita: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga" (1 Cor 11, 26)" (n. 21). La vita cristiana, nella sua integralità, è sequela Christi, che configura e assimila alla vita divina che Cristo ci comunica per mezzo dello Spirito Santo.