Videoconferenza del 27 febbraio 2004 - Prof. Jean Galot, Roma

Il sacerdote dinanzi alle sette

Nel mondo di oggi c’è una moltiplicazione delle sette. Le sette sono dei gruppi religiosi che vogliono esercitare in comune delle attività di culto, di formazione spirituale, di preghiera, di aiuto sociale. E’ difficile definire una setta, ma generalmente la sette comporta un numero ristretto di aderenti e si distingue così dalle "grandi religioni".

Nella storia delle religioni succede spesso che all’inizio un gruppo viene considerato come setta, poi quando è cresciuto, viene riconosciuto come religione. Questo si è verificato nel cristianesimo.

Il sacerdote è chiamato a riconoscere nelle sette una manifestazione della fame di Dio che anima molte vite umane. Nella sua fede il sacerdote ha un concetto più giusto di Dio. Ma anche se discerne più facilmente le deviazioni e gli errori dell’uomo religioso, egli deve prima di tutto accogliere il valore positivo di tutti i tentativi dell’uomo di stabilire dei contatti con Dio. Ci sono buoni aspetti in questi tentativi e meritano di essere incoraggiati e sviluppati.

Il pericolo sarebbe di vedere soltanto nelle sette una religiosità sbagliata. Il sacerdote ha un dovere particolare di stima che può aiutarlo a capire il bene che si nasconde o si manifesta anche nel quadro di una fede che può essere molto imperfetta. Con la luce dello Spirito Santo egli può ottenere la grazia di scoprire gli errori che talvolta vengono proposti sotto una forma molto attraente. Non deve mai pensare che gli si trova al riparo di ogni deviazione: ha bisogno dello Spirito per conservare una perfetta rettitudine di pensiero. Nella misura del possibile deve tentare di correggere gli errori senza ferire le persone.

Il sacerdote ha il dovere di testimoniare una profonda e sincera stima per tutte le associazioni che hanno come scopo di sviluppare la vocazione religiosa dell’uomo. Secondo le dichiarazioni della società internazionale, deve rispettare i diritti di ogni uomo ad una autentica libertà religiosa, evitare ogni forma d’intolleranza o di discriminazione fondata sulla convinzioni di fede o sull’appartenenza a gruppi e movimenti religiosi.

In virtù del precetto di amore universale enunciato da Cristo, il sacerdote è invitato a uno sforzo speciale di simpatia e di comprensione verso tutto coloro che si sono impegnati in gruppi ostili alla Chiesa e che lottano contro la dottrina proclamata dal Vangelo.

Tentando di capire meglio i motivi di questa ostilità deve conservare la speranza di far superare i pregiudizi e di ottenere una luce più efficace che possa eliminare i malintesi e dare pieno accesso alla verità.

Nel caso di abusi, particolarmente di comportamenti che danneggiano la personalità umana, il sacerdote ha il dovere di ricorrere a una autorità competente, nel modo più discreto, per proteggere i diritti delle persone minacciate.