28.01.2004 – Prof. Louis Aldrich – Taipei: "I santuari e la pietà popolare"

In questa breve presentazione, cercherò di spiegare il rapporto tra i santuari e la pietà popolare. Questo rapporto fondamentale può essere caratterizzato dai seguenti aspetti: mentre da una parte la definizione del concetto di ‘santuario’ corrisponde a quella di un luogo caratterizzato da un’intensa attività liturgica, quindi non limitato alla pietà popolare, dall’altra parte, tuttavia, quest’ultima costituisce spesso la ragione dell’esistenza di un santuario particolare e la motivazione principale che vi attrae i fedeli.

Gesù, il Signore Risorto, è "il santuario supremo e definitivo intorno al quale si riunisce la comunità cristiana". Quindi, un santuario, che spesso nasce dalla pietà popolare, rappresenta un segno della presenza salvifica attiva e continua del Signore nella storia. In particolare, è un luogo di meditazione in cui il popolo di Dio pellegrino sperimenta la Sua presenza attraverso un rinnovamento e un rafforzamento della devozione.

Ai fedeli, oltre al resto, i santuari forniscono: una memoria dello "straordinario evento originario che ha fatto nascere una devozione costante"; un luogo privilegiato in cui si manifestano molti segni "dell’assistenza divina e dell’intercessione della Beata Vergine Maria, dei Santi e dei Beati"; una chiamata alla conversione, a riconsacrarsi alla chiamata a una vita di fede, di speranza e di carità e a una sequela di Cristo più piena. I santuari sono, quindi, segni dell’intervento misericordioso di Dio nella storia dell’uomo; memoriali dell’Incarnazione e della Redenzione.

I santuari sono in maniera particolare luoghi per la celebrazione del culto in cui la Liturgia della Chiesa occupa un posto preminente. "Tra le funzioni attribuite ai santuari e confermate dal Codice di Diritto Canonico, c’è quella di promuovere la liturgia. (…) I fedeli che si recano a un santuario provenendo dai luoghi più vari dovrebbero potervi tornare confortati nello spirito ed edificati dalle celebrazioni liturgiche; (…) tanto i sacerdoti quanto i pellegrini riportano al loro ritorno ai luoghi residenziali le forti impressioni del culto sperimentate nei santuari". Oltre alla celebrazione della Penitenza, dell’Eucaristia, dell’Unzione degli Infermi e degli altri sacramenti, la pietà popolare può svolgere un ruolo importante nell’esperienza dell’aspetto legato al culto di un santuario.

Il termine ‘pietà popolare’ designa le varie espressioni del culto tanto di natura privata quanto comunitaria le quali, nel contesto della fede cristiana, sono ispirate prevalentemente non dalla Sacra Liturgia bensì da forme derivanti da una particolare nazione o popolo o dalla loro cultura. La pietà popolare è stata giustamente considerata come "un tesoro del popolo di Dio che manifesta la sete di un Dio conosciuto soltanto dai poveri e dagli umili, che li rende capaci di una generosità e di un sacrificio che giunge fino all’eroismo nel testimoniare la propria fede". Allo stesso tempo, la pietà popolare manifesta "un senso acuto degli attributi profondi di Dio: paternità, provvidenza, la Sua presenza amorevole e costante. Essa genera inoltre atteggiamenti interiori altrimenti raramente visti al medesimo grado: pazienza, consapevolezza della Croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione".

In conclusione, potremmo affermare che le forme di pietà popolare associate ai santuari, se impostate in sintonia con la percezione e la devozione soggettiva dei credenti, oltre alle grazie ricevute tramite la devozione stessa, costituiscono un eccellente mezzo di preparazione soggettiva alle grazie oggettive ottenute attraverso i sacramenti celebrati presso ogni santuario, specialmente i sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.