Luciano Meddi, Roma: La Chiesa particolare responsabile
e promotrice della catechesi

Perché parlare di questo argomento? Il rapporto tra chiesa e catechesi è assolutamente connaturale. Se qui si vuole sottolineare una qualche novità essa va ricercata nel tema della particolarità o località della chiesa. In effetti conosciamo le vicende che hanno portato la chiesa del Vaticano II a recuperare questa dimensione importante della identità ecclesiale.

1. Chiesa e catechesi

La storia della catechesi, che è intrinsecamente collegata alla vita della comunità cristiana, è anche legata alle vicende che hanno portato la chiesa a sottolineare prima la particolarità e poi l’universalità della sua forma storica.

Nella chiesa antica la missione fu svolta dalle chiese locali e la catechesi ci ha tramandato nomi e momenti di questa realtà. Già gli evangelisti erano espressione di comunità particolari. Al tempo del catecumenato antico la comunità locale era il luogo spontaneo della iniziazione e formazione cristiana. Gli itinerari, le modalità, i gesti liturgici e le catechesi dottrinali fecero riferimento alla vita vissuta delle diverse chiese particolari. Quelle chiese si sperimentavano facilmente chiese-comunità che generano i credenti. Perché la catechesi, specie quella di iniziazione, si configurava proprio come inserimento nel mistero pasquale di Cristo e nella missione della chiesa in cui si viene battezzati..

Quella situazione iniziale venne progressivamente meno e prevalse un modello di missione e di catechesi più uniforme. La chiesa infatti ha dovuto rispondere ad esigenze nuove. Ha dovuto lottare per mantenere la propria libertà nel periodo della cosiddetta "lotta per le investiture" culminata con la riforma gregoriana. Ha vissuto la stagione della contrapposizione-difesa al tempo della questione generata dalla riforma luterana (la chiesa del concilio di Trento). Ha lottato per difendere il valore della dottrina cristiana dalle accuse formulate dalla modernità, al tempo della nascita degli stati moderni e dello sviluppo delle scienze nei secoli successivi alla stagione dell’illuminismo (la chiesa del Vaticano I).

In questa prospettiva il magistero e la teologia accentuarono soprattutto la proclamazione della verità oggettiva della chiesa nella forma dell’esposizione dottrinale. Inoltre la missione ecclesiale sottolineò la dimensione sacramentale della salvezza. Anche questo ha contribuito a far prevalere l’universalità della missione sulla particolarità dei destinatari. I frutti della passione di Cristo, infatti, sono il dono della chiesa a tutti gli uomini.

La catechesi, come l’intera pastorale, ha ovviamente seguito questa via. Essa si è compresa come spiegazione dottrinale dell’universale dono della fede e dei sacramenti. Per questo non si avvertiva il bisogno di una attenzione al particolare. Tuttavia anche quando maggiormente si è accentuato il tema dell’uniformità della chiesa, si è mantenuta una certa localizzazione della catechesi. Così, ad esempio, fu proprio il concilio di Trento a dare impulso sia alla nascita del primo catechismo della chiesa universale sia alla nascita dei catechismi locali. Fu Trento infatti a richiamare in modo forte il diritto/dovere dei vescovi verso la predicazione e questa indicazione venne intesa come impegno nella organizzazione del catechismo. Per questo il soggetto autorizzato era solamente il vescovo e il parroco.

Le prospettive del concilio Vaticano II. È stato proprio il mutato cambio di prospettiva teologica portato dal Vaticano II in ordine all’autocomprensione della chiesa che ha modificato anche il rapporto tra chiesa universale e chiesa locale.

Il Vaticano II infatti ha messo l’accento sulle missioni trinitarie, sulla immagine pellegrinante della chiesa popolo di Dio, sul suo servizio al regno, sulla visione sacramentale e dialogica della rivelazione, sulla comune responsabilità dei battezzati nel continuazione della missione di Gesù, sulla riconsiderata identità dei vescovi, sulla necessità di edificare chiese incarnate nei singoli continenti e culture. Soprattutto ha rimesso in contatto la chiesa e i suoi beni salvifici con la concreta situazione del mondo. Il territorio e la cultura, infatti, sono stati interpretati sempre più a partire dalla teologia della creazione e dell’incarnazione. Il post-concilio, inoltre, ha visto esplodere il tema della inculturazione e della contestualizzazione come compito principale della missione della chiesa..

Queste sottolineature sono determinanti per comprendere il nostro tema. Il recupero della dimensione sacramentale dell’episcopato, della ministerialità e della comune responsabilità dei battezzati verso la Parola e la missione della chiesa, il tema dell’inculturazione ed adattamento della vita ecclesiale soprattutto con la preparazione di catechismi locali, la considerazione della salvezza come inserimento della fede nella storia, sono le dimensioni teologiche e quindi missionarie che chiedono una chiesa locale più definita e una catechesi più localizzata.

Molto opportunamente il documenti del magistero e specialmente il Sinodo sulla catechesi (1977) nel suo Messaggio al Popolo di Dio insistono proprio su tale realtà: la catechesi avviene nella chiesa locale.

Sembra opportuno quindi, nella prospettiva conciliare appena rievocata, ricomprendere il tema della catechesi nella chiesa particolare sviluppando una triplice riflessione: la chiesa particolare soggetto della catechesi, luogo e contenuto, meta della azione catechistica. Nelle tre riflessioni desidero indicare alcuni punti teologico-pastorali che possono aiutare il futuro della catechesi.

 

2. la chiesa particolare sorgente e soggetto della catechesi

1. chiesa locale soggetto attivo. Questa espressione (chiesa sorgente e soggetto) mette in evidenza la rinnovata riconsiderazione che tutti i battezzati sono, ognuno nel loro ordine, operatori della catechesi. I documenti ecclesiali descrivono questo principio sia nella linea discendente (quella che va dalla responsabilità del sommo pontefice fino ai singoli fedeli) sia in quella ascendente (dalla comune responsabilità della comunità fino al vescovo).

Le motivazioni di questa rinnovata prospettiva si fondano sulla identità cristiana frutto della iniziazione cristiana e sulla comune partecipazione ai Tria Munera Christi. Questo è tanto vero che il recente CJC del 1983 arriva a definire, da questo punto di vista, il vescovo moderatore della catechesi (756 § 2).

Va dunque esaltata una catechesi che recuperi la molteplicità dei diversi soggetti ecclesiali. Abbiamo bisogno di recuperare una specifica catechesi del Vescovo che deve garantire soprattutto l’interpretazione del vangelo nella situazione ecclesiale e storica della propria diocesi in un certo tempo ( è la catechesi inculturata che stiamo cercando di realizzare). Una catechesi del parroco e del presbiterio delle comunità parrocchiali che ulteriormente contestualizza la catechesi del vescovo e incarna continuamente il kerigma apostolico. La responsabilità missionaria nella e della famiglia, dei padrini, dei catechisti.

Sarà necessario un serio lavoro pastorale finalizzato ad individuare e ben definire la responsabilità dei diversi soggetti all’interno della comune responsabilità.

2. Chiesa locale soggetto interpretante. In secondo luogo l’affermazione chiesa locale sorgente e soggetto significa recuperare il rapporto tra dottrina e testimonianza di vita. Di che cosa "siamo tutti responsabili"? una attenta lettura di LG 12 e DV 8 ci fa scoprire la complessità della affermazione. Da una parte esiste il dovere della trasmissione inalterata della dottrina cristiana (quello che fin dall’autore delle lettere a Timoteo si chiama il "sacro deposito della fede") e dall’altro esiste il diritto-dovere della interpretazione e comprensione nella vita quotidiana dello stesso. Della fedeltà alla dottrina è responsabile il magistero della chiesa. Della comprensione profonda e della applicazione alla vita sono corresponsabili tutti i battezzati. La catechesi appartiene a questa seconda categoria. Credo si possa dire che sia questo il significato profondo di "missione profetica" della catechesi.

Nella catechesi, infatti, avviene l’incontro tra una verità che appartiene alla chiesa e una singola storia che esprime una soggettività. Questo incontro ha come fine l’interiorizzazione della Parola e come mezzo l’inculturazione della stessa attraverso formulazioni adatte alle situazioni. È soprattutto il catechista o l’operatore dell’annuncio che diviene mediatore di queste due realtà. È in questa dimensione che viene esaltata la soggettività della chiesa locale e dei suoi ministeri. Tutti comprendiamo come questa operazione avrà bisogno sempre più di un attento discernimento realizzato tra tutti gli operatori della catechesi. Tale discernimento ha come responsabile il vescovo e come contenuto il rapporto tra la fede trasmessa dalla chiesa universale e le possibili inculturazioni della stessa fede.

Questo è il senso del rapporto tra Catechismo della Chiesa Cattolica e i Catechismi Locali. È quello a cui ci ha invitato la costituzione apostolica Fidei depositum di Giovanni Paolo II. Ed è proprio quello che sta avvenendo nelle chiese continentali e locali.

3. I laici corresponsabili dell’annuncio. Per tradurre in scelte concrete queste affermazioni teologiche sarà necessario introdurre nella catechesi in modo sistematico e corretto il principio della missione affidata a tutto il popolo di Dio. Si deve dare spazio al ruolo dei laici nella trasmissione della verità e nella formazione della vita cristiana. Va riconosciuto il diritto della "predicazione dei laici" nella modalità della testimonianza morale che già la chiesa medioevale aveva riconosciuto. Va recuperato il ruolo delle Confraternite laicali nella formazione cristiana che già Trento aveva sottolineato.

In modo particolare si deve sostenere quella forma di catechesi che sviluppa il ruolo esplicito della famiglia come "soggetto" di missione. Il linguaggio catechistico parla a tale proposito di catechesi familiare, pari-catechesi, catechesi comunitaria e intergenerazionale. Su questa linea si muove anche il Dgc (Parte Quinta, c. 3). In sintesi: la catechesi del futuro avrà una corretta distribuzione dei soggetti formativi.

 

3. la chiesa particolare luogo e contenuto della catechesi.

Gli autori che hanno studiato il valore teologico della chiesa locale e della parrocchia hanno messo in evidenza già negli anni ‘50 che si "entra nella storia della salvezza in un luogo", attraverso la vita di una chiesa concreta. Questo viene a significare che la cultura di un territorio, adeguatamente purificata, dovrà offrire nuovi modi di comprendere e vivere la fede cristiana.

1. Catechesi nella vita di comunità. Il senso di questa espressione si comprende ricordando il modello di catechesi che si era affermato dopo il Vaticano I. Per dare una dignità alla organizzazione catechistica, già con la riforma di Maria Teresa d’Austria (1774) si invitava la catechesi ad assumere una "forma di vera scuola". In questo modo anche la "confraternita della dottrina cristiana" aveva adottato tale modello. Tutto doveva avere l’aspetto di una scuola: la serietà, la ciclicità, gli strumenti didattici, i tempi, le finalità. In questo modo la scuola divenne il "luogo" fondamentale della catechesi. La comunità cristiana rimaneva sullo sfondo senza intervenire in profondità. Riportare la catechesi nella comunità locale significherà sviluppare un modello in cui si deve esaltare la relazione vitale tra la comunità che trasmette la fede e coloro che chiedono di essere battezzati o formati nella vita cristiana. Di più. Significherà che il luogo della trasmissione della fede o – per dirla con le scienze della comunicazione – il canale linguistico sarà la vita della comunità. Dal modello precedente che esaltava il momento teorico della fede e metteva in ombra o lasciava all’individuo la sperimentazione della fede, si passa ad un modello in cui la definizione della fede – le formule catechistiche – si comprendono dentro una esperienza di vita cristiana.

2. La vita della comunità contenuto della catechesi. In secondo luogo questa affermazione significa che si allargano i contenuti della catechesi. La vita concreta di una comunità entra come fonte e contenuto nell’itinerario catechistico accanto alla trasmissione della dottrina della fede. La vita cristiana infatti è sempre locale. L’esemplarità della santità locale (anche quella sconosciuta), le scelte concrete di missione di una comunità diocesana. Il modo di pregare e di fare la carità; in una parola: la vita storica di una chiesa locale entrano come "materiali di costruzione" dell’azione catechistica. L’iniziazione e la formazione cristiana entrano in contatto e comunicano una concreta spiritualità

3. I luoghi vitali della catechesi. Diverse esperienze concrete cercano di incarnare questa modalità della catechesi post-conciliare. Tutti i documenti fanno riferimento alle diverse forme di comunità ecclesiali di base e ai nuovi movimenti e aggregazioni ecclesiali. Lo richiede il recuperato modello catecumenale della iniziazione. Ma anche tutte le forme di catechesi in cui si esplicita il concetto di lieu catéchètique cioè l’idea che la catechesi si realizza dentro un concreto gruppo vitale e non una astratta aula di scuola catechistica.

Sarà importante recuperare la catechesi diocesana ovvero i momenti in cui il vescovo ricrea la "assemblea del popolo di Dio" nella quale "risuona" la parola eterna di Dio perché divenga vita della comunità. Soprattutto è importante superare la prassi di "corso catechistico". Chi chiede il battesimo o chi viene formato nella catechesi post-battesimale deve incontrare una comunità concreta. Il "luogo" della iniziazione e formazione è la vita di un gruppo che concretamente già vive la fede e la condivide con gli altri. Questo solleva il dibattito tra catechesi e modelli di comunità e sul valore della parrocchia che rimane il "luogo originario" della catechesi.

 

4. La chiesa particolare meta della catechesi.

Il modello catecumenale, valido anche per l’intera azione catechistica, mette ben in luce che lo scopo della iniziazione cristiana è anche l’inserimento nella chiesa e nella condivisione della sua missione. È soprattutto il sacramento della cresima che esalta questo aspetto: lo Spirito ci è dato per confermare la fede battesimale e per scoprire la specifica vocazione ecclesiale. L’inserimento nella chiesa è di fatto un inserimento nella comunità diocesana e nella chiesa locale. È partecipazione alla missione di testimonianza e di carità di quella chiesa particolare.

Soprattutto nel contesto occidentale occorre fare attenzione alla fatica di molti battezzati a sviluppare una piena appartenenza alla comunità cristiana. Tralasciando l’analisi delle motivazioni culturali e pastorali che hanno causato tale fenomeno, occorre ripensare la catechesi in modo che sia capace di dare nuove motivazioni a questo dato fondamentale della fede. Senza una appartenenza forte alla comunità diminuisce il livello di salvezza presente in un territorio.

È dunque positiva quella pastorale che ha come obiettivo fondamentale lo sviluppo della appartenenza alla comunità inserendo la catechesi all’interno anche di grandi momenti di convocazione giovanile. La catechesi si collega così in modo stretto con la comunicazione di massa e con la dinamica dei gruppi.

Sembra soprattutto importante che i catechismi locali diano molto spazio alla presentazione del tema teologico della chiesa in riferimento proprio alle chiese locali. Una buona esperienza viene dal catechismo crismale italiano.