PAROLE INTRODUTTIVE

di

 Sua Em. Rev.ma il Signor Cardinale

Darío Castrillón Hoyos

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

L’architettura, l’arte e la musica a

servizio della Liturgia

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1,4). L’affermazione del prologo giovanneo ci introduce nel mistero dell’amore di Dio che, “nascosto da secoli e da generazioni” (Col 1,26), nella pienezza del tempo (Gal, 4,4) si è rivelato agli uomini nella sua Parola vivente, entrando nella storia umana, facendosi uomo, nato da donna, concittadino del mondo.

Ma Cristo non è una figura del passato: dobbiamo affermare che Egli è, nell’oggi,  Egli è il Risorto che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, e che da questa sua nuova dimora, che è il suo Corpo risorto, ripete ad ogni uomo e ad ogni donna: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). È sempre conveniente unire le asserzioni iniziali del Vangelo di Giovanni a quelle di Cristo che nel Cenacolo si commiata dai suoi dicendo: “Io vado e ritornerò a voi. Se vado di nuovo vengo. È bene che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore” (Gv 14,2; 14,18; 16,5). All’abbassamento umile e misericordioso di Dio verso l’umanità nella Persona del suo Verbo incarnato, segue l’innalzamento e la trasformazione che Cristo ha operato sulla croce, che non è più patibolo ma cattedra di Dio nel mondo dalla quale Egli attira tutto a sé, divinizzando l’uomo ed introducendolo nella vita eterna. Per questo la Parola incarnata è anche sempre parola della croce e del Risorto (1 Cor 1,18) che ora  - negli ultimi tempi che sono i tempi della Chiesa-, dimorando in mezzo a  noi nel mistero eucaristico, è diventata la nostra forza e la nostra luce, insegnandoci l’arte del vivere da figli di Dio.

Questo senso del mistero e del sacro, propri del mysterium Paschae, è l’unico punto di riferimento per ogni architettura, arte e musica che voglia porsi al servizio della gioiosa celebrazione dell’opera di salvezza  e della  presenza efficace di Dio nel mondo.

Ogni espressione artistica che intende servire il culto al vero ed unico Dio deve essere un contemplare la sua gloria in Cristo e tributargli l’onore dovuto. Vale a dire, ogni opera artistica dell’uomo -  muraria, grafica, musiva, canora o musicale - che  voglia porsi al servizio della Liturgia, deve avere la sola essenziale prospettiva della Maiestas Domini, del Signore risorto ed innalzato che però è al tempo stesso vicino, perché Egli è visto come Colui che ritorna, che viene già adesso nell’Eucaristia  (cfr. Gv  17,4). 

Ma che cos’è questa Liturgia cristiana, alla quale deve misurarsi l’arte per definirsi sacra? Oggi, in questa quarantunesima video-conferenza di ambito internazionale i Teologi non solamente daranno una risposta teologica a detto quesito, ma nelle loro Relazioni  porranno in risalto il primato che la prospettiva cristologica possiede  nell’arte sacra e nella l’architettura a servizio della Chiesa.

Sulla base del Magistero perenne della Chiesa  e in particolare con riferimento alla Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium e al Catechismo della Chiesa Cattolica, i loro interventi ci faranno comprendere meglio come il ricco patrimonio di arte si è lasciato orientare dalla Liturgia quale parusía anticipata,  dall’irrompere del “già” nel nostro “non ancora”, come l’apostolo Giovanni lo ha rappresentato nel racconto delle nozze di Cana: già adesso Cristo ci dà il nuovo vino, ci dona in anticipo il frutto della “sua ora”. 

I Relatori spiegheranno che la costruzione delle chiese è l’atto di questo andare incontro dell’uomo a Lui che viene con segni terreni portatori di vita eterna: il tempio non è più solamente luogo di riunioni ma lo spazio della comunione di Dio con gli uomini, comunione che si realizza in Cristo. Così essi porranno in risalto il fondamento teologico della preminenza e della bellezza degli altari e dei tabernacoli  nelle nostre chiese, senza i quali il luogo della adorazione orante della casa di Dio si trasformerebbe in aula per celebrare solamente la parola dell’uomo ed in spazio per una mera liturgia di gruppo. 

Essi ci diranno che anche la musica ed il canto, così come la scultura e la pittura  possono sempre meglio  convergere a sottolineare, con festosità e magnificenza, che il tempio sacro è abitato da Cristo e ciò che maggiormente importa, aiutano i sensi ad accogliere, a vedere e ad udire la sua azione salvifica che in esso si realizza.

Permettetemi una ultima riflessione che considero importante. Per chi rifletta su tutto ciò che verrà detto e considererà il tema con una corretta prospettiva storica, apprenderà la inconsistenza antropologica e la irrilevanza teologica  del fossato creato tra la così detta tradizione pre-concilare e la riforma post-conciliare. L’arte sacra a servizio della Liturgia si sviluppa tra continuità nella fedeltà e rinnovamento nella verità, e pertanto non deve essere soffocata nella falsa alternativa tra ciò che è stato chiamato tradizionalismo e riformismo. Secondo quanto il Magistero petrino ha più volte ribadito anche recentemente, e mi riferisco in particolare alla Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia (cfr. nn. 47-52) del venerato Servo di Dio, Giovanni Paolo II, “la liturgia non è mai di proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri” (n. 52). In modo speciale, tutti i Vescovi e i sacerdoti hanno il precipuo dovere di rinsaldare il nesso necessario tra la lex orandi e la lex credendi nella Chiesa, come ha ben definito la recente Istruzione Redemptoris sacramentum  della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti (cfr. n. 10).

            Ringraziando gli invitati, ricordo che i loro interventi si svolgeranno in collegamento diretto, da dieci nazioni dei cinque continenti. Le riflessioni saranno svolte da Roma, dalla Sede della Congregazione per il Clero, dall’Em.mo Card. Georges Cottier, dal Prof. Antonio Miralles e dal Prof. Padre Paolo Scarafoni.

            Interverranno, inoltre, da Madrid il Prof. Alfonso Carrasco Rouco; da Mosca il Prof. Igor Kowalewsky; da New York il Prof. Michael Hull; da Manila il Prof. José Vidamor Yu; da Taiwan il Prof. Louis Aldrich; da Regensburg S.E. Gerhard Ludwig Mueller; da Johannesburg il Prof. Rodney Moss; da Bogotà il Prof. Silvio Cajiao; da Sydney il Prof Gary Devery.

            Auguro a tutti un buon ascolto.