PAROLE INTRODUTTIVE

di

Sua Em. Rev.ma il Signor Cardinale

Darío Castrillón Hoyos

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

“Bioetica: il genoma umano e le cellule staminali”

Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo” (Ger 1,5) dice  Dio al profeta Geremia. Il Salmista riconosce con gratitudine: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Sal 139,13-14). Queste parole sulla natura trascendente della persona umana e della sua altissima dignità acquistano una ricchezza di significato particolare quando ci si affaccia sui nuovi orizzonti aperti dalla biologia, dalla genetica e dalla medicina molecolare, specialmente nel corso di questi ultimi decenni. Sono orizzonti scientifici che dischiudono stupefacenti conoscenze sulla vita biologica dell’uomo e che aprono alla libertà umana delicate questioni etiche.

Dalla scoperta del DNA, abbreviazione dell’acido desossiribonucleico, una delle molecole più lunghe che conosciamo con una particolare struttura a doppia elica, sono passati solo una cinquantina di anni o poco più. Era il 1953 quando Francis Crick e James Watson, per la prima volta, hanno proposto al mondo il celebre modello strutturale e funzionale del DNA. Da allora, a seguito delle ricerche sul nucleo delle cellule umane e alla scoperta dei cromosomi nei quali è presente la cosiddetta informazione genetica ereditaria, è stato possibile ottenere una visione complessiva del patrimonio genetico del corpo umano, patrimonio chiamato genoma, vale a dire l’insieme di tutti i geni di ogni individuo.  

Ma che cos’è il corpo umano? È solamente l’insieme mirabilmente combinato di settantamila miliardi di cellule che lo compongono? La dignità dell’uomo è fondata sul genoma, cioè sui circa centomila geni che formano il suo corredo genetico? A queste e ad altre domande, oggi, verrà data risposta negli interventi dei Teologi in questa quarantanovesima video-conferenza internazionale che ha per tema: “Bioetica: genoma umano e cellule staminali”.

Le relazioni, sotto diversi aspetti, affronteranno le questioni etiche soprattutto quelle poste dalla così detta ingegneria genetica e dalla embriologia applicata all’uomo.

Non è difficile cogliere immediatamente come l’incontro delle tecniche di riproduzione umana extracorporea e la ricerca sulle cellule staminali, l’una e l’altra legate a recenti acquisizioni scientifiche, finisca per conferire all’uomo poteri finora a lui sconosciuti. Si è sviluppata una nuova cultura scientifica che si esprime, tra l’altro, con un nuovo linguaggio che il credente, ed in particolare il sacerdote, è chiamato a conoscere per guidare la scienza al rispetto e difesa della verità dell’essere umano, rispetto e difesa che non sono in conflitto ma, anzi, sono la premessa per una vera ricerca tesa al bene del singolo e dell’umanità intera.    

  In relazione alle nuove tecnologie di riproduzione ed alle prospettive di manipolazione genetica dell’embrione umano, fu emblematica la affermazione del Prof. Edwards, di colui che offerse al mondo il primo essere umano fecondato in vitro nel 1978.  Egli ebbe a dire: “Io credo che i benefici che possono derivarne sorpassano ogni obiezione allo studio degli embrioni in vitro. Io credo che la necessità di conoscere è maggiore del rispetto da accordare a un embrione precoce” (R.G. Edwards, The etical, scientific, medical implication of human conception in vitro: in C. Chagas, Modern biological experimentation, Pontificia Accademia delle Scienze, Città del Vaticano 1984, p. 218).

Nella odierna videoconferenza verranno così posti, in tutta la loro serietà ed ineludibilità, alcuni interrogativi etici fondamentali: Ha ancora senso parlare di procreazione e di generazione umana e non invece di riproduzione di embrioni? L’embrione è persona? Perché la ingegneria genetica alterativa e la clonazione umana sono sempre illecite?

Suggerisco vivamente a tutti i fedeli, ma specialmente ai sacerdoti, la lettura e lo studio dei Documenti del Magistero della Chiesa, in relazione ai suddetti quesiti. Mi riferisco tra l’altro alla Dichiarazione finale della XII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita su “L’embrione umano nella fase del preimpianto (febbraio 2006); al Comunicato finale della X Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la vita su “La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici” (febbraio 2004); alle “Osservazioni sulla Dichiarazione Universale sul genoma Umano e i Diritti dell’Uomo” della Santa Sede (maggio 1998);  alle “Riflessioni sulla clonazione” della Pontificia Accademia per la vita (giugno 1997).    

   Ringraziando gli invitati, ricordo che i loro interventi si svolgeranno in collegamento diretto, da dieci nazioni dei cinque continenti. Le riflessioni saranno svolte da Roma, dalla Sede della Congregazione per il Clero, da S. E. Mons. Elio Sgreccia, dal Prof. Paolo Scarafoni e dal Prof Antonio Miralles.

Interverranno, inoltre, da Mosca il Prof. Igor Kowaleswski, da New York il Prof. Michael Hull, da Manila il Prof. José Vidamor Yu; da Regensburg il Prof. Gerhard Ludwig Müller; da Taiwan il Prof. Louis Aldrich; da Johannesburg il Prof. Rodney Moss; da Bogotà il Prof. Silvio Cajiao;da Sydney il Prof. Gary Devery; da Madrid il Prof. Alfonso Carrasco Rouco.

Auguro a tutti un buon ascolto.