L'AMORE DI GESÙ COME CENTRO

DELLA SPIRITUALITÀ SACERDOTALE

secondo santa Teresa di Lisieux

 

 

Negli scritti di santa Teresa di Lisieux si trova una profonda spiritualità sacerdotale, essenzialmente cristocentrica, tutta fondata nell'amore di Gesù. Ne troviamo la più alta espressione nel Manoscritto B, che è il suo capolavoro. La carmelitana racconta come, sentendo nel suo cuore tutte le vocazioni, trova il modo di realizzarle nell'amore che arde sempre nel Cuore della Chiesa. Ecco le sue parole riguardo alla vocazione sacerdotale:

 

«Sento la vocazione del sacerdote. Con quale amore Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime! Ma, pur desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l'umiltà di san Francesco d'Assisi, e sento la vocazione d'imitarlo, rifiutando la dignità sublime del sacerdozio» (Ms B 2v[1]).

 

Teresa "sente" la vocazione del sacerdote da questo punto di vista che è tutta la sua spiritualità: l'amore di Gesù. Secondo le sue proprie parole infatti, la sua missione non era altro che «amare Gesù e farlo amare» (LT 220). La santa fa evidentemente riferimento all'eucaristia come centro della vita del sacerdote, insegnandogli «con quale amore» dovrebbe portalo nelle sue mani e darlo ai fratelli.

Dobbiamo notare che è una donna santa che insegna a questi uomini consacrati l'amore che deve animare la loro vita, dando questo insegnamento con tutta la ricchezza del suo cuore femminile di Madre e di Sposa. Attraverso il suo proprio cuore consacrato a Gesù nella verginità, Teresa condivide profondamente l'indicibile amore che Maria e la Chiesa hanno per Gesù, inseparabilmente amore di Madre e di Sposa verso Colui che è «Figlio unico, Salvatore e Sposo» (Pri 6). Così, la carmelitana insegna al sacerdote «con quale amore» deve amare Gesù poiché anche lui è chiamato a condividere l'amore della Madre per il Figlio e l'amore della Sposa per lo Sposo. Questo, lo troviamo nel modo più luminoso nei testi di Teresa indirizzati al suo primo fratello spirituale, il seminarista Maurice Bellière. Partendo da questi testi, potremo fare anche riferimento ad altri per riassumere due dimensioni essenziali della sua spiritualità sacerdotale: 1. L'amore del Corpo di Gesù, insegnato da Maria al sacerdote; 1. Il significato del celibato: l'anima del Sacerdote come Sposa di Cristo.

 

 

1. L'amore del Corpo di Gesù, insegnato da Maria al Sacerdote

 

Nel mese di ottobre 1895, la carmelitana scrive una preghiera per questo seminarista. Dopo aver parlato a Gesù, Teresa di rivolge a Maria:

 

«Maria, dolce Regina del Carmelo, a voi affido l'anima del futuro sacerdote, di cui sono l'indegna sorellina! Degnatevi insegnargli fin d'ora con quale amore voi toccavate il celeste Bambino Gesù e lo involgevate nelle fasce perché un giorno possa ascendere al santo altare e portare nelle sue mani il Re dei cieli. Vi chiedo ancora di custodirlo sempre all'ombra del manto vostro verginale» (Pri 8).

 

Per Teresa come per Francesco d'Assisi, il sacerdote è essenzialmente il ministro del Corpo di Gesù. La sua vicinanza quotidiana con questo Corpo nell'Eucaristia, lo avvicina anche a Maria, che ha portato, formato, nutrito e curato lo stesso Corpo di Gesù. E anzitutto da Maria stessa che il futuro sacerdote deve imparare «con quale amore» dovrà portare nelle sue mani il Corpo di Gesù. Sotto il manto verginale di Maria, egli imparerà questo amore, con la purezza che fa parte di questo amore.

È lì un pensiero caratteristico della spiritualità sacerdotale di Teresa, più volte ribadito nei suoi scritti.

Ecco per esempio ciò che scriveva alla sorella Celina il 31 dicembre 1889, condividendo il suo "programma" per il nuovo anno:

 

«Bisogna che quest'anno facciamo molti sacerdoti che sappiano amare Gesù ! Che lo tocchino con la stessa delicatezza con cui lo toccava Maria nella sua culla» (LT 101).

 

Lo stesso pensiero viene ripreso e sviluppato in modo più ampio in una delle operette teatrali della Santa: Gli angeli al presepe di Gesù. Contemplando Gesù neonato, l'Angelo dell'Eucaristia gli dice:

 

«O Verbo divino che l'amore deve ridurre al silenzio, bisognerebbe che i ministri dei tuoi altari ti toccassero con la stessa delicatezzza di Maria che ti avvolge nelle fasce» (RP 2).

 

Facendo parlare lo stesso Angelo, Teresa insiste sulla piccolezza estrema di Gesù nell'Eucaristia:

 

«Là nascosto nell'Eucaristia

Vedo il Dio Onnipotente

Io vedo l'Autor della vita

Più piccolo di un Bambino» (ibid.).

 

Come Francesco, Teresa si meraviglia davanti all'umiltà di Dio nell'Eucaristia. Lo dice nel modo più forte nella sua Preghiera per ottenere l'umiltà, scritta il 16 luglio 1897. Parlando a Gesù dice queste parole:

 

«Ora è nell'Ostia che vi vedo portare al colmo i vostri annientamenti. Quale umiltà, divino re di gloria, nel sottomettervi a tutti i vostri sacerdoti senza fare alcuna distinzione tra coloro che vi amano e coloro che, ahimè, sono tiepidi o freddi nel vostro servizio! Alla loro chiamata voi discendete dal cielo... O mio Amato, come mi apparite mite ed umile di cuore sotto il velo dell'ostia candida! Non potete abbassarvi maggiormente per insegnarmi l'umiltà» (Pri 20).

 

Nello stesso senso, l'ultima "lettera" che Teresa manda al seminarista, il 25 agosto 1897 è un'immagine che rappresenta Gesù bambino nell'Ostia consacrata nelle mani del sacerdote. La santa ha aggiunto queste semplici parole:

 

«non posso temere un Dio che si è fatto per me così piccolo. Lo amo! poiché Egli è solo Amore e Misericordia» (LT 266).

 

Così, insieme a Maria Santissima, la piccola Teresa insegna ai seminaristi e ai sacerdoti l'Amore di Gesù nell'Eucaristia, vissuto nell'adorazione, la purezza, l'umiltà.

 

 

2. Il significato del celibato: l'anima del sacerdote come Sposa di Gesù

 

Il 24 gennaio 1897, Teresa scrive allo stesso seminarista una lettera, mandando insieme alcune sue poesie. Ed è a proposito di queste poesie che dice al futuro sacerdote:

«Questi versi si adattano più ad una religiosa che ad un seminarista. Spero tuttavia che le faranno piacere. Non è forse la sua anima la fidanzata dell'Agnello divino, e non diventerà presto la sua sposa, il giorno benedetto della sua ordinazione a suddiacono?» (LT 220).

 

Qui, troviamo l'insegnamento più importante di Teresa riguardo al celibato sacerdotale. La santa non fa altro che dettare ad un futuro sacerdote, l'argomento centrale delle sue poesie che è l'Amore sponsale di Gesù. Per Teresa infatti, la religiosa è essenzialmente Sposa di Cristo: è una realtà che vive intensamente e insegna sempre alle consorelle. Le sue poesie, che sono un cantico d'Amore tra Gesù Sposo e la sua sposa, sono una parte essenziale della sua opera.

Teresa adatta per il seminarista l'insegnamento che dà alla novizia carmelitana, "fidanzata" di Gesù, destinata a diventare sua "sposa" al momento della professione perpetua. Per esprimere queste verità ad un uomo, Teresa riprende l'espressione tipica di san Giovanni della Croce: l'anima sposa. Non si tratta dell'anima distolta dal corpo, nella sua relazione con il corpo, ma di tutta la persona corpo e anima nella sua relazione sponsale con Gesù. Qui, l'anima è un concetto simbolico, per significare tutto l'uomo, ma con una parola femminile.

Si tratta sicuramente d'un punto essenziale per la formazione dei sacerdoti. Così, offrendo queste poesie ad un seminarista, la nostra santa le offre a tutti i seminaristi e a tutti noi sacerdoti, con la stessa chiave di lettura: l'insistenza sulla sponsalità sacerdotale in rapporto con il celibato. "L'anima", cioè la persona, del candidato al sacerdozio diventa sposa di Gesù con l'impegno definitivo nel celibato: oggi avviene al momento dell'ordinazione diaconale, poiché non esiste più il suddiaconato.

La carmelitana ci offre le sue poesie, ci invita a fare nostro il loro contenuto principale, che è l'espressione dell'Amore di Gesù come Amore sponsale: «Gesù mio Sposo ti amo». In questo non c'è niente di sbagliato, né di pericoloso, né di ridicolo, né di sentimentale. È una grande verità teologica che corrisponde al posto privilegiaro del sacerdote nel Mistero della Chiesa Sposa: il sacramento dell'Ordine lo inserisce al cuore di questa relazione di Amore tra Cristo e la Chiesa. Ma si tratta anche di una grande verità antropologica, poiché la sponsalità è una realtà essenziale del nostro cuore umano, che dobbiamo riconoscere senza paura, senza repressione, ma imparando ad integrarla nell'amore di Gesù. Ogni uomo ha un cuore di sposo e di padre, di figlio e di fratello, come ogni donna ha un cuore di sposa e di madre, di figlia e di sorella. Infatti, con l'impegno definitivo nel celibato e la rinuncia al matrimonio, abbiamo consacrato per sempre a Cristo la nostra sponsalità. È dunque una realtà che deve essere vissuta ed espressa nella relazione con lui, nella preghiera. Come sacerdoti, dobbiamo essere veramente «innamorati di Gesù Sposo», Sposo della Chiesa, Sposo delle nostre persone.

Per questo, l'insegnamento di Teresa è molto importante e molto attuale. È forse il suo più grande contributo alla formazione del Clero: condurre i seminaristi e i sacerdoti all'amore sponsale di Gesù, mostrare che il loro celibato non è un obbligo esteriore, pesante, puramente giuridico, ma un mistero d'amore che rende l'anima del sacerdote sposa di Cristo.

Nei testi della carmelitana, questo Amore sponsale di Gesù ha il carattere d'un amore appassionato. Parlando di se stessa scrive: «Volevo amare, amare Gesù con passione» (Ms 4, 47v). Allo stesso modo scrive alla cugina Maria Guérin: «il tuo cuore è fatto per amare Gesù, per amarlo appassionatamente» (LT 92, ?0/5/89). Teresa sottolinea specialmente il carattere geloso ed esclusivo di questo amore sponsale. Nei suoi scritti, l'espressione «Gesù Sposo» viene spesso spiegata con l'espressione «Gesù solo», che significa il distacco totale dalle creature. Ma la nostra santa, col suo modo di insistere sempre sull'Amore come mezzo della perfezione, mette l'accento sull'attaccamento totale a Gesù come mezzo del distacco. Nella sua prospettiva, un cuore puro è un cuore talmente innamorato di Gesù, attaccato a Gesù, che non può più attaccarsi alle creature, non può più essere diviso tra Gesù e le creature. Così, l'amore sponsale di Gesù è la principale fonte di purezza, o piuttosto è l'essenza della purezza, della verginità del cuore; è ciò che significa la persona nell'amore. Nella prospettiva di Teresa, la vera castità non è altro che l'Amore di Gesù sposo. Al contrario l'attaccamento disordinato alla creature è sempre infedeltà allo sposo, mancanza di amore verso di lui, impedimento alla crescita spirituale, alla santità. In questo senso, per Teresa, la verginità cristiana è una realtà dinamica, espressa da lei con un neologismo, il verbo "verginizzare". Gesù sposo è la fonte della verginità, è lui che "verginizza" mediante il suo sangue redentore la persona consacrata a lui. Ma anche Maria "verginizza" la persona che vive nascosta sotto il suo manto verginale.

Così, nella prospettiva di Teresa, il sacerdote può rispondere pienamente alla sua missione, amando Gesù e facendolo amare.

 

 

 

FRANÇOIS-MARIE LETHÉL O.C.D.

 



[1] Facciamo riferimento all'edizione critica francese delle opere della Santa: THERESE DE LISIEUX, Oeuvres Complètes (Paris, 1992, ed. du Cerf). Usiamo le sigle: MS A, B, C, per i tre Manoscritti autobiografici, LT per le Lettere, Pri per le Preghiere, PN per le Poesie, RP per le Pie Ricreazioni (Operette teatrali)