D. MARZOTTO, Sulla natura del celibato sacerdotale. Analisi degli ultimi documenti del Magistero (1964-1974), in "La Scuola cattolica", CVII (1979), 591-628.

 

L'A., commentando la seconda parte dell'enciclica dove il Papa prende in considerazione le difficoltà di ordine pratico nell'osservanza del celibato, sottolinea che «il confronto con i problemi pratici non può limitarsi a generici consigli, a delle ricette di vita, ma, se deve essere risolutivo, obbliga ad un approfondimento del valore evangelico, costringe a delle precisazioni, a dei chiarimenti e costituisce quindi un incremento anche sul piano veritativo» (p. 606). Egli vede l'originale approfondimento che l'enciclica opera a proposito della fraternità sacerdotale, indicata come un aiuto a rimanere fedeli all'impegno del celibato senza cadere nell'isolamento o solitudine: «non si dice semplicemente "custoditur ac defenditur", ma anche "invalescit". Quindi la donazione di sé a Cristo "è incrementata", si rafforza, anche nella misura in cui è vissuta questa intima fraternità sacramentale» (p. 607). E la ragione è indicata nell'esempio di Gesù e nell'esperienza primitiva evangelica: «L'esperienza di Gesù con i suoi compagni di vita non sarebbe solo un modello a cui ricorrere nelle situazioni disperate, quando l'angoscia della solitudine opprime, ma sarebbe una proposta precisa di Gesù, la cui accettazione è misura della stessa fedeltà a Lui» (ibid.). L'A. conclude mettendo in rilievo come la presentazione teorica iniziale dell'enciclica sia stata poi storicizzata ed incarnata alla luce della esperienza di Cristo coi suoi discepoli: «nel complesso ci sembra quindi che l'enciclica abbia dato una risposta anche al problema teologico di fondo, quello relativo al disprezzo della creazione. La considerazione dell'esperienza di Gesù ha infatti messo in luce come Egli non abbia disprezzato una dimensione fondamentale della condizione umana, di essere cioè intersoggettiva, con tutta la sua ricchezza di scambio interpersonale, anche se non ha vissuto quel particolare aspetto che è la relazione genitale» (p. 611).

 

Giuseppe Versaldi