II. ASPETTI STORICI

 

L. BONFANTI, Celibato e castità sacerdotale nella Chiesa latina, in "Ekklesia" in (1969), 79-100.

 

L'A., dopo aver passato in rassegna la legislazione allora vigente e il suo antecedente sviluppo storico, si sofferma sull'enciclica paolina per evidenziarne lo scopo e l'essenza dottrinale e giuridica. Egli trova ben compenetrate le ragioni della conveniente unione tra sacerdozio e celibato con la disposizione canonica: «questa misteriosa ma reale e sperimentata connessione è la caratteristica singolare della legislazione della Chiesa, anche in materia disciplinare» (p. 97). Per questo la Chiesa si avvale della propria secolare esperienza: «se la Chiesa ha ribadito la legge del celibato è perché sa, previ seri accertamenti sullo stato biologico e psicologico dei candidati al sacerdozio, di poter offrire a chi si consacra nel celibato esperienze di vita e di dottrina profonde e affascinanti, vissute sulla linea del Vangelo dai santi e dai grandi maestri di spirito» (ibid.). Infine l'A. vede proprio nella normativa canonica concernente il celibato sacerdotale l'immagine di un diritto canonico che si differenzia dalle legislazioni civili perché in esso traspare l'aspetto mistico della Chiesa che è nello stesso tempo visibile ed invisibile perché animata dallo Spirito di Cristo che si esprime anche attraverso le leggi canoniche: «come non riconoscere che tale legge disciplinare (del celibato) è strettamente in funzione della edificazione del Corpo Mistico di Cristo, e che lo Spirito di Lui, pur non trattandosi di diritto positivo divino, ha sorretto e convinto l'autorità della Chiesa nel suo legiferare?» (p. 100).

 

Giuseppe Versaldi