D. MARZOTTO, Celibato sacerdotale e celibato di Gesù, Piemme, Casale Monferrato 1987, pp. 121.

 

Benché la discussione sul celibato sacerdotale sia oggi meno accesa di quanto non lo fosse negli anni settanta, il libro del Prof. Marzotto, docente di Nuovo Testamento all'Università Gregoriana è ancora di grande attualità, specialmente utile nella presentazione di opere riguardanti quella realtà fondamentale della vita del sacerdote, e che si trova alla base della sua efficacia apostolica. L'opera contiene tre articoli già pubblicati qualche anno fa nella rivista "Scuola Cattolica" e nel "L'Osservatore Romano". Quest'ultimo è una breve riflessione sul celibato di fronte al problema della mancanza di vocazioni, ormai in lieve ripresa. Si tratta - con parole dell'autore - di «tre studi nati in anni di riflessione, dialogo e confronto con situazioni concrete e diverse», come tentativo di illuminare la realtà del celibato sacerdotale.

Così l'asse portante del libro è costituito da una parte (pp. 9-62), dallo studio dei testi del Magistero, e dall'altra (pp. 63-115) dall'analisi di alcuni passi neotestamentari. Nella prima parte i testi magisteriali messi a fuoco sono innanzitutto quelli del Concilio Vaticano II, in particolare quelli contenuti nella Lumen Gentium, nella Presbyterorum Ordinis, nell' Optatam Totius e nel Perfectae Caritatis. Oltre a questo l'enciclica Sacerdotalis Caelibatus e il documento conclusivo del Sinodo dei vescovi del 1971, “Il sacerdozio ministeriale”. Infine, anche se ad un altro livello, gli orientamenti emanati dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica, per la formazione al celibato sacerdotale».

Di particolare interesse si rilevano le riflessioni teologiche intorno ad alcuni testi del Nuovo testamento, che servono da fulcro nell'argomento riguardante il celibato come una delle caratteristiche - sebbene non sia l'unica della sequela di Gesù. Questo tema viene articolato in tre momenti che corrispondono a Loro volta ai detti del vangelo, alla loro tradizione nella Chiesa delle origini e alla loro redazione. Così, ad esempio, nei passi di Luca 18,29, completati dalla visione fornita da Mt 19,12, il testo che parla degli "eunuchi per il Regno dei cieli". Nei tre testi si delineano sia le condizioni del discepolo, disposto a lasciar casa e famiglia per amore di Gesù, e il premio promesso a chi fa una tale rinuncia. Essi mettono in evidenza come i rapporti di Gesù con i suoi «vanno molto al di là di quelli che sussistevano fra i rabbi e i loro discepoli» (p. 71), e nel contempo sottolineano come le relazioni familiari e coniugali - nel caso di quelli che seguono l'esempio degli Apostoli - sono intese a posporre ad altre relazioni interumane che si centrano in Gesù. A questo riguardo occupa un posto preponderante, nel secondo momento, la realtà escatologica del tempo della Chiesa, dove appare la continuità fra le comunità pre- e post-pasquali, illuminate dall'attesa della venuta di Gesù e dove si riscontra la presenza di carismatici itineranti, cristiani pellegrini che nella loro autenticità di vita incarnano le direttive del discorso missionario di Mt 10.

Anche se nel Nuovo Testamento non si parla del celibato come di una realtà a sé stante; essa va intesa come una situazione vissuta spontaneamente "come un'esigenza dell'avvicinarsi del Regno in Gesù Cristo» (p. 109). Le persone che fanno questa scelta, ribadisce l'autore, sono inserite in un contesto più ampio di relazioni, che costituiscono significativi punti di riferimento all'interno di questa condizione di vita.

La presentazione fatta dei testi del Nuovo Testamento in un contesto più ampio rivela non soltanto la matura riflessione dell'autore intorno alla scelta celibataria, ma anche il valore di essa nel ricco contesto delle relazioni interpersonali nella comunità ecclesiale.

 

Bernardo Estrada