J. GALOT, «Lo stato di vita degli Apostoli», in "Esprit et Vie" 100 (1990) 417-425

 

Dopo un esame delle informazioni di cui si servivano i Padri della Chiesa sulla questione, l'Autore conclude che essi non avevano altri elementi che quelli ricavati dai Vangeli e che egli cerca di ripercorrere.

L'invito di Gesù a rinunciare a sposarsi (Lc 14, 26; 18, 29) ed a generare figli è presentato nella luce del celibato sacerdotale: non si tratterebbe certamente di un abbandono (419-420), contrario al suo insegnamento sull'indissolubilità del matrimonio; deve dunque trattarsi di una rinuncia ad avere moglie e figli. Da ciò l'A. ritiene necessario concludere che nessun Apostolo, al momento della chiamata, era legato da vincoli matrimoniali (420).

L'A. esamina poi il caso di Pietro, che egli spiega considerandolo, al limite, un vedovanza (421), con in nota l'ipotesi (n. 35) che la sua suocera sia la seconda moglie del padre di Pietro.

Il caso di Paolo è esaminato, a sua volta, a partire da 1 Cor 7, 8-9 e 9, 5, passaggi che esplicitano una convinzione profonda dell'Apostolo, «segno dello stato di vita che egli ha personalmente scelto» (422), vale a dire il celibato.

Un ultimo paragrafo presenta la questione della «donna sorella» di 1 Cor 9, 5, che l'A. assegna ad alcune pie cristiane (...), consacrate al servizio materiale degli Apostoli itineranti (424, citando ALLO).

L'A. conclude che esistono tracce di una rinuncia degli Apostoli «alla vita matrimoniale» (424), ma che «questo ideale del celibato non è stato istituito da Gesù a scapito del matrimonio (...). Bensì, al contrario, la pratica del celibato volontario doveva essere - nell'intenzione di Gesù - un sostegno alla fedeltà dei matrimoni cristiani (425)

 

Philippe Seys