J. SCHUMACHER, Die Ehelosigkeit des Weltpriesters bei Thomas von Aquin, in AA.VV., S. Tommaso filosofo. Ricerche in occasione dei due centenari accademici, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 1995, pp. 171-190.
In uno dei volumi che raccolgono studi su vari aspetti del pensiero tomistico con l'intento di mostrarne la vitalità, la fecondità e l'attualità, si trova questo contributo del professore di Teologia fondamentale alla Facoltà di Teologia dell'Università di Friburgo in Germania. In un'epoca come la nostra, in cui purtroppo abbondano anche in ambito cattolico i teologi che mettono in discredito il celibato e lo combattono, acquista un interesse particolare rivolgere l'attenzione agli argomenti proposti da S. Tommaso d'Aquino, che fra l'altro fu anche un gran amante del celibato sacerdotale.
Il fatto che il Concilio Vaticano II e i successivi pronunciamenti magisteriali al riguardo abbiano seguito un'impostazione diversa, rilevando altre ragioni della convenienza del celibato sacerdotale, non deve necessariamente significare un totale deprezzamento delle considerazioni dell'Aquinate. Dal Concilio Vaticano II in poi l'accento è stato infatti posto sull'aspetto ecclesiologico e su quello pastorale del celibato, esso era invece visto da S. Tommaso nell'ottica di favorire nel sacerdote una particolare vita interiore e contemplativa, un perfezionamento della vita spirituale e un approfondimento del rapporto personale con Dio. Egli ha inoltre saputo comprendere il celibato come un dono, che non esonera tuttavia il destinatario da un particolare impegno di corrispondenza e fedeltà a questo speciale amore di Dio. L'Aquinate scende qui a consigli ben precisi e saggi che mostrano il suo buon senso. L'A. prende spunto da queste considerazioni per ricordare la responsabilità dei vescovi nella cura della vita spirituale dei presbiteri e soprattutto della formazione spirituale e ascetica che ricevono gli aspiranti al sacerdozio nei seminari.
Meno convincente sembra la proposta dell'A. tendente a ricomprendere il celibato sacerdotale nell'ambito dello «status perfectionis» e quale voto non solo implicito, ma anche esplicito, in stretta relazione con gli altri due voti (cf. p. 188). Alcune affermazioni di S. Tommaso che vanno in questa direzione devono essere viste nel contesto dell'epoca, ossia di un'ottica propria della spiritualità religiosa, un poco unilaterale per quanto si riferisce all'apprezzamento delle realtà temporali e in special modo al matrimonio quale cammino di santificazione, come insegna il Vaticano II ed il magistero successivo.
Arturo Cattaneo