G. VERSALDI, Celibato
sacerdotale: aspetti canonici e psicologici, in AA.VV. Vaticano II: bilancio e
prospettive, Assisi, 1987.
L'A. mette in evidenza
innanzitutto come durante il Concilio Vaticano II ci sia stata una artificiosa
enfatizzazione del problema del celibato dei sacerdoti esterna all'aula
conciliare ad opera dei mezzi di comunicazione sociale più che un reale dubbio
da parte dei Padri conciliari. Intende poi rispondere all'obiezione della
presunta illegittimità della legge canonica che, andando contro un diritto
umano fondamentale, imporrebbe ai chiamati al sacerdozio l'obbligo del
celibato, ricordando l'osservazione del Card. Hoffner: «non poche discussioni
sulla legge del celibato sembrano supporre che il candidato al sacerdozio
possieda un diritto giuridico, un diritto per così dire soggettivo a farsi
ordinare e che tale diritto sussista anche quando il candidato volesse mettere
insieme sacerdozio e matrimonio. Tale diritto non esiste per nulla. È piuttosto
l'accettazione del candidato da parte del vescovo che è decisiva in materia».
In effetti, come l'A. sottolinea, la legge canonica stabilisce che tra le
qualità per discernere la chiamata al sacerdozio sia da mantenere nella Chiesa
latina anche la chiamata al celibato, che è, alla pari del sacerdozio, un
misterioso e gratuito dono di Dio. Per questo si deve dire che «la norma
canonica non impone a nessuno il celibato, ma restringe il sacerdozio a coloro
che sono anche chiamati al celibato» e siccome «la chiamata al sacerdozio non è
in nessun modo separabile dal modo con cui la Chiesa chiama, interpretando
autenticamente la voce dello Spirito, non ha senso parlare di chiamati
all'ordinazione sacerdotale a cui verrebbe imposto l'obbligo del celibato» (p.
1180).
Giuseppe Versaldi