P.C. COCHINI, La legge
del celibato sacerdotale nella Chiesa Latina, in AA.VV. Celibato e Magistero,
Cinisello Balsamo, 1994.
L'A. sintetizza in una
documentata ricostruzione storica l'origine e lo sviluppo della legislazione
circa il celibato sacerdotale a partire dall'età apostolica fino ai nostri
giorni, sottolineando in particolar modo come l'enciclica di Paolo VI, oltre
che essere il primo documento di tale portata nella storia della Chiesa
dedicato esclusivamente al celibato sacerdotale, sia in «profonda continuità
con la tradizione delle origini» (p. 90). Pur volendo dare il Pontefice solo
«brevi indicazioni», la documentazione fornita dall'enciclica fornisce, secondo
l'A., «una base solida per provare che la pratica del celibato in senso stretto
era stata prima liberamente assunta da un buon numero di chierici, poi
corroborata ed estesa dall'autorità ecclesiastica a partire dal IV secolo,
prima di essere poi solennemente sancita dal Concilio ecumenico Tridentino e
inserita nel Codice di diritto canonico» (p. 91). Ma l'A. evidenzia anche un
altro pregio storico dell'enciclica derivante dal contributo teologico di
grande portata fornito in essa da Paolo VI: se la documentazione storica non ci
permette di asserire che già gli Apostoli abbiano avuto l'intuizione della
novità del sacerdozio di Cristo, come si può pensare che proprio essi, colmati
dallo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste non abbiano capito che l'esigenza
dell'amore propria del sacerdozio ministeriale spinge anche a «partecipare non
soltanto al suo ufficio sacerdotale, ma a dividere anche con Lui il suo stesso
stato di vita» (n. 23)? L'A. così può sottolineare che «ponendo l'accento sui
fondamenti cristologici del celibato, l'enciclica di Paolo VI va incontro alla
storia e conferma a suo modo ciò che lo studio dei documenti dei primi secoli
ci insegna sulle origini del celibato-continenza» (p. 92).
Giuseppe Versaldi