L. RULLA, Antropologia
della vocazione cristiana, I: Basi interdisciplinari, Piemme, Casale Monferrato
1985; L.M. RULLA - F. IMODA - J. RIDICK, Antropologia della vocazione
cristiana, II: Conferme esistenziali, Piemme, Casale Monferrato 1986.
I due volumi costituiscono due parti non divisibili della
stessa ricerca scientifica che da 25 anni l'Istituto di Psicologia della
Pontificia Università Gregoriana svolge sugli aspetti antropologici della
vocazione.
Fondata sulla realtà antropologica della persona umana
chiamata a un'altissima vocazione e segnata da una grande fragilità (Gaudium et
Spes, nn. 9 e 10), la chiamata sacerdotale propone un ideale di elevata
perfezione. Tenendo conto di questo quadro di riferimento, non si può fare uno
studio sul celibato sacerdotale senza conoscere anche la natura e qualità della
personalità totale, ivi compresa la sua dimensione trascendente di apertura
all'assoluto e a Dio. Di conseguenza, per capire la persona umana nella sua
totalità occorre farsi due domande fra loro interdipendenti: quale è il suo
fine ultimo (prospettiva teologica)? come deve essere il sistema motivazionale
per predisporsi a raggiungere tale fine (prospettiva psicologica)? Affrontato
questo tema nel primo volume, Rulla e coli, nel secondo volume affrontano più
direttamente la crescita nella vocazione sacerdotale nei suoi diversi ambiti.
11 problema della sessualità viene direttamente affrontato nel capitolo 8:
«Potenzialità di internalizzazione e capacità di relazione con gli altri».
La maturità relazionale è la capacità di vivere la relazione
con gli altri con uno stile che sia prevalentemente di totalità e di
trascendenza teocentrica, sia nel donante che nel ricevente (voi. II, p.
190-199). Ciò comporta la duplice formazione nella entità del dono di sé e
nella motivazione ad esso, che il versante psicologico può aiutare a
raggiungere offrendo all'educatore un criterio esistenziale e strutturale che
gli autori usano per elaborare un "indice di orientamento
interpersonale" che aiuta a pensare la socialità non solo come un fatto
psico-sociale ma come un luogo in cui la persona è chiamata a viversi come
mistero. Ne seguono preziose indicazioni pedagogiche che mostrano la necessità,
anche per l'educazione al celibato, di educare ad una sana antropologia cristiana
di riferimento, di partire dalla coscienza individuale per giungere a quella
sociale e di basare la relazione umana su criteri trans-umani (pp. 224-265).
Per quanto riguarda più direttamente la analisi del
celibato, anche per questo aspetto valgono i due suddetti criteri (esistenziale
e strutturale) chiamati "i due predittori primari" della maturità
sessuale Tuttavia bisogna ricordare che la sessualità ha anche un aspetto ad
essa specifico, cioè nuove forze motivazionali che in parte sono specifiche della
sessualità e in parte simbolizzano, sotto forma di dinamiche sessuali, tutte le
variabili che governano l'io globale della persona, per cui occorre un indice
specifico della sessualità detto "indice di sviluppo psicosessuale",
che è - anche su base di ricerche sul campo - un "predatore
secondario" della maturazione sessuale. È solo nell'insieme delle
informazioni date dai tre indici che sì potrà capire come educare ad una
sessualità matura che comprenda la scelta celibataria e come interpretare e
curare gli eventuali disturbi in questo settore.
Il contributo
fondamentale dei due volumi è quello di aver tentato, mai come prima, di
fondare in modo scientifico e sperimentale il legame inscindibile fra persona
come io psichico e persona come luogo del mistero rivelato e di offrire un
progetto educativo (e non solo terapeutico) mirante a correlare il polo
oggettivo e soggettivo della vocazione sacerdotale, di cui il celibato può
essere segno e profezia.
Manenti