Contenuto appendice opuscolo

Adorazione Eucaristica per la Santificazione dei Sacerdoti

e Maternità Spirituale

 

 

 

 

 

 

 

 

1- Letture sul Sacerdozio per l’Adorazione Eucaristica. 2

a- Testi Biblici 2

b- Magistero Pontificio. 11

c- Padri della Chiesa. 14

d- Agiografia. 16

2- Modello di Preghiera dei Fedeli: 18

3- Preghiera per i Sacerdoti 19


1- Letture sul Sacerdozio per l’Adorazione Eucaristica

 

a- Testi Biblici

 

Esodo 29:4

Farai avvicinare Aaronne e i suoi figli all'ingresso della tenda di convegno e li laverai con acqua.

 

Esodo 29:9

Cingerai Aaronne e i suoi figli con delle cinture e assicurerai sul loro capo delle mitre, e il sacerdozio apparterrà loro per legge perenne. Così consacrerai Aaronne e i suoi figli.

 

Levitico 16:6

Aaronne offrirà il suo toro del sacrificio per il peccato e farà l'espiazione per sé e per la sua casa.

 

Levitico 16:11

Aaronne offrirà dunque il suo toro del sacrificio espiatorio e farà l'espiazione per sé e per la sua casa. Sgozzerà il toro del sacrificio per il peccato per sé.

 

Levitico 4:3-4

3 se colui che ha peccato è il sacerdote che ha ricevuto l'unzione e in tal modo ha reso colpevole il popolo, egli offrirà al SIGNORE, per il peccato commesso, un toro senza difetto, come sacrificio espiatorio. 4 Condurrà il toro all'ingresso della tenda di convegno davanti al SIGNORE, poserà la mano sulla sua testa e lo sgozzerà davanti al SIGNORE.

 

Levitico 8:1-5

Consacrazione di Aaronne e dei suoi figli
(Es 29:1-9; 30:23-30)
1 Il SIGNORE parlò ancora a Mosè, e disse: 2 «Prendi Aaronne e i suoi figli con lui, i paramenti, l'olio dell'unzione, il toro del sacrificio espiatorio, i due montoni e il paniere dei pani azzimi; 3 e convoca tutta la comunità all'ingresso della tenda di convegno».
4 Mosè fece come il SIGNORE gli aveva ordinato e la comunità fu convocata all'ingresso della tenda di convegno. 5 Mosè disse alla comunità: «Questo è quello che il SIGNORE ha ordinato di fare».

 

Numeri 16:17

Ciascuno di voi prenda il suo turibolo, vi metta dell'incenso, e porti ciascuno il suo turibolo davanti al SIGNORE: saranno duecentocinquanta turiboli. Anche tu e Aaronne prenderete ciascuno il vostro turibolo.

 

Salmo 2

Il regno del Figlio di Dio
1 Perché questo tumulto fra le nazioni,
e perché meditano i popoli cose vane?
2 I re della terra si danno convegno
e i prìncipi congiurano insieme
contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo:
3 «Spezziamo i loro legami,
e liberiamoci dalle loro catene».
4 Colui che siede nei cieli ne riderà;
il Signore si farà beffe di loro.
5 Egli parlerà loro nella sua ira,
e nel suo furore li renderà smarriti:
6 «Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re
sopra Sion, il mio monte santo».
7 Io annunzierò il decreto:
Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
oggi io t'ho generato.
8 Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni
e in possesso le estremità della terra.
9 Tu le spezzerai con una verga di ferro;
tu le frantumerai come un vaso d'argilla».
10 Ora, o re, siate saggi;
lasciatevi correggere, o giudici della terra.
11 Servite il SIGNORE con timore,
e gioite con tremore.
12 Rendete omaggio al figlio,
affinché il SIGNORE non si adiri
e voi non periate nella vostra via,
perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.
Beati tutti quelli che confidano in lui!

 

Salmo 22

1 Il Signore è il mio pastore:

 non manco di nulla;

 2 su pascoli erbosi mi fa riposare

 ad acque tranquille mi conduce.

 3 Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,

 per amore del suo nome.

 4 Se dovessi camminare in una valle oscura,

 non temerei alcun male, perché tu sei con me.

 Il tuo bastone e il tuo vincastro

 mi danno sicurezza.

 5 Davanti a me tu prepari una mensa

 sotto gli occhi dei miei nemici;

 cospargi di olio il mio capo.

 Il mio calice trabocca.

 6 Felicità e grazia mi saranno compagne

 tutti i giorni della mia vita,

 e abiterò nella casa del Signore

 per lunghissimi anni.

 

 

Salmo 110

Il Messia, Re e Sacerdote
1 Il SIGNORE ha detto al mio Signore:
«Siedi alla mia destra
finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi».
2 Il SIGNORE stenderà da Sion lo scettro del tuo potere.
Domina in mezzo ai tuoi nemici!
3 Il tuo popolo si offre volenteroso
quando raduni il tuo esercito.
Parata di santità, dal seno dell'alba
la tua gioventù viene a te come rugiada.
4 Il SIGNORE ha giurato e non si pentirà:
«Tu sei Sacerdote in eterno,
secondo l'ordine di Melchisedec».
5 Il Signore, alla tua destra,
schiaccia dei re nel giorno della sua ira,
6 giudica i popoli,
ammucchia i cadaveri,
stritola la testa ai nemici in un vasto territorio.
7 Si disseta al torrente lungo il cammino,
e perciò terrà alta la testa.

 

Zaccaria 6:12-13

12 gli parlerai e gli dirai: Così parla il SIGNORE degli eserciti: "Ecco un uomo, che si chiama il Germoglio, germoglierà nel suo luogo e costruirà il tempio del SIGNORE; 13 egli costruirà il tempio del SIGNORE, riceverà gloria, si siederà e dominerà sul suo trono, sarà sacerdote sul suo trono e vi sarà fra i due un accordo di pace".

 

Ebrei 1:5

Infatti, a quale degli angeli ha mai detto:
«Tu sei mio Figlio,
oggi io t'ho generato
»?
e anche: «Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figlio»?

 

Ebrei 1:13

E a quale degli angeli disse mai:
«Siedi alla mia destra
finché abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi
»?

 

Ebrei 4:14-16

Gesù, nostro sommo sacerdote
Eb 9:11-12, 24; 10:21-23; 2:17-18
14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

 

Ebrei 5:1-4

Gesù superiore ai sommi sacerdoti dell'antico Patto
(1Cr 23:13; Eb 8:3)(Eb 2:17-18; 4:15; 7:26-28; Sl 110:4)
1 Infatti ogni sommo sacerdote, preso tra gli uomini, è costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati; 2 così può avere compassione verso gli ignoranti e gli erranti, perché anch'egli è soggetto a debolezza; 3 ed è a motivo di questa che egli è obbligato a offrire dei sacrifici per i peccati, tanto per sé stesso quanto per il popolo.
4 Nessuno si prende da sé quell'onore; ma lo prende quando sia chiamato da Dio, come nel caso di Aaronne.

 

Ebrei 5:5-10

5 Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse:
«Tu sei mio Figlio;
oggi ti ho generato
».
6 Altrove egli dice anche:
«Tu sei sacerdote in eterno
secondo l'ordine di Melchisedec
».
7 Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. 8 Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì; 9 e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna, 10 essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec.

 

Ebrei 2:17

Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l'espiazione dei peccati del popolo.

 

Ebrei 1:3

Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi

 

Ebrei 5:5-6

5 Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse:
«Tu sei mio Figlio;
oggi ti ho generato
».
6 Altrove egli dice anche:
«Tu sei sacerdote in eterno
secondo l'ordine di Melchisedec
».

 

Luca 6:12

Gesù sceglie i dodici apostoli
(Mc 3:13-19 (Mt 10:1-15; At 1:13)
In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio.

 

Marco 1:35

Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava.

 

Luca 3:21

Battesimo di Gesù Cristo
(Mt 3:13-17; Mr 1:9-11) Gv 1:32-34
Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato; e, mentre pregava, si aprì il cielo,

 

Luca 5:16

Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.

 

Luca 9:18

Pietro riconosce in Gesù il Cristo
(Mt 16:13-21; Mr 8:27-31) Gv 6:67-71
Mentre egli stava pregando in disparte, i discepoli erano con lui; ed egli domandò loro: «Chi dice la gente che io sia?»

 

Luca 9:28

La trasfigurazione
(Mt 17:1-9; Mr 9:2-10; 2P 1:16-18) Ap 1:13-18
Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare.

 

Luca 11:1

Istruzioni di Gesù sulla preghiera

Mt 6:9-13
Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».

 

Luca 22:41

Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo:

 

Luca 22:44

Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.]

 

Giovanni 11:35

Gesù pianse.

 

Luca 19:41

Il lamento di Gesù su Gerusalemme
Mt 23:37-39; Lu 13:34-35; 21:20-24; 3:9; Gr 8:18-9:1
Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo:

 

Matteo 27:46

E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato

 

Marco 14:36

Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».

 

Giovanni 12:27

Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest'ora.

 

Luca 2:25

Adorazione di Simeone e di Anna

Lu 1:67-79; 1P 1:11
Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui;

 

Atti 2:5

Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo.

 

Atti 23:10

Poiché il contrasto andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse fatto a pezzi da quella gente, comandò ai soldati di scendere e di portarlo via di mezzo a loro, e di condurlo nella fortezza.

 

Filippesi 2:8

trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

 

Ebrei 13:15-16

15 Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome. 16 Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace.

 

Apocalisse 1:6

che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

 

1Pietro 2:5

anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.

 

1Pietro 2:9

Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa;

 

Efesini 4:13

Fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo;

 

1Corinzi 2:6

Ef 3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv 2:20, 27; 1Te 5:21
Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati;

 

 

1Corinzi 3:1-2

Il compito dei servitori di Dio
Eb 5:11-14; 1Co 1:11-15; 4:1-6
1 Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali.

 

1Corinzi 1-3

(At 18:1-18; 20:3)(1Ti 3:14-16)
Saluti e rendimento di grazie

Ro 1:1-7; Gd 1-2; At 18
1:1 Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sostene, 2 alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro: 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

(Fl 1:3-6; Cl 1:3-6) cfr. Ro 5:1-2; Ef 1:3-14
4 Io ringrazio sempre il mio Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; 5 perché in lui siete stati arricchiti di ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, 6 essendo stata confermata tra di voi la testimonianza di Cristo; 7 in modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 8 Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. 9 Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.

Divisioni nella chiesa di Corinto

1Co 3:3-8, 21-22
10 Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. 11 Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. 12 Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: «Io sono di Paolo»; «io d'Apollo»; «io di Cefa»; «io di Cristo». 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo? 14 Ringrazio Dio che non ho battezzato nessuno di voi, salvo Crispo e Gaio; 15 perciò nessuno può dire che foste battezzati nel mio nome. 16 Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; del resto non so se ho battezzato qualcun altro.

La sapienza del mondo e la sapienza di Dio
(1Co 3:18-20; Ro 1:16) Mt 11:25-27; Lu 1:35; Gr 9:23-24
17 Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana. 18 Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; 19 infatti sta scritto:
«Io farò perire la sapienza dei saggi
e annienterò l'intelligenza degli intelligenti
».
20 Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? 21 Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. 22 I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, 23 ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; 24 ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; 25 poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26 Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; 27 ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, 29 perché nessuno si vanti di fronte a Dio. 30 Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; 31 affinché com'è scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore».

 

1Co 1:17-25; 2Co 4:5-7
2:1 E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; 2 poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. 3 Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; 4 la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, 5 affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

 

Ef 3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv 2:20, 27; 1Te 5:21
6 Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; 7 ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria 8 e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». 10 A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11 Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.
12 Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; 13 e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. 14 Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. 15 L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno.
16 Infatti
«chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire
Ora noi abbiamo la mente di Cristo.

Il compito dei servitori di Dio

Eb 5:11-14; 1Co 1:11-15; 4:1-6
3:1 Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. 3 Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate secondo la natura umana? 4 Quando uno dice: «Io sono di Paolo»; e un altro: «Io sono d'Apollo»; non siete forse uomini carnali? 5 Che cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. 6 Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; 7 quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! 8 Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica.

(Ef 2:20-22; 1P 2:4-6)(2Ti 2:15; 1Ti 4:16)
9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; 11 poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 12 Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 13 l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. 14 Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; 15 se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.

(1Co 6:15-20; Mt 18:6-7)(1Co 1:19, ecc.; Ro 8:17, 32)
16 Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
18 Nessuno s'inganni. Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo per diventare saggio; 19 perché la sapienza di questo mondo è pazzia davanti a Dio. Infatti è scritto:
«Egli prende i sapienti nella loro astuzia»;
20 e altrove:
«Il Signore conosce i pensieri dei sapienti;
sa che sono vani
».
21 Nessuno dunque si vanti degli uomini, perché tutto vi appartiene. 22 Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future, tutto è vostro! 23 E voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio.

 

Luca 5, 1-11

1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5 Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini". 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Mt 10,1-15

1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità. 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì

5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:“Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento            11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella Città.

 

Giovanni 10

1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12 Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13 egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
19 Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20 Molti di essi dicevano: «Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?». 21 Altri invece dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?».
22 Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. 23 Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 26 ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».
31 I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32 Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 33 Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34 Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35 Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36 a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37 Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38 ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». 39 Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40 Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41 Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42 E in quel luogo molti credettero in lui.

 

b- Magistero Pontificio

 

Dalla Esortazione al Clero Cattolico “Haerent animo” del Romano Pontefice San Pio X, n. 4.

“Non vi chiamerò già più servi... Ma vi ho chiamati amici, perché tutto quello che intesi dal Padre mio, l'ho fatto sapere a voi... Io ho eletto voi, e vi ho destinati, che andiate e facciate frutto” (Gv 15,16). E' quindi nostro ufficio di rappresentare la persona di Cristo e di condurre la missione da lui affidataci in maniera che ci sia dato di raggiungere il fine, che Egli ha di mira. E poiché “il bramare e schivare le cose medesime, questo è il pegno più fermo d'amicizia”, siamo tenuti, come amici, a nutrire i medesimi sentimenti, che sono in Cristo Gesù, che è “santo, innocente, immacolato, impolluto” (Eb 7,26): come suoi ambasciatori, dobbiamo conciliare gli uomini alla sua dottrina ed alla sua legge, non senza osservarle prima noi stessi: come partecipi della sua autorità nell'alleggerire le anime dalle catene della colpa, conviene che poniamo ogni studio nell'evitare di caricarci noi di tali catene. Ma più come suoi ministri nell'augusto sacrificio che, con perenne prodigio, si rinnova per la vita del mondo, dobbiamo avere la medesima disposizione di animo, con la quale Egli sull'ara della croce si offrì ostia immacolata a Dio. Poiché, se in antico, quando non esisteva che un'ombra e figura del vero sacrifizio, si esigeva nei sacri ministri tanta santità, quale non è giusto che si esiga, ora che la vittima è Cristo?

 

Dalla Esortazione al Clero Cattolico “Haerent animo” del Romano Pontefice San Pio X, n. 8.

Ed ora è da vedere in che cosa consista una tale santità, della quale il sacerdote non può esser privo senza grave vergogna; poiché se alcuno ne ignora o male ne intende l'essenza, si trova in grande pericolo. C'è chi crede, anzi chiaramente professa, che il merito del sacerdote consista semplicemente nel sacrificarsi tutto al bene degli altri; per cui neglette quasi del tutto quelle virtù, che mirano al perfezionamento individuale (le così dette virtù passive), dicono che si deve porre ogni studio per conseguire ed esercitare quelle virtù che chiamano attive. Questa è dottrina indubbiamente fallace e rovinosa. Intorno ad essa così si esprime, con la consueta sapienza, il nostro predecessore di felice memoria: «Che le cristiane virtù non siano opportune a tutti i tempi non può cadere in mente se non a chi si sia scordato delle parole dell'Apostolo: “Coloro che Egli previde, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figliol suo” (Rm 8,29)». Cristo è maestro ed esemplare di ogni forma di santità [...]. Ora Cristo [...] è il medesimo “ieri, e oggi; ed è sempre Lui anche nei secoli” (Eb 13,8). Quindi agli uomini di tutti i tempi è rivolta quella parola: “Imparate da me, che son mite e umile di cuore” (Mt 11,29); [...] e vale per tutte le età la sentenza dell'Apostolo: “Quei che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne co' vizi e con le concupiscenze” (Gal 5,24).

 

Dalla Lettera Enciclica Sacerdotii nostri primordia del Romano Pontefice Beato Giovanni XXIII (n. 37).

Tutta la santificazione personale del sacerdote deve modellarsi sul sacrificio che celebra, conforme all’invito del Pontificale Romano: “Conoscete quel che fate; imitate quel che maneggiate”. Ma lasciamo qui la parola al nostro immediato Predecessore nella sua Esortazione Menti nostrae: “Come tutta la vita del Nostro Salvatore fu in funzione del Suo sacrificio, così pure la vita del sacerdote, che deve riprodurre in sé l’immagine di Cristo, bisogna che diventi con Lui, in Lui, per Lui un grato sacrificio [...]. Perciò bisogna che non solo celebri il Sacrificio Eucaristico, ma, in una certa profonda maniera, Lo viva; in questo modo può attingere quella forza soprannaturale, da cui sarà intimamente trasformato e parteciperà alla vita espiatoria dello stesso Divin Redentore (65)”. E il medesimo Pontefice concludeva: “è quindi necessario che l’anima sacerdotale si sforzi di riprodurre in se stesso quello che si compie sull’altare del Sacrificio: come infatti Gesù Cristo immola Se stesso, così il Suo ministro deve insieme con Lui immolare se stesso; come Gesù espia i peccati degli uomini, così il sacerdote deve pervenire alla propria e altrui purificazione attraverso l’arduo cammino dell’ascesi cristiana (66)”.

 

Dalla Lettera Enciclica Sacerdotii nostri primordia del Romano Pontefice Beato Giovanni XXIII (nn. 40-43).

La vita di ascesi e di preghiera [...] manifesta inoltre il segreto dello zelo pastorale di San Giovanni Maria Vianney e la sorprendente efficacia soprannaturale del suo ministero. “Si ricordi il sacerdote – scriveva il Nostro Predecessore di felice memoria Pio XII – che tanto più fruttuoso sarà il gravissimo compito a lui affidato quanto più egli opererà congiunto con Cristo e guidato dal Suo Spirito”. La vita del Curato d’Ars conferma una volta ancora questa grande legge di ogni apostolato, basato sulla parola stessa di Gesù: “Senza di Me non potete fare nulla”. [...] Se in certi momenti fu così abbattuto dal suo ufficio divenuto eccezionalmente opprimente, fu precisamente perché aveva un’idea eroica del suo dovere e delle responsabilità di pastore. “Mio Dio – pregava nei suoi primi ani – accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”. Ottenne dal cielo quella conversione. [...] Sull’esempio degli apostoli di tutti i tempi, egli vedeva nella croce il grande mezzo  soprannaturale per cooperare alla salvezza, delle anime che gli erano affidate. [...] Ed è ben nota la risposta data a un confratello che si lamentava per la poca efficacia del suo ministero: “Voi avete pregato, avete pianto, gemuto e sospirato. Ma avete voi digiunato, avete vegliato, vi siete coricato per terra, vi siete data la disciplina? Finché non sarete giunto a questo, non crediate d’aver fatto tutto”.

 

Dal Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius, 28 ottobre 1965 (nn. 9-10).

Con animo aperto [gli alunni] imparino a partecipare alla vita di tutta la Chiesa secondo l’espressione di sant’Agostino: «Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Cristo». In modo ben chiaro gli alunni sappiano di non essere destinati né al dominio né agli onori, ma di dover mettersi a completo servizio di Dio e del ministero pastorale. [...] Siano diligentemente educati a questo stato nel quale, rinunziando alla vita coniugale per il Regno dei Cieli (cf. Mt 19, 12) aderiscono a Dio con un amore indiviso rispondente intimamente alla nuova legge, danno testimonianza della futura risurrezione (cf. Lc 20, 36) e ricevono un aiuto grandissimo per l’esercizio continuo di quella perfetta carità che li renderà capaci nel ministero sacerdotale di farsi tutto a tutti. Sentano profondamente con quanta gratitudine debba essere abbracciato questo stato, non proprio solo come cosa comandata dalla legge ecclesiastica, ma come prezioso dono di Dio da impetrarsi umilmente, e al quale essi, stimolati e aiutati dalla grazia dello Spirito Santo, devono affrettarsi a corrispondere liberamente e generosamente. [...] Abbiano una conveniente conoscenza dei doveri e della dignità del matrimonio cristiano che simboleggia l’amore di Cristo con la Chiesa (cf. Ef 5, 22-23); ma sappiano comprendere la superiorità della verginità consacrata a Cristo, in modo da fare a Dio la donazione completa del corpo e dell’animo [...].

 

Dal Decreto sul Ministero e la vita dei Presbiteri Presbyterorum ordinis, 7 dicembre 1965 (nn. 12-13).

I Presbiteri, infatti, sono ordinati alla perfezione della vita in forza delle stessa sacre azioni che svolgono quotidianamente, come anche di tutto il loro ministero, che esercitano in stretta unione con il vescovo e tra di loro. Ma la stessa santità dei Presbiteri, a sua volta, contribuisce moltissimo al compimento efficace del loro ministero: infatti, se è vero che la grazia di Dio può realizzare l’opera della salvezza attraverso ministri indegni, ciò nondimeno Dio, ordinariamente, preferisce manifestare le Sue grandezze attraverso coloro i quali, fattisi più docili agli impulsi e alla direzione dello Spirito Santo, possono dire con l’Apostolo, grazie alla propria intima unione con Cristo e alla santità di vita: “Ormai non sono più io che vivo, bensì è Cristo che vive in me”. I Presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile. [...] Nella loro qualità di ministri delle Realtà Sacre, e soprattutto nel Sacrificio della Messa, i Presbiteri agiscono in modo speciale in nome e nella persona di Cristo, il Quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che trattano, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze.

 

Dall’Esortazione Apostolica Postsinodale del Santo Padre Benedetto XVI Sacramentum caritatis, n. 23.

Innanzitutto è necessario ribadire che il legame tra l’Ordine sacro e l’Eucaristia è visibile proprio nella Messa presieduta dal Vescovo o dal presbitero in persona di Cristo capo. [...] è necessario, pertanto, che i sacerdoti abbiano coscienza che tutto il loro ministero non deve mai mettere in primo piano loro stessi o le loro opinioni, ma Gesù Cristo. Contraddice l’identità sacerdotale ogni tentativo di porre se stessi come protagonisti dell’azione liturgica. Il sacerdote è più che mai servo e deve impegnarsi continuamente ad essere segno che, come strumento docile nelle mani di Cristo, rimanda a Lui. Ciò si esprime particolarmente nell’umiltà con la quale il sacerdote guida l’azione liturgica, in obbedienza al rito, corrispondendovi con il cuore e la mente, evitando tutto ciò che possa dare la sensazione di un proprio inopportuno protagonismo. Raccomando, pertanto, al clero di approfondire sempre la coscienza del proprio ministero eucaristico come umile servizio a Cristo e alla sua Chiesa. Il sacerdozio, come diceva sant’Agostino, è amoris officium, è l’ufficio del buon pastore, che offre la vita per le pecore (cfr Gv 10, 14-15).

 

Dall’Omelia del Santo Padre Benedetto XVI in occasione dell’Ordinazione Presbiterale del 7 maggio 2006 – Domenica del Buon Pastore.

L’Eucaristia deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita. La vita non la si dona solo nel momento della morte e non soltanto del modo del martirio. Noi dobbiamo donarla giorno per giorno. Occorre imparare giorno per giorno che io non possiedo la mia vita per me stesso. Giorno per giorno devo imparare ad abbandonare me stesso; a tenermi a disposizione per quella cosa per la quale Egli, il signore, sul momento ha bisogno di me, anche se altre cose mi sembrano più belle e più importanti. Donare la vita, non prenderla. È proprio così che facciamo l’esperienza della libertà. La libertà da noi stessi, la vastità dell’essere. Proprio così, nell’essere utile, nell’essere una persona di cui c’è bisogno nel mondo, la nostra vita diventa importante e bella. Solo chi dona la propria vita, la trova.

 

c- Padri della Chiesa

 

Dal “De Sacerdotio” di san Giovanni Crisostomo (III, 177–179).

Quando vedi il Signore sacrificato e giacente, e il sacerdote che presiede al sacrificio e prega, e tutti arrossati di quel Sangue prezioso, credi ancora di essere tra gli uomini e di stare sulla terra? Ma non ti senti subito trasportato nei cieli e, spoglio lo spirito di ogni pensiero della carne, con l’anima nuda e con la mente pura, contempli le cose celesti? O meraviglia! O amore di Dio verso gli uomini! Chi siede in alto col Padre, in quel momento è tenuto dalle mani di tutti e dona Se stesso a quelli che vogliono abbracciarLo e stringerLo. Tutti fanno ciò con gli occhi della Fede. Ora ti sembrano queste cose degne di essere disprezzate, o essere tali che uno possa esaltarsi contro di esse? Vuoi osservare da un altro prodigio la superiorità di questo Sacrifizio? Mettiti davanti agli occhi Elia, una moltitudine sterminata intorno, il sacrificio disposto sulle pietre, tutti gli altri nella quiete e nel silenzio profondo e solo il profeta che prega. Ad un tratto una fiamma è scagliata dal cielo sulla vittima. Sono cose stupende che riempiono di ogni meraviglia. Rivolgiti ora a quello che adesso si compie e vedrai cose non solo meravigliose, ma che trascendono ogni meraviglia. Sta il sacerdote non per attirare il fuoco, ma lo Spirito Santo. Per molto tempo fa la supplica, non perché una fiamma scesa dall’alto consumi le offerte, ma perché la grazia, giungendo nel Sacrifizio suo tramite, accenda le anime di tutti e le renda più splendenti dell’argento ardente.

 

Dal “De Sacerdotio” di san Giovanni Crisostomo (III, 200–203).

Nessuno più di Paolo amò Cristo, nessuno più di lui mostrò maggior zelo, nessuno è stato più degno di grazia. Eppure con tutta questa abbondanza teme ancora e trema per questa autorità e per coloro che a lui sono soggetti. Io temo, dice, che come il serpente ingannò Eva con la sua malizia, cos’ i vostri pensieri possono perdere la semplicità che è in Cristo (Cf. 2Cor 11,3). E ancora: Fui in grande timore e trepidazione per voi (1Cor 2,3). [Così] un uomo che fu rapito al terzo Cielo e reso partecipe degli arcani di Dio, che sopportò tali e tante sofferenze di morte, quanti giorni visse dopo la conversione; un uomo che non volle usare del potere conferitogli da Cristo perché nessuno dei fedeli fosse scandalizzato. Se colui che progredì nei comandamenti di Dio, non cercando per nulla il proprio vantaggio ma quello dei fedeli, era sempre tanto sgomento pensando alla grandezza della dignità, in che cosa confideremo noi che cerchiamo sovente il nostro vantaggio, e non solo non progrediamo nei precetti di Cristo, ma pesino in gran parte li trasgrediamo? Chi si ammala, dice, e io non mi ammalo? Chi si scandalizza e io non ne ardo? Tale bisogna che sia il Sacerdote, o meglio non solo tale [...].

 

Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 81, 3

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me, e Io in lui, porta molto frutto, perché senza di Me non potete far nulla”. Affinché nessuno pensi che il tralcio può produrre almeno qualche piccolo frutto da se stesso, il Signore, dopo aver detto che chi rimane in Lui produce molto frutto, non dice: perché senza di Me potete far poco, ma: “senza di me non potete far nulla”. Sia il poco sia il molto, non si può farlo comunque senza di Lui, poiché senza di Lui non si può far nulla. Infatti, anche quando il tralcio produce poco frutto, l’agricoltore lo monda affinché produca di più; tuttavia, se non resterà unito alla vite e non trarrà alimento dalla radice, non potrà da se stesso produrre alcun frutto. Quantunque poi il Cristo non potrebbe essere la vite se non fosse uomo, tuttavia non potrebbe comunicare con i tralci questa fecondità se non fosse anche Dio. Siccome però senza la Grazia è impossibile la vita, in potere del libero arbitrio non rimane che la morte. “Chi non rimane in Me è buttato via, come il tralcio, e si dissecca; poi i tralci secchi li raccolgono e li buttano nel fuoco, e bruciano” (Gv 15, 6). I tralci della vite infatti tanto sono preziosi se restano uniti alla vite, altrettanto sono spregevoli se vengono recisi.

 

Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 86, 2

Se sosteniamo che la Grazia è stata preceduta dal merito, non è più Grazia. È invece effetto della Grazia questa elezione, di cui l’Apostolo dice: “anche oggi alcuni si salvano per elezione della Grazia”. E soggiunge: “E se lo è per la Grazia non lo è dunque per le opere: altrimenti la Grazia non sarebbe più Grazia” (Rm 11, 5-6). Ascolta, ingrato, ascolta: “non siete voi che avete scelto Me, ma Io ho scelto voi”. Non puoi dire: sono stato scelto perché credevo. Se già credevi in Lui vuol dire che sei stato tu a scegliere Lui. Ma ascolta bene: “Non siete stati voi a scegliere Me”. Non è il caso che tu dica: io già prima di credere operavo bene, e per questo sono stato scelto. Che opera buona ci può essere prima di avere la fede, se l’Apostolo dice: “tutto quello che non viene dalla fede è peccato”(Rm 14, 23)? Che diremo dunque ascoltando le parole: “non siete voi che avete scelto Me”, se non che eravamo cattivi, e siamo stati scelti affinché fossimo buoni per Grazia di Chi ci ha scelti? Non sarebbe Grazia se Essa fosse stata preceduta dai nostri meriti; invece è Grazia! Essa non presuppone dei meriti, ma ne è l’origine.

 

Gregorio Nazianzeno, Fuga e autobiografia (55-56).

[Paolo] confida nello spirito e mortifica il corpo, purificandolo come un nemico. In questa maniera, che cosa ci insegna e in che cosa ci educa? A non pensare alle cose di quaggiù, a non inorgoglirci del nostro sapere, a non svegliare la carne a danno dello spirito. Per tutti combatte, per tutti prega, verso di tutti è zelante, s’infiamma per tutti, siano fuori o sotto la Legge; predicatore delle genti, guida dei Giudei. Ebbe l’ardore [...] di (fare) qualcosa ancora di più grande a favore dei suoi fratelli secondo la carne: per la sua carità desidera che siano posti presso Cristo in sua vece [...]. Imita Cristo, che si fece maledizione per noi [...]. Accetta, per primo dopo Cristo, di soffrire, anche come empio, qualcosa per loro, purché si salvino [...]. Vivendo egli non per sé, ma per Cristo e per la predicazione, crocifiggendo il mondo a sé e crocifisso al mondo e alle cose non visibili, ritiene ogni cosa poco importante e inferiore al suo desiderio, anche se abbia compiuto il Vangelo portandosi in giro da Gerusalemme fino all’Illiria, anche se abbia raggiunto il terzo cielo in seguito ad una visione, anche se sia stato spettatore del Paradiso, anche se sia stato ascoltatore delle parole a noi segrete. Queste cose (fece) Paolo e quelli, se ci sono stati, come lui nello spirito. Ma temo che noi a paragone di questi siamo degli stolti principi di Tani, esattori fino alle ultime spighe, uomini che falsamente professano «di beatificare il popolo» (Is 9, 15) mentre [...] sono beatificati da quello.

 

 

d- Agiografia

 

San Giovanni Bosco, Memorie.

Avevo deciso di diventare sacerdote e avevo dato l’esame per entrare in seminario. Ora mi preparavo al giorno in cui avrei indossato l’abito dei chierici. Mi rendeva pensoso la persuasione che (in via ordinaria) la salvezza o la perdita dell’anima nostra dipende dall’orientamento che diamo alla vita. […]. Prima della Messa solenne il parroco di Castelnuovo, don Cinzano, benedisse l’abito da chierico e me lo fece indossare. Mi comandò di posare gli abiti mondani con queste parole: “il Signore ti svesta dell’uomo vecchio con le sue abitudini e i suoi modi di agire”. E io dissi nel mio cuore: “Quanta roba vecchia c’è da togliere nella mia vita! Mio Dio, distruggerete le mie cattive abitudini”. Mi consegnò il  collare bianco dicendo: “Il Signore ti vesta dell’uomo nuovo, creato secondo il cuore di Dio nella giustizia, nella verità e nella santità”. Mi sentii profondamente commosso e dissi tra me: “Mio Dio, che io cominci davvero una vita nuova, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. Maria, siate voi la mia salvezza”.

 

San Francesco d’Assisi, Lettera a tutti i chierici sulla riverenza del Corpo del Signore

Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle Sue Parole scritte, che santificano il corpo. […] Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello Stesso Altissimo, se non il Corpo e il Sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita”. Tutti coloro poi, che amministrano così Santi Misteri, considerino tra sé, soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il Sacrificio del Corpo e Sangue di Lui. E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione. […] Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore Si consegna nelle nostre mani e noi L’abbiamo a nostra disposizione e Ce ne comunichiamo ogni giorno? Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle Sue mani? […] Queste cose sono tenuti ad osservarle fino alla fine, più di qualsiasi altra cosa, tutti i chierici. E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno rendere “ragione” davanti al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio”.

 

Da François Trochu, Il Curato d’Ars.

Coloro che hanno avuto la fortuna di assistere alla sua Messa hanno potuto costatare la trasfigurazione che si operava in tutta la sua persona durante la celebrazione. Di questo era conscio egli medesimo, tanto che giunse a raccomandare alle orfanelle della “Provvidenza” di non guardare il sacerdote quanto celebra. La fede aveva fatto di lui un Angelo e l’amore un Serafino. Queste qualità si manifestavano in modo straordinario quanto era all’altare, illuminando i suoi occhi e dando al suo viso un’espressione mirabile. Andrea Trève ci dive di avere osservato che, durante la Mesa, il suo contegno raccolto aveva tutte le apparenze dell’estasi. Si era portati istintivamente a guardare se mai i suoi piedi non si alzassero da terra, del resto, il Santo medesimo confessò che, qualche volta, le Specie eucaristiche erano state per lui il solo nutrimento: «Avevo fame durante la Messa – disse un giorno a Caterina –, ma, quando mi sono comunicato, ho detto al Signore: “Nutrite il corpo e l’anima”, e la mia fame scomparve». [...] «Dopo la consacrazione – aveva detto un giorno il Santo, – quando tengo il Signore tra le mie mani, io dimentico tutto». Se queste parole sono oscure, ne abbiamo altre che ci sembrano più esplicite: «Durante la Messa, quando si prega il Signore per i poveri peccatori, egli manda ad essi raggi di luce, perché scoprano le proprie miserie e si convertano».

 

Da François Trochu, Il Curato d’Ars.

«Mi ha confessato due volte, ha detto don Monnin. Ogni accusa strappava a lui un grido di fede, di commiserazione e di orrore anche per le minime mancanze: Que c’est dommage! Questa parola mi ha colpito soprattutto per l’accento di tenerezza con il quale era pronunciata: nella sua brevità diceva tutto il torto fatto alla sua anima». Don Denis, quiescente a Neubille-sur-Saône, si era aperto al santo confessore ed ha detto: «Era molto breve: una parola di esortazione e tutto era finito». Era la santità stessa del Curato d’Ars che dava alla sua parola tanta efficacia. Sulla bocca di altri tali espressioni sarebbero passate per luoghi comuni, ma con quale accento venivano proferite! Inoltre del Cirato d’Ars vi era un’altre cosa ancor più irresistibile che le parole, ed erano le lacrime. Egli giunse talvolta a spezzare anche cuori induriti solo indicando, mentre piangeva, un crocifisso appeso alla parete. Un giorno – racconta don Dubouis, parroco di Fareins – alcuni sacerdoti di una vicina Diocesi criticavano qualche direzione del Sacerdote d’Ars. A questa conversazione partecipava un giudice di pace, antico penitente del Santo, il quale disse: «Ciò che io posso assicurarvi, signori, è che don Vianney piange e che si piange con lui: ciò che non succede ovunque». «Perché piangete tanto, Padre mio? – chiedeva un giorno un penitente inginocchiato ai suoi piedi», «Amico mio, io piango perché voi non piangete abbastanza».


2- Modello di Preghiera dei Fedeli:

 

Celebrante:            Signore Gesù Cristo, Sommo Sacerdote e Re dell’Universo, che dal Trono della Tua Santa Croce, attiri a Te tutti gli uomini, perché liberati dal giogo del male, rinasciamo alla Luce del Tuo Amore, ascolta la supplica che, in questi Divini Misteri, il Tuo Popolo orante innalza.

Preghiamo insieme dicendo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

1. Per la Santa Chiesa, affinché, nel Suo materno amore verginale, generi di nuovo e ancora santi Sacerdoti, infiammati dal Fuoco del Tuo Amore, che guidino il popolo con la Tua certa Misericordia, lo educhino alla Verità e lo santifichino offrendo, insieme alla propria esistenza, il Tuo Corpo ed il Tuo Sangue, Fonte di ogni Grazia.

Preghiamo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

2. Per il Santo Padre Benedetto XVI, perché conformato sempre più a Te dallo Spirito Santo, guidi come Pastore dei pastori la Tua Santa Chiesa nell’unità, richiamando incessantemente alla Verità ed alla Santità tutto il Popolo, attraverso il ministero umile e ubbidiente dei Vescovi e di tutti i Sacerdoti, che, solo nella fedeltà alla sua persona, sono fedeli a Te.

Preghiamo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

3. Per quanti non Ti hanno ancora incontrato e riconosciuto come Signore, perché, salutarmente provocati dalla totale, quotidiana e verginale dedizione dei tuoi sacerdoti, non induriscano il proprio cuore ma si affidino, attraverso di loro, alla Santa Chiesa, nella quale splende il Tuo Volto misericordioso.

Preghiamo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

4. Per i Sacerdoti malati e sofferenti, perché, abbracciando la Croce, attraverso la quale li chiami alla santità, riconoscano sempre il Tuo Volto Redentore e offrano ogni fatica intercedendo per la salvezza del popolo loro affidato e per tutta la Santa Chiesa.

Preghiamo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

5. Per i sacerdoti rinati alla Vita Eterna, affinché possano contemplare il Tuo Volto Santo, Che hanno adorato quotidianamente nell’incruento Sacrificio dell’Altare. O Signore, usa loro la stessa inesauribile Misericordia che, nel Tuo Nome, tanto abbondantemente, amministrarono in vita  al Tuo Popolo Santo.

Preghiamo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.

 

Celebrante: Padre Onnipotente, che hai voluto che il Tuo Figlio Risorto permanesse nel mondo attraverso il Corpo Mistico della Chiesa, e hai affidato ai Sacerdoti, per la Potenza dello Spirito, la Sua Presenza Vera Reale e Sostanziale nel Sacramento della Santa Eucaristia, accogli la nostra supplica e donaci una coscienza sempre più viva della grandezza del ministero sacerdotale.

Tu Che Vivi e Regni nei secoli dei secoli. Amen.


3- Preghiera per i Sacerdoti

 

Signore Gesù, presente nel Santissimo Sacramento,

che hai voluto perpetuare la tua Presenza tra noi

per il tramite dei tuoi Sacerdoti,

fa’ che le loro parole siano sempre le tue,

che i loro gesti siano i tuoi gesti,

che la loro vita sia fedele riflesso della tua vita.

 

Che essi siano quegli uomini che parlano a Dio degli uomini,

e agli uomini, di Dio.

Che non abbiano paura del dover servire,

servendo la Chiesa nel modo in cui essa ha bisogno di essere servita.

 

Che siano uomini, testimoni dell’eterno nel nostro tempo,

camminando per le strade della storia con i tuoi stessi passi

e facendo a tutti del bene.

 

Che siano fedeli ai loro impegni,

gelosi della propria vocazione e della propria donazione,

specchio luminoso della propria identità

e che vivano nella gioia per il dono ricevuto.

 

Te lo chiedo per la tua Madre Maria Santissima:

lei che è stata presente nella tua vita

sarà sempre presente nella vita dei tuoi sacerdoti. Amen.