Contenuto appendice opuscolo
Adorazione
Eucaristica per la Santificazione dei Sacerdoti
e Maternità
Spirituale
1- Letture sul Sacerdozio per
l’Adorazione Eucaristica
2- Modello di
Preghiera dei Fedeli:
Esodo
29:4
Farai
avvicinare Aaronne e i suoi figli all'ingresso della tenda di convegno e li
laverai con acqua.
Esodo
29:9
Cingerai
Aaronne e i suoi figli con delle cinture e assicurerai sul loro capo delle
mitre, e il sacerdozio apparterrà loro per legge perenne. Così consacrerai
Aaronne e i suoi figli.
Levitico
16:6
Aaronne
offrirà il suo toro del sacrificio per il peccato e farà l'espiazione per sé e
per la sua casa.
Levitico
16:11
Aaronne
offrirà dunque il suo toro del sacrificio espiatorio e farà l'espiazione per sé
e per la sua casa. Sgozzerà il toro del sacrificio per il peccato per sé.
Levitico
4:3-4
3 se colui che ha peccato è il sacerdote
che ha ricevuto l'unzione e in tal modo ha reso colpevole il popolo, egli
offrirà al SIGNORE, per il peccato commesso, un toro senza difetto, come
sacrificio espiatorio. 4
Condurrà il toro all'ingresso della tenda di convegno davanti al SIGNORE,
poserà la mano sulla sua testa e lo sgozzerà davanti al SIGNORE.
Levitico
8:1-5
Consacrazione
di Aaronne e dei suoi figli
(Es 29:1-9; 30:23-30)
1 Il SIGNORE parlò ancora a
Mosè, e disse: 2 «Prendi
Aaronne e i suoi figli con lui, i paramenti, l'olio dell'unzione, il toro del
sacrificio espiatorio, i due montoni e il paniere dei pani azzimi; 3 e convoca tutta la comunità all'ingresso
della tenda di convegno».
4 Mosè fece come il SIGNORE
gli aveva ordinato e la comunità fu convocata all'ingresso della tenda di
convegno. 5 Mosè disse alla
comunità: «Questo è quello che il SIGNORE ha ordinato di fare».
Numeri
16:17
Ciascuno
di voi prenda il suo turibolo, vi metta dell'incenso, e porti ciascuno il suo
turibolo davanti al SIGNORE: saranno duecentocinquanta turiboli. Anche tu e
Aaronne prenderete ciascuno il vostro turibolo.
Salmo
2
Il
regno del Figlio di Dio
1 Perché questo tumulto fra
le nazioni,
e perché meditano i popoli cose vane?
2 I re della terra si danno
convegno
e i prìncipi congiurano insieme
contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo:
3 «Spezziamo i loro legami,
e liberiamoci dalle loro catene».
4 Colui che siede nei cieli
ne riderà;
il Signore si farà beffe di loro.
5 Egli parlerà loro nella sua
ira,
e nel suo furore li renderà smarriti:
6 «Sono io», dirà, «che ho
stabilito il mio re
sopra Sion, il mio monte santo».
7 Io annunzierò il decreto:
Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
oggi io t'ho generato.
8 Chiedimi, io ti darò in
eredità le nazioni
e in possesso le estremità della terra.
9 Tu le spezzerai con una
verga di ferro;
tu le frantumerai come un vaso d'argilla».
10 Ora, o re, siate saggi;
lasciatevi correggere, o giudici della terra.
11 Servite il SIGNORE con
timore,
e gioite con tremore.
12 Rendete omaggio al figlio,
affinché il SIGNORE non si adiri
e voi non periate nella vostra via,
perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare.
Beati tutti quelli che confidano in lui!
Salmo
22
1
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
2 su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
3 Mi rinfranca, mi guida per il giusto
cammino,
per amore del suo nome.
4 Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
6 Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
Salmo
110
Il
Messia, Re e Sacerdote
1 Il SIGNORE ha detto al mio
Signore:
«Siedi alla mia destra
finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi».
2 Il SIGNORE stenderà da Sion
lo scettro del tuo potere.
Domina in mezzo ai tuoi nemici!
3 Il tuo popolo si offre
volenteroso
quando raduni il tuo esercito.
Parata di santità, dal seno dell'alba
la tua gioventù viene a te come rugiada.
4 Il SIGNORE ha giurato e non
si pentirà:
«Tu sei Sacerdote in eterno,
secondo l'ordine di Melchisedec».
5 Il Signore, alla tua
destra,
schiaccia dei re nel giorno della sua ira,
6 giudica i popoli,
ammucchia i cadaveri,
stritola la testa ai nemici in un vasto territorio.
7 Si disseta al torrente
lungo il cammino,
e perciò terrà alta la testa.
Zaccaria
6:12-13
12 gli parlerai e gli dirai: Così parla
il SIGNORE degli eserciti: "Ecco un uomo, che si chiama il Germoglio,
germoglierà nel suo luogo e costruirà il tempio del SIGNORE; 13 egli costruirà il tempio del SIGNORE,
riceverà gloria, si siederà e dominerà sul suo trono, sarà sacerdote sul suo
trono e vi sarà fra i due un accordo di pace".
Ebrei
1:5
Infatti,
a quale degli angeli ha mai detto:
«Tu sei mio Figlio,
oggi io t'ho generato»?
e anche: «Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figlio»?
Ebrei
1:13
E
a quale degli angeli disse mai:
«Siedi alla mia destra
finché abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi»?
Ebrei
4:14-16
Gesù,
nostro sommo sacerdote
Eb 9:11-12, 24; 10:21-23; 2:17-18
14 Avendo dunque un grande
sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio,
stiamo fermi nella fede che professiamo. 15
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle
nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza
commettere peccato. 16
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere
misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.
Ebrei
5:1-4
Gesù
superiore ai sommi sacerdoti dell'antico Patto
(1Cr 23:13; Eb 8:3)(Eb 2:17-18; 4:15; 7:26-28; Sl 110:4)
1 Infatti ogni sommo
sacerdote, preso tra gli uomini, è costituito per il bene degli uomini nelle
cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati; 2 così può avere compassione verso gli
ignoranti e gli erranti, perché anch'egli è soggetto a debolezza; 3 ed è a motivo di questa che egli è
obbligato a offrire dei sacrifici per i peccati, tanto per sé stesso quanto per
il popolo.
4 Nessuno si prende da sé
quell'onore; ma lo prende quando sia chiamato da Dio, come nel caso di Aaronne.
Ebrei
5:5-10
5 Così anche Cristo non si prese da sé
la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse:
«Tu sei mio Figlio;
oggi ti ho generato».
6 Altrove egli dice anche:
«Tu sei sacerdote in eterno
secondo l'ordine di Melchisedec».
7 Nei giorni della sua carne,
con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che
poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. 8 Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza
dalle cose che soffrì; 9 e,
reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza
eterna, 10 essendo da Dio
proclamato sommo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec.
Ebrei
2:17
Perciò,
egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un
misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per
compiere l'espiazione dei peccati del popolo.
Ebrei
1:3
Egli,
che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene
tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione
dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi
Ebrei
5:5-6
5 Così anche Cristo non si prese da sé
la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse:
«Tu sei mio Figlio;
oggi ti ho generato».
6 Altrove egli dice anche:
«Tu sei sacerdote in eterno
secondo l'ordine di Melchisedec».
Luca
6:12
Gesù
sceglie i dodici apostoli
(Mc 3:13-19 (Mt 10:1-15; At 1:13)
In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio.
Marco
1:35
Poi,
la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un
luogo deserto; e là pregava.
Luca
3:21
Battesimo
di Gesù Cristo
(Mt 3:13-17; Mr 1:9-11) Gv 1:32-34
Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato; e,
mentre pregava, si aprì il cielo,
Luca
5:16
Ma
egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.
Luca
9:18
Pietro
riconosce in Gesù il Cristo
(Mt 16:13-21; Mr 8:27-31) Gv 6:67-71
Mentre egli stava pregando in disparte, i discepoli erano con lui; ed egli
domandò loro: «Chi dice la gente che io sia?»
Luca
9:28
La
trasfigurazione
(Mt 17:1-9; Mr 9:2-10; 2P 1:16-18) Ap 1:13-18
Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e
Giacomo, e salì sul monte a pregare.
Luca
11:1
Istruzioni
di Gesù sulla preghiera
Mt
6:9-13
Gesù
era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli
disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi
discepoli».
Luca
22:41
Egli
si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava,
dicendo:
Luca
22:44
Ed
essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò
come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.]
Giovanni
11:35
Gesù
pianse.
Luca
19:41
Il
lamento di Gesù su Gerusalemme
Mt 23:37-39; Lu 13:34-35; 21:20-24; 3:9; Gr 8:18-9:1
Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo:
Matteo
27:46
E,
verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?»
cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
Marco
14:36
Diceva:
«Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però,
non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».
Giovanni
12:27
Ora,
l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo
che sono venuto incontro a quest'ora.
Luca
2:25
Adorazione
di Simeone e di Anna
Lu
1:67-79; 1P 1:11
Vi
era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di
Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui;
Atti
2:5
Or
a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è
sotto il cielo.
Atti
23:10
Poiché
il contrasto andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse fatto a
pezzi da quella gente, comandò ai soldati di scendere e di portarlo via di
mezzo a loro, e di condurlo nella fortezza.
Filippesi
2:8
trovato
esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla
morte, e alla morte di croce.
Ebrei
13:15-16
15 Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo
continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che
confessano il suo nome. 16
Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che
avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace.
Apocalisse
1:6
che
ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la
gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
1Pietro
2:5
anche
voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un
sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di
Gesù Cristo.
1Pietro
2:9
Ma
voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo
che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha
chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa;
Efesini
4:13
Fino
a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio
di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di
Cristo;
1Corinzi
2:6
Ef
3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv 2:20, 27; 1Te 5:21
Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non
una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno
per essere annientati;
1Corinzi
3:1-2
Il
compito dei servitori di Dio
Eb 5:11-14; 1Co 1:11-15; 4:1-6
1 Fratelli, io non ho potuto
parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a
bambini in Cristo. 2 Vi ho
nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo;
anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali.
1Corinzi
1-3
(At
18:1-18; 20:3)(1Ti 3:14-16)
Saluti e rendimento di grazie
Ro
1:1-7; Gd 1-2; At 18
1:1 Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per
volontà di Dio, e il fratello Sostene, 2
alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati
santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro
Gesù Cristo, Signore loro e nostro: 3
grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
(Fl
1:3-6; Cl 1:3-6) cfr. Ro 5:1-2; Ef 1:3-14
4 Io ringrazio sempre il mio
Dio per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; 5 perché in lui siete stati arricchiti di
ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, 6 essendo stata confermata tra di voi la
testimonianza di Cristo; 7 in
modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del
Signore nostro Gesù Cristo. 8
Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno
del Signore nostro Gesù Cristo. 9
Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù
Cristo, Signore nostro.
Divisioni
nella chiesa di Corinto
1Co
3:3-8, 21-22
10 Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù
Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma
a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. 11 Infatti, fratelli miei, mi è stato
riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. 12 Voglio dire che ciascuno di voi
dichiara: «Io sono di Paolo»; «io d'Apollo»; «io di Cefa»; «io di Cristo». 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato
forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo? 14 Ringrazio Dio che non ho battezzato
nessuno di voi, salvo Crispo e Gaio; 15
perciò nessuno può dire che foste battezzati nel mio nome. 16 Ho battezzato anche la famiglia di
Stefana; del resto non so se ho battezzato qualcun altro.
La
sapienza del mondo e la sapienza di Dio
(1Co 3:18-20; Ro 1:16) Mt 11:25-27; Lu 1:35; Gr 9:23-24
17 Infatti Cristo non mi ha
mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la
croce di Cristo non sia resa vana. 18
Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per
noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; 19
infatti sta scritto:
«Io farò perire la sapienza dei saggi
e annienterò l'intelligenza degli intelligenti».
20 Dov'è il sapiente? Dov'è
lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza
la sapienza di questo mondo? 21
Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto
a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della
predicazione. 22 I Giudei
infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, 23 ma noi predichiamo Cristo crocifisso,
che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; 24 ma per quelli che sono chiamati, tanto
Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; 25 poiché la pazzia di Dio è più saggia
degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26 Infatti, fratelli,
guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la
carne, né molti potenti, né molti nobili; 27
ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha
scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo
e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose
che sono, 29 perché nessuno
si vanti di fronte a Dio. 30
Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per
noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; 31 affinché com'è scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore».
1Co
1:17-25; 2Co 4:5-7
2:1 E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad
annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; 2 poiché mi proposi di non sapere altro fra
voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. 3
Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; 4 la mia parola e la mia predicazione non
consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di
Spirito e di potenza, 5
affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla
potenza di Dio.
Ef
3:2-11; Gv 16:12-15; 1Gv 2:20, 27; 1Te 5:21
6 Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una
sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo
mondo, i quali stanno per essere annientati; 7
ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei
secoli predestinata a nostra gloria 8
e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se
l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Ma com'è scritto: «Le cose che occhio
non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono
quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano». 10 A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello
Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11 Infatti, chi, tra gli uomini, conosce le
cose dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così nessuno conosce
le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.
12 Ora noi non abbiamo
ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le
cose che Dio ci ha donate; 13
e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate
dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali. 14 Ma l'uomo naturale non riceve le cose
dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere,
perché devono essere giudicate spiritualmente. 15
L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da
nessuno.
16 Infatti
«chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?»
Ora noi abbiamo la mente di Cristo.
Il
compito dei servitori di Dio
Eb
5:11-14; 1Co 1:11-15; 4:1-6
3:1 Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma
ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo
solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure
adesso, perché siete ancora carnali. 3
Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali
e non vi comportate secondo la natura umana? 4
Quando uno dice: «Io sono di Paolo»; e un altro: «Io sono d'Apollo»; non siete
forse uomini carnali? 5 Che
cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi
avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. 6 Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma
Dio ha fatto crescere; 7
quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! 8 Ora, colui che pianta e colui che
annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo
la propria fatica.
(Ef
2:20-22; 1P 2:4-6)(2Ti 2:15; 1Ti 4:16)
9 Noi siamo infatti
collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
10 Secondo la grazia di Dio
che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro
vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; 11 poiché nessuno può porre altro
fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 12 Ora, se uno costruisce su questo
fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 13 l'opera di ognuno sarà messa in luce;
perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà
come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. 14 Se l'opera che uno ha costruita sul
fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; 15 se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma
egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.
(1Co
6:15-20; Mt 18:6-7)(1Co 1:19, ecc.; Ro 8:17, 32)
16 Non sapete che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17 Se uno guasta il tempio di Dio, Dio
guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
18 Nessuno s'inganni. Se
qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo, diventi pazzo
per diventare saggio; 19 perché
la sapienza di questo mondo è pazzia davanti a Dio. Infatti è scritto:
«Egli prende i sapienti nella loro astuzia»;
20 e altrove:
«Il Signore conosce i pensieri dei sapienti;
sa che sono vani».
21 Nessuno dunque si vanti
degli uomini, perché tutto vi appartiene. 22
Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose
future, tutto è vostro! 23 E
voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio.
Luca
5, 1-11
1 Un giorno, mentre, levato in piedi,
stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa
intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda.
I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che
era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad
ammaestrare le folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a
Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5
Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo
preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6 E avendolo
fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7
Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli.
Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù,
dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui
per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di
Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d’ora
in poi sarai pescatore di uomini". 11 Tirate le barche a terra,
lasciarono tutto e lo seguirono.
Mt
10,1-15
1Chiamati a sé i
dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di
guarire ogni sorta di malattie e d’infermità. 2I nomi dei dodici
apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo
di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e
Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e
Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì
5Questi dodici
Gesù li inviò dopo averli così istruiti:“Non andate fra i pagani e non entrate
nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute
della casa d’Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei
cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i
lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro, né
argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10né bisaccia da
viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al
suo nutrimento 11In
qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona
degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 12Entrando nella casa,
rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace
scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se
qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da
quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15In
verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una
sorte più sopportabile di quella Città.
Giovanni
10
1 «In verità, in verità vi dico: chi non
entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un
ladro e un brigante. 2 Chi
invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore
ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce
fuori. 4 E quando ha condotto
fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono,
perché conoscono la sua voce. 5
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non
conoscono la voce degli estranei». 6
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava
ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di
nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me,
sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso
di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare,
uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza. 11 Io sono il
buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12 Il mercenario invece, che non è pastore
e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore
e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13
egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie
pecore e le mie pecore conoscono me, 15
come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di
quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e
diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di
nuovo. 18 Nessuno me la toglie,
ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di
riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
19 Sorse di nuovo dissenso
tra i Giudei per queste parole. 20
Molti di essi dicevano: «Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad
ascoltare?». 21 Altri invece
dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio
aprire gli occhi dei ciechi?».
22 Ricorreva in quei giorni a
Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. 23 Gesù passeggiava nel tempio, sotto il
portico di Salomone. 24
Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai
l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non
credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno
testimonianza; 26 ma voi non
credete, perché non siete mie pecore. 27
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno
mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti
e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».
31 I Giudei portarono di
nuovo delle pietre per lapidarlo. 32
Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre
mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 33
Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la
bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34 Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto
nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35 Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai
quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36 a colui che il Padre ha consacrato e
mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37 Se non compio le opere del Padre mio,
non credetemi; 38 ma se le
compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché
sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». 39 Cercavano allora di prenderlo di nuovo,
ma egli sfuggì dalle loro mani.
40 Ritornò quindi al di là
del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41 Molti andarono da lui e dicevano:
«Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di
costui era vero». 42 E in
quel luogo molti credettero in lui.
Dalla Esortazione al Clero Cattolico “Haerent animo” del Romano Pontefice San Pio X, n. 4.
“Non vi chiamerò già più servi... Ma vi ho chiamati amici, perché tutto
quello che intesi dal Padre mio, l'ho fatto sapere a voi... Io ho eletto voi, e
vi ho destinati, che andiate e facciate frutto” (Gv 15,16). E' quindi nostro
ufficio di rappresentare la persona di Cristo e di condurre la missione da lui
affidataci in maniera che ci sia dato di raggiungere il fine, che Egli ha di
mira. E poiché “il bramare e schivare le cose medesime, questo è il pegno più
fermo d'amicizia”, siamo tenuti, come amici, a nutrire i medesimi sentimenti,
che sono in Cristo Gesù, che è “santo, innocente, immacolato, impolluto” (Eb
7,26): come suoi ambasciatori, dobbiamo conciliare gli uomini alla sua dottrina
ed alla sua legge, non senza osservarle prima noi stessi: come partecipi della
sua autorità nell'alleggerire le anime dalle catene della colpa, conviene che
poniamo ogni studio nell'evitare di caricarci noi di tali catene. Ma più come
suoi ministri nell'augusto sacrificio che, con perenne prodigio, si rinnova per
la vita del mondo, dobbiamo avere la medesima disposizione di animo, con la
quale Egli sull'ara della croce si offrì ostia immacolata a Dio. Poiché, se in
antico, quando non esisteva che un'ombra e figura del vero sacrifizio, si
esigeva nei sacri ministri tanta santità, quale non è giusto che si esiga, ora
che la vittima è Cristo?
Dalla Esortazione al Clero Cattolico “Haerent
animo” del Romano Pontefice San Pio X, n. 8.
Ed ora è da vedere in che cosa consista una tale santità, della quale
il sacerdote non può esser privo senza grave vergogna; poiché se alcuno ne ignora
o male ne intende l'essenza, si trova in grande pericolo. C'è chi crede, anzi
chiaramente professa, che il merito del sacerdote consista semplicemente nel
sacrificarsi tutto al bene degli altri; per cui neglette quasi del tutto quelle
virtù, che mirano al perfezionamento individuale (le così dette virtù passive),
dicono che si deve porre ogni studio per conseguire ed esercitare quelle virtù
che chiamano attive. Questa è dottrina indubbiamente fallace e rovinosa.
Intorno ad essa così si esprime, con la consueta sapienza, il nostro
predecessore di felice memoria: «Che le cristiane virtù non siano opportune a
tutti i tempi non può cadere in mente se non a chi si sia scordato delle parole
dell'Apostolo: “Coloro che Egli previde, li ha anche predestinati ad essere
conformi all'immagine del Figliol suo” (Rm 8,29)». Cristo è maestro ed
esemplare di ogni forma di santità [...]. Ora Cristo [...] è il medesimo “ieri,
e oggi; ed è sempre Lui anche nei secoli” (Eb 13,8). Quindi agli uomini di
tutti i tempi è rivolta quella parola: “Imparate da me, che son mite e umile di
cuore” (Mt 11,29); [...] e vale per tutte le età la sentenza dell'Apostolo:
“Quei che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne co' vizi e con le
concupiscenze” (Gal 5,24).
Dalla Lettera Enciclica Sacerdotii nostri
primordia del Romano Pontefice Beato Giovanni XXIII (n. 37).
Tutta
la santificazione personale del sacerdote deve modellarsi sul sacrificio che
celebra, conforme all’invito del Pontificale Romano: “Conoscete quel che fate;
imitate quel che maneggiate”. Ma lasciamo qui la parola al nostro immediato
Predecessore nella sua Esortazione Menti
nostrae: “Come tutta la vita del Nostro Salvatore fu in funzione del Suo
sacrificio, così pure la vita del sacerdote, che deve riprodurre in sé l’immagine
di Cristo, bisogna che diventi con Lui, in Lui, per Lui un grato sacrificio
[...]. Perciò bisogna che non solo celebri il Sacrificio Eucaristico, ma, in
una certa profonda maniera, Lo viva; in questo modo può attingere quella forza
soprannaturale, da cui sarà intimamente trasformato e parteciperà alla vita
espiatoria dello stesso Divin Redentore (65)”. E il medesimo Pontefice
concludeva: “è quindi necessario
che l’anima sacerdotale si sforzi di riprodurre in se stesso quello che si
compie sull’altare del Sacrificio: come infatti Gesù Cristo immola Se stesso,
così il Suo ministro deve insieme con Lui immolare se stesso; come Gesù espia i
peccati degli uomini, così il sacerdote deve pervenire alla propria e altrui
purificazione attraverso l’arduo cammino dell’ascesi cristiana (66)”.
Dalla Lettera Enciclica Sacerdotii nostri
primordia del Romano Pontefice Beato Giovanni XXIII (nn. 40-43).
La vita di ascesi e di
preghiera [...] manifesta inoltre il segreto dello zelo pastorale di San
Giovanni Maria Vianney e la sorprendente efficacia soprannaturale del suo
ministero. “Si ricordi il sacerdote – scriveva il Nostro Predecessore di felice
memoria Pio XII – che tanto più fruttuoso sarà il gravissimo compito a lui
affidato quanto più egli opererà congiunto con Cristo e guidato dal Suo
Spirito”. La vita del Curato d’Ars conferma una volta ancora questa grande
legge di ogni apostolato, basato sulla parola stessa di Gesù: “Senza di Me non
potete fare nulla”. [...] Se in certi momenti fu così abbattuto dal suo ufficio
divenuto eccezionalmente opprimente, fu precisamente perché aveva un’idea
eroica del suo dovere e delle responsabilità di pastore. “Mio Dio – pregava nei
suoi primi ani – accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di
soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”. Ottenne
dal cielo quella conversione. [...] Sull’esempio degli apostoli di tutti i
tempi, egli vedeva nella croce il grande mezzo
soprannaturale per cooperare alla salvezza, delle anime che gli erano
affidate. [...] Ed è ben nota la risposta data a un confratello che si
lamentava per la poca efficacia del suo ministero: “Voi avete pregato, avete
pianto, gemuto e sospirato. Ma avete voi digiunato, avete vegliato, vi siete
coricato per terra, vi siete data la disciplina? Finché non sarete giunto a
questo, non crediate d’aver fatto tutto”.
Dal Decreto sulla formazione sacerdotale
Optatam totius, 28 ottobre 1965 (nn. 9-10).
Con
animo aperto [gli alunni] imparino a partecipare alla vita di tutta la Chiesa
secondo l’espressione di sant’Agostino: «Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto
quanto ama la Chiesa di Cristo». In modo ben chiaro gli alunni sappiano di non
essere destinati né al dominio né agli onori, ma di dover mettersi a completo
servizio di Dio e del ministero pastorale. [...] Siano diligentemente educati a
questo stato nel quale, rinunziando alla vita coniugale per il Regno dei Cieli
(cf. Mt 19, 12) aderiscono a Dio con
un amore indiviso rispondente intimamente alla nuova legge, danno testimonianza
della futura risurrezione (cf. Lc 20, 36)
e ricevono un aiuto grandissimo per l’esercizio continuo di quella perfetta
carità che li renderà capaci nel ministero sacerdotale di farsi tutto a tutti.
Sentano profondamente con quanta gratitudine debba essere abbracciato questo
stato, non proprio solo come cosa comandata dalla legge ecclesiastica, ma come
prezioso dono di Dio da impetrarsi umilmente, e al quale essi, stimolati e
aiutati dalla grazia dello Spirito Santo, devono affrettarsi a corrispondere
liberamente e generosamente. [...] Abbiano una conveniente conoscenza dei
doveri e della dignità del matrimonio cristiano che simboleggia l’amore di
Cristo con la Chiesa (cf. Ef 5, 22-23);
ma sappiano comprendere la superiorità della verginità consacrata a Cristo, in
modo da fare a Dio la donazione completa del corpo e dell’animo [...].
Dal Decreto sul Ministero e la vita dei
Presbiteri Presbyterorum ordinis, 7 dicembre 1965 (nn. 12-13).
I
Presbiteri, infatti, sono ordinati alla perfezione della vita in forza delle
stessa sacre azioni che svolgono quotidianamente, come anche di tutto il loro
ministero, che esercitano in stretta unione con il vescovo e tra di loro. Ma la
stessa santità dei Presbiteri, a sua volta, contribuisce moltissimo al
compimento efficace del loro ministero: infatti, se è vero che la grazia di Dio
può realizzare l’opera della salvezza attraverso ministri indegni, ciò
nondimeno Dio, ordinariamente, preferisce manifestare le Sue grandezze
attraverso coloro i quali, fattisi più docili agli impulsi e alla direzione
dello Spirito Santo, possono dire con l’Apostolo, grazie alla propria intima
unione con Cristo e alla santità di vita: “Ormai non sono più io che vivo,
bensì è Cristo che vive in me”. I Presbiteri raggiungeranno la santità nel loro
modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con
impegno sincero e instancabile. [...] Nella loro qualità di ministri delle
Realtà Sacre, e soprattutto nel Sacrificio della Messa, i Presbiteri agiscono
in modo speciale in nome e nella persona di Cristo, il Quale si è offerto come
vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che
trattano, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono
cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze.
Dall’Esortazione Apostolica Postsinodale del
Santo Padre Benedetto XVI Sacramentum caritatis, n. 23.
Innanzitutto
è necessario ribadire che il legame tra l’Ordine sacro e l’Eucaristia è
visibile proprio nella Messa presieduta dal Vescovo o dal presbitero in persona di Cristo capo. [...] è necessario, pertanto, che i sacerdoti
abbiano coscienza che tutto il loro ministero non deve mai mettere in primo
piano loro stessi o le loro opinioni, ma Gesù Cristo. Contraddice l’identità
sacerdotale ogni tentativo di porre se stessi come protagonisti dell’azione
liturgica. Il sacerdote è più che mai servo e deve impegnarsi continuamente ad
essere segno che, come strumento docile nelle mani di Cristo, rimanda a Lui.
Ciò si esprime particolarmente nell’umiltà con la quale il sacerdote guida
l’azione liturgica, in obbedienza al rito, corrispondendovi con il cuore e la
mente, evitando tutto ciò che possa dare la sensazione di un proprio
inopportuno protagonismo. Raccomando, pertanto, al clero di approfondire sempre
la coscienza del proprio ministero eucaristico come umile servizio a Cristo e
alla sua Chiesa. Il sacerdozio, come diceva sant’Agostino, è amoris officium, è l’ufficio del buon
pastore, che offre la vita per le pecore (cfr
Gv 10, 14-15).
Dall’Omelia del Santo Padre Benedetto XVI in
occasione dell’Ordinazione Presbiterale del 7 maggio 2006 – Domenica del Buon
Pastore.
L’Eucaristia
deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la
nostra vita. La vita non la si dona solo nel momento della morte e non soltanto
del modo del martirio. Noi dobbiamo donarla giorno per giorno. Occorre imparare
giorno per giorno che io non possiedo la mia vita per me stesso. Giorno per
giorno devo imparare ad abbandonare me stesso; a tenermi a disposizione per
quella cosa per la quale Egli, il signore, sul momento ha bisogno di me, anche
se altre cose mi sembrano più belle e più importanti. Donare la vita, non
prenderla. È proprio così che facciamo l’esperienza della libertà. La libertà
da noi stessi, la vastità dell’essere. Proprio così, nell’essere utile,
nell’essere una persona di cui c’è bisogno nel mondo, la nostra vita diventa
importante e bella. Solo chi dona la propria vita, la trova.
Dal “De Sacerdotio” di san Giovanni Crisostomo
(III, 177–179).
Quando
vedi il Signore sacrificato e giacente, e il sacerdote che presiede al
sacrificio e prega, e tutti arrossati di quel Sangue prezioso, credi ancora di
essere tra gli uomini e di stare sulla terra? Ma non ti senti subito trasportato
nei cieli e, spoglio lo spirito di ogni pensiero della carne, con l’anima nuda
e con la mente pura, contempli le cose celesti? O meraviglia! O amore di Dio
verso gli uomini! Chi siede in alto col Padre, in quel momento è tenuto dalle
mani di tutti e dona Se stesso a quelli che vogliono abbracciarLo e stringerLo.
Tutti fanno ciò con gli occhi della Fede. Ora ti sembrano queste cose degne di
essere disprezzate, o essere tali che uno possa esaltarsi contro di esse? Vuoi
osservare da un altro prodigio la superiorità di questo Sacrifizio? Mettiti
davanti agli occhi Elia, una moltitudine sterminata intorno, il sacrificio
disposto sulle pietre, tutti gli altri nella quiete e nel silenzio profondo e
solo il profeta che prega. Ad un tratto una fiamma è scagliata dal cielo sulla
vittima. Sono cose stupende che riempiono di ogni meraviglia. Rivolgiti ora a
quello che adesso si compie e vedrai cose non solo meravigliose, ma che
trascendono ogni meraviglia. Sta il sacerdote non per attirare il fuoco, ma lo
Spirito Santo. Per molto tempo fa la supplica, non perché una fiamma scesa
dall’alto consumi le offerte, ma perché la grazia, giungendo nel Sacrifizio suo
tramite, accenda le anime di tutti e le renda più splendenti dell’argento
ardente.
Dal “De Sacerdotio” di san Giovanni
Crisostomo (III, 200–203).
Nessuno
più di Paolo amò Cristo, nessuno più di lui mostrò maggior zelo, nessuno è
stato più degno di grazia. Eppure con tutta questa abbondanza teme ancora e
trema per questa autorità e per coloro che a lui sono soggetti. Io temo, dice, che come il serpente ingannò Eva con la sua malizia, cos’ i vostri
pensieri possono perdere la semplicità che è in Cristo (Cf. 2Cor 11,3). E
ancora: Fui in grande timore e
trepidazione per voi (1Cor 2,3). [Così] un uomo che fu rapito al terzo
Cielo e reso partecipe degli arcani di Dio, che sopportò tali e tante
sofferenze di morte, quanti giorni visse dopo la conversione; un uomo che non
volle usare del potere conferitogli da Cristo perché nessuno dei fedeli fosse
scandalizzato. Se colui che progredì nei comandamenti di Dio, non cercando per
nulla il proprio vantaggio ma quello dei fedeli, era sempre tanto sgomento
pensando alla grandezza della dignità, in che cosa confideremo noi che
cerchiamo sovente il nostro vantaggio, e non solo non progrediamo nei precetti
di Cristo, ma pesino in gran parte li trasgrediamo? Chi si ammala, dice, e io non
mi ammalo? Chi si scandalizza e io non ne ardo? Tale bisogna che sia il
Sacerdote, o meglio non solo tale [...].
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San
Giovanni, Omelia 81, 3
“Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in Me, e Io in lui, porta molto frutto, perché
senza di Me non potete far nulla”. Affinché nessuno pensi che il tralcio può produrre
almeno qualche piccolo frutto da se stesso, il Signore, dopo aver detto che chi
rimane in Lui produce molto frutto,
non dice: perché senza di Me potete far poco, ma: “senza di me non potete far nulla”. Sia il poco sia il molto, non
si può farlo comunque senza di Lui, poiché senza di Lui non si può far nulla.
Infatti, anche quando il tralcio produce poco frutto, l’agricoltore lo monda
affinché produca di più; tuttavia, se non resterà unito alla vite e non trarrà
alimento dalla radice, non potrà da se stesso produrre alcun frutto. Quantunque
poi il Cristo non potrebbe essere la vite se non fosse uomo, tuttavia non
potrebbe comunicare con i tralci questa fecondità se non fosse anche Dio.
Siccome però senza la Grazia è impossibile la vita, in potere del libero
arbitrio non rimane che la morte. “Chi
non rimane in Me è buttato via, come il tralcio, e si dissecca; poi i tralci
secchi li raccolgono e li buttano nel fuoco, e bruciano” (Gv 15, 6). I
tralci della vite infatti tanto sono preziosi se restano uniti alla vite,
altrettanto sono spregevoli se vengono recisi.
Sant’Agostino, Commento al Vangelo di San
Giovanni, Omelia 86, 2
Se sosteniamo che la Grazia è stata preceduta dal
merito, non è più Grazia. È invece effetto della Grazia questa elezione, di cui
l’Apostolo dice: “anche oggi alcuni si
salvano per elezione della Grazia”. E soggiunge: “E se lo è per la Grazia non lo è dunque per le opere: altrimenti la
Grazia non sarebbe più Grazia” (Rm 11, 5-6). Ascolta, ingrato, ascolta: “non siete voi che avete scelto Me, ma Io ho
scelto voi”. Non puoi dire: sono stato scelto perché credevo. Se già
credevi in Lui vuol dire che sei stato tu a scegliere Lui. Ma ascolta bene: “Non siete stati voi a scegliere Me”. Non
è il caso che tu dica: io già prima di credere operavo bene, e per questo sono
stato scelto. Che opera buona ci può essere prima di avere la fede, se
l’Apostolo dice: “tutto quello che non
viene dalla fede è peccato”(Rm 14, 23)? Che diremo dunque ascoltando le
parole: “non siete voi che avete scelto
Me”, se non che eravamo cattivi, e siamo stati scelti affinché fossimo
buoni per Grazia di Chi ci ha scelti? Non sarebbe Grazia se Essa fosse stata
preceduta dai nostri meriti; invece è Grazia! Essa non presuppone dei meriti,
ma ne è l’origine.
Gregorio Nazianzeno, Fuga e autobiografia
(55-56).
[Paolo] confida nello spirito e mortifica il corpo,
purificandolo come un nemico. In questa maniera, che cosa ci insegna e in che
cosa ci educa? A non pensare alle cose di quaggiù, a non inorgoglirci del
nostro sapere, a non svegliare la carne a danno dello spirito. Per tutti combatte,
per tutti prega, verso di tutti è zelante, s’infiamma per tutti, siano fuori o
sotto la Legge; predicatore delle genti, guida dei Giudei. Ebbe l’ardore [...]
di (fare) qualcosa ancora di più grande a favore dei suoi fratelli secondo la
carne: per la sua carità desidera che siano posti presso Cristo in sua vece
[...]. Imita Cristo, che si fece maledizione per noi [...]. Accetta, per primo
dopo Cristo, di soffrire, anche come empio, qualcosa per loro, purché si
salvino [...]. Vivendo egli non per sé, ma per Cristo e per la predicazione,
crocifiggendo il mondo a sé e crocifisso al mondo e alle cose non visibili,
ritiene ogni cosa poco importante e inferiore al suo desiderio, anche se abbia
compiuto il Vangelo portandosi in giro da Gerusalemme fino all’Illiria, anche
se abbia raggiunto il terzo cielo in seguito ad una visione, anche se sia stato
spettatore del Paradiso, anche se sia stato ascoltatore delle parole a noi
segrete. Queste cose (fece) Paolo e quelli, se ci sono stati, come lui nello
spirito. Ma temo che noi a paragone di questi siamo degli stolti principi di
Tani, esattori fino alle ultime spighe, uomini che falsamente professano «di
beatificare il popolo» (Is 9, 15)
mentre [...] sono beatificati da quello.
San Giovanni Bosco, Memorie.
Avevo deciso di diventare sacerdote e avevo dato
l’esame per entrare in seminario. Ora mi preparavo al giorno in cui avrei
indossato l’abito dei chierici. Mi rendeva pensoso la persuasione che (in via
ordinaria) la salvezza o la perdita dell’anima nostra dipende dall’orientamento
che diamo alla vita. […]. Prima della Messa solenne il parroco di Castelnuovo,
don Cinzano, benedisse l’abito da chierico e me lo fece indossare. Mi comandò
di posare gli abiti mondani con queste parole: “il Signore ti svesta dell’uomo
vecchio con le sue abitudini e i suoi modi di agire”. E io dissi nel mio cuore:
“Quanta roba vecchia c’è da togliere nella mia vita! Mio Dio, distruggerete le
mie cattive abitudini”. Mi consegnò il
collare bianco dicendo: “Il Signore ti vesta dell’uomo nuovo, creato
secondo il cuore di Dio nella giustizia, nella verità e nella santità”. Mi
sentii profondamente commosso e dissi tra me: “Mio Dio, che io cominci davvero
una vita nuova, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. Maria, siate voi la
mia salvezza”.
San Francesco d’Assisi, Lettera a tutti i
chierici sulla riverenza del Corpo del Signore
Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande
peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al Santissimo Corpo e Sangue
del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle Sue Parole scritte,
che santificano il corpo. […] Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente
in questo mondo dello Stesso Altissimo, se non il Corpo e il Sangue, i nomi e
le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita”.
Tutti coloro poi, che amministrano così Santi Misteri, considerino tra sé,
soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano miserandi i calici, i
corporali e le tovaglie sulle quali si compie il Sacrificio del Corpo e Sangue
di Lui. E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene
trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e
amministrato agli altri senza discrezione. […] Non dovremmo sentirci mossi a
pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore Si consegna nelle
nostre mani e noi L’abbiamo a nostra disposizione e Ce ne comunichiamo ogni
giorno? Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle Sue mani? […] Queste cose
sono tenuti ad osservarle fino alla fine, più di qualsiasi altra cosa, tutti i
chierici. E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno rendere
“ragione” davanti al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio”.
Da François Trochu, Il Curato d’Ars.
Coloro che hanno avuto la fortuna di assistere alla
sua Messa hanno potuto costatare la trasfigurazione che si operava in tutta la
sua persona durante la celebrazione. Di questo era conscio egli medesimo, tanto
che giunse a raccomandare alle orfanelle della “Provvidenza” di non guardare il
sacerdote quanto celebra. La fede aveva fatto di lui un Angelo e l’amore un
Serafino. Queste qualità si manifestavano in modo straordinario quanto era
all’altare, illuminando i suoi occhi e dando al suo viso un’espressione
mirabile. Andrea Trève ci dive di avere osservato che, durante la Mesa, il suo
contegno raccolto aveva tutte le apparenze dell’estasi. Si era portati
istintivamente a guardare se mai i suoi piedi non si alzassero da terra, del
resto, il Santo medesimo confessò che, qualche volta, le Specie eucaristiche
erano state per lui il solo nutrimento: «Avevo fame durante la Messa – disse un
giorno a Caterina –, ma, quando mi sono comunicato, ho detto al Signore:
“Nutrite il corpo e l’anima”, e la mia fame scomparve». [...] «Dopo la
consacrazione – aveva detto un giorno il Santo, – quando tengo il Signore tra
le mie mani, io dimentico tutto». Se queste parole sono oscure, ne abbiamo
altre che ci sembrano più esplicite: «Durante la Messa, quando si prega il
Signore per i poveri peccatori, egli manda ad essi raggi di luce, perché
scoprano le proprie miserie e si convertano».
Da François Trochu, Il Curato d’Ars.
«Mi ha confessato due volte, ha detto don Monnin.
Ogni accusa strappava a lui un grido di fede, di commiserazione e di orrore
anche per le minime mancanze: Que c’est
dommage! Questa parola mi ha colpito soprattutto per l’accento di tenerezza
con il quale era pronunciata: nella sua brevità diceva tutto il torto fatto
alla sua anima». Don Denis, quiescente a Neubille-sur-Saône, si era aperto al
santo confessore ed ha detto: «Era molto breve: una parola di esortazione e
tutto era finito». Era la santità stessa del Curato d’Ars che dava alla sua
parola tanta efficacia. Sulla bocca di altri tali espressioni sarebbero passate
per luoghi comuni, ma con quale accento venivano proferite! Inoltre del Cirato
d’Ars vi era un’altre cosa ancor più irresistibile che le parole, ed erano le
lacrime. Egli giunse talvolta a spezzare anche cuori induriti solo indicando,
mentre piangeva, un crocifisso appeso alla parete. Un giorno – racconta don
Dubouis, parroco di Fareins – alcuni sacerdoti di una vicina Diocesi
criticavano qualche direzione del Sacerdote d’Ars. A questa conversazione
partecipava un giudice di pace, antico penitente del Santo, il quale disse: «Ciò
che io posso assicurarvi, signori, è che don Vianney piange e che si piange con
lui: ciò che non succede ovunque». «Perché piangete tanto, Padre mio? –
chiedeva un giorno un penitente inginocchiato ai suoi piedi», «Amico mio, io
piango perché voi non piangete abbastanza».
Celebrante: Signore
Gesù Cristo, Sommo Sacerdote e Re dell’Universo, che dal Trono della Tua Santa
Croce, attiri a Te tutti gli uomini, perché liberati dal giogo del male,
rinasciamo alla Luce del Tuo Amore, ascolta la supplica che, in questi Divini
Misteri, il Tuo Popolo orante innalza.
Preghiamo insieme dicendo: Santifica, o Signore, i Tuoi sacerdoti.
1. Per la Santa Chiesa, affinché, nel Suo materno
amore verginale, generi di nuovo e ancora santi Sacerdoti, infiammati dal Fuoco
del Tuo Amore, che guidino il popolo con la Tua certa Misericordia, lo educhino
alla Verità e lo santifichino offrendo, insieme alla propria esistenza, il Tuo
Corpo ed il Tuo Sangue, Fonte di ogni Grazia.
Preghiamo: Santifica,
o Signore, i Tuoi sacerdoti.
2. Per il Santo Padre Benedetto XVI, perché conformato
sempre più a Te dallo Spirito Santo, guidi come Pastore dei pastori la Tua
Santa Chiesa nell’unità, richiamando incessantemente alla Verità ed alla
Santità tutto il Popolo, attraverso il ministero umile e ubbidiente dei Vescovi
e di tutti i Sacerdoti, che, solo nella fedeltà alla sua persona, sono fedeli a
Te.
Preghiamo: Santifica,
o Signore, i Tuoi sacerdoti.
3. Per quanti non Ti hanno ancora incontrato e
riconosciuto come Signore, perché, salutarmente provocati dalla totale, quotidiana
e verginale dedizione dei tuoi sacerdoti, non induriscano il proprio cuore ma
si affidino, attraverso di loro, alla Santa Chiesa, nella quale splende il Tuo
Volto misericordioso.
Preghiamo: Santifica,
o Signore, i Tuoi sacerdoti.
4. Per i Sacerdoti malati e sofferenti, perché, abbracciando
la Croce, attraverso la quale li chiami alla santità, riconoscano sempre il Tuo
Volto Redentore e offrano ogni fatica intercedendo per la salvezza del popolo
loro affidato e per tutta la Santa Chiesa.
Preghiamo: Santifica,
o Signore, i Tuoi sacerdoti.
5. Per i sacerdoti rinati alla Vita Eterna, affinché
possano contemplare il Tuo Volto Santo, Che hanno adorato quotidianamente nell’incruento
Sacrificio dell’Altare. O Signore, usa loro la stessa inesauribile Misericordia
che, nel Tuo Nome, tanto abbondantemente, amministrarono in vita al Tuo Popolo Santo.
Preghiamo: Santifica,
o Signore, i Tuoi sacerdoti.
Celebrante: Padre Onnipotente, che hai voluto che il Tuo Figlio
Risorto permanesse nel mondo attraverso il Corpo Mistico della Chiesa, e hai
affidato ai Sacerdoti, per la Potenza dello Spirito, la Sua Presenza Vera Reale
e Sostanziale nel Sacramento della Santa Eucaristia, accogli la nostra supplica
e donaci una coscienza sempre più viva della grandezza del ministero
sacerdotale.
Tu
Che Vivi e Regni nei secoli dei secoli. Amen.
Signore Gesù, presente nel Santissimo Sacramento,
che hai voluto perpetuare la tua Presenza tra noi
per il tramite dei tuoi Sacerdoti,
fa’ che le loro parole siano sempre le tue,
che i loro gesti siano i tuoi gesti,
che la loro vita sia fedele riflesso della tua vita.
Che essi siano quegli uomini che parlano a Dio degli uomini,
e agli uomini, di Dio.
Che non abbiano paura del dover servire,
servendo la Chiesa nel modo in cui essa ha bisogno di essere servita.
Che siano uomini, testimoni dell’eterno nel nostro tempo,
camminando per le strade della storia con i tuoi stessi passi
e facendo a tutti del bene.
Che siano fedeli ai loro impegni,
gelosi della propria vocazione e della propria donazione,
specchio luminoso della propria identità
e che vivano nella gioia per il dono ricevuto.
Te lo chiedo per la tua Madre Maria Santissima:
lei che è stata presente nella tua vita
sarà sempre presente nella vita dei tuoi sacerdoti. Amen.