Assemblea Plenaria 16-18 marzo 2009

 

 

 

«L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca

dell’esercizio dei tria munera»

 

 

Introduzione ai lavori da parte di S. E. R. Mons. Mauro Piacenza

Segretario della Congregazione

 

 

 

Eminenze ed Eccellenze Reverendissime,

 

            sono molto lieto di poter vivere con ciascuno di voi questi giorni di condivisione, compartecipazione e confronto, al servizio del bene della Chiesa e, in essa, dei nostri cari confratelli Sacerdoti e vi ringrazio di cuore, sin d’ora, per il vostro prezioso contributo al lavoro che ci attende.

            Il tema dell’identità missionaria del presbitero è assolutamente centrale sia in ordine all’identità sacerdotale, sia al riguardo di una corretta interpretazione del ministero e della stessa missionarietà ecclesiale. Come già ampiamente evidenziato dal Cardinale Prefetto, la missione non è né può essere “elemento accessorio” dell’identità ecclesiale e, in essa, di quella presbiterale. Al contrario, sia teologicamente sia a livello esperienziale possiamo e dobbiamo riconoscere come la dimensione missionaria dipenda e derivi, in modo essenziale, dalla “missione ricevuta dal Signore” e, in definitiva, dalla chiarezza circa il mandato apostolico e la conseguente configurazione a Cristo Sacerdote.

            Come l’ecclesiologia, soprattutto nella riflessione teologica successiva al Concilio Ecumenico Vaticano II, si è sviluppata in una dimensione fortemente trinitaria, giungendo a parlale della Ecclesia de Trinitate, allo stesso modo, per analogia, è possibile, anzi necessario, parlare di una “Missio apostolica de Trinitate”, intendendo, con essa, l’essere, come sacerdoti, profondamente radicati nel mandato dell’inviato del Padre, il Risorto, mandato che perennemente si rinnova per l’efficace azione dello Spirito Santo e, sacramentalmente, quindi realmente, attraverso il Sacramento dell’Ordine.

            L’urgente riscoperta della forza e dello zelo missionario, quasi di un’inquietudine legata al fatto che il Vangelo non abbia ancora raggiunto tutti gli uomini, o non sia ancora giunto a maturazione in coloro che, pur avendo ricevuto il battesimo, non sono adeguatamente evangelizzati, dipende in larga misura dalla riscoperta dell’identità sacerdotale, mai riducibile a mere categorie temporali, culturali o sociologiche, ma sempre derivante dall’Eterno, dal Mistero di Dio, per il Quale, con il Quale e nel Quale è possibile ogni sacrificio missionario, fino alla suprema testimonianza del martirio.

            La qualità dello slancio missionario dei nostri presbiteri, ci parla, direttamente, della qualità della loro fede e della cura che noi, Vescovi dunque Pastori, dobbiamo avere di questo aspetto assolutamente centrale della vita della Chiesa. Prima ed oltre ogni problema organizzativo, è della fede dei nostri sacerdoti che siamo chiamati ad occuparci, perché da essa deriva, senza soluzione di continuità, la missione delle Chiese particolari e la missione stessa della Chiesa di Cristo.

            I lavori dell’Assemblea Plenaria, come dal programma che è stato inviato, si articoleranno in due differenti parti.

Nella prima, a partire dall’Instrumentum Laboris, ascolteremo i preziosi contributi che, per le differenti aree geografiche del mondo, saranno presentati, preparandoci, in tal modo, alla discussione del pomeriggio e di domani mattina.

Nella seconda parte, come necessaria integrazione e traduzione della prima, affronteremo delle questioni problematiche, “nelle attuali circostanze”, riguardanti il Clero.

Tra esse, di particolare rilievo, paiono alcune che incidono direttamente, e talvolta pesantemente, sulla missione e sull’efficacia della stessa testimonianza evangelica sacerdotale. A mo’ di cenno, ricordo:

 

-               il grave rischio del funzionalismo, che sempre insidia le strutture ecclesiali e che tanta vigilanza, e senso del soprannaturale, domanda a noi pastori, soprattutto nel non cedere a facili mentalità mondane che fanno coincidere il “pensionamento” dall’ufficio, pure canonicamente regolamentato, con la cessazione di ogni servizio ministeriale, quasi che l’esercizio del ministero e l’identità sacerdotale dipendessero dall’ufficio ricoperto;

 

-               la scarsità di vocazioni che ci interpella fortemente, chiamandoci a preservare la stessa identità della Chiesa, laddove taluni “piani pastorali” preparerebbero una “chiesa capace di funzionare (quasi) senza sacerdoti”, dimenticando che la struttura gerarchica ed apostolica è costitutiva dell’essere della Chiesa, appunto Una, Santa Cattolica ed Apostolica, e proponendo rimedi che, non di rado, incancreniscono o peggiorano il male. Su questo particolare tema sembra davvero necessario mobilitare tutte le migliori energie spirituali e missionarie della Chiesa.

 

-               L’ambito fondamentale della formazione remota, prossima e permanente del clero, con particolare attenzione al recupero dell’ascesi, della cosiddetta disciplina ecclesiastica derivante da “discepolanza”, di un’indispensabile maturità affettiva, con una buona strutturazione della personalità sacerdotale, frutto anche del sapiente e prudente utilizzo delle scienze umane, da sole radicalmente insufficienti per un’opera, che è essenzialmente soprannaturale. Inoltre pare urgente sottolineare come la forza missionaria e l’efficacia della formazione dipendano anche dall’ortodossia dottrinale, non sempre presa nella dovuta considerazione.