S.
Pierre-Julien Eymard
«Come la donna
dell'unzione a Betania, la Chiesa non ha temuto di «sprecare», investendo le
massime risorse per esprimere la propria ammirazione e la propria adorazione di
fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia. Come i primi discepoli
incaricati di preparare la «grande sala», essa si è sentita spinta, nel corso
dei secoli e nel succedersi delle culture, a celebrare l'Eucaristia in un
contesto degno di un tanto grande Mistero» (Giovanni Paolo II, Enciclica Ecclesia
de Eucharistia, EE, 17 aprile 2003, n. 48). San Pietro Giuliano Eymard,
fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del Santissimo Sacramento, aveva
scritto, nello stesso senso: «Non mi preoccupo affatto del pane quotidiano.
Tocca al Re nutrire i suoi soldati. Per noi, la nostra miglior cura consiste
nell'alloggiarLo come si deve, nel darGli un tabernacolo, un altare, degli
addobbi... Gli dedicheremo tutto quello che abbiamo: il Re Eucaristico merita
tutto ciò». Chi è mai questo Santo?
Il capo contro il tabernacolo
Un
giorno del 1804, un arrotino giunge nella cittadina di La Mure, nella diocesi
di Grenoble (Francia): si chiama Giuliano Eymard. La morte gli ha devastato la
famiglia, di cui sopravvivono soltanto due figli, Antonio e Maria Anna;
quest'ultima ha dodici anni quando nasce Pietro Giuliano, il 4 febbraio 1811.
Il Sig. Eymard fa battezzare il neonato sin dal giorno seguente. La madre di
Pietro Giuliano non lascia trascorrere un giorno solo senza andare ad
inginocchiarsi per qualche minuto in chiesa: porta con sè il piccolo Pietro
Giuliano avvolto nel grembiule, e lo offre a Gesù. Non appena il bambino
comincia a camminare, accompagna la madre in chiesa; ci andrà ben presto da
solo, parecchie volte al giorno. Maria Anna lo sorprende, una volta, dietro
l'altare, arrampicato su uno sgabello, con la testa china verso il tabernacolo:
«È perchè ascolto, e da qui lo sento meglio», spiega Pietro Giuliano. Una
strordinaria passione per il Santissimo Sacramento gli si radica nel cuore.
Tuttavia, egli non è senza difetti: è testardo, collerico, curioso. Ma, leale
per natura, non può vivere nella menzogna. Studioso, ha anche una spiccata
inclinazione per il lavoro manuale. Siccome nella regione vi sono numerosi
noci, Giuliano Eymard costruisce un frantoio, augurandosi che il figlio diventi
fabbricante d'olio di noci.
Il
tanto atteso giorno della prima Comunione giunge quando Pietro Giuliano ha già
12 anni: «Quali grazie mi ha fatto il Signore quel giorno!» esclamerà trent'anni
dopo, piangendo. Vi coglie la chiamata al sacerdozio. Il ragazzo parla al padre
del suo desiderio di entrare in seminario, ma questi non comprende quale onore
Dio gli faccia chiamando suo figlio. No! Il ragazzo gli succederà nel suo
commercio. Il bambino viene addirittura tolto dalla scuola: ne sa abbastanza
per fabbricare e vendere olio. La mamma tace, prega e spera.
Nel
santuario mariano di Nostra Signora di Laus, Pietro Giuliano incontra Padre
Touche, oblato di Maria Immacolata, che, ammirando la bellezza della sua anima,
gli consiglia di orientare la vita verso il sacerdozio, studiando il latino e
comunicandosi più di frequente. Pieno di gioia e di speranza, Pietro Giuliano,
tornato al frantoio, studia, di nascosto, la grammatica latina. La Provvidenza
lo mette in relazione con don Desmoulins che ottiene dal Sig. Eymard di
portarlo con sè a Grenoble per farlo studiare gratuitamente, in cambio di
piccoli servizi. È lì che il fanciullo apprende brutalmente la morte della
mamma e si lascia cadere in lacrime ai piedi della statua della Santa Vergine:
«Ah! Fin da oggi, sii la mia sola Madre, esclama. Ma, soprattutto, fammi questa
grazia: che un giorno io diventi sacerdote!» Nel giorno della sepoltura, suo
padre, anch'egli sconvolto, lo supplica di rimanergli accanto. Egli acconsente.
Sembra perduta qualsiasi speranza, quando un Padre Oblato di Maria, di
passaggio, dopo averlo ascoltato, gli dice: «E se venissi da noi, a Marsiglia?
– Mio padre accetterà? – Sì, sì, accetterà». Il padre sussulta, si confonde,
obietta, si mette a piangere, poi... consente. A Marsiglia, Pietro Giuliano si
mette a studiare con un tale accanimento che si ammala gravemente. Riportato da
suo padre, guarisce, ma la convalescenza sarà lunga.
Il
3 marzo 1828, dopo aver chiesto perdono al figlio per essersi opposto alla sua
vocazione, il Sig. Eymard esala l'ultimo respiro. Pietro Giuliano entra allora
al Seminario Maggiore di Grenoble. Deve presentare la raccomandazione scritta
del Parroco, che gliela consegna in busta chiusa. Maria Anna, inconsapevole del
gesto imprudente, apre la busta: la lettera presenta il candidato come
«inintelligente e inetto». Di comune accordo, bruciano l'ingiusta
testimonianza. Affidandosi alla grazia di Dio, Pietro Giuliano va a Grenoble,
dove, provvidenzialmente, incontra Monsignor de Mazenod, il santo fondatore
degli Oblati di Maria. Pietro Giuliano gli narra tutto: «Ebbene, dice il
vescovo, ti presenterò io al Superiore del Seminario». Il giovane può
finalmente seguire la sua vocazione; sarà ordinato sacerdote a 23 anni, il 20
luglio 1834. Gli viene affidato il ministero di vicario, poi di curato nella
diocesi, ma, in segreto, Pietro Giuliano desidera farsi monaco.
Il
20 luglio 1839, autorizzato dal Vescovo, malgrado le lacrime della sorella e il
rammarico dei parrocchiani, entra al noviziato dei Maristi, Congregazione
fondata da Padre Colin. Nel diario intimo, annota i temi di meditazione che
predilige: «Gesù nel Santissimo Sacramento e il Paradiso». Dopo il noviziato,
viene nominato successivamente direttore spirituale del convitto di Belley
(Ain), poi Provinciale di Francia e Direttore del Terz'Ordine di Maria. Nel
1850, diventa Superiore nel convitto di La Seyne-sur-Mer, presso Tolone. In
tutte le missioni che gli vengono affidate, quale sacerdote secolare o quale
monaco marista, Padre Eymard incoraggia sempre le anime di cui ha l'incarico
spirituale a praticare l'adorazione del Santissimo Sacramento. I risultati sono
notevoli, sia presso i bambini e i giovani, che presso le famiglie; l'insieme
della società viene rigenerata.
Valore inestimabile
«Il
culto reso all'Eucaristia, all'infuori della Messa, ha un valore inestimabile
nella vita della Chiesa, afferma Papa Giovanni Paolo II. Tale culto è
strettamente legato alla celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza
di Cristo sotto le sante specie conservate dopo la Messa – presenza che permane
finchè sussistono le specie del pane e del vino – emana dalla celebrazione del
Sacrificio e tende alla Comunione sacramentale e spirituale. Tocca ai pastori incoraggiare,
anche attraverso la loro personale testimonianza, il culto eucaristico, ed in
particolare le esposizioni del Santissimo Sacramento, come pure l'adorazione
davanti a Cristo, presente sotto le specie eucaristiche» (EE, n. 25).
Il
Buon Dio ispira a Pietro Giuliano l'idea di fondare una Congregazione di monaci
e suore consacrati all'adorazione del Santissimo Sacramento ed alla
propagazione di tale devozione fra i laici. È ai piedi di Nostra Signora di La
Salette che egli concepisce il disegno dell'opera. Sarà la grande
preoccupazione della sua vita. Papa Pio IX, da cui riesce ad ottenere
un'udienza, gli afferma: «La vostra opera viene da Dio, ne sono convinto. La
Chiesa ne ha bisogno». Ma quanti ostacoli da sormontare! Se Dio non spingesse
Padre Eymard, egli non oserebbe mai lanciarsi in un'avventura che, umanamente,
non ha nessuna probabilità di successo. Il Superiore Generale marista, dopo
aver ampiamente esaminato il progetto, lo scioglie dai voti, per lasciargli la
massima latitudine di realizzare l'opera. Poi si ricrede e lo manda
dall'Arcivescovo di Parigi. Il Vescovo ausiliario, che deve ricevere Pietro
Giuliano a nome dell'Arcivescovo, ha la risposta pronta: un «no» categorico.
Ma
la divina Provvidenza salva tutto: Padre Eymard, in compagnia del suo primo
discepolo, attende nell'anticamera dell'arcivescovado, quando l'Arcivescovo di
Parigi in persona, Monsignor Sibour, li scorge: «Chi siete? – Due sacerdoti
forestieri – Cosa desiderate? – Monsignore, attendiamo il Vescovo ausiliario. –
Ma insomma, replica Monsignor Sibour, quel che fa qui il Vescovo ausiliario,
può farlo l'Arcivescovo!» Padre Eymard espone lo scopo della visita. «Siete un
Padre marista? – Sì, Monsignore. – Il Vescovo ausiliario mi ha informato».
Credendo che Padre Eymard desideri fondare una Congregazione contemplativa,
aggiunge: «Si tratta di una Congregazione puramente contemplativa... Non sono
favorevole a queste cose... No! No! – Ma, Monsignore, non si tratta di una
Congregazione puramente contemplativa. Noi adoriamo, effettivamente, ma
vogliamo anche far adorare. Dobbiamo occuparci della prima Comunione degli
adulti». A queste parole, il volto dell'Arcivescovo si illumina. «La prima
Comunione degli adulti! esclama. Ah! è proprio l'opera che mi manca, l'opera
che desidero». L'Eucaristia è, infatti, «come la sorgente e il vertice di tutta
l'evangelizzazione, poichè il suo scopo è la Comunione di tutti gli uomini con
Cristo ed in Cristo, con il Padre e lo Spirito Santo» (EE, n. 22). La
causa è vinta: la Congregazione dei Sacerdoti e delle Serve del Santissimo
Sacramento ottiene una prima approvazione, prima ancora di esistere.
Un gesto intempestivo
Tuttavia,
l'avventura è lungi dall'esser terminata. Padre Eymard non sa dove alloggioare
la sua futura comunità. Non ha denaro, ed i primi novizi, che patiscono la
fame, si ritirano uno dopo l'altro. La morte di Monsignor Sibour lo priva di
una preziosa protezione. Il di lui successore, Monsignor Morlot, rifiuta di
ascoltare il fondatore e brucia i titoli dell'opera senza leggerli, convinto
che si tratti di una «società segreta»; poi si pente del gesto intempestivo,
ascolta Padre Eymard, e conferma le approvazioni di Monsignor Sibour. Pietro
Giuliano, sempre senza alloggio, affida il suo progetto alla Provvidenza, che
gli offre ben presto la possibilità di acquistare due edifici in rue du
Faubourg Saint-Jacques.
L'apostolato
eucaristico si esercita proprio ai piedi degli altari. L'adoratore è anche un
sostituto: egli intende offrire riparazione delle offese commesse contro il
Santissimo Sacramento; adora e ama per gli innumerevoli peccatori che ignorano,
non adorano e non amano. Ma colui che ama, si sforza di far amare. I religiosi
del Santissimo Sacramento operano dunque per la conversione dei peccatori
attraverso l'apostolato eucaristico.
All'epoca,
negli antichi quartieri di Parigi, la maggior parte degli adolescenti in età di
guadagnarsi qualche soldo, ignorano quasi tutto della religione del loro
battesimo. Anche molti adulti si trovano nello stesso caso, come del resto
oggi. Padre Eymard organizza corsi di catechismo, per preparare quelle anime a
ricevere la santa Comunione. Una sera, riceve nel parlatorio due
straccivendoli, un uomo ed una donna, senza fede nè istruzione, che vivono in
concubinaggio. Con il passar dei giorni, insegna loro il catechismo, li
confessa, li ammette alla prima Comunione e li unisce in matrimonio. Quel
giorno, li invita a cena nel parlatorio e vuol servirli lui medesimo,
rivolgendo loro buone parole che quelle brave persone ascoltano rapite.
Per
ricevere la santa Comunione, sono richieste certe disposizioni. Commentando il
versetto di san Paolo: Ciascuno, pertanto, esamini se stesso, e poi mangi di
questo pane e beva di questo calice (1 Cor. 11, 28), il Santo Padre le
ricorda chiaramente: «Con tutta la forza della sua eloquenza, san Giovanni
Crisostomo esortava i fedeli: «Anch'io alzo la voce, prego e vi supplico di non
avvicinarvi a questa sacra mensa con una coscienza sporca e corrotta. Un simile
atteggiamento, infatti, non si chiamerà mai Comunione, anche se ricevessimo
mille volte il Corpo del Signore, ma bensì condanna, tormento e aumento dei
castighi». Nella stessa prospettiva, il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce,
a giusto titolo: «Colui che è consapevole di aver commesso un peccato grave,
deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla
Comunione». Desidero dunque ripetere che rimane e rimarrà sempre valida nella
Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha applicato concretamente il
severo monito dell'Apostolo Paolo, affermando che, per ricevere degnamente
l'Eucaristia, «se uno è consapevole di essere in stato di peccato mortale,
deve, prima, confessare i propri peccati»» (EE, n. 36).
Una perla brillante
Il
3 giugno 1863, la Congregazione di Padre Eymard viene definitivamente approvata
dal beato Pio IX. «A partire da quegli anni, dirà il beato Giovanni XXIII, i
religiosi del Santissimo Sacramento cominceranno ad essere, nella Chiesa,
sostegni valorosi e propagatori del movimento delle anime verso la Santissima
Eucaristia, una delle più brillanti perle della sostanziale devozione
cristiana». Padre Eymard non smette di accogliere nuove vocazioni per la sua
opera, grazie alle prediche, di cui si può difficilmente immaginare la fiamma.
Lui stesso dice: il predicatore è un uomo «che prega ad alta voce... ma prima
di pregare ad alta voce, deve aver pregato sottovoce». Dal pulpito, trasmette
all'uditorio le sue convinzioni, il suo amore, il suo fuoco sacro. Tutto in lui
è eloquente. La sua parola contribuisce straordinariamente a risvegliare nelle
anime l'amore dell'Eucaristia ed a sviluppare la devozione per eccellenza
dell'adorazione.
Prima
di predicare, Padre Eymard ha l'abitudine di prepararsi davanti al Santissimo
Sacramento esposto. L'Ostia, ecco il vero faro della sua predicazione. «È una
buona cosa intrattenersi con Gesù, ricorda il Santo Padre, e, reclinati sul suo
petto come il discepolo prediletto (ved. Giov. 13, 25), essere colpiti
dall'amore infinito del suo cuore. Se, nella nostra epoca, il cristianesimo
deve distinguersi soprattutto attraverso «l'arte della preghiera», come non
provare la necessità rinnovata di rimanere a lungo in conversazione spirituale,
in adorazione silenziosa, in atteggiamento d'amore, davanti a Cristo presente
nel Santissimo Sacramento? Molte volte, carissimi fratelli e sorelle, ho fatto
quest'esperienza e ne ho ricevuto forza, consolazione e sostegno!» (EE,
n. 25).
Padre
Eymard afferma: «Alla testimonianza della Parola di Gesù Cristo, la Chiesa
aggiunge quella del suo esempio, della sua fede pratica. Le meravigliose
basiliche sono l'espressione della sua fede nel Santissimo Sacramento. Essa non
ha voluto erigere tombe, ma templi, ma un cielo in terra, dove al Salvatore,
suo Dio, è riservato un trono degno di Lui. Con una cura gelosa, la Chiesa ha
regolamentato fin nei minimi particolari il culto dell'Eucaristia; non affida a
nessuno l'incombenza di onorare il suo divino Sposo; il fatto è che tutto è
grande, tutto è importante, tutto è divino quando si tratta della presenza di
Gesù Cristo. Essa vuole che tutto quel che vi è di più puro nella natura, di
più prezioso al mondo, sia consacrato al regale servizio di Gesù». E consiglia:
«Dopo esser entrati (in una chiesa), rimanete immobili per un istante; il
silenzio è il massimo segno di rispetto; e la prima disposizione alla preghiera
è appunto il rispetto. La maggior parte delle nostre aridità nella preghiera e
delle insufficienti devozioni nascono dal fatto che abbiamo mancato di rispetto
a Nostro Signore entrando, o che ci comportiamo irriverentemente». Anche il
Santo Padre, nello stesso senso, lancia un vibrante appello «affinchè, nella
celebrazione eucaristica, siano osservate le norme liturgiche con la massima
fedeltà... Il sacerdote che celebra fedelmente la Messa secondo le norme
liturgiche, e la comunità che vi si confà, manifestano, silenziosamente ma in
modo eloquente, il loro amore per la Chiesa» (EE n. 52).
Il sacrificio decisivo
A
partire dal 1864, insuccessi e prove associano ancor più Padre Eymard alla
Croce redentrice, solo mezzo di salvezza per le anime. Attinge sempre più la
forza nell'Eucaristia, che è stata istituita «per perpetuare il sacrificio
della Croce nei secoli» (Vaticano II, Sacrosanctum concilium, n. 47).
«Tale sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano, scrive
Papa Giovanni Paolo II, che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre
soltanto dopo averci lasciato il mezzo di parteciparvi, come se fossimo stati
presenti. Qualsiasi fedele può così parteciparvi e apprezzarne i frutti in modo
inesauribile... Desidero ripetere ancora una volta questa verità, mettendomi
con voi, carissimi fratelli e sorelle, in adorazione davanti a questo Mistero:
Mistero immenso, Mistero di misericordia. Cosa poteva fare Gesù di più per noi?
Nell'Eucaristia, ci dimostra veramente un amore che va sino alla fine (ved.
Giov. 13, 1), un amore che non conosce limiti. Tale aspetto della carità
universale del Sacramento eucaristico è fondato sulle parole stesse del
Salvatore. Istituendolo, Gesù non si accontenta di dire Questo è il mio
corpo, Questo è il mio sangue, ma aggiunge dato per voi e versato per
molti (Luca 22, 19-20). Non affermò soltanto che quello che dava loro da
mangiare e da bere era il suo Corpo ed il suo Sangue, ma ne espresse anche il
valore sacrificale» (EE, nn. 11-12).
In
unione con il sacrificio di Cristo, Padre Eymard accetta l'elezione a vita in
qualità di Superiore generale dei Sacerdoti del Santissimo Sacramento, mentre
sperava di tornare semplice monaco. In pari tempo, assiste alla demolizione
della casa di Parigi, che deve lasciar il posto al taglio di un nuovo viale.
Inoltre, l'11 giugno 1867, Padre de Cuers, il suo più vecchio e più sicuro
amico, chiede a Roma di esser sciolto dai voti, per fondare un'opera di eremiti
eucaristici. Padre Eymard è costernato. Tuttavia, apprende, grazie ad una
rivelazione, che Padre de Cuers tornerà nella Congregazione; ma non vedrà tale
ritorno da vivo. Nelle sofferenze, la dolcezza rimane la sua virtù preferita.
Eppure, non l'ha trovata tutta pronta alla nascita. Un monaco della
Congregazione testimonierà in merito: «Era un uomo molto energico e di una
dolcezza angelica con l'argento vivo addosso». Lui medesimo confessa di sapersi
molto impaziente.
Sul cuore
Il
21 luglio 1868, la sera, Padre Eymard, malandato, dimagrito, incapace di
inghiottire un solo boccone, giunge a La Mure, per ordine tassativo del medico,
al fine di riposarsi. Celebra l'ultima Messa della sua vita a Grenoble, nella
cappella consacrata all'adorazione perpetua. Senza proferire parola, si mette
penosamente a letto: sua sorella corre subito a chiamare il medico, il quale
diagnostica un'emorragia cerebrale, complicata da una spossatezza generale.
Padre Eymard si confessa a gesti. Il sabato 1° agosto riceve l'Estrema Unzione
all'una di notte. All'alba, un Padre della Congregazione celebra la Messa nella
sua camera e gli dà la Santa Comunione. Gli viene presentata l'immagine di
Nostra Signora di La Salette. Se la stringe al cuore. All'inizio del pomeriggio,
si sente appena appena il suo ultimo respiro: la sua anima è salita in Cielo,
nell'infinita Beatitudine di Dio, per sempre. È morto a 57 anni, nella casa in
cui era nato.
La
canonizzazione di Pietro Giuliano Eymard ha beneficiato di una solennità poco
comune nella storia della Chiesa. Il giorno seguente la chiusura della 1^
sessione del concilio Vaticano II, il 9 dicembre 1962, Giovanni XXIII, presenti
1500 Sacerdoti conciliari, lo inseriva nel catalogo dei Santi. Nell'omelia, il
Papa diceva: «Il bimbo di cinque anni che venne trovato sull'altare, con la
fronte appoggiata alla porta del tabernacolo, è lo stesso che, a suo tempo,
fonderà la Società dei Sacerdoti del Santissimo Sacramento, ed anche delle
Serve del Santissimo Sacramento, e farà sfavillare in numerose falangi di
Sacerdoti Adoratori il suo amore e la sua tenerezza per Cristo vivo
nell'Eucaristia... San Pietro Giuliano Eymard propone la Santissima Vergine
Maria come modello degli adoratori, invocandola con il nome di «Nostra Signora
del Santissimo Sacramento»... Sì, figli carissimi, onorate e festeggiate con
Noi colui che fu un tanto perfetto adoratore del Santissimo Sacramento; e,
seguendo il suo esempio, mettete sempre al centro dei vostri pensieri, dei
vostri affetti, delle opere del vostro zelo, quest'incomparabile fonte di tutte
le grazie: il Mysterium fidei, che cela sotto i suoi veli l'Autore
stesso della grazia, Gesù, il Verbo incarnato».
Oggi,
i religiosi del Santissimo Sacramento sono circa un migliaio, ripartiti in 140
case attraverso 18 nazioni. Le Serve del Santissimo Sacramento (circa 300
suore) hanno case in Francia, in Belgio e negli Stati Uniti.
San
Pietro Giuliano Eymard, insegnaci a far spesso visita a Nostro Signore presente
nel Tabernacolo, ottieni per noi la grazia di attraversare in pace le bufere di
questa vita, e di vedere faccia a faccia, in Paradiso, il nostro tanto amato
Gesù.
Dom Antoine Marie osb
http://www.clairval.com/lettres/it/2005/04/03/7060405.htm