Beato Padre Columba
Marmion, O.S.B. (Dublino 1858 – Maredsous 1923)
Il 21 marzo 2001, in occasione del 1500°
anniversario dell'arrivo di san Benedetto all'eremo di Subiaco, il Cardinale
Segretario di Stato Angelo Soldano rendeva grazie a Dio: «Il giovane Benedetto
venne fra queste rocce solitarie, onde potersi consacrare totalmente alla
contemplazione di Dio. E 1500 anni dopo, continua a ricordarci il dovere
fondamentale della nostra esistenza: amare Dio al disopra di tutto... Qui, il
giovane Benedetto ha creato la famiglia benedettina, scuola del servizio
divino, per guidare, nel corso dei secoli, un'innumerevole folla di uomini e
donne verso un'unione più intima con Cristo, sotto la direzione del Vangelo».
La Chiesa ha recentemente elevato
agli altari uno dei figli spirituali di san Benedetto: Padre Columba Marmion,
Abate di Maredsous (Belgio), beatificato il 3 settembre 2000. Irlandese da
parte di padre, francese da parte di madre, Giuseppe Marmion venne alla luce a
Dublino, il Giovedì Santo del 1858. Nove figli nasceranno dalla coppia Marmion.
Essendo i due primi maschi deceduti in tenera età, i genitori si rivolgono a
san Giuseppe per implorare la grazia di un altro figlio. In realtà, saranno
dati loro altri tre maschi, fra cui il futuro Padre Columba, chiamato Giuseppe
per riconoscenza nei riguardi del padre putativo di Gesù.
Incaricato di elevate
responsabilità in seno ad un'importante ditta di esportazioni, il Sig. Marmion
è nondimeno un fervente cristiano. Dichiarerà al figlio Giuseppe, divenuto seminarista:
«In mezzo ai miei pressanti impegni, non rimango mai parecchi minuti senza
offrire tutto me stesso a Dio». La Sig.ra Marmion aderisce esattamente
all'ideale religioso del marito, e la famiglia segue l'esempio di devozione dei
genitori. Tre delle quattro figlie si faranno suore.
Gentile e dolce, Giuseppe è amato
da tutti. Prende l'abitudine di considerare tutto alla luce della fede. Un
giorno, ad uno zio che parla soltanto di banche e mercati, Giuseppe risponde:
«Ma insomma, zio, il denaro non è tutto! – Ah, bambino mio, tu non sai che cosa
sia il denaro! Non puoi ancora comprenderlo!» «Ora, commenterà più tardi Padre
Marmion, mio zio è nell'eternità ed ha del denaro un'idea più ristretta della
mia!» Alla fine degli studi liceali, Giuseppe si decide ad entrare in
Seminario. Ma è ben presto violentemente tentato contro la vocazione
sacerdotale. Sotto il peso della prova, cerca uno degli amici presso cui spera
di trovare un po' di consolazione. In realtà, l'amico, fatuo e mondano, avrebbe
potuto soltanto dissuaderlo dall'entrare in Seminario. Non lo trova; incontra,
invece, un altro amico, cattolico fervente, che gli mostra l'insidia del
demonio e lo rafforza nel suo disegno di darsi a Dio. Giuseppe vede in tali
circostanze la mano della Provvidenza implorata dalla preghiera della sorella
Rosetta.
Qual è lo spirito
che ci guida?
«In ogni anima, tre spiriti
tendono alla padronanza, scriverà in seguito Padre Marmion: lo spirito di
falsità e di bestemmia che, fin dall'inizio, suggerisce sempre il contrario di
quel che Dio mormora all'orecchio; lo spirito del mondo, che ci induce a
giudicare le cose secondo i desideri dei sensi e la sapienza carnale, ora, la
sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio (ved. 1 Cor. 3, 19); vi è,
infine, lo spirito di Dio, che ci ispira sempre ad elevare i cuori al di sopra
della natura ed a vivere di fede. Questo Spirito ci riempie allora di pace e di
gioia, e produce in noi i frutti di cui parla san Paolo (ved. Gal. 5, 22). Lo
Spirito di Dio, proprio mentre ci rivolge rimproveri o ci spinge alla
confusione per i nostri peccati, riempie sempre l'anima di pace e di fiducia
filiale nel Padre celeste. Gli altri spiriti ci inaridiscono l'anima... ci
gettano nell'accasciamento e nello scoraggiamento».
Giuseppe entra dunque, nel
gennaio del 1874, nello Holy Cross College, Seminario che accoglie allora circa
80 alunni. Di un'allegria comunicativa durante la ricreazione, egli è il centro
di un gruppo in cui scoppiano sempre risate chiare e gioiose. Talvolta,
biasimato dal Padre direttore per la sua eccessiva vivacità, riceve umilmente i
rimproveri: «È una medicina amara, ma salutare: bisogna accettarla per
guarire», afferma. Mandato a Roma per compiervi gli studi di teologia, don
Marmion vi rimane per due anni; il 16 giugno 1881, viene ordinato sacerdote
nella cappella dell'Istituto irlandese. Sulla via del ritorno, attraversa il
Belgio e visita l'Abbazia benedettina di Maredsous; nel varcare la soglia del
chiostro, sente una voce interiore che gli dice: «Ti voglio qui». Passeranno
cinque anni prima che egli possa rispondere all'appello. Tornato in Irlanda,
don Marmion viene nominato viceparroco di Dundrum, a sud di Dublino; l'anno
seguente, sarà incaricato delle lezioni di filosofia presso il seminario di
Holy Cross, in cui era stato un tempo alunno. Per quattro anni, matura la
decisione e, nel 1886, con l'approvazione dell'Arcivescovo, parte per il
chiostro.
Da molto tempo, la sua famiglia e
gli amici intimi sono al corrente del suo nuovo orientamento. Quando lo fa
conoscere al pubblico, la sorpresa si unisce alla delusione; non ci si priva di
criticare questo suo cambiamento giudicato inspiegabile. Ma c'è il Signore che
lo chiama. «Prima di farmi monaco, spiegherà più tardi Padre Marmion, non
potevo, agli occhi del mondo, far del bene più di quanto ne facessi lì dove mi
trovavo. Ma ho riflettuto, ho pregato ed ho capito che sarei stato sicuro di
compiere sempre la volontà di Dio soltanto praticando l'obbedienza religiosa.
Avevo tutto quel che mi occorreva per santificarmi, tranne un unico bene:
quello dell'obbedienza. Per questo, ho lasciato la patria, rinunciato alla
libertà ed a tutto... Ero professore, avevo, ancora molto giovane, quel che si
dice una bella posizione, successo, amici che mi erano molto affezionati; ma
non avevo l'occasione di obbedire. Mi sono fatto monaco perchè Dio mi ha
rivelato la bellezza e la grandezza dell'obbedienza».
Conquistare la vera
libertà
San Benedetto insegna che
l'obbedienza è «propria di coloro che non hanno nulla di più caro di Cristo»
(Regola, cap. 5). La vita consacrata è una configurazione affatto speciale a
Cristo... Ora, Gesù si è rivelato a noi come «l'obbediente» per eccellenza,
disceso dal Cielo non per fare la propria volontà, ma la volontà di Colui che
l'ha mandato (ved. Giov. 6, 38). Così, per amor di Dio, il monaco «si
sottomette in perfetta obbedienza al Superiore, imitando il Signore Gesù, di
cui l'Apostolo dice: Si è fatto obbediente fino alla morte» (Regola di
san Benedetto, cap. 7). Per molti nostri contemporanei, l'obbedienza
contraddice la libertà personale ed il legittimo desiderio di decidere della
propria vita in modo indipendente. Ma Cristo, che è la Verità, ci insegna la
via della vera libertà. Ci ha detto, Lui medesimo: la verità vi farà liberi (Giov.
8, 32). In questo modo, mostrandoci il cammino dell'obbedienza, ci indica una
«via di conquista progressiva della vera libertà» (Giovanni Paolo II, Vita
consecrata, 25 marzo 1996, n. 91).
Giuseppe Marmion arriva a
Maredsous il 21 novembre 1886. L'austerità della vita monastica contrasta con
la sua allegria espansiva. L'esilio lontano dal paese natio costituisce una
prima prova; gli viene certo attribuito il nome in religione di un santo
monaco irlandese, Columba, ma quel nome evoca tutto quello che ha lasciato.
Inoltre, non ha la padronanza assoluta del francese e si impone grandi sforzi
per riuscire a parlarlo correttamente. Infine, il numero molto limitato di
lettere che gli si permette di scrivere e le limitazioni imposte all'esercizio
del sacerdozio gli danno l'impressione di abbandonare gli amici e le persone
che ricorrono a lui. Per un Irlandese abituato alla socievolezza, l'isolamento
è una sofferenza profonda. «Ho avuto l'impressione, nel giorno in cui sono
entrato a Maredsous, scriverà il 30 novembre, di aver compiuto, entrando nel
monastero, la cosa più insensata del mondo». Un giorno, con il cuore spezzato,
si butta davanti al tabernacolo: «Gesù mio, Tu mi hai chiamato. Sono qui per
Te».
«Nelle mani di Dio»
La vocazione del viceparroco
d'Oltremanica è considerata con un certo scetticismo dall'anziano e rigoroso
Maestro dei novizi. Tra questi e fra Columba regna la più totale opposizione di
caratteri. Ma, per combattere la poca simpatia naturale che risente nei
riguardi del Padre Maestro, il novizio prende l'abitudine di recarsi ogni sera
da lui per svelargli umilmente le trasgressioni commesse nel corso della
giornata. Si dà soprattutto con fervore alle cose di Dio, e principalmente alla
preghiera ed alla lettura spirituale. Nel 1909, scriverà ad uno dei suoi monaci
alle prese con serie difficoltà: «Sarà costretto, come successe un tempo a me,
durante i miei primi anni a Maredsous, a gettarsi nelle mani di Dio a
capofitto. Provi, figlio caro, a trovare tutto in Lui. Provi a diventare
interiormente un uomo del tutto sottomesso a Dio ed abituato ad appoggiarsi su
Lui solo». Le letture di fra Columba sono varie: la Sacra Scrittura, in
particolare san Paolo, san Francesco di Sales, san Tommaso d'Aquino, Luigi di
Blois, san Giovanni della Croce e santa Teresa d'Avila, santa Caterina da
Siena, don Olier, Monsignor Gay, ecc. Senza saperlo, prepara in questo modo le
future conferenze spirituali che saranno riunite in parecchi libri.
Col passare del tempo, la
convinzione sempre più solida di aver trovato la propria vocazione si sviluppa
nell'anima di fra Columba. Confida ad un amico: «Sono dove Dio vuole che sia.
Ho trovato una gran pace e sono estremamente felice». Padre Marmion pronuncia i
voti solenni il 10 febbraio 1891. La domenica seguente, il curato di un paese
vicino a Maredsous chiede che un monaco vada a predicare nella sua chiesa.
«Abbiamo sì un giovane monaco straniero, risponde il Priore, ma non penso di
poterglielo inviare, perchè il suo francese è ancora imperfetto e dubito che le
sia di una qualche utilità. – Me lo mandi ugualmente, costituirà sempre un
cambiamento per i miei parrocchiani». Dopo la Messa, il curato afferma che non
ha mai avuto un tal predicatore nella sua parrocchia. A partire da quel
momento, il «Padre irlandese» è richiesto dovunque nella regione. Cosciente del
proprio talento per la predicazione, Padre Marmion sa tuttavia che è inutile
«predicare al vento, se ciò non è preceduto da un'unione intima con Nostro
Signore nelle «tenebre» o nel silenzio della preghiera».
Nell'ottobre del 1900, Padre
Marmion viene nominato Priore del convento del «Mont-César», fondazione che
dipende da Maredsous, vicino alla città di Lovanio. Avrà come Abate Padre
Roberto de Kerchove, uomo energico e freddo, dall'autorità un po' mordace.
Padre Columba lascia con apprensione Maredsous; tuttavia, si abbandona alla
volontà di Dio. Padre Roberto auspica che i monaci rimangano in permanenza
nella clausura, mentre Padre Columba, pieno di zelo apostolico, tenderebbe a
rispondere agli appelli che gli vengono dall'esterno; eppure, fra di loro non
ci sarà nessuna contestazione, essendo Padre Marmion sempre pronto a
sottomettersi al proprio Abate. Un giorno del 1905, viene assalito da numerosi
dubbi; preoccupato per l'avvenire, gli viene in mente che sarebbe meraviglioso
se tutto potesse aggiustarsi secondo le sue mire. Ma, guardando il crocifisso,
esclama: «No! non come voglio io, ma come vuoi Tu, Signore!» Affermerà: «Se in
quel momento Cristo mi avesse detto: «Ti do carta bianca. Aggiusta la tua vita
e tutto quel che ti riguarda come vuoi. Prendi la penna, scrivi il tuo piano e
firmalo», gli avrei risposto: «No, Gesù, non voglio avere il minimo piano per
la mia vita. Desidero soltanto eseguire il piano divino che Tu hai forgiato per
me; mi guiderai Tu. Mi abbandono totalmente nelle Tue mani»».
Attività o
attivismo?
Alla carica di Priore, Padre
Columba aggiunge quella di professore di teologia. Insegna questa scienza con
la sua intelligenza, la sua prodigiosa memoria, ma soprattutto con il suo cuore
ardente d'amore per Dio. Ai suoi occhi, la teologia è un alimento per la
preghiera ed un orientamento verso i veri beni, o per render grazie, o per
chiederli. L'attività del nuovo Priore si estende anche alla predicazione di
ritiri in numerose comunità belghe e in vari monasteri inglesi. Solo
l'intensità della sua vita in unione con Dio spiega i frutti della sua attività
frenetica, che sarebbe potuta diventare uno sterile attivismo.
Il 28 settembre 1909, Padre
Marmion, in età di 52 anni, viene eletto dai fratelli Abate di Maredsous. Assume
quale motto: «Piuttosto servire che dominare». Se si dovesse sottolineare la
qualità principale che ha spinto i frati a sceglierlo per Abate, si prenderebbe
in considerazione la sua fama di predicatore della retta dottrina. In occasione
del ritiro che organizzò a Maredsous prima dell'elezione abbaziale, la comunità
comprese che avrebbe avuto in lui un maestro di vita spirituale. Tuttavia,
governare una comunità di più di cento monaci non è cosa facile! Grazie alla
sua unione permanente con Dio, Padre Columba conserva la calma interiore ed un
ottimismo indefettibile quando si tratti di procurare il bene delle anime.
Sotto il suo impulso, il monastero conosce un vasto irraggiamento spirituale ed
intellettuale. Le vocazioni affluiscono. Ma Padre Marmion non si disinteressa
delle questioni temporali. Per esempio, fa munire l'abbazia della corrente
elettrica e del riscaldamento centrale, cose rare all'epoca nei monasteri.
Alle persone di tutte le età e di
tutte le posizioni sociali che vengono a trovarlo ed a chiedergli un
orientamento spirituale, l'Abate indica risolutamente la via da seguire: la
vita spirituale è, prima di tutto, una ricerca di Dio. Insiste sul fatto che
Gesù Cristo deve essere il centro di ogni preghiera e la sola strada per unirsi
a Dio: Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Giov. 14, 6), dice
Gesù; san Pietro aggiunge: In nessun altro c'è salvezza (Atti 4, 12).
Dio ci ha predestinati a partecipare alla sua vita divina, ad entrare per
sempre nell'unione delle tre Persone, e ciò fin da questo mondo, attraverso la
grazia santificante, che fa di noi i suoi figli adottivi (ved. Ef. 1, 5) e gli
eredi della sua gloria. Tale predestinazione eterna si realizza nel tempo per
opera di Gesù Cristo: attraverso la Passione redentrice, Gesù ha riscattato
l'umanità caduta nel peccato ed ha comunicato a tutti coloro che credono in Lui
e Gli ubbidiscono la vita soprannaturale della grazia. Questa vita deve fiorire
nella vita eterna, nella visione della Trinità faccia a faccia.
La forza della
verità
Davanti ai peccatori, la sua
chiaroveggenza si unisce ad una grande carità. «Sono convinto, ripete, e ciò
per esperienza, che non è con la discussione, ma con la bontà, che si
conquistano o si attirano le anime. Non è volendo convincere qualcuno che ha torto
che lo si convince, ma invece mostrandogli la verità con dolcezza e
benevolenza». La storia che segue illustra perfettamente il suo metodo. In una
grande città, durante la prima guerra mondiale, un povero sacerdote la cui fede
ed i cui costumi sono naufragati da parecchi anni, a seguito di pratiche
spiritiche, è in punto di morte. Padre Marmion si reca presso di lui parecchie
volte. Parlano amichevolmente; migliorando lo stato di salute dell'ammalato,
prendono il tè insieme. Quando Padre Marmion affronta finalmente la questione
dello stato spirituale del sacerdote, riceve solo risposte evasive o negative:
«Mi sono consultato... Sono felice così... Non desidero cambiare». L'Abate fa
pregare per quell'anima e offre se stesso a Dio per essa. Dopo nuove visite
infruttuose, molto afflitto ma non scoraggiato, tenta un ultimo sforzo e gli
manda un messaggio in cui il suo cuore di apostolo è pieno di carità e di
gravità soprannaturale. Suona l'ora della misericordia. Ben presto, gli arriva
un biglietto del sacerdote: «Ha vinto la partita... Venga, la aspetto». Padre
Marmion compie tutti i passi necessari e, la vigilia di Natale, riconcilia
quell'anima con il Signore. Qualche tempo dopo, l'ammalato rende l'anima a Dio,
manifestando sentimenti di pentimento e d'amore.
Lo zelo di Padre Marmion per le
anime trova la sua sorgente in un'intensa devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Pertanto, stima al massimo grado il Santo Sacrificio della Messa, rinnovo del
sacrificio del Calvario e testimonianza dell'amore di Cristo per noi: «Durante
la Messa conventuale che cantiamo tutti i giorni, spiega, ho il tempo di
meditare il grande atto che si compie sull'altare. Il più delle volte, sento
che il mio cuore trabocca di letizia e di riconoscenza, al pensiero che
possiedo, in Gesù presente sull'altare, di che offrire al Padre una riparazione
degna di Lui, una soddisfazione incommensurabile. Quante grazie contenute nella
Messa! Nessun santo, nemmeno la Vergine Maria, ha potuto trarre da questo
sacrificio tutti i frutti che sono ivi racchiusi». La sua devozione per la
Passione si traduce, inoltre, nella pratica quotidiana della Via Crucis.
«Ed io voglio
entrarci!»
Padre Columba è altresì animato
da una profonda devozione per Nostra Signora: «Dobbiamo essere per grazia quel
che Gesù è per natura, figli di Dio e figli di Maria», ripete spesso. Un tale
gli disse un giorno: «Il rosario va bene per le donne ed i bambini. –
Ammettiamo, rispose; ma che ha detto Nostro Signore? Se non diventerete come
i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Matt. 18, 3). Ed io voglio
entrarci!»
I tredici anni di direzione
abbaziale di Padre Marmion sono segnati dagli anni terribili della prima guerra
mondiale. Essendo il Belgio invaso dall'esercito tedesco, l'Abate teme la
requisizione dei giovani novizi da parte dell'occupante; decide, pertanto, di
condurli, senza por tempo in mezzo, in Inghilterra, poi in Irlanda. Ne
conseguono numerose difficoltà, incomprensioni e tensioni con Maredsous.
L'istituto irlandese (stanziato ad Edermine) assomiglia più ad una casa di
vacanza per studenti che a un monastero. Vi scoppia, nel 1916, una crisi che si
prolungherà fino al 1918. Padre Marmion scrive in merito: «Ho bisogno delle
vostre preghiere perchè alcuni dei giovani Padri, qui a Edermine, mi hanno
afflitto con il loro calcolato atteggiamento di fredda indifferenza nei miei
riguardi... Ho provato a conquistarli con la costanza e la preghiera, ma,
finora, senza successo. Sono buoni, ma pieni di fiducia in se stessi...
Oppongono la lettera del Diritto Canonico allo spirito della Santa Regola». La
vertenza giunge fino a Roma, ed è portata davanti alla Congregazione dei
Monaci. L'Abate dimostra una grande umiltà ed obbedienza e, finalmente,
l'istituto di Edermine viene chiuso nel 1920.
La fine della grande guerra vede sorgere
nuovi problemi. Una mentalità nuova fermenta ovunque, conseguenza del crollo
delle barriere sociali... Padre Marmion si sforza di capire le strane maniere
dei giovani monaci. Molti hanno prestato servizio durante la guerra in qualità
di portaferiti o di cappellani; tornando nel chiostro, non possono disfarsi in
breve tempo di tutte le abitudini assunte durante la vita militare. «Temo
l'arrivo di tali giovani monaci che sono stati tanto a lungo privati delle
nostre tradizioni e del nostro spirito monastico», scrive l'Abate. Eppure, la
maggior parte si riadatterà, grazie allo spirito di fede.
Tante e tali prove spossano
prematuramente l'organismo dell'Abate e lo portano alle soglie della morte.
Negli attimi che la precedono, si unisce alla Passione di Gesù attraverso la
Via Crucis. Le sue ultime parole sono queste: «Gesù, Maria, Giuseppe!» Il 20
gennaio 1923, rende serenamente l'anima al Padre celeste. Grazie a Padre
Raimondo Thibaut, suo segretario, l'insegnamento orale di Padre Marmion ci è
stato conservato sotto forma di tre celebri libri: Cristo, vita dell'anima, pubblicato
nel 1917, Cristo ed i suoi misteri, del 1919, e Cristo, ideale del
monaco, del 1922. Queste tre opere erano state rivedute da Padre Marmion.
Fin dal 1940, la tiratura del primo (che verrà tradotto in sette lingue)
raggiungerà la cifra di 75.000 esemplari in lingua francese.
In occasione della beatificazione
di Padre Marmion, il 3 settembre 2000, Papa Giovanni Paolo II dichiarava: «Ci
ha tramandato un autentico tesoro d'insegnamento spirituale per la Chiesa del
nostro tempo. Nei suoi scritti, egli insegna un avviamento alla santità,
semplice eppure esigente, a tutti i fedeli, che Dio, per amore, ha destinato ad
essere suoi figli adottivi in Cristo Gesù... Possa un'ampia riscoperta degli
scritti spirituali del beato Columba Marmion aiutare i sacerdoti, i monaci ed i
laici a crescere nell'unione con Cristo ed a portarGli una testimonianza fedele
attraverso l'amore ardente di Dio ed il servizio generoso nei riguardi dei loro
fratelli e sorelle».
Beato Padre Columba, rimanici
vicino; comunicaci, con la tua preghiera presso Dio e l'intercessione della
Vergine Santissima, la vastità e la profondità del tuo amore per Lui!
Dom Antoine Marie osb
http://www.clairval.com/lettres/it/2003/01/21/6220103.htm