VOGLIO
CHE I MIEI SACERDOTI SIANO SEMINATORI D’AMORE
Una donna per il sacerdozio
Nella storia della
Chiesa di questi ultimi due secoli sono state numerose le persone che hanno
ricevuto dal Signore la missione di offrire la loro vita per la santificazione
del clero, una maternità spirituale per aiutarli a vivere con entusiasmo la
loro vocazione.
Voglio presentare la
vita, il carisma e la missione della venerabile madre Luisa Margherita Claret
de la Touche, monaca della Visitazione, la quale, con l’immolazione della sua
vita e i suoi scritti, richiamò i sacerdoti a sperimentare l’amore del Signore
per donarlo attraverso il loro ministero.
Padre Philippe Vercoustre,
domenicano, ha scritto una biografia di questa suora che nella traduzione
italiana è intitolata: “Una donna per il
sacerdozio”(Ed. Gribaudi, Torino 1988). Non è un titolo ad effetto, ma
corrisponde a verità. Ancora una volta è stata chiamata una donna per recare un
annuncio, trasmettere un messaggio, destare energie, spingere alla missione.
Margherita Claret de
la Touche nacque a Saint-Germain-en-Lay (Francia) il 15 marzo 1868. Orfana di
padre a sette anni, ebbe dalla madre una educazione molto severa, basata sul
dovere, più che sull’amore. Appartenendo a una famiglia borghese e benestante,
il suo tenore di vita era piuttosto mondano e frivolo, anche se moralmente
ineccepibile. Sperimentò l’amore umano innamorandosi di un brillante cadetto
dell’Accademia Militare di Valence. Tuttavia
l’azione della grazia fu più forte e aprì il cuore di Margherita alla vita
religiosa. Entrò nel monastero della Visitazione di Romans (diocesi di Valence)
il 20 novembre 1890, prendendo il nome di Luisa Margherita.
Scelse la
Visitazione, perché attratta dalla vita contemplativa, mentre invece,
contrariamente ai suoi desideri, venne incaricata dell’insegnamento alle
educande, poiché a quel tempo presso numerosi monasteri sorgevano collegi
dediti all’istruzione.
Fece la professione
solenne il 17 ottobre 1892. Da questo momento la vita di preghiera in suor
Luisa Margherita divenne particolarmente intensa; sentì la dimensione
contemplativa come connaturale alla sua esistenza, per questo cercò con tutte
le sue forze di riportare il suo Ordine ad abbandonare l’attività scolastica
per ritornare ad essere unicamente casa di preghiera.
Il carisma e la missione
Il carisma è una grazia che il Signore dà ad una persona per renderla
idonea a compiere una particolare missione nella Chiesa. Il carisma non è mai
per sé, è da mettere a servizio degli altri. Inoltre questo dono è sempre
accompagnato, in chi lo riceve, da incomprensioni e sofferenze.
Il 1902 è l'anno in cui il Signore rivelò alla nostra suora ciò che
doveva dire ai sacerdoti e ciò che doveva realizzare per la loro
santificazione. Tutte le esperienze spirituali fatte erano orientate a questo
momento. Suor Luisa Margherita: comprese che doveva abbandonarsi interamente
all'Amore Infinito. Scrive nel suo Diario:
«Da
qualche giorno mi sento attirata più del solito dall'Amore Infinito».[1]
II Signore stava prendendo possesso totale della sua vita, del suo
corpo e del suo spirito. La forza dell'amore si manifestava anche sensibilmente
in forti palpitazioni del cuore, tanto che le sembrava che questo si staccasse
per unirsi a quello di Cristo. Provava dolori ai piedi, alle mani e al fianco
destro, come già era avvenuto altre volte. Il Signore la univa a sé, ancora più
strettamente. Patire per il Signore è sempre una grazia feconda per la Chiesa.
Il 5 giugno 1902, vigilia della festa del Sacro Cuore, è la data che
segna l'affidamento a suor Luisa Margherita di una particolare missione da
compiere nella Chiesa nei confronti dei sacerdoti. Essa deve ricordare loro le
insondabili ricchezze dell'amore del cuore di Cristo, continuando la missione
già iniziata con le rivelazioni a Margherita Maria Alacoque. [2]
La nostra suora sentì per diversi giorni consecutivi la voce che le
affida questo compito:
dal 5 al 13 giugno, poi ancora il 17 e il 25 giugno. Queste note sono il cuore
e il contenuto essenziale del messaggio che ella ricevette. Le trascriviamo
perché siano lette nella loro semplicità, ma anche nella sua coinvolgente
bellezza:
«6
giugno (festa del Sacro Cuore) - Ieri mi trovavo dinanzi
al SS. Sacramento; soffrivo ed ero in quello stato d'animo stanco e doloroso
nel quale mi trovavo già da qualche settimana, quando Gesù si fece sentire alla
mia anima. Lo adoravo, dolcemente consolata della sua presenza e mentre lo
pregavo per il nostro piccolo noviziato, gli chiedevo qualche anima da formare
per Lui. Allora mi rispose: "Ti darò delle anime di uomini".
Profondamente sorpresa da queste parole di cui non comprendevo il senso, me ne
stavo silenziosa cercando di spiegarmele. E Gesù riprese: "Ti darò delle
anime di sacerdoti. Tu sei colei che s'immolerà per il mio clero. Voglio darti
istruzioni durante questa ottava, scrivi tutto ciò che ti dirò". Non
volevo più scrivere., ma obbedirò a Gesù…
Questa
mattina - "Il prete è un essere
talmente investito di Cristo da diventare quasi un Dio; ma è anche un uomo, e
bisogna che lo sia. Bisogna che senta le debolezze, le lotte, i dolori, le
tentazioni, i timori, le rivolte dell'uomo; deve fare l'esperienza della
propria miseria per poter essere misericordioso; ed è anche necessario che sia
forte, puro, santo per poter santificare. Per amare, il mio prete deve avere il
cuore grande, tenero, ardente, forte. Quanto deve amare il prete! Deve amare
me, suo Maestro, fratello, amico, consolatore, come io ho amato lui; e io l'ho
amato fino a confondere la mia vita con la sua, fino a rendermi obbediente alla
sua parola. Deve amare la mia Sposa, che è la sua Sposa, la santa Chiesa, e di
quale amore! Un amore appassionato e geloso, geloso della sua gloria, della sua
purezza, della sua unità, della sua fecondità. Infine, deve amare le anime come
suoi figli. Quale padre ha tanti figli da amare quanto il prete?".
7
giugno - "Il cuore del mio sacerdote
deve essere una fiamma ardente che riscalda e che purifica. Se il mio prete
conoscesse i tesori di amore che il mio Cuore racchiude per lui! Venga al mio
Cuore, vi attinga, si riempia d'amore fino a traboccarne spandendolo sul mondo!
Margherita Maria ha mostrato il mio Cuore al mondo; tu mostralo ai miei
sacerdoti, attirali tutti al mio Cuore".
8 giugno - Il Signore mi ha mostrato la grandezza del sacerdote. Il
sacerdote, scelto fra gli uomini, sale fino a Dio; è posto fra l'uomo e Dio,
mediatore come Cristo e con Cristo. È stato, per così dire, transustanziato in
Cristo ed entra in tal modo nei suoi stati divini e nelle sue divine
prerogative. Con Cristo è sacerdote, pontefice, mediatore, avvocato,
intercessore. È il grande adoratore del Padre. Ed è con Cristo offerta,
espiazione e vittima. Da questo particolare stato di unione con Cristo, tutti
gli atti del prete traggono una particolare eccellenza.
10 giugno - Dopo la Comunione ho
detto a Gesù: "Mio Salvatore, quando la nostra beata Sorella ha mostrato
il tuo divin Cuore al mondo, i sacerdoti lo hanno visto; non basta
forse?".
Gesù mi ha risposto: "Adesso
voglio fare a loro una speciale manifestazione". Poi mi ha fatto vedere
che vi è un'opera da compiere: riscaldare il mondo con l'amore e per
quest'opera vuole servirsi dei suoi sacerdoti. E, con un'espressione così
toccante e tenera che mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, mi ha detto:
"Ho bisogno di loro per compiere la mia opera!". Perché possano
spandere l'Amore, essi debbono esserne ricolmi ed è nel Cuore di Gesù che
debbono attingerlo.
12 giugno - Per tutta la
giornata di ieri ho visto come un raggruppamento particolare di sacerdoti
attorno al Cuore di Cristo, un'opera esclusivamente per loro...
13 giugno - Questa mattina,
riflettendo fra me, pensavo che si potrebbe forse fare un ramo speciale della
Guardia d'Onore per i sacerdoti. Gesù mi ha detto: "No". Mi ha fatto
capire che non vuole che i suoi sacerdoti siano soltanto degli adoratori del
suo Cuore; Egli vuole formare una milizia che combatta per il trionfo del suo
amore. Quelli che faranno parte di questa milizia del cuore di Cristo, s'impegneranno
fra l'altro a predicare l'Amore Infinito e la Misericordia, ad essere uniti fra
di loro per il bene, con un cuor solo ed un'anima sola, senza mai frapporsi
vicendevolmente ostacoli nelle loro opere.
25 giugno - Ieri, festa di San
Giovanni Battista, entrata in coro mi misi semplicemente in spirito ai piedi di
Gesù, senza dire nulla. Ben presto sentii la mia anima come separata da ogni
cosa. Intellettualmente vidi come un cielo
d'autunno triste e freddo. Un grande vento spingeva nel cielo fitte nuvole
grigie; in basso, la terra scura – senza vegetazione – si stendeva a perdita
d’occhio… Ed ecco passare alcuni uomini che traevano dal loro petto della
semente e la gettavano a piene mani sulla terra, mentre la voce di Gesù mi
diceva: «Voglio che i miei sacerdoti siano dei seminatori di amore! Allora non
vidi più nulla, la voce di Gesù mi aveva presa tutta, una intensa luce mi
riempiva l'anima; qualche cosa di ardente penetrava tutto il mio essere».[3]
Nella vita di suor
Luisa Margherita tutto è cominciato con questi messaggi che cadono nel momento
in cui la Chiesa è scossa dalle teorie moderniste, le quali, pur partendo da
finalità buone, cioè produrre un rinnovamento teologico, pastorale e sociale,
giungono in alcuni casi a demolire le stesse verità della fede. In effetti, pur
nella semplicità del linguaggio, suor Luisa Margherita portava alla Chiesa un
richiamo forte a leggere la storia come opera dell'Amore e un invito specifico
ai sacerdoti, con il loro ministero, a manifestarsi strumenti dell'Amore per
rendere visibile l'amore e la misericordia che Dio ha per il mondo.
Un libro per i sacerdoti: Il Sacro Cuore e il
Sacerdozio.
Se nel mese di giugno 1902 suor Luisa Margherita ebbe finalmente
chiara davanti a sé la missione che il Signore le affidava, in quelli seguenti
essa continuò a ricevere messaggi che la rafforzarono nel cammino intrapreso A
metà settembre 1902 padre Alfredo Charrier, suo padre spirituale passò da
Romans. Ella parlò nuovamente con lui delle illuminazioni che aveva avuto nella
preghiera, in particolare nei confronti di un'Opera per la santificazione dei
sacerdoti.
Nell'ottobre 1902, durante il tempo di meditazione coltivò alcune
riflessioni "sulle virtù sacerdotali di Cristo". Ebbe l'ispirazione
di annotare questi pensieri. Chiese il permesso alla superiora, che glielo
accordò:
«La
Madre mi disse di scrivere ed io lo faccio. Se quanto scrivo non servirà a
nulla, non ci sarà che da metterlo al fuoco,
sarà presto fatto. Ma non è ancora finito. Ho già avuto due volte la
tentazione di bruciarlo. Non l'ho fatto, temo di disobbedirle».[4]
È questo il primo accenno agli scritti che formeranno il libro Il
Sacro Cuore e il Sacerdozio.
A suor Luisa Margherita non sembrava vero di dover comporre un libro
per i sacerdoti. Le pareva di peccare di presunzione. Chi era lei per
diventare maestra di coloro che nella Chiesa, per ministero, sono maestri?
Il suo padre spirituale la incoraggiava ad annotare tutto, a mettersi
in atteggiamento di grande umiltà, come uno strumento nelle mani del Signore.
Non doveva preoccuparsi troppo se ciò che scriveva era una luce che veniva
dall'alto o no, poiché sarebbe toccato ad altri discernere sulla bontà di
queste illuminazioni. A lei toccava soltanto annotare.
Certamente nei primi
mesi del 1903 gran parte del libro era già pronta.
A metà maggio 1903,
padre Charrier passò dalla visitazione di Romans e prese con se le pagine già
pronte. Queste pagine erano solo una traccia; doveva essere poi lui a
completare il libro. Infatti, suor Luisa Margherita non voleva comparire come
autrice del libro. Il suo desiderio era che fosse il suo direttore spirituale a
dare forma e ad ampliare il nucleo primitivo dei suoi appunti.
Padre Charrier
prometteva ma rimandava l’inizio del lavoro. Il ministero – in particolare la
predicazione itinerante – gli impediva di concentrarsi e portare a termine
quanto aveva promesso. Dal 1903 al 1909 egli illuse la suora, ma senza
concludere nulla; anzi le rimanderà gli scritti perché fosse un altro a portare
a compimento l’opera. Sarà un padre sacramentino, p. Poletti che, convinto
della bontà del libro e del bene che ne poteva derivare ai sacerdoti,
consiglierà a madre Luisa Margherita di completare quegli scritti e metterli in
condizione di andare in tipografia. Il libro venne stampato nel 1910 col
titolo: Il Sacro Cuore e il Sacerdozio.[5]
Il contenuto di questo libro è molto semplice; il suo stile è come
acqua limpida, scorre senza rumore, ma racchiude una grande fecondità
spirituale; non invecchia anche se passano gli anni.[6] Sorprende la quantità di citazioni bibliche,
soprattutto del Nuovo Testamento: madre Luisa Margherita leggeva e meditava
frequentemente la Bibbia, in un tempo in cui il testo sacro era poco familiare
ai cattolici e anche nella vita religiosa non aveva il posto d'onore. Il libro
è composto da quattro parti, come da quattro pilastri, che hanno per titolo: il
sacerdozio creazione dell'Amore Infinito, le virtù sacerdotali di Cristo,
l'amore di Cristo per i suoi sacerdoti, elevazioni sull'Amore Infinito e il
sacerdozio. In particolare l'ultima parte, certamente la più originale e
teologicamente eccellente, è come un grande invito a tutti i sacerdoti a
contemplare l'Amore Infinito e a tuffarsi in questo oceano di amore da cui il
sacerdozio è nato per attingere nuovo entusiasmo e slancio nel ministero.
Lo sguardo su Cristo aiuta ad avere i suoi stessi sentimenti,
soprattutto la sua carità. Il libro incoraggia a realizzare il ministero
sacerdotale come un "compito di amore" (l'espressione è di
sant'Agostino). Infatti, attraverso la carità pastorale, il sacerdote imita
Cristo nella sua donazione e, immergendosi nella storia della sua gente, la
educa ai valori evangelici, soprattutto al comandamento dell'amore e
all'impegno della solidarietà.
Quando il libro fu stampato, pochissime persone conoscevano il nome
dell'autore. Si credeva che fosse stato scritto da padre Charrier (a lui
giungevano da varie parti messaggi di congratulazione) e madre Luisa
Margherita, con molta umiltà, mantenne sempre a questo riguardo uno scrupoloso
silenzio. Era il messaggio contenuto che a lei interessava, non la sua persona.
Un quadro pieno di maestà e di tenerezza
Suor Luisa Margherita amava disegnare e dipingere. Ciò che la rende
famosa è il quadro di Gesù Misericordioso, che fu realizzato su ordine del
direttore spirituale, dopo che ella gli aveva confidato di averlo visto in
visione.[7]
L'esecuzione del lavoro avvenne tra la fine del 1902 e il 1903.[8]
La raffigurazione si stacca dalla moda corrente. Gesù ha il volto pieno di
maestà e di tenerezza. Con la mano sanguinante squarcia la sua tunica, quasi a
forma di cuore all’altezza del petto, perché si veda la ferita del costate
grondante sangue: è la porta della Misericordia! Infatti, sul capo di Gesù è
posta la scritta “Misericordiam volo”
(Mt 3,17).
È come sostare ai bordi di un immenso abisso:
«Attraverso
la larga apertura fattagli dalla lancia, guardiamo in questo abisso della
Carità divina, cerchiamo di sondarne la profondità. Ma no, l’anima è colta da
vertigine davanti a questa voragine d’amore; bisogna chiudere gli occhi,
abbandonare ogni appoggio e lasciarsi cadere, cadere senza fine in queste
divine profondità, senza cercare di comprendere, senza volere spiegazioni. L’Amore
non si spiega! Lo si desidera, lo si vuole, lo si sente, lo si gusta, ci si
inebria, lo si vive, se ne muore, non lo si conosce! » [9]
I sacerdoti sono i primi chiamati a fare esperienza dell’amore di
Cristo che sorpassa ogni conoscenza (Cf. Ef
3,19). Suor Luisa Margherita scrive:
«Perché
possano spandere l’amore, essi devono esserne ricolmi, ed è nel cuore di Gesù
che debbono attingerlo»[10]
Così il loro ministero sarà convinto annuncio, feconda celebrazione e
gioiosa testimonianza della Misericordia.
Una preghiera diffusa in tutto il mondo
Nel dicembre 1903 la
superiora diede l’incarico a suor Luisa Margherita di scrivere una lettera a
padre Charrier per porgergli gli auguri per il nuovo anno. Essa ubbidì, ma
chiese anche l’autorizzazione di potervi accludere un foglietto su cui era
scritta una preghiera a Gesù pontefice eterno. La superiora dopo alcuni
tentennamenti acconsentì. Padre Charrier, dopo aver ricevuto la lettera,
rispose a suor Luisa Margherita in data 25 dicembre. Tra l’altro domandava:
«Ho molto gradito la preghiera che mi ha inviata.
L’utilizzerò, ma forse prima la modificherò. Avrei gradito sapere se l’ha
composta lei, oppure se le è stata ispirata da nostro Signore. In ogni modo
risponde bene al desiderio che avevo di comporne una simile».[11]
La preghiera
tuttavia non fu mai modificata da padre Charrier e rimase sempre come era stata
composta da suor Luisa Margherita. Il testo è il seguente:
«O Gesù, Pontefice eterno,
divino Sacrificatore, tu che, in uno slancio incomparabile d’amore per gli
uomini tuoi fratelli, hai fatto sgorgare dal tuo Sacro Cuore il sacerdozio
cristiano, degnati di continuare a versare nei tuoi sacerdoti le onde
vivificanti dell’Amore Infinito. Vivi in essi, trasformali in te, rendili per
mezzo della tua grazia gli strumenti delle tue misericordie; opera in essi e
per essi fa che, dopo essersi rivestiti di te, per mezzo della fedele
imitazione delle tue adorabili virtù, essi facciano in tuo nome e per la forza
del tuo Spirito, le opere che hai compiuto tu stesso per la salvezza del mondo.
O divin Redentore delle anime,
vedi quanto è grande la moltitudine di quelli che dormono ancora nelle tenebre
dell’errore; conta il numero di quelle pecorelle infedeli che camminano
sull’orlo del precipizio; considera la folla dei poveri, degli affamati, degli
ignoranti e dei deboli che gemono nell’abbandono. Ritorna a noi per mezzo dei
tuoi sacerdoti; vivi o buon Gesù in essi, opera per essi e passa di nuovo in
mezzo al mondo insegnando, perdonando, consolando, sacrificando, riannodando i
sacri vincoli dell’amore fra il cuore di Dio e il cuore dell’uomo. Amen».
Questa preghiera
ebbe in breve tempo una diffusione straordinaria. Lo stesso padre Charrier (che
insieme alla superiora ne conosceva l’origine) e le varie Visitazioni (che
credevano la preghiera composta dal padre) si impegnarono a diffonderla in
molte Nazioni. In particolare padre Charrier, con l’aiuto di benefattori, ne
sostenne le spese di stampa e di diffusione
Dal 1905 sino ad
oggi la preghiera fu continuamente stampata e diffusa nel mondo. È stata
tradotta in 22 lingue. Un vero record di universalità. Un’umilissima origine e
un’amplissima diffusione.
Durante il suo
pontificato, Pio X intervenne più volte a richiamare il clero all’obbligo di
tendere alla santità. Nel 1904 – XIII centenario della morte di san Gregorio
Magno – con l’enciclica Jucunda sane
tracciò la figura ideale del pastore in base alla Regula pastoralis del grande pontefice. Con l’enciclica Pieni l’animo del 28 luglio 1906
chiedeva che la formazione impartita nei seminari mirasse primariamente a
formare ministri di Cristo e non a carriere civili; tutto doveva poggiare sul
fondamento dell’obbedienza e della docilità al magistero. Ma soprattutto con
l’enciclica Haerent animo – nel 1908,
in occasione del 50° della sua ordinazione sacerdotale – presentò un programma
di perfezione e di santità. Sino al Concilio Vaticano II questo documento restò
il punto di riferimento della spiritualità che deve contrassegnare la vita del
presbitero. Non stupisce che madre Luisa Margherita, nel leggerla e meditarla,
abbia esclamato: «Questa lettera di Pio X
mi ha colmata di gioia»[12].
C’era una perfetta sintonia
tra il contenuto dell’enciclica e la missione che la suora si sentiva impegnata
a realizzare.
Un'Opera per i sacerdoti
Ma che cos'è quest'Opera di cui suor Luisa Margherita riceve le prime
indicazioni e di cui in seguito parlerà tante volte nei suoi scritti? È
innanzitutto un'Opera che il Signore stesso realizza attraverso il ministero
dei sacerdoti:
«Ho
bisogno di loro per compiere la mia Opera!» [13].
Dunque, prima ancora che un'Opera fatta con mezzi umani è uno sguardo
sul progetto di salvezza che Dio ha sul mondo. Solo in un secondo momento
l'Opera è intesa come risposta di amore del sacerdote nello sforzo di
riprodurre in sé l'immagine di Cristo e compiere ciò che lui ha detto e ha
fatto.
In una nota del suo Diario che risale a novembre 1902, essa
precisa il suo pensiero circa la natura, il fine e i mezzi dell’Opera:
«Il primo desiderio di Gesù
è la salvezza delle anime; risollevare il mondo per mezzo dell'amore, stabilire
il regno dell'Amore Infinito su tutta la terra. Il suo secondo desiderio è di
servirsi dei sacerdoti in questo grande lavoro, fare di essi ausiliari attivi e
per mezzo di loro agire sulle anime e sul mondo. Il terzo desiderio è, mi pare,
un'opera che raggruppi e prepari i sacerdoti e li santifichi per questa grande
missione…»[14]
La nota prosegue, poi, indicando gli aspetti organizzativi
dell'Opera, come le riunioni e i compiti dei responsabili. Quando parla della
parte organizzativa, suor Luisa Margherita la presenta come espressione del suo
modo di sentire e di vedere il problema, senza mai assolutizzare quanto
propone: è l'aspetto più debole e più soggetto al mutare dei tempi. Mentre
invece insiste, su ciò che a lei pare fondamentale: l’Opera si realizza
diffondendo, con la predicazione e le opere, la conoscenza dell'Amore Infinito
e la Misericordia. Vi è, poi, un invito pressante rivolto ai sacerdoti perché
cerchino e trovino modi e forme per incontrarsi tra di loro. L’Opera, infatti,
ha questa finalità: incoraggiarli e sostenerli nel cammino di santità,
aiutandoli a "unirsi tra di
loro", ad "agire con uno
stesso spirito" e a "potenziare
l'azione per mezzo dell'unione".[15]
I sacerdoti incontrandosi si impegnano nello studio della persona di Cristo,
cercano di conformare la propria vita alle sue virtù sacerdotali e tendono a
realizzare una autentica fraternità. Il ritrovarsi insieme è, dunque, non
soltanto finalizzato alla preghiera, ma alla "unione e cooperazione nelle opere", cioè lavorare uniti attorno a un progetto
pastorale, pensato insieme e realizzato comunitariamente. È perciò di attualità la raccomandazione che
la suora fa ai sacerdoti "ad
aiutarsi reciprocamente, senza mai ostacolarsi a vicenda"; "ad essere uniti tra loro per il bene,
formando un cuor solo e un'anima sola, senza mai frapporsi vicendevolmente
degli ostacoli nelle loro opere".[16]
Mai come in questi ultimi decenni troviamo nel Magistero tanta insistenza
perché si valorizzino all'interno del presbiterio gli incontri di preghiera, di
studio e di programmazione pastorale, come momenti e mezzi privilegiati di
formazione permanente. Meraviglia quindi che una suora, molto tempo prima,
abbia indicato sentieri e percorsi non ancora aperti.
Il richiamo più volte portato alla diocesi, cioè alla Chiesa particolare,
come luogo d'incontro, ci obbliga a fare un riferimento esplicito al
presbiterio diocesano, del quale fanno parte, peraltro, anche i religiosi presbiteri.
Nel presbiterio il sacerdote vive la comunione con il vescovo e con gli altri
confratelli. È l'unione fraterna "intensa",
come afferma suor Luisa Margherita, che rende visibile la comunione e prepara
un'azione pastorale efficace e incisiva.
L'Opera e lo
spirito di famiglia
All'inizio dell'anno
1904 incontriamo nel Diario una nota sull'amore della Trinità per il
sacerdote e sulla sua chiamata alla santità:
«Oh, quanto è amato da Dio il
sacerdote santo! Se lo sapesse, credo che non ne potrebbe sopportare la
dolcezza».[17]
Durante l'anno suor Luisa Margherita sente, più volte,
l'invito a dedicare la sua vita al sacerdozio. Annota sempre quanto le pare
intendere:
«Allora
il Signore mi ha fatto vedere la grandezza del sacerdote in un modo che non
posso esprimere, poi ha aggiunto: "Voglio che tu ravviva nel mondo il
rispetto dovuto al sacerdozio! "».[18].
Poi, nel Diario, alla data "settembre 1904" c'è una
pagina molto bella sulla vita comunitaria tra sacerdoti, in cui consiste
appunto lo scopo dell'Opera. È questa una delle urgenze più impellenti della
Chiesa di oggi:
«Nella
Chiesa primitiva i sacerdoti si riunivano intorno al loro vescovo, vivevano,
per quanto era loro possibile, nella stessa casa formando con lui una sola
famiglia di cui egli era il padre… Lo spirito del mondo che cerca
incessantemente di rompere i legami della carità per poter più facilmente
distruggere, ha portato a poco a poco ad un grande isolamento; lo spirito di famiglia è in parte
scomparso; non è più vivo nel
Corpo Sacerdotale come lo era nei primi tempi della Chiesa. Ed è ciò che Gesù
vuole rianimare. Egli vorrebbe che questo spirito di unione esistesse fra tutti
i fedeli, ma innanzitutto lo vuol vedere regnare nel suo Sacerdozio».
E aggiunge:
«L’Opera
ha appunto questo scopo. Essa servirà, dice Gesù, a far circolare in tutto il
Corpo Sacerdotale uno stesso spirito, a consolidare una più completa uniformità
di vedute, un più adeguato movimento di azione» [19].
È certamente una annotazione di ampio respiro che tocca punti
nevralgici della vita sacerdotale di ogni tempo e cioè l'unità dei presbiteri
con il proprio vescovo e dei presbiteri tra di loro. Il Concilio Vaticano Il,
nella Presbyterorum Ordinis, ha ribadito con forza questa esigenza:
«L’unione
tra i presbiteri e i vescovi è particolarmente necessaria ai nostri giorni.
Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria
missione se agisce da solo e per proprio conto, senza mai unire le proprie
forze a quelle degli altri presbiteri sotto la guida del vescovo»[20].
Questa unità è richiesta dalla legge della reciprocità dell'amore: i
sacerdoti riconoscano nel vescovo il loro padre; il vescovo consideri i suoi
sacerdoti come figli e amici (“ut filios
et amicos habentes”)[21].
Realizzare l'unità è il fine dell'Opera
Qui comprendiamo quanto sia riduttivo equiparare l'Opera a
un'associazione, sia pure ampia e diffusa nel mondo. Compito fondamentale
dell'Opera è, dunque, aiutare i sacerdoti a crescere nella comunione e
nell'unità. Tante pagine del Diario di suor Luisa Margherita possono
essere lette, oggi, come profezia di quanto è maturato nella Chiesa dopo il
Concilio.
Nell’esortazione apostolica Pastores
dabo vobis c’è questa sottolineatura:
“La fisionomia del
presbiterio è, dunque, quella di una vera famiglia, di una fraternità, i cui
legami non sono dalla carne e dal sangue, ma sono dalla grazia dell’Ordine…”[22]
È un’autorevole conferma ai messaggi ricevuti da suor Luisa
Margherita sulla vita e sul ministero dei sacerdoti.
Se il chicco di grano non
muore
Nel 1906, la
Visitazione di Romans, come tante altre Congregazioni religiose, a causa di
leggi eversive, fu costretta a lasciare la Francia e cercare asilo in Italia.
Dal 1907 al 1913, per due trienni, madre Luisa Margherita rivestì il compito di
Superiora. Dopo un breve periodo trascorso a Revigliasco (paese vicino a
Torino), la comunità approdò in diocesi di Ivrea, a Mazzè, accolta con premura
dal vescovo mons. Matteo Filippello. Nei colloqui con madre Luisa Margherita il
vescovo vide un segno del Signore, poiché anche lui stava pensando di fare
qualcosa per promuovere la santificazione dei sacerdoti.
Allo scadere del
doppio triennio di superiorato, in mezzo a molte tribolazioni, lo stesso
vescovo consigliò a madre Luisa Margherita di recarsi a Roma per sottoporre
alle Congregazioni Romane i suoi scritti e i suoi progetti. Fu un viaggio
segnato dalla speranza, ma anche accompagnato da dolore e sofferenza (era
accusata di essere ribelle e disobbediente). Nei colloqui avuti, in particolare
con la Congregazione dei Religiosi, le venne suggerito di fondare una
Visitazione come sostegno spirituale dell’Opera che il Signore le aveva
ispirato. Era il sogno che si avverava dopo anni di attesa. Mons. Filippello
condivise questo progetto e la casa fu aperta a Vische, un ridente paese della
diocesi, il 19 marzo 1914, perché diventasse oasi di preghiera per la
santificazione dei sacerdoti.
In verità madre
Luisa Margherita ha sempre coltivato questo desiderio: che nascesse una casa della
Visitazione tutta dedita alla preghiera per la Chiesa e il sacerdozio. Occorre
ricordare che uno dei primi obiettivi del ministero episcopale di San Francesco
di Sales fu la riforma e la santificazione del clero, che egli cercò di
realizzare attraverso i Sinodi, gli incontri di formazione e le visite
pastorali. La sua stessa vita era “Vangelo
vivente” (secondo la felice espressione di San Vincenzo de Paoli), e
modello di ministero pastorale animato dalla carità[23]
. Non stupisce che quest’ansia apostolica egli l’abbia comunicata alle figlie
della Visitazione, invitandole “ad
onorare molto il sacerdozio”[24].
Madre Luisa
Margherita morì a Vische il 14 maggio 1915. Ma le incomprensioni circa la nuova
fondazione non si assopirono. Per superarle, la Congregazione dei Religiosi
suggerì a Mons. Filippello di dare vita ad una nuova famiglia religiosa. Così
il 24 aprile 1918 nacque l ”Istituto
Betania del Sacro Cuore”, Congregazione femminile di vita contemplativa.
Accanto a Betania si sviluppò l’Alleanza
Sacerdotale che raggruppa i sacerdoti che vivono la spiritualità di comunione
che ha la sua sorgente in Dio Amore Infinito. Col passare degli anni, si formò
una Associazione di donne e uomini desiderosa di vivere lo spirito di Betania
col nome di “Amiche e Amici di Betania”.
Per ultimo è fiorito anche un Istituto secolare denominato Missionarie dell’Amore Infinito.
Madre Luisa
Margherita è stata dichiarata venerabile il 25 giugno 2006. L’Opera da lei intravista
è diventata un albero robusto e fecondo. Numerosi presbiteri e vescovi,
appartenenti all’Alleanza Sacerdotale,
sono già stati dichiarati venerabili e beati; di altri è iniziata la causa di
beatificazione. La bontà dell’albero si manifesta dai frutti.[25]
X Pier Giorgio Debernardi
Vescovo
di Pinerolo
[1] Diario, 30 maggio 1902 (L.M. Claret de la Touche, Diario, Tip. Fanton, Torino 1988, Opera Omnia, vol. II)
Nel Diario, madre Luisa Margherita ci ha lasciato le sue riflessioni maturate nel tempo di preghiera, insieme ai messaggi che ella percepiva come provenienti dal Signore. Scrisse anche l’ Autobiografia (dalla nascita fino al 1905) e il Quaderno delle tentazioni perché il suo direttore spirituale, p. Alfredo Charrier, voleva capire meglio questa creatura che gli era stata affidata. Si conserva pure un nutrito Epistolario.
[2] Anche nella vita di santa Margherita M. Alacoque, nel momento della prima apparizione del Sacro Cuore (27 dicembre 1673), ci sono parole e fenomeni che richiamano l’esperienza stessa di suor Luisa Margherita: il cuore di Cristo che vuole riversare il suo amore su tutta l’umanità, il desiderio di manifestare questo amore per mezzo di Margherita Maria, la scelta di una creatura debole e fragile per trasmettere le ricchezze del suo amore; c’è poi un fenomeno di natura mistica, il cambio dei cuori accompagnato da un dolore al costato che in questa suora perdurò per tutta la vita.
[3] Diario, 6-13, 25 giugno 1902
[4] Diario, pp. 7-8
[5] Il libro ebbe ampia diffusione. Fu stampato in 14 lingue
[6] Cf. Ch. Heris, Dans la lumière de l’Amour Infini, Ed. du Cerf, Parigi 1964 p. 339
[7] Cf. M. Reynaud, Memoriale, p. 379
[8] Questo quadro si trova ora nella cappella di Betania del S. Cuore a Vische
[9] Diario, dopo la nota 28 ottobre 1901
[10] Diario, 12 giugno 1902
[11] Lettera di padre A. Charrier a suor Luisa Margherita, 25 dicembre 1903
[12] Lettera di suor Luisa Margherita a padre A. Charrier, 18 settembre 1908
[13] Diario, 10 giugno 1902
[14] Diario, novembre 1902
[15] Diario 13 giugno 1902
[16] Diario, dopo la nota di novembre 1902
[17] Diario, 10 febbraio 1904
[18] Diario, 11 marzo 1904;
[19] Diario, settembre 1904 (dopo la nota del 21 settembre)
[20] Concilio Ecumenico Vaticano II, Presbiterorum ordinis, n. 7. Cf. pure n. 10
[21] Concilio Ecumenico Vaticano II, Christus Dominus , n. 16
[22] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 74
[23] Cf. E.J.Lajeunie, Saint
François de Sales, II, Ed. Guy Victor, Parigi 1966, pp. 9-45
[24] Francesco di Sales, Trattenimento XV, n. 14
[25] Essi sono: Beato Josaphat Kocylowskyj, Vescovo di Leopoli e martire; Beato Giacinto Andrea Longhin, Vescovo di Treviso; Beato Secondo Pollo, Sacerdote e Direttore spirituale del Seminario di Vercelli, Cappellano militare durante la seconda guerra mondiale; Beato Luigi Boccardo, Sacerdote e Fondatore delle suore “Figlie di Gesù Redentore”.
Venerabile Oreste Fontanella, Sacerdote e Direttore spirituale del Seminario di Biella; Venerabile Gaetano Tantalo, Parroco di Tagliacozzo (AQ); Venerabile Vincenzo Morinello, Sacerdote e Fondatore delle “Suore dei poveri di S. Vincenzo de’ Paoli.
Servo di Dio Andrea Szeptyckyj, Metropolita di Leopoli (Ucraina); Servo di Dio Cirillo Zohrabian, Vescovo Armeno; Servo di Dio Luigi Santa, Vicario Apostolico di Gimma e poi Vescovo di Rimini; Servo di Dio Giuseppe Quadrio, Sacerdote Salesiano e Docente presso il Pontificio Ateneo Salesiano;