CONCEPCIÓN
CABRERA DE ARMIDA, MATERNITA’
SPIRITUALE NEI CONFRONTI DEI SACERDOTI
Dati biografici di una maternità spirituale:
La Venerabile Concepción
Cabrera de Armida, nacque a San Luis Potosí, Messico (1862) e morì a Città del
Messico (!937). Moglie di Francisco Armida (1884-1901) con lui ebbe nove figli.
Fu modello di sposa e di madre. Conosciuta familiarmente come “Conchita”.
Durante gli Esercizi
Spirituali del 1889, ricevette una forte ispirazione che per tutta la vita
lasciò in lei una impronta indelebile: ”La tua missione è di salvare anime”.
Fondò, suscitò le “Opere della Croce”: “L’Apostolato della Croce” (1894), “Le
Religiose della Croce del S. Cuore di Gesù” (1897), “L’Alleanza d’Amore con il
S.Cuore di Gesù” (1909), “La Fraternità Sacerdotale” (1912). Nel 1914 cooperò
con il Venerabile P. Félix de Jesùs Rouger alla fondazione dei Missionari dello
Spirito Santo. Fra quelli che l’aiutarono con i loro consigli spirituali,
bisogna ricordare il Servo di Dio P. Antonio Plancarte y Labastida (che guidò i
suoi primi Esercizi Spirituali), il P. Alberto Cuzcó y Mir, SJ, il Venerabile
P. Félix de Jesùs Rouger , il Venerabile Mons. Ramón
Ibarra y González e il Servo di Dio, Mons. Luis M. Martínez. Tra
gli innumerevoli studi sulla sua vita e i suoi scritti, bisogna fare risaltare
quelli di due grandi scrittori teologi: P. Michel M. Philipon, OP, e P. Juan
Gutiérrez, MSpS.
Sono 46 le sue opere
pubblicate. I suoi manoscritti sono raccolti in 158 volumi. Il suo Diario
Spirituale, oppure “Cuenta de Conciencia”, abbraccia 40 anni della sua vita. I
contenuti di questi scritti, pubblicati e non, riflettono sempre l’amore
appassionato per Cristo e per farlo amare e conoscere.
Nei suoi scritti emergono i
temi seguenti: la vita trinitaria partecipata, l’esperienza cristiana di Dio,
l’amore per Dio, la Croce, il Cuore di Gesù, la vita secondo lo Spirito Santo,
l’Eucaristia, Maria, la Chiesa, il sacerdozio, la salvezza delle anime. Le sue
esperienze girano intorno all’Incarnazione del Verbo per opera dello Spirito
Santo nel seno di Maria, accentuando gli sposalizi con Cristo fino a condividere con Lui i Suoi stessi
amori (specialmente per le anime e per i sacerdoti). La vita spirituale come
vita trinitaria, configurazione con Cristo e vita nello Spirito Santo sono lo
sviluppo dei doni ricevuti nel Battesimo. Le
sue virtù eroiche furono riconosciute da S. Santità Giovanni Paolo II nel 1999).
Madre spirituale delle
anime, specialmente dei sacerdoti.
Concepción Cabrera de Armida (“Conchita”),
guidata dal Signore, a poco a poco prese coscienza di essere madre delle
anime e in modo speciale, madre
spirituale dei sacerdoti. Questi grandi desideri, suscitati nel suo cuore dal
Signore, sarebbero divenuti una vita di sintonia sponsale con Lui,
condividendone la stessa oblazione sacerdotale.
La sua maternità spirituale
si orientò inizialmente verso la salvezza e santificazione di tutti i redenti,
come il Signore le aveva suggerito: “Tu mi darai molte anime” (CC 1, 151 - 152); “tu salverai molte anime” (CC 4, 279, 24 ottobre 1894); “migliaia di anime passeranno
attraverso le tue mani per offrirmele” (CC 11, 93, 25 giugno 1899); “molte
anime trarranno profitto dalle grazie
che ti ho dato” (CC 19, 322, 23 dicembre 1903); “ama le anime perché Io le amo”
(CC 27, 166, 15 maggio 1907).
Conchita non è centrata in
se stessa, ma piuttosto negli altri, a imitazione dell’amore di Cristo. L’amore
per le anime andò concretandosi nel desiderio della santificazione dei
sacerdoti: “Sei destinata per la santificazione delle anime, molto particolarmente
per quelle dei sacerdoti” (CC 18, 221, 29 giugno 1903).
Questo amore di Cristo per
le anime e in modo speciale per i sacerdoti si riflette particolarmente
nell’amore materno di Maria che sarà modello per Conchita: “Perché sei madre
(dice Gesù a Conchita) con un riflesso di Maria, [sei] misticamente mia e dei
miei sacerdoti” (CC 50, 176, 6 gennaio 1928). Perciò, nel cuore di Conchita
dovrà riflettersi la tenerezza materna che Cristo trovò in Maria: “Dunque,
questa tenerezza materna proveniente da quella di Maria, la vengo a cercare nel
tuo cuore di Madre e nel cuore dei tuoi [figli]” (CC 49, 95 6 ottobre 1927). Da
qui verrà a Conchita la necessità di imitare Maria nella sua generosa fedeltà e
nella immolazione con Cristo: “Madre mia, Vergine santa, dammi il tuo Cuore e i
tuoi battiti per sapere amare Gesù” (CC 49, 218, 26 ottobre 1927).
L’amore materno di Maria
per i sacerdoti proviene dall’unione e identificazione dei sacerdoti con Cristo
come “altri Gesù”: “Per questo Maria è più Madre dei sacerdoti perché insieme a
Me, sta quella fibra sacerdotale unita alla mia natura umana divinizzata, nel
suo seno immacolato. Per questo Maria ha molto di sacerdotale e per questo al
momento dell’Incarnazione del Verbo nel suo grembo purissimo, Maria cerca per giustizia
il suo Gesù, in ogni Sacerdote, concepito insieme a Me nel suo grembo
verginale” (CC 50,172, 6 gennaio 1928).
Cristo ha comunicato alla
Chiesa questo stesso amore, Per questo, la vita di Conchita sarà una
immolazione continua a favore della Chiesa: “Sacrificati per la Chiesa… Voglio
che sia vittima per la Chiesa” (CC 10, 194- 195, 27 maggio 1898). “Infatti, il
mio primo amore, dopo quello del Padre mio, è Maria e, dopo i miei sacerdoti,
la mia Chiesa e in essa le anime. Questi sono i miei amori e in questi
immensi amori, ci sono anche i miei dolori” (CC 49, 91 - 92, 6 ottobre
1927).
L’amore di Cristo per i
suoi sacerdoti si capisce a partire dall’Incarnazione del Verbo, come partecipi
in modo speciale, dello stesso sacerdozio di Cristo: “Il [Padre] col suo sguardo
amoroso di infinita tenerezza, pose in Me, il suo Verbo, la sua intelligenza o
intelletto, la sua potenza, il suo amore e in quello sguardo eterno che Io
capii e sentii, germinarono i Sacerdoti nel Sacerdote” (CC 51, 32, 26 febbraio
1928).
Dall’amore di Cristo per il Padre nello Spirito
Santo e dal suo amore per Maria e per la Chiesa, nasce, dunque l’amore speciale
per i sacerdoti. “Io amo i ministri della mia Chiesa come la pupilla dei miei
occhi e perciò mi danno dolore le offese fatte a ciò che amo di più e che loro
dovrebbero amare” (CC 35, 106 - 107, 26 febbraio 1911). “I miei sacerdoti sulla
terra, dopo Maria, sono l’opera perfetta del Padre perché sono il riflesso del
suo Unico Figlio… Il Padre, nella
moltitudine dei sacerdoti, vede solamente un Sacerdote, vede solamente
Me nei sacerdoti semplificati in Me” (CC 50, 388, 15 febbraio 1927). Di questo
amore per i suoi sacerdoti, Cristo vuole contagiare Conchita affinché si senta
madre spirituale Sua: “I dolori intimi del mio Cuore… sono l’origine e la culla
del sacerdozio e saranno sempre la sorgente delle vocazioni… Niente di più
intimo nel mio Cuore come i miei sacerdoti” (CC 54, 128, 24 novembre 1929).
La vita di Conchita, dunque
e un riassunto di questi amori di Cristo, a modo di partecipazione spirituale
nella realtà di Cristo, Verbo Incarnato; “Nel realizzarsi l’Incarnazione
mistica nel tuo cuore, lo Spirito Santo, in virtù della fecondità del Padre,
pose nella tua anima il Verbo e con Lui, figlia, anche i suoi sacerdoti” (CC
50, 176, 6 gennaio 1927).
La vita di Conchita è
consacrata alla santificazione dei sacerdoti, come conseguenza della
partecipazione alle esperienze e agli amori di Cristo Sacerdote. Questo è
l’incarico ricevuto dal Signore: “attraverso di te, molti sacerdoti si
infiammeranno dell’amore e del dolore” (CC 18, 221, 29 giugno 1903). “Molte
volte ti ho chiesto di sacrificarti per loro, di riceverli come tuoi, in virtù
del riflesso di Maria in te” (CC 50, 156).
Peculiarità di questa
maternità spirituale di Conchita nei confronti dei sacerdoti.
La vita spirituale di Conchita è tutta
sacerdotale. Lei vive degli amori di Cristo Sacerdote o del suo Cuore. È lo
stesso Signore a contagiarla con l’amore per i sacerdoti, spiegandole, nello
stesso tempo, la ragione di essere del sacerdote ministro e del suo processo di trasformazione in
Cristo e della sua esigenza di santità.
Il suo “destino” è dunque
quello di diventare vittima a favore della santificazione dei sacerdoti (cfr.
Vida 4, 257- 258; CC 18, 221, 29 giugno 1903). È una specie di maternità
spirituale a imitazione della maternità di Maria (CC 50, 176, 6 gennaio 1927). Perciò ha il
desiderio che tutti i sacerdoti ardano dello zelo apostolico (CC 49, 16-
23 febbraio 1907), vuole portare su di sé i loro peccati (CC 1, 498. 1893),
seguendo le indicazioni di Gesù (CC 1, 514, 24 giugno 1894). Conchita
offre la sua vita affinché ci siano sacerdoti santi (CC 21, 475, 8 dicembre
1905) e il suo più ardente desidero è quello di dare a Cristo molti sacerdoti
santi per consolarlo (CC 53, 38, 29 novembre 1928).
Lei a poco a poco prese
coscienza della sua maternità spirituale nei confronti dei sacerdoti, guidata
dalle indicazioni del Signore: “Tu sarai una madre spirituale nascosta… la tua
missione è tutta di croce e tutta nascosta”. (CC 7, 268, 14 agosto 1896). La sua risposta fu immediata e
generosa nel pregare e offrirsi per i sacerdoti: “Ti offro, o mio amatissimo
Gesù attraverso il Purissimo Cuore di Maria, tutti i miei atti, senza
eccezione, per la tua maggiore gloria, per la santificazione dei Sacerdoti, per
la salvezza e maggiore perfezione delle anime” (CC 18,179, 14 giugno 1903).
È una conseguenza
dell’amore di predilezione di Cristo per i suoi sacerdoti: “Ti voglio per Me,
per i miei sacerdoti e per le anime. Ti voglio per la Chiesa e per il cielo; ti
voglio per il Padre e per lo Spirito Santo… Per questo amore di singolare e di
infinita predilezione, ti ho scelto come canale delle mie grazie. E quale
grazie!, grazie sacerdotali sgorgate dall’intimo del mio Cuore d’amore” (CC 54,
243 – 244, 27 novembre 1929).
Lei sarà il canale e
contenitore delle grazie sacerdotale: “Ti ho resa, non solo canale, ma contenitore
di queste grazie di salvezza, inebrianti e purificatrice dei miei sacerdoti. Ti
ho resa riflesso della mia Purezza… Ti ho fatto diventare l’eco dei miei amori
e dei miei dolori; ho ampliato la tua anima perché ricevessi in essa quello che
amo di più sulla terra, i miei sacerdoti, ho condiviso con te i dolori
intimi del mio Cuore amoroso, ora ti ho
reso depositaria delle grazie per i miei sacerdoti e ho posto nella tua anima i
santi e fecondi germi delle vocazioni del cielo” (CC 54, 244 - 247, novembre
1929).
Obiettivo principale: la
santificazione dei sacerdoti:
In questa maternità spicca l’aspetto spirituale
di santificazione: “Tu sei destinata alla santificazione delle anime e molto
specialmente a quella dei sacerdoti… Verrà una pleiade di sacerdoti santi i quali incendieranno, in
modo speciale, il mondo con il fuoco della Croce ” (CC 18, 221, 29
giugno 1903). Conchita sarà strumento di grazie: “Tu devi salvare molte anime,
figlia, portarle alla perfezione, attirare vocazioni, ottenere molte celestiali
grazie per i sacerdoti ma con questo mezzo che ti è stato dato, cioè, per mezzo
del Verbo con lo Spirito Santo” (CC 39, 269, giugno 1914).
Questa è l’intenzione sottolineata dal Signore:
“Ho bisogno di Sacerdoti santi, che nelle mani dello Spirito Santo, saranno una
grande leva per sollevare il mondo materializzato e sensuale. Forza, figlia,
aiutami a che questo desiderio si compia. C’è bisogno di una crociata per
salvare i sacerdoti cattivi, bisogna santificarli, attivando il loro zelo e
accendendo in loro l’amore divino. Ma chi può fare questo se non lo Spirito
Santo e quelli che sono suoi? Gran parte dei castighi che sono stato costretto
a mandare sul mondo, sono stati a causa dei peccati dei Sacerdoti; che cessino,
che regni lo Spirito Santo nelle anime scelte e il mondo reagirà a mio favore”
(CC 43, 136, settembre 1921). “Non vedi che devono essere un riflesso del Padre
mio, una Mia perfetta imitazione, altri Gesù? Insisto e insisterò su questo
punto capitale della tua missione sulla terra: i sacerdoti” (CC 53, 369 – 371,
novembre 1928).
È una partecipazione della
maternità della Chiesa e sintonia con gli amori di Cristo:
La maternità spirituale è nel contesto
dell’amore per la Chiesa, condividendo con essa questa maternità: “Estendi ai
vescovi e ai sacerdoti e alla Chiesa
intera, che è anche Madre e ha viscere materne, questo amore materno benché
nascosto, ma sempre attivo nella tua anima. Unisciti ai suoi dolori nei suoi
figli scelti per l’altare, e estendi il tuo zelo e i tuoi sacrifici, offrendoli
a favore di questa porzione prediletta che è una fibra palpitante del mio
Cuore. Devi dar alla mia Chiesa molti figli, devi acquistare con i tuoi
martirii materni e con le tue lacrime la rigenerazione e la perfezione di
molti. Aiutami, figlia” (CC 49, 12 settembre 1927).
Conchita appartiene ai sacerdoti perché
appartiene a Cristo in modo sponsale: “Allora, perché appartieni ai sacerdoti
che formano la Chiesa; perché hai il dovere ineludibile di sacrificarti per
loro; perché devi aiutare la Chiesa, anche se segretamente e appartenere a lei
a pieno titolo? Poiché sei sua, poiché sei nata per servirla in molti modi. O
quale bellissima ed elevata missione
hai avuto in sorte! O piuttosto, quanto gratuitamente, dall’eternità ti
scelse la mia bontà per adoperarti al suo servizio!” (CC 49, 387, dicembre
1927).
Questa maternità fa suoi
anche i difetti per chiedere questo rinnovamento: “Appartieni ai sacerdoti,
perché devi portare su di te i peccati, le infedeltà e le miserie dei
sacerdoti, per espiarli. Ti ho voluta unita a Me in questa forma di speciale
predilezione, perché mi consoli in ciò che più mi ferisce, per dare valore e
fare brillare ciò che amo di più nel
mondo: i miei sacerdoti (CC 52, 378 – 379, novembre 1928).
In questo senso, Conchita
sarà l’espressione di Gesù per i sacerdoti: “Questa è la tua missione, essere
Gesù per loro, e sai perfettamente come fui e come sono Io. Che Concha
finisca e rimanga Io in te, vivendo, operando e soffrendo a loro favore.
Nascosta come il mio stesso Cuore, con tutto il profumo della tua anima
solamente mio. Occorre una vita più interiore d’intimità con Me; se la mia
bontà ti tolse tutti i tuoi figli è perché Io voglio prendere il posto di tutti
nel tuo cuore. Amali, servili, ma prima Io, Io sempre in loro; Io sempre al di
sopra di tutti loro, i figli naturali e
quelli spirituali” (CC 54, 241, novembre 1929).
È una conseguenza
dell’intimità con Cristo:
Dalla sintonia con gli
amori di Cristo deriva una intimità con Lui, per condividere il suo amore per i
sacerdoti: “È amore di predilezione infinita: Guarda, avvicinati, dimmi
che tu mi ami per te e per tutti i sacerdoti del mondo, perché ho bisogno di
crederlo, gioisco nel saperlo. Dimmi che mi ami con la tenerezza di tutti i
cuori sacerdotali, che mi adori, che mi offri al Padre trasformata in Me. Dimmi
che in ogni sacerdote ci sarai tu, perché ci sono Io, che supplirai in queste
anime, il loro amore e i loro sacrifici. Dimmi che ti immolerai insieme a me in
tutte le patene, che il tuo sangue unito al Mio, sarà in tutti i calici, e la
tua immolazione in tutte le Messe. E posso dirtelo? Oggi sì te lo dico in
questo sfogo divorante d’amore” (CC 54, 250 – 251, novembre 1929)
È tutto un programma di
vita: “Desidero che tu stia in tutti i sacerdoti come ci sto Io, con la fibra
paterna del Padre perché sei madre: nella sostanza delle loro vocazioni, nei
loro cuori santi o traditori; sull’altare e nel fango, (senza macchiarti, nella
mia Luce, perché la luce non si macchia), ma partecipando in questo senso dei
miei amori e dei miei dolori. Desidero il tuo fervore nel loro, i tuoi martirii
nella freddezza, tiepidezza e ingratitudine di quelli sleali. Ti desidero con
Me in tutti i cuori sacerdotali che sono quelli nei quali più gioisco e nei
quali più soffro. Uno stesso fuoco brucerà i due cuori, come incenso fragrante
di mirra che salga fino al Cuore del Padre. Pensa che tu non sei solo madre ma
anche, in unione con Me, altare, sacerdote e vittima. Ti desidero anima
sacerdotale per impetrare e per espiare; per offrirmi al Padre e, in Me, te in
questa intima unione compenetrativi e trasformante che devi avere. Io e te in
mia unione offriremo al Padre adorato e benedetto tutti i sacerdoti perché
siano uno nell’unità della Trinità” (CC 54, 251 – 252, novembre 1929).
La consacrazione di Conchita a questa maternità,
amore per i sacerdoti unito all’oblazione di Cristo:
La risposta di Conchita è
di piena dedizione o consacrazione a questa maternità in sintonia con il “Sì”
di Maria: “Con che ti pagherò, mio divino Signore i tanti benefici e l’acquazzone
di grazie di questi giorni? Solo con Te stesso e offro Te al Padre
attraverso il Cuore Purissimo di Maria come risarcimento per la tua
misericordia e quanto hai detto dei tuoi sacerdoti che sono miei. Io li
amo, Gesù mio; serviti di me a loro favore come vuoi; amo i buoni e quelli
caduti nel peccato, i tentati e gli esposti [ai pericoli], i passivi e gli
attivi, gli apostati e i santi; e per tutti e per ognuno di loro, eccoti il mio
sangue, il mio cuore, la mia vita e la mia eternità. Essi saranno la mia
preoccupazione costante e tutte le mie immolazioni, unite alle tue, saranno per
la loro santificazione. Mi dono, mi consegno, mi consacro ai sacerdoti perché
questa è la tua sovrana volontà, e termino i miei esercizi amandoti,
benedicendoti, lodandoti, e ripetendoti, con le labbra purissime di Maria e
unita a Lei, queste parole: “Ecco la serva del Signore” (CC 54, 312 – 313,
novembre 1929).
Il Signore andò guidandola
nel suo programma di vita: “Devi aumentare la tua fede e amare Me nei sacerdoti
in tutte le forme che ti ho detto; devi dimenticarti di te ed essere per loro
quello che sei per Me. Porterai il peso che Io porto, nell’intimo della tua
anima, e dividerò con te i miei dolori e i miei aneliti, i miei segreti e le
ferite strazianti che i sacerdoti colpevoli causano nel mio petto” (CC 54, 364
- 366, dicembre 1929).
L’amore di Gesù per
Conchita fa parte dell’amore dello stesso Gesù per i suoi sacerdoti: “Sei mia e
anche il canale delle mie grazie per gli altri. Ma ti voglio ancora di più
perché appartieni ai sacerdoti e per questo, sei più Mia, perché, ognuno di
essi e tutti loro sono uno solo in Me. Ed appartieni ad essi perché sei
Mia e Io te li ho dati, in un modo però da non lasciarti, ma in Me, e sei
in Me. E appunto perché
sei Mia e sei in Me appartieni a loro. Se tu non fossi mia non saresti loro…
Perché, figlia, è una grande ed elevata grazia che i miei sacerdoti siano tuoi
in Me e tu sia anche loro in Me. Io sono il centro e la vita di questo
affinità, di questo tipo di unione, la più pura, la più verginale, la più santa
e divina perché viene da Me… e se essi, i miei sacerdoti, sono Io, allora sono
tuoi, come lo sono e nella maniera e nel modo in cui Io lo sono, con il legame
di santa unione spirituale e pura; ma anche con il colore che ha e deve avere
per te questa unione: il colore della immolazione volontaria che ogni madre (e
ancora di più in questo senso) nei confronti di quelli che sono tuoi” (CC 54, 384
– 385, dicembre 1929).
Il Signore a poco a poco le
spiega il senso di questa maternità, che include la partecipazione
all’oblazione sacerdotale di Cristo: “Questa immolazione, finalità
principale di questa maternità sacerdotale della quale ti sto parlando, è
quella che in unione Mia, Capo di questo Corpo che forma la mia Chiesa nei suoi
sacerdoti, ottiene le grazie di ogni genere, per tutte le necessità che ti ho
elencato. Ma siccome queste grazie, figlia, sono molto fini, direi che hanno
bisogno di più fini martìri partecipati del mio stesso Cuore. Ma a chi posso
parteciparli con maggiore libertà e con la sicurezza che vengano accettati, se
non al cuore di una madre? Solamente il cuore pervaso da questo amore materno è
capace di abbracciare inconcepibili dolori a favore di quelli che sono i suoi
figli; solamente questo purissimo e sviscerato amore accetta e abbraccia
qualunque martirio, se con questo salva o perfeziona o allontana dal pericolo
un figlio. Adesso vedi chiaramente il perché di questa maternità nei confronti
dei sacerdoti, e la sfumatura principale con cui si distingue? È necessaria
questa sorta di amore per ricevere, sopportare e abbracciare volentieri questo
tipo di dolore con il quale si acquistano anche le grazie più fini. Perciò è
necessario che ami i sacerdoti come ami Me” (CC 54, 385-386, dicembre 1929).
È una grazia che segue l’itinerario di una
donazione ogni giorno più grande: “Desidero che questo amore materno cresca, si
ingigantisca e trabocchi a favore dei miei sacerdoti che sono Me. Ma guarda,
darai loro, e anch’Io, solamente quello che trabocchi dalla tua anima, come
quelle fontane o conchiglie che traboccano solo quando sono piene; Io sono così
avido di questo forma d’amore materno che voglio dare solo ciò che trabocca. Ma
appunto per questo (e avendoti fatto conoscere l’immenso e divorante amore che
ho per i miei sacerdoti) capirai quanto deve ingigantirsi il tuo amore per Me
per dare ai sacerdoti, ciò che trabocca “ (CC 54, 388 - 390, dicembre 1929).
La risposta di donazione di
Conchita sarà continua e duratura; “Ho offerto tutto [al Padre], in unione al
mio divino e amatissimo Verbo, a favore dei sacerdoti tanto amati dal Cuore
divino. Appartengo a loro, sono legna per loro e fino all’ultimo dolore e
respiro della mia esistenza, lo renderò come un’offerta a loro favore. O
sublime missione di dolore e di amore che non merito!. Grazie, Dio mio!, in
tutti i sacerdoti vedrò, Te Sommo e primo Sacerdote che voglio amare tanto” (CC
54, 86, aprile 1930). “Sento che non mi accontento solamente di lottare per
santificarmi, ma desidero dare Gesù e in vista di Lui e con Lui, in uno stesso sacrificio, santificare
ciò che Lui ama di più, i suoi sacerdoti amati in tutte le gerarchie, la Chiesa
tutta” (CC 56, 256-269, dicembre 1930).
Gesù la confermò in questa
missione permanente: “Come i miei meriti sono infiniti e duraturi, anche se la
tua memoria si cancellasse dal mondo, i miei meriti rimangono e la tua azione
sacerdotale sulla terra perdurerà nella Chiesa salvando e perfezionando molti
sacerdoti e la tua azione in cielo non terminerà, ma in un altro modo, sempre a
favore dei miei sacerdoti, in vista dell’impetrazione e della carità in mia
unione. La mia azione redentrice e salvatrice non terminerà finché rimanga
anche una sola anima da salvare e la tua azione che è ora di immolazione e poi
d’implorazione non terminerà nemmeno questa. Io sono il padrone delle mie
grazie e delle anime: a te, in vista dei miei alti fini, ti ho scelta per i
miei sacerdoti; e in unione con Maria la tua anima, le impartirà ora che sei in
vita e dopo la tua morte. Non finiranno queste grazie perché costarono i meriti
infiniti del Dio-Uomo; e ciò che è di Dio non finisce mai, non ha fine” (CC 54,
361-364).
Mons. Juan Esquerda
Bifet