Padre Annibale Oggi, 33

Parole sul sacerdozio

Annibale Maria Di Francia

 

 

Introduzione

Un senso di timore riverenziale pervade il mio animo mentre mi accingo, non senza difficoltà, ad introdurre questa piccola antologia di parole e pensieri sul sacerdote ed il sacerdozio, tratti dai numerosi scritti di sant’Annibale Maria Di Francia. Lo faccio con l’atteggiamento devoto del figlio che guarda al proprio padre con rispetto e venerazione, accogliendo dalla sua vita e dai suoi insegnamenti gli elementi essenziali che hanno determinato la sua esistenza umana e sacerdotale, che costituiscono l’ossatura del mio sacerdozio e possono essere fonte, ispirazione e sostegno per i sacerdoti e per coloro che si preparano ad essere tali.

Sono consapevole di trovarmi dinanzi ad un interprete d’eccezione del mistero e del ministero sacerdotale, un uomo di Dio, cosciente della grande dignità del sacerdozio, da lui pienamente vissuto nell’arco di quasi cinquant’anni.

Questo progetto è sollecitato e si inserisce nelle iniziative «spirituali e pastorali utili a far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea», come auspicava Benedetto XVI nel comunicare la sua volontà di indire uno speciale Anno Sacerdotale. Ciò avveniva il 16 marzo 2009. Questa è una data significativa nella Storia Rogazionista e nell’itinerario spirituale e sacerdotale del Di Francia: infatti proprio quel giorno, il 1878, nella chiesa di S. Maria dello Spirito Santo, a Messina, insieme con altri tre diaconi, il ventisettenne Annibale veniva consacrato sacerdote dal suo arcivescovo, il servo di Dio cardinale Giuseppe Guarino.

L’iniziativa si pone inoltre in consonanza ed in continuità con quanto P. Teodoro Tusino, Superiore Generale della Congregazione dei Rogazionisti scriveva il 14 giugno 1949 nella lettera circolare «Il sacerdozio»[1] e la recente pubblicazione della lettera circolare «Sacerdoti secondo il Cuore  di Cristo» che P. Giorgio Nalin, attuale Superiore Generale, ha indirizzato per l’occasione alla Famiglia del Rogate[2].

 

Tema centrale

Nella vita e nel magistero di sant’Annibale il tema del sacerdote e del sacerdozio è una base portante della sua teologia, della spiritualità e della normativa per le sue Istituzioni. La Congregazione dei Rogazionisti del Cuore di Gesù ha come «oggetto primario l’incremento del sacerdozio»[3] e ciò costituisce una sorta di proprium della sua vocazione, perché «un'Opera dedicata a questo scopo di ottenere dal Signore sacerdoti eletti, è Opera madre di molte buone Opere, l'Opera generatrice di Opere grandi e sante per la massima gloria di Dio, per la maggior salute delle anime, per la più ampia espletazione della Divina missione della Chiesa di Gesù Cristo nel mondo tutto: come quella che ottiene certamente gli eletti di Dio, e perfino i Santi di Dio, nella S. Chiesa»[4].

Annibale Di Francia non ha scritto un trattato sistematico sul sacerdozio. La sua teologia del sacerdozio è contenuta diffusamente nei numerosi scritti.

In particolare il tema del sacerdozio si interfaccia con il grande tema del «Rogate», ossia la pericope evangelica della compassione del Cuore di Cristo dalla quale scaturisce il divino comando della preghiera per le vocazioni (cfr. Mt 9, 35-38; Lc 10, 2) che caratterizza l’intera sua esistenza e la sua opera apostolica e caritativa. Tutto ciò, come lo stesso Di Francia affermava «è cosa che ha del mistero!», che per Lui, soprattutto nell’ultimo tratto della sua vita si traduceva in una certezza inequivocabile «Pel Rogate non diciamo nulla: vi si dedicò: o per zelo o fissazione o l’uno e l’altro!»[5] e che per noi oggi è facile rilevare: il Signore riservava proprio a Lui la grande missione di comunicare al mondo la grandezza e l’importanza del carisma del Rogate che si esplicita nella richiesta fiduciosa al Signore della messe degli operai del vangelo, prima di tutto i sacerdoti. Egli parla di «un’attenzione speciale su questo divino comando, prima ancora che lo avesse letto nel Vangelo, ed esordì con questa intenzione la sua carriera nella vita»[6], e di un «pensiero dominante, cioè che per operare il maggior bene nella Santa Chiesa, per salvare molte anime, per estendere il Regno di Dio sulla terra, nessun mezzo fosse tanto sicuro quanto l’accrescersi di eletti ministri di Dio, di uomini santi, apostolici, secondo il Cuore di Gesù, e che quindi ottima e proficua preghiera da preferirsi sarebbe quella di chiedere instantemente al Cuore Sacratissimo di Gesù, che mandi sulla terra uomini santi e sacerdoti eletti, come ai tempi di san Domenico e di san Francesco, come ai tempi di sant’Ignazio, come ai tempi del Salesio, di sant’Alfonso e simili. Questa idea gli pareva molto chiara e indiscutibile»[7].

    

Sacerdote secondo il cuore di Dio

Benedetto XVI nell’omelia di apertura dell’Anno sacerdotale lo scorso 19 giugno 2009 ha detto che «La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni, … guide salde e illuminate per i fedeli che il Signore affida alle cure pastorali». In questi termini ed in questa identità si specifica sant’Annibale con i suoi insegnamenti e la sua vita.

Padre Annibale era nato in una famiglia permeata dei valori cristiani, che contava tra i suoi membri belle figure sacerdotali.  

Innanzitutto lo zio P. Raffaele Di Francia, valente predicatore, fratello di suo padre Francesco. Aveva studiato presso i Cisterciensi di Messina e ne aveva vestito l’abito diventando cultore raffinato di linguistica e di filosofia e  libero docente della Regia Università di Messina.

Don Giuseppe Toscano era fratello di sua mamma Anna. Divenne direttore del giornale messinese «La Parola Cattolica» e fu difensore dei valori del papato.

A questi si aggiunge don Francesco Toscano, padrino di battesimo di Annibale, che nelle carte di famiglia viene chiamato zio, perché probabilmente era fratello di Guglielmo, padre di Anna.

Nella stessa famiglia e nacquero le vocazioni sacerdotali di Annibale e suo fratello Francesco[8].

A 17 anni, come Padre Annibale scrive nel suo auto elogio funebre, «s’intese chiamato in modo piuttosto straordinario, o meglio non prettamente ordinario, al sacerdozio. Vi si spinse con un certo amore alla devozione e con un intento di non voler essere tutto di Gesù e guadagnargli anime»[9].

In merito alla sua vocazione sacerdotale Padre Teodoro Tusino, uno dei primi biografi e storici del Di Francia riferisce che un giorno il Fondatore gli confidò: «La mia vocazione ha avuto tre qualità:

   1) Fu anzitutto improvvisa: per quanto io amassi la vita devota, in quei tempi di massoneria e di liberalismo imperanti, pure non pensavo alla carriera ecclesiastica: di colpo il Signore mi mandò la sua luce. 

   2) Fu irresistibile: sentivo che non potevo sottrarmi all'azione della grazia: dovevo assolutamente cedere.

   3) Fu sicurissima: dopo quel lume, io fui assolu­tamente certo che Dio mi chiamava, non potevo più menoma­mente dubitare che il Signore mi voleva per quella via»[10]. 

«Una notte, mentre pregava, sentì forte impulsi nell’animo di consacrarsi tutto al Signore, d’immolarsi a Lui di non intrattenersi più nel mondo; talché, fatto giorno, corse alla chiesa dove stava esposto il Divinissimo in forma di Quarantore, e ivi ebbe a ripetere a Gesù Sacramentato: Loquere, Domine, quia audit servus tuus! E ascoltò interiormente tale voce, ed ebbe tanta luce nella sua mente, tanto incendio nel suo cuore, che egli stesso non sapeva esprimere o forse non voleva»[11], riferisce P. Francesco Vitale. 

P. Serafino Santoro che raccolse direttamente dalle labbra del fondatore queste confessioni, depone: «Sulle origini remote della sua vocazione rogazionista, il Padre diceva che gli recava dolore la diserzione di sacerdoti e di frati a causa dei moti rivoluzionari del tempo; […] per far rifiorire quei tempi di pietà pensava che la sola preghiera ne fosse il mezzo, e ne componeva qualcuna appunto per ottenere sacerdoti santi; un giorno però lesse nel Vangelo il Rogate; da qui la sua meraviglia, come nessuno dei tanti manuali di pietà ne facesse rilievo, e quindi si sentì spinto a coltivare la Rogazione evangelica»[12].

Dopo una notte passata in preghiera insieme con suo fratello Francesco, di nascosto della mamma donna Anna, che non approvava la sua scelta, ma col consenso del loro comune confessore, nella chiesa dell’Immacolata in S. Francesco, a Messina, entrambi fecero la vestizione talare all’alba dell’8 dicembre 1869 mentre in Roma si apriva il Concilio Vaticano I.

Annibale frequentò i suoi studi come seminarista esterno presso il Seminario di Messina in parte distrutto dai terremoti e dagli incendi e che giaceva in grande squallore ed abbandono perché i moti rivoluzionari non avevano permesso di riaprirlo con alunni interni. La situazione non era delle migliori a causa anche di «studi incompleti e fatti alla carlona con pochissimi chierici, disciplina ed ordine zero»[13]. Il 1875 i seminaristi erano solamente 12, ma certamente quando il giovane Annibale indossò la talare, il 1869, erano un discreto numero[14]. Cominciò il corso teologico che durò otto anni sotto la scuola di valenti professori, nonostante egli stesso paradossalmente affermi nell’auto elogio funebre che «fece studi abbreviati e piuttosto superficiali in seminario. Debolissimo negli studi teologici: a rigor di giu­stizia non lo si sarebbe potuto ordinare sacerdote. Di filosofia non ne sapeva un’acca». Ma si sa come sono i santi quando parlano di se stessi. Certamente incisero nella sua vita la presenza e la frequentazione di tanti uomini spirituali regolari e diocesani. Tra questi il canonico Giuseppe Ardoino, insegnante di morale, del quale il Di Francia tessé l’elogio funebre il 10 maggio 1885[15], il parroco Filocamo, insegnante di dogmatica, il francescano Padre Pietro di Porto Salvo, Padre Pietro di Gesù e Maria delle Trombe, Padre Pellegrino, Padre Lorino, l’abate D’Amico[16].  

Divenuto sacerdote il 16 marzo 1878 si diede alla predicazione ed all’apostolato caritativo e rogazionista nel Quartiere Avignone di Messina. Riconoscendo il suo  spessore spirituale e formativo il cardinale Guarino il 22 gennaio 1882 lo nominò Canonico Statutario della Chiesa Metropolitana di Messina e poi, il 6 luglio 1882 Prefetto dei chierici esterni del seminario perché fossero seguiti e vigilati anche nel periodo in cui dimoravano in casa ed in parrocchia.

L’anno successivo, il 13 novembre 1883, con regolare richiesta al suo arcivescovo, Padre Annibale cercò di farsi esonerare dal canonicato per dedicarsi a tempo pieno all’apostolato caritativo nel Quartiere Avignone, ma mons. Guarino, pur ammirato della grande sua carità verso i poveri, respinse la richiesta. E rimase canonico per sempre dividendo le sue occupazioni sacerdotali tra gli impegni sovrabbondanti di fondatore e i doveri canonicali. 

Durante l’intera sua vita ebbe rapporti di santa amicizia e fraternità con numerosi sacerdoti tra cui san Giovanni Bosco, il beato Michele Rua, P. Francesco Jordan, il beato Ludovico da Casoria, il servo di Dio don Eustachio  Montemurro, don Saverio Valerio, san Luigi Orione, P. Giacomo Cusmano, il beato Luigi Guanella, il servo di Dio card. Giuseppe Guarino, il beato card. Giuseppe Benedetto Dusmet, il servo di Dio don Antonino Celona, P. Gennaro Bracale, mons. Giovanni Maria Sanna. P. Giustino Russolillo, P. Gioacchino La Lomìa, il beato Paolo Manna, il beato Guido M. Conforti, P. Antonio M. Losito, il beato Tommaso M. Fusco, il servo di Dio mons. Carlo Liviero.  

Una preoccupazione particolare, quasi scrupolosa l’ebbe per la formazione dei sacerdoti sia regolari che secolari ed una attenzione unica per i sacerdoti poveri e per quelli caduti in disgrazia[17].

Amministrava i sacramenti e si prestava generosamente per ogni attività pastorale: i sacerdoti chiamandolo risolvevano i loro problemi perché erano consapevoli di avere a portata di mano, il predicatore, il confessore, il teologo, l’uomo di Dio.

Una «illimitata soggezione e subordinazione» lo legava al santo Padre, «rispetto e sudditanza a tutti i Prelati della santa Chiesa […] umilissima sottomissione all’ordinario della sua diocesi».  Presso il clero messinese godeva tanta stima fino al punto che l’ultimo suo vescovo mons. Angelo Paino lo definì: «eletta perla di sacerdote», sacerdote davvero completo in tutto. E la Chiesa, elevandolo alla gloria degli altari, ha riconosciuto questo esplicito dato. Nell’omelia per la sua beatificazione il 7 ottobre 1990, all’inizio della VIII Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, sul tema: “La formazione sacerdotale nelle circostanze attuali”, Giovanni Paolo II affermò: «Amò egli stesso profondamente il suo sacerdozio; lo visse con coerenza, ne esaltò la grandezza nel popolo di Dio. Ripeteva spesso che la Chiesa, per svolgere la sua missione, ha bisogno di sacerdoti “numerosi e santi”, “secondo il Cuore di Dio”. Sentiva che questo è un problema di essenziale importanza e insisteva perché la preghiera e la formazione spirituale fossero al primo posto nella preparazione dei presbiteri; in caso contrario - scriveva - “tutte le fatiche dei vescovi e dei rettori dei seminari si riducono a una coltura artificiale di preti … (Scritti, vol. 50, p. 9)»[18].

Come afferma P. Giorgio Nalin nella succitata lettera circolare, «il cuore del carisma e della spiritualità sacerdotale di sant’Annibale è costituito dalla preghiera incessante al Signore della messe per il dono dei buoni operai». Nel suo pensiero gli operai della messe nella maggior parte dei casi sono proprio i sacerdoti: «Siccome ogni bene sulla terra viene dal sacerdozio, così noi, implorando dalla divina misericordia i buoni operai alla santa Chiesa, miriamo a provvedere a tutti gli interessi del Cuore amatissimo di Gesù»[19]. Qualcuno ha scritto che un sacerdote intanto è forza di bene in mezzo ai fedeli in quanto ha una spiritualità ad alta tensione. Credo che questo possa riferirsi bene a ragione alla vita ed alla significativa testimonianza sacerdotale di Padre Annibale.

 

Il corpus antologico

L’espressione evangelica «Ex abundantia cordis os loquitur» (Mt 12, 33) si può applicare alla lettera a sant’Annibale, al suo pensiero ed ai suoi numerosi scritti sul sacerdozio. L’antologia di alcuni testi che qui presentiamo, più che pensieri sono pagine tratte qua e là dai 62 volumi di Scritti dei quali sono stati pubblicati i primi cinque (Preghiere al Signore, in due parti, alla Madonna, agli Angeli e Santi e la prima parte dei Regolamenti). 

I generi letterari, le occasioni, i contesti e i destinatari di queste pagine, sono diversi. Si va da articoli di giornali, ad elogi funebri, da discorsi di occasione ad opuscoli divulgativi, da preghiere a discorsetti ed omelie per la festività eucaristica del 1° luglio memoriale della prima venuta di Gesù Eucaristia nell’Opera rogazionista.

Sono stati privilegiati alcuni testi che maggiormente presentano e si riferiscono all’identità ed alla vita del sacerdote.

In appendice è riportato lo Statuto dell’Unione sacerdotale di preghiera per le vocazioni, una iniziativa che Padre Annibale avviò il 22 novembre 1897 per i sacerdoti ed i vescovi, col titolo di «Sacra Alleanza», nell’intento moltiplicare le divine benedizioni sulle sue opere e propagare più agevolmente il divino comando del Rogate nella Chiesa. Essa si pone in stretta concomitanza con l’Unione di Preghiera per le Vocazioni una crociata di preghiera per le vocazioni, iniziata dal Di Francia l’8 dicembre 1900 per i laici.

Lo Statuto che risponde nell’intitolazione, nella forma e nei contenuti alle esigenze e alle sensibilità ecclesiali attuali, fa tesoro delle conclusioni di due seminari di studio sull’origine, l’evoluzione storica, la natura e i contenuti, la situazione attuale e le prospettive future[20] della iniziativa ed intende attualizzare lo spirito della preziosa iniziativa avviata dal Fondatore[21]. In occasione dell’Anno Sacerdotale il Superiore Generale dei Rogazionisti P. Giorgio Nalin ha voluto rilanciare l’iniziativa che aveva avuto tanto successo nel secolo passato e che fino agli anni ’40 annoverava diverse centinaia tra cardinali, vescovi, superiori maggiori di istituti ed ordini religiosi, sacerdoti secolari e regolari. Proprio per questo il Fondatore aveva cominciato a pubblicare sin dal 1901 un fascicolo che riportava i nomi degli aderenti e che aveva intitolato «Preziose adesioni»[22].  

 

Conclusione

San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci ed icona del sacerdote per la sua identità ed il suo apostolato pastorale, sottolineava il ruolo indispensabile del sacerdote quando diceva: "Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è questo il tesoro più grande che il buon Dio può concedere a una parrocchia, e uno dei doni più preziosi della misericordia divina"[23].

Il particolare clima del corrente Anno sacerdotale, nota Benedetto XVI, vuole alimentare «la tensione di ogni presbitero “verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del suo ministero”, e aiutare innanzitutto i sacerdoti, e con essi l’intero Popolo di Dio, a riscoprire e rinvigorire la coscienza dello straordinario ed indispensabile dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo, che senza la presenza reale di Cristo sarebbe perduto»[24].

«Invocare incessantemente dal Signore della messe sacerdoti secondo il Cuore di Cristo e promuoverli con ogni mezzo, in modo particolare attraverso la santità della propria vita, è il messaggio che proviene dalla vita di Padre Annibale», afferma Padre Giorgio Nalin nella citata lettera circolare.

Queste indicazioni trovano nell’esperienza umana e sacerdotale di Padre Annibale un efficace esempio di sacerdote secondo il cuore di Dio, una «eletta perla del sacerdozio».

Il suo esempio viene proposto ai sacerdoti, ai giovani seminaristi, ai religiosi. Il suo insegnamento risulta attuale per la pastorale vocazionale della quale fu dichiarato autentico anticipatore e zelante maestro[25]. Numerosi sono i sacerdoti  che sono cresciuti alla sua scuola. Tra questi Padre Giuseppe Marrazzo (1917-1992) sacerdote rogazionista del quale è in atto a Messina l’inchiesta diocesana per la sua beatificazione[26]. Questo semplice ed umile sacerdote, ha trascorso quasi interamente la sua vita a Messina nel servizio pastorale del santuario di S. Antonio, Tempio della Rogazione Evangelica, dedicandosi al ministero delle confessioni onde viene detto Apostolo della riconciliazione, sulla scia del santo Curato d’Ars. Lo stesso Padre Marrazzo una quarantina di anni fa ha maturato il progetto carismatico della Maternità spirituale verso i sacerdoti, dando inizio in maniera sommessa con un gruppetto di donne, ad un movimento di mamme sacerdotali, per il sostegno orante dei sacerdoti. Di ciò ne ha fatto un ideale della sua vita sacerdotale.   

L’identità sacerdotale di Padre Annibale incentrata sul carisma del Rogate ha trovato lo spazio naturale di azione nell’esercizio della carità, soprattutto verso i piccoli ed i poveri. In Lui preghiera e carità, rogatio ed actio sono sempre concomitanti e costituiscono la base operativa del suo ministero sacerdotale. Molto opportunamente un giornale messinese il 1902 lo definiva «Angelo della carità, che sacrificando le sue sostanze e tutto se stesso pei poveri, ha mostrato a quale nobile altezza sa elevarsi il sacerdote cattolico»[27].

«La predica più efficace del prete è sempre stata la sua vita. Un buon prete non ha nulla da dirmi: io lo guardo e questo mi basta!» ha affermato François Mauriac.

La vita e l’opera di sant’Annibale, i suoi scritti sul sacerdozio possono essere oggi uno stimolo efficace a comprendere meglio la realtà, l’identità e la santità del sacerdote.  

 

P. Angelo Sardone rcj

Postulatore Generale dei Rogazionisti

an.sardone@rcj.org

 

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1. Il sacerdote Annibale Di Francia

Stimatissimo Signor Sindaco,

[…] Ma essi non credono, se sono razionalisti o atei, o nemici dei preti io sono prete, sono sacerdote, sono cattolico, apostolico romano sono fedele alla mia divisa, sono fiero dei miei principi di religione che mi hanno sostenuto e mi sosteranno nella tremenda lotta della salvezza di tante infelici creaturine, che con tutte le declamazioni e le invettive dei miei contrari, a quest’ora sarebbero o nelle carceri, o nelle case di prostituzione. Ho coscienza che il mio indirizzo educativo mira a formare giovani costumati, laboriosi e civili. […]

Messina lì 12 agosto 1902[28]. 

 

2. Identità e missione del sacerdote

Che cosa è il sacerdozio?

è la luce del mondo: è la misteriosa lucerna accesa sul moggio, d'onde getta all'intorno sprazzi di vivo splendore, con cui rischiara le tenebre di questa terra, e addita la sicura via del cielo. Con due raggi questa mistica luce deve illuminare i popoli con la scienza e con la santità.  E tale appunto fu il sacerdozio nella persona del nostro amato estinto.

Ma qual è la scienza di cui deve essere dotato il sacerdote?  qual è la santità di cui deve essere adorno? Scienza e santità sono due nomi che racchiudono in sé tutto lo scibile e tutta la morale: eppure bisogna che nella scienza il sacerdote sappia con sobrietà, come dice l'Apostolo: oportet sapere sed usque ad sobrietatem [Rom 7, 3] e nella moralità della vita non vada agli eccessi, giusta il divieto dello Spirito Santo: Noli esse nimis justus [Eccles. 7, 17].

[…]  E per cominciare dalla scienza, noi premettiamo che il sacerdote è il ministro di Dio, è il dispensatore dei suoi misteri in mezzo al popolo, è il ponte di salute tra la terra e il cielo, il mediatore tra il Creatore e le creature. Ciò importa che la sua scienza sia una scienza tutta divina, attinta alle pure sorgenti della verità, basata sopra eterni principi, che tratti di Dio, dei suoi attributi, dei suoi misteri, della sua legge. Questa scienza eminente, che sopra ogni altra si estolle, chiamasi la teologia. Il sacerdote deve esserne, per quanto più è possibile, ripieno. Sarebbe un mancare alla propria missione se egli di altre scienze e non di questa arricchisse la sua mente. Sia egli un letterato, un filosofo, un matematico; se non è parimenti un teologo ha mancato ad un sacrosanto dovere.

[…] Il sacerdote è chiamato in mezzo a questo campo per conoscere Dio e farlo conoscere ed onorare dai popoli. Ma è fuor di dubbio, o signori, che quella teologia, nella quale deve maggiormente approfondirsi il ministro del santuario, è la teologia morale, essendo questa la scienza che ha per obietto le umane azioni nella loro dirigibilità a Dio, e per fine la eterna salvezza dell'uomo. La teologia morale insegna quali azioni siano buone, quali indifferenti, quali cattive, quali conducano a ruina, quali a salute; e, tracciando le regole del vivere onestamente, secondo i dettami della divina legge, conduce l'uomo quasi per mano alla sua eterna salvezza. Scienza di primaria ed assoluta importanza, della quale nessun ministro del santuario può fare a meno, e la quale ogni sacerdote deve per istrettissimo obbligo di coscienza acquistare.

Se non che, per quanto è importante e indispensabile pel sacerdote la conoscenza della morale teologia più che ogni altra, altrettanto un tale studio è pieno di gravi difficoltà. Non provandosi in esso quel diletto che trovasi nello studio della dogmatica, la quale trasporta la mente fino alle sublimi regioni dell'Infinito, bisogna invece curvar la schiena ad un assiduo lavoro di memoria. è uno studio che richiede un'attitudine tutta propria, una singolare penetrazione d'ingegno, e, quel che è più, una tenacità di buon volere e una pazienza instancabili. Da ciò avviene che se molti riescono nello studio della dogmatica e della canonica, pochi invece sono quelli che si distinguono nella conoscenza della morale Teologia.

[…] Fu lo spirito di squisita prudenza, che spinse l'uomo giusto ad apprendere la Legge del bene operare, conside­rando una tale cognizione per quello che essa è: vale a dire, un sacrosanto dovere del sacerdote.

[…] Che cosa è mai la scienza della mente, senza la santità della vita? è una vanità delle vanità e nulla più. Nel sacerdote, una scienza priva di santità sarebbe una fatale rovina: una completa conoscenza della legge mo­rale, senza una perfetta osservanza della stessa legge, sarebbe una enorme contraddizione.

[…] non può un ministro del santuario evitare il male ed operare il bene, senza l'esercizio del sublime ministero sacer­dotale […]

Tra le cristiane virtù, […] ve n’è una che deve essere l'anima, la vita del ministro di Dio; essa è quella virtù, la quale è tanto intima a Dio, che Dio stesso è quella virtù.  S. Paolo la chiamò maggiore fra tutte le altre, e disse che regnerà in eterno, quando tutte le altre cose cesseranno. Essa è la carità, che contiene il doppio precetto dell'amore di Dio e del prossimo. Alla carità è vicinissimo lo zelo della divina gloria e della salute delle anime, non essendo altro lo zelo che il fer­vore della carità.  

[…] Ahimè! di giorno in giorno si fa deserta la città che era piena di eletti ministri del Signore! Siede soli­taria questa nuova figliuola di Sion, e Voi ne sentite nel vostro apostolico cuore tutta quanta l'angoscia e la deso­lazione! Oh, quante volte, nell'estasi delle vostre sante orazioni, quando lo zelo della Casa di Dio avrà tutto di­vorato il vostro spirito, avete desiderato ardentemente di veder fiorire una generazione di eletti germogli del san­tuario, qui, in questa terra, che resta di giorno in giorno vuota e derelitta!

Dio ha fatto sanabili le Nazioni: egli ci ha lasciato il mezzo sicuro come ottenere tutte le sue mise­ricordie, e la più grande di tutte le sue misericordie, qual si è quella di mandare i buoni operai alla mistica messe. Ci ha lasciato il gran mezzo della preghiera e ci ha detto: Rogate ergo Dominum Messis ut mittat Operarios in messem suam. Pregate il Padrone della messe, perché si degni di mandare i buoni operai alla sua messe. Con­fortatevi: la vostra preghiera, la preghiera delle anime semplici, stancherà il cielo, sforzerà amorosamente la divina misericordia, e Colui il quale é Onnipotente a trarre figliuoli ad Abramo perfino dalle lapidi, li trarrà dal suo divino Cuore, per arricchirne la Chiesa messinese[29]!

 

[…] Ma questa misteriosa parola: "restaurare" cioè le cose che sono in cielo, racchiude un altro grande significato. Il cielo della Cattolica Chiesa è il sacerdozio. I sacerdoti sono quelle fulgide stelle che brillano in questo cielo. Ma ahimè, spesso questa fulgida luce del mondo si eclissa, e i popoli restano nelle tenebre dell’ignoranza e del peccato. Tutti conosciamo quanto è divenuto scarso il numero degli evangelici operai, per cui la Chiesa piange e sospira. Ma leviamo gli sguardi al Restauratore divino, al Signor Nostro Gesù Cristo. Egli ci dice: "Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam". Pregate il Padrone della messe che mandi i buoni operai alla sua messe.

Oh che mezzo grande, che mezzo potente, che mezzo sicuro ci ha lasciato Gesù Cristo Signor Nostro per la grande restaurazione universale. Egli vuole che noi lo preghiamo perché susciti i ministri del santuario. [...][30]

 

3. La vita religiosa come un sacerdozio

Tutto ciò, o Signori, è una grande rivelazione! Esso ci dimostra di che cosa è capace la vergine consacrata a Dio, chiusa fra quattro mura, applicata come Maddalena alla contemplazione del suo Diletto! Esso ci fa conoscere che la verginità sposata a Dio con la profes­sione religiosa è anch'essa un sacerdozio, è quasi un sacramento!

Pur troppo, il sacerdozio stesso resterebbe infecondo nella Santa Chiesa, senza questa possente cooperazione.  

Napoli (Stella Mattutina), 5 novembre 1907[31].

 

4. Eucaristia e sacerdozio

Ad un medesimo parto gemello di amore, là nell'ultima cena, nacquero dal suo infiammato cuore questi due sacramenti: l'Eucaristia e il sacerdozio. La carità nel suo più grande trasporto produsse il primo; la carità nel suo fervente zelo produsse il secondo. Sono e saranno inseparabili l’uno dall'altro.

Non si può concepire l'Eucaristia senza il sacerdozio; non vi è reale sacerdozio senza l'Eucaristia. Gesù Cristo in sacramento è la vita della Chiesa: quando Gesù in sacramento è obliato, non è amato, è miscreduto, non è ricevuto in cibo, allora la Chiesa languisce nei suoi membri: essa è qua e là inferma! 

Ma chi può riparare alla dimenticanza di Gesù in sacramento? Chi ne propaga le glorie? Chi ne dimostra l'infinito amore? Chi eccita i cuori ad amarlo? a desiderarlo? Chi rintuzza gli errori, che vorrebbero opprimerlo?

E’ il sacerdote cattolico! è lui, solamente lui, esclusivamente lui! Egli crea l'Eucaristia, se così mi è lecito esprimermi. Egli genera Gesù alla vita sacramentale. Egli prepara a Lui una plebe perfetta. Vi sono anche apostoli di buone opere di carità, che non sono sacerdoti, ma essi attingono la grazia di operare il bene ai piedi di quell'altare, dove il sacerdote ha immolato la divina Vittima, dove l'ha rinchiusa nel santo Tabernacolo.

La SS. Eucaristia comunica al sacerdozio, e per mezzo del sacerdote ad ogni fedele, la inesauribile fecondità di tutte le buone opere private e pubbliche.

Ciò posto, azzardo timidamente il mio povero parere, che non si possa meglio onorare la SS. Eucaristia, che non si possa meglio corrispondere ai sublimi fini di tanto sacramento, che ottemperando a quella divina esortazione: «Rogate ergo, Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam».

Convengo che non sta qui il tutto, ovvero che non è col solo pregare che si provvede di sacerdoti l'altare, e che ci vuole anche l'opera. Oh, sì! e ce ne sono tante opere per formare i buoni ministri del santuario, quanti sono i grandi Ordini religiosi di cui è ricolma la Chiesa, quanti sono gli stupendi Seminari, affidati ai vescovi di S. Chiesa, quanti sono i nascenti Istituti religiosi e regolari. Ma ciò che significa? Forse superfluamente avrà detto il S. N. G. C. «La messe è copiosa, ma gli operai sono pochi, pregate dunque il Padrone della messe, che mandi gli operai alla sua messe»?  E che vale l'opera senza la preghiera? E non lavorarono inutilmente quelli che vollero edificare la casa, se Iddio non la edifica? Omne datum optimum et omne donum perfectum, desursum est, descendens a Patre luminum,  ha scritto l'Apostolo  S. Giacomo.

Se dunque si vogliono buoni ministri dell'altare, vocazioni sante di eletti operai della mistica messe, è indispensabile la preghiera, è indispensabile ubbidire a quella divina parola. S. Ilario, ai primi secoli della chiesa, commentando questo passo in S. Matteo così si esprime: Per orationem ac precem hoc nobis a Deo munus effunditur. Il Beato Alberto Magno, in una fervorosa apostrofe, che rivolge al Preziosissimo Sangue del S. N. Gesù Cristo, così prega: «O Preziosissimo Sangue, noi vi adoriamo nella Santa Eucaristia, dove vi sappiamo contenuto sostanzialmente ... cadete a torrenti sulla Chiesa, fecondatela di santi, arricchitela di anime angeliche, che siano come fiori nel giardino del celeste Padre, e spandano la loro soave fragranza per tutto il mondo». Il Fabre nella sua dotta opera Conciones, commentando questo passo del Vangelo, riporta le parole di S. Girolamo, libro 2° in epist. ad Galat.: «Precemur Dominum messis ut mittat operarios ad metendum, qui spicas populi christiani, quae stant in Ecclesia futuro tritico praeparatae, metant, colligant et in horrea comportantes nequaquam perire patiantur».

Anche il Sacy, nei suoi commenti sul Vangelo, così si esprime: «La missione degli operai Evangelici deve essere un effetto delle orazioni della Chiesa». Il Beato Vincenzo Pallotti compose sul proposito una breve preghiera in latino, che egli recitava e propagava dovunque, la quale così comincia: «Per sacrosancta humanae Redemptionis mysteria, mitte, Domine, Operarios in messem tuam». Il Beato Luigi M. Grignon de Montfort, in una sua lunga preghiera, ha espressioni sublimi e divine, per provocare la celeste bontà a concedere una misericordia così incomparabile.

La S. Chiesa, mossa in tutto dallo Spirito Santo, dispone le Quattro tempora, che coincidono a quattro tempi dell'anno destinati alle sacre ordinazioni, per invitarci a pregare, più che per le messi materiali, perché siano provvedute di buoni operai le messi spirituali. Il Vangelo ci fa sapere che lo stesso S. N. Gesù Cristo, prima di vocare gli Apostoli, pregò tutta la notte. C'insegnò in tal modo che questa grande misericordia, che si potrebbe dire madre e origine di molte misericordie, non si ottiene senza grandi preghiere! Né può essere diversamente: Gesù Cristo S. N. prima di venire al mondo, volle che molto si desiderasse e si pregasse.

I sacerdoti sono i novelli Cristi: bisogna santamente desiderarli e domandarli al Signore.

Ora parrebbe cosa ben degna e conforme a questo sacro Congresso Eucaristico, il promuovere la salutare preghiera per ottenere i buoni operai alla S. Chiesa, come uno dei più efficaci mezzi per onorare la SS. Eucaristia. Nella dianzi citata lettera dell'Em.mo Segretario di Stato, in nome del Beatissimo Padre questa preghiera più che una esortazione vien chiamata:  Comando di Cristo.

Oh, questa preghiera quanto è potente e accetta a Gesù in sacramento! Mentr'Egli vuole esaudirla. Come dunque oseremo lamentarci, che oggi la S. Chiesa ha penuria di evangelici operai e Gesù in sacramento non vien fatto conoscere ed amare, quando noi trascuriamo di ubbidire a questo comando del divin zelo del suo Cuore?

[…] Un altro conforto ci è sopraggiunto. Nel recente Congresso Eucaristico di Roma fu presa in considerazione questa salutare propaganda, e il Congresso ufficialmente, e con l'approvazione del Vicario del S. Padre, fece voti perché tutti si uniscano con le loro intenzioni e preghiere a questa Rogazione Evangelica, che si fa dai due Istituti di Messina, per ottenere dalla Divina Bontà numerosi e santi operai della mistica messe.

Tutto ciò esposto, parrebbe a me, ultimo tra i ministri del Signore, che il presente Congresso Eucaristico farebbe cosa degna di sè e del suo programma, promuovendo una più estesa unione di preghiere associate a quella della Rogazione Evangelica, alla quale già spiritualmente si sono uniti e vescovi, e cardinali, e lo stesso regnante Pontefice Pio X, e cooperandosi che questo spirito di preghiera entrasse nei seminari, negl'Istituti religiosi, nei monasteri, nelle Congregazioni di vergini, nelle chiese parrocchiali. Che se poi ai Prelati di S. Chiesa, che stanno più in alto nei gradini della sublime scala dell'Ecclesiastica Gerarchia, paresse giusto e conveniente provocare dal zelo sempre attivo di questo Sommo Pontefice, che fu chiamato ignis ardens, una decisione, per cui nelle Litanie dei Santi, che si sogliono recitare innanzi a Gesù sacramentato esposto in forma di Quarantore, fosse introdotto il versetto: Ut Operarios in messem tuam mittere digneris, Te rogamus audi nos, oh! forse questo sarebbe un principio di nuovi immensi beni per la S. Chiesa, di nuova ed eterna glorificazione di Gesù in sacramento!

Messina,  li 17 giugno 1905[32].

5. Il sacerdozio e la preghiera per le vocazioni

Il Dio nascosto in sacramento sia benedetto e glorificato da tutti i popoli! Si dilati il suo Regno di Amore, e tutti i cuori si aprano a ricevere spesso, anche ogni giorno, il mistico Pane degli Angeli. Ma chi può operare tutta questa glorificazione del Mistero di fede? Chi può attirare le anime alla sua santa dilezione? Chi lo dispensa in cibo agli amanti di Gesù? E' il sacerdote cattolico!

Eucaristia e sacerdozio: ecco i due sacramenti usciti quasi ad un parto gemelli dalla Carità infinita del Cuore di Gesù! Non vi è sacerdozio vero se non per l’Eucaristia, non vi è Eucaristia se non per mezzo del sacerdozio. Quanto più questo fiorisce, tanto più quella è conosciuta ed amata. Il sacerdozio genera Gesù alla vita sacramentale, e gli prepara una plebe perfetta.

Oh se numerosi fossero i ministri dell'Altissimo! oh se crescessero come le stelle del cielo e come le arene del mare! Tutti i problemi sociali sarebbe risoluti, e Gesù in sacramento sarebbe da tutti conosciuto ed amato! 

 

Scarsezza di sacerdoti

Il più grande castigo con cui Dio colpisce un popolo, si è privarlo dei ministri del santuario. La più grande delle divine misericordie si è quando Egli invia ai popoli i suoi Rappresentanti. Sicut misit me Pater, et ego mitto vos. Scarso oltremodo è oggi il numero dei buoni cultori evangelici! Lo sanno i vescovi che ne sentono al vivo la penuria nelle loro Diocesi

Lo sanno gli Ordini Religiosi che vedono mancarsi le buone vocazioni! Lo sanno tante povere genti delle campagne che talvolta neanche la Divina Messa possono ascoltare! Lo sanno tanti e tanti abbandonati fanciulli che pur desiderano il pane dell’insegnamento catechistico, e non trovano chi loro lo spezzi! Lo sanno tanti popoli infedeli, fra cui tante anime pur si trovano disposte alla verità! Tutta questa è messe abbondante che si perde perché non vi è l’operaio che la coltivi!

Messis quidem multa Operarii autem pauci!

 

Rimedio

Ma Gesù Cristo Signor Nostro lasciò pur troppo il rimedio a tanto male Egli disse più volte:  “Pregate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe. Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam”. Oh la grande parola uscita dal divino zelo del Cuore di Gesù! Chi non la raccoglierà riverente? Qui sta il più efficace rimedio a tutti i mali della Chiesa: ed è rimedio infallibile. Imperocché, se G. C. ci comandò di fare questa preghiera, vuol dire che vuole esaudirla, e se vuole esaudirla, quali beni non ne verranno alla sua Chiesa e al mondo tutto? Vero è che vi sono molte Istituzioni dirette alla formazione dei sacerdoti, fra cui i Seminari e i Noviziati; ma: nisi Dominus aedificaverit Domum, invanum laboraverunt qui aedificant eam! Ogni opera è vuota se non è preceduta e accompagnata dalla preghiera. Vi è e vi sarà una gran differenza tra i sacerdoti formati dalla potente vocazione di Dio, e quelli che vengono su quasi per le umane industrie e fatiche!

 

Esortazione

Adunque, se vogliamo glorificare Gesù sacramentato, procuriamogli sacerdoti! e procuriamoglieli con l'opera e con la preghiera che Egli stesso ci comandò: Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam.

Gesù Cristo lo vuole! Maria SS. lo vuole! i Santi Apostoli lo vogliono. Molti vescovi d'Italia ed esteri, vari insigni cardinali, pregano ogni giorno nella S. Messa a questo scopo, ed oh  con quali stupende espressioni encomiano questa Preghiera![33]

Il Santo Padre prega anch'Egli: deh! è ormai tempo che questa Parola del Vangelo sia da tutti raccolta ed eseguita! deh! che questa preghiera formi come una comune Rogazione per ottenere la vera fioritura dei giardini di S. Chiesa! A tutti rivolse Gesù Cristo queste parole, ma forse particolarmente ai vescovi ed ai sacerdoti, rappresentanti gli uni dagli Apostoli, gli altri dai Discepoli[34].

 

Il Cuore SS. di Gesù fu sempre acceso di zelo per la gloria del Padre e per la salute delle anime: questo divino zelo lo spinse a sacrificarsi per distruggere il regno del peccato, e per condurre le anime all’eterna salvezza, questo divino zelo gli fece inventare l’ineffabile sacramento Eucaristico come il compendio di tutte le sue meraviglie giusta la frase del salmista: Memoriam fecit mirabilium suorum. Ma tutto ciò come può mai concepirsi senza il sacerdozio? Ecco che il divino zelo di Gesù lo spinge necessariamente a conferire agli uomini il suo eterno sacerdozio, a formarli come altrettanti Cristi, con la potestà di sciogliere le anime dal peccato, e di rinnovare sino alla consumazione dei secoli il gran sacramento degli altari.

O sacerdozio di Gesù Cristo conferito agli uomini tu sei nato ad un parto gemello con la S. S. Eucarestia! O sacerdoti di Cristo io vi veggo in preda alle fiamme del divino zelo del Cuore di Gesù! Ardono le vostre mani consacrate, ardono le vostre labbra più che quelle di Isaia Profeta dal sacro carattere: "ministros suos facit ignem urentem". O sacerdote, Cristo morì, ma tu ancora vivi. O sacerdote di Cristo non ti eclissare che il mondo rimarrebbe immerso nelle tenebre, il mistico Gregge diverrebbe preda dei lupi, il lezzo degli umani peccati salirebbe al cospetto dell’Altissimo per provocare la sua divina giustizia! Che più? Gesù stesso il sole che arde e splende nel tabernacolo come nel meriggio del suo amore, volgerebbe anche Egli al tramonto!

Ma quel Dio che tutto ha presente, e nel suo divino zelo a tutto e a tutti provvede, si commosse profondamente quel giorno che vide i popoli della Giudea abbandonati come gregge senza pastore, ed estendendo la sua compassione a tutti i popoli di ogni tempo e di ogni luogo che si sarebbero trovati nello stesso abbandono, Egli sospirando disse: la messe è molta ma gli operai sono pochi, indi diede ai suoi discepoli ed a tutti i suoi seguaci fino alla fine dei secoli questo precetto dello zelo del suo divino Cuore: “Rogate ergo Dominum Messis ut mittat Operarios in messem suam“.[35] […]

 

6. La celebrazione della S. Messa e il sacerdote

Che significa la celebrazione di una prima divina Messa?

Significa uno scopo santissimo già raggiunto, significa l'azione più sublime e divina che possa compiersi da un uomo sulla terra! Ma la intelligenza di questo eccelso mistero non è uguale in tutti. Il candidato al sacerdozio, che vi aspira con una intenzione meno che retta, con una vocazione forzata, con una mente distratta, con una preparazione imperfetta, non ne ha certo il vivo sentimento. Ma un eletto del Signore, un vocato tamquam Aharon all'altissimo ministero, un cuore fervido di amore, ricco d'innocenza e di virtù, una mente illuminata dalla scienza dell'orazione e dal sapere delle discipline ecclesiastiche, oh! costui è un uomo che nella desiderata celebrazione della prima divina Messa attende di entrare nel più intimo commercio della Divinità, attende di continuare nel mondo l'opera dell'umana Redenzione, né più né meno come se egli stia per essere un nuovo Cristo sulla terra!

[…] A noi sembra vedere la E. V. nel gran giorno, anzi nel momento che, già impresso nell'animo l'indelebile carattere del sacerdozio di Gesù Cristo, ascendeva per la prima volta all'Altare. Ma qual cosa ci sembra vedere? In primo luogo la visione della fede. I cieli sono già aperti. Dio Figliuolo dalla destra del Padre guarda il neo suo ministro, gli sorride, e si dispone a scendere dal cielo tra le mani del giovine Levita, e farsi da lui immolare Ostia di propiziazione. La SS.ma Vergine Maria festosa lo addita ai Santi Angeli quasi per dir loro: vedetelo, è mio, porta il mio nome, io stessa lo condurrò all'altare. Il suo Angelo custode lo accompagna, lo sorregge, e tutta la Chiesa trionfante messinese, da Bacchilo al Niceta, da Silvia ad Eustochio, i nostri santi Martiri, i santi Confessori messinesi, le sante vergini claustrali, tutti, già messi a parte della predestinazione avvenire del nuovo Eletto, lodano e benedicono Dio Padre, Dio Figliuolo, Dio Spirito Santo, in quello che il neo Levita è già tutto intento e raccolto nella celebrazione della prima divina Messa.[…]

Messina, 21 settembre 1922[36].  

 

 

7. La preghiera per le vocazioni, Opera delle opere!

Parola veramente ispirata! Dio parlò per bocca del suo Vicario! Opera delle Opere è il pregare per le vocazioni sante. Primo perché lo comandò Gesù Cristo stesso: Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam. Secondo, perché ottenute dalla Divina Bontà le vocazioni sante e potenti, ecco fiorire nella S. Chiesa il sacerdozio cattolico che è quello stesso di Gesù Cristo. Ecco avverarsi la gran Parola di Gesù Cristo agli Apostoli: Come il Padre mandò me, così io mando voi. E da qui ogni bene sulla terra, essendo i sacerdoti, come li chiamò Nostro Signore: Luce del mondo e sale della terra.

La storia della santa Chiesa, la storia di tutte le diverse e di tante terre degl'infedeli, ci dimostra coi fatti quanti immensi beni, quante Opere sante sono provenute per mezzo del sacerdozio cattolico.

Non sono i sacerdoti i riproduttori continui della divina Redenzione? Chi amministra il Battesimo? Chi assolve dai peccati? Chi dà Gesù Cristo in sacramento? Chi l'offre nella S. Messa? Chi lo partecipa nella S. Comunione? Chi dispensa la Divina Parola? Chi insegna la dottrina del vangelo? Chi esorta, chi ammonisce, chi organizza, chi promuove le buone opere?

Quanti sacerdoti santi in tutti i tempi! Quante Società e Opere sante sorte per loro mezzo! E che cosa è il sacerdozio nella sua grandezza celeste della Ecclesiastica Gerarchia dal chierichetto del seminario al Sommo Pontefice di Roma?

La preghiera adunque comandata da Gesù Cristo per ottenere sacerdoti alla S. Chiesa, quando è costituita ed organizzata in opera, questa deve chiamarsi: "L'Opera delle opere!" La quale espressione a penetrarla vorrebbe dire: un'Opera dedicata a questo scopo di ottenere dal Signore sacerdoti eletti, è Opera Madre di molte buone opere, l'Opera generatrice di opere grandi e sante per la massima gloria di Dio, per la maggior salute delle anime, per la più ampia espletazione della Divina missione della Chiesa di Gesù Cristo nel mondo tutto: come quella che ottiene certamente gli eletti di Dio, e perfino i Santi di Dio, nella S. Chiesa.

[…] Tra le Opere di cui è Madre l'Opera delle opere, cioè la Rogazione Evangelica che implora gli eletti tra gli eletti alla divina pietà, ci stiano sommamente a cuore le nuove generazioni, che solamente dal sacerdote cattolico possono esser prese dalla loro infanzia.

Lasciate che i pargoli vengano a me, disse Gesù Cristo. Chi dunque lascerà che i pargoli vadano a Gesù se non sono i sacerdoti? Chi si occupa dei bambini, chi degli adolescenti? Se non è il sacerdote? Forse la Società di beneficenza statale? Forse le scuole laiche? Forse i collegi meramente civili? O i Protestanti che dopo la guerra europea si sono sguinzagliati da ogni parte - emissarii lautamente stipendiati - per aprire asili (mio Dio!) e scuole, e collegi, e orfanotrofi gratuiti per afferrare la tenera età e scristianizzarla scattolicizzandola, insegnando che Gesù Cristo non ha fondata una Chiesa, che questa è invisibile, che pregare Maria Santissima è offendere Gesù Cristo, che usare le sante immagini è un andar contro i divini comandamenti, che nel Pane Eucaristico non c'è Gesù Cristo, che la confessione è inventata dai preti ecc. ecc.? ... Ah Dio benedetto, che rovina di anime!

Tocca a noi sacerdoti afferrare le nascenti generazioni. Non basta che li rigeneriamo alla grazia col santo Battesimo, se poi li abbandoniamo ai lupi rapaci! ... Ma noi non bastiamo, no, no! Siamo scarsissimi di numero dovunque! Scarsissimi operai ... I popoli, non li hanno dimandati al Signore, noi stessi non li abbiamo domandati, non abbiamo fatto quel conto che si doveva del gran rimedio comandato da Gesù Cristo, ed ecco gli effetti! Centinaia di Parrocchie senza Pastori! ... Scuotiamoci! Lavoriamo, specialmente presso le nascenti generazioni ma preghiamo che il Signore susciti figliuoli ad Abramo anche dalle lapidi! che piova i giusti dal cielo, che l'arida terra li germogli! Domandiamo al Dio delle Misericordie e della santità falangi di uomini apostolici e santi: Dio non potrà negarcele: è impegnata la sua parola, altrimenti invano ci avrebbe comandato di dimandarglieli se non avesse voluto esaudirci!

[…] Persuadiamoci: con una vocazione debole, imperfetta, incerta, rimessa, artefatta, indotta umanamente, non si può avere il Genus electum, sacerdotium regale, gens sancta;  di cui scriveva il primo Sommo Pontefice S. Pietro. Si avviano sacerdoti pel sacro carattere, ma infelici riuscite come l'esperienza pur troppo insegna! Ma le vocazioni potenti non scendono dall'alto col tenere in oblio il ripetuto Comando di Gesù Cristo Signor Nostro: " Messis quidem multa, Operarii autem pauci. Rogate ergo Dominum Messis ut mittat Operarios in messem suam!"[…][37].

 

8. La Preghiera del Padre Nostro per i sacerdoti 

«Padre nostro che siete nei cieli, ricordatevi che Voi ci avete promesso che non ci lasce­rete orfani; deh ! mandateci a nostra salute e santificazione i vostri sacri ministri, che qua­li Padri delle anime, ci diano la vita dello spirito, e ci crescano col nutrimento della fede e della Carità.

Sia santificato il vostro nome, Gesù, pel mini­stero santissimo dei Vostri Eletti, che investiti del vostro Eterno sacerdozio, e pieni del Vo­stro S. Spirito, Vi facciano conoscere ed ama­re da tutti i popoli della terra, senza eccet­tuare un’anima sola.

Venga il vostro regno, Signore, e sia edificato sulle ruine del regno del peccato, dai Vostri fedeli ministri, che con la santità della vita, divorati dallo zelo della vostra gloria e della salute delle anime, e col sacro fuoco della Divina Parola, distruggano gli er­rori, abbattano l’inferno, convertano i peccato­ri, ed edifichino tutte le anime, conducendole alla cristiana perfezione, per modo che tutta la Vostra Chiesa non sia che un solo ovile ed un solo Pastore.

Si faccia, o signore la vostra volontà come in cielo così in terra; e giacché ci avete lasciato il Sommo Pontefice, i vescovi, e i sacerdoti come rappresentanti della Vo­stra Divina Volontà, Vi supplichiamo, che Voi, Pastore Eterno, non cessiate di provvedere la Vostra Chiesa di ministri perfetti e santi, in tutta la Ecclesiastica Gerarchia, perché tutti i popoli siano condotti alla perfetta ubbidien­za della Vostra santissima Legge.

Dateci oggi il nostro pane quotidiano, il pa­ne della Vostra grazia che nutrisce le anime; datecelo per mezzo dei vostri santi sacramen­ti, e perché questi santi sacramenti che Voi avete formati col Vostro Preziosissimo Sangue siano degnamente amministrati, noi Vi sup­plichiamo di arricchire la Vostra Chiesa di Eletti ministri, i quali comunichino a tutte le anime la Vostra grazia santificante.

Perdonate a noi i nostri peccati come noi perdoniamo ai nostri nemici, dolcissimo Gesù; e siccome per un eccesso di Vostra Carità, conferiste ai sacerdoti la facoltà di assolvere le anime dai peccati: deh ! suscitate, inviate in mezzo ai popoli i compartecipi del Vostro sacerdozio, i ministri Eletti e fedeli che trat­tino indefessamente e santamente il Ministero della riconciliazione, e che per questo gran  mezzo conducano innumerevoli anime al Vo­stro Cuore.

Non ci fate cadere in tentazione, ma libe­rateci dal male.

O Gesù pietosissimo, qual’altro mezzo più efficace del Vostro sacerdozio ci avete Voi lasciato, perché da ogni male siamo noi preservati? Deh! se i peccati nostri ci hanno privato di tanta grande Miseri­cordia, noi Vi supplichiamo che la Vostra Grazia abbondi dove é sovrabbondata la uma­na malizia, e Vi degniate di suscitare ben presto un gran numero di Vostri Servi e ministri che siano tutti secondo il vostro Cuo­re, e con  gran zelo, e col sacrifizio di tutti se stessi, attendano a preservare le anime dal peccato, e crescerle a perfetta santificazione e salute. Amen. Così sia»[38].

 

9. Sacerdoti luce del mondo e sale della terra

Oltre allo scopo benefico che si prefiggono questi Istituti, cioè la salvezza degli orfani, l'evangelizzazione il sollievo dei poveri, un altro ne hanno eminentemente religioso, e che può essere di bene per tutta la Chiesa e per tutta l'Umanità, Questo consiste nel  coltivare quella parola del Vangelo, mai coltivata pria d'ora: Rogate ergo Dominum Messis, ut mittat Operarios in messem suam, che si spiega:  Pregate il Padrone della messe, perché mandi gli operai alla sua messe » (1).

Il Padrone é Dio, la messe sono tutte le anime, gli operai sono i ministri del santuario.

Quando questi mancano, le anime periscono: quando questi abbondano, le anime vengono provvedute per l'eterna salvezza. Per questo Gesù Cristo chiamò i sacerdoti luce del mondo e sale della terra. Ma Egli vuole che questo grande ben si ottenga dalla Divina Bontà per mezzo della preghiera.

I sacerdoti congregati nel nostro Istituto si chiamano della Rogazione del Cuore di Gesù pure, perché coltivano questa parola del Vangelo: Rogate ergo Dominum Messis, ecc. e propagano dovunque questa importante preghiera. Essi hanno il voto di farla ogni giorno, e lo stesso voto hanno parimenti le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù, le quali sono quelle che dirigono l'Orfanotrofio femminile. […][39].

 

Stimatissimo Signor Direttore,

Nel numero 9 del Faro mi venne fatto di leggere un articoletto a titolo "Osservando" ........ nel quale, con forme e vedute speciose per quanto consone a verità, si viene a dimostrare la grande e divina potenza del sacerdozio Cattolico nel rigenerare anime, paesi, nazioni con la soavità della grazia e della dottrina evangelica.

Quell’articolo in cui è descritto il giovane prete che esce dal seminario bene educato a sane virtù ed istruito, che torna al suo paesello nativo, e vistolo deperito o quasi demoralizzato da cattivi esempi antecedente, non si scoraggia, confida in Dio, regola santamente la sua condotta e comincia con sante industrie a guadagnarsi gli animi: questo esempio, dico, mi ha commosso fino alle lacrime, perché fa vedere praticamente ciò che possono fare gli evangelici operai nel nome di Dio! ... Io ci ho trovato da meditare lungamente come sopra una lettura spirituale, così vorrei che quello articolo lo leggessero e meditassero i chierici. Veramente il sacerdote è il sale della terra e la luce del mondo; egli ha un’attraenza divina sui cuori, quando compie santamente il suo ufficio.

Quanto dunque è importante che noi sacerdoti ci studiamo di renderci degni del nostro divino ministero! Mi congratulo veramente con lo scrittore di quell’articolo, chi egli sia, e vorrei stringermelo al cuore. Nel contempo mi auguro che lavoro così eletto venga continuato con lo svolgimento graduale di tutte le fasi dell’azione sacerdotale, sino alla completa rigenerazione del caro paese natio.

Ed ecco il vero amore di patria, ecco il vero patriota! Voglia accettare Signor Direttore, le espressioni del mio sincero rispetto e credimi.

Messina lì 9 Marzo 1902[40].

 

10. Il sacerdozio verso i giovani

Vi ricorderete che l’anno scorso voi mostraste desiderio ad un vostro amico di essere presentato a qualche sacerdote cattolico per essere confortato da una parola amica e cristiana un mezzo alle perplessità che affliggevano il vostro cuore.

[…] Il sacerdote è stretto a Dio dei più potenti vincoli dell’amicizia soprannaturale: egli è divenuto una stessa cosa con Dio; ma non appena se ne distacca per l’apostata egli dichiara al suo Dio una guerra spietata ad oltranza. […]

Messina, 4 Maggio 1883[41].

 

11. Gesù sacerdote eterno

Ma il S. N. G. C. non è solamente Re sul suo capo divino non vi è solamente la corona di Re: Egli è sacerdote Eterno, è Pontefice Sommo, che offre ogni giorno, anzi ogni momento, il sacrificio di tutto se stesso all’Eterno Padre, e gli rende un infinito Amore. Pontefice Sommo è il Signor Nostro Gesù Cristo: come Pontefice Sommo Egli si prese la missione di soddisfare pei peccati di tutto il popolo, come Pontefice Sommo Egli offerse all’Eterno Padre un’Ostia accettevole, come Pontefice Sommo Egli si sacrifica sui nostri altari nel sacramento della SS. Eucaristia! […]

O Adorabile sacramentato Signore noi ci gettiamo per terra alla vostra Divina Presenza e vi riconosciamo per Sommo Pontefice per il sacerdote eterno, che sedete sopra un trono sfolgorante di luce alla destra del Padre Onnipotente, e pure siete tanto amoroso che non sdegnate di abitare nelle casipole dei Poverelli. […] Deh! benedite i sacerdoti e i vescovi specialmente, e infiammateli di santo zelo per la vostra gloria! Deh! benedite e santificate i Chierici in tutto il mondo perché diventino sacerdoti santi secondo il vostro Cuore; […][42].

 

Là sull’altare Gesù Cristo è l’Eterno sacerdote, è il Pontefice Sommo che raccoglie tutti gli atti di Religione di tutti gli eletti e li offre e presenta all’Eterno Genitore! Quando dunque gli conviene  quanto gli adatta questo Nome di Eterno sacerdote, di Pontefice Sommo. O abitanti di queste Casipole, o Poverelli del sacro Cuore di Gesù non vi dimenticate mai più che Gesù Cristo là nascosto nel santo Tabernacolo è il Sommo nostro Pontefice!

[…] O Gesù Sommo Pontefice fà sentire il soffio potente della santa vocazione al tuo sacerdozio a molte anime, e crea pel tuo servizio, pel servizio del tuo santuario, per la salute di tutte le anime, per l’incremento di questa Pia Opera, se così ti piace, creati una generazione di santi Chierici che diventino i tuoi fedeli ministri che operino secondo il tuo Cuore. Amen[43].

 

12. Il sacerdote per la redenzione delle anime

 Questo SS. Sacramento degli altari, mi ricorda o fratelli, quel grande sacerdozio che G. C. S. N. lasciò sulla terra come mezzo indispensabile per la continua redenzione delle anime. Egli affidò ai suoi ministri che sono i sacerdoti, tutto se stesso, tutti i suoi misteri, tutti i suoi sacramenti. Insieme alla istituzione della SS. Eucarestia Egli istituì l’ordine sacro.   

Ma prima aveva detto ai suoi Apostoli: Pregate il Padrone della Messa  perché mandi gli operai alla sua messe. Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam. Oh parola veramente divina uscita da quel Cuore Adorabile tutto infiammato di eterna carità per noi! Egli stesso ci esorta a domandare questa grande misericordia che queste grazie che tutte le grazie racchiude e per la quale la Redenzione è continua e duratura sulla terra. Si, oso dirlo, la Redenzione sarebbe stata inutile senza il sacerdozio. Gesù Redentore ha lasciato i suoi ministri come tanti Redentori delle anime sino alla fine del mondo.

[…] Tu ci ricordi che la Redenzione di Gesù Cristo Signor Nostro si attua e si dilata per mezzo dei cultori della mistica messe: tu ci ricordi che dal Cuore SS. mo di Gesù escono i sacerdoti e che questo Cuore divino li fa fuoco ardente, qui ministros suos facit ignem.

Fratelli, ad omaggio di G. C. Redentore caldeggiamo questa Preghiera che il Signor Nostro Gesù Cristo ci ha comandata, corrispondiamo fedelmente a questo divino mandato, propaghiamo sempre più questa santa Preghiera che già comincia ad entrare nel cuore dell’episcopato e del clero, e così attireremo su di noi, su tutta la Chiesa e su tutte le anime le celesti benedizioni.

Ed ora preghiamo quell’Adorabile Redentore Gesù perché voglia farci conseguire abbondanti i frutti della Sua copiosa Redenzione[44].

 

13. Per i seminaristi

La Santissima Eucarestia non può concepirsi senza il sacerdozio: Eucarestia ed ordine sacro formano due sacramenti così uniti tra loro che possono dirsi nati ad un parto gemello del Cuore SS. di Gesù! Si! nell’ultima cena, la sera del Giovedì Santo, Gesù Signor Nostro in uno stesso tempo si lasciava sacramentato, e consacrava gli Apostoli, conferendo loro la pienezza del sacerdozio con la Facoltà di rinnovare sulla terra sino alla fine dei secoli questo Divinissimo sacramento.

Or ecco che in questa Pia Opera Egli si è compiaciuto di suscitare questo spirito di Preghiera pel quale si dimandano al Signore i ministri del sacerdozio, ecco che a noi ed a tutti questi Poverelli del suo divino Cuore ha rivolto quella sua sacrosanta Parola: “Rogate ergo Dominum Messis ut mittat Operarios in messem suam”.

[…] Specialmente, o Signore Gesù, noi Ti preghiamo che sii Via, Verità e Vita per tutti questi tuoi Beniamini iniziati al santo sacerdozio! Deh! attirali al tuo santo Amore, rendili veri tuoi amanti, affinché il tuo Amore li guidi in mezzo ai gravi pericoli di questo mondo, in cui è tanto difficile riuscire incolumi! Stringili al tuo Cuore, o eterna Verità, affinché non siano sedotti dalla menzogna o dalle illusioni dei sensi, ma si abbiano l'indeficiente lume del tuo Volto che li conduca alla perfetta conoscenza di Te Sommo ed Unico Bene; e finalmente Ti preghiamo, o dolce Gesù, che Tu sii la loro "Vita", per modo muoiano a tutte le cose del mondo, muoiano a se stessi, e vivano sempre nella tua Grazia, con la Vita del tuo divino Cuore, e accesi del tuo santo zelo si facciano essi stessi un giorno Via Verità e Vita per tutte le anime, illuminandole, edificandole, e conducendole sempre alla eterna Vita del Paradiso. Amen[45].

 

14. Sacerdoti: operai della vigna

Oh quanto è espressiva questa parabola! Il Padre di famiglia è Gesù Cristo Signor Nostro, il quale è veramente Padre di tutta l’umana famiglia. La vigna è la S. Chiesa Cattolica, è l’umanità tutta. Gli operai sono i sacerdoti.

Il Padre di famiglia che manda gli operai nella sua vigna in diverse ore del giorno significa Gesù Cristo Signor Nostro il quale ha sempre provveduto la sua Chiesa di sacerdoti nelle diverse epoche del Cristianesimo. L'ora undecima poi rappresenta un tempo in cui gli operai sono scarsi, e potrebbe esse né più né meno l’età odierna, cioè i nostri tempi. Ah purtroppo! quanto scarsi sono gli evangelici operai ai nostri giorni. Non vi è città, né regione, né contrada, che non lamenti questa deficienza! Oggi più che mai si può dire: “Messis quidem multa, operarii autem pauci: rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam“. La messe è copiosa, ma gli operai sono scarsi, pregate dunque il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe.

Purtroppo, Signori, tutti i popoli dovrebbero riconoscere che non vi è maggiore necessità di questa: dovrebbero riconoscere che la scarsezza dei ministri del santuario è una sventura immensamente più grave di qualunque carestia e di qualunque siccità, perché nella carestia manca il pane del corpo, nella siccità manca l’acquea per innaffiare i campi e per dissetarci, ma quando ci mancano i ministri del santuario ci manca il pane dell’anima che è la Divina Parola, ci manca anzi il pane celeste che è la Santissima Comunione Eucaristica, ci manca l’acqua vivificante della Divina Grazia che si diffonde nei campi della Chiesa e nelle nostre anime per mezzo dei sacramenti. Tutto perisce, tutto si disperde, tutto manca, quando vengono meno i cultori della mistica Vigna che sono i sacerdoti.

E che significano infatti quelle parole che disse una volta Gesù Cristo Signor Nostro parlando dei sacerdoti? Voi siete il sale della terra e la luce del mondo? E soggiunse: “Se siete sale svanisce con che si salerà? Né la lucerna posta sotto il moggio può mandare la luce“. Ciò posto, noi dobbiamo tenere sempre nascosta quel comando di Gesù Cristo Signor Nostro: “Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam”. Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. E il Padrone della messe è appunto il provvido Padre di famiglia il quale in ogni tempo provvede i mistici campi della Chiesa di operai eletti a coltivarli. Ma oggi che questi operai sono scarsi, oggi che tante anime periscono come gregge senza pastore, oggi che tanti fanciulli vanno dispersi e si perdono perché non vi è chi li raccoglie e li salvi, oggi che perfino i moribondi desiderano al capezzale il ministro del Signore e non possono averlo, oggi il Provvido Padre di famiglia par che voglia accorrere in modo più particolare per provvedere l’umana famiglia col gran tesoro degli evangelici operai[46].

 

16. Il comando potente del sacerdote

 Osservate miei Signori che Colui che da Imperatore vuol dominare dentro di noi, in mezzo ai popoli, in mezzo alle Nazioni, per raggiungere questo amorosissimo intento, solo pel nostro bene, non avendo Egli di noi bisogno alcuno, si è impicciolito, si è annichilito, si è fatto ostia  ed oh! inaudita meraviglia! si è sottoposto Egli stesso all’Impero delle sue creature quali sacerdoti, che con una parola come un comando lo chiamano dal cielo in terra, lo innalzano, lo chiudono nel tabernacolo; lo escono, lo portano nelle strade … oh Amore, oh Amore Infinito[47]!

 

17. Maria e il sacerdozio

Io veggo che G. C. S. N. formò il sacerdozio direi quasi in potenza: Maria SS. lo formò in atto. Da Gesù Cristo cominciò l’Apostolato, per Maria SS. si sviluppò, e prosegue tuttora.

[…] E non c'è da dubitare che attirato più dalle ferventi preghiere di Maria che da quelle degli Apostoli e dei Discepoli, lo Spirito Santo scendere a trasformare quei primitivi sacerdoti della Nuova Alleanza in Serafini di carità, di zelo e di fervore! Né da quel momento Maria cessò dalla sua divina missione, cioè la formazione dei ministri di Dio. Ella confortava gli Apostoli, Ella gli ispirava, Ella li esortava, Ella attirava su di loro grazie sopra grazie, Ella li custodiva come Madre i suoi teneri figliuoli, Ella li portava nelle sue braccia, nel suo Cuore, nei suoi pensieri, a Lei ricorrevano per consiglio, per aiuto, per conforto […][48].

 

Ma chi sono mai, o sorelle ed ascoltanti, le colonne della Chiesa? oh! sono i sacerdoti! ed è Maria SS. ma che impetra dal suo Divin Figliuolo questi figli eletti, Ella è che infonde loro la sapienza e l’amore, affinché essi santifichino i popoli e li conducano a Dio! Oh! il sacerdozio! ecco il sostegno della Chiesa! ecco la luce del mondo, senza di esso sarebbe bandito dalla faccia della terra ogni sentimento di Religione, sarebbe distrutto ogni sano principio ed allora, ahimè! quale sventura[49]!

 

La Santissima Eucarestia non può sussistere senza il sacerdozio. Sono i sacerdoti che consacrano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo Signor Nostro. Sono i sacerdoti che lo amministrano ai fedeli dopo di averli debitamente ammaestrati nei misteri della fede e circa le disposizioni che si richiedono per degnamente riceverlo. Ma chi è che ha provveduto e provvede di sacerdoti eletti la Santa Chiesa? E' Maria! Si è Maria Regina degli Apostoli che attirò su di loro lo Spirito Santo, e poi li esortò, li custodì, li ammaestrò, li assistette in tutto il loro Apostolato.

E' Maria che per la prima raccolse nel suo candido ed immacolato Cuore la parola di Gesù Cristo: “Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam“, e fin da quel primo momento pregò incessantemente per le vocazioni ecclesiastiche, come Essa stessa rivelò alla Venerabile di Agreda.

E' Maria che in tutte le epoche della S. Chiesa, dalla prima alla undicesima ora, ha impetrato gli operai della mistica vigna: i Padri, i Dottori, i Confessori, i Pontefici, i cardinali, i vescovi, e tutto il clero. E' Maria che ha ottenuto dal Cuore SS. di Gesù in tutti i tempi i santi Fondatori d' insigni Ordini Religiosi, e questi ha provveduti di continue vocazioni. E' Maria che ha suscitati i missionari, che ha ispirate le sacre Vergini a farle anch'esse da missionarie o da educatrici. Ah si! per Maria si moltiplicano sulla terra le vocazioni ecclesiastiche, per Maria si formano e si dilatano le Istituzioni religiose, per Maria hanno vita e incremento i due cleri, per Maria sono provveduti di novelli Apostoli e di santi pastori tutte le diocesi! Oh grandezza di questa Provvidenza della gran Madre dell’umana famiglia! Imperocché dai due cleri provengono tutti i beni spirituali e forse anche temporali a tutti i popoli; e Maria SS. ma che generò Dio sulla terra, è quella che genera i nuovi Cristi che sono i sacerdoti; così è Maria che provvede di tutti i beni l’Umana famiglia. […][50].

 

18. Offerta di sé per avere un sacerdote santo 

Eterno Iddio, creatore e Signore di tutte le cose, Padrone Supremo di tutte le vostre creature, io mi prostro col capo nella polvere al vostro Cospetto. Confesso, lodo, benedico ed esalto la vostra infinita Bontà e i vostri divini attributi.

Vorrei, mio Dio, tutto distruggermi e disfarmi per la vostra gloria ma ahimè non Vi so amare, perché non tutti Vi amano? Perché non tutti Vi servono, Vi ubbidiscono e Vi contentano? Ogni carne ha corrotta la sua via, e tutti siamo divenuti inutili, non vi è chi fa il bene, non vi è neppure uno.

Fate, o Signore, che tutti i popoli della Terra Vi confessino e diano lode al vostro Nome divino. Confiteantur tibi populi Deus, confiteantur tibi populi omnes. Specialmente Vi supplico, o Signore, pei meriti del vostro Verbo, che vogliate guardare, con occhio di Misericordia questa Città che ben potrebbe chiamarsi: “La non compassionata”.

Beneditela e risanatela, Voi che faceste sanabili le nazioni. Santificate i sacerdoti che in essa si trovano, Voi che fate i vostri Ministri fuoco ardente.

Ah, mio Signore, e Dio! come il sale della terra si è fatto scipito! come la lucerna è stata messa sotto il moggio! come la luce del mondo si è eclissata! Vorrei, o mio Dio, esercitare in mezzo a questo popolo il mio Ministero sacerdotale, come lo esercitò Paolo Apostolo nelle terre dove lo Spirito Santo lo trasportò. Vorrei primieramente piangere sempre atterrato al vostro cospetto, coperto di cenere e di cilizio, nel digiuno e nell’orazione per placare la giusta vostra collera, ed impetrare le vostre copiose Misericordie. Vorrei, o mio Dio, lavorare di giorno e di notte per la vostra gloria, con lo studio, con la predicazione, con le confessioni, con l’assistenza degli infermi, con l’istruzione dei fanciulli e con ogni mezzo per guadagnarvi tutte le anime, operando la conversione dei peccatori e la santificazione dei giusti!

Ma ahimè! i miei desideri sono come i desideri che uccidono il pigro! Che ne fate di me, o mio Dio? Servo inutile e strumento inutile io sono. Manda, o Signore, quello che devi mandare. Voi che siete Onnipotente a suscitare figliuoli di Abramo per fino dalle pietre, suscitatevi in questa città un sacerdote fedele che faccia secondo il vostro Cuore! Dai tesori della vostra infinita Bontà mandate in Messina un vero Apostolo prevenuto dalle vostre benedizioni: un sacerdote, puro, casto, illibato, semplice, mansueto, sobrio, giusto, prudente, pieno di Spirito Santo, pieno di viscere di Misericordia, di fortezza e di costanza, pieno della scienza dei Santi e di ogni dottrina ecclesiastica e letteraria per adempire nel modo più degno della vostra gloria il suo sublime ministero.

Io parlo da stolto e da ignorante, o mio Dio, ma Voi degnatevi suscitare questo sacerdote santo e dotto e intonategli il vostro divino comando di uccidere e di mangiare come lo diceste a Pietro, o di svellere e di piantare, di distruggere e di edificare come lo diceste a Geremia. Fate che nel nome Vostro abbatta il regno di Satana ed edifichi il vostro regno, Vi faccia conoscere ed amare da tutti, riformi il clero, educhi i fanciulli, guidi le vergini, consoli gli afflitti, suffraghi le Anime purganti, splenda come un sole pel buono esempio, per le opere e la evangelica predicazione; getti così larga la rete delle anime che tutte le guadagni al vostro amore.

Deh! Vi supplico, o Gesù mio, suscitatelo questo sacerdote, e tutti gli altri sacerdoti santificate, e nuovi sacerdoti santi e dotti fate sorgere numerosi in Messina ed in tutte le città e campagne del mondo, in ogni tempo. Ah! che ne fate di me, misero peccatore? se per suscitare questo sacerdote secondo il vostro Cuore, Voi volete, o mio Dio, l’offerta della mia vita, ecco, ve l’offro ora stesso. Vi offro la mia vita così meschina com’è, e affinché quest’offerta abbia valore al vostro divino Cospetto unisco al sacrificio d’infinito valore che vi fece della sua vita il vostro divino Figliuolo, e che tutti i giorni si rinnova nella Santa Messa.

 Accettate, o Clementissimo Signore, questa mia offerta; fatemi sparire dalla terra, e al mio posto mettere questo Apostolo desiderato, questo sacerdote fedele che faccia secondo il vostro Cuore. Manda, o Signore, quello che devi mandare.

Sì, Vi scongiuro, o mio Dio, accettate questo cambio della mia inutile vita; mi ritiro, mi annichilisco e cedo il posto a chi possa meglio di me contentarvi e glorificarvi. Esauditemi, o Signore Iddio, per amore del vostro Unigenito Figliuolo, il quale è assetato della vostra gloria e della salute delle anime. Abbiate pietà del Cuore amantissimo del vostro Verbo, che desidera sacerdoti santi.

Esaudite non le mie preghiere, ma le preghiere, i voti, i desideri di quel Cuore divino nel quale trovate le vostre delizie e compiacenze.

Ah! se Voi Vi degnate di esaudirmi, o mio Dio, Vi lodo, Vi benedico, e ringrazio fin d’ora, con tutto il cuore commosso di gratitudine esclamo: Nunc dimittis ecc. ecc. Signore Iddio Onnipotente, compatite la miseria del vostro servo; parlo da stolto: perdonatemi. Fatene ciò che  più Vi aggrada della meschina offerta che Vi ho fatto; Sia sempre benedetta la vostra volontà nella quale intendo inabissarmi fin d’ora.   Glorificate, o mio Dio la vostra volontà e la vostra misericordia. Amen.

VIVA GESÙ  E  MARIA!

Messina 3 maggio 1880[51].

 

19.  Il sacerdote ministro e pastore 

Suscitabo mihi sacerdotem fidelem, qui iuxta cor meum faciet.

Io mi susciterò il sacerdote fedele che opererà secondo il mio Cuore.

Forzesi! Io veggo stamane dipinto sui vostri volti il gaudio che inonda i vostri cuori! Voi esultare e ne avete ben ragione, perché oggi voi avete ottenuto col solenne rito della Chiesa il vostro pastore immediato.  Ma la vostra gioia è parimenti mia; io esulto con voi e mi rallegro nel Signore, perché il pastore che il provvido Iddio vi ha concesso è un mio spirituale figliuolo; a lui mi uniscono i vincoli di una spirituale generazione al sacerdozio, e quelli della Religione e del sacro affetto.

Rallegriamoci dunque, santamente nel Signore, il quale si è compiaciuto di suscitare questo suo eletto, affinché come sacerdote fedele operi secondo il suo Cuore: “Suscitabo mihi ecc.”

Ma affinché la vostra letizia, o Forzesi, sia piena, sia fondata sopra solide basi, io vi chiamo a considerare tre cose:

1° Il sacerdote come ministro dell’Altissimo;

2° Il sacerdote come pastore di un paese;

3° Il vostro attuale pastore in rapporto alla sua missione.

Imploriamo l’aiuto del Crocifisso Signore, dell’Immacolata Madre di Dio, e cominciamo.  

Il sacerdote

L’uomo, creatura di Dio, è obbligato di riconoscere il suo Creatore, di adorarlo, e servirlo, di amarlo; e ciò non solamente con atti interni, ma anche con atti esterni, come sarebbero le prostrazioni, le ammende, le preghiere, le offerte. Il complesso di tutti questi atti interni ed esterni, che riguardano Dio, si chiama Religione. La Religione è la corrispondenza diretta tra le creature e il Creatore, tra l’umanità e la divinità; togliete la Religione e l’uomo resta separato da Dio, abbandonato a se stesso, trascinato nell’abisso ecc.  Prima ancora della venuta del Figlio di Dio sulla terra, vi era una Religione rivelata, quella degli Ebrei. Essi erano in relazione con Dio, gli rendevano onore, culto, adorazione. Tutta la loro religione aveva un grande obbietto: il “Messia", Gesù Cristo. Si salvavano con la fede nel futuro Messia; speravano nei meriti del futuro G. C., sospiravano di vederlo ecc. e i più illuminati tra loro, i Profeti, lo amavano ardentemente ecc.

Or bene, siccome non si può concepire amministrazione, ovvero azienda in cui si amministrano interessi civili, o politici, o industriali, o pubblici, o privati, non si può concepire senza uomini investiti di quell’ufficio, di quella carica, così non si può concepire religione, culto di Dio, senza uomini addetti a quest’ufficio, a questa missione. Tutti dobbiamo essere religiosi, ma ci vogliono quelli che abbiano per ufficio d’insegnare la religione, di essere i depositari e gli amministratori di tutto ciò che vi è di sacro. Ora questi sono appunto i sacerdoti, ovvero i ministri dell’Altissimo.

Nella religione degli Ebrei, Dio stesso stabilì i sacerdoti.

Leggiamo che uno di questi fu Melchisedeck, il quale aveva la facoltà di offrire al Signore il simbolico sacrificio del pane e del vino. Un altro, Jetro, suocero di Mosè. Indi il sacerdozio prese una forma più rituale e solenne con Aronne, fratello di Mosè. Dio stesso prescrisse le vesti ecc. riti, offerte. Aronne si circondò di altri sacerdoti scelti tribù di Levi. Era questa sola fra le 12 tribù, che doveva fornire i sacerdoti.

Dio si mostrò gelosissimo di questo antico sacerdozio. I soli suoi sacerdoti potevano maneggiare le cose sacre. Guai se altri si volesse introdurre! Guai se altri volesse mischiare le cose profane alle sacre! Subito si accendeva l’ira di Dio e fulminava gli audaci! Così avvenne a Datan, Abiron ... tre figli di ... i quali osarono mischiare del fuoco profano nei turiboli dove ardeva il sacro fuoco. Immediatamente si aprì la terra e se li inghiottì vivi! Fu anche severamente punito Oza, il quale, non essendo levita, toccò l’Arca santa che solo i leviti potevano toccare; e quantunque avesse ciò fatto con l’intenzione ecc. pure all’istante ecc.! ... Così Iddio fin d’allora mostrava quanto Egli fosse geloso di tutto ciò che aveva fidato ai suoi Ministri; e come questi solamente potessero toccare le cose sacre e trattare con Dio stesso direttamente.

 Quando il popolo voleva conoscere i divini voleri, il sacerdote si presentava innanzi all’Arca santa e pregava l’Altissimo; allora scendeva una nuvola, investiva l’Arca santa e dietro la nuvola, il Signore parlava al suo ministro.

 Eppure, o fratelli miei, quel sacerdozio dell’Antica Legge non fu che un simbolo e una figura del nostro sacerdozio. No! quel sacerdozio non era il sacerdozio “vero”, ma il sacerdozio “figurativo”. Un altro doveva essere il vero “sacerdozio”, un sacerdozio eterno, un sacerdozio divino.  Nella pienezza di tempi doveva apparire sulla terra un sacerdote che fosse il solo degno tra tutte le possibili creature, di offrire alla divinità un culto ed un sacrificio degno di Dio. Questo sacerdote supremo fu G. C. S. N. Egli tutta la sua vita adorò il suo eterno Padre e lo pregò. Sacrificio Croce. Ma di ciò non pago, Egli stabilì un sacramento nel quale perennemente adora, prega ed offre. E’ la SS. Eucaristia! Qui G. C. è il sacerdote eterno ecc.

Se nonché, volle il S. N. G. C. prima di partire da questo mondo, lasciare i suoi Rappresentanti, formarsi i suo sacerdoti, sacerdoti non figurati ... come quelli ecc. ma veri e reali, effettivi; i sacerdoti che avessero il suo stesso sacerdozio, che fossero altri “Cristi” o altri “Dei”; che fossero i ministri non della religione ebraica, ma “cristiana”, che adorassero, pregassero, trattassero le cose sacre, perdonassero i peccati ecc. e consacrassero Corpo e Sangue, perpetuando Sacrificio ecc. ecc.!

 Ed eccolo che prima di partire da questo mondo, alla vigilia ecc. istituisce ecc. ed ecco in qual modo. Cena - Apostoli - Eucaristia - sacerdozio … Quorum remiseritis ecc.  Così Egli dà ai sacerdoti doppia potestà sul suo Corpo reale e sul mistico; “reale”, cioè Corpo e Sangue - vuol dire consacrare; “mistico”, popolo cristiano, perdonare peccati e potestà di giurisdizione. Questo sacerdozio è tanto divino, che è eterno, e perché tale imprime carattere. Il carattere è ecc. cosicché il sacerdote della nuova legge è sacerdote in eterno!

Or chi può dire la dignità del sacerdote cattolico?  Fratelli miei, nessuna dignità è paragonabile a questa! I principi, i re governano i corpi, ma i sacerdoti governano le anime. I re, gl’imperatori comandano eserciti ecc. ma i sacerdoti comandano e moderano le coscienze degli stessi re, degli stessi imperatori. I re e gl'imperatori conferiscono gradi e dignità terrene ecc. i sacerdoti conferiscono la grazia di Dio, e danno diritto al Regno dei cieli.

I re e gl’imperatori sono riveriti dalle loro nazioni, ma i sacerdoti sono stimati e riveriti non solo dagli Angeli, ma da Dio stesso che li chiama pupille degli occhi suoi. I re e gl’imperatori sono potenti perché hanno armi ed armate, con cui s’impongono ecc. ma i sacerdoti, assai più potenti, chiamano con una parola l’Onnipotente dal cielo in terra, sciolgono e legano le coscienze sconfiggono col fiato della loro bocca le legioni infernali!

Oh, grande, assai grande è la dignità sacerdotale! Gli Angeli stessi ne sentono quasi un reverenziale timore. Si legge nell’Apocalisse ecc. vide ne feceris ecc.! I santi più illuminati da Dio, hanno avuto tanto rispetto della dignità sacerdotale, che quasi non hanno trovati termini bastanti per esaltarla. Il Curato d’Ars, elevato recentemente agli altari: Se io vedessi un sacerdote e un Angelo, prima saluterei il sacerdote e poi l’Angelo! S. Caterina da Siena baciava la terra dove passava un sacerdote. Il dott. S. Bernardo domanda scusa alla SS. Vergine Maria e Le dice: “Scusatemi, o eccelsa Signora, se io oso dire che la Dignità del sacerdote uguaglia la vostra, se pure per qualche titolo non è più distinta”. Infatti, nelle mani del sacerdote si riproduce l’Incarnazione ecc.   

Se Maria genera G. C. col suo sangue verginale ecc. il sac. lo genera con la potestà ecc. ecc. Se Maria lo toccò, nutrì ecc. il Sac. fa di più: lo genera nelle anime con la parola e con la S. Comunione Eucaristica.

Il sacerdote è il sole e il sale della terra: Vos estis lux mundi ... sal terrae ... E’ un novello Messia, è un nuovo Cristo, un nuovo Redentore, a lui sono affidate le anime, i tempi, la dottrina, il culto, la Religione! Egli è un Dio sulla terra!

Ed è appunto per questo che il sacerdote è perseguitato.

Lucifero, che ha un odio implacabile contro Dio, non può non avere un odio implacabile contro i rappresentanti di Dio. Lucifero, che voleva detronizzare il suo Creatore, restò egli inabissato nell’Inferno, e Iddio diede a noi sacerdoti la potestà di abbatterlo, di strappargli le anime, di scoprire i suoi inganni, di cacciarlo dai luoghi e dalle persone; egli quindi non può non fremere di rabbia contro il sacerdozio cattolico. E servendosi di uomini malvagi, di quelli che sono suoi seguaci, suoi affiliati, eretici, nemici di Dio e della Chiesa, Satana monta tutte le macchine possibili contro i ministri di Dio; e da qui le calunnie, le menzogne, le persecuzioni di ogni sorta, fino alla violenza, contro il clero.

Io non nego, fratelli miei, che anche il Sac. possa alle volte inciampare in qualche fallo: quantunque ve ne siano di quelli che, per grazia del Signore e per la loro ferma volontà non inciampino mai tutta la loro vita in colpa grave, non si rendano mai gravemente infedeli a Dio e alla loro santa missione. Ma ammesso pure che qualche ministro del Signore cada in qualche fallo, che vuol dir ciò? forse per questo cessa egli di esser sacerdote? Avesse pure tutti i peccati del mondo, Dio scende dal Cielo ad una sua parola ecc. ecc. e Satana fugge dalle anime ad una parola di assoluzione che egli pronunzia. E che adunque? Dio rispetta il sac. ancorché ecc. l’Inferno trema al suo cospetto, ad una sua parola, e tu, o uomo, osi innalzarti a giudice, e condannarlo e disprezzarlo?

 Fratelli miei, sappiate che Dio si sdegna grandemente contro quelli che offendono i suoi sacerdoti. Nolite tangere Christos meos ... Qui vos audit, me ... qui vos spernit ecc.

E sapete voi come punisce Dio un popolo che disprezza ecc. Privandolo! Questo castigo quanto terribile! ecc. Invece quando Dio vuole aggraziare ecc. mostrare misericordia, manda i suoi sacerdoti, e li manda fedeli, buoni, zelanti, secondo il suo Cuore!

 Un sacerdote tale, che Iddio invia ad un popolo, ad una terra, paese etc... quel sacerdote è un Messia!

Curato

E qui mi trovo condotto alla seconda parte del mio discorso, cioè il gran bene che può fare un buon sacerdote mandato dal Sommo Dio in un paese.

Vi è occorso, fratelli miei talvolta di viaggiare in treno e attraversare lunghe costiere di monti, in un giorno sereno in cui nessuna nebbia copre le alture, e tutta l’alma luce del sole inonda i cieli, i mari, i campi e le montagne. Assorti nella visione silenziosa e solitaria di tante magnificenze della creazione, voi avete mirato biancheggiare qua e là, in fondo alla pittoresca scena di monti, diversi villaggi e paesetti: uno a ridosso di alta collina, un altro a scoscesa della china, un altro fra due valli, un altro mezzo nascosto tra i pineti, e poi un altro, e poi un altro ... grande Iddio! Sembrano quei paesetti greggi accampati nell’ovile, mandrie che pascolano chetamente sui colli. Purtroppo, fratelli miei, quelli sono mistici ovili; in ognuno di quei paesetti è un gregge, non di pecore, ma di anime; dove cento, dove duecento, dove mille, dove più, dove meno. Sono ovili del Buon Pastore che è nei Cieli, il quale conosce ad una ad una le sue pecorelle, ed oh, come gli sono care! più care di quelle di tante popolose città, dove il veleno della malizia ha distrutto la semplicità e la naturalezza! Ad ognuno di questi villaggi sparsi sui monti, ad ognuno di questi mistici ovili, Iddio manda il suo pastore; egli è il sacerdote, il quale si chiami curato, si chiami parroco, si chiami pievano, si chiami arciprete, si chiami vicario, egli è il pastore mandato dal Pastore supremo per la custodia e per la salvezza di quel piccolo gregge di anime.  Nel mandarlo il S. N. G. C. gli dice “Sicut misit me Pater et ego mitto te .. Come ecc.” Da ciò vedete, fratelli miei, quanto grande è la missione di un “curato”, verso il suo mistico ovile, e quanto grandi sono i suoi doveri.

Bisogna che voi li sappiate: io non ho ritegno a dirveli, perché così intenderete meglio quali siano i vostri obblighi verso di lui.

 Sono quattro le doti che deve avere il buon curato:

 1° In primo luogo, il buon esempio di una vita intemerata:

Praebe te ipsum exemplum”, diceva S. Paolo a Tito; e ciò è detto ad ogni sacerdote, e specialmente al curato di campagna. Nelle grandi Città non si può fare a tutto attenzione, e un uomo può anche restare inosservato; la sua vita privata può rimanere sempre sconosciuta. Ma non così nei piccoli paesi; la condotta del pievano è palese a tutti, i naturali hanno gli occhi su di lui; egli dev’essere a tutti esempio di moralità e di virtù. E non tanto perché a lui sono rivolti tutti gli sguardi, ma molto più perché egli è sotto gli occhi di Dio, che scruta tutte le sue minime azioni. Il buon curato dev’essere retto e santo agli occhi del popolo e agli occhi di Dio, sia nell’esterno che nel più intimo del suo cuore e della sua mente. Egli dev’essere uomo di orazione, illibato nei costumi, pacifico, caritatevole, paziente, intento sempre alla propria santificazione.

 2° In secondo luogo, il buon curato dev’essere pieno di zelo. Non basta che egli attenda alla propria santificazione, ma deve attendere alla santificazione e salvezza di tutto il suo mistico gregge. Il suo zelo non deve farlo riposare nell’adempimento della sua santa missione. Egli deve curare il decoro della casa di Dio; la chiesa parrocchiale dev’essere oggetto delle sue continue attenzione ad abbellirla, a coltivarla. Egli non deve risparmiare fatica ad istruire i suoi parrocchiani, a cominciare dai teneri bambini; a procurare che tutti frequentino i santi sacramenti della Confessione e della S. Comunione Eucaristica; il suo zelo deve spingerlo a perseguitare dovunque il peccato, a bandire dal suo popolo le bestemmie, le disonestà, il lavoro festivo, le inimicizie, gli odii, le indebite appropriazioni della roba altrui, le usure, a bandire la cattiva stampa, i cattivi giornali, e sostituirvi la buona stampa, le buone letture. Il suo zelo deve fargli combattere l’indifferentismo, deve farlo vigilare che lupi rapaci, cioè emissari del diavolo non vengano per spargere il veleno dei cattivi principii. Il suo zelo deve fargli annunziare con santa franchezza la Divina Parola e col vivo interesse di guadagnare a Gesù Cristo le anime. Il suo zelo dev’essere pieno di dolcezza e di misericordia pei peccatori, onde richiamarli alla penitenza, e qualche volta dev’essere forte ed energico per allontanare dall’ovile il veleno dei falsi principii.

 Ecco dunque la seconda importante qualità di un buon pievano: uno zelo indefesso, fervoroso, continuo, illuminato, prudente, attivo, instancabile, perché nella sua parrocchia regni la gloria di Dio e la salute delle anime, perché si edifichi il Regno di Gesù Cristo e resti distrutto il regno di Satana!

 3° In terzo luogo il buon curato dev’essere “disinteressato”. Egli non deve andare a caccia di denaro; egli non deve cercare il lucro e il guadagno materiale. Non dico già che egli debba vivere di aria o di sola orazione e preghiera. Egli è un uomo e ha bisogno di cibarsi e di vestirsi. Ma voglio dire che il buon curato si contenterà di ciò che è puramente necessario al suo sostentamento. Egli dirà con S. Paolo: “Habentes alimenta et quibus tegamur, his contenti sumus”. Del resto egli getterà nel Signore la sua cura e Dio lo nutrirà; ed egli sarà indulgente coi suoi parrocchiani e amministrerà scrupolosamente i beni della Chiesa.

 4° In quarto luogo finalmente, il buon curato deve avere una buona capacità intellettuale, una istruzione sufficiente, per cui possa bene adempiere il suo dovere e istruire convenientemente i suoi parrocchiani, delucidare i loro dubbi, dissipare i loro errori.

Ecco, fratelli miei, le quattro doti del buon curato di un paese dei monti: “buon esempio di vita intemerata, zelo, disinteresse, capacità”.

Oh, beata, oh, fortunata la terra, che ha un buon curato, che abbia queste doti! Più che tutte le buone annate, più che tutta la fertilità dei campi, più che la pioggia del Cielo, è grande questa fortuna! Anzi vi assicuro che allora scende la pioggia del Cielo opportuna e benefica sui campi, allora la terra è fertile e ricca di prodotti, allora le annate sono piene e abbondanti, quando in un paese vi è un buon curato, che attira le divine misericordie con le sue preghiere, e che ravvicinando il suo popolo a Dio, lo rende capace di essere ricolmato delle benedizioni non solo spirituali, ma anche temporali: “De rore caeli et de pinguidine terrae”!

Padre Catanese

Forzesi! avete avuto voi questa sorte? avete voi conseguita questa fortuna? Il giovane arciprete che vi è stato dato quest’oggi, ha egli quelle doti che deve avere il buon curato e che io vi ho descritte? E’ egli per voi un luminare di buon esempio nelle virtù della sua vita pubblica e privata? E’ egli pieno dello zelo della gloria di Dio e della salute delle anime vostre? E’ egli disinteressato, senza mire di arricchirsi coi beni della Chiesa e coi vostri beni? E’ egli capace di adempiere i suoi doveri?

 Forzesi! la risposta alla vostra coscienza. In quanto a me non vi farò certamente il panegirico di questo vostro novello arciprete e mio spirituale figliuolo.

 Permettetemi che io richiami alla mia mente una lontana memoria.

 Circa venti anni or sono, io cominciava alcune opere in Messina. Pregavo il Cuore SS. di Gesù che mi mandasse figliuoli eletti ecc. Quand’ecco un giorno vedo venirmi incontro un giovanetto dal sembiante umile e modesto, il quale mi chiede di essere ammesso ecc. ecc. Al vederlo io concepii subito la speranza della sua buona riuscita e non esitai ad accoglierlo. Lo trovai inclinato alle cose di Chiesa, umile, pio, servizievole e d’ingegno svegliato ed industrioso. Non esitai di avviarlo al sacerdozio. Un giorno quel giovane mi si avvicinò e mi disse che egli non si sentiva degno di ascendere al sacro altare e che avrebbe voluto ritirarsi piuttosto in qualche convento per rendersi fratello laico. Ma questa conoscenza della propria indegnità era già la migliore disposizione per diventare sacerdote. Io lo educai con molto affetto, lo feci istruire sufficientemente nelle scuole del Seminario, ed ebbi la consolazione di vederlo sacerdote dopo dieci anni circa che era stato nel mio Istituto. Io lo chiamai col nome di figlio primogenito.

 Vi confesso, o Forzesi, che io pensavo di tenerlo con me, di farne una pietra fondamentale del mio Istituto, un compagno e forse anche un successore del mio piccolo ministero di beneficenza. Ma Iddio dispose altrimenti. Egli lo tolse a me e lo diede a voi. Io lo crebbi per raccogliere i frutti della sua buona condotta, delle sue buone opere, ma il Signore volle che questi frutti li raccoglieste voi, o Forzesi! Io lo destinava a coltivare il campicello dei miei Istituti, ma il Signore lo destinò a coltivare il mistico campo di Forza d’Agrò! Io lodo e benedico le divine disposizioni, e sono lieto che un mio figliuolo spirituale, anzi il primogenito dei miei figliuoli in Cristo, sia qui posto dalla Provvidenza di Dio come pastore e padre della anime vostre.

Con l’aiuto della divina grazia e con la sua buona volontà, io ho fiducia che voi lo vedrete adorno di quelle doti che appartegono al buon curato. Ma che dico io, voi lo vedrete? e forse non ha egli cominciato a darvene le prove? Non ha egli tenuto in mezzo a voi una condotta pacifica ed illibata? Lo avete veduto occuparsi in altro fuorché nel culto di Dio e nella santificazione delle anime? Questa chiesa tutta ripulita, questi altari tutti a nuovo rimessi, le suppellettili della chiesa, i sacri arredi rabbelliti, tutto dimostra che egli ha il pensiero sempre vivo, e non risparmia cura e fatica per la casa del Signore. Ecco che i vostri figli, o Forzesi, hanno già cominciato a ricevere indefessamente le istruzioni del catechismo, ecco che il concorso a questa chiesa si è sempre aumentato, e, quel che è più, molti cominciano a frequentare i santi sacramenti della Confessione e della S. Comunione.

Ebbene, io ho fiducia che altre migliori opere ancora vedrete, altri vantaggi spirituali vi verranno.

Se nonché bisogna che voi, o Forzesi, corrispondiate a tanta grazia del Signore. Bisogna che voi sappiate apprezzare il dono di Dio. Se il vostro arciprete ha obblighi da compiere verso di voi, voi avete doveri da adempiere verso di lui.

Voi dovete in primo luogo riverirlo, onorarlo come l’inviato da Dio, come l’angelo del Signore. Voi dovete amarlo come vostro padre nel Signore, e se occorre di aiutarlo, di coadiuvarlo, di assisterlo, e forse anche di soccorrerlo, non dovete tirarvi indietro.

Dovete in secondo luogo ascoltare con docilità la sua parola e i suoi consigli. Iddio ve lo ha dato per guida e per maestro nelle vie dell’eterna salute, e voi dovete corrispondere a tanta divina misericordia lasciandovi guidare ed ammaestrare.

In tal modo voi gli renderete più agevole il suo arduo compito; si formeranno vincoli strettissimi tra popolo e pastore, e Forza d’Agrò sarà una cittadella inaccessibile ad ogni errore e un paese fiorente di religione e benedetto da Dio. Ed ora assieme, o Forzesi, leviamo una supplica al Signore Iddio pel novello arciprete:

O Signore Gesù Pastore dei pastori, che a questa terra hai inviato il tuo ministro siccome tuo rappresentante, noi ti supplichiamo che voglia sempre assistere ... rendere fecondo il suo ministero, affinché Egli ti sia sempre fedele, operi sempre secondo il tuo cuore, guadagni al tuo Cuore tutto questo popolo fino alla più tarda età in cui ricco di anime e di opere sante, venga un giorno da te invitato al tuo celeste regno con quelle divine parole: Serve bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis, super multa te constituam: intra in gaudium Dom ... tui ... Servo buono e fedele ecc.[52].

 

20. Per i novelli sacerdoti 

O novelli Leviti, salvete,

Che di Cristo l'Altare ascendeste,

Fatti agli Angeli simili or siete,

Anzi più per il gran Minister!

Quale meta sublime attingeste

Della vita nel vostro sentier!

 

Nell'infanzia d'ignote carezze

Vi cresceva quai fiori gemelli

Quel Gesù che di arcane dolcezze

Vi prevenne la tenera età.

Fin d'allora vi elesse a novelli

sacerdoti di sua Carità.

 

Della Pianta dai rami divelti

Voi già siete primizie piú belle,

Non sia più che vi sperdano, svelti

Da quest' aure natali... mai più! .

Del Rogate siate due stelle

Risplendenti sul fronte a Gesù!

 

Gesù parla: «Crescete, crescete, 

Del mio Cuore fiorito germoglio,

Ai guadagni celesti accorrete

Che la messe sui colli spuntò.

Deh! accorrete, che langue il rigoglio

Dove il fido cultore mancò!

 

Non vedete? che teneri figli

Della vita, nel campo infecondo,

Fanciulletti tra i mille perigli,

Tra gli scandali, il lezzo e l'orror;

Sparsi in tutte le terre del mondo

Senza Dio, senza Fé, senza Amor !

 

Non vedete? coscienze sedotte,

Giovinezze strappate alla fede,

Alme incaute sull'orlo ridotte

Del piú tetro tremendo avvenir!

E il maligno che conta le prede

Del suo finto satanico agir!

 

Orsù dunque, lanciatevi in mezzo

Alla messe... correte che muore!...

Del mio Sangue compratela al prezzo;

Ampia, eterna darovvi mercé;

Seminate con pianto e dolore,

Tornerete gaudenti con me.

 

Indossate, fregiate la stola

Delle sante virtú regolari,

Vi sia spada l'ardente parola

Che penétra tra l'anima e il cor,

Del Rogate gli estremi ripari

Salveranno la schiatta che muor!

 

Deh! salvate, o Leviti, che in bino

Dolce amplesso gemelli sorgete,

Rievocanti il comando divino

Quando bini i settanta invió

Lor dicendo: Rogate e otterrete

I cultori che Iddio destinò.

 

Della Pianta che mette radici

Siate i rami fecondi di frutti,

Preparatele tempi felici

Voi cui diede l’umore vital...

La vuol figli fedeli che a tutti

Dian cultura di vita immortal[53].

Preghiere per i sacerdoti

1. Al Cuore di Gesù per le vocazioni

Rogate Dominum messis.

«Cuore compassionevole di Gesù, giungano al vostro cospetto i gemiti ed i sospiri che a Voi innalziamo. Una grande ed immensa misericordia siamo venuti a domandarvi, a vantaggio della vostra Chiesa, e a salute delle anime. Degnatevi di mandare sacerdoti santi in mezzo ai popoli. Pietosissimo Gesù, Voi passaste sospirando per le città della Giudea, e vedendo quelle turbe abbandonate come gregge senza pastore, diceste: La messe è veramente copiosa, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe. Or Voi siete, adorabilissimo Gesù, il Padrone della messe, Voi siete il mistico Ortolano che avete piantata la vigna delle anime, e l’avete innaffiata col vostro Preziosissimo Sangue. Voi formaste la vostra Chiesa come un campo fiorito, come un orto chiuso, in cui Vi piace raccogliere i fiori delle sante virtù, e i frutti delle buone opere, e questi frutti sono dolci al vostro palato. Ah! Voi avete fame e sete di anime, o dolcissimo Gesù, il vostro Cuore amante si liquefa nel mezzo del vostro seno. È divenuto scarso il numero degli agricoltori della vostra vigna, sono venuti meno i buoni operai nella vostra Chiesa, la luce del mondo si eclissa, e perciò i popoli restano nelle tenebre della ignoranza e del peccato, perciò le povere anime periscono, perciò Satana divora le prede, perciò i pargoli domandano il pane della vita, e non vi è chi loro lo spezzi.

O Signore Iddio, muovetevi a compassione di uno stato così miserevole in cui sono ridotte tante città e tante campagne, per mancanza di buoni operai. Padrone della messe, degnatevi di mandare operai alla vostra messe. O Buon Pastore delle anime, mandate i vostri rappresentanti a salvare il mistico gregge dalle insidie del lupo infernale. Noi Vi supplichiamo ardentemente con le parole del profeta Daniele: Ostende faciem tuam super sanctuarium tuum quod desertum est, propter temetipsum. Mostrate, deh, la vostra faccia sul vostro santuario, che è divenuto deserto, fatelo per Voi stesso! Egli è vero, o Signore Gesù, che noi non meritiamo di essere esauditi, e che Voi non avete bisogno di noi creature per essere infinitamente glorioso e felice; ma è pur vero che il vostro Cuore amorosissimo geme e si affanna per la perdita delle anime, e allora giubila ed esulta quando le anime sono edificate, santificate e condotte a vita eterna per mezzo dei buoni operai. Fatelo dunque per Voi stesso, cioè per la consolazione del vostro amorosissimo Cuore, mandate operai santi alla vostra messe. Ve ne scongiuriamo con quegli ardenti sospiri con cui i Profeti e i Patriarchi sospiravano la vostra venuta sulla terra: Piovano il giusto le nubi del cielo, essi dicevano, e la terra germogli il Salvatore; e noi esclamiamo con gemiti ancora più ardenti: Si apra o Gesù, il vostro Divino Cuore, e da quello vengano alla vostra Chiesa i buoni e santi operai. Sì, traeteli dall’intimo del vostro Cuore, Voi che siete onnipotente a trarre figliuoli ad Abramo perfino dalle lapidi. Traeteli da quella fornace ardente di carità qual è il vostro Divino Cuore. Arricchite la vostra Chiesa di questo grande ed inestimabile tesoro dei buoni operai!

O Signore Gesù, degnatevi di mandare il soffio onnipotente della santa vocazione nel cuore di tanti fanciulli o di tanti giovani, il cui spirito è disposto alla santificazione, Voi che chiamaste Matteo dal telonio, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni dalle reti. Sacerdoti per tutta la Chiesa noi vi domandiamo, per tutti i villaggi, per tutte le città, per tutte le campagne, per tutte le terre degl’infedeli, e ve li domandiamo che siano secondo il vostro Cuore. Voi avete detto: Io mi susciterò il sacerdote fedele che opererà secondo il mio Cuore; e noi vi supplichiamo: Suscitatevi i sacerdoti fedeli che operino secondo il vostro Cuore.

Formateveli pieni del vostro Santo Spirito, e della intelligenza dei divini misteri, segregati da tutte le cose della terra, alieni da ogni secolare interesse, eruditi nella scienza dei Santi, e nella cristiana perfezione, esperti nella ecclesiastica disciplina, e che siano divorati dallo zelo purissimo della vostra gloria e della salute delle anime. Createvi, o Signore onnipotente, una generazione di Leviti santi, un popolo eletto di ministri degni del vostro santuario.

Ah! Se grande assai è questa grazia che noi Vi domandiamo, e se grandi sono i peccati delle nazioni, ricordatevi, o pietosissimo Gesù, che più grande della nostra malizia è la vostra misericordia. Fate sovrabbondare la vostra grazia dove è abbondato il peccato. Padrone supremo della mistica Vigna, esauditeci, mandate operai santi alla vostra messe. Fatelo per i vostri meriti, fatelo per amore di Maria Santissima Madre vostra e Madre della Chiesa. Ricordatevi che i suoi lamenti ferirono il vostro Cuore, quando coi suoi sospiri, a guisa di tortorella, pregò per il genere umano, ed affrettò la vostra venuta sulla terra. I gemiti di Maria dunque Vi presentiamo, i suoi voti, le sue lacrime, le sue ferventi suppliche, e i suoi meriti, che sono meriti vostri. Per amore di Maria Santissima, per amore di Voi stesso, per consolazione del vostro Cuore amante, ascoltateci, esauditeci, affrettatevi. Ne moréris, Domine, ne moréris, ostende faciem tuam super sanctuarium tuum quod desertum est, propter temetipsum. Amen. Amen»[54].

 

2. Per avere sacerdoti secondo il Cuore di Cristo

Unione di preghiera sacerdotale. Offerta della santa Messa perché la divina misericordia ci faccia avere sacerdoti eletti secondo il Cuore di Gesù, in questo Istituto della Rogazione del suo Divino Cuore.

O Dio Altissimo, Padre di tutte le misericordie, prostrati alla divina vostra presenza col capo nella polvere, prima di accedere al sacro altare per offrirvi la vittima divina, noi Vi presentiamo questa umile supplica nel Nome santissimo di quel Gesù che per mano di noi suoi indegni ministri a Voi si immola. O Dio Altissimo, mirate l’ardente desiderio che ci travaglia, o piuttosto la grande necessità che ci stringe in questo piccolo campo di nostre povere fatiche. Qui abbiamo fanciulli da educare, aspiranti alla virtù da guidare, Istituti da sostenere, stampe da propagare, e la divina preghiera per ottenere i buoni operai alla santa Chiesa da estendere con ogni mezzo e con la Pia Unione Universale della Rogazione del Cuore di Gesù, in obbedienza a quel comando del Divino Zelo di questo amantissimo Cuore allorché disse replicate volte: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam. Or come mai noi miseri, poveri e gracili sacerdoti, così ristrettissimi di numero e di virtù, potremo adempire a tanti obblighi e provvedere a tante spirituali e temporali necessità? Ah, che ci troviamo nel doloroso caso di dover dire sospirando: Messis quidem multa, operarii autem paucissimi! Ma non è forse anche per noi il gran rimedio di quel Divino Comando: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam? Ah sì! Noi leviamo i nostri gemiti e i nostri sospiri a Voi, grande e supremo Padrone della mistica messe! Noi Vi supplichiamo che ormai vogliate guardarci con l’occhio della vostra eterna carità e misericordia e vogliate dire: Propter miseriam ínopum et gémitum pauperum, nunc excurgam! Voi che per bocca del Profeta diceste della nazione abbandonata e negletta: …[sic] Deh, abbiate di noi pietà, misera e quasi negletta Istituzione! Voi che la sterile fate abitare nella vostra casa, matrem filiorum lætantem, deh, dateci figli di benedizione, sacerdoti eletti secondo il vostro Cuore che immedesimati a voi nei medesimi intenti di questi Istituti, si consacrino con ogni zelo e sacrificio a procurare quella vostra maggior gloria, quella salute di anime, quella infinita consolazione del Cuore Santissimo di Gesù che noi ci sforziamo miseramente di procurare. O Padre nostro amorosissimo, Dio di ogni consolazione, questa grazia desideratissima Ve la domandiamo con gl’intimi gemiti dello Spirito per amore del vostro Unigenito Figliuolo che ora, con la grazia vostra, Vi offriamo sull’altare. O sommo Iddio, fin dai piedi dell’altare, fin da quando diremo: Introíbo ad altare Dei, intendiamo che tutte le sacrosante parole della santa Messa, tutte le cerimonie, e le mosse, siano come tante suppliche ardenti con cui imploriamo dalla vostra divina clemenza questa desideratissima grazia. E nel momento solenne in cui innalziamo il corpo e il sangue del Figliuol vostro divino, in quel profondo silenzio intendiamo presentarvi tutti i misteri della vita, passione e morte del vostro Diletto Unigenito e intendiamo dirvi: Padre Santo, esauditeci per amore di Gesù Figliuol vostro, per la sua Incarnazione, per i 9 mesi in cui non ebbe orrore di starsene chiuso nel seno dell’Immacolata Vergine, per il suo Natale, per la sua circoncisione, per la sua vita nascosta, per la sua predicazione, per i suoi miracoli, per la sua agonia nell’orto, per la sua cattura, per gl’insulti che ricevette nei tribunali quando fu saziato di obbrobri, per la sua flagellazione, per la sua coronazione di spine, per la sua condanna a morte, per il suo viaggio al calvario, per la caduta sotto la croce, per l’incontro della sua Addoloratissima Madre, per la crocifissione, per le tre ore di agonia, per la sete, per l’abbandono sulla croce, per la sua morte amarissima: Padre Santo esauditeci. In quel solenne momento che il gran sacrificio per mano nostra si compie sull’altare V’intendiamo presentare il Cuore amatissimo di Gesù Figliuol vostro in unione all’Immacolato Cuore di Maria e intendiamo dirvi: Padre Santo, per questi Cuori purissimi e perfettissimi in cui trovaste tutte le vostre compiacenze, per la loro umiltà e mansuetudine, per tutte le loro pene ed agonie, per tutta la inestinguibile loro carità, deh, esauditeci. In quei solenni momenti, o Dio Altissimo, intendiamo presentarvi il Volto adorabile di Gesù Figliuol vostro com’era sulla croce quando a Voi si rivolgeva per perorare la causa dell’umanità, com’era nel momento che elevando un altissimo grido raccomandava il suo spirito nelle vostre mani, e intendiamo dirvi: Padre Santo, respice in faciem Christi tui, Padre Santo accogliete quell’ultimo grido del Figliuol vostro morente, come grido di misericordia, di carità, e di grazia per noi, come voce onnipotente d’intercessione presso di Voi perché la nostra ardente supplica sia fatta degna di entrare nel vostro cospetto, e di essere da Voi esaudita. E quando il corpo e il Sangue Preziosissimo della vittima divina è già sceso nel nostro misero cuore mediante la sua sunzione delle sacre specie con cui l’immenso sacrificio è compiuto, oh, allora nel breve tratto di raccoglimento, col divino tesoro che sta in noi, Vi supplichiamo dicendovi: Padre Santo per l’onore, per la gloria che Vi rese il Figliuol vostro contro tutte le ragioni dell’abisso infernale, mediante i suoi ineffabili patimenti, per l’onore, per la gloria che seguita a rendervi in questo santissimo Sacramento, per il Sangue suo preziosissimo che innaffia continuamente il mistico campo della Chiesa, per il Nome suo adorabile che merita di essere lodato e benedetto da tutti gli esseri per i secoli eterni, deh, accogliete la nostra umile supplica, deh, mirate la nostra presente necessità, deh, inviateci sacerdoti eletti, santi ministri del Figliuol vostro, accesi di zelo e di carità, fondati nell’umiltà, puri come gli Angeli, feriti degli interessi del Cuore Santissimo di Gesù, che qui consacrino la loro vita e le loro forze per l’incremento di questi Istituti, per la salute e santificazione delle anime, per la santa propaganda della Rogazione del Cuore Santissimo di Gesù. O Cuore dolcissimo di Gesù, ricordatevi aver Voi detto che se due o tre si accordano a domandarvi qualche grazia Voi la concedete: deh, dunque, nel Padre vostro e nel vostro santo e divino Spirito, accogliete la nostra preghiera ed esauditela. Voi, sapete, o Cuore amorosissimo che questi miseri Istituti, fin dal loro primo esordire non hanno avuto altro maggiore obbietto che l’ubbidire a quel comando del vostro Divino Zelo allorché diceste: Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam. Questo gemito di preghiera a Voi incessantemente s’innalza da tanti anni, alla Madre vostra santissima, ai vostri santi Apostoli, da stancare quasi la vostra misericordia perché a tutta la santa Chiesa e al mondo tutto vogliate inviare numerosi e santi operai della mistica messe; vedete, o soavissimo Gesù Signor Nostro, come questo spirito di preghiera, che è come una dolcissima musica ai vostri orecchi, si va dilatando per la Sacra Alleanza dei Prelati di santa Chiesa, per la Pia Unione Universale, e molto più per la intenzione del vostro Vicario in terra che a tutte queste preghiere unisce anche la sua. O dolcissimo Gesù, come dunque rigetterete l’umilissima nostra supplica, come negherete i sacerdoti eletti a questa minima Istituzione che si è tutta consacrata allo scopo di procurare, con le vocazioni sante, gli eletti ministri per tutta la santa Chiesa? O Signore Gesù per la carità del vostro amantissimo Cuore, sorgete in nostro aiuto, perché i nemici delle anime si affaticano a soffocare il piccolo germe, a spegnere il piccolo focolare dove il fuoco della Rogazione da Voi comandato deve ardere e crescere per dilatarsi. Non più tardate, o Signore, non più tardate perché noi periamo! Vani sono i nostri sforzi se non siete Voi che spiriate con un soffio potente della vostra vocazione nei cuori per trarli a questo Istituto. Noi ci appelliamo a quello zelo divoratore che Vi travagliò tutta la vita per la gloria del Padre e per la salute delle anime. Ne tardaveris, Domine, ne tardaveris. Deus, in adiutorium nostrum intende; Domine, ad adiuvandum nos festína; e se i nostri peccati, se le nostre miserie, e i peccati e le miserie di quanti sono in questi Istituti arrestano l’impetuoso torrente delle vostre misericordie che vorrebbe generosamente e prontamente esaudire questa supplica e suscitare per noi figliuoli ad Abramo per fino dalle lapidi, ah, ecco l’Ostia di propiziazione che noi Vi offriamo degna di Voi e del Padre vostro, qual si è appunto questo gran sacrificio della santa Messa, questo incruento sacrificio della croce, che più tardi, con la grazia vostra, Vi presenteremo sul sacro altare come sopra un novello calvario. O Dio clementissimo, perdonate i nostri peccati per il Sangue vostro Preziosissimo, e non paghino altri la pena delle nostre colpe! Anzi lasciateci pure, se volete, la pena dei nostri peccati, purché sorpassando sopra tutti i nostri demeriti e degli altri, accettiate la nostra fervente supplica, e mostrandoci l’adorabile vostro Volto placato ci diciate: Ecce venio, ecco che io vengo per esaudirvi, ecco che io vi mando gli uomini della mia destra, quelli che Voi mi domandate e che sono prediletti dal mio Cuore! O misericordia del Cuore di Gesù se così prontamente e generosamente vi diffondeste su di noi! Contro ogni nostro demerito: Éxcita quæsumus, Domine, potentiam tuam et veni, et magna nobis virtute succurre, ut per auxilium gratiæ tuæ, quod nostra peccata præpediunt, indulgentia tuæ propitiationis acceleret. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen. Pater, Ave, Gloria, Requiem.[55]

 

3. Alla Madonna per la buona riuscita dei Chierici

Al Cuore Immacolato di Maria per la santificazione e buona riuscita di tutti i Chierici.

O Purissimo Immacolato Cuore di Maria, vi raccomandiamo tutti i Chierici.

Portateli nel vostro Seno, o Vergine Immacolata, come portaste Gesù Cristo benedetto che fu il Primogenito di tutti i Predestinati; portateli nel vostro Seno, prendeteli sotto la vostra particolarissima Protezione. Ecco, o Madre Santa, la bella messe, che biondeggia nei campi della Chiesa, speranza futura della Sposa mistica di Gesù Cristo. Madre Santa; raccoglietela nel vostro Immacolato cuore e crescetela tutta per Gesù. Noi poverelli del suo Divino Cuore vi domandiamo questa elemosina; Voi che siete la Corredentrice, la salute delle anime, la vita di tutti, deh, santificate tutti i Chierici in tutto il mondo, quelli che vivono nei Seminari, quelli che vivono nelle famiglie, quelli che dimorano nei Conventi; fateli crescere nella Grazia della santa vocazione e fateli riuscire sacerdoti santi. Madre provvida, ottenetela Voi questa ineffabile provvidenza alla Santa Chiesa che sia arricchita di sacerdoti santi. Vedete, o Santissima Vergine, che la Messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate il Padrone della messe perché d’ogni Chierico faccia un santo operaio per la mistica messe. O Immacolata Madre di Dio, a Voi che siete la Piena di Grazia e la ricca d’ogni virtù, noi raccomandiamo i teneri germogli del santuario, affinché li corredate e adornate delle più elette grazie e virtù. Sì, Madre Santa, la più bella porzione dei vostri Tesori di Grazia sia per loro; preveniteli con le vostre materne Benedizioni e santificateli. Per amore di Gesù benedetto vi preghiamo, tutti i Chierici del mondo distaccateli da ogni terreno affetto; giacché sono vocati in sorte al Divino Servizio, fate che nulla li leghi a questo meschino mondo e a creatura alcuna, vuotate i loro giovani cuori di ogni cosa terrena e riempiteli del Divino Amore. Sì, Madre del bello Amore, innamorate di Gesù queste anime che aspirano al sacerdozio, riempiteli di Gesù nel cuore, nei pensieri e in tutte le potenze del loro spirito. Deh, fate che fin d’ora conoscano ed amino ferventemente quel Gesù che un giorno debbono far conoscere ed amare a tutte le anime. E insieme all’amore di Gesù date a queste anime un tenerissimo e perfetto amore per Voi che siete il gran segno di Predestinazione. Noi vi supplichiamo, o Cuore Immacolato di Maria, quelle fiamme di puro zelo che in Voi ardevano per la Divina gloria e salute delle anime, comunicatelo ai Chierici tutti, e fate che fin d’ora ardano del desiderio santo di glorificare Iddio e salvare le anime. O Maria Purissima e Immacolatissima, rendete immacolati i candidati del sacerdozio, affinché camminino nella strada della cristiana Perfezione con mondezza di cuore e purità di coscienza, e crescano in umiltà, ubbidienza, mansuetudine e pietà, con l’esercizio della santa Orazione e frequenza dei santi Sacramenti. O Cuore Immacolato di Maria, Voi foste la sede della Sapienza, dacché Voi, o Madre Santa, nel vostro bel cuore serbaste tutte le parole e gli atti del Figliuol Vostro; deh, assistete in modo particolare i Chierici per la buona riuscita non solo nella santificazione, ma insieme nell’acquisto delle sane dottrine e date Voi i mezzi ai Chierici che ne sono privi; date Voi ingegno, buona volontà e fervore a tutti i Chierici studenti, formate Voi, o Madre provvida e amorosa, la buona riuscita nella virtù e nello studio di tutti i Chierici, affinché diventino un giorno sacerdoti santi, fedeli Ministri del vostro Divino Figliuolo, lucerne sul moggio che con lo splendore del buon esempio, col ministero della parola, e con l’esercizio santo dei sacri Misteri siano vera luce del mondo, e conducano a Vita Eterna tutte le anime. Amen. Amen[56].

 

 

 

 

Appendice

 

UNIONE SACERDOTALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

 

Natura e finalità

1. L'Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni,[57] fondata[58] da sant’Annibale Maria Di Francia, insigne apostolo della preghiera per le vocazioni, si rivolge ai Ministri ordinati e propone l’impegno della preghiera incessante al Signore della messe per il dono degli operai nella sua messe.

 

2. Scopo dell’Unione è promuovere tra i Vescovi e i Sacerdoti l’impegno di vivere e diffondere nella Chiesa il primato della preghiera nella pastorale delle vocazioni, in comunione con i membri della Famiglia del Rogate[59] che, a vario titolo, si consacrano[60] a questa preghiera.

Ispirazione e fondamento dell’Unione è il comando di Gesù: «La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Pregate [Rogate] dun­que il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 37-38; Lc 10,2).

 

3. L'Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni  propone ai suoi aderenti di:

 - Pregare per ottenere «buoni operai» alla Chiesa e per la perseveranza e la santificazione di coloro che hanno ricevuto il dono della vocazione alla vita sacerdotale e/o consacrata.

- Diffondere nella comunità cristiana la preghiera al Signore della messe perché mandi operai nella sua messe.

- Promuovere una pastorale vocazionale fondata sul primato della preghiera.

- Ravvivare la propria vocazione sacerdotale attraverso questo spirito di preghiera, mettendo al centro della propria vita e del proprio apostolato l’Eucaristia, fonte e culmine della preghiera della Chiesa.

 

Spiritualità

4. L’Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni propone di vivere e svolgere il proprio ministero apostolico ispirandosi agli stessi sentimenti di Gesù, che percorreva tutte le città  e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunziando il vangelo del Regno e  guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è  abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai alla sua messe» (Mt 9,35-37).

Ha come modello S. Annibale Maria Di Francia, che di questa preghiera fu testimone e apostolo.

 

Impegni

5. Gli aderenti all'Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni si impegnano a:

a) Obbedire al comando di Gesù  di pregare il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe con l’offerta di sé e con la preghiera quotidiana, in comunione con i figli e le figlie spirituali di sant’Annibale Maria Di Francia.

b) Lodare e ringraziare il Signore per il dono delle propria vocazione e per tutte le vocazioni di speciale consacrazione nella Chiesa.

c) «Partecipare della sollecitudine per la Chiesa intera, affinché nel Popolo di Dio pellegrinante sulla terra non manchino mai gli operai. […] Educare il popolo cristiano a comprendere che è suo dovere collaborare in vari modi - con insistente preghiera e altri mezzi a sua disposizione - a far sì che la Chiesa disponga sempre dei sacerdoti che le sono necessari a compiere la propria missione divina»[61].

d) Applicare almeno una volta l'anno una santa Messa per impetrare vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata.

e) Vivere l’impegno della preghiera per le vocazioni in armonia con la propria specifica spiritualità.

 

Benefici spirituali

6. Ogni mese viene celebrata nella Curia Generalizia dei Rogazionisti una santa Messa "pro vivis" e una "pro defunctis" per i Membri dell'Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni.

Ai Membri dell’Unione è offerta la possibilità di corsi di esercizi spirituali secondo la spiritualità del Rogate, incontri di preghiera, fraternità, studio e approfondimento teologico-pastorale.

 

Proposte operative

7.   I Membri dell' Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni sono invitati a:

- Sviluppare l’animazione vocazionale della comunità cristiana, oltre che nella pastorale ordinaria, soprattutto nei momenti pastorali più favorevoli: la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, la Giornata Mondiale per la santificazione dei sacerdoti, la Giornata Missionaria Mondiale, la Giornata del Seminario, la catechesi nei vari momenti dell’iniziazione sacramentale, la vita delle associazioni e dei movimenti.

- Favorire lo sviluppo dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni, anche con la costituzione a animazione di Cenacoli Vocazionali o Gruppi di preghiera per le vocazioni.

- Aiutare i giovani, soprattutto attraverso l’ascolto, la confessione e la direzione spirituale, a scoprire la propria vocazione e a rispondere con generosità alla chiamata di Dio.

- Promuovere un’autentica cultura della vita come vocazione, anche attraverso i mezzi della comunicazione sociale, perché si crei nella Chiesa il terreno adatto per la fioritura delle diverse vocazioni e in modo particolare di quelle di speciale consacrazione.

 

Adesione

8. Possono far parte dell’Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni Vescovi e Sacerdoti, sia Diocesani che Religiosi, di qualunque rito cattolico e grado gerarchico.

 

9. L'adesione non comporta alcun onere finanziario e si effettua mediante lettera inviata alla Sede dell’Unione Sacerdotale di Preghiera per le Vocazioni.

 

Sussidi

10.    I Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo offrono aiuto, collaborazione e sussidi nel campo dell’apostolato per le vocazioni. Le loro comunità sono punto di riferimento spirituale nel territorio per i Membri dell’Unione.

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(per l’Italia)

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[1] Cfr. Tusino T., Il sacerdozio. Grandezza del sacerdozio. Il Rogate e il sacerdozio. L’apostolo del Rogate, Eredità preziosa, Scuola salesiana del libro, Roma 1949, 72 pp.

[2] Nalin G., Sacerdoti secondo il Cuore di Cristo, lettera circolare nell’Anno Sacerdotale, Rogazionisti Roma 2009, 20 pp.

[3] Di Francia A. M., XX dichiarazione  Divino Ufficio S. Messa, SS.ma Comunione, in Antologia Rogazionista dagli scritti del Padre Fondatore pei Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Figlie del Divino Zelo, Padova, Officine Grafiche Erredici, 1961, p. 625.

[4]  Riportata in Tusino, Il sacerdozio, p. 7.

[5] Di Francia, Discorso funebre pel defunto Can. A. M. Di Francia passato all’eternità a dì…, scritto il 3 luglio 1922 e riportato in Vitale F., Il canonico Annibale Maria Di Francia nella vita e nelle opere, Scuola tipografica antoniana, Messina 1939, p. 759.

[6] Di Francia, Preziose Adesioni di Em.mi cardinali, Eccell.mi Vescovi ed Arcivescovi e di Rev.mi Padri Generali di Ordini Religiosi con concessioni d’insigni spirituali favori alla Pia Opera…, Tipografia Editrice Pontificia M. D’Auria, Napoli 1919, p. 8, in Archivio Postulazione Rogazionisti (APR) 61-4345 . L’elenco degli aderenti è preceduto da una prefazione, in cui Padre Annibale spiega l’origine della sue Congregazioni religiose e lo scopo delle sue istituzioni.

[7] Id., Scritti, vol. 2, p. 143.

[8] Francesco Maria nacque già orfano il 19 febbraio 1853, ultimo dei quattro figli del cav. Francesco Di Francia e di donna Anna Toscano. Vestì l’abito talare insieme con il fratello Annibale l’8 dicembre 1869. Ebbe qualche momento di crisi sulla sua scelta, smise l’abito che riprese poi il 19 marzo 1877 insieme con gli studi di formazione al sacerdozio. Il 18 dicembre 1880 fu ordinato nella chiesa di S. Paolo dall’arcivescovo card. Giuseppe Guarino. I primi anni di sacerdozio furono impegnati nella predicazione nelle chiese di Messina e dei paesi limitrofi, ed in  missioni al popolo. Si affiancò al fratello nel Quartiere Avignone, ma poi prese la sua strada fondando a Roccalumera (Me) una casa per accogliere le orfane. Fu anche canonico della cattedrale e il 28 febbraio 1912 fu nominato Vicario Generale. Morì il 22 dicembre 1913. Il 19 marzo 1984 è stata avviata la causa di beatificazione.

[9] Cfr. Di Francia, Scritti, vol. 2, p. 143.

[10] Tusino, Non disse mai no, Roma 1966, pp. 18-19.

[11] Vitale F., Il canonico Annibale Maria Di Francia nella vita e nelle opere, Messina 1939, p. 36.

[12] Cfr. Summarium super virtutibus, in CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM, P. N. 729, MESSANEN. Canonizationis Servi Dei Hannibalis  Mariae  Di  Francia, sacerdotis fundatoris, Congregationum Rogationistarum a Corde Jesu et Sororum Filiarum  a Divino Zelo (1851‑1927) relatio   et   vota congressus   peculiaris   super   virtutibus die  23  iunii  an.  1989  habiti Roma. Tipografia Guerra s.r.l. Piazza di Porta Maggiore, II, 1989, p. 16.

[13] Ceria E., Memorie biografiche di don Bosco, XV, pp. 289-290.

[14] I migliori sacerdoti della diocesi di Messina, secondo un giudizio del Vitale, provenivano proprio dall’esternato: oltre Annibale  Di Francia, suo fratello Francesco, Padre Antonino Muscolino, uomo di grande spirito e pietà, che fu poi canonico della cattedrale e professore di teologia morale nel Seminario di Messina, i canonici Sofia e Trischitta, mons. Letterìo D’Arrigo, don Giuseppe Ciccòlo.

[15] Cfr. Di Francia, in Discorsi, Panegirici, elogi funebri, discorsi d’occasione, Cristo Re, Messina, s.d. pp. 3-20.

[16] Cfr. Tusino T., Padre Annibale Maria Di Francia, Memorie biografiche, vol. I, Roma 1995, p. 174.

[17] Si conserva una preghiera del 24 aprile 1888, per un sacerdote vittima di calunnie, Di Francia, Scritti, I, Preghiere al Signore (1873-1912), Rogate, Roma 2007, p. 151; ed un’altra per il recupero di un sacerdote, in  Id., Scritti, II, Preghiere al Signore (1913-1927), Rogate, Roma 2007, p. 230.

[18] Giovanni Paolo II, Omelia della beatificazione, 7 ottobre 1990.

[19] Di Francia, Scritti, vol. 2, p.119.

[20] Cf. Seminario di Studio, Alleanza Sacerdotale Rogazionista – Indagine storica e prospettive per il futuro, In Cammino, Sussidi di formazione rogazionista (2007); Studi Rogazionisti, n. 102 (luglio-settembre 2009).

[21] Cf. Ibidem, pp. 94-100.

[22] Cfr. Di Francia, Preziose Adesioni di Eccell.mi Monsignori vescovi ed Arcivescovi e di Eminentissimi Cardinali con concessioni d’insigni spirituali favori all’Istituto della Rogazione Evangelica e a quello delle Figlie del Divino Zelo iniziati al doppio scopo di zelare quella parola del Vangelo: “Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam” e di raccogliere ed evangelizzare gli orfanelli e i poverelli del Cuore di Gesù, Messina, Tipografia del Sacro Cuore, 1901, 42 pp. Il fascicolo contiene le lettere di adesione alla Sacra Alleanza, di cardinali, vescovi, sacerdoti. L’elenco degli aderenti è preceduto da una prefazione, in cui Padre Annibale spiega l’origine delle sue Congregazioni religiose e lo scopo delle sue istituzioni. Cfr. APR, 36‑2187.

[23] Il curato d'Ars, Pensieri, presentato dall'abate Bernard Nodet, Desclée de Brouwer, Foi Vivante, 2000, p. 101.

[24] Benedetto XVI, udienza generale 24 giugno 2009.

[25] Così lo definì Giovanni Paolo II, l’8 ottobre 1990 dinanzi a 6000 pellegrini convenuti dal Piemonte e dalla Sicilia per la beatificazione del Di Francia e di don Giuseppe Allamano.

[26] Il sito web www.padremarrazzo.rcj.org documenta e propaganda la conoscenza della sua figura.

[27] «Il Faro», 12 agosto 1902, in Scritti, vol. 52, p. 81. «Il Faro» era un settimanale cattolico di Messina, al quale spesso Padre Annibale collaborava. Il giornale si faceva spesso anche promotore delle opere di carità del santo canonico.

[28] Pubblicato su «Il Faro» del 14 marzo 1902, cfr. Scritti, vol. 52, p. 80. Il sindaco di Messina era allora l’avvocato Antonino Martino (1855-1935).

[29] Elogio funebre per il canonico Giuseppe Ardoino, in Discorsi, pp. 3-20. Il Canonico Giuseppe Ardoino (Messina ) onore e vanto del clero messinese per la pietà e dottrina, valente predicatore, era con­fessore di Padre Annibale e uno dei pochi che si segnalavano  nella teologia morale.

[30] Discorsetto A Gesù divino Restauratore, 1° luglio 1904, in Scritti, vol. 54, pp. 72-75.

[31] Elogio funebre per Suor Maria Lucia del Sacro Cuore, in Discorsi, pp. 127-141. L’elogio funebre fu pronunziato a Napoli presso l’Istituto di Stella Mattutina, nel trigesimo della morte di suor Maria Lucia del Sacro Cuore, una monaca del medesimo istituto, vissuta per oltre mezzo secolo dietro le grate del monastero di Maria SS.ma Addolorata e di S. Filomena.

[32] Pel Congresso Eucaristico di Catania nel 1905, in Discorsi, pp. 501-507. Padre Annibale più volte si era adoperato per inserire la problematica del Rogate nei Congressi Eucaristici. «Non si potrebbe nei Congressi Eucaristici non fare speciale menzione del Gran Comando del Divino Zelo del Cuore di Gesù Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam. Tra i diversi progetti che si presentano sui diversi modi di onorare il SS.mo Sacramento dell’altare, non si potrà mai comprendere come si possono escludere i più vitali progetti che possono riguardare la formazione di un clero numeroso e santo, e tra questi il vivo interesse di ottemperare da tutti i veri credenti e amanti di Gesù Cristo, a quella divina intimazione: Rogate ergo...». Nota n. 11 in Inni del 1° Luglio, p. 402.

Dal 1 al 4 giugno 1905 partecipò al Congresso Eucaristico Internazionale di Roma, come rappresentante dell’arcivescovo di Messina mons. Letterìo D’Arrigo e pronunziò un discorso sul tema «Eucaristia e sacerdozio», mettendo in rilievo il comando di Gesù: «Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam ». APR, 15‑750; 11‑380; 57‑4161 e 61‑4371. Nel mese di luglio dello stesso anno, dopo il Congresso Eucaristico di Roma, si svolse il Congresso Eucaristico Diocesano a Catania. Anche lì intervenne Padre Annibale e ripresentò con opportune modifiche e adattamenti, lo stesso tema, facendo riferimento al Congresso Eucaristico di Roma. Nella conclusione manifesta, per la prima volta, l'idea di inserire nelle Litanie dei Santi il versetto rogazionista: Ut operarios in messem tuam mittere digneris, te rogamus audi nos. Il 6 settembre 1924 A Palermo, nella monumentale chiesa di San Matteo al Corso Vittorio Emanuele, Padre Annibale tenne un discorso ai sacerdoti, intervenuti al 30° Congresso Eucaristico Nazionale. L’intervento, presentato dal Padre Venturini S.J., destò molto entusiasmo e fu ripetutamente e calorosamente applaudito. Cfr. «Bollettino della Rogazione Evangelica», anno III, n. 5 (settembre‑ottobre 1924), p. 73. Nel mese di maggio del 1924 si tenne a Trani (Bari) un Congresso Eucaristico Interdiocesano. Padre Annibale non poté partecipare ma incaricò P. Pantaleone Palma in sua rappresentanza di tenere un discorso ai Congressisti che si può supporre dello stesso contenuto dei discorsi di Roma e di Catania del 1905. Cfr. Greco S., La partecipazione di sant’Annibale ai Congressi eucaristici, pellegrinaggio di fede nell’Eucaristia, in Adif, periodico trimestrale di informazione, Postulazione Generale dei Rogazionisti, n. 2, 2005, pp. 2-5.

[33] Nota del Di Francia. Fascicolo: Preziose Adesioni. Messina Tip. del sacro Cuore, presso l'Istituzione della Rogazione Evangelica.

[34] Pio ricordo in occasione  del Congresso Eucaristico tenuto in Catania in giugno 1905,  in Scritti, vol. 43, pp. 149-159. Si tratta di un foglietto a stampa in quattro pagine divulgato tra i fedeli, a ricordo del Congresso di Catania, sostanzialmente identico, nel contenuto, a quello che aveva pubblicato dopo il Congresso di Roma. Lo stesso foglietto ricordo, al termine del Congresso Eucaristico Internazionale di Roma, Padre Annibale lo aveva inviato al Papa Pio X, unendovi l'offerta di lire 50. Il 9 giugno 1905, mons. Giacomo della Chiesa (futuro Benedetto XV) rispondeva a nome del Papa, ringraziandolo e trasmettendogli la benedizione apostolica. Cfr. Greco, La partecipazione di sant’Annibale ai Congressi eucaristici, in Adif, periodico trimestrale di informazione, Postulazione Generale dei Rogazionisti, n. 2, 2005, pp. 2-5.

 

[35] Discorsetto A Gesù divino Zelatore, 1° Luglio 1902, in Scritti, vol. 54, pp. 61-65.

[36] Nozze d’oro sacerdotali di mons. D’Arrigo, in Discorsi, pp. 545-551. Letterìo D’Arrigo Ramondini (18491922), canonico teologo del Capitolo della Cattedrale di Messina. Dopo la morte del cardinale Giuseppe Guarino, venne eletto vicario capitolare, e nominato da Leone XIII arcivescovo metropolita ed archimandrita di Messina. Rimasto illeso al terremoto del 28 dicembre 1908, gli fu proposta altra sede Vescovile ma rifiutò; dopo i primi soccorsi, si diede all’opera di rinascita civile e religiosa della città con le sue chiese preesistenti al terremoto. Fu oggetto di grandi umiliazioni essendo descritto alla S. Sede come incapace di governare la Diocesi. Il Papa Pio X nominò suo Vicario Generale S. Luigi Orione.

[37] Una grande Parola di N.S. Gesù Cristo, Messina Tip. Antoniana del S. Cuore 1922, 20 pp. Nel 1922 Padre Annibale cercò di partecipare al Congresso Eucaristico Internazionale di Roma celebrato dal 24 al 29 maggio, ma non gli fu consentito tenere alcun discorso perché l'elenco degli oratori, predisposti a numero chiuso, era già completo. Allora egli stampò un opuscolo di 20 pagine, che resterà un classico nella letteratura del Rogate: «Una grande Parola di Nostro Signore Gesù Cristo» e che veniva distribuito davanti alle grandi basiliche romane.

[38] Cfr. Di Francia, Preghiere per impetrare i buoni evangelici operai alla santa Chiesa, quarta edizione corretta ed accresciuta, Messina 1905, Tipografia del Sacro Cuore, riportato in Scritti, I, Preghiere al Signore 1873-1912, Roma 2007, pp. 392-293.

[39] Il secreto miracoloso ovvero il pane di S. Antonio di Padova a vantaggio degli orfanotrofi antoniani ed altre opere di beneficenza del can. Annibale M.a Di Francia in Messina e nel continente Oria (Lecce) Trani (Bari) con tredicina e preghiera efficacissima per quelli che aspettano grazie e con documento della precedenza di tre anni di questa devozione negli orfanotrofi suddetti, 14a edizione rinnovata e accresciuta, Acireale, Tipografia editrice XX secolo, 1910. «Il segreto miracoloso» fu una felice iniziativa del Di Francia per diffondere la devozione del Pane di S. Antonio per i poveri. Ebbe diverse edizioni, tradotte anche in francese, inglese e spagnolo, con molte migliaia di copie.

[40] Tratto da «Il Faro», 14 marzo 1902, in Scritti, vol. 52, p. 80. La Direzione del giornale fece seguire alla lettera questa postilla: «Le parole dei grandi sono sempre un conforto, e queste che l’illustrissimo Canonico Annibale Di Francia rivolge al nostro modesto lavoro, ci riempiono di gioia e ci rinfrancano fra tante disillusioni ed amarezze. Lo ringraziamo di cuore di sì cortesi espressioni e del suo valido appoggio su cui tanto contiamo».

[41] Lettera aperta a Letterìo Lavia di Messina, in «La Parola Cattolica», 5 maggio 1883, in Scritti, vol. 52, p. 41.

[42] Discorsetto A Gesù Sommo Pontefice, luglio 1888, in Scritti, vol. 54, pp. 22-24.

[43] Discorsetto A Gesù Sommo Pontefice, luglio 1888, in Scritti, vol. 54, pp. 25-27.

[44] Discorsetto A Gesù Redentore, Discorsetto del 1° Luglio 1900, in Scritti, vol. 54, pp. 51-55.

 

[45] Discorsetto A Gesù, via verità e vita 1° Luglio 1901, in Scritti, vol. 54, pp. 56-60.

[46] Discorsetto A Gesù provvido Padre di famiglia, 1° Luglio 1908, in Scritti, vol. 54, pp. 80-84.

[47] Discorsetto A Gesù Divino Imperatore, 1° Luglio 1914, in Scritti, vol. 54, pp. 104-106.

[48] Discorsetto Alla SS. ma Vergine Divina Zelatrice,  1° Luglio 1902, in Scritti, vol. 54, pp. 171-173.

[49] Discorsetto A Maria Santissima nella Chiesa, 1° Luglio 1906, in Scritti, vol. 54, pp. 187-189.

[50] Discorsetto A Maria SS. ma Provvida Madre di famiglia, 1° Luglio 1908, in Scritti, vol. 54, pp. 190-194.

[51] Preghiera per ottenere un sacerdote santo per Messina in Scritti, I, Preghiere al Signore 1873-1912, Roma 2007, pp. 47-52. E’ una preghiera personale del Di Francia, giovane sacerdote. Si conserva la prima stesura, scritta di getto a matita e con citazioni bibliche accennate, e il testo definitivo completo scritto a penna. Egli offre la sua vita per la salvezza di Messina. Implora dal Signore un sacerdote santo, un vero apostolo che rigeneri la sua città nello spirito e nel fervore della fede cristiana. Elenca le doti che deve avere il vero apostolo di Cristo.

[52] Per la presa di possesso del parroco P. Antonino Catanese a Forza d’Agrò, 9 agosto (domenica) 1908, in Scritti, vol. 55, pp. 236-242. Questo contributo è stato già pubblicato come Una pagina di sant’Annibale nel numero 31 di «Padre Annibale, oggi», pp. 33-45.

[53] Ai novelli  sacerdoti P. Serafino e P. Diodoro dei  Rogazionisti del Cuore di Gesù. Canto dei loro compagni di Religione e degli orfanelli ricoverati. Riportato in Scritti, vol. 50, p. 481. Si tratta di P. Serafino Domenico Santoro (1898-1974) e P. Teodoro Tusino (1899-1980), i primi due sacerdoti dell’Opera ordinati il 14 giugno 1924. Provenivano entrambi dalla fondazione dei Piccoli Fratelli del SS.mo Sacramento del servo di Dio don Eustachio Montemurro di Gravina di Puglia, ed insieme al altri sette ragazzi, erano stati affidati a P. Annibale perchè li coltivasse nella vocazione religiosa e sacerdotale. Entrambi sono diventati Superiori Generali della Congregazione dei Rogazionisti e storici accreditati dell’Opera.

[54] E’ la prima preghiera per le vocazioni composta da Padre Annibale il 1880. Il testo autografo del 13 giugno 1884,  fu inviato a Leone XIII con la richiesta di indulgenze. Fu pubblicato la prima volta nel settembre 1885. Di Francia, Scritti, I, Preghiere al Signore (1873-1912), Roma 2007,  pp. 59-61.

[55] Composta il 26 luglio 1906 e riportata in Di Francia, Scritti, I, Preghiere al Signore (1873-1912), Roma 2007,  pp. 405-409.

[56] Composta il 9 giugno 1888 e riportata in Di Francia, Scritti, III, Preghiere alla Madonna, Roma 2007,  pp. 97-98.

[57] Il nome originario era: “Sacra Alleanza”;  in tempi più recenti è divenuta: “Alleanza Sacerdotale Rogazionista”.

[58] Il 22 novembre 1897.

[59] Rogazionisti (www.rcj.org), Suore Figlie del Divino Zelo (www.figliedivinozelo.it), Missionarie Rogazioniste (missionarierogazioniste.it), Laici impegnati nella preghiera per le vocazioni secondo lo spirito di S. Annibale Maria Di Francia (www.laicirog.net).

[60] Rogazionisti, Figlie del Divino Zelo e Missionarie Rogazioniste hanno il Quarto Voto, riconosciuto dalla Chiesa, con il quale si consacrano alla preghiera incessante al Signore della messe per il dono degli operai nella messe; i Laici della Famiglia del Rogate vivono un “impegno” specifico in tal senso (www.difrancia.net).

[61] Presbiterorum  Ordinis, 11.