Papale Arcibasilica di San Giovanni in Laterano

 

Convocazione dei Sacerdoti

vicini al Rinnovamento nello Spirito

 

Martedì, 8 giugno 2010

 

Intervento di S.E.Rev.ma Mons. Mauro Piacenza

Arciv. tit. di Vittoriana

Segretario della Congregazione per il Clero

 

 

X

 

 

Sia lodato Gesù Cristo!

 

Eccellenze Reverendissime,

Carissimi confratelli Sacerdoti,

 

è con grande gioia che mi unisco alla Vostra preghiera in questa giornata che potremmo definire “introduttiva” all’Incontro Internazionale dei Sacerdoti voluto dal Santo Padre al termine di questo Anno Sacerdotale.

Vi ringrazio per la creatività con la quale avete voluto incontrarvi in questa Papale Arcibasilica che, come sapete, domani accoglierà le migliaia di sacerdoti che la Basilica di San Paolo Fuori le Mura non potrà contenere.

Possiamo davvero dire che questa è una “Convocazione dello Spirito Santo”!

È Lui l’anima della Chiesa. Come l’anima è la vita del nostro corpo fisico, così lo Spirito Santo è la Vita di quel Corpo Mistico, che è la Chiesa. Senza lo Spirito Santo la Chiesa non sarebbe semplicemente un’istituzione umana, ma - semplicemente - non esisterebbe.

È lo Spirito Santo, carissimi confratelli, che ci ha consacrati, rendendoci partecipi dell’unico Sacerdozio di Cristo e facendo di ciascuno di noi quello strumento docile alla voce del Signore, che Lo rende quotidianamente presente lungo il cammino degli uomini; è lo Spirito Santo che ci abilita a ripetere, ogni giorno, le parole del Signore e che conferisce ad esse quella efficacia che, anche indipendentemente dalle nostre risposte, ma non dalla nostra volontà, santifica il mondo, contribuendo, progressivamente ed efficacemente, a quell’ “instaurare omnia in Christo” che è la ragion d’essere ultima del Ministero Sacerdotale.

 

La stessa Presenza Eucaristica, istituita dal Signore Gesù congiuntamente al Sacerdozio, e dunque da esso assolutamente inseparabile, è resa possibile dallo Spirito Santo. La Presenza che noi adoriamo e che, attraverso il nostro Ministero, educhiamo a riconoscere, questa medesima Presenza, che ci raccoglie qui in questo giorno e davanti alla quale riconosciamo la grandezza e la verità della compagnia di Dio agli uomini, è resa possibile dall’evento storico della Pentecoste, nel quale, dopo l’Ascensione, il Signore non ha lasciato solo il Suo Popolo, ma ha inviato il Paraclito, Colui che ci precede, ci segue e cammina con noi, nel Quale, come battezzati e come sacerdoti, siamo chiamati a vivere, a muoverci, a respirare, a compiere ogni gesto umano e ministeriale.

 

Viviamo questo momento di preghiera, domandando allo Spirito di aprire i nostri cuori, perché gli incontri dei prossimi giorni, nei quali ascolteremo abbondantemente la Sua Parola, commentata dai più stretti collaboratori del Santo Padre, e che culmineranno nello stringersi attorno a Pietro, oggi vivente nella persona di Benedetto XVI, possano essere una reale esperienza di “rinnovamento nello Spirito”!

Di “rinnovamento”, nel senso più ecclesiale e storicamente credibile del termine: cioè «rendere nuovo ciò che già c’è». Il rinnovamento, infatti, non è mai una cesura con il passato né un abbandono del meglio della Tradizione. L’autentico rinnovamento include sempre l’umile ascolto della storia, il profondo discernimento dei segni dei tempi, mai ideologicamente letti, e domanda costantemente di vivere ed operare nella comunione con la Chiesa e particolarmente con il Papa.

Un tale rinnovamento non può che essere “nello Spirito”, nel senso che è Lui ad operarlo, con l’intelligente e libero concorso della nostra volontà; nel senso – ancora – che solo nello Spirito Santo, che è lo Spirito di Cristo, è possibile un autentico rinnovamento. Ogni altra pretesa di “rinnovamento”, finisce per cadere in quella “ermeneutica della discontinuità”, cioè in quella dinamica che, dimentica del passato, pretende autonomamente, e in fondo razionalisticamente, di “cambiare le cose”, finendo drammaticamente con il tradire Dio e gli uomini. Quanti disastri sotto il segno della discontinuità!

Sono certo che il Signore elargirà doni straordinari in questi giorni a tutti coloro che, con cuore semplice, li domanderanno. Egli, con la forza della Sua grazia, rinnoverà in ciascuno di noi quei doni che, già con la Consacrazione sacerdotale, ci sono stati consegnati.

Il dono della profezia, datoci attraverso l’esercizio del munus docendi, il compito di insegnare proprio dei sacerdoti, i quali mai parlano a titolo personale, ma sempre a nome della Chiesa, primi ascoltatori del Vangelo, della Tradizione e del Magistero.

Il compito di santificare, cioè di rendere sante le persone e le cose intorno a noi, attraverso, soprattutto, la Celebrazione Eucaristica e la Riconciliazione sacramentale, ma anche per mezzo dell’intero nostro agire sacerdotale. Si è smarrita in larga misura, a causa della galoppante secolarizzazione, l’idea del sacro e del santo che ha sempre caratterizzato la religiosità popolare e la vita della Chiesa. Come sacerdoti siamo chiamati a declinare fedelmente l’esercizio del munus sanctificandi, anche in queste dimensioni, le quali, se non sono veri e propri sacramenti, sono, in ogni caso, sacramentali, che contribuiscono alla santificazione del mondo e alla sua sottrazione dall’influenza e dal potere del maligno.

Il terzo “carisma” che ci è stato affidato con l’Ordinazione è quello “pastorale”, cioè di guida gerarchica delle comunità e delle persone a noi affidate. Non si tratta di una eccellenza umana o morale nei confronti dei fratelli, i quali non di rado sono anche molto più santi di noi, ma dell’obbedienza ad uno specifico compito, datoci dallo Spirito, ad una Vocazione che, laddove non fosse assolta da noi, rimarrebbe incompiuta. Non dimenticate mai, carissimi confratelli sacerdoti, che, se non sarete voi a guidare le comunità a voi affidate, potrebbe cominciare a guidarle il maligno. Quindi, ogni omissione nel munus regendi, cioè nel compito di guida a Cristo, in obbedienza alla Chiesa, è un’infedeltà allo Spirito, il Quale, prima di ogni altra nostra, anche buona, intuizione, ci chiede di obbedire a ciò che sacramentalmente siamo.

 

Spirito Santo,

Che eri presente quando Dio creava il mondo,

Che hai inciso sulle Tavole di Mosè, la Legge perenne dell’umanità,

Che hai guidato la storia di Israele, attraverso i profeti, fino al suo compimento in Gesù Cristo,

Che hai permesso l’Incarnazione del Verbo nel seno della Beata Vergine Maria,

Che hai accompagnato l’intero Ministero pubblico di Gesù di Nazareth Signore e Cristo,

Che sei stato da Lui “consegnato” sulla Croce e che Lo hai resuscitato il terzo giorno;

Spirito Santo,

Che sei stato effuso abbondantemente sulla Chiesa, rinnova il Dono del Sacerdozio del Figlio, in tutti noi sacerdoti qui presenti, perché il Risorto possa continuare a camminare, fino alla fine dei tempi sulle strade del mondo, sanando e guarendo molti, finché nei cieli, sulla terra e sotto terra, si riconosca che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre. Amen.