San Giovanni Rotondo

Santuario di San Pio da Pietrelcina

 

Domenica, 18 Settembre 2011

XXV Domenica del Tempo Ordinario A

 

Omelia

 

di S. Em. il Cardinal Mauro Piacenza

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

[Is 55, -9; Sal 144;

Fil 1,20-24.27; Mt 20,1-16]

 

 

X

 

Sia lodato Gesù Cristo!

 

Cari Sacerdoti,

carissimi fedeli tutti,

 

è per me motivo di intensa gioia poter celebrare, per voi e con voi, questa Santa Eucaristia, in questa terra così segnata, e quasi intrisa, della presenza di uno dei più grandi santi del secolo scorso: Padre Pio da Pietrelcina.

 

«Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino» (Is 55,6). Con queste parole, il profeta Isaia esorta i suoi contemporanei, e ciascuno di noi, a non smettere mai di cercare il Signore, di anelare a Lui e, soprattutto, siamo esortati a riconoscere la presenza del Signore «mentre è vicino».

La vicinanza di Dio si è manifestata nella storia, innanzitutto, nell’alleanza che Egli ha voluto stringere con gli uomini, attraverso il popolo di Israele, e che ha avuto il suo vertice nel Mistero, straordinario ed inatteso, dell’Incarnazione del Verbo. Il Padre ci ha inviato il Suo Figlio per manifestarci il Suo Amore, la Sua infinita Misericordia.

 

«Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,9). Quanto di più distante, di più inimmaginabile per gli uomini, Dio lo ha compiuto: si è fatto uomo.

La Presenza del Salvatore, morto e risorto, perdura nel tempo attraverso lo straordinario Mistero della Chiesa. Essa è il Corpo di Cristo Risorto e, unita al Capo, ne continua l’Opera di annuncio e di Salvezza.

Il Signore oggi «si fa trovare» nella Chiesa: nella Sua Parola proclamata nell’assemblea liturgica, nel corpo vivente dei battezzati, nella guida vivente degli ordinati e, soprattutto, nella Sua Santissima Eucaristia, nella quale la Presenza umano-divina di Cristo Risorto permane in mezzo a noi e continuamente a noi si dona.

Siamo allora immersi, carissimi fratelli, nel Mistero della Presenza di Cristo!

 

Dal primato di Dio e dal primato dell’Eucaristia, come ci ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI concludendo il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, Domenica scorsa ad Ancona, scaturisce ogni possibilità di bene per la Chiesa e per la società. L’Eucaristia è la Verità presente, da cui ogni altra verità, sull’uomo e sul mondo, scaturisce.

Di fronte a questo Mistero, straordinario e tremendo, risuona la voce del profeta: «L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore, che avrà misericordia di lui, e al nostro Dio che largamente perdona» (Is 55,7).

La Misericordia, infatti, è il grande segno della prossimità definitiva di Dio agli uomini; della radicale scelta, che Dio ha fatto, di stare definitivamente dalla parte degli uomini, contro il male, contro il peccato e contro satana!

In questo orizzonte, nel quale guardiamo a Cristo, alla Chiesa e ai Sacramenti della nostra Salvezza, particolarmente all’Eucaristia, il Signore «si fa trovare» ed «è vicino», specialmente nei santi. Essi sono – e Padre Pio lo è in modo del tutto speciale – segni eloquenti della Presenza misericordiosa di Dio, del Suo «farsi trovare da noi», del Suo «starci vicino».

 

Chi fa esperienza della prossimità di Dio, nell’incontro con Cristo, nella Chiesa, attraverso i Sacramenti e nei santi, può dire con San Paolo: «Per me vivere è Cristo, e morire un guadagno» (Fil 1,21).

«Vivere è Cristo» significa riconoscere che tutta la nostra esistenza consiste di Lui, del Signore Crocifisso e Risorto.

Padre Pio ha vissuto così! Tutta la sua vita è stata un cercare il Signore, un fare esperienza di quanto «le Sue vie sovrastino le nostre vie», un abbandono totale alla Sua Volontà, nel servizio umile quanto preziosissimo alla Chiesa, all’altare, nel confessionale e nello scorrere della corona del Santo Rosario fra le sue dita.

Guardando a Padre Pio riconosciamo come la Misericordia di Dio si sia piegata su di lui, fino a configurarlo, anche fisicamente, alla Passione del Suo Figlio attraverso il santo dono delle stimmate.

Guardando a Padre Pio riconosciamo anche come il Signore, nella Sua Misericordia e Provvidenza, abbia voluto donarci un fratello, che fosse per noi segno evidente del primato assoluto di Dio; un fratello incapace di compromessi col mondo, costantemente e personalmente impegnato nella lotta contro il male, dentro di sé e attorno a sé; un fratello che ha vissuto l’intera terrena esistenza proclamando con San Paolo: «Per me vivere è Cristo».

San Pio da Pietralcina è stato un operaio della prima ora e, diversamente dai lavoratori della parabola narrata da Gesù nell’odierna pagina evangelica, ha compreso che la Misericordia di Dio è offerta, in egual misura, a tutti gli uomini e che, in definitiva, l’unica vera ricompensa consiste già nel lavorare nella Vigna del Signore.

 

Padre Pio è stato anche –mi si consenta questo accenno– uno straordinario modello sacerdotale. Egli è stato totalmente assimilato a Cristo e, perciò, totalmente identificato con il proprio ministero; l’intera sua esistenza si è spesa tra l’altare e il confessionale, salendo i gradini della Terra Promessa verso la Nuova Gerusalemme, che è l’Eucaristia, e discendendo negli abissi del peccato degli uomini, per liberarli e restituirli al Padre.

Celebrazione dell’Eucaristia e fedele amministrazione del Sacramento della Riconciliazione sono, ancora oggi, i fulcri dell’esistenza sacerdotale; sono ciò che solo il sacerdote può fare e, perciò, ciò che principalmente egli deve fare.

La radicale appartenenza di San Pio a Cristo, Crocifisso e Risorto, lo ha reso, anche come sacerdote, totalmente libero dal mondo e dai giudizi del mondo e, perciò, capace di denunciare i vizi e il peccato del mondo, esortando con la parola, e soprattutto con la vita, a conversione. L’intera esistenza di Padre Pio, ancora oggi, grida al mondo: «L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri».

Padre Pio è stato un sacerdote straordinariamente fedele e terribilmente serio. Pur in una straordinaria capacità di sorriso e di bontà, non ha mai giocato con la Liturgia, con la Dottrina o con le cose sante di Dio, incluso l’abito. In un tempo nel quale la confusione e gli attacchi, da ogni parte, montavano, sia contro di lui, sia contro la Chiesa, egli ha continuato ad essere fedele al Mistero di Cristo celebrato con dignità e profondo senso della Presenza di Dio; ha proclamato indefessamente la Verità rivelata, senza mai, nemmeno indirettamente, obiettarvi o piegarla ad opinioni personali o a quelle del mondo; non ha mai strumentalizzato il ministero, ma, cosciente del dono ricevuto, lo ha sempre vissuto come la chiamata del padrone della vigna, che ad ogni ora cerca operai, perché nessuno rimanga senza lavoro.

 

Carissimi fratelli, alla fine della storia, così come alla fine della nostra terrena esistenza, riceveremo tutti un danaro; tutti coloro che hanno accettato di lavorare nella Vigna del Signore, riceveranno quanto con Lui pattuito. La reale ricompensa – come dicevo – è proprio quella di vivere, sin d’ora, con il Signore, alla Sua Presenza, immersi nella Sua gioia. Grande gioia, quella che anche oggi sperimentiamo, stando qui, stretti intorno a Cristo, nella Chiesa arricchita dalla gemma preziosa che Padre Pio è. Una gemma che risplende e che, sempre e ancora, attira molti fratelli, che, avvicinandosi per quel riflesso di luce, scoprono che è incastonata in una corona, posta sul capo della Chiesa, Corpo di Cristo.

 

Domandiamo l’intercessione della Beata Vergine Maria, che in questa settimana abbiamo celebrato come Addolorata ai piedi della Croce, perché ci accompagni, come ha accompagnato il suo Figlio, ad un sempre più perfetto compimento, nella nostra vita, della Volontà di Dio. Con Lei, che tanto solidamente e tenacemente ha amato, anche Padre Pio interceda a nostro favore, perché sempre, in questa vita terrena, possiamo comportarci «in modo degno del Vangelo di Cristo» (Ef 1,27), capaci di gioire perché: «Buono è il Signore verso tutti, la Sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 144).