A V V E N I R E

Venerdì, 15 giugno 2012

 

Intervista al Card. Mauro Piacenza

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

 

1D.         Eminenza la Chiesa vive oggi, venerdì 15 giugno, Solennità del Sacro Cuore di Gesù, la giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti. Cosa possono fare i fedeli laici per celebrarla degnamente?

1R.         Certamente possono pregare per i propri Pastori, unendosi, sia concretamente, sia spiritualmente, alle celebrazioni e veglie che, nelle varie diocesi ci saranno. Il Ministero ordinato è al servizio della santificazione del popolo di Dio e dell’esercizio del Sacerdozio battesimale, dunque, pregando per i propri sacerdoti, si prega anche per la propria santificazione.

 

2D.    Quali sono, dal suo osservatorio privilegiato, le ombre e le luci della vita sacerdotale oggi?

2R.         Partiamo dalle luci. La stragrande maggioranza dei Sacerdoti, vive una quotidiana ed eroica fedeltà al proprio ministero, nel nascondimento e nella cura della pastorale ordinaria, ed è proprio “l’ordinario” che costruisce. La fede di questi uomini, chiamati da Dio, è luce per la Chiesa tutta e per il popolo ad essi affidato. Senza i Sacerdoti, la Chiesa stessa non potrebbe esistere e la loro fedele missione affretta l’avvento del Regno di Dio. Le ombre possono essere ravvisate in una certa fatica ad annunciare Cristo, in un contesto culturale sempre più estraneo, non solo alla Chiesa ed al Vangelo, ma a Dio stesso. La Solennità del Sacro Cuore ci ricorda che il primato è sempre della grazia; «il mio giogo é dolce» dice il Signore (Mt 11,30), e l’intimità con Lui ci mette al riparo da ogni funzionalismo. Chi vive nella fede, non sente stanchezze di sorta, può stancarci fisicamente ma con la gioia insita nel dare.

 

3D.         L'immagine dei sacerdoti è offuscata dai casi di abusi e dalle inclinazioni al carrierismo che toccano il clero. Sono così pochi i chierici santi?

3R.    Al contrario sono tantissimi, ed ogni Vescovo potrebbe indicare, nel proprio presbiterio, più di un prete santo! Certamente non fanno rumore, perché, come tutti i santi, vivono nell’umiltà e nel nascondimento, lontani dalle telecamere e dalla ribalta di un’eccezionalità emotiva che, in realtà, non costruisce ma solo “scoppietta”. Sono uomini «miti ed umili di cuore», veri e propri “fari” per le loro comunità e per la Chiesa tutta. I gravissimi episodi emersi in un recente passato, domandano l’attenta cura delle vittime, la rigorosa punizione e la ricerca di emendamento dei colpevoli, la forza di voltare pagina e una rinnovata attenzione alla formazione sacerdotale, che deve essere profondamente “una”, dal discernimento vocazionale all’ultimo giorno di vita. Il carrierismo, poi, che tanto interessa i giornali, fa parte dei limiti umani, è parte di quella natura non purificata dalla grazia, che riemerge, se cala la temperatura della fede! Chi vive il quel modo, costruisce la propria infelicità, certamente terrena, e rischia quella eterna. Non di rado, capita però che chi più denuncia il carrierismo, più ne è vittima.

 

4D.    Le vocazioni come vanno?

4R.         Secondo “l’Ufficio statistico evangelico”! Là dove c’è fede, dove la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa è vissuta in modo autentico, le vocazioni non mancano. Dove non c’è fede o questa è troppo tiepida, si languisce nel deserto.

 

5D.    Non mancano mai, sempre con grande eco mediatica, coloro che propugnano la questione dell'accesso delle donne all'ordinazione sacerdotale? Perché è impossibile un cambiamento?

5R.         Semplicemente perché la Chiesa non ne ha l’autorità, come ampliamente e definitivamente dichiarato dal Beato Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 22/05/1994, e recentemente ribadito dal Santo Padre Benedetto XVI. Se Pietro ha parlato, per chi ha fede, la causa è finita! Il problema è di chi guarda alla Chiesa come se fosse un “pezzo di mondo”, che gli uomini possono autonomamente gestire.

 

6D.    Come valuta i fenomeni di contestazione collettiva sorti tra il clero di area germanica?

7R.    Credo che, anche in questo caso, il punto sia la fede. Certamente le differenti situazioni socio-culturali locali, possono far sembrare più o meno urgente l’una o l’altra riforma, ma non è certo la disobbedienza il motore dell’autentico rinnovamento ecclesiale. Dobbiamo rinnovarci nella santità.

 

7D.    Cosa si sente di dire ad un giovane che sente la chiamata al sacerdozio? E ai suoi genitori?

7R.    Che ha ricevuto un dono straordinario e, se lo accoglierà, vivrà una vita piena e felice. A condizione che si abbandoni totalmente alla volontà di Dio, lasciandosi alle spalle ogni calcolo umano ed ogni tentazione “mondanizzante”. La misura della pienezza di vita e della felicità è la radicalità! Per i genitori è una grazia straordinaria: oltre a collaborare con Dio nel dare la vita ed educare i figli, divengono genitori di un “alter Christus”, simili alla Beata Vergine Maria!