Collegio San Paolo – Roma

Sabato, 8 settembre 2012

Festa della Natività

della Beata Vergine Maria

 

 

 

O m e l i a

 

 

 

del Cardinal Mauro Piacenza

Prefetto della Congregazione per il Clero

[Mi 5,1-4a, Sal 61, Mt 1,1-16.18-23]

 

 

 

 

X

 

«Egli sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace» (Mi 5,3b-4a).

 

La nostra presenza qui, carissimi Confratelli, è testimonianza che la profezia di Michea si è avverata.

Attraverso il nostro Ministero, ricevuto per l’imposizioni delle mani e il dono dello Spirito, davvero la potenza di Dio, Egli stesso, si estende fino ai confini della terra. Quale grande Mistero è posto nelle nostre mani! Quale Mistero sono le nostre persone e siamo, in definitiva, noi a noi stessi.

Questo è il metodo di Dio, passare attraverso uomini, spesso inadeguati, per manifestare la Sua potenza nella storia e chiamare a Sé quelli che Egli vuole.

La lunga genealogia che abbiamo sentito proclamare nell’odierno brano evangelico, risuona nel nostro cuore come una dolce catena, che ci lega definitivamente a Dio attraverso la storia.

Quale grazia poter anche solo parlare di un “Dio della storia”! Quale dono, per tutta l’umanità, la Divina Rivelazione, che, incontrando l’universale bisogno umano di salvezza, non solo vi risponde pienamente, ma lo supera, innalzando l’uomo ad un livello di partecipazione del Divino, che mai egli avrebbe potuto immaginare, né raggiungere.

Al di là della valutazione storica dell’elenco che ci fornisce l’Evangelista Matteo, sappiamo che l’intenzione profonda dell’Autore sacro è quella di mostrare la perfetta continuità nella e della storia di salvezza.

Matteo, il “più ebreo” fra gli evangelisti, vuole annunciare al mondo che, dentro la storia di Israele e degli uomini, è entrato Dio e che la Sua piena e definitiva manifestazione è Gesù di Nazareth.

 

Oggi sembra, talvolta, irrispettoso delle diverse culture e tradizioni religiose parlare dell’unicità salvifica universale di Cristo. Ciò è dovuto fondamentalmente ad una confusione tra l’ordine del bene e l’ordine del vero, come insegna San Tommaso d’Aquino.

L’unicità salvifica universale di Cristo appartiene all’ordine del vero, ci è stata rivelata dal Signore stesso. Riconoscerla, affermarla ed annunciarla significa essere fedeli alla Rivelazione, responsabili, di fronte a Dio, del dono ricevuto, e, in verità, non implica alcun giudizio morale per le altre tradizioni culturali e religiose.

La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dominus Iesus è stata, in tal senso, opportunamente chiarificatrice e siamo tutti profondamente grati all’allora Cardinal Ratzinger, oggi il nostro amato Papa Benedetto, per il coraggio e l’autentica profezia mostrati.

 

Di questa storia di salvezza – dicevo –, noi siamo stati resi partecipi e la genealogia spirituale, da Cristo in poi, potrebbe essere continuata attraverso quella che chiamiamo la Successione apostolica, che ci ha visti prima figli nella fede ed ora padri, per il ministero apostolico che ci è stato affidato. Senza mai dimenticare, tuttavia, che un buon padre non deve mai smettere di essere figlio, di sentirsi generato dallo Spirito Santo in ogni istante del proprio Ministero.

 

Festeggiamo oggi la Natività della Beata Vergine Maria, che, di questa catena di genealogia sacra, è l’“anello d’oro”! Lei, Immacolata Concezione, tutta Pura e tutta Santa, è stata prescelta da Dio per divenire Madre del Figlio Unigenito, Luogo storico e fisico dell’Incarnazione.

Miriam di Nazareth, Maria Santissima, Figlia di Sion chiude, in certo modo, la genealogia naturale ed inaugura una nuova e definitiva genealogia spirituale. «Il Bambino che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo – annuncia l’Angelo a San Giuseppe –, Ella darà alla luce un Figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il Suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Festeggiare la Natività della Beata Vergine Maria significa festeggiare la Porta del Cielo, che Dio ha varcato per entrare nel mondo.

Ancora oggi, come duemila anni fa in Palestina, Dio continua ad entrare nel mondo, nella storia, nei nostri paesi e nelle coscienze degli uomini, attraverso Maria, attraverso questo anello d’oro della catena di salvezza, che ci vincola al Mistero come nessun’altra creatura.

Appartenere alla genealogia spirituale, che da Maria sorge e che, attraverso la successione apostolica, ci lega direttamente al Mistero salvifico di Nostro Signore Gesù Cristo, è l’origine della pace e della nostra pace.

 

Perciò, ed è questo il mio augurio, carissimi Confratelli, possiamo affermare col Profeta: «Egli stesso sarà la pace», sapendo che l’Apostolo delle genti ha affermato e ci ha lasciato in eredità la parola definitiva: «Christus pax nostra» (Ef 2,14)!