Incontro con il Collegio Pio Brasiliano

S. Em. il Card. Beniamino Stella

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

 

Reverendo padre Rettore, cari presbiteri e studenti,

 

         celebrando questo anniversario importante della fondazione di questo Collegio, ci lasciamo toccare dalla parola di lode che emerge da questa Liturgia, anzitutto per orientare il nostro spirito e la nostra anima verso Colui dal quale e per il quale sono tutte le cose. La lode è un’espressione e una forma di preghiera che intende soprattutto esaltare l’opera di Dio, rendere grazie, riconoscere il Suo amore per noi. Ciò significa dare il primato ai meriti di Dio. La celebrazione di un anniversario di fondazione, infatti, deve essere anzitutto celebrazione di quanto il Signore ha fatto per noi. Potremmo correre il rischio di pensare, in occasioni come queste, che un Collegio come questo, la sua vita interna, i suoi frutti germogliati nel tempo, siano solo dovuti all’imponenza delle strutture esterne e alla nostra capacità organizzativa. Ma, in realtà, voi siete anzitutto la storia di una comunità di fede, una comunità che ha risposto alla chiamata presbiterale e che vive anni di studio e di formazione; siete anzitutto la Chiesa in una delle sue belle espressioni, quella Chiesa che è mistero che sorge dalla Trinità, prima di ogni organizzazione umana. Per questo motivo, guardando alle tante cose con cui in questi anni abbiamo reso bello questo luogo e lo abbiamo edificato, diciamo per prima cosa grazie a Dio che lo ha voluto, lo ha fondato, ci ha accompagnato nel cammino e ci ha fatti crescere insieme.

 

2. E’ in questo spirito di fede che vogliamo celebrare questo anniversario. E’ lo spirito dei piccoli, di coloro che non presumono di essere protagonisti e di essere al centro ma, invece, sanno alzare lo sguardo verso il cielo e riconoscere in ogni frammento della vita quotidiana l’opera di Dio. Gesù stesso, nel Vangelo che abbiamo ascoltato, traccia l’elogio di questi spiriti della piccolezza: ti rendo lode, o Padre, perché queste cose, le cose nuove e belle del tuo progetto di amore e di salvezza, si rivelano a coloro che le accolgono e che, in povertà di spirito, sono disponibili e aperti. Guardando Gesù che rende lode al Padre, possiamo chiederci: in quali situazioni rendiamo lode a Dio? Per cosa lo ringraziamo? Solitamente, quando le cose vanno bene, quando i risultati coincidono coi nostri progetti, quando i nostri desideri si realizzano, quando le nostre strutture vivono momenti di forza e di gloria. Invece, il contesto di queste pagine di Matteo è molto diverso: Gesù ha percorso diversi posti della Galilea e la sua missione, seppur riscuote attenzione tra i poveri, i piccoli e gli ammalati, è in generale rifiutata. Egli è accusato di bestemmiare perché perdona i peccati e viene deriso a casa della fanciulla che va a risuscitare. E’ proprio in questo momento che Gesù benedice il Padre. Cosa significa questo? Che Egli ha occhi per vedere, al di là dell’insuccesso e degli ostacoli, che l’opera di Dio sta lentamente camminando, che la salvezza cresce anche se immediatamente non ne vediamo i frutti, che dentro ogni fatica e anche ogni fallimento c’è il passaggio di Dio che vuole ristorarci e ritemprarci. Questo è lo spirito giusto per la nostra festa di oggi; il vostro Collegio non è solo una casa fatta di pietre ma è una storia ricca e profonda che costituisce un ponte tra la bella terra del Brasile e la città eterna che è Roma. Questo legame è intessuto di persone che sono passate prima di voi, di storie, di fatiche, di studio, di preghiera. E, certamente, di momenti colmi di gioia e di altri più pesanti e forse dolorosi. In tutto c’è stato e c’è il passaggio di Dio e della Sua opera. Dio è stato sempre con noi ed è ancora qui per accompagnarci e ristorarci.

 

3. Questo rendimento di grazie si estende a ciascuno di voi e alla vostra terra. Anche dentro le fatiche e le ferite, il popolo brasiliano popolo della speranza e del sorriso, popolo luminoso e accogliente. E questo vostro tratto, cosi particolare e genuino, è qualcosa che arricchisce la Chiesa, anche la Chiesa di Roma, e la rende giovane e piena di entusiasmo. Quando Papa Francesco ha accolto i giovani in Brasile, ammirando la bellezza della vostra terra ha affermato: “Guardando questo mare, la spiaggia e tutti voi – ha detto Papa Francesco – mi viene in mente il momento in cui Gesù ha chiamato i primi discepoli a seguirlo sulla riva del lago di Tiberiade. Oggi Gesù ci chiede ancora: Vuoi essere mio discepolo? Vuoi essere mio amico? Vuoi essere testimone del mio Vangelo?”. Ecco, credo che il miglior modo per festeggiare questo momento, è quello di ricordarci a cosa siamo stati chiamati. E’ ricordarci che siamo stati scelti e chiamati dall’amore di Dio e siamo, cosi, collaboratori del Suo Regno. Siamo perciò chiamati ogni giorno a diventare apostoli e missionari, gioiosi annunciatori della fede e coraggiosi profeti del Vangelo in mezzo al mondo. Per vivere bene questa chiamata – ricordiamolo – non basta essere capaci di fare, di organizzare, di lavorare; occorre anzitutto che i nostri luoghi e le comunità in cui viviamo – questo Collegio oggi e domani le nostre parrocchie – siano luoghi dello Spirito, luoghi in cui ci sia soprattutto il primato di Dio e della preghiera. E’ bello poter ricordare le parole di papa Paolo VI, in visita in questo Collegio nell’aprile del 1964: “Siate profondamente e intimamente convinti della preminenza della vita interiore sulla vita attiva. Siete destinati alla conquista spirituale del mondo, ad edificare il regno di Dio, che si chiama Chiesa, a penetrare e salvare questo nostro tempo, a ridare senso, armonia e anima cristiana a tutte le manifestazioni dell’aggrovigliata vita di oggi”. E’ questo primato della vita di Dio in noi che rende possibile l’esortazione che Paolo ci ha rivolto nella Prima Lettura: rivestiamoci della vita nuova di Cristo, dei suoi sentimenti di umiltà e bontà. Rivestiamo questo Collegio e le nostre relazioni con lo stile di Dio.

 

Nell’Evangelii Gaudium Papa Francesco ci consegna l’immagine di una “Chiesa aperta”, di una “Chiesa in uscita”. E’ una Chiesa accompagna, benedice e, perciò, allarga sempre le sue braccia. E’ un’immagine che richiama il vostro bellissimo Cristo Redentore che, con le braccia aperte, campeggia su Rio de Janeiro. Questa Chiesa siamo noi, noi che a volte siamo pescatori chiamati a vivere anche momenti difficili, giornate di vuoto in cui non peschiamo nulla; eppure, proprio in un giorno cosi, tre pescatori trovarono la bellissima statua di Maria Santissima di Aparecida ed essa divenne segno di speranza per tutto il vostro popolo. A Lei consegniamo la nostra vita, il Collegio Pio Brasiliano, il Brasile, la Chiesa intera, perché Ella ci custodisca sempre nel cammino.