PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Cristiani che sanno abbassarsi
Martedì, 24 giugno 2014
(da: L'Osservatore Romano,
ed. quotidiana, Anno CLIV, n.142, Merc. 25/06/2014)
Preparare,
discernere, diminuire. In questi tre verbi è racchiusa l’esperienza spirituale
di san Giovanni Battista, colui che ha preceduto la venuta del Messia
«predicando il battesimo di conversione» al popolo di Israele. E Papa
Francesco, durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 24
giugno, solennità della Natività del Precursore, ha voluto riproporre questo
trinomio come paradigma della vocazione di ogni cristiano, racchiudendolo in
tre espressioni riferite all’atteggiamento del Battista nei confronti di Gesù:
«Dopo di me, davanti a me, lontano da me».
Giovanni ha
lavorato anzitutto per «preparare, senza prendere niente per sé». Egli, ha
ricordato il Pontefice, «era un uomo importante: la gente lo cercava, lo
seguiva», perché le sue parole «erano forti» come «spada affilata», secondo
l’espressione di Isaia (49, 2). Il Battista «arrivava al cuore» della gente. E
se «forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è
caduto», come dimostra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse
il Messia: «Sono voce, soltanto voce — ha detto — di uno che grida nel deserto.
Io sono soltanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore». Il suo
primo compito, dunque, è «preparare il cuore del popolo per l’incontro con il
Signore».
Ma chi è il Signore?
Nella risposta a questo interrogativo c’è «la seconda vocazione di Giovanni:
discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signore». E «lo Spirito — ha
osservato il Papa — gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avuto il coraggio
di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal
mondo”». Mentre «nella preparazione Giovanni diceva: “Dietro di me viene
uno...”, nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice:
“Davanti a me... è questo”».
Qui si inserisce
«la terza vocazioni di Giovanni: diminuire». Perché proprio «da quel momento —
ha ricordato il vescovo di Roma — la sua vita incominciò ad abbassarsi, a
diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso». È stata
questa, ha fatto notare Papa Francesco, «la tappa più difficile di Giovanni,
perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che
nel carcere», dove era stato rinchiuso da Erode Antipa, «ha sofferto non solo
il buio della cella, ma il buio del suo cuore». È stato assalito dai dubbi: «Ma
sarà questo? Non avrò sbagliato?». Tanto che, ha ricordato il Pontefice, chiede
ai discepoli di andare da Gesù per domandargli: «Ma sei tu davvero o dobbiamo
aspettare un altro?».
«L’umiliazione di
Giovanni — ha sottolineato il vescovo di Roma — è doppia: l’umiliazione della
sua morte, come prezzo di un capriccio», ma anche l’umiliazione di non poter
scorgere «la storia di salvezza: l’umiliazione del buio dell’anima». Quest’uomo
che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a
lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù
lontano. Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio,
nell’umiliazione». Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato
tanto perché il Signore crescesse». È finito «umiliato, ma con il cuore in
pace».
«È bello — ha
affermato in conclusione Francesco — pensare la vocazione del cristiano così».
Infatti «un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino
a un altro: al Signore». Inoltre «deve sapere discernere, deve conoscere come
discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di
discernimento». E infine «dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il
Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri».
© Copyright - Libreria Editrice Vaticana