S. Messa per la III
Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi
Santa Maria
Maggiore, 12
ottobre 2014
Siamo giunti alla metà dei
lavori di questa Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, riunita
intorno a Papa Francesco. Noi partecipanti, e tutto il popolo di Dio, desideriamo,
con la nostra invocazione fiduciosa e unanime, “provocare” lo Spirito Santo, perché
ci indichi «strade nuove e possibilità impensate», disponendoci all’ascolto: all’ascolto
di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo, e all’ascolto del popolo,
fino a respirarvi la volontà, a cui Dio ci chiama, come ci ha invitato a fare
il Santo Padre nel corso della veglia in Piazza San Pietro sabato 4 ottobre.
Questa Assemblea del Sinodo,
che si sta celebrando in Vaticano, è l’occasione provvidenziale per rimettere,
con forza, al centro della riflessione e della preghiera di tutto il popolo di
Dio, il tema della famiglia, dopo il Sinodo del 1980 e la successiva
esortazione apostolica Familiaris
consortio, che tanti impulsi hanno dato, in oltre trent’anni, per la pastorale
delle famiglie.
Oggi la cura della famiglia cristiana
è una sfida che la Chiesa, unita a Papa Francesco, accoglie ben volentieri di
nuovo, perché tutti possano essere aiutati a guardarla e a viverla come dono
del Signore, come impegno di vita e fonte di gioia: i giovani, con la speranza
e il coraggio di chi intraprende una strada nuova; gli adulti, con la
perseveranza di chi desidera cogliere i frutti di un cammino intrapreso; gli
anziani, con la gratitudine di chi contemplando la meta vicina, fa memoria di un
passato già vissuto e lo affida alla bontà di Dio, Padre e rimuneratore.
Tutti siamo membra della
“famiglia umana”, riconoscenti a Dio per il dono della vita; noi siamo uniti da
un legame profondo, per il solo fatto di essere al mondo. Noi, elevando il
nostro sguardo e il nostro cuore verso l’Alto, incontriamo sulla nostra
traiettoria il volto di Dio Padre. Da questa paternità di Dio nasce la
fratellanza tra gli uomini; la persona che ci passa accanto ci porta il
messaggio che anche lui, come me, nasce da un gesto creatore del Padre che lo
ha chiamato, come me, alla vita. Il volto di Dio è un volto pieno
di misericordia. Di questa bontà misericordiosa traboccano le pagine del
Vangelo. Egli è il “Padre misericordioso” che, pur consapevole delle nostre mancanze
e abbandoni, accoglie il “figliol prodigo”, è “il Buon Pastore”, che con
slancio va alla ricerca della pecora, che si è allontanata ed è perduta; è quel
Signore, che, nella luce e nel calore del mezzogiorno, con tatto e tenerezza, mette
la Samaritana, gradualmente, di fronte alla verità dolorosa della sua povera e
travagliata vita, per rivelarsi a lei come Messia, e avviarla ad un nuovo
cammino.
Ma è la Parola di Dio che
abbiamo appena ascoltato che ci dispone oggi a percorrere il tratto di strada
che conduce al termine di questa Assemblea Straordinaria, fra una settimana.
Nella Parola, infatti, che parla del rapporto di Dio con il suo popolo, mi
piace cogliere un ideale “cammino di speranza”, per vivere con serenità e
fiducia il lavoro di questi giorni e quello che seguirà, tra un anno,
nell’Assemblea Sinodale Ordinaria del 2015.
In primo luogo, il Vangelo
ci mostra, con semplicità sorprendente e disarmante, che il Signore chiama
tutti; infatti, «usciti per le strade,
quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala
delle nozze si riempì di commensali».
La casa del Signore è un
luogo accogliente, con tante porte spalancate. Nessuno è escluso dalla chiamata
di Dio; il suo annuncio di salvezza, l’opportunità di stare accanto a Lui alla
mensa, è offerta a tutti. Certo, alcuni sono chiamati prima, altri dopo, o in
modo diverso, ma l’invito amorevole ad entrare … è rivolto a ogni persona.
Potremmo perciò dire che il
Signore ci conosce nella nostra individualità e nelle nostre caratteristiche, ma
non fa distinzioni o preferenze di colore, di dignità e di ruoli; soprattutto non lascia nessuno abbandonato
al bordo della strada, secondo la parabola del Buon Samaritano. Nessuno quindi deve
sentirsi escluso dall’interesse e dallo sguardo di Dio e, di conseguenza, da
quello della Sua Chiesa, qualsiasi sia la sua condizione attuale, a qualsiasi dramma
o miseria le circostanze della vita o le scelte personali lo abbiano portato.
Dio non sceglie, per simpatia o affinità o meriti, chi Egli desidera amare e
redimere, semplicemente ci vuole bene, perché «è» Amore.
La chiamata però resterebbe
senza effetto o incompiuta, se avvenisse in un solo momento, se non garantisse
la presenza costante e amorevole di Dio in mezzo ai chiamati. Infatti, il
Signore conduce e custodisce il suo popolo, perché, come dice il Salmista, «il Signore è il mio pastore: non manco di
nulla».
Con questa rassicurante
immagine il Salmista ci invita a porci oggi alla presenza del Signore con piena
fiducia e serenità. Dobbiamo sentire nel cuore di non essere soli ed
abbandonati, come pecore senza pastore. Il Buon Pastore, Gesù, non si allontana
mai dal suo popolo, lo guida, lo sprona, lo protegge, lo sana con l’olio della
misericordia, quando è ferito, e si serve di noi, suoi ministri - i suoi
Sacerdoti - perché la sua presenza e i suoi benefici arrivino soprattutto ai più
poveri e bisognosi, e a quelli, in particolare che lo hanno abbandonato; i più lontani sono i più desiderati; di essi
il Padre è alla ricerca, finché non li abbia ritrovati e portati all’ovile .
Tutto questo, ovviamente,
non può non avere uno scopo preciso nel piano di Dio, non può non corrispondere
all’aspirazione di felicità che Dio stesso ha posto nel cuore di ogni uomo. A
questo nostro cuore inquieto ed angustiato, il Signore dà una risposta
concreta, a volte sorprendente, quanto a tempi e modi, ma sempre sovrabbondante,
perché, come afferma l’Apostolo Paolo, «il
mio Dio colmerà ogni vostro bisogno, secondo la sua ricchezza, con
magnificenza, in Cristo Gesù».
Rispondere quindi alla
chiamata di Gesù, riconoscerlo come nostro Pastore, seguirlo nella comunità dei
credenti, che è la Chiesa, è la via grazie alla quale, attraverso le gioie e le
fatiche di ogni giorno, siamo condotti alla pace e alla serenità, che solo il
Signore può dare. Pensiamo in questo momento…. a quel minuto… a quella circostanza della nostra vita in cui
abbiamo sentito la presenza consolante del Signore nella nostra vita, e la intensa
gioia di appartenergli, nella fede e nelle opere.
Dietro a Cristo Buon Pastore
e al Santo Padre, pastore qui in terra della Chiesa Universale, siamo tutti noi,
un popolo in cammino, in cammino verso una metà di santità. A volte possiamo
camminare spediti, altre volte distrarci o smarrire la via, altre ancora
cadere, senza riuscire subito a rialzarci. Il Signore ci invita a non avere
paura, e tantomeno a lasciarci vincere dalla tristezza. Infatti, dalle porte
spalancate della Sua casa qualcuno, Lui stesso esce a cercare chi è rimasto
solo o è troppo stanco e deluso per proseguire, o anche, certo, esce e si ferma
accanto, per incoraggiare e sostenere chi sta già progredendo. A tutti,
generosamente, viene offerta in dono la misericordia di Dio, da cui nasce la
gioia che fa proseguire con slancio il cammino, pur nella diversità di
situazioni, in cui ci troviamo.
Di tutta questa realtà umana
ed ecclesiale – con una immagine di vita quotidiana, direi: delle vetture
nuove, di quelle usate ed anche dei rottami - si vorrebbe occupare questa Assemblea Sinodale, che nella sua
composizione rappresenta quella grande e diversificata “famiglia di Dio” che è
la Chiesa, fatta di giovani e anziani, di sani e di malati, di forti e di
feriti, per porgere a tutti una fiaccola di speranza che illumini il sentiero,
e per “contagiare” tutti con la gioia del Vangelo, e a tutti infondere conforto
e speranza. Per Dio, Padre di misericordia, siamo tutti preziosi e cari, anzi siamo desiderati e attesi.
Mi è gradito, infine,
concludere con un ricordo legato a questa Basilica; con la lettera enciclica dell’11
ottobre 1954, “Ad caeli Reginam”, il Venerabile Pio XII istituiva la festa di
Maria Regina, che celebriamo in Agosto. Una festa che scaturisce dalla sua divina maternità, perché Maria «è
veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui
divenne Madre del Creatore» (III). Il 1° novembre dello stesso anno Papa Pio
XII procedette alla incoronazione di questa venerata immagine di Maria “Salus
populi Romani”, rivolgendole una preghiera, della quale mi piace richiamare
qualche frase, per la sua speciale attualità:
O Madre… regnate sulla Chiesa, che… a voi ricorre come a sicuro rifugio
in mezzo alle calamità dei nostri tempi. Ma specialmente regnate su quella
porzione della Chiesa, che è perseguitata ed oppressa, dandole la fortezza per
sopportare le avversità, la costanza per non piegarsi sotto le ingiuste
pressioni..la fermezza per resistere agli attacchi palesi… Regnate sugl’individui
e sulle famiglie, come sulle società e le nazioni; sulle assemblee dei potenti,
sui consigli dei savi, come sulle semplici aspirazioni degli umili.
Di fronte a Maria, Madre di Cristo
e Madre della Chiesa, ci raccogliamo volentieri in preghiera, invocando la sua
intercessione; preghiamo soprattutto per le famiglie, quelle che si sono ben
costituite e per quelle che si formeranno, quelle che vivono esperienze di gioia e di amore, rallegrate dal
dono di molti figli, e per quelle che soffrono il peso di una quotidianità difficile
e sofferta, perché il progetto di misericordia del Padre si possa realizzare,
anche a partire dalle ceneri e dalle “ossa inaridite”. Lo Spirito di Dio, ci
assicura la Scrittura, può farle rivivere e rifiorire. Amen.