Omelia di S.E. Mons. J.C. Patrón Wong
Convegno per i formatori dei Seminari Regionali
Chieti – 10 aprile 2015
Letture:
Atti degli Apostoli 4,1-12; Salmo 117 (118); Giovanni 21,1-14
Carissimi fratelli, in questa santa Ottava,
accogliamo, ogni giorno, le grazie della Solennità di Pasqua, ma anche le sue esigenze.
Tra queste, il più importante e necessario è l’urgenza della missione, vista
come una corsa, veloce e anche lunga, che dura fino a oggi. Partendo da
domenica scorsa, i Vangeli della Risurrezione ci mostrano tanta gente che
corre: le donne, tornate dal sepolcro vuoto; Pietro e Giovanni; i discepoli di
Emmaus; e, adesso, Pietro, che corre in mare, gettandosivi, allorché ha
riconosciuto la presenza del Risorto, grazie alla voce di Giovanni e alla pesca
straordinaria. Nelle letture ascoltate, vedremo che: 1. la missione ci fa
crescere; 2. che essa va insieme con il martirio; 3. e, poi, che essa è
inseparabile dalla comunione ecclesiale nel Cristo, Pietra d’angolo.
1.
La missione ci fa crescere. Abbiamo ascoltato che “molti di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il
numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila” (Atti 4,4). Gli Atti degli Apostoli ci fanno vedere il
processo di crescita della Chiesa che, a immagine del dono della vita in Genesi e secondo le stesse parole, va
diventando feconda e moltiplicandosi. Il Corpo di Cristo è fatto per riempire
la terra e per crescere “in modo da edificare se stesso nella carità” (Efesini
4,16), fino a raggiungere la sua pienezza. Ma siamo attenti: il processo di
crescita non si fa automaticamente. San Paolo mette una condizione al riguardo:
“vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa
verso di Lui” (Efesini 4,15). La crescita e il frutto della missione sono sempre
legati alla fede: fede nella verità e fede viva che opera con la forza dell’amore.
Lo vediamo bene nel Vangelo: grazie all’obbedienza della fede nella parola di
Gesù, poi nella parola del discepolo amato, Pietro prende una gran quantità di
pesci, simbolo delle nazioni allora conosciute, e nuota con coraggio verso
Cristo. La missione fa crescere il Popolo di Dio in santità e in quantità, ma
essa fa anche aumentare la fede dell’evangelizzatore. Gesù si manifesta
propriamente attraverso l’atto di pescare, cioè, dall’atto missionario. “È il
Signore”, esclama Giovanni. Come Papa Francesco dice nella Evangelii Gaudium: “Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa” (n. 9); e
aggiunge: “la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita
degli altri. La missione, alla fin fine, è questo” (n. 10). Allora, se vogliamo
che la vita di Cristo cresca nei suoi chiamati, non possiamo soltanto orientare
la formazione verso la missione futura, ma viverla sin dall’inizio della
formazione. Abbiamo noi cominciato a mettere in pratica, nelle nostre comunità
formative, il primo capitolo di quell’Esortazione apostolica, intitolato “la
trasformazione missionaria della Chiesa”, cioè “la trasformazione missionaria
del Seminario”?
2.
La missione e il martirio. Gli Atti
degli Apostoli ci mostrano senza tregua le resistenze alla corsa della
Parola di grazia che è Gesù risorto in persona, anzi le persecuzioni. E questa
storia di salvezza continua fino a oggi. Pensiamo e preghiamo per tutti i
cristiani del Medio Oriente, del Nigeria, del Kenya, del Pakistan, e degli
altri Paesi, che rendono una coraggiosa testimonianza al Vangelo. Nel testo degli
Atti appena ascoltato, il motivo
dell’arresto non è soltanto la persona di Cristo, ma anche la risurrezione dai
morti, e la “risurrezione” di un povero infermo, alla periferia del Tempio e
del Popolo eletto. Pietro lo sa bene: “veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per
mezzo di chi egli sia stato salvato” (Atti 4,9). Al presente, in Italia, in Europa,
non rischiamo di essere arrestati per il nome di Gesù, ma non è tanto sicuro,
se denunciamo tutto ciò che corrompe l’umanità, che rovina il valore proprio
dell’essere umano, dal suo inizio nel grembo materno fino alla sua fine terrena
naturale, senza parlare delle nuove sfide del transumanesimo e del
postumanesimo. Ci ricordiamo di parecchi preti italiani assassinati dalla
malavita organizzata. Siamo noi pronti a dare la nostra vita, anche per il bene
dell’uomo? Come prepariamo i futuri sacerdoti a essere dei pastori che
illuminano e che accompagnano i laici nelle loro decisioni di coscienza, nelle
loro scelte etiche, affinché essi trasfigurino le realtà secolari nello Spirito
del Vangelo? In nessun altro Nome o Spirito c’è salvezza (cf. Atti 4,12). La
missione fa crescere, ma conduce anche al carcere, che, a sua volta, come la
tomba del Risorto, fa scaturire la vita in abbondanza. L’unica condizione è che
la missione provenga dalla comunione e orienti verso la comunione del Cristo.
3.
La missione e la comunione nel Cristo.
Il Nuovo Testamento ci presenta l’evangelizzazione come un atto della comunità
cristiana, un atto di comunione. Anche quando c’è una sola persona che
evangelizza, essa è sempre mandata, e dimora in comunione con gli Apostoli e
gli Anziani. “Gesù è la pietra […]
che è diventata la pietra d'angolo” (Atti 4,11). Chi dice “pietra
d’angolo” evoca necessariamente tutte le pietre attaccate a quella e alle
altre. Di fronte a un individualismo diffuso, il
Santo Padre chiede “specialmente una testimonianza di comunione fraterna che
diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura
gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate” (Evangelii Gaudium n. 99). E il Sommo
Pontefice aggiunge: “ […] È la vita fraterna e fervorosa della comunità che
risveglia il desiderio di consacrarsi interamente a Dio e all’evangelizzazione,
soprattutto se tale vivace comunità prega insistentemente per le vocazioni e ha
il coraggio di proporre ai suoi giovani un cammino di speciale consacrazione” (ibid., n. 107). Ciò riguarda anche le
comunità dei nostri Seminari.
Carissimi,
affidiamoci all’intercessione della Regina degli Apostoli. Essa ottenga dallo
Spirito Santo che tutti i Seminari siano scuole di comunione e di missione, per
la gioia di Dio e la crescita della Chiesa e il bene degli uomini. Amen.
X Jorge Carlos Patrón
Wong
Arcivescovo-Vescovo emerito di Papantla
Segretario per i Seminari