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Tema : Biblioteca
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
A colloquio con Cristo sui fondamenti della famiglia
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05/09/1979
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Due volte, durante il colloquio con i farisei, che gli ponevano il quesito sulla indissolubilità del matrimonio, Gesù Cristo si è riferito al "principio". Il colloquio si è svolto nel modo seguente: "...gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "E lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Amore sponsale e alleanza nella tradizione dei profeti
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22/09/1982
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La lettera agli Efesini, attraverso il paragone del rapporto tra Cristo e la Chiesa con il rapporto sponsale dei coniugi, fa riferimento alla tradizione dei profeti dell'Antico Testamento. Per illustrarlo, citiamo il seguente testo di Isaia: "Non temere, perché non dovrai più arrossire; / non vergognarti, perché non sarai più disonorata; / anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza / e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. / Poiché tuo sposo è il tuo creatore, / Signore degli eserciti è il suo nome; / tuo redentore è il Santo di Israele, / è chiamato Dio di tutta la terra. / Come una donna abbandonata e con l'animo afflitto, / il Signore ti ha richiamata. / Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Amore sponsale e il carattere radicale della grazia
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29/09/1982
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Nella lettera agli Efesini - come nei profeti dell'Antico Testamento (ad esempio in Isaia) - troviamo la grande analogia del matrimonio o dell'amore sponsale tra Cristo e la Chiesa. Quale funzione compie questa analogia nei riguardi del mistero rivelato nell'antica e nella nuova alleanza? A questa domanda bisogna rispondere gradualmente. Prima di tutto, l'analogia dell'amore coniugale o sponsale aiuta a penetrare nell'essenza stessa del mistero. Aiuta a comprenderlo fino ad un certo punto, s'intende, in modo analogico. E' ovvio che l'analogia dell'amore terrestre, umano, del marito verso la moglie, dell'umano amore sponsale, non può offrire una comprensione adeguata e completa di quella Realtà assolutamente trascendente, che è il mistero divino, sia nel suo celarsi da secoli in Dio, sia nella sua realizzazione "storica" nel tempo, quando "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei".
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Bi-soggettività nei rapporti Cristo-Chiesa e marito-moglie
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25/08/1982
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L'Autore della lettera agli Efesini ha introdotto l'analogia supplementare del capo e del corpo nell'ambito dell'analogia del matrimonio. Sembra perfino che abbia concepito la prima analogia: "capo-corpo", in maniera più centrale dal punto di vista della verità su Cristo e sulla Chiesa, da lui proclamata. Tuttavia, bisogna ugualmente affermare che non l'ha posta accanto o al di fuori dell'analogia del matrimonio come legame sponsale. Anzi, al contrario. Nell'intero testo della lettera agli Efesini (5,22-33), e specialmente nella prima parte, di cui ci stiamo occupando (5,22-23), l'Autore parla come se nel matrimonio anche il marito sia "capo della moglie", e la moglie "corpo del marito" come se anche i coniugi formino una unione organica
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Complementarità del matrimonio e della continenza
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14/04/1982
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Nelle parole di Cristo sulla continenza "per il regno dei cieli" non c'è alcun cenno circa la "inferiorità" del matrimonio riguardo al "corpo", ossia riguardo all'essenza del matrimonio, consistente nel fatto che l'uomo e la donna in esso si uniscono così da divenire una "sola carne" (cf. Gen 2,24). Le parole di Cristo riportate in Matteo 19,11-12 (come anche le parole di Paolo nella prima lettera ai Corinzi, cap. 7) non forniscono motivo per sostenere né l'"inferiorità" del matrimonio, né la "superiorità" della verginità o del celibato, in quanto questi per la loro natura consistono nell'astenersi dalla "unione" coniugale "nel corpo". Su questo punto le parole di Cristo sono decisamente limpide. Egli propone ai suoi discepoli l'ideale della continenza e la chiamata ad essa non a motivo dell'inferiorità o con pregiudizio dell'"unione" coniugale "nel corpo", ma solo per il "regno dei cieli".
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Con comunione delle persone l'uomo diventa immagine di Dio
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07/11/1979
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La "definitiva" creazione dell'uomo consiste nella creazione dell'unità di due esseri. La loro unità denota soprattutto l'identità della natura umana; la dualità, invece, manifesta ciò che, in base a tale identità, costituisce la mascolinità e la femminilità dell'uomo creato. Questa dimensione ontologica dell'unità e della dualità ha, nello stesso tempo, un significato assiologico. Dal testo di Genesi 2,23 e dall'intero contesto risulta chiaramente che l'uomo è stato creato come un particolare valore dinanzi a Dio ("Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona") (Gen 1,31) ma anche come un particolare valore per l'uomo stesso: primo, perché è "uomo"; secondo, perché la "donna" è per l'uomo, e viceversa l'"uomo" è per la donna.
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GIOVANNI PAOLO
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Continenza e fecondità soprannaturale dello spirito
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24/03/1982
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La continenza "per" il regno dei cieli è certamente in rapporto con la rivelazione del fatto che "nel" regno dei cieli "non si prende né moglie né marito" (Mt 22,30). E un segno carismatico. L'essere uomo vivente, maschio e femmina, il quale nella situazione terrena, dove di solito "prendono moglie e prendono marito" (Lc 20,34), sceglie con libera volontà la continenza "per il regno dei cieli", indica che in quel regno, che è l'"altro mondo" della risurrezione, "non prenderanno moglie né marito" (Mc 12,25), perché Dio sarà "tutto in tutti" (1Cor 15,28). Tale essere uomo, maschio e femmina, addita dunque la "verginità" escatologica dell'uomo risorto, in cui si rivelerà l'assoluto ed eterno significato sponsale del corpo glorificato nell'unione con Dio stesso.
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Continenza per il regno di Dio e significato sponsale del corpo
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28/04/1982
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"Vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli": così si esprime Cristo secondo il Vangelo di Matteo (19,12). E' proprio del cuore umano accettare esigenze, perfino difficili, in nome dell'amore per un ideale e soprattutto in nome dell'amore verso una persona (l'amore infatti, per essenza, è orientato verso la persona). E perciò nella chiamata alla continenza "per il regno dei cieli", prima gli stessi Discepoli e poi tutta la viva Tradizione scopriranno presto quell'amore che si riferisce a Cristo stesso come sposo della Chiesa e sposo delle anime, alle quali egli ha donato se stesso sino alla fine, nel mistero della sua Pasqua e nell'Eucaristia. In tal modo, la continenza "per il regno dei cieli", la scelta della verginità o del celibato per tutta la vita, è divenuta nell'esperienza dei discepoli e dei seguaci di Cristo un atto di risposta particolare all'amore dello sposo divino e perciò ha acquisito il significato di un atto di amore sponsale.
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Corretto uso del linguaggio del corpo
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26/01/1983
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Il segno del matrimonio come sacramento della Chiesa viene costituito ogni volta secondo quella dimensione, che gli è propria dal "principio", e allo stesso tempo viene costituito sul fondamento dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa, come l'unica e irripetibile espressione dell'alleanza fra "questo" uomo e "questa" donna, che sono ministri del matrimonio come sacramento della loro vocazione e della loro vita. Nel dire che il segno del matrimonio come sacramento della Chiesa si costituisce sulla base del "linguaggio del corpo", ci serviamo dell'analogia ("analogia attributionis"), che abbiamo cercato di chiarire già in precedenza.
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GIOVANNI PAOLO II
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Biblioteca /Teologia /Sacramentale
Coscienza del significato del corpo e innocenza originaria
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30/01/1980
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La realtà del dono e dell'atto del donare, delineata nei primi capitoli della Genesi come contenuto costitutivo del mistero. della creazione, conferma che l'irradiazione dell'Amore è parte integrante di questo stesso mistero. Soltanto l'Amore crea il bene, ed esso solo può, in definitiva, essere percepito in tutte le sue dimensioni e i suoi profili nelle cose create e soprattutto nell'uomo. La sua presenza è quasi il risultato finale di quell'ermeneutica del dono, che qui stiamo conducendo. La felicità originaria, il "principio" beatificante dell'uomo che Dio ha creato "maschio e femmina" (Gen 1,27), il significato sponsale del corpo nella sua nudità originaria: tutto ciò esprime il radicamento nell'Amore.
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GIOVANNI PAOLO II
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