Home Italiano » News » Lectio magistralis - Ad immagine della Santa Umanità di Cristo 
News

Lectio magistralis - Ad immagine della Santa Umanità di Cristo   versione testuale


Signor Cardinale,
 
Chiarissimo Preside,
Cari Sacerdoti, Consacrati e Consacrate,
 
 
 
grazie per l’occasione offertami di poter condividere con voi alcune riflessioni in questa sessione inaugurale del “Corso di formazione umana per il Sacerdozio e la Vita consacrata”. Non pochi di voi saranno impegnati – se già non lo sono – nella formazione umana, sia nel caso in cui ciò significhi: “capacità di relazione con la sofferenza”, sia nel caso in cui la Divina Provvidenza disponga, per alcuni di voi, specifici compiti formativi nelle vostre rispettive realtà ecclesiali.
 
Dopo un breve sguardo alla situazione culturale contemporanea, mi soffermerò sul rapporto tra “formazione umana e fede” e “formazione umana e castità”, per provare a trarre delle conclusioni, che possano, in certo modo, porre in luce l’alta Vocazione, che il Signore ci ha data, di essere: “ad immagine della santa Umanità di Cristo”.
 
1. La situazione attuale
 
È innegabile come, da più parti, ormai in maniera reiterata, si lamenti una crisi anche profonda di formazione umana.
 
Il fenomeno è così ampio e preoccupante, che lo stesso Magistero Pontificio, in differenti ed autorevoli occasioni, ha indicato, tra le priorità dell’attuale epoca, quella di rispondere alla cosiddetta: “emergenza educativa”.
 
Il deficit di formazione umana non riguarda, ovviamente, le sole realtà ecclesiali; anzi, ad essere sinceri, per quanto possa riguardare anche i nostri ambienti, esso è ben più ampio, radicato, promosso nel mondo, ed i suoi effetti, visibili a tutti, hanno ed avranno gravi conseguenze antropologiche, sociali e perfino teologiche, di rilevante portata.
 
Le radici storiche e filosofiche di una tale crisi di formazione umana sono ben note; non intendo, in questa sede, ripercorrere l’itinerario, che ha determinato l’attuale situazione; mi limiterò ad indicarne i fondamentali passaggi, già intravvedendone le conseguenze.
 
Un primo elemento, di sostanziale rilevanza, è rintracciabile nella crisi gnoseologica post-illuminista. Il movimento illuminista, infatti, ha determinato una ipertrofia della ragione, in conseguenza della quale l’uomo e la sua capacità di conoscenza si sono trasformati da “contemplatori”, conoscitori e cantori” della realtà, a “limitata misura” del reale. Un uso di ragione, che pretenda di limitare la conoscenza umana ai soli dati empirici (qualcuno direbbe “scientifici”) è mortificante per l’intelligenza umana e non permette alla conoscenza di relazionarsi con la realtà, secondo la totalità dei suoi fattori.
 
Il Premio Nobel per la Medicina Alexis Carrel scriveva: «Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità; molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore»[1], intendendo, in tal modo, descrivere la conoscenza come quella fondamentale adesione al reale, che, da sempre, ha caratterizzato l’uomo.