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Discernimento d'idoneità agli Ordini Sacri   versione testuale


 
Nel salutare tutti Voi qui presenti e nel ringraziare per il cordiale invito in modo particolare il Rev. Prof. Eduardo Baura, Direttore del Centro di formazione sacerdotale presso questa Pontificia Università della Santa Croce, vorrei iniziare questo mio intervento sul Discernimento d’idoneità agli ordini sacri con alcune citazioni del beato Papa Giovanni Paolo II dall’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992): «Ogni vocazione cristiana viene da Dio, è dono di Dio. Essa però non viene mai elargita fuori o indipendentemente dalla Chiesa, ma passa sempre nella Chiesa e mediante la Chiesa (...) luminoso e vivo riflesso del mistero della Trinità santissima» (PDV n. 35b-c).
 
La Chiesa, «generatrice ed educatrice di vocazioni» (PDV n. 35d), ha il compito di discernere la vocazione e l'idoneità dei candidati al ministero sacerdotale. Infatti, «la chiamata interiore dello Spirito Santo ha bisogno di essere riconosciuta come autentica chiamata dal vescovo» (PDV n. 65d).
 
Nel promuovere tale discernimento e nell'intera formazione al ministero, la Chiesa è mossa da una duplice attenzione: salvaguardare il bene della propria missione e, allo stesso tempo, quello dei candidati. Come ogni vocazione cristiana, la vocazione al sacerdozio, infatti, unitamente alla dimensione cristologica, ha un'essenziale dimensione ecclesiale: «non solo essa deriva “dalla” Chiesa e dalla sua mediazione, non solo si fa riconoscere e si compie “nella” Chiesa, ma si configura — nel fondamentale servizio a Dio — anche e necessariamente come servizio “alla” Chiesa. La vocazione cristiana, in ogni sua forma, è un dono destinato all'edificazione della Chiesa, alla crescita del Regno di Dio nel mondo» (PDV n. 35e).
 
 
 
 
 
di S.E. Mons. Morga Iruzubieta