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Paternità del Vescovo nei riguardi dei Presbiteri e formazione permanente del Clero    versione testuale


 
Sono molto lieto di essere tra di voi, che siete stati chiamati, in terra di missione, a partecipare della successione apostolica e avete visto rinnovato, in tal modo, per il dono della Grazia, il profondo legame che, sin dal Battesimo, ci àncora esistenzialmente, sacramentalmente ed ontologicamente a Cristo, Unico, Eterno e Sommo Sacerdote.
 
 
Pur mantenendo chiara la distinzione tra l’ordine presbiterale e quello episcopale, costitutiva del volto stesso della Chiesa, è necessario porsi nell’atteggiamento di chi, permanentemente, vive nella lucida consapevolezza della “indispensabilità” dei Sacerdoti, nei confronti dei quali il Signore ci domanda di avere continuamente uno sguardo di fede e di preghiera, di paternità, di fraternità e di amicizia, come pure di quell’autorevolezza che costituisce un irrinunciabile servizio.
 
Anche se i territori, in cui siete chiamati ad essere Vescovi, per la maggior parte dei casi, non dipendono dalla Congregazione per il Clero, sono lieto di poter condividere con voi questo tempo e ringrazio dell’invito, segno della perenne comunione ecclesiale, il Prefetto, Sua Eminenza il Cardinale Filoni.
 
Il tema assegnatomi, per questo intervento, è sostanzialmente costituito da due punti, che rappresenteranno anche l’ossatura di questa conferenza, sapendo che il primo, la paternità dei Vescovi nei confronti dei loro sacerdoti, è presupposto del secondo, la formazione permanente, poiché quest’ultima altro non è, se non uno dei concreti modi di esercizio della paternità.
 
 
 
di S. Em. Mauro Piacenza