
Agostino - I soliloqui 2035
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20. 35. R. - Vi sono alcuni ben istruiti nelle discipline liberali poiché mediante lo studio e senza incertezze le scoprono in sé, sebbene sepolte nella dimenticanza e, per cosi dire, le riscavano. Tuttavia non sono contenti e non si arrestano fino a quando non intuiscono in tutta l'ampiezza e la pienezza la faccia della verità, la cui luce inizialmente si manifesta nelle varie arti. Ma da esse proprio si riproducono, per cosi dire, nello specchio della rappresentazione colori e figure sensibili. Essi ingannano e inducono in errore coloro che indagano, se pensano che in cio consiste l'oggetto della conoscenza e della ricerca. Sono proprio queste le rappresentazioni fantastiche che vanno evitate con grande attenzione. Esse possono indurre nell'errore quando variano col variare, per cosi dire, dello specchio della rappresentazione. Al contrario, la faccia della verità rimane una e invariabile. Difatti la rappresentazione riproduce e quasi presenta agli occhi il quadrato secondo questa o quella grandezza. Ma l'intelligenza, che vuole intuire il vero, si rivolta, se puo, a quell'idea secondo cui giudica quadrati tutti i quadrati sensibili.
A. - E se qualcuno ci dicesse che l'intelligenza pensa rappresentandosi i vari dati sensibili?
R. - E allora perché pensa, se tuttavia ha rettamente appreso, che la sfera ideale è in contatto in un sol punto con una superficie ideale? L'occhio non ha mai visto e non puo vedere qualche cosa di simile quando neanche la rappresentazione fantastica se lo puo riprodurre. E noi avvertiamo la validità del principio quando con la rappresentazione riproduciamo in noi anche la più piccola circonferenza e da essa tracciamo i raggi. Difatti se ne tracciamo due tanto vicini che fra di essi si possa inserire appena la punta di un ago, anche con la rappresentazione fantastica non ne potremmo tracciare altri in mezzo a quei due in maniera che giungano al centro senza intersecarsi. Al contrario, logicamente si dimostra che innumerevoli se ne possono tracciare e che in quella irrappresentabile strettezza di spazio non si incontrano se non al centro sicché nell'intervallo esistente fra l'uno e l'altro si potrebbe tracciare un altro cerchio. Un tal calcolo non puo essere effettuato dalla rappresentazione fantastica, poiché essa è più limitata della vista stessa se si pensa che è avvivata in noi dagli occhi. E manifesto quindi che essa molto differisce dalla verità e che, a differenza di questa, non genera evidenza.
Il pensiero non puo non essere dell'anima mortale.
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20. 36. I concetti suddetti saranno approfonditi e chiariti quando cominceremo a parlare della conoscenza intellettiva. Tale trattazione ci si porrà come istanza al momento in cui, per quanto ne siamo capaci, sarà precisato e discusso l'assillante problema della vita dell'anima. Ritengo infatti che tu hai un gran timore che la morte degli individui, anche se non distrugge l'anima, potrebbe comportare la completa dimenticanza delle cose e della verità stessa, seppure è stata raggiunta.
A. - Non si puo sufficientemente dire quanto sia terribile un tal destino. Difatti che cosa sarebbe una simile vita eterna e quale morte non sarebbe preferibile se l'anima vivesse della stessa vita che noi osserviamo in un bambino appena nato, per non parlare della vita nel periodo della gestazione, che penso sia vita anche quella.
R. - Sta' di buon animo. Come fin d'ora prevediamo, durante l'indagine ci assisterà Dio che ci promette senza alcun inganno la perfetta beatitudine e la pienezza della verità dopo questa vita.
A. - Che la nostra speranza non sia delusa!
Agostino - I soliloqui 2035