
GPII 1984 Insegnamenti - Al comitato d'inchiesta sui narcotici - Città del Vaticano (Roma)
Titolo: Rafforzare la famiglia per poter combattere la droga
Testo:
Cari amici.
E' un piacere per me dare il benvenuto oggi ai membri del Comitato d'inchiesta sull'abuso e il controllo dei narcotici del Parlamento federale degli Stati Uniti. Come funzionari pubblici voi avete l'incarico di promuovere e salvaguardare il bene comune dei vostri concittadini ed è perciò vostro compito proteggere il bene di tutta la vostra società, preservando nello stesso tempo i diritti e le libertà degli individui che compongono la società.
perciò non è affatto estraneo al vostro lavoro di funzionari pubblici il promuovere condizioni sociali nelle quali gli individui possano crescere e svilupparsi secondo la loro dignità umana, liberi da minacce alla loro autentica realizzazione di persone. Tra i fattori che minacciano l'individuo e impediscono la crescita di un salubre clima sociale c'è il problema che vi riunisce in questa assemblea: cioè, il flagello del traffico di narcotici e dell'abuso della droga.
Ovviamente, questo problema non è esclusivo degli Stati Uniti. Il traffico di narcotici ha raggiunto proporzioni immense, cosicché nessuna Nazione è immune dai suoi effetti disastrosi.
L'interesse della Chiesa e la sollecitazione pastorale, sia verso gli individui le cui esistenze sono segnate da tragedie personali devastatrici e verso le società che si trovano a dover dominare un fenomeno sempre più pericoloso, si concentra sul ruolo cruciale che la famiglia deve svolgere nella soluzione del problema.
Di fronte a un mondo e una società che corre il rischio di divenire sempre più spersonalizzata e perciò disumanizzante, con i risultati negativi del diffondersi di molte forme di evasione - la principale delle quali è costituita dagli abusi della droga - la famiglia possiede energie formidabili capaci di strappare l'uomo all'anonimato, di mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo attivamente, con la sua unicità e irripetibilità, nel tessuto della società" (FC 43).
La famiglia sta a fondamento stesso della società e mediante il suo ruolo di servizio alla vita è vitalmente legata al progresso della società. Essa fornisce l'ambito primario per lo sviluppo di una comunione autentica e matura tra le persone, ed è la fonte e il mezzo più efficace per rendere umana e personalizzata la società. Con la convinzione dunque che il bene della famiglia è un valore indispensabile per la comunità civile, la Chiesa incoraggia le autorità pubbliche a fare tutto il possibile per fare in modo che la famiglia riceva l'aiuto necessario per adempiere alle sue responsabilità.
Vorrei invitarvi oggi a favorire senza esitazione ogni genere di iniziative rivolte e rinvigorire l'istituto familiare nella società americana.
Mentre cercate di rendere i vostri concittadini sempre più coscienti dei pericoli derivanti dall'abuso della droga; mentre promuovete una legislazione, a livello nazionale e internazionale, che cerchi di delineare un piano completo a scopo deterrente contro il traffico dei narcotici, vogliate sempre più sforzarvi di andare incontro ai bisogni della famiglia, quale elemento chiave per instaurare rapporti di stabilità e di amore e per offrire a ogni persona il sostegno necessario a una pienezza di vita.
Dio Onnipotente benedica i vostri sforzi.
Data: 1984-01-19 Data estesa: Giovedi 19 Gennaio 1984
Titolo: Siate "vangeli viventi" nell'unità della verità e della carità
Testo:
Carissimi superiori e alunni dell'"Almo Collegio Capranica"! Sono molto lieto che anche quest'anno ci ritroviamo intorno all'altare del Signore, alla vigilia della memoria liturgica di sant'Agnese, vostra celeste Patrona, per offrire il Divin Sacrificio, e per scambiare i reciproci sentimenti di affetto e di fraternità.
Vi ringrazio sentitamente per la vostra presenza e vi porgo il mio più cordiale saluto. Desidero salutare in primo luogo il nuovo Rettore del Collegio, Monsignor Luciano Pacomio, e tutti voi, cari giovani, che vi preparate con amore e con serietà al sacerdozio.
Vi trovate in un periodo della vostra vita assai importante; infatti, voi vi state preparando al domani, riflettendo, nella preghiera, nel raccoglimento, nello studio appropriato, per maturare le vostre scelte definitive, per scoprire - seguendo le indicazioni dei superiori - se il Signore vi ha veramente chiamati alla vita sacerdotale.
Durante e per mezzo del Sacrificio eucaristico chiediamo insieme a Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote, per l'intercessione della martire sant'Agnese, la grazia della generosità. L'umanità di oggi, culturalmente evoluta, ma moralmente a disagio per i vari e forti motivi politici, sociali, ideologici e culturali, senza ambizioni e senza timori, sente il bisogno di sacerdoti integri e coraggiosi, profondamente convinti della Verità cristiano-cattolica e fervorosi nello spirito, sensibili alle sofferenze degli uomini e ad essi totalmente disponibili, per la loro eterna salvezza. così dovrete essere voi, con l'aiuto del Signore! Questa generosità, che già fin d'ora vi rende felici e intrepidi, io vi auguro di cuore e chiedo per voi! La Settimana di preghiera per l'unità delle Chiese, che stiamo celebrando, mi offre lo spunto per esortarvi ad essere diligenti e assidui nello studio della Verità rivelata da Cristo e insegnata dal Magistero della Chiesa, e nello stesso tempo anche seriamente impegnati nell'opera della vostra personale santificazione, nell'esercizio dell'umiltà, della carità e della povertà, per sentire con la Chiesa e vivere con coerenza e sincerità la sua cattolicità.
Questo è l'auspicio che formulo per voi: essere "vangeli viventi" nell'unità della verità e della carità! Cristo eucaristico, che tra poco sarà presente con noi e in voi, vi illumini e vi guidi in questo programma di vita! Vi protegga la sua Madre santissima, Madre della nostra vocazione, Madre del nostro sacerdozio.
Data: 1984-01-20 Data estesa: Venerdi 20 Gennaio 1984
Titolo: "Il vostro lavoro è una missione"
Testo:
1. Sono lieto di ricevere, oggi, la vostra visita, cari vigili urbani di Roma, che siete qui convenuti in gran numero. Saluto innanzitutto il vostro Comandante, dottor Francesco Russo, l'onorevole assessore preposto alla ripartizione VII Polizia urbana e il dirigente superiore capo della stessa ripartizione. Con pari sentimento estendo il mio saluto alle rappresentanze delle città di Savona, Lecce, Lanciano, Potenza, Catanzaro, Trapani e Firenze, rivolgendo il mio pensiero anche agli appartenenti alla Polizia della Confederazione elvetica con i loro familiari.
A tutti il mio più cordiale benvenuto e l'espressione della mia gratitudine per questo gesto di affetto. Ho ascoltato con gioia poco fa le note della vostra banda, che ha conferito a questo nostro incontro un tono insieme solenne e festoso. Anche di questo vi sono cordialmente grato.
2. La vostra visita avviene nel giorno dedicato alla memoria di san Sebastiano, l'eroico martire che voi onorate come vostro protettore. So che in mattinata avete preso parte a una solenne Celebrazione religiosa nella Basilica sorta sui resti mortali di questo soldato di Cristo. Rimeditando il suo esempio di uomo e di cristiano, fedele all'imperatore ma ancor più al suo Dio, ognuno di voi ha colto sicuramente motivi di riflessione e di impegno religioso, tanto più forti se ricollegati all'evento provvidenziale dell'Anno Giubilare della Redenzione.
A quanto il Signore ha già suscitato nella profondità del vostro spirito, aggiungero solo poche parole. Qualche anno addietro, in occasione di un incontro come il nostro, il mio predecessore Pio XII delineo la figura del vigile con queste stupende parole: "Il vigile urbano è, in qualche modo, l'occhio, l'orecchio, la mano e il cuore della pubblica autorità a vantaggio del bene comune della cittadinanza" (Discorsi di Pio XII, XIX, p. 172). Quale espressione più riuscita potremmo trovare per descrivere la vostra funzione di "tutori dell'ordine"? E' noto a tutti che il servizio che ogni giorno prestate ai cittadini è impegnativo, spossante e a volte non pienamente compreso da coloro stessi per i quali vi affaticate. Nessuno meglio di voi conosce quanto sia diventato difficile e talvolta insostenibile il traffico cittadino - per citare la più nota delle vostre incombenze - e quale saldezza di nervi richieda a chi è incaricato di regolarlo e renderlo scorrevole. Ma, oltre a questo, quanta dedizione e sollecitudine esigono pure i molteplici servizi cui siete preposti: accertamenti, controlli, prevenzioni, sorveglianza, difesa pubblica e privata, interventi di ogni tipo, soprattutto se svolti in città popolose come la vostra. Senza dimenticare i rischi, cui potete andare incontro nel quotidiano svolgimento del vostro compito. Bastano questi pochi accenni su un'attività così multiforme a rivelare quanto sia preziosa e benefica la vostra istituzione.
3. So che siete ben intenzionati a rispondere generosamente al vostro dovere. Io vorrei che le mie parole vi confermassero in tale proposito; e ancor più che vi facessero sentire l'impegno quotidiano come una vera "missione".
Per questo, amo ricollegarmi all'immagine del mio venerato predecessore e vi raccomando che il vostro occhio sia il più possibile limpido e puro; che il vostro orecchio sia costantemente attento; che la vostra mano sia sempre pronta non solo ad indicare la direzione o a regolare il movimento delle persone, ma in primo luogo a soccorrere chi si trova in difficoltà. Soprattutto il vostro cuore - che è il cuore della pubblica autorità - sia vigile, sensibile, aperto e premuroso: sono tante le persone bisognose, sole o indifese, che invocano un po' di calore umano e che possono trovare, nella vostra premura, un segno di nuova speranza.
Tutto questo è ancor più vero e impegnativo per chi, come noi, è cristiano, e sente di essere chiamato a imitare quel Gesù che "non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mt 20,28). Voi siete ben consapevoli del dono della fede e capite pienamente quanto l'ordine esteriore sia favorito dall'ordine interiore, dal giusto rapporto con Dio, dalla piena rettitudine morale. Il tutore dell'ordine pubblico sarà tanto più all'altezza della sua missione quanto più sarà capace di mantenere "ordinata" la sua vita spirituale e quanto più ispirerà la sua condotta familiare e sociale ai valori religiosi. L'Anno Giubilare della Redenzione, che stiamo vivendo, è un ulteriore richiamo a realizzare quella conversione del cuore e quell'orientamento dell'essere che possono trasformare la vostra attività di ogni giorno in una presenza e in gesti di autentica carità cristiana.
Questa mia esortazione vuol essere anche un augurio sincero: che le riflessioni a cui ho fatto cenno si traducano, per ognuno di voi, in linee direttrici della vostra vita privata e professionale. Preghiamo insieme il Signore, datore di ogni bene, invochiamo l'intercessione di san Sebastiano, affidiamo tutte queste intenzioni alla protezione della Vergine benedetta.
A tutti voi, ai vostri familiari e ai vostri colleghi imparto la mia benedizione.
Data: 1984-01-20 Data estesa: Venerdi 20 Gennaio 1984
Titolo: Vivete il vostro lavoro col senso del dovere che vi anima
Testo:
Signor Ispettore Capo, e voi tutti, funzionari, graduati e dipendenti dell'Ispettorato di Pubblica sicurezza presso la Città del Vaticano.
1. Sono particolarmente lieto di questo incontro, che mi offre, come ogni anno, l'occasione di salutarvi, di porgervi i miei più vivi auguri per l'anno iniziato e di manifestarvi la mia riconoscenza per la vostra assidua opera.
Voi provvedete a vigilare sulla sicurezza non solo delle vicinanze della Città del Vaticano, ma anche di quei luoghi ove mi portano le frequenti visite pastorali in Roma e i viaggi nelle altre città italiane, richiesti dal mio ministero apostolico. L'incarico che voi svolgete è certamente importante e delicato: esige impegno, cura attenta e grande dedizione in un lavoro umile e non appariscente, ma tanto utile per salvaguardare l'ordine pubblico in favore dei fedeli che giungono da ogni parte del mondo.
2. Con apprezzamento ho ascoltato le parole del vostro Ispettore Capo il quale, interpretando i comuni sentimenti, ha reso testimonianza al senso del dovere che vi anima e ha indicato nella fede l'alimento e il sostegno del servizio da voi prestato con costante senso di responsabilità. Auspico che ciascuno di voi sappia sempre vedere e vivere così il proprio lavoro, e che in quest'Anno Giubilare si accresca ancor di più il vostro impegno di coerenza nel quotidiano servizio, affinché la consapevolezza della presenza redentrice di Cristo vi renda capaci di illuminare con la carità e la speranza cristiana tutta la vostra attività. Infatti che cos'è il lavoro se non la cooperazione con la potenza e l'amore di Dio, per sostentare la nostra vita e renderla più umana e più conforme al disegno di Dio? Certamente non sempre il lavoro è facile, soddisfacente; talvolta è pesante, non valutato, perfino pericoloso. Bisogna allora ricordare che ogni lavoro è anche una partecipazione alla sofferenza del Redentore la cui Passione ciascuno è chiamato a completare per la salvezza propria e dei fratelli.
L'augurio del Papa è che questa consapevolezza guidi e sostenga la vostra quotidiana fatica. Affido i miei voti alla materna protezione di Maria Madre di Dio, che, generando il Verbo incarnato, ha dato in lui al mondo la speranza di un futuro veramente umano e soprattutto la prospettiva della finale partecipazione alla gioia di Dio. Nella luce, pertanto, di Maria, che tutti invita a rinascere in Cristo alla vita nuova dei redenti, vi esorto a continuare con energia il vostro delicato ed impegnativo compito e imparto di tutto cuore a voi e alle vostre famiglie la benedizione apostolica, propiziatrice di copiosi doni di cristiana letizia e di serena prosperità.
Data: 1984-01-21 Data estesa: Sabato 21 Gennaio 1984
Titolo: La pace e lo sviluppo lanciano una sfida agli egoismi nazionali
Testo:
Cari amici.
1. E' un piacere per me dare oggi il benvenuto ai membri della Commissione indipendente sui problemi internazionali dello sviluppo, sotto la presidenza del signor Willy Brandt, e la Commissione indipendente sui problemi del disarmo e della sicurezza, presieduta dal signor Olof Palme. Queste due Commissioni hanno riunito esperti e responsabili da tutto il mondo, con una profonda esperienza in vari campi, al fine di studiare alcuni dei più importanti problemi della civiltà contemporanea.
Le vostre due Commissioni hanno esaminato problemi che includono molte importanti sfide che l'umanità deve affrontare alla fine di questo millennio. Il vostro raduno qui a Roma mi fornisce l'opportunità di sottolineare ancora i necessari legami che esistono tra i due ordini di problemi che ogni Commissione ha affrontato e tra le rispettive soluzioni, sia cioè alle questioni Nord-Sud che ai problemi esistenti nel contesto Est-Ovest.
In numerose occasioni, specialmente nel mio Messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest'anno e nella mia allocuzione al Corpo diplomatico, ho richiamato l'attenzione dei responsabili del mondo e di tutti sui rapporti esistenti tra queste due grandi questioni.
2. Ogni sforzo volto a contribuire allo stabilirsi di un ordine internazionale più giusto e fraterno deve tener conto della realtà del mondo attuale. Oggi le sfide e i problemi che toccano i popoli trascendono ovunque i confini nazionali e regionali. I responsabili delle Nazioni non possono più configurare le loro politiche tenendo conto unicamente dei loro interessi nazionali. Le decisioni prese per il bene di un Paese o di una regione, nella sfera economica, sociale e politica, toccano necessariamente altri popoli, Nazioni e regioni. Se oggi "la questione sociale è diventata mondiale" (PP 3), allora i programmi concreti delle Nazioni e delle regioni devono scaturire da una chiara consapevolezza di questa realtà e cercare di misurare, fin dall'inizio, l'impatto che questi programmi avranno sui popoli e le Nazioni direttamente o indirettamente interessate. Non è soltanto questione della disponibilità di mezzi e di tecniche; è compito dei responsabili utilizzare quei mezzi e quelle tecniche e mostrare ai loro popoli come questa visione globale è, in ultima analisi, la garanzia migliore per loro stessi e per gli altri popoli del mondo.
Ci sono fattori molto complessi di ordine tecnico, scientifico, sociale e politico che vanno affrontati, ognuno con la sua importanza, se la situazione del mondo d'oggi deve essere migliorata. Andremmo incontro a delle delusioni se pensassimo che una qualche semplice formula di carattere universale possa essere applicata al fine di correggere la situazione e restaurare un ordine mondiale di giustizia, fraternità e pace. Le risposte ai problemi devono venire elaborate attentamente e applicate con pazienza. Devono venire esaminate e verificate per garantire che siano rispondenti alle necessità e siano soluzioni realmente adeguate. Un tale lavoro richiede che il meglio di una vasta schiera di esperti collabori per il bene comune. ciò significa correggere i sistemi laddove necessario o anche costruire nuove strutture laddove sono richieste.
3. Ma vi è un altro aspetto più profondo che non può essere ignorato, perché ci sono esigenze interne in ciascuna di queste iniziative, delle quali bisogna occuparsi e sulle quali vorrei attirare oggi la vostra attenzione. Questo è ciò che intendevo quando dicevo nel Messaggio per la Giornata della pace di quest'anno: "L'impotenza, nella quale si trova l'umanità, di risolvere le tensioni, ci rivela che gli intoppi o, al contrario, le speranze derivano da qualcosa di più profondo degli stessi sistemi". Nessun sistema è in grado di soddisfare tutti i desideri del cuore umano. Ogni sistema è soggetto alla crescita o al declino perché è soggetto alle aspirazioni degli esseri umani che lo controllano. Per questa ragione è importantissimo che ciascuno riconosca che le strutture che cerchiamo di correggere o di creare devono essere in grado di far crescere la libertà e la dignità degli individui e dei popoli interessati.
ciò significa che l'uomo non può mai essere ridotto a un oggetto o a una realtà unidimensionale, come "homo economicus" o "homo faber". ciò significa inoltre che l'uomo deve essere posto al centro di ogni progetto affinché le strutture che noi costruiamo o riformiamo permettano la più grande libertà e dignità possibile per ogni persona interessata dall'istituzione. Implicita in ciò è la visione dell'uomo come essere trascendente, come essere che si sviluppa mediante una crescita che lo porta al di fuori di sé, che realizza il suo potenziale nella partecipazione con i suoi fratelli e sorelle alla comunità e, in ultima analisi, nel compimento della sua relazione con Dio che è il Padre di tutti noi e la sorgente ultima della vita e della dignità di ogni persona.
Se i responsabili e i dirigenti delle nostre società, alla fine di questo millennio, avranno davanti agli occhi questa immagine di ogni uomo nella sua piena potenzialità, allora gruppi come i vostri avranno una maggiore possibilità di contribuire a una giusta gestione delle risorse della terra in una comunità di Nazioni che hanno imparato a vivere in armonia e in pace. Lodo i vostri sforzi per questo nobile scopo e vi do assicurazione delle mie preghiere per il loro successo.
Data: 1984-01-21 Data estesa: Sabato 21 Gennaio 1984
Titolo: Maria, modello di fede
Testo:
1. Nel tempo dell'Avvento e nelle festività natalizie abbiamo contemplato a lungo, accanto a Cristo, la Vergine Maria. Ci siamo accostati al mistero del Natale e abbiamo trovato il Bambino con Maria, "il bambino e sua madre" (Mt 2,11 Mt 2,13).
Adorando il Figlio abbiamo venerato la madre, proclamandola beata innanzitutto e soprattutto per la sua fede (cfr. Lc 1,45 Lc 11,28).
2. La fede non è mai facile, non lo fu certo per Maria. Lo sottolineano i ripetuti elogi rivolti a lei a motivo della sua fede: essi mettono in luce il valore, il pregio e certamente la difficoltà del suo credere. Lo sottolineano, d'altra parte, in maniera esplicita le parole dell'evangelista: "Ma essi non compresero" (Lc 2,50). Luca non teme di far notare la difficoltà e anche la non-comprensione, da parte di Maria e di Giuseppe, delle parole e del mistero del Figlio.
L'"incomprensione" di Maria, di Giuseppe e, in genere, dei discepoli è evidentemente ben diversa dall'incredulità di quanti non hanno fede in Gesù. Si tratta della difficoltà di penetrare a fondo, e subito, nell'insondabile profondità della persona e del mistero di Cristo. Ma è una "incomprensione" momentanea, che porta alla riflessione, alla meditazione, all'atteggiamento sapienziale, così caratteristico della madre di Gesù, che custodiva e confrontava parole ed eventi nel suo cuore (cfr. Lc 2,19 Lc 2,51).
3. La fede è si una luce, ma non è comprensione esaustiva del mistero. Al contrario, essa è un fidarsi di Dio e della sua Parola che trascende i limiti della ragione umana. E' un appoggiarsi su di lui, cercando e trovando in tale atteggiamento la propria solidità e fiducia. E' questa la disposizione interiore di Maria, espressa una volta per tutte nell'Annunciazione: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Fede grande, quella di Maria, fede sofferta e beata: è la fede di coloro che pur non avendo visto hanno creduto (cfr. Jn 20,29). L'esistenza della Vergine, come la nostra, procede, giorno dopo giorno, nella fede e non nella visione. "così anche la Beata Vergine - osserva il Concilio - avanzo nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (LG 58).
Ci accompagni lei, la credente, sui misteriosi sentieri di Dio!
Data: 1984-01-22 Data estesa: Domenica 22 Gennaio 1984
Titolo: Costruire una comunità sempre più vitale
Testo:
1. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" (Is 9,1). Sono parole del profeta Isaia, che abbiamo testé ascoltate nella prima lettura. Esse, che richiamano ancora il Natale, ci presentano il popolo in una situazione di "angustia e tenebre e oscurità desolante" (Is 8,22). Ma ecco che, improvvisamente, esplode la luce: la "caligine sarà dissipata, / poiché non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia" (Is 8,23). Le terre di Zabulon e di Neftali, al nord della Palestina, esposte al continuo pericolo di invasioni e saccheggi, saranno finalmente liberate e la grande "via del mare", che dalla Mesopotamia giungeva all'Egitto attraverso la Palestina, sarà resa gloriosa.
L'evangelista san Matteo usa questa profezia come prologo della attività magisteriale di Gesù in Galilea, quando, dalla casa di Nazaret, era venuto ad abitare nella città di Cafarnao. Il primo Vangelo sottolinea il compimento delle parole del Libro di Isaia: "Gesù... venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; / il popolo immerso nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su quelli che dimoravano in terra e ombre di morte / una luce si è levata" (Mt 4,13-16 cfr. Is 8,22-9,1).
Gesù comincia ad insegnare a Cafarnao; e il contenuto del suo magistero è racchiuso nelle parole: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 4,17). "Convertirsi" significa appunto vedere "una luce"! Vedere "una grande luce"! La luce che proviene da Dio. La luce che è Dio stesso.
Mediante il Vangelo, che il Cristo annuncia, si compiono le parole profetiche di Isaia: "Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1). Nella tenebra - simbolo di confusione, di errore e anche di morte - irrompe improvvisa la luce, che è lo stesso Figlio di Dio, il quale ha assunto la natura umana; lui, il Verbo, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9).
2. La Liturgia dell'odierna domenica si concentra in modo particolare su questa luce: "Il Signore è mia luce e mia salvezza" (Ps 26,1) abbiamo cantato nel Salmo responsoriale, che è tutto un inno, carico di fiducia incrollabile e di speranza indefettibile nei confronti di Dio, che è la luce della nostra salvezza.
Imitando l'atteggiamento del Salmista, il cristiano si abbandona in Dio, con la piena sicurezza del bimbo che si getta nelle braccia salde e amorose del proprio padre, perché è sicuro di trovare in lui il forte difensore: "Il Signore è difesa della mia vita, / di chi avro timore?" (Ps 26,1); non solo, Dio è la sorgente e la garanzia della certezza e del coraggio riconquistati per suo dono: "Egli mi offre un luogo di rifugio / nel giorno della sventura"; Dio è la scaturigine della gioia vera, che il cristiano prova dopo aver superato, con la grazia divina, i pericoli del male, felice di poter "abitare nella casa del Signore / tutti i giorni della sua vita" (Ps 26,4 Ps 26,5); questa "casa" di sicuro rifugio, per il Salmista, era il Tempio di Gerusalemme, centro religioso di tutto il Popolo eletto; per il battezzato essa è la Chiesa, tempio vivo, costruito con pietre viventi (cfr. 1P 2,5).
Non solo, ma la speranza cristiana ci apre verso l'infinito: l'uomo è chiamato all'eterna, ineffabile visione di Dio! Visione di Dio e presenza eterna di Dio, che colmeranno le esigenze di felicità, racchiuse nel cuore umano! "Il tuo volto, Signore, io cerco... Sono certo di contemplare la bontà del Signore / nella terra dei viventi" (Ps 26,8 Ps 26,13).
Ma qui, sulla terra, noi siamo pellegrini non nella visione, ma nella fede, che ci conduce alla tanto attesa, sublime visione di Dio! La vita dell'uomo è presentata pertanto, nella rilettura cristiana dello splendido Salmo responsoriale, come una coraggiosa attesa di Dio!
3. Tutto questo ha avuto il suo inizio in Gesù Cristo; nel fatto che egli era in mezzo agli uomini. Annunciava il Vangelo, curava le malattie e le infermità (cfr. Mt 4,23 Mt 4,24). In tal modo egli ha dato inizio a una nuova comunità del Popolo di Dio: la comunità della luce e della vita; la comunità del Vangelo e della fede. Ha dato inizio a una Nuova alleanza e a una nuova via. Ha dato inizio a una nuova attesa e ha dato un nuovo coraggio. All'esistenza umana ha dato una nuova certezza.
Con ciò egli inizia a plasmare la Chiesa; mirando ad essa chiama gli Apostoli alla sua sequela: Simone (Pietro), Andrea, Giacomo, Giovanni (cfr. Mt 4,18 Mt 4,21); e dice loro: "Seguitemi. Vi faro pescatori di uomini" (Mt 4,19). Queste parole indicano l'impegno e la missione dell'evangelizzazione e altresi la nuova comunità dei credenti: la Chiesa.
4. L'odierna Liturgia si svolge durante l'Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani e ci mostra anche la verità sull'unità della Chiesa. L'unità della Chiesa ha il suo fondamento nell'unità di Cristo stesso: "Cristo è stato forse diviso?" (1Co 1,13), esclama turbato san Paolo, al quale erano state riferite le dolorose divisioni, provocate da diverse fazioni esistenti nella giovane comunità cristiana di Corinto.
L'Apostolo supplica i cristiani di quella Chiesa particolare a superare e ad eliminare tali fazioni, causa di profonde lacerazioni e di deplorevoli discordie; raccomanda "unanimità" nel parlare e "perfetta unione di pensiero e di intenti" (1Co 1,10). Cristo è uno! Cristo non si può dividere! E' Cristo che è stato crocifisso per tutti gli uomini! E' nel nome di Cristo che i fedeli sono stati battezzati! Divisioni e discordie attraverso i secoli hanno purtroppo dolorosamente lacerato l'unione dei cristiani, provocando, anche nei non credenti, turbamento e scandalo e danneggiando la causa della propagazione del Vangelo. Il Concilio Vaticano II ha avuto come uno dei suoi intenti quello del ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani, impegno che coinvolge tutta la Chiesa, sia i fedeli sia i Pastori e ognuno secondo le proprie capacità.
Il medesimo Concilio ha sottolineato con particolare incisività che "ecumenismo vero non c'è senza interiore conversione; poiché il desiderio dell'unità nasce e matura dal rinnovamento della mente (cfr. Ep 4,23), dall'abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio della carità... Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico" (UR 7-8).
In questa Settimana di preghiera per l'unione dei cristiani, tutti coloro che credono in Cristo sparsi per il mondo sono invitati a meditare insieme sul tema: "Chiamati all'unità dalla croce di Nostro Signore": questo tema - ho detto il 18 gennaio corrente - è "centrale nel mistero della salvezza; esso richiama il fondamento della nostra fede. Si, è una grazia, e grande, che i cristiani siano chiamati a stare insieme all'ombra e al riparo della croce, di quella croce che è nel contempo per noi motivo di dolore e di gioia, ed è simbolo di quello "scandalo" che per i credenti è vera gloria".
Il 25 gennaio concludero solennemente l'Ottavario di preghiera nella patriarcale Basilica romana dedicata a san Paolo, il cui instancabile apostolato e la cui ardente parola sono un esempio e uno sprone per vivere e avverare fra noi cristiani quella piena unità, per la quale il Cristo ha intensamente pregato nel corso della sua dolorosa passione.
5. Alla passione di Gesù è stata intimamente unita e inserita la grande santa, alla quale è dedicata la vostra parrocchia e alla quale voi siete profondamente devoti: santa Rita da Cascia! Vissuta tra il 1300 e il 1400, questa donna straordinaria, onore dell'Italia e della Chiesa, sperimento una complessa vicenda umana e spirituale: fanciulla pura e dedita alla preghiera; sposa esemplare e paziente; madre amorosa e - in seguito alla tragica scomparsa del marito e alla immatura morte dei figli - fervente religiosa agostiniana fino alla morte gloriosa.
Alla vostra santa patrona e protettrice affido oggi voi tutti e i vostri cari, appartenenti a questa giovane parrocchia, che è stata eretta nel 1960 e curata dallo zelo instancabile dei Padri Agostiniani della provincia delle Marche.
Unitamente al Cardinale vicario e al Vescovo ausiliare, monsignor Giulio Salimei, porgo un affettuoso saluto al vostro parroco il padre Fiorino Sidera, e al gruppo dei viceparroci, i quali in piena e fraterna unione dedicano tutte le loro energie per aiutarvi nel continuo cammino della fede.
Un saluto anche alle Suore missionarie oblate dell'Assunzione, che offrono un prezioso contributo all'apostolato parrocchiale, in particolare mediante la catechesi, il servizio liturgico e quello caritativo.
Un cordiale saluto a tutti i movimenti, operanti nell'ambito dell'articolata vita pastorale della parrocchia: Azione cattolica; Scouts; Ministranti; Gruppo del giornalino; Gruppo delle donne, dedite in modo speciale al decoro della Casa di Dio; Movimento neocatecumenale; Comitato socio-culturale; Consiglio pastorale. ln modo speciale desidero rivolgere una parola di compiacimento e di incoraggiamento al Gruppo dei catechisti, formato da giovani, da mamme e da insegnanti. Saluto tutti e i singoli parrocchiani: i padri, le madri di famiglia; i giovani e le giovani; i ragazzi e le ragazze; i bambini e le bambine; i malati, gli anziani. A tutti l'assicurazione della mia preghiera.
Conosco i vari problemi della vostra Comunità parrocchiale, che conta circa ventimila fedeli, provenienti in gran parte da varie regioni d'Italia, con i loro usi, i loro costumi, le loro tradizioni, le loro componenti sociali.
So quanto i vostri sacerdoti e voi stessi abbiate operato e continuiate a operare perché questa varietà trovi nella fede in Cristo il suo centro di serena unione e di autentica fraternità e solidarietà. Insieme, sacerdoti e laici, dovete indirizzare i vostri sforzi alla costruzione di una Comunità parrocchiale che sia sempre più viva e vitale, secondo le esigenze del Vangelo; che sia altresi più cosciente della propria vocazione a seguire Gesù ed a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
E' questo l'impegno che desidero dare oggi a tutti voi, a ognuno di voi, in questa significativa e privilegiata circostanza della mia visita pastorale. In questo impegno generoso vi aiuti e vi sostenga l'intercessione di santa Rita, che nella sua vita terrena tanto prego e opero per la Chiesa di Dio.
6. Oggi, in cui ho avuto la gioia di poter visitare come Vescovo di Roma la vostra parrocchia, desidero che questo mio servizio costituisca veramente una continuazione di quella missione evangelica che Cristo stesso ha iniziato in Galilea; desidero inoltre che in questo mio servizio si compiano le parole dell'Apostolo: "Cristo mi ha mandato a predicare il Vangelo; non pero con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo" (cfr. 1Co 1,17); desidero infine che questo Vangelo diventi per tutti noi, per me e per voi, cari fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Rita a Torre Angela, "una grande luce" che ci preparerà già fin da questa terra a "contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi" (Ps 26,13).
Amen! [Ai parrocchiani, dopo la sosta presso un accampamento di zingari:] Saluto di cuore la vostra parrocchia di Santa Rita; saluto questa comunità cristiana riunita intorno a Cristo, in Gesù Cristo. La vostra parrocchia appartiene alla Chiesa di Roma ed ecco il Vescovo di Roma vi esprime la gioia per questo incontro e trasmette tantissimi auguri a ciascuno di voi, a tutte le vostre famiglie, ai vostri anziani, ai vostri malati, ai vostri bambini, ragazzi.
[Incontrando i bambini:] Voi cantate che avete un amico. Io so che questo vostro amico è Gesù Cristo. Direi Gesù Bambino, perché stiamo ancora nel periodo postnatalizio in cui, con gli occhi della fede, contempliamo Gesù Bambino nato a Betlemme e poi cresciuto nella casa della Sacra famiglia di Nazaret. Allora io mi domando, da quando, voi avete Gesù per amico?... ["Da quando siamo nati", ha risposto qualcuno. E il Papa:] Da quando siete nati e specialmente da quando siete stati battezzati... da quel momento voi avete Gesù per amico per tutta l'eternità.
E il sigillo di quest'amicizia è rimasto stampato nella vostra anima, nel vostro cuore. Un sigillo indelebile. Ma c'è ancora un momento in cui quest'amicizia con Gesù, di un bambino, di un ragazzo, di una ragazza, diventa ancora più intensa. E questo momento come si chiama? ["Comunione" ha risposto un bambino.] Bravo! Sei sveglio e intelligente. Si. questo momento è la Comunione. La Prima Comunione.
Tanti fra voi si preparano alla Prima Comunione. Altri hanno già passato la Prima Comunione e tanti si preparano anche alla Cresima? Non è così? La Comunione serve per esprimere in modo sacramentale questa amicizia con Gesù e la Cresima viene per confermare con un nuovo sigillo quest'amicizia nostra personale. Mi rallegro molto di aver trovato qui in questa bella chiesa moderna tanti amici di Gesù, ai quali voglio augurare di rimanere perseveranti in quest'amicizia perché Gesù è un amico fedele.
[Alla Comunità neocatecumenale:] Il cammino della fede non si può mai fermare. Non può arrestarsi col Battesimo, né con la prima Comunione, non può fermarsi con la Cresima, neanche col sacramento del matrimonio. La fede dev'essere sempre un cammino. Dev'essere sempre una discoperta. Tramite essa e le sue meraviglie noi, in un certo senso, attingiamo alla realtà di Dio. I neocatecumenali sono guidati da questa idea e si sforzano di camminare, più onestamente, nella fede personale, nella fede comunitaria, nella fede della Chiesa.
[Al Consiglio pastorale:] E' una vera gioia per me constatare la presenza del Consiglio pastorale in una parrocchia. Ad esso auguro di esserne il nucleo centrale. Vi auguro di trovare, in questo impegno apostolico e laicale allo stesso tempo, un'autentica gioia cristiana, la gioia che Cristo ci dona.
[Alle religiose:] Voi portate in questa parrocchia, nella diversità delle vostre famiglie religiose e anche dei vostri carismi, due cose. Per prima portate la vostra consacrazione e questo è un dono tanto prezioso nell'ottica della fede. Proviene dalla fede, ma suscita anche la fede se la parrocchia compie un cammino. Con quell'espressione della fede che è la vostra consacrazione voi aiutate la parrocchia in questo cammino. Inoltre voi offrite a questa parrocchia diverse opere apostoliche. Ci sono alcune religiose che si occupano degli zingari, che ho visitato oggi prima di venire nella parrocchia, altre lavorano con le giovani. Queste opere sono molto preziose, perché, lo sappiamo, ogni cosa che le religiose fanno, lo fanno con grande amore, con grande impegno. Questo amore che viene rivolto al Signore, allo sposo divino, si concentra poi sulle persone, negli impegni, nelle singole situazioni. Allora vi auguro di crescere in questa parrocchia, nella vostre famiglie religiose, che benedico insieme con le vostre famiglie naturali e tutte voi suore di Roma e del mondo.
[Al comitato socio-culturale:] La vostra è certamente una parrocchia giovane. La chiesa è stata costruita recentemente. Sono tanti coloro che hanno partecipato alla costruzione di questa chiesa visibile, dell'edificio, che è tanto prezioso per ogni parrocchia. Ma c'è un altro compito, quello di costruire la Chiesa come una realtà umana e cristiana, socio-culturale, come una realtà di preghiera, di responsabilità morale; una vera porzione della Chiesa di Dio, della Chiesa di Roma. Voi tutti qui presenti avete partecipato alla costruzione della vostra chiesa visibile e vi occupate dell'animazione dell'aspetto socio-culturale e soprattutto del senso religioso, soprannaturale, morale, spirituale. Questa Chiesa nella sua identità spirituale si chiama Corpo di Cristo. Tramite Cristo noi tutti viviamo sotto l'influsso dello Spirito.
[Ai catechisti e agli insegnanti:] Saluto tutti i presenti, i rappresentanti della scuola, gli insegnanti, i maestri, le maestre e i catechisti.
E' molto bello che si trovino qui insieme insegnanti, la scuola, e catechisti, la parrocchia. La scuola ha il compito di insegnare e di educare. Queste due cose vanno insieme, non si può solo formare l'intelletto, si deve formare l'uomo e cioè educare. La catechesi, l'evangelizzazione vuol dire far crescere nella fede.
Questo è il compito specifico del catechista. Ma anche questo compito ha come scopo quello di formare l'uomo cristiano, maturo nel suo cristianesimo, nella sua fede, nel suo legame con Cristo, con la santissima Trinità, con Dio. così vedo lo scopo della vostra professione o piuttosto della vostra vocazione: insegnanti, educatori, catechisti, siete tutti formatori dell'uomo. così vedo anche la vostra responsabilità, che non è facile. Per questo vorrei augurarvi, come diceva il vostro rappresentante, quell'aiuto dello Spirito Santo che è il continuo, benché nascosto, formatore di ogni uomo. Noi crediamo nello Spirito Santo che è il Signore e dà la vita, naturalmente la vita spirituale grazie alla quale l'uomo è uomo e diventa sempre più uomo e cristiano; diventa sempre più profondamente cristiano. così la vostra opera, la vostra missione, la vostra vocazione è profondamente legata all'opera dello Spirito Santo. Vi auguro che questa opera sia in voi efficace; vi auguro di essere buoni collaboratori dello Spirito Santo nella vostra missione di formatori dell'uomo e del cristiano.
[Ai giovani:] E' cosa molto buona che voi giovani cerchiate un contatto con la prima comunità cristiana, la prima comunità dei discepoli, dei testimoni, dei confessori e anche dei martiri del Signore. così voi entrate nella più profonda identità del vostro essere cristiani, della vostra fede, del vostro essere Chiesa, del vostro diventare Chiesa, del vostro camminare come Chiesa. Sono parole che esprimono quello che voi siete in questa parrocchia. Specialmente voi giovani siete la Chiesa in cammino, che cresce e matura. Questo corrisponde anche ai processi psicologici tipici della vostra età, ma che hanno poi ripercussioni nella vita spirituale e in quella soprannaturale. Avete cantato che non avete ricchezze ("Noi non abbiamo tante ricchezze"). Io conosco questo canto e mi piace molto. Ma mi piace dire sempre ai giovani, ascoltando queste parole e questo canto, che voi sbagliate. Avete tante ricchezze. Soprattutto avete la ricchezza di essere giovani. Questa è una grande ricchezza. Poi avete la ricchezza di essere cristiani, di essere battezzati. Alcuni di voi hanno la ricchezza di essere Scouts, altri di essere dell'Azione cattolica, della Comunità di Sant'Egidio, di essere cresimati o cresimandi... tante ricchezze. Ma voglio soffermarmi su una grandissima ricchezza che tutti voi, tutti noi abbiamo. Questa ricchezza si chiama Gesù Cristo, che essendo ricco si è fatto povero per farci ricchi. Carissimi, vi auguro di vivere con questa ricchezza sempre più e di far crescere questa vostra comunità, questa parrocchia di Santa Rita, secondo l'immagine della prima comunità cristiana".
Data: 1984-01-22 Data estesa: Domenica 22 Gennaio 1984
GPII 1984 Insegnamenti - Al comitato d'inchiesta sui narcotici - Città del Vaticano (Roma)