GP2 Discorsi 1999 362


VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DEI SANTI URBANO E LORENZO

Domenica, 12 dicembre 1999




Mi sembra che la vostra parrocchia abbia due chiese: una antica e una nuova. Questa è antica. E chi si trova in questa vecchia chiesa? I bambini, i più piccoli, i più giovani. È sempre così: i più piccoli amano i più anziani. Io lo sento.

Vi saluto cordialmente e vi sono vicino in questa terza Domenica d'Avvento, quando già intensamente ci prepariamo alla festa del Santo Natale. Fra due settimane celebreremo il Santo Natale. Questo è il Natale dell'anno 1999. L'anno seguente sarà il 2000, anno giubilare. Ci prepariamo a questo anno giubilare che è simboleggiato dall'apertura della Porta Santa. Voi sapete dov'è questa Porta? A San Pietro, ma non solamente lì: anche nelle altre Basiliche romane. A San Pietro la Porta Santa deve essere aperta nella notte di Natale, tra il 24 e il 25 dicembre. Fra poco: oggi è il 12 dicembre. Ci prepariamo tutti. Io mi preparo con grande preoccupazione, ma anche con grande fiducia.

363 Invito tutti - i bambini, i giovani, i romani - ad oltrepassare questa Porta santa, ad entrare attraverso la Porta Sant nel Grande giubileo del Duemila.

Al Consiglio Pastorale e ai giovani

La vostra parrocchia ha due chiese: una chiesa piccola che è questa, piccola e antica, e poi una chiesa più grande, più moderna, dove abbiamo celebrato l'Eucaristia. Prima della Santa Messa ho incontrato qui i bambini. Ho detto loro: voi vi trovate in questa vecchia chiesa perché sono gli anziani che amano i bambini, ed anche i bambini che amano gli anziani. Adesso, cosa dire? Ci incontriamo qui con i giovani: i bambini crescono, diventano giovani. Auguro a voi di essere sempre come Gesù. Poi questi giovani diventano anche un Consiglio pastorale! Già si vede che i giovani della vostra parrocchia sono presenti e attivi nella Liturgia e anche in altri ambiti di impegno Allora, vi auguro qui, in questa antica chiesa, che non solamente i bambini ma anche i giovani della parrocchia divengano veri servitori di Cristo, veri apostoli. Che sia fruttuoso il lavoro apostolico e pastorale dei vostri sacerdoti! Che la vostra parrocchia si prepari bene all' Anno Duemila: tutti, ma i giovani specialmente, perché abbiamo la Giornata Mondiale della Gioventù a Roma, tra pochi mesi. Essendo questa l'ultima visita pastorale prima del Natale, auguro buon Natale a tutti: agli anziani, al Consiglio pastorale, ai giovani, ai bambini, a tutte le famiglie.


AL PATRIARCA DI CILICIA DEGLI ARMENI


ED AI VESCOVI DELLA CHIESA ARMENA CATTOLICA


Lunedì, 13 dicembre 1999




Beatitudine,
cari Vescovi della Chiesa armena cattolica,
Fratelli e Sorelle!

1. Con commosso affetto Vi do il benvenuto in questa Alma Urbe, santificata dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo, Sede di quel Vescovo che, edificato egli stesso sulla pietra che è fondamento della Chiesa, ha il mandato di confermare i fratelli nella fede. Un benvenuto particolare nel santo bacio della fraternità a Voi, venerato Fratello Nerses Pietro XIX, che a pochi giorni dalla Vostra elezione a Patriarca di Cilicia degli Armeni cattolici, e dopo aver ricevuto da me la comunione ecclesiastica, siete qui per significare e manifestare con gioia questa comunione Vostra e della Vostra Chiesa con il Successore di Pietro.

Questo evento celebra la bontà del Signore, che tanto ci ha amati da donarci la piena condivisione della stessa fede. Abbiamo manifestato questa gratitudine nel modo più alto e solenne che sia dato ai cristiani: concelebrando la medesima Eucaristia e scambiandoci i santi doni del Corpo e del Sangue del Signore, nostra comune speranza. Sono particolarmente grato per le affettuose parole che avete voluto rivolgermi.

Come già avete fatto nella Vostra prima Lettera Pastorale, anche nell'odierno indirizzo Voi avete citato il santo Dottore armeno Nerses il Grazioso, del quale avete voluto assumere il nome, nell'atto di ricevere la Vostra nuova responsabilità di padre e capo della Chiesa armena cattolica, accanto al nome di Pietro che, per una bella e significativa tradizione di amore verso questa Sede Apostolica, assumono tutti i Patriarchi armeni cattolici. San Nerses mi è particolarmente caro, oltre che per la profondità della dottrina e per l'edificante testimonianza della vita, per la grande apertura ecumenica, che lo portò ad amare e valorizzare l'incontro con le altre Chiese cristiane ed a desiderare ardentemente che la piena comunione fra di esse fosse nuovamente stabilita.

A Voi, Beatitudine, auguro che possiate seguire le orme di colui che è divenuto il Vostro santo Patrono e che siate instancabile promotore di comunione anzitutto all'interno della Vostra Chiesa, poi nella mirabile sinfonia della cattolicità e, infine, nel tanto auspicato cammino verso la piena comunione con gli amati fratelli della Chiesa armena apostolica, di cui avete voluto fare menzione nel Vostro indirizzo di saluto, ed a cui anch'io invio il bacio di pace e il mio augurio all'approssimarsi del Santo Natale.

364 2. Voi assumete la Vostra delicata responsabilità in un momento di grazia particolare, ma anche di non lieve difficoltà. Gioia grande ci è donata alla vigilia del Grande Giubileo del Duemila, tempo di grazia che svela alla fede il vero significato della storia e il cammino dell'umanità verso il Signore che viene. Tale esultanza è accresciuta dal fatto che, nel 2001, il popolo armeno celebrerà i mille settecento anni della sua conversione al cristianesimo.

Davvero incomprensibile sarebbe la storia degli Armeni, se si prescindesse da questo evento che si è impresso profondamente nella loro vita e ne ha segnato le vicende, in particolare mediante l'eroica testimonianza del martirio. Come Voi avete scritto: "Per capire bene la nostra storia, leggiamola con occhi cristiani . . . Ogni uomo cerca la felicità, ogni uomo ha diritto alla felicità, ma non c'è vera felicità senza la Luce, senza Cristo" (Lettera Pastorale, n. 6). Gioia, dunque, ma ancora segnata dalle difficoltà in cui versa il popolo armeno, soprattutto nella Madre Patria, travagliata anche di recente da tragici avvenimenti. Al vostro popolo va l'assicurazione dell'affetto, della vicinanza e della preghiera del Papa.

3. Il Vostro ministero vi richiede una vibrante forza spirituale. Vi attende un appassionante compito di riorganizzazione della Chiesa armena cattolica, il cui punto di partenza consiste nel confermarla e rinsaldarla nella fede. Non c'è vero rinnovamento, né autentico progresso, se non nella fede. Una fede che va anzitutto conosciuta, approfondita e celebrata. La predicazione di San Gregorio Illuminatore è iscritta nei vostri cuori: va vivificata, resa consapevole e testimoniata.

In questo modo la tradizione di santità che è del vostro popolo non sarà solo occasione di vanto, quasi fosse parte del passato, ma fonte di impegno nel presente in ordine ad una coerente testimonianza di vita. Questo nostro mondo, le sue illusioni, i suoi falsi dèi, chiedono un nuovo "martirio": quello della coerenza, e non c'è coerenza senza una sempre più profonda assimilazione del Vangelo di Gesù Cristo. Ciò si otterrà mediante un ritorno del cuore e della mente alla Scrittura, alla vostra Liturgia, ai vostri Padri, che tanto hanno arricchito il patrimonio cristiano.

Questo compito spetta anzitutto a Voi, Beatissimo Fratello, che già siete conosciuto e stimato per il coscienzioso impegno di lavoro, fortemente sorretto dall'abbandono alla volontà di Dio, e spetta pure al Sinodo, cui presiedete. Un modo importante per celebrare gli eventi di salvezza del tempo che ci attende consiste nel far sì che il Sinodo dei Vescovi diventi davvero l'organo propulsore della comunione nella fede e nella vita ecclesiale. Perché ciò accada si chiede a tutti un grande senso di responsabilità, e la coscienza che il bene della Chiesa va ben oltre gli orizzonti personali e persino oltre quelli, pur importanti, di ciascun ambiente pastorale: è bene di popolo, bene di Chiesa, e deve poter operare con la vastità di orizzonti che questo richiede. Il popolo ha bisogno della sollecita premura dei suoi Pastori. Ogni Vescovo non può non sentirsi fortemente impegnato verso le attese delle pecorelle del suo gregge.

Il santo dottore Nerses così fa parlare il Cristo Signore al riguardo del ministero episcopale: "Come io non mi sono dedicato ai piaceri, ma ho assunto il sacerdozio per il genere umano, sopportando la croce e la morte, così anche voi dovete combattere fino alla morte per le pecore del vostro ovile, che io ho acquistato con il mio sangue" (Lettera enciclica, cap. IV).

4. I sacerdoti saranno l'oggetto principale delle Vostre cure: essi Vi chiedono di essere aiutati a trovare veramente e concretamente in Cristo, e non nella posizione sociale o nel prestigio personale, la radice e il senso del loro ministero. Nel mondo di oggi il vanto per il proprio grado nella Chiesa, oltre a contraddire apertamente il mandato del Signore, è considerato dagli stessi fedeli come inutile forma di separazione e di insensibilità pastorale. Di che cosa possiamo vantarci noi, uomini di Chiesa, conoscendo il nostro peccato e la nostra debolezza? Di una cosa solo ci vanteremo: della Croce di Cristo, che ha vinto la morte. Ai sacerdoti, che egli chiama "levatrici dei figli di Dio" (ibid., cap. V) il santo Patriarca Nerses offre due indicazioni preziose: innanzitutto crescere nella conoscenza di Dio e della sua parola. Molto concretamente egli chiede loro di non far scorrere "distrattamente, come acqua attraverso un tubo, le mistiche parole della preghiera che offrite..., ma sempre con la massima attenzione e, se è possibile, con lacrime e grande timore, come se le traeste or ora dal vostro cuore e dalla vostra mente" (Ibid.). Rinnovare la propria risposta a Cristo significa anche operare per approfondire, nella preghiera e nello studio, il significato della propria vocazione. Per far questo, sarà importante apprendere con diligenza e frequentare con assiduità, assimilando con umiltà gli strumenti per penetrarli, anzitutto quei tesori di spiritualità che sono propri della tradizione armena, perché Dio si comprende meglio quando alla sua parola ci si avvicina attraverso la lingua e la sensibilità dei propri Padri. Ciò vale, in particolare, per la Liturgia, alla cui purezza e dignità sarà vostra cura vigilare, certi che essa parlerà in modo stupendo al cuore dei vostri figli. La prima riforma liturgica è, infatti, l'assimilazione e la conoscenza della tradizionale preghiera comune.

5. Il secondo impegno indicato da Nerses è quello della concordia nella carità: "Tutti vi supplico, scrive, di non abbandonarvi frettolosamente alle discussioni e ai discorsi inutili; siate invece pronti e solleciti alla riconciliazione e alla pace" (Ibid.). Il popolo di Dio ha bisogno di vedere sacerdoti che si amano, e fanno a gara nello stimarsi tra di loro. E' questa la prima condizione perché possano amare quanti sono loro affidati. E' questa una forte testimonianza perché i giovani guardino a loro come a possibili modelli da imitare.

Con l'aiuto di Dio, la penuria di vocazioni si potrà guarire quando veramente la Chiesa apparirà trasparente nella sua testimonianza, credibile nel suo annuncio, ardente nell'amore fraterno. I giovani che intendono seguire Cristo non mancano. Non dobbiamo deluderli. Alle Vostre cure assidue affido anche i monaci, i religiosi e le religiose che il Santo Catholicos definisce "colonne del mondo, angeli vestiti di carne ed astri che risplendono sulla terra" (Ibid., cap. III).

Gli Armeni, come accade in modo particolare a tutte le Chiese d'Oriente, trovano nel monachesimo ciò che li rinsalda nella fede, l'anima orante, il richiamo ai tempi ultimi, un modello di vita fraterna. I religiosi e le religiose armene cattoliche hanno collaborato, in tempi di difficoltà per l'intero popolo armeno ed a servizio di esso, senza distinzione di appartenenza ecclesiale, per creare personalità solide e armoniose, distinte per onestà di costumi, profondità di cultura, e amore patrio. Questo tesoro non sia compromesso. Il patrimonio di intere generazioni non sia disperso. Ve lo chiede, oltre che il Papa, tutto il popolo armeno, per il quale il servizio della cultura è anche garanzia di sopravvivenza.

6. Beatitudine, i Vostri figli e le Vostre figlie hanno fiducia in Voi ed attendono la Vostra parola paterna e la Vostra guida efficace. Possa lo Spirito guidare i Vostri passi, sostenere i Vostri propositi, ispirare le Vostre scelte.

365 Quando tornerete alla Vostra Sede in Libano, e quando percorrerete il mondo, per confermare nella fede gli Armeni che Vi sono affidati e che ovunque sono presenti con la loro intelligente laboriosità, portate loro, con il Vostro saluto e la Vostra benedizione, l'affetto e la preghiera del Papa.

Un'ultima volta con le parole del Vostro celeste protettore San Nerses io "chiedo a Te, ai Vescovi, ai sacerdoti e ai monaci che Ti appartengono di pregare per le mie molteplici necessità Colui che in ogni luogo è vicino a tutti quelli che lo invocano nella verità . . ., affinché noi tutti, pastori e gregge, giungiamo ai beni celesti per possedere il paradiso in Cristo. A Lui la gloria e la virtù, con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli. Amen" (Discorso per la sua consacrazione a Catholicos).



PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


PRIMA DELLA MESSA, CON LA PARTECIPAZIONE DI


NERSES PIETRO XIX, PATRIARCA DI CILICIA DEGLI ARMENI


Lunedì, 13 dicembre 1999




Beatitudine, Venerati Fratelli!

I Vostri passi vi hanno condotto alla casa del Papa, per celebrare con lui l'Eucaristia, segno di piena e perfetta comunione nella fede. Sono lieto di accoglierVi qui, nell'intimità di questa Cappella, che esprime bene il sentimento di affetto e di fraternità che mi lega alla Vostra persona, Beatitudine, e a quella dei Vescovi della Chiesa armena cattolica, qui presenti. La casa del Papa è la Vostra casa. Le braccia del Vescovo di Roma e della Chiesa cattolica si aprono a Voi, per accoglierVi con gioia. Partecipano spiritualmente a questa Eucaristia tutti i figli e le figlie della Vostra Chiesa.

Questa comunione, che è dono di Dio, è la nostra forza. E' Lui che ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, che ci scambieremo in segno di piena condivisione nella fede. A Lui affido la Vostra persona, Beatitudine, e il cammino della Vostra Chiesa. Maria, la Santa Madre di Dio, i Santi Pastori, i Monaci e soprattutto i Martiri armeni Vi accompagnino nei primi passi del Vostro ministero e per tutto il tempo che Dio Vi concederà per il servizio della Santa Chiesa.




AL PERSONALE DELL'OSPEDALE PEDIATRICO


BAMBINO GESÙ DI ROMA


Lunedì, 13 dicembre 1999




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di rivolgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi. Vi ringrazio di cuore per questa visita, che avete voluto rendermi in occasione delle celebrazioni del cento trentesimo anniversario di fondazione dell'Ospedale Bambino Gesù. La vostra presenza testimonia la consuetudine di attenzione e di sostegno che lega l'attuale Successore dell'Apostolo Pietro, come già i Suoi Venerati Predecessori, a codesta benemerita Istituzione, soprattutto dal 1924, anno in cui la nobile Famiglia romana dei Salviati ne volle fare dono alla Santa Sede. Saluto, in particolare, il Presidente dell'Ospedale, il Professor Adriano Bompiani, e lo ringrazio per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a vostro nome. Con lui saluto gli illustri Membri del Consiglio di Amministrazione. Rivolgo, poi, il mio affettuoso pensiero ai Medici, al Personale ed alle Figlie della Carità, manifestando cordiale stima ed apprezzamento per l'impegno da tutti profuso al servizio dei bambini ammalati.

2. Il cento trentesimo anniversario dell'Ospedale Bambino Gesù, celebrato alle soglie dell'anno Duemila con importanti manifestazioni scientifiche nazionali ed internazionali, costituisce un'occasione preziosa per sottolineare la rilevanza che tale Istituzione ha assunto nell'ambito della moderna pediatria infantile. Quest'evento pone in luce, altresì, lo spirito di amorevole dedizione verso i bambini ammalati, che ha sempre caratterizzato la lunga vicenda del vostro Centro Sanitario. Iniziato poco prima della fine dello Stato Pontificio esso, grazie alla lungimirante iniziativa della Famiglia Salviati, ha attraversato i difficili anni dell'ultimo Ottocento romano e l'intero secolo ventesimo, rimanendo sempre fedele alla sua missione. In questa linea esso ha sviluppato via via le competenze scientifiche e la dimensione socio-caritativa, grazie al costante illuminato impegno del personale medico e religioso ed al coinvolgimento di un crescente numero di persone buone e di Enti pubblici e privati. Considerando le umili origini della vostra storia nel Rione Regola, si rimane sorpresi nel constatare i successivi sviluppi grazie ai quali, col trasferimento alla sede del Gianicolo, la donazione alla Santa Sede e la nuova configurazione giuridica e strutturale l'Ospedale Bambino Gesù è divenuto una delle più prestigiose istituzioni europee del settore.

3. Va crescendo nell'odierna società l'attenzione per il mondo dell'infanzia e si consolida la consapevolezza del doveroso rispetto per il suo inalienabile diritto alla vita, alla famiglia, alla salute, all'istruzione ed all'educazione religiosa e civile, come pure alla rigorosa difesa della sua innocenza. Ciò nonostante, non di rado i fanciulli subiscono ancora gravi affronti e violenze, specialmente nelle regioni più povere del mondo e nei paesi colpiti dalla guerra e dalla fame. Sono minacciati dall'egoismo e dalla corsa al benessere materiale, che talora affascina i genitori, sottraendoli al dovere di una presenza educativa, fatta di premurosa vicinanza ai figli e di ascolto dei problemi connessi con la loro crescita ed inserimento nella società. La Chiesa continua a proclamare sotto ogni latitudine la centralità del bambino, oggetto di particolare amore da parte di Gesù, che in lui scorge il modello di quanti sono chiamati ad accogliere il Regno di Dio (cfr Mc 10,14).

366 Testimoniano tale speciale cura i frequenti interventi del Magistero e le innumerevoli Istituzioni educative e sanitarie cattoliche presenti in tutto il mondo, soprattutto dove maggiormente è minacciata la vita e il futuro dell'infanzia. L'Ospedale Bambino Gesù si inserisce in tale contesto, svolgendo una preziosa opera in favore dell'infanzia ammalata, attraverso il quotidiano servizio nelle tre sedi di Roma, Palidoro e Santa Marinella, come pure attraverso le missioni umanitarie in alcuni paesi del Terzo mondo e dell'Europa orientale e il significativo contributo offerto dai suoi illustri Clinici alla ricerca scientifica. In tal modo esso si va accreditando sempre più come espressione concreta e significativa dell'amore della Chiesa per l'infanzia.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, mentre ringrazio il Signore per la lodevole e benemerita opera svolta, sin dalle origini, dall'Ospedale Bambino Gesù, desidero, altresì, manifestare il mio compiacimento per il generoso e diuturno impegno, profuso dagli Operatori sanitari in favore dei bambini ammalati e delle loro famiglie. Tutti incoraggio a proseguire con costante dedizione in un servizio tanto prezioso e necessario. Formulo fervidi voti che il vostro competente lavoro contribuisca al conseguimento di sempre più promettenti traguardi nell'ambito della Medicina e della Chirurgia infantile. Prego perché la vostra generosità sappia costantemente testimoniare la tenerezza del Dio della vita e donare speranza a quanti sono costretti a confrontarsi col mistero del dolore innocente.

Affido tali auspici a Colei che il Popolo cristiano invoca come "Salute degli infermi" e l'evangelista Luca presenta prontamente sollecita verso la vita nascente. Con questi sentimenti imparto di cuore al Consiglio di Amministrazione, agli Illustri Clinici, al Personale, agli amici dell'Ospedale Bambino Gesù e, in special modo, ai piccoli degenti ed alle loro famiglie una speciale Benedizione Apostolica




AGLI ARTISTI CHE PARTECIPANO


AL VII CONCERTO DI NATALE IN VATICANO


Sala Clementina - Giovedì, 16 dicembre 1999




Illustri Signori,
Gentili Signore!

Sono lieto di porgere a tutti voi un saluto cordiale. Questo incontro mi offre l'opportunità di manifestarvi il mio apprezzamento per aver accolto l'invito a partecipare alla settima edizione del Concerto "Natale in Vaticano", che si svolgerà dopo domani nell'Aula Paolo VI.

La mia gratitudine va a quanti, ancora una volta, hanno reso possibile questo evento: agli artisti, ai gruppi musicali, agli orchestrali, ai coristi ed ai maestri che li dirigeranno; ai presentatori e agli organizzatori della serata. Formulo l'augurio che anche quest'anno un'esibizione così interessante costituisca un momento di gioia e di serena distensione per tutti.

Il Concerto "Natale in Vaticano", com'è noto, è una manifestazione di carattere culturale con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di ulteriori luoghi di culto e di catechesi nella Diocesi di Roma. Il vostro contributo alla riuscita di questo evento, quindi, pone in luce la vostra generosa condivisione d'un problema che sta molto a cuore al Vescovo di Roma: urge dotare le comunità parrocchiali, specialmente nelle periferie che ne sono ancora sprovviste, d'una propria struttura pastorale. E', questo, un progetto che si inserisce nel più vasto programma della nuova evangelizzazione, nel quale tutta la Chiesa si trova impegnata e di cui il Grande Giubileo rappresenta una tappa fondamentale.

L'obiettivo di cinquanta edifici sacri da costruire entro il Duemila è, grazie a Dio, quasi raggiunto. Occorrerà poi proseguire in questo sforzo. La città di Roma, che si appresta a vivere da protagonista il Grande Giubileo dell'Anno Duemila, potrà contare sulla apertura di luoghi di culto, di incontro, di catechesi, di strutture per attività sociali, culturali e sportive, specialmente laddove ci sono stati in questi ultimi anni nuovi insediamenti umani. Grazie, intanto, per il vostro prezioso apporto! Per mio tramite, l'intera Chiesa di Roma desidera dire un sentito grazie, oltre che a voi, a tutti coloro che hanno condiviso questa stessa nostra ansia apostolica.

Formulo voti che la serata possa avere pieno successo e, mentre profitto di questa circostanza per porgere a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie un cordiale augurio di serene festività natalizie, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.




AI CINQUE NUOVI AMBASCIATORI, IN OCCASIONE


DELLA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI


367
Giovedì, 16 dicembre 1999

Eccellenze,


1. Sono lieto di accogliervi e di ricevere le Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri Paesi: Danimarca, Burundi, Singapore, Rwanda e Pakistan. Vi ringrazio per i messaggi che mi avete trasmesso da parte dei vostri capi di Stato. Vi sarei grato se esprimeste loro i miei calorosi auguri per l'alta missione che svolgono al servizio dei loro concittadini. Attraverso di voi, rivolgo un saluto cordiale alle autorità delle vostre nazioni e ai vostri concittadini, in particolare ai popoli dell'Africa che assicuro del mio sostegno.

L'approssimarsi del nuovo millennio è un invito per tutti gli uomini a prestare una sempre maggiore attenzione ai loro fratelli in umanità, soprattutto per le persone che sono chiamate a esercitare importanti cariche politiche, economiche o sociali, compiti che costituiscono prima di tutto un servizio all'insieme della comunità umana. È a questa condizione che i nostri contemporanei serberanno la speranza di un futuro migliore e s'impegneranno risolutamente a favore dei loro fratelli.

2. La mondializzazione non dovrebbe condurre a un crescente impoverimento dei popoli più bisognosi, spesso costretti a piegarsi alle regole economiche dei Paesi ricchi. È anche necessario che l'economia venga determinata da politiche sociali sul piano sia nazionale che internazionale, e non sia solo sottoposta a fattori finanziari, il che conduce a situazioni drammatiche numerosi popoli, i cui debiti rendono impossibile qualsiasi sviluppo. Le nazioni che hanno una lunga storia democratica e tecnologica, e una vitalità economica e sociale antica, hanno acquisito sapere e abilità. Esse possono metterli al servizio dei Paesi che hanno difficoltà a gestire le loro infrastrutture e le organizzazioni indispensabili alla crescita economica, alle esigenze sanitarie e alle necessità fondamentali delle persone. Nel fare ciò, non cercheranno di trarne vantaggi ma si preoccuperanno di sostenere l'edificazione di una nazione e di favorire una giusta libertà da perseguire per il bene dell'intera collettività. È anche importante promuovere l'assistenza ai Paesi che s'impegnano a proseguire la lotta contro la povertà e l'ingiustizia, fonti di numerosi focolai di violenza e di violazione dei diritti umani. In questi ambiti, è giunto più che mai il momento per tutti i popoli di dar prova di una solidarietà concreta e tangibile, per una migliore distribuzione delle ricchezze mondiali e dei beni.

3. In questo anno in cui celebriamo il decimo anniversario della Carta dei diritti del Bambino, è opportuno mobilitarsi per dare ai giovani ciò che è necessario per la loro crescita e fare tutto il possibile affinché non siano sottoposti alla violenza e a lavori che impediscono loro di andare a scuola e perché conducano una vita normale per la loro età. Spetta alle Autorità civili prendersi cura dell'inserimento dei giovani nelle reti sociali ed economiche e affidare loro responsabilità civili, per farne dei protagonisti della vita sociale. Una simile attenzione permetterà di ridurre l'emarginazione di un numero crescente di giovani e di evitare che si sviluppino, soprattutto nelle città e nelle periferie, forme esacerbate di violenza, di tossicodipendenza e di delinquenza, che rendono fragili i rapporti sociali e le relazioni fra generazioni. Non si può tollerare che dei bambini e dei giovani siano oggetto di commerci corrotti, siano essi volti a soddisfare adulti senza morale o ad alimentare reti illegali di adozione o di donazione di organi. Come si può definire una società umana se questa non garantisce alle generazioni future il rispetto della loro dignità e dei loro diritti più elementari? Rendo omaggio al lavoro svolto da persone e associazioni che, partecipando attivamente alla tutela e all'educazione dei giovani, danno loro l'amore di cui hanno bisogno e inculcando in essi i valori della vita morale e sociale, infondendo così in loro la fiducia e la speranza nel futuro.

4. Come diplomatici, ne sono certo, siete particolarmente sensibili ai diversi aspetti della vita sociale che ho appena trattato. Mentre cominciate la vostra missione, vi porgo i miei migliori auguri e invoco su di voi l'abbondanza delle Benedizioni divine, che estendo alle vostre famiglie, ai vostri collaboratori e alle vostre rispettive nazioni.




AI DIRIGENTI E DIPENDENTI DELL'ACEA


PER LA NUOVA ILLUMINAZIONE DELLA BASILICA VATICANA


Venerdì, 17 dicembre 1999




Signor Cardinale,
Gentili Signore e Signori!

1. A ciascuno di voi porgo il mio cordiale saluto. Sono molto lieto di accogliervi in questa sera, nella quale abbiamo la gioia di inaugurare il nuovo impianto di illuminazione della Basilica di San Pietro.

368 Saluto e ringrazio in modo speciale il Cardinale Virgilio Noè, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti ed ha voluto illustrarmi l'insieme dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Saluto il Presidente dell'ACEA, Dottor Fulvio Vento, e l'Amministratore delegato, Dottor Paolo Cuccia, ai quali pure esprimo gratitudine per le cortesi parole che hanno voluto indirizzarmi. Con loro saluto i Rappresentanti del Consiglio di Amministrazione, accompagnati da familiari ed amici.

2. Dopo l'impegnativo intervento di restauro che ha recentemente riportato la facciata al suo originale splendore, si conclude oggi un'ulteriore iniziativa che valorizza questa Basilica, cara a tutto il mondo cattolico. L'appuntamento del Giubileo del Duemila, ormai alle porte, ha spinto i responsabili della Fabbrica di San Pietro a pensare ad una significativa opera, che consentisse a pellegrini e visitatori di apprezzare anche nelle ore notturne la bellezza del Tempio.

La realizzazione della nuova illuminazione della facciata, del tamburo, della cupola, dei cupolini e della lanterna, è stata condotta dall'azienda ACEA con moderni mezzi e con l'impiego di apparecchiature idonee ad accentuare gli elementi che, proprio per la loro plasticità, rendono unico al mondo questo sacro edificio. Inoltre, l'ottima soluzione adottata riduce l'energia impiegata nell'ordine del quaranta per cento, ed insieme abbatte sostanzialmente l'inquinamento luminoso, essendo i proiettori posizionati a ridosso delle architetture.

I fedeli che giungeranno a Roma per rendere omaggio alla tomba dell'Apostolo Pietro e varcheranno la Porta Santa per acquistare l'indulgenza del Giubileo, potranno così ammirare, anche di sera, l'intero complesso di San Pietro, cogliendone le singolari valenze architettoniche.

3. Possa la nuova illuminazione, che avvolge la Basilica e la mostra in tutta la sua imponenza, costituire per i pellegrini ed i visitatori un invito ad accogliere nella loro vita Cristo, che è la Luce del mondo. Sia per i credenti un ulteriore stimolo a testimoniare nella vita la loro fedeltà a Dio ed alla Chiesa.

Mi congratulo con quanti hanno collaborato attivamente all'esecuzione di questo nuovo sistema di illuminazione: i progettisti, i direttori dei lavori, i tecnici e gli operai. A tutti la mia grata ammirazione per l'opera realizzata con competenza e dedizione.

Mentre invoco da Cristo, che per noi si è fatto uomo duemila anni or sono, copiosi doni di serenità e di pace, imparto di cuore a ciascuno di voi ed ai vostri familiari la Benedizione Apostolica.




ALLE PARTECIPANTI AL XIV CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE PASSIONISTE


Sala Clementina - Venerdì, 17 dicembre 1999




Carissime Suore Passioniste di San Paolo della Croce!

1.Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro XIV Capitolo Generale e vi porgo il mio saluto cordiale. E' un saluto che desidero far giungere per vostro tramite a tutte le vostre Sorelle presenti in venticinque nazioni sparse in quattro continenti. Grazie per la vostra visita che, oltre ad essere un gesto di filiale devozione nei confronti del Successore di Pietro, costituisce per me l'occasione di meglio conoscere la vostra Famiglia religiosa e di apprezzare la generosità che la anima nel quotidiano servizio alla Chiesa.

Porgo le mie felicitazioni alla Madre Antonella Franci, eletta al compito di Superiora Generale dell'Istituto, ed invoco per lei abbondanti lumi celesti per un fruttuoso impegno nella sua nuova, non facile mansione. Auspico, altresì, che questa vostra Assemblea, con l'aiuto del Signore e la materna assistenza della Vergine Santissima, susciti in ciascuna di voi e nell'intera vostra Congregazione un rinnovato fervore spirituale, centrato sulla viva, grata e dolorosa memoria della Passione di Gesù e dei dolori di Maria Santissima, un più convinto impegno apostolico e una sempre attiva fedeltà al carisma di Maria Maddalena Frescobaldi Capponi, laica, sposa, madre di famiglia.

369 Vi incoraggio a proseguire nel cammino intrapreso, sempre animate dalla divina carità e dal desiderio di diffondere dappertutto il Vangelo di Cristo.

2.Il vostro Capitolo Generale ha come obiettivo principale quello di rendere più intenso l'amore e il servizio ai più bisognosi, assecondando l'invito della Chiesa ad evangelizzare il mondo d'oggi segnato da tante sfide culturali, sociali e religiose. A tal fine, risulta molto significativo il tema: L'internazionalizzazione della Congregazione sfida la Suora Passionista ad essere segno profetico di comunione nell'inculturazione del carisma in fedeltà alla Fondatrice.

Vi esorto cordialmente ad elaborare un progetto di formazione e di attività, che aiuti la vostra Famiglia religiosa e ogni singola consacrata a mettere in pratica il comandamento dell'amore, secondo il vostro carisma. Seguendo più da vicino Gesù crocifisso, vivrete la vostra vocazione religiosa, che vi conduce ad una scelta preferenziale in favore dei piccoli e poveri da educare, particolarmente in favore della donna esposta al rischio di uno sfruttamento disumano. Nel volto di ogni persona in difficoltà, potrete riconoscere quello di Cristo e per quanti incontrerete sarete testimoni dell'amore di Dio.

3.Si tratta di una missione impegnativa, che domanda una spiritualità profonda e radicata nel Vangelo. Vostro primo compito sia, pertanto, quello di essere ricercatrici di Dio, in costante ascolto della sua parola. Potrete così vivere con pienezza la vostra peculiare missione nella Chiesa e nella società.

Carissime Sorelle, cercate di assumere sempre più la pedagogia di Maria Maddalena Frescobaldi Capponi, basata sull'incontro, sul dialogo aperto, accogliente, solidale, capace di suscitare relazioni nuove con Dio, con gli altri e con la natura. Curate la vita fraterna fondata sulla contemplazione e sull'esperienza di Dio, che unisce a Lui e in Lui ci rende capaci di comunione e di condivisione nella pluralità e nella ricchezza delle culture. Incentivate la ricerca di una sapiente inculturazione del vostro carisma, testimoniando che il Vangelo è per tutti i popoli. Particolare attenzione ponete, inoltre, alla formazione permanente, perché siate consacrate felici, capaci di diffondere serenità e speranza, misericordia e solidarietà.

4. Carissime Sorelle, quanto attuale è la vostra vocazione! Siate fedeli allo spirito delle origini, rimanendo accanto ai bisognosi con umiltà e concreta disponibilità. Amate la vita austera; rinnegando voi stesse ed accogliendo la croce di Cristo nella vostra vita, potrete compiere più facilmente l'alta missione che Dio vi affida. Come ben ricorda la stessa esistenza della Fondatrice, la società ha bisogno proprio di questo: di un amore crocifisso! Conquistata dall'amore alla croce, ella aveva fatto del Calvario il luogo sicuro in cui rifugiarsi.

Oggi come allora, voi siete chiamate a questa stessa missione, essere cioè madri spirituali per chi soffre e chi bussa alle vostre case. Come al tempo di Maria Maddalena Frescobaldi Capponi, anche ai nostri giorni c'è tanto bisogno di sensibilità materna, di comprensione e di aiuto concreto.

Vi sostenga il vostro celeste protettore, San Paolo della Croce, e la Madre del Signore vi aiuti nel vostro quotidiano sforzo di donazione e di testimonianza evangelica. Augurando che la grazia del Grande Giubileo dell'Anno Duemila costituisca per tutte voi gioiosa occasione di fervore e di rinnovata adesione a Cristo, vi imparto di cuore una speciale benedizione, che estendo con affetto all'intera vostra Famiglia religiosa.




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