
GPII 1990 Insegnamenti - Agli ammalati nella cattedrale - Mwanza (Tanzania)
Titolo: Il paradosso della croce ha aperto la strada alla speranza
Caro Arcivescovo Anthony Mayala, Cari fratelli Vescovi, Cari fratelli e sorelle in Cristo,
1. Oggi il mio pellegrinaggio nella Chiesa in Tanzania mi porta a Mwanza. Nel momento in cui offro i miei cordiali saluti all'Arcivescovo Anthony Mayala e ai miei Fratelli Vescovi, esprimo la mia profonda gratitudine alla Santissima Trinità per il dono di questo incontro. Con grande affetto nel Signore, saluto il clero, i religiosi e i laici dell'Arcidiocesi di Mwanza e delle sue Sedi Suffraganee.
Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo (cfr. Ph 1,2).
Siamo raccolti nella preghiera in questa Cattedrale che è dedicata all'Epifania del Signore. La stella che guido i re Magi dall'Oriente a visitare il bambino Gesù (cfr. Mt 2,1ss) è stata un segno che Dio vuole condurre i popoli di tutti i tempi e luoghi verso la salvezza attraverso suo Figlio. Nella provvidenza divina, il Vangelo di Gesù Cristo è stato destinato ad approdare nell'area del Lago Vittoria più di un secolo fa, portato da un piccolo ma zelante gruppo di Padri Bianchi. Questa sera ci riuniamo per ringraziare Dio perché il seme piantato da quei primi missionari è cresciuto e fiorito. Aiutati dalle fatiche apostoliche dei missionari di molti Paesi e dal crescente numero di sacerdoti e religiosi indigeni, e benedetti da un laicato generoso ed impegnato, siete ora testimoni della crescita della Chiesa nell'Arcidiocesi di Mwanza, e nelle Diocesi di Bukoba, Geita, Musoma, Rulenge e Shinyanga.
2. Questa sera, nel momento in cui saluto con particolare affetto i nostri fratelli e sorelle anziani ed infermi dal Centro Medico di Bugando, i miei pensieri si rivolgono a tutti coloro che, in Tanzania, stanno conoscendo la malattia nella mente o nel corpo.
Cari amici! Nel Vangelo che abbiamo appena sentito, San Marco ci dice che quando Gesù passo loro accanto, le persone portarono di fronte a lui gli ammalati sui lettucci, in modo che essi potessero toccarlo ed essere guariti (cfr. Mc 6,55-56). E' chiaro che Gesù amava in modo particolare gli ammalati. Quante volte leggiamo nel Vangelo che egli era mosso a compassione alla vista degli ammalati e di coloro che soffrivano (cfr. Mc 1,41). Quante volte stendeva la mano per toccarli (cfr. Mt 20,34). Quante volte guari le loro malattie e ridiede loro una nuova speranza rimettendo i loro peccati (cfr. Mc 2,1-12).
Gesù è ancora vicino agli ammalati! E' vicino ad ognuno di voi nelle vostre sofferenze. E' vicino a voi quando siete soli e impauriti e quando vi sembra che nessuno capisca il vostro dolore. Ed è particolarmente vicino ai moribondi e a coloro che sono afflitti da malattie incurabili. Gesù è con voi perché anch'egli ha sperimentato che cosa è la sofferenza. Nel Giardino del Getsemani egli conobbe paura e profonda angoscia mentre affrontava il suo supremo sacrificio (cfr. Mt 26,38-39). Le sue mani e il costato portano ancora i segni della sua sofferenza e della morte (cfr. Jn 20,20).
Il Figlio di Dio si è fatto uomo ed ha abitato in mezzo a noi affinché condividendo pienamente la nostra vita - essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato (cfr. He 4,15) - potesse redimerci dal peccato e dal suo salario di morte (cfr. Rm 6,23). Gesù non è fuggito dal mistero della sofferenza umana. Anzi, egli ha abbracciato la sofferenza, e nella sua Passione, Morte e Risurrezione ci ha aperto la strada della speranza e della gloria eterna. Il paradosso della Croce è che il potere salvifico di Dio è stato reso manifesto nella sofferenza umana; la possente forza di Dio è stata rivelata nella debolezza umana; la gloria di Dio è stata rivelata nel corpo martoriato del suo unico Figlio.
3. Per mezzo del Battesimo, siete stati uniti a Gesù nel mistero della sua morte e della sua risurrezione a una vita nuova (cfr. Rm 6,5), e siete stati inviati nel mondo per testimoniare la sua vittoria sul peccato e sulla morte. In ogni momento della vostra vita, Gesù spera che rafforziate la vostra unione con lui nella fede e nell'amore e che cresciate sempre di più a sua immagine (cfr. Rm 8,29). Ora, nella vostra malattia, egli vi chiede di mettere in evidenza nel vostro stesso corpo il potere vittorioso della sua grazia e di proclamare al mondo il "Vangelo della sofferenza": il messaggio che nella Passione di Cristo tutte le sofferenze umane sono state redente e possono diventare una testimonianza per la speranza e la gioia della Risurrezione (cfr. Salvifici Doloris, 26).
Non abbiate paura di permettere a Gesù di usare la vostra malattia come una grazia speciale per avvicinarvi a lui in una sempre più profonda conversione della mente e del cuore. Attraverso la vostra debolezza, egli vi aiuterà a crescere nella saggezza, nel discernimento spirituale e nella comprensione! Al di sopra di tutto, siate fiduciosi che uniti a Cristo, le vostre sofferenze porteranno con sé un ricco frutto spirituale per il bene della Chiesa e del mondo intero! Le nostre preghiere, le nostre sofferenze e il bene che noi compiamo influiscono sull'intero Corpo Mistico di Cristo e possono produrre il bene in un modo che noi non potremo mai sapere. Questo è il mistero che ha fatto esclamare a San Paolo: "perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo-che è la Chiesa" (Col 1,24).
4. Cari fratelli e sorelle! La Chiesa proclama la sua fede in Gesù Cristo non solo con la sua predicazione ed i suoi sacramenti ma anche attraverso la vita dei suoi membri che soffrono. Nella vostra fedele testimonianza del potere della Croce, siete la prova vivente che "né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,38-39).
Il grande amore di Dio è anche riflesso nelle azioni di coloro che imitano Cristo il Buon Samaritano con il proprio servizio ai loro fratelli e sorelle bisognosi. Possiate sempre affrontare il vostro delicato compito con gentilezza, competenza e generosa dedizione. Gli ammalati hanno bisogno delle vostre cure e della vostra assistenza, ma hanno anche bisogno di essere stimati e rispettati da voi. Hanno bisogno di sapere che le loro malattie, indipendentemente dalla loro gravità, non li sminuiscono ai vostri occhi, ma anzi, li rendono più preziosi e più vicini ai vostri cuori. Desidero ringraziare coloro che assistono gli ammalati all'Ospedale di Bugando e ovunque in Tanzania, e desidero invocare su di voi le benedizioni che nostro Signore ha promesso ai misericordiosi (cfr. Mt 5,7).
Affido tutti i presenti qui, in questa Cattedrale, alle preghiere e alla materna protezione della Benedetta Vergine Maria, Madre della Chiesa, la quale al tempo del suo più grande dolore fu presente ai piedi della Croce per confortare e consolare suo Figlio morente. Possa intercedere per voi e per tutte le dilette persone di questa Regione del Lago. A tutti voi imparto ben volentieri la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e di pace nel Signore Gesù Cristo. così sia.
(Traduzione dall'inglese)
Data: 1990-09-03
Lunedi 3 Settembre 1990
Titolo: Dove matrimonio e famiglia sono protetti e rispettati l'intera società diventa più forte e più umana
Gesù disse: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni e gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12).
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
1. A tutti voi esprimo la mia grande gioia per questa opportunità di celebrare l'Eucaristia qui nella Regione del Lago della Tanzania. Ringrazio l'Arcivescovo Anthony Mayala per le sue gradite parole di benvenuto, e ringrazio con affetto i miei fratelli Vescovi e tutto il clero, i religiosi e i laici dell'Arcidiocesi di Mwanza e delle Diocesi di Bukoba, Geita, Musoma, Rulenge e Shinyanga. I miei cordiali saluti vanno anche al vostro stimato governo e ai capi politici come anche ai rappresentanti delle altre comunità cristiane e altre religioni e a tutto il popolo di buona volontà.
In questa Liturgia, celebriamo in modo speciale la sacralità della vita umana. Il dono della vita viene da Dio e la sua sacralità è rivelata nella santa istituzione del Matrimonio e nella famiglia. E' giusto, perciò, che in questa Eucaristia coppie sposate e genitori rinnovino le loro promesse matrimoniali e che i bambini facciano la Prima Santa Comunione. In questo modo tutta la famiglia è rappresentata mentre la Chiesa "sente la bontà del Signore" (cfr. Ps 33,9) ed è rafforzata nella fedeltà e nell'amore nell'immagine di Dio.
2. "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12). Questo è il comandamento di Gesù ai suoi discepoli di ogni età e luogo! Questo è il suo comandamento a voi, cristiani della Regione del Lago della Tanzania! Le parole del Signore hanno un significato speciale per tutti coloro che sono sposati. Il Sacramento del Matrimonio consacra davanti a Dio e alla Chiesa l'amore esclusivo, fedele e mutuo per tutta la vita del marito e della moglie. E' volere di Dio che questa unione sacra esista solo fra due persone. Quando un uomo sposa una donna promette di darle il suo amore, a lei sola. Lei, a sua volta, promette la stessa cosa a lui.
Nella celebrazione del Sacramento voi vi dite: "Prometto di esserti fedele sempre... di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita". Quando queste parole sono pronunciate, viene stabilito un legame matrimoniale duraturo fra un uomo e una donna. Per questa sua natura il matrimonio è santo e indissolubile: "Ndoa ni Agano Takatifu". E' santo perché è parte del progetto del Creatore per il mondo. Fin dall'inizio, quando Dio creo l'uomo e la donna aveva progettato che un uomo dovesse lasciare suo padre e sua madre e prendere moglie, e che i due diventassero una sola carne (cfr. Gn 2,24). Quando Gesù disse: "Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt 19,6), ha confermato questa verità e insegnato che rompere il legame matrimoniale è contro il progetto di Dio per la vita umana e l'amore: Kuvunja ndoa hupingana na Mpango wa Mungu kwa maisha ya binadamu, na ni kinyume cha Upendo.
Gesù ha fatto del Matrimonio il Sacramento della Nuova Alleanza. Quando due persone battezzate si sposano il loro amore per tutta la vita diventa un segno effettivo e pieno di grazia dell 'amore di Cristo, quell'amore più grande del quale Gesù ci ha parlato prima della sua Passione, quando disse: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).
Attraverso la grazia del Sacramento del Matrimonio, l'amore delle coppie cristiane diventa lo specchio dell' amore eterno del Signore per la sua Sposa, la Chiesa.
Care coppie sposate! Nel rinnovare le vostre promesse matrimoniali, rinnovate il vostro impegno a condividere il santo, generoso e fedele amore che Cristo ha dimostrato a tutta l'umanità morendo sulla Croce. Per questa ragione, il rinnovare le vostre promesse matrimoniali è un atto sacro.
Il Sacramento del Matrimonio è una sorgente di grazia che, insieme con la grazia del vostro Battesimo e Cresima, e con la forza che viene dall'Eucaristia, vi permetterà, giorno per giorno, di accettare sacrifici l'uno per amore dell'altro, di rimanere fedeli di fronte a ogni difficoltà, prova e tentazione, e in ogni modo di soddisfare le richieste della vostra vocazione di cristiani sposati!
3. Per la sua natura, il Matrimonio vi innalza anche alla famiglia, che è la culla dell'amore della società umana. Il Matrimonio, la famiglia e la società sono parti del progetto di Dio per il mondo legate tra di loro. Come unità base della società, alla famiglia è stata affidato dal Creatore il compito di trasmettere il dono della vita, di tradurre il comandamento: "siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela" (Gn 1,28), e di servire la crescita e la maturità umana.
Difendendo la sacralità del Matrimonio e della vita familiare, la Chiesa non è solo fedele alla volontà e al progetto di Dio ma fornisce il beneficio necessario alla società. Dove il matrimonio e la famiglia sono rispettati e protetti, tutta la società diventa più forte e più umana, e viene fatto il bene comune: Mkiheshimu na kulinda familia, jamii nzima itaimarika zaidi katika utu na katika kutoa huduma kwa manufaa ya wote.
Le coppie sposate e le famiglie hanno bisogno di sostegno e di incoraggiamento nel portare avanti i loro sacri doveri. La Chiesa desidera aiutare le coppie sposate mentre cercano di fare la volontà di Dio nella loro vita insieme. Desidera mostrare loro i tesori della saggezza e della forza che Dio dà a coloro che pregano e celebrano i Sacramenti. E' attraverso il suo insegnamento e il ministero pastorale dei suoi sacerdoti e religiosi desidera aiutare le famiglie a vivere secondo il progetto di Dio in comunione gioiosa e reciproco aiuto.
4. La Chiesa insegna che ogni uomo, donna e bambino, senza distinzione di razza, sesso, religione o condizione sociale, è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26-27) e ha un infinito valore agli occhi di Dio. perciò, la dignità di ogni persona umana, dal suo concepimento alla morte naturale, deve essere rispettata. Questo dovere morale è particolarmente importante oggi, di fronte ai nuovi pericoli e alle minacce rivolte alla vita umana innocente e alla santità del Matrimonio. Fra queste minacce, includo "l'abominevole delitto" dell'aborto (GS 51), e i metodi del controllo delle nascite che sono contrari alla "verità" dell'amore matrimoniale come "dono" attraverso il quale il marito e la moglie diventano collaboratori con Dio nel dare vita a una nuova persona umana (cfr. FC 14).
Obbedendo al comandamento del Signore "amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12) voi, i cristiani della Regione del Lago, venite sfidati a pensare alla situazione nel vostro paese. Gli anziani, i vedovi, gli handicappati e le persone sole trovano fra di voi la comprensione e l'aiuto di cui hanno bisogno? La dignità umana di tutti gli individui è sempre rispettata? O è minacciata da pratiche come uchawi o stregonerie, che conducono coloro che vi sono coinvolti a forme di schiavitù e di falsa adorazione? Nel frattempo, sebbene ci siano molti valori umani autentici e degni di lode associati ai costumi del matrimonio tradizionale come per esempio mahari, non eccedete e non abusate di queste tradizioni che conducono a comportamenti che giudicano la dignità e il valore delle persone solo sulla base dei possedimenti e delle ricchezze? Ognuno di noi ha un dovere fondamentale nell'essere un vicino cristiano per gli altri, specialmente per i poveri, i deboli, i sofferenti e gli emarginati.
Prego perché le famiglie cattoliche della Tanzania siano sempre un luminoso esempio di amore e di preoccupazione per gli altri. Spero di cuore che esse accoglieranno, rispetteranno e serviranno l'ultimo dei loro fratelli e sorelle, dal momento che essi sanno che ogni persona umana è figlia di Dio nella quale incontriamo Cristo stesso (cfr. FC 64).
5. Cari fratelli e sorelle: questa celebrazione della sacralità della vita umana nel matrimonio e nella famiglia è resa ancora più significativa dal fatto che oggi qui ci sono dei bambini che si avvicinano per la prima volta al banchetto del Signore, bambini che devono la loro vita e la loro crescita cristiana a voi, genitori cattolici della Tanzania. Oggi, per la prima volta, questi bambini riceveranno la più grande delle grazie sacramentali: Leo watoto hawa watapokea Sakramenti ya Ekaristi kwa mara ya kwanza. Mentre ricevono il Corpo e il Sangue del Signore Gesù sarà piena del potere salvifico di questo amore, rivelatoci alla sua morte in Croce.
Cari giovani amici! Gesù dà questo dono prezioso a voi perché siete membri della sua famiglia, la Chiesa. Dai vostri genitori e dai vostri insegnanti avete già imparato ad amare Gesù. Sapete che è il Figlio di Dio che perdona i vostri peccati e vi apre le porte del cielo. Dal momento che Gesù vi ama così tanto, vorrete amarlo anche voi con tutto il vostro cuore.
Oggi il Papa vi chiede di rimanere fedeli a Gesù sempre in unione per i vostri fratelli e sorelle nella Chiesa fino al giorno in cui lo vedrete faccia a faccia insieme a Maria nostra madre e a tutti i santi, nella nostra casa nel cielo!
6. In ogni celebrazione dei Sacramenti, siamo rinnovati dall'amore del Padre, l'amore che egli ha dimostrato mandandoci il suo amato Figlio. Oggi, in questa Messa, Gesù ancora una volta ci offre il dono del suo Corpo e del suo Sangue e ci ripete: "Come il Padre ha amato me, così io vi ho amati. Restate nel mio amore" (Jn 15,9).
"Restate nel mio amore!". L'amore chiede fedeltà: Upendo unadai uaminifu. Richiede perseveranza nel fare il bene. E' quello che Gesù ha detto: "Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore" (Jn 15,10). Possa la potenza di questo amore essere vostro sostegno e incoraggiamento, care coppie sposate e genitori. Possa l'amore del Signore Gesù aiutare anche voi, cari bambini, a essere sempre amici di Gesù. Questo amore - questo amore fedele - è l'origine della gioia, la fonte della vera felicità sia sulla terra che per I 'eternità.
Gesù disse: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena" (Jn 15,11).
Questo è ciò che Gesù desidera da voi.
Questo è ciò che la Chiesa chiede per voi attraverso le preghiere e il ministero del Papa e di tutti i Vescovi e sacerdoti e attraverso l'esempio e insegnamento delle suore e dei catechisti.
Amatevi gli uni gli altri cosicché la vostra gioia sia piena. Amen.
(Dopo la celebrazione eucaristica il Papa ha aggiunto:) Desidero esprimere la mia gratitudine all'eterno Pastore per la Chiesa in Tanzania, specialmente nell'arcidiocesi di Mwanza e nella provincia di Mwanza.
Abbiamo grandemente espresso questa gratitudine con la nostra concelebrazione.
Ringrazio con tutto il mio cuore i concelebranti, i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i molti sacerdoti nativi, ma anche i molti missionari. Ringrazio anche, per la loro partecipazione, le molte coppie, mariti e mogli, e anche i loro figli e le loro figlie che hanno ricevuto la Prima Comunione. Esprimo la mia gratitudine a tutte le Religiose di Mwanza, a quelle native e a quelle missionarie. La mia gratitudine va anche al coro che ha lavorato per tutti noi, e tutti noi eravamo insieme con il coro. Era una bella armonia, l'armonia liturgica della Santa Messa, del Mistero eucaristico.
(Traduzione dall'inglese)
Data: 1990-09-04
Martedi 4 Settembre 1990
Titolo: I laici chiamati a portare la fede nella vita quotidiana
San Paolo ha scritto ai Corinzi: "Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo" (1Co 12,12).
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
1. Oggi, il Successore di Pietro è venuto a Tabora per rallegrarsi con voi nella comunione che è nostra nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Quale vostro fratello in Cristo, ho atteso a lungo con ansia di essere tra di voi. E adesso, mi sento già a casa in mezzo a voi! In questa felice occasione, è mio dovere pastorale confermarvi nella fede che avete ricevuto, e incoraggiarvi nell'opera di diffusione della Buona Novella di salvezza in Gesù Cristo nostro Signore.
Nella fratellanza dello Spirito, saluto tutti voi. Innanzitutto saluto cordialmente l'Arcivescovo Mario Mgulunde, che ringrazio per le sue cortesi parole di benvenuto, l'Arcivescovo Mark Mihayo e tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici dell'Arcidiocesi di Tabora e delle Diocesi di Kaharna, Kigoma, Singida e Sumbawanga. Saluto con particolare affetto i giovani che stanno studiando per diventare sacerdoti al Seminario di San Paolo a Kipalapala. E' con stima e gratitudine saluto le autorità civili e i capi religiosi che ci onorano con la loro presenza questo pomeriggio.
2. San Paolo ha detto ai membri della Chiesa di Corinto che i molti carismi o doni spirituali che essi avevano ricevuto, erano il frutto dello Spirito Santo, che li "opera, distribuendoli a ciascuno come vuole" (1Co 12,11). Come il padrone della parabola del Vangelo (cfr. Mt 20,1-16), Dio distribuisce la sua grazia quale parte del suo piano misterioso per la salvezza del mondo in Gesù, suo Figlio (cfr. Ep 1,9-10). Tutti i nostri doni e talenti ci sono stati dati in pegno, e devono essere usati per incoraggiare i nostri fratelli e le nostre sorelle sul cammino della fede, della speranza e dell'amore.
Ad ogni persona i doni dello Spirito Santo sono stati dati per il bene comune (cfr. 1Co 12,7). Da una parte è stata affidata al Popolo di Dio un'abbondanza di carismi e di doni che conducono alla santità di vita e alla testimonianza delle opere buone. Dall'altra, nella Chiesa esiste anche una ricca varietà di ministeri, uffici e ruoli di servizio, che concorrono tutti alla costruzione del Regno di Dio di grazia e pace. Ogni persona ha la propria vocazione e la propria collocazione nel Corpo di Cristo. Nessuno è escluso dal lavoro nella vigna del Signore!
3. Il ministero ordinato di diaconi, sacerdoti e Vescovi è naturalmente il canale essenziale attraverso cui Cristo continua ad insegnare, santificare e guidare i suoi seguaci nella via del Vangelo. La testimonianza di religiosi, uomini e donne, manifesta l'amore e la dolcezza di Cristo, la sua completa consacrazione alla volontà del Padre e la sua libertà interiore nel servizio alle necessità spirituali e materiali degli altri. Le vostre Chiese locali hanno bisogno di buoni sacerdoti e religiosi! Oggi ve ne sono molti. Dobbiamo pregare incessantemente per le vocazioni, affinché molti giovani uomini e donne rispondano generosamente alla chiamata del Signore.
Ma sono i laici, uomini e donne, che devono svolgere un ruolo diretto nel trasformare il mondo in cui vivono, che devono portare la fede nelle realtà della vita di ogni giorno, affinché le famiglie, le società e le nazioni sempre progrediscano nello spirito delle Beatitudini.
I padri e le madri di famiglia, uomini e donne nelle case, nei campi, nelle miniere o nelle fabbriche, in ogni forma di lavoro e di vita sociale sono chiamati ad esercitare il loro "sacerdozio regale" (1P 2,19), offrendo tutte le loro vite a Dio come un "sacrificio santo" (Rm 12,1), manifestando la bontà di Dio nel mondo e riconciliando tutte le cose create col Padre attraverso Cristo (cfr. Col 1,20).
La parabola della Lettura del Vangelo di oggi si applica a tutti i fedeli: nessuno può rimanere in ozio. Ognuno, a seconda della grazia ricevuta, ha molto da fare nel costruire la Chiesa e la società. A ciascuno il Signore dice: "Andate anche voi nella mia vigna" (Mt 20,7).
4. Cari fratelli e sorelle: come sono numerosi e diversi i doni con cui lo Spirito ha costruito la Chiesa in Tanzania! Attraverso l'impegno saggio e generoso dei missionari, il Vangelo è stato predicato tra di voi per la prima volta. Attraverso il lavoro paziente e gli eroici sacrifici di innumerevoli sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, insegnanti e genitori cristiani, la Chiesa ha messo radici nella vostra nazione. Vedendo tutti voi qui presenti oggi, sono pieno di speranza e fiducia che lo Spirito Santo continuerà a suscitare uomini e donne, che si dedicheranno con altruismo alla fioritura di autentica santità, e al generoso servizio ai loro fratelli e alle loro sorelle.
Cosa resta ancora da fare? Dov'è il Signore che guida la Chiesa in Tanzania dopo oltre cent'anni di evangelizzazione e alle soglie di un nuovo millennio cristiano? L'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, attualmente in preparazione, è un "segno" che questa è un'ora speciale di grazia per la Chiesa di questo Continente (cfr. Lineamenta, 13). Venendo nel vostro Paese, una delle mie intenzioni principali è quella di rivolgervi un appello affinché affrontiate le sfide di questa nuova tappa dell'evangelizzazione con tutti i vostri "doni" e con tutte le risorse delle vostre Chiese locali. Né l'evento specifico del Sinodo, né il compito generale dell'evangelizzazione sono istanze che riguardano i soli vescovi e sacerdoti. Il ruolo che i laici dovranno sostenere è di importanza vitale, perché si tratta di guadagnare l'Africa alle verità e ai valori che, per essere creduti e accettati, devono essere sperimentati nella concreta esistenza quotidiana della comunità cristiana. Quando il mondo vedrà il vostro spirito di preghiera e di adorazione a Dio, la vostra solidarietà verso gli altri, soprattutto i più poveri e bisognosi, il vostro coraggio nei periodi di sofferenza e di difficoltà, il vostro autocontrollo di fronte alla violenza e ai torti, e la vostra temperanza in tutte le cose, allora il mondo si chiederà: Perché sono così? Chi ispira un amore tanto grande ai cristiani della Tanzania? A questo punto, le ben note parole di Cristo echeggeranno in tutta la loro verità: "Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte" (Mt 5,14).
5. Esistono innumerevoli modi con cui i laici, uomini e donne, possono annunciare la parola di Dio e far conoscere "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8). In particolare, desidero incoraggiare le madri e i padri di famiglia a continuare a guidare i loro bambini nella preghiera e ad insegnar loro l'amore di Dio e le regole della vita cristiana. Una forma speciale di annuncio è l'opera dei catechisti nelle parrocchie, nelle scuole e nei Movimenti giovanili: Ringrazio tutti i catechisti qui presenti e quelli di tutta la Tanzania per il loro impegno esemplare.
Non abbandonate mai il vostro zelo nel predicare l'intera verità su Cristo crocifisso, altrimenti la croce di Cristo si svuoterà del suo potere (cfr. 1Co 1,17). Nel diffondere la parola di Dio, tuttavia, sia la proclamazione che la catechesi devono essere accompagnate inoltre da un corretto spirito di dialogo in verità, e amore con tutti coloro che non condividono la nostra fede cattolica di modo che possano crescere la comprensione e l'armonia. Le convinzioni religiose e morali non possono essere imposte; esse devono suscitare l'accoglienza grazie alla loro bellezza intrinseca e al loro potere di persuasione.
La verità che il Vangelo di Gesù Cristo rivela non è "sapienza di questo mondo" (1Co 1,20) ma è la realtà dell'infinito e misericordioso amore del Padre manifestata nella compassione di Gesù per le moltitudini (cfr. Mt 9,36) e nella cura incessante della comunità cristiana per gli ultimi tra i fratelli e le sorelle di Cristo (cfr. Mt 25,40). Adesso come sempre, la solidarietà pratica con il nostro prossimo è l'esigenza più impellente ed immediata dell'amore cristiano, ed il modo più efficace di comunicare il messaggio del Vangelo. Nella crescente complessità delle società moderne, impegnarsi per lo sviluppo umano e per la promozione di una maggiore giustizia e di quei cambiamenti strutturali che permetteranno ai popoli e alle nazioni di provvedere al benessere di tutti i loro membri, è un'altra valida e necessaria forma di impegno da parte dei cristiani.
Ciò che viene chiamato "l'amore preferenziale per i poveri", dato che non esclude nessuno, manifesta la strenua difesa da parte della Chiesa della dignità umana, che è diritto inalienabile di ogni individuo.
Voi, i laici cattolici della Tanzania, uomini e donne, siete chiamati a diventare sempre più responsabili, insieme ai vostri pastori, della missione della Chiesa nel vostro Paese e in Africa.
Non fatevi sfuggire quest'"ora di grazia". Il raccolto è pronto (cfr. Mt 4,29).
6. Qui a Tabora, desidero menzionare la particolare sollecitudine della Chiesa per quei membri della comunità che sono anziani o malati, soprattutto i ciechi e i sordi, alcuni dei quali sono presenti a questa celebrazione.
Cari amici, anche voi avete una missione nobile e molto importante all'interno del Corpo di Cristo, la Chiesa! Attraverso la vostra unione con il Signore nel mistero della sua sofferenza, siete sfidati a crescere in santità, a conoscere più profondamente e a condividere più generosamente con gli altri il dono dell'amore di Dio come è stato rivelato nelle sofferenze di suo Figlio.
Attraverso la solidarietà spirituale che ci unisce nella "comunione dei santi", le vostre sofferenze contribuiscono a realizzare la diffusione del Regno di Dio ed il trionfo della sua grazia. Siate certi che la presenza del Papa tra di voi oggi è un chiaro segno dell'amore della Chiesa per voi, in Cristo, suo Capo.
Desidero inoltre riconoscere con gratitudine lo zelante servizio offerto ai nostri fratelli e sorelle sofferenti e handicappati dalla Arcidiocesi di Tabora, dalle Missionarie della Carità e dai nostri fratelli e sorelle della Chiesa Pentecostale. Anche qui, esprimo con gioia l'apprezzamento della Chiesa per gli sforzi di quanti si adoperano al servizio dei sofferenti e di quanti si impegnano, attraverso il loro coinvolgimento nella vita politica del vostro Paese, a rendere testimonianza a Cristo e a garantire una vita migliore e più sicura a tutto il popolo della Tanzania.
7. Cari fratelli e sorelle, nel Vangelo della Liturgia di oggi, il generoso padrone va a più riprese sul luogo del mercato a cercare lavoratori da mandare alla sua vigna. Alcuni erano presenti ad accogliere la sua chiamata all'alba; altri più tardi nella mattinata, ed alcuni vennero mandati soltanto quando il giorno volgeva alla fine. Questa parabola non ci ricorda forse che non è mai troppo tardi per servire il Signore e per beneficiare della sua infinita generosità? La Chiesa oggi ha un grande bisogno di giovani, pieni di vita e di entusiasmo, che mostrino agli altri la speranza e la gioia che vengono dall'abbracciare Cristo e la sua via di salvezza. Essa ha bisogno di cristiani maturi, che siano cresciuti in saggezza e prudenza poiché hanno imparato a far si che la loro fede in Cristo permei ogni aspetto del loro pensiero e del loro comportamento. La Chiesa ha bisogno di credenti santi ed impegnati di ogni età, che siano nutriti nella preghiera, solidi nella fede e zelanti nel proclamare al mondo la salvezza, la gioia e la pace che vengono dal Signore Risorto! Mentre vi impegnate ad impiegare i molti doni che avete ricevuto nel Battesimo per la costruzione della Chiesa in Tanzania, vi affido alle preghiere della Beata Vergine Maria. Attraverso la sua obbedienza alla parola di Dio e alla sua apertura allo Spirito, lei è diventata la Madre di Dio e la Madre della Chiesa. Prego affinché vi guidi tutti sul cammino della santità e vi assista nei vostri sforzi di vivere pienamente la grande vocazione che avete ricevuto in Cristo! Che Dio vi benedica tutti! Amen.
(Traduzione dall'inglese)
Data: 1990-09-04
Martedi 4 Settembre 1990
Titolo: L'unità nella verità è un segno della credibilità della Chiesa
Caro Vescovo Amedeus Msarikie, Cari fratelli Vescovi, Cari fratelli in Cristo,
1. E' con grande gioia che saluto tutti voi - il clero, i religiosi e i laici di Moshi - e inizio la mia visita alla vostra Diocesi questa sera. I miei saluti vanno anche ai cattolici delle altre Diocesi e a tutto il popolo di buona volontà che si unisce a noi in questa lieta occasione.
I sentimenti che riempiono il mio cuore in questa Cattedrale sono quelli del Salmista: "Per i miei fratelli e i miei amici io diro: "su di te sia pace!".
Per la casa del Signore nostro Dio, chiedero per te il bene" (Ps 121,8-9).
Colui che per primo scrisse questi versi era pieno di amore per la Gerusalemme terrena e il Tempio Santo, ma questa sera il nostro amore è diretto alla nuova Gerusalemme che viene dal cielo, da Dio (cfr. Ap 21,10), la "casa spirituale" fatta di "pietre viventi" (cfr. 1P 2,5), la Chiesa. In particolare, i nostri pensieri vanno a quella parte della Chiesa che è in questa regione della Tanzania.
2. Come Chiesa Madre della Diocesi di Moshi, questa Cattedrale si erge a simbolo del vostro essere membri spirituali della famiglia di Dio.
Le liturgie celebrate qui e nelle altre Chiese della Diocesi sono una parte della "Liturgia celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini" (SC 8). Esse ci ricordano che la nostra comunione spirituale non è limitata a questa terra. I Santi in cielo, con Maria, Madre del Redentore, intercedono per la vita e la missione della Chiesa sulla terra. Nelle parole della Lettera agli Ebrei: "Circondati da un così grande numero di testimoni,... corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,1-2).
La Liturgia è anche un segno vivente e la celebrazione dell'unità visibile che vi unisce fra voi e agli altri cattolici del mondo, nel e attraverso il Ministero del Papa e dei Vescovi, i Successori degli Apostoli e dei Sacerdoti, loro collaboratori. Ma per mezzo della fede riconoscete anche nei Sacri Riti i fondamenti non visibili di questa unità esterna, cioè la vostra comunione con Cristo, che unisce tutti i suoi membri in un Corpo solo. Prego affinché ogni volta che vi unite insieme con il vostro Vescovo intorno a questo altare, lo Spirito Santo vi faccia apprezzare maggiormente la comunione ecclesiale, cosicché la Chiesa a Moshi possa sempre predicare il Vangelo in unione, carità e pace.
3. La vostra Cattedrale richiama l'attenzione anche su un altro aspetto della Buona Novella del Regno. E' stata dedicata a Cristo Re alla cui protezione si affida l'intera Chiesa locale di Moshi.
Durante la sua Passione, Gesù disse a Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo" (Jn 18,36) e quando gli furono rivolte altre domande, Lui disse: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Jn 18,37). Cristo ci insegna che il suo regno, che è misteriosamente presente nel mondo e tuttavia non è parte del mondo, è un regno di verità. Per un secolo, la verità su Dio e l'uomo - rivelata nell'"uomo perfetto" Gesù Cristo (cfr. GS 22) - è stata al lavoro in mezzo a noi: nel cuore, nella mente e nell'anima dell'uomo, nella sua vita di tutti i giorni, nella cultura.
Vi invito tutti, cari Fratelli e Sorelle, ad approfondire la fede cristiana che avete ricevuto.
Permettete alla verità del Vangelo di continuare a purificare e a trasformare la vostra vita, le vostre tradizioni, in modo che diventino sempre più cristiane e perciò vi permettano di diventare testimoni sempre più efficaci del regno di Dio di verità e di unità. Unità nella verità: questo è un segno importante della credibilità della Chiesa come strumento di salvezza per l'umanità. Gioisco con voi perché questi doni divini hanno messo le loro radici a Moshi e mi unisco a voi nella preghiera per un sempre maggiore raccolto di santità e difede fra tutti i popoli di questa terra.
4. Sono felice che questa mia visita sia un'occasione per l'inaugurazione del nuovo Centro Pastorale diocesano che è stato edificato per un servizio più efficace della comunità ecclesiale in questa regione. Quando consideriamo la grandezza e la vitalità di questa comunità dopo un secolo di lavoro spesso faticoso, non possiamo non essere pieni di lodi a Dio e gratitudine per i missionari che hanno lasciato famiglia e paese per amore di Cristo e desiderosi di portare le sue "parole di vita eterna" (Jn 6,68) a voi, amato popolo di questa terra. Non possiamo neanche dimenticare di ringraziare Dio per l'accettazione a cuore aperto che voi e i vostri antenati avete riservaro alla Buona Novella di salvezza in risposta all'abbondante grazia divina che si è riversata qui.
La Chiesa pellegrina che è in Tanzania non è e non può essere una comunità chiusa in se stessa. Sono fiducioso che nel vero spirito cattolico tutti i membri della Chiesa faranno tutto il possibile, per costruire la comunità nazionale, sostenendo le aspirazioni della pace e allo sviluppo di tutto il popolo tanzaniano. Prego affinché Dio vi assista nelle sfide che vi cimentano. "Per i miei fratelli e i miei amici io diro: "su di te sia pace!". Per la casa del Signore nostro Dio chiedero per te il bene" (Ps 121,8-9). Possa Cristo Re udire la mia preghiera per tutti voi! Possa Dio garantirvi la sua grazia e la sua pace. Amen.
(Traduzione dall'inglese)
Data: 1990-09-04
Martedi 4 Settembre 1990
GPII 1990 Insegnamenti - Agli ammalati nella cattedrale - Mwanza (Tanzania)