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20. L'
In quel tempo, il tetrarca Erode senti parlare di Gesù e disse ai suoi cortigiani: Costui è Giovanni il Battista .
Cosi in Marco e cosi pure in Luca (1). I Giudei avevano diverse opinioni sulle cose di fede: alcune false, come quella dei Sadducei circa la risurrezione dei morti, che per loro non risuscitavano e circa gli angeli, che per
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loro non c'erano (2); ma essi interpretavano in senso allegorico soltanto i testi in merito, testi che per loro non avevano niente di vero, a livello storico; altre opinioni erano invece vere, come quella dei Farisei circa la risurrezione dei morti (3), che per loro risuscitano. Quello dunque che ricerchiamo su questo punto è se tale era l'opinione sull'anima sostenuta erroneamente da Erode e da alcuni del popolo . Giovanni, da lui eliminato poco tempo prima, era risorto dai morti dopo essere stato decapitato, era quello che portava un altro nome e si chiamava ora Gesù, atto a ricevere le stesse potenze prodigiose che prima operavano in Giovanni.
Come dunque sarebbe possibile ritenere che colui il quale era tanto conosciuto da tutto il popolo e famoso in tutta la Giudea, colui che dicevano essere figlio del carpentiere e di Maria, e avere quei tali come fratelli e delle sorelle , si identificasse con Giovanni, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, essendo costoro non ignoti tra la gente ? Con tutta probabilità la gente aveva di Giovanni l'opinione che fosse un vero profeta e dovevano essere in parecchi a pensarlo, tanto che i Farisei - per non dare l'impressione di dire qualcosa che dispiacesse alla gente - temettero di rispondere alla domanda se il suo battesimo fosse dal cielo o dagli uomini : dunque non si ignorava che Giovanni era figlio di Zaccaria . Forse ad alcuni di loro era giunta anche notizia della visione avuta nel tempio quando Gabriele apparve a Zaccaria. Orbene, come potrebbe essere verosimile, sia per Erode che per alcuni del popolo, ingannarsi nel credere che Giovanni e Gesù non fossero stati due persone, ma che lo stesso e unico Giovanni fosse risuscitato dopo la decapitazione e lo si chiamasse Gesù? (4).
Qualcuno dirà che in Erode e in alcuni del popolo ci fosse la falsa credenza nella metensomatosi, a partire dalla
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quale ritenevano che colui che per nascita era stato una volta Giovanni, ritornasse a vivere dai morti nella persona di Gesù. Ma il tempo trascorso tra la nascita di Giovanni e quella di Gesù, non superiore a sei mesi (5), non consente di ritenere plausibile questa falsa credenza. Piuttosto Erode avrebbe avuto il sospetto, forse, che le potenze che agivano in Giovanni fossero passate a Gesù: a motivo di queste potenze tra la gente si credeva che Gesù fosse Giovanni Battista. E si potrebbe argomentare cosi: come a motivo dello spirito e della forza di Elia , e non della sua anima, si dice di Giovanni: E questi Elia che deve venire nel mondo (6), essendo passati a Giovanni lo spirito di Elia e la sua potenza, cosi Erode credeva che le potenze di Giovanni, nello stesso avevano operato solo la forza del battesimo e dell'insegnamento - Giovanni infatti non aveva compiuto neppure un segno -, in Gesù invece avevano operato anche forze di prodigi. Si dirà: una supposizione simile la facevano quelli che dicevano che Elia era apparso nella persona di Gesù o che uno degli antichi profeti era risuscitato (7). Ma non vale proprio la pena esaminare l'opinione di quelli che dicevano essere Gesù profeta, come uno dei profeti .
L'affermazione riguardante Gesù è dunque falsa, sia che venga attribuita a Erode, sia che venga espressa da alcune persone. A me comunque pare esserci più probabilità nell'analogia tra l'opinione che Giovanni sia venuto con lo spirito e la potenza di Elia (8) e quello che costoro stanno immaginando circa Giovanni e Gesù.
Ma poiché abbiamo appreso, in primo luogo, che il Salvatore, dopo la tentazione, avendo sentito dire che Giovanni era stato consegnato si ritiro in Galilea e, in secondo luogo, che Giovanni trovandosi in carcere mando due dei suoi discepoli a dirgli: sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (9); e in terzo luogo, infine,
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si è visto che Erode affermo circa Gesù: questi è Giovanni Battista, è lui risuscitato dai morti , ma prima non abbiamo appreso da nessuna parte in che modo fosse stato eliminato il Battista, Matteo ha riferito anche questo, e Marco lo ha riferito con racconto simile al suo; invece Luca ha passato sotto silenzio la maggior parte del loro racconto.
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21. LGB
Il testo di Matteo dice cosi: Erode infatti arresto
Giovanni e lo fece incatenare in prigione .
Il mio punto di vista in proposito è che, come la Legge e i Profeti hanno profetato fino a Giovanni (10), e dopo di lui è giunta a termine la grazia profetica proveniente dai Giudei, cosi il potere di coloro che avevano regnato sul popolo fino ad eliminare quelli ritenuti meritevoli di morte, è durato fino a Giovanni, e una volta eliminato ingiustamente l'ultimo dei profeti da parte di Erode, è stato tolto ai Giudei il potere di mettere a morte. Se infatti Erode non ne fosse stato privato, non sarebbe stato Pilato a condannare a morte Gesù , ma sarebbe bastato lui a condannarlo, dopo la decisione in merito presa dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo (11). Fu allora, credo, che si compi la parola detta da Giacobbe a Giuda: Non mancherà un principe da Giuda né una guida da Israele fino a quando verrà colui al quale il potere appartiene, e sarà lui l'attesa delle genti (12).
(37) Cf. Mt 14, 13. Cf. Introduzione, nota 80. "Anche la nostra ipostasi principale (la nostra sostanza migliore) consiste in cio che è a immagine del Creatore; invece quella che ci viene dalla colpa consiste nel corpo plasmato con la polvere della terra" (Cm Gv XX, XXII, 639; cf. rinvio a nota 56 Corsini, 172; Crouzel, Origene , 133s.).
31 Cf. Mc 4, 11.
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Forse questo potere fu tolto ai Giudei quando la divina provvidenza elargi un pascolo al suo popolo nell'insegnamento di Cristo, affinché, anche se i Giudei vi si opponevano, questo potere non giungesse pero fino all'uccisione dei credenti, col pretesto che fosse secondo la Legge (13).
Erode poi fece arrestare Giovanni e lo fece incatenare e gettare in prigione (14), compiendo un'azione simbolica - per quanto era in lui e nella cattiveria del popolo - la quale stava ad indicare il legare e incatenare la parola profetica, e impedirle di rimanere, come prima, aralda della verità nella libertà.
Cio Erode l'ha fatto a causa di Erodiade moglie di Filippo suo fratello; Giovanni infatti aveva detto: Non ti è lecito tenerla .
Questo Filippo era tetrarca della regione dell'Iturea e della Traconitide (15). Taluni dunque pensano che essendo morto Filippo che aveva lasciato una figlia, Erode
(38) Cf. 2 Cor 4, 4, Col 1, 15; Rm 8, 29; Fil 2, 6-11; Eb 1, 3.
"L'uomo è stato fatto a somiglianza dell'immagine di lui, e per questo il nostro Salvatore, che è l'immagine di Dio, mosso da misericordia per l'uomo, che era stato fatto a somiglianza di lui, vedendo che, deposta la sua immagine, aveva rivestito l'immagine del maligno, ...assunta l'immagine dell'uomo, venne a lui" (Om Gn I, 13, 54s.). Da qui il cammino dell'uomo-"immagine" verso la "somiglianza". Cf. Introduzione, nota 79; Crouzel, Origene , 140.
(39) Cf. Mt 14, 14; (Lv 14,3). Cf. Cm Mt X, 1 e nota (2).
(40) Cf. Sal 88 (89), 16. Riversando la luce della sua visita . Cosi parla la Chiesa dalle genti: "Questa nerezza... è stata provocata dalla trascuratezza del sole... Io sono il popolo dei pagani, che in un primo tempo non rivolsi lo sguardo al sole di giustizia e non stetti ritto davanti al Signore: percio neppure lui rivolse a me il suo sguardo ma mi trascuro; non si fermo accanto a me ma passo oltre. Che la cosa sia
Commento a Matteo, Libro XI, 1-2 175
avesse sposato Erodiade, moglie di suo fratello, dato che la Legge permetteva l'unione quando non c'erano figli maschi . Ma noi non avendo trovato alcuna chiara prova che Filippo fosse morto, concludiamo che il delitto di Erode fu ancora più grave, perché si era preso la moglie del fratello ancora in vita.
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22. L
Ecco perché, dotato di franchezza profetica e senza farsi atterrire dalla dignità regale di Erode, Giovanni non lascio passare sotto silenzio un tale peccato per paura di morire, e pienamente ispirato da Dio, diceva ad Erode: Non ti è lecito tenerla. Non è infatti lecito tenere la moglie di tuo fratello (16).
Ed Erode lo fece arrestare, lo fece legare e gettare in
(41) Mt 14, 14; cf. Mt 9, 36; Mc 6, 34; 8, 2; Gv 11, 33.35.38. Si ricorderà un parallelo "sconvolgente": "Nemmeno il Padre è impassibile. Se lo preghiamo, prova pietà e misericordia, soffre di amore e s'immedesima nei sentimenti che non potrebbe avere, data la grandezza della sua natura, e per causa nostra sopporta i dolori degli uomini" (Om Ez VI, 6, 119); Origene ha enunciato altrove "il dogma dell'impassibilità divina... Ma il caso della misericordia gli sembra diverso" (H. de Lubac, Storia, 264ss.; cf. H. Crouzel, Le Dieu d'Origène et le Dieu de Plotin, in Origeniana quinta, 413; L. Perrone, "La passione della carità" . Il mistero della misericordia divina secondo Origene, in PSV 29, 234s.; G. Dossetti, Introduzione a L. Gherardi, Le querce di Monte Sole, Bologna 1988, XXIX: "Tutta la terra, la sua storia di passione e le sue sofferenze sono avvolte dalle braccia del Crocifisso e quindi in Dio"; F. Varone, Se pensi che Dio ami la sofferenza, Bologna
1995, 23ss.136ss.224ss.).
(42) Cf. Mt 14, 14. Malattie venute dal male: ""Se osserverete i
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prigione , non osando proprio uccidere ed eliminare la parola profetica ; invece la moglie del re di Traconitide, che era figura di un'opinione perfida e di un perverso insegnamento, partori una figlia di nome simile al suo (17); le sue movenze in apparenza armoniose piacquero a Erode che amava le realtà della generazione, e causarono il fatto che il popolo, ormai, non abbia più un capo profetico. Fino a questo punto, penso che i movimenti del popolo dei Giudei, in apparenza conformi alla Legge, altro non sono che le movenze di Erodiade figlia. Ma la danza di Erodiade era l'opposto di una danza sacra, e quelli che
...abbandonarsi alle mollezze, è mal di Egitto" (Om Es VII, 2, 132).
(43) Cf. Mt 14, 14; 9, 12-13. "Cosi dice (Gesù) nei Vangeli: "Non hanno bisogno del medico i sani ma gli ammalati"... (Vieni) a Gesù, il medico celeste, entra in questo luogo di cura che è la sua Chiesa, vedi che ivi giace una moltitudine di malati. Viene la donna, divenuta
"immonda"... viene il "lebbroso" segregato... Chiedono al medico il rimedio, come essere sanati, come essere mondati" (Om Lv VIII, 1,
175s.). Si ricorderà Ignazio: "Uno solo è il medico, carnale e spirituale, generato e ingenerato, Dio venuto nella carne, nella morte vita vera... Gesù Cristo" (Eph VII, 2; Polyc II, 1-2, cit., 64.146ss.; cf. Introduzione, nota 80).
(44) "Anche Lazzaro era infermo, ma quel medico sapeva che la sua infermità non era per la morte; per questo dice: "Questa infermità non è per la morte". E pertanto, anche se ci rendiamo conto di essere infermi, facciamo attenzione a non ammalarci per la morte, essendo la nostra infermità diventata da curabile incurabile" (Cm Gv XIX, XIII,
583). Origene esamina lo stato concreto del peccato dei singoli, "con tutti i vari gradi di colpevolezza e la complessità degli atteggiamenti psicologici... Non tutti i peccati son gravi allo stesso modo" (K. Rahner, La dottrina di Origene sulla penitenza, in La penitenza della Chiesa, Roma 1964, 691s.).
(45) 1 Cor 11, 30. Guardiamo all'interno della Chiesa: "Santi sono
Commento a Matteo, Libro XI, 2 177
non la danzano saranno biasimati e si sentiranno dire: Abbiamo suonato il flauto per voi, e non avete danzato (18).
Loro danzano per il compleanno, mentre regna su di loro una dottrina empia, per far piacere i loro movimenti a tale dottrina.
Percio uno dei nostri predecessori, considerando il compleanno del Faraone riferito nel libro della Genesi (19), ha spiegato che a celebrare il compleanno è il malvagio, colui che si diletta nelle cose della generazione. Abbiamo preso da lui questo spunto e scoperto che in nessun testo della Scrittura c'è un giusto che festeggi il compleanno. In realtà Erode è ingiusto più di quel Faraone: questi nel giorno del suo compleanno fa eliminare il capo dei panettieri (20); Erode fa eliminare Giovanni, del quale non è sorto uno più grande tra i nati di donna , e del quale il Salvatore dice: Ma che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si, vi dico, anche più di un profeta .
(46) Mt 22, 37; cf. Dt 6, 5. "Dio vuole che noi non siamo semplicemente tormentati, ma che riflettiamo su tutte queste cose secondo la sapienza di Dio conformemente a quanto sta scritto: "Dio è colui che prova i cuori e le reni"" (Om Ez V, 1, 101); "(Nessuno) perda la speranza nei confronti della conversione né ignori la moltitudine dei propri mali dai quali è liberato per la grazia di Cristo" (Cm Rm VI, IX, cit., I, 344).
32 Gd 8.
(47) Cf. Mt 24, 42; 25, 13; 26, 38.41; Mc 13, 35.37; 14, 34.38. Gli
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Comunque si deve ringraziare Dio, perché, sebbene la grazia profetica sia stata tolta al popolo, una grazia più grande di ogni grazia profetica è stata riversata nelle nazioni (21) per mezzo del nostro Salvatore Gesù, divenuto libero tra i morti (22). Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio .
Inoltre prende in considerazione il popolo, presso il quale si esaminano i cibi puri e impuri, e si disprezza poi la profezia, offerta su di un piatto a mo' di pietanza. Il capo della profezia i Giudei non ce l'hanno più, avendo rinnegato Cristo Gesù, il punto capitale (23) di ogni profezia.
Il profeta viene decapitato a motivo di un
addormentati, che muoiono, scambiano per realtà una vita "pagana", contro lo Spirito, che è solo morte: "Anche adesso... esistono Lazzari, che dopo esser stati amici di Gesù si ammalano e muoiono e se ne stanno, morti tra i morti... Se, dunque, Gesù si reca al sepolcro di costui e, stando di fuori, prega per lui... e viene esaudito, allora chiama a gran voce fuori dalla vita pagana, da quel sepolcro e da quella grotta che essa è, colui che gli era cosi amico... Egli ha ancora i piedi e le mani legati dalle bende... Gesù comanda:... Scioglietelo!... Ed egli allora si mette a camminare" (Cm Gv XVIII, VII, 698ss.; cf. Rahner, La dottrina, cit., 714.731s.; Bastit-Kalinowska, Origène exégète, cit., 267s.).
(48) Cf. Mt 25, 5. "Inerzia e neghittosità nel conservare il bene e avversione e trascuratezza delle cose migliori hanno dato inizio all'allontanamento dal bene... Giorno e notte bisogna custodire con ogni cura il nostro cuore" (Princ II, 9, 2; III, 3, 6, 318.435, con relative note di Simonetti).
(49) Is 29, 8. Questa che Origene definirà subito dopo come
"digressione", esprime in verità la coscienza origeniana del peccato che è essenzialmente una idolatria che si arresta alle creature, conferendo loro un falso assoluto e una falsa eternità, mentre "le creature mostrano il Creatore e ne denunciano il desiderio" (Crouzel, Origene , 155).
33 Mt 14, 14.
(50) Cf. 1 Cor 11, 30. La citazione riporta il discorso alla lettura
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giuramento , che sarebbe stato meglio violare che mantenere. Non erano infatti da mettere alla stessa stregua la colpa di prestare giuramenti alla leggera e violarli a motivo di tale leggerezza, e il delitto di eliminare un profeta, per tener fede al giuramento.
La decapitazione avviene non solo per questo motivo, ma anche a causa dei convitati , i quali preferivano l'uccisione del profeta anziché la sua vita. Insieme alla dottrina perfida che regna sui Giudei stanno seduti a banchettare coloro che fanno festa per la sua nascita. E un giorno potresti intelligentemente utilizzare questo testo contro coloro che giurano a cuor leggero e vogliono poi tener fede ai giuramenti accolti per empietà, dicendo loro
ecclesiale e alla necessità di vivere nella verità la vita cristiana: "(Ci) sono persone tali, la cui fede si limita soltanto a venire in Chiesa, inchinare il capo ai sacerdoti, esibire i loro servizi, onorare i servi di Dio, a dare anche un contributo al decoro dell'altare e della Chiesa, senza pero impegnarsi a coltivare i loro costumi, correggere le loro azioni, spogliarsi dei vizi, praticare la castità, mitigare l'ira, reprimere la cupidigia, mettere a freno l'avidità, e senza togliere dalla loro bocca i discorsi cattivi, i discorsi stolti, le volgarità e le calunnie velenose..."
(Om Gs X, 3, 172; cf. Monaci Castagno, Origene , 89ss.130ss.).
(51) Mt 14, 15. Il tema eucaristico, accennato in Cm Mt X, 15, sfocia poi nel discorso ampio degli inizi di Cm Mt XI e XI, 14. Notiamo nel passo attuale il linguaggio biblico-ecclesiale-eucaristico per indicare la presenza benedicente del Logos. L'annuncio è già "pane di benedizione": "Vero pane del cielo è quegli che nutre l'uomo vero, creato a immagine di Dio, e che eleva chi di esso si ciba alla rassomiglianza del Creatore. Che cosa per l'anima è più nutriente del Verbo di Dio? Che cosa è più prezioso della sapienza di Dio per lo spirito che la puo ricevere in se stessa o che cosa è più rispondente alla natura razionale che la verità?" (Pregh XXVII, 2, 121; cf. Lies, Eucharistische, cit., 165).
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che non ogni giuramento va mantenuto, come nel caso di Erode. Inoltre, devi prestare attenzione al fatto che Erode non fa uccidere Giovanni alla luce del sole, bensi di nascosto e in prigione ; in realtà l'attuale popolo dei Giudei non rinnega apertamente le profezie, ma le rinnega come puo e di nascosto, e viene smascherato nella sua incredulità a loro riguardo. Come infatti avrebbero creduto a Gesù se avessero creduto a Mosè (24), allo stesso modo, se avessero creduto ai profeti, avrebbero creduto anche a Colui che quelli avevano profetizzato. Ma non credendo a lui, non credono neanche ai profeti, e imprigionando la parola profetica , la mutilano; hanno questa parola morta, mutilata, senza alcuna parte sana (25), perché non la comprendono (26). Noi invece Gesù lo abbiamo tutto intero, essendosi compiuta la profezia che dice di lui: Non gli sarà spezzato alcun osso (27).
"sangue"" (Om Ger IX, 13, 247; cf. Marsili, in "Anàmnesis" 3/2, cit.,
38).
(53) Cf. Mt 14, 14. Con altra immagine: "(Il sacrificio unico e perfetto) è il "Cristo immolato". Se uno "tocca" la carne di questo sacrificio, subito "viene santificato" se è impuro, viene sanato se ha un
"male". Cosi, per esempio, la donna... "che pativa flusso di sangue"...
"tocco la frangia del vestito", di cui era ricoperta la carne santa, e per questo contatto di fede, fece uscire dalla carne una "potenza" che la santifico dall'impurità e la "sano" dal male" (Om Lv IV, 8, 92s.).
(54) Cf. 1 Cor 10, 17. Si noterà che Origene parla di "incapacità", non di "indegnità": si tratta di accedere a una comprensione dei misteri
Commento a Matteo, Libro XI, 3 181
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23. IL
I discepoli di Giovanni vennero a seppellire il suo corpo, e andarono a portare la notizia a Gesù. Ed egli parti per un luogo deserto, le nazioni, e dopo l'eliminazione dei profeti, folle lo seguivano dalle città di ogni luogo. Vedendo che la folla era molta, senti compassione e guari i loro malati e, dopo cio, nutre con pani benedetti e moltiplicati dai pochi che erano quanti lo avevano seguito (28).
Udito cio Gesù parti di là su di una barca verso un luogo deserto, in disparte (29).
Il testo ci insegna a fuggire, con quanta forza possiamo, da quelli che ci inseguono e dall'attesa (30) di complotti orditi contro di noi a causa della Parola. Cosi,
14 Cf. 2 Cor 11, 2.
spirituale e sacramentale insieme. "Per Origene fare un passo avanti vuol dire essere sollevato, tirato avanti... Si ritrovano unite in lui, in modo del tutto ingenuo e naturale, la coscienza del progresso spirituale con la conoscenza piena di contrizione del suo stato di peccatore: tutto cio che egli è, lo è per grazia di Cristo" (von Balthasar, Origene, Spirito, cit., 93s.; cf. Girod, Introduzione, cit., 34ss.).
(55) 1 Cor 11, 28. "Diciamo di cuore: "Misero me!". Ognuno si ricordi le cause delle proprie miserie, e le colpe, e diciamo, levandoci per la preghiera, certo ben memori (di esse) per la confessione, ma dimentichi come ormai non commettendole più, diciamo dunque:
"Misero me, poiché sono compunto!"" (Om Is IV, 3, 103).
(56) Cf. 1 Cor 11, 26-27. "Nessuno dunque puo ascoltare la parola di Dio se prima non si è santificato, cioè se non è "santo nel corpo e nello spirito", e non ha lavato le sue vesti. Infatti sta per entrare poco dopo alla cena nuziale, sta per mangiare le carni dell'Agnello, sta per bere al calice della salvezza. Nessuno entri a questa cena con vesti sordide" (Om Es XI, 7, 207s.). In testi come questi emerge la relazione tra la presenza del Cristo nel kerygma e nell'eucaristia (cf. Lies, Eucharistische, cit., 176-179).
(57) Cf. 1 Cor 11, 30. In forma emblematica, la conclusione del
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infatti, si agirebbe nel modo più ragionevole, mentre sarebbe insieme leggero e temerario voler esporsi ai pericoli quando è possibile restarne fuori. Chi del resto esiterebbe ad evitare tali pericoli, dal momento che Gesù non solo si ritiro per i fatti accaduti a Giovanni, ma ci ha anche insegnato e detto: se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra (31)? Se dunque sopraggiunge una prova non per causa nostra, è necessario sostenerla con molto valore e coraggio; se è possibile pero evitarla, sarebbe temerario non farlo.
Ma poiché dopo questa spiegazione, occorre esaminare il testo anche in senso anagogico, si deve dire che una volta che la profezia presso i Giudei è stata osteggiata e soppressa, per il fatto che essi onorano le
15 Mc 6, 39-40. 16 Lc 9, 14. 17 Cf. Lv 25, 8-12; 27, 24.
paragrafo comprende la sostanza della dottrina origeniana sulla
"partecipazione" al Logos, espressa altrove riguardo a "coloro che si adornano del Logos in se stesso; (coloro che) conoscono Cristo soltanto secondo la carne; (coloro che) si sono applicati a logoi che contengono qualche aspetto del Logos; (coloro che) si sono staccati non soltanto dalla Bellezza in sé ma perfino dalle tracce impresse in coloro che vi partecipano" (Cm Gv II, III, 208ss. e nota 12 di Corsini, ).
1 Mt 14, 15. 2 1 Gv 2, 18. 3 Mt 14, 15.
(1) Cf. Mt 14, 15. "Origene... tiene conto del tempo. Cio che lo fa rompere con la lettera della legge giudaica non è un'illusione storica o un pregiudizio di spiritualismo astratto" (H. de Lubac, Storia ,
143; cf. Introduzione, nota 31).
(2) Cf. Lc 16, 16. Cf. Introduzione, nota 31 e Cm Mt X, 9-10, con le note relative.
(3) Mt 14, 15. Il discorso che Origene mette in bocca ai discepoli e al Cristo esplicita il Vangelo come massima concentrazione cristologica: "Mi rifugio nel Vangelo come nella carne di Gesù"
(Ignazio, Philad. V, 1, cit., 124s.); anche in questo senso si puo dire che l'esegesi di Origene "procura la sorpresa della scoperta, inventa
Commento a Matteo, Libro XI, 3 183
realtà della generazione e accolgono con plauso movenze vane, prive di ritmo e melodia, a giudizio della verità, ma ben armoniche e piacevoli per loro, al parere del capo dei malvagi e dei suoi convitati, Gesù si ritira da quel luogo dove la profezia è stata osteggiata e condannata (32). Si ritira in un luogo deserto, "vuoto" di Dio (33), presso le nazioni, affinché, una volta tolto a quelli il regno e dato a una nazione che ne produca frutti , il Logos di Dio si rechi in mezzo alle nazioni e grazie a lui i figli della donna abbandonata, non istruita né nella Legge né nei Profeti, diventino più numerosi dei figli di colei che ha un marito (34), che è la Legge.
(4) Hanno bisogno di me: il Cristo - vero cibo della creatura razionale - trasmette la vita che riceve dal Padre. "Qual è questo cibo?... Forse, come mio cibo è il Verbo di Dio, che dice: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo" e: "Do la vita al mondo", cosi nutrimento della "sapienza" è il Padre stesso; per questo motivo: "Mio cibo è fare
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Percio, quando nel passato il Logos si trovava presso i Giudei, la sua presenza tra loro non era come presso le nazioni; ecco perché il testo dice che in una barca, vale a dire nel corpo, se ne ando in un luogo deserto in disparte (35), udito che ebbe dell'uccisione del profeta. Giunto nel deserto, si teneva in disparte perché la sua parola era isolata e il suo insegnamento era in contrasto con le consuetudini e le concezioni delle nazioni. E le folle, che sono tra le nazioni, sentendo dire che c'era stato l'avvento del Logos nel loro deserto e se ne teneva in disparte, come abbiamo spiegato in precedenza, si misero a seguirlo dalle loro proprie città, avendo ciascuno abbandonato i costumi superstiziosi della patria, ed essendosi avvicinati alla Legge di Cristo (36). Ma a piedi, non in barca, lo seguirono (37), nel senso che non col corpo, ma con la sola anima e in libera scelta convinta dal Logos, seguivano l'immagine di Dio (38).
E Gesù che esce verso costoro (39), non essendo loro capaci di andare verso di lui, perché una volta che è con quelli che sono fuori, li porti dentro . Grande pero è la folla che sta fuori: il Logos di Dio usci verso di essa, vi effuse la luce della sua visita (40), la vide e, nel vederli più meritevoli di pietà, per il fatto di trovarsi in mezzo a persone cosi, nel suo amore per gli uomini soffri, lui incapace di patire, nel sentire compassione (41) e non solo senti viscerale commozione, ma guari anche i loro malati affetti da malattie diverse e varie, venute dal male (42).
92s.; cf. H. Crouzel, Le Christ sauveur selon Origène , in "Studia missionalia" 30 [1981], 85s.; Id., Origene, 181).
Commento a Matteo, Libro XI, 4 185
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24. I
Se vuoi vedere quali sono le malattie dell'anima, considerami gli avari, gli ambiziosi, i pederasti, e chiunque sia amante di donne. Anche costoro infatti vide Gesù tra le folle, ne ebbe compassione e li guari (43). Ma è da pensare che non ogni peccato sia una malattia, ma solo il peccato che ha permeato tutta l'anima. Cosi infatti possiamo vedere gli avari tutti protesi verso il denaro, la sua difesa, la sua raccolta, e gli ambiziosi tutti tesi verso le piccole glorie, con la bocca aperta, per avere la lode che viene da molta gente e da quelli più volgari.
Ti farai la stessa idea delle altre malattie che abbiamo menzionate, e di qualunque altra malattia del genere (44). Poiché, dunque, nello spiegare il testo guari i loro malati abbiamo detto che non ogni peccato è malattia, è il
1 Mt 12, 15. 2 Cf. Mt 12, 46-49.
4 Mt 14, 17.
(5) Cf. Mt 14, 16. Il discepolo puo - dalla sua povertà - donare Cristo: "Il suo oro è la sapienza, l'argento è la parola della scienza, Cristo è i suoi vestiti, la mensa della sapienza è il suo banchetto e le sue delizie, e il cibo è quello che abbonda nelle parole di Dio; egli beve il vino (della) Sapienza e (mangia) il Verbo fatto carne. Queste sono le ricchezze spirituali alle quali i gentili ancora posti nella carne si affrettano a comunicare" (Cm Rm X, XIV, cit., II, 186).
(6) Mt 14, 15. I discepoli, esposti "più da vicino allo splendore della luce (di Cristo), con tanto più grande magnificenza e chiarezza
(sono irraggiati) dalla sua luce, (siedono) ai suoi piedi sempre e incessantemente, (ottenendo) molto di più della sua luce"; percio "ogni santo diffonde in noi la sua luce, secondo la sua grandezza" (Om Gn I,
7, 45.44; cf. Orbe, Parabolas evangélicas , cit., II, 40s.).
(7) Mt 14, 16. Gesù non privatizza la sua divina capacità di dono; ribadisce che lo si incontra nella Chiesa: "Impara dove lo trovano coloro che lo cercano... Cerca dunque anche tu Gesù "nel tempio" di Dio,
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caso di farci illuminare dalla Scrittura sulla loro differenza. L'Apostolo si rivolge appunto ai Corinzi che hanno vari peccati, e scrive: E per questo che tra voi ci sono molti infermi e ammalati, e un buon numero sono morti (45). Nota in questo testo la congiunzione "e", la quale collega e stabilisce un nesso tra i vari peccati, per cui alcuni sono infermi, altri ammalati, più che infermi, e altri - a differenza di questi due casi - sono morti. Quelli che per debolezza dell'anima sono inclini verso qualche peccato, ma non del tutto rèi di un genere di peccato, come i malati, sono soltanto deboli. Coloro, invece, che con tutta l'anima, con tutto il cuore e tutta l'intelligenza (46) invece di amare Dio,
cercalo in Chiesa, cercalo presso i maestri che stanno nel tempio e non ne escono; se cosi lo avrai cercato, lo troverai" (Om Lc XVIII, 3, 139).
5 Cf. Lc 24, 42.
(8) Cf. 1 Cor 13, 12. Intendevano enigmaticamente : "Ogni anima che viene introdotta in quella pietà verso Dio (che si ottiene) in Cristo passando attraverso le Scritture, prende le mosse da quelle che si chiamano le realtà sensibili e corporee e ha (quindi) cinque mariti, ciascuno dei cinque sensi" (Cm Gv XIII, IX, 468; cf. Om Gs XI, 4, 180; Crouzel, Origene , 154ss.186s.; l'esegeta deve trasferire quel che è detto "al di fuori" rapportandolo "al di dentro", Harl, Introduction a Philocalie , 133).
(9) Cf. Gv 1, 1. In C Cel VI, 65 ritorna la distinzione stoica fra parola (logos) pronunciata e parola (logos) interiore: "Se si tratta del Logos... che è in noi, concepito oppure espresso, ...affermiamo che Dio è inaccessibile al Logos. Ma se invece consideriamo le parole: "In principio era il Logos...", noi riconosciamo che Dio è accessibile a questo Logos, e viene compreso, non da lui solo, ma anche da ogni uomo, a cui "egli rivela il Padre"" (cit., 559; cf. Dorival, L'apport d'Origène, cit., 196-199).
(10) Cf. Lc 24, 42-43. La graduale risposta dei discepoli alle rivelazioni del Verbo esprime anche il rapporto interiore fra le funzioni del Logos; cf. Clemente Alessandrino, in cui già il linguaggio stoico si formula secondo la economia del Cristo: "Il Verbo quando invitava alla
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amano il denaro, o piccole glorie, o donne o ragazzi, questi soffrono un male più grave dell'infermità, sono malati.
"Dormono" (nella morte) quelli che, anziché fare attenzione e vigilare (47) nell'anima, non lo fanno per loro grande negligenza, lasciano assopire la loro scelta e sonnecchiano nei loro pensieri (48): questi, presi come da vano sonno, contaminano la carne, disprezzano la Sovranità e insultano gli esseri gloriosi . Siccome dormono, restano tra fantasie vane, simili a sogni rispetto alla realtà, e non accettando cio che è piena e vera realtà, si lasciano trarre in inganno da cio che consiste solo in vuote immaginazioni. A loro riguardo nel profeta Isaia è detto: Come l'assetato sogna di bere e si sveglia che ha ancora sete, la sua anima ha sperato invano, cosi sarà la ricchezza di tutte le nazioni di quelli che hanno mosso guerra a Gerusalemme (49). Dunque, anche se abbiamo dato l'impressione di aver fatto una digressione nello spiegare la differenza tra infermi e ammalati e "dormienti" (morti), basando quanto esposto sull'affermazione dell'Apostolo
salvezza si chiamo Protrettico... Ora (consiglia e) promette la guarigione... Si chiami (percio) Pedagogo... Il Logos è anche Maestro"
(Il Pedagogo , I, 1, cit., 194s.).
(11) Cf. 1 Cor 13, 9. In enigma, in parte : la Scrittura è un mistero che bisogna rinunciare a penetrare completamente prima della
"pienezza dei tempi", senza peraltro abbandonare mai questa ricerca
(cf. Girod, Introduzione, cit., 56s.); e tale è la dinamica dell'attesa per tutta la realtà redenta (cf. Crouzel, Origene , 116.266.297).
6 Mt 14, 17. 7 Mc 6, 38. 8 Lc 9, 13.
(12) Il senso cui qui si allude, più grande ed elevato, non è forse il passaggio dalla Scrittura all'Eucaristia? C'è una guida ermeneutica e sacramentale insieme che trascorre dalla Parola all'Eucaristia e dall'Eucaristia alla Parola: ricevuto da Gesù il pane, "raccogliamo" anche la capacità di interpretare il pane in senso più grande. La Scrittura va colta nel segreto del suo mistero: "Stiamo attenti, leggendo la Legge e i profeti, di non soccombere sotto la profezia che dice: "Se
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nella Lettera ai Corinzi (50), tale digressione l'abbiamo fatta nell'intento di mostrare quale senso fosse inteso dall'espressione: e guari i loro malati .
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25. I
Dopo cio, la Parola dice che, venuta la sera, si accostarono a lui i suoi discepoli e dissero: Questo luogo è deserto e l'ora è già avanzata. Congeda dunque le folle, perché vadano nei villaggi per comprarsi del cibo (51).
Osserva, per prima cosa (52), che stando per dare i pani della benedizione (53) ai discepoli perché li porgessero alle folle, guari i malati (54) affinché, riacquistata la salute, partecipassero ai pani della benedizione. Effettivamente, quelli che sono ancora malati, non sono in grado di ricevere i pani di
133ss.).
(13) Gv 6, 9. L'esegesi origeniana è molto spesso sinottica (cf. Girod, Introduzione, cit., 98ss.). Sui pani d'orzo: "E scritto nei Vangeli che (il nostro Signore) ha dato da mangiare alle folle una seconda volta; ma quelli cui dà da mangiare la prima volta, cioè i principianti, li nutre con "pani d'orzo"; in seguito, quando sono già progrediti nella parola e nella dottrina, offre loro pani di frumento" (Om Gn XII, 5, 193).
(14) Cf. Mt 14, 19. Per la rilevanza di tutto il passo, cf. Introduzione, nota 49.
(15) Cf. Mt 14, 20. "Fino a che i pani sono interi, nessuno è saziato, nessuno è ristorato, e neppure i pani stessi sembra che crescano. E ora considera quanto pochi pani spezziamo: prendiamo poche parole dalle divine Scritture, e quante migliaia di uomini sono saziate. Ma se questi pani non fossero stati spezzati, se non fossero stati ridotti a pezzetti dai discepoli, cioè se la lettera non fosse stata minutamente investigata e spezzettata, il suo senso non avrebbe potuto
Commento a Matteo, Libro XI, 4-5 189
benedizione (55). Se invece uno, pur dovendo dare ascolto all'esortazione: ciascuno esamini se stesso, e cosi preparato mangi di questo pane (56) con quello che segue, non ottempera a queste indicazioni, e in qualunque stato si trovi partecipa al pane del Signore e al suo calice (57), diventa infermo o malato, oppure muore, fulminato per cosi dire dalla potenza del pane.
10 Cf. 1 Cor 10, 16. 11 Mt 14, 19. 12 Mt 14, 13. 13 Cf. Mt 14, 15. 14 Mt 14, 22.
pervenire a tutti" (Om Gn XII, 5, 194; analogo significato, nella diversità del testo, in Om Lv I, 4, 40).
(16) Sal 80 (81), 7 LXX. Cf. Il Salterio della tradizione (L. Mortari), Torino 1983, 215 e I Padri commentano il Salterio della tradizione (J.C. Nesmy - P. Pinelli - L. Volpi), Torino 1983, 422 sul "legame misterioso tra i cesti della schiavitù d'Egitto e quelli che il Signore riempi di pani".
(17) Cf. Mt 14, 20. "Voi che siete soliti partecipare ai divini misteri, sapete come, quando ricevete il Corpo del Signore, lo custodite con ogni precauzione e venerazione, affinché non ne cada la più piccola parte... Che se giustamente usate tanta precauzione per custodire il suo Corpo, perché pensate che sia delitto degno di minore espiazione l'avere trascurato il Verbo?" (Om Es XIII, 3, 226): questa reciprocità presenta il valore della Scrittura come sacramento del Verbo, "la voce stessa del Cristo mistico, "la voce del Diletto" che si rivolge, mediante la Chiesa, alle anime" (H.U. von Balthasar, Parole et mystère chez Origène, Paris 1957, 55).
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(18) Cf. Gv 6, 35.48.51. "Ne restano dodici ceste, non di frammenti e di briciole, ma di ricchezze ammucchiate... Queste ricchezze non sono che l'esplicazione dell'unità concreta infinita del Logos, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza: esse non sono che l'invito sempre più pressante ad elevarsi verso questa unità. Unità della Parola di cui è custode l'unica Chiesa"
(cf. il "ritratto" di Origene, tracciato da von Balthasar, ripreso in Bouyer- Dattrino, La spiritualità dei Padri 3/A, 220).
(19) Mt 14, 21. "Il numero cinque viene interpretato spesso, anzi quasi sempre, come i cinque sensi" (Om Lv III, 7, 73); cf. Cm Mt XI, 2, nota (8).
(20) Cf. 1 Cor 3, 1. "Quelle persone che il passo distingue col titolo di "donne", di "fanciulli" o di "proseliti", dobbiamo ritenere che siano quelli che "hanno" ancora "bisogno di latte"... che "si nutrono di legumi"... La divina Scrittura non riconosce infatti distinzione alcuna, secondo il sesso, tra uomini e donne. Perché presso Dio non c'è
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Origene su Matteo 1019