Catechesi 79-2005 50696

Mercoledì, 5 giugno 1996: Immacolata: redenta per preservazione

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1. La dottrina della perfetta santità di Maria fin dal primo istante del suo concepimento ha trovato qualche resistenza in Occidente, e ciò in considerazione delle affermazioni di san Paolo sul peccato originale e sulla universalità del peccato, riprese ed esposte con particolare vigore da sant’Agostino.

Il grande dottore della Chiesa si rendeva senz’altro conto che la condizione di Maria, madre di un Figlio completamente santo, esigeva una purezza totale ed una santità straordinaria. Per questo, nella controversia con Pelagio, ribadiva che la santità di Maria costituisce un dono eccezionale di grazia, ed affermava in proposito: "Facciamo eccezione per la Santa Vergine Maria, di cui, per l’onore del Signore, voglio che in nessun modo si parli quando si tratta di peccati: non sappiamo forse perché le è stata conferita una grazia più grande in vista di vincere completamente il peccato, lei che ha meritato di concepire e di partorire Colui che manifestamente non ebbe alcun peccato?" (De natura et gratia, 42).

Agostino ribadì la perfetta santità di Maria e l’assenza in lei di ogni peccato personale a motivo della eccelsa dignità di Madre del Signore. Egli tuttavia non riuscì a cogliere come l’affermazione di una totale assenza di peccato al momento della concezione potesse conciliarsi con la dottrina dell’universalità del peccato originale e della necessità della redenzione per tutti i discendenti di Adamo. A tale conseguenza giunse, in seguito, l’intelligenza sempre più penetrante della fede della Chiesa, chiarendo come Maria abbia beneficiato della grazia redentrice di Cristo fin dal suo concepimento.

2. Nel secolo IX venne introdotta anche in Occidente la festa della Concezione di Maria, prima nell’Italia meridionale, a Napoli, e poi in Inghilterra.

Verso il 1128 un monaco di Canterbury, Eadmero, scrivendo il primo trattato sull’Immacolata Concezione, lamentava che la relativa celebrazione liturgica, gradita soprattutto a coloro "nei quali si trovava una pura semplicità e una devozione più umile a Dio" (Tract. de conc. B.M.V., 1-2), era stata accantonata o soppressa. Desiderando promuovere la restaurazione della festa, il pio monaco respinge l’obiezione di sant’Agostino al privilegio dell’Immacolata Concezione, fondata sulla dottrina della trasmissione del peccato originale nella generazione umana. Egli ricorre opportunamente all’immagine della castagna "che è concepita, nutrita e formata sotto le spine, ma che tuttavia resta al riparo dalle loro punture" (Tract., 10). Anche sotto le spine di una generazione che per sé dovrebbe trasmettere il peccato originale, argomenta Eadmero, Maria è rimasta al riparo da ogni macchia, per esplicito volere di Dio che "l’ha potuto, manifestamente, e l’ha voluto. Se dunque l’ha voluto, lo ha fatto" (Ivi).

Nonostante Eadmero, i grandi teologi del XIII secolo fecero ancora proprie le difficoltà di sant’Agostino, così argomentando: la redenzione operata da Cristo non sarebbe universale se la condizione di peccato non fosse comune a tutti gli esseri umani. E Maria, se non avesse contratto la colpa originale, non avrebbe potuto essere riscattata. La redenzione consiste in effetti nel liberare chi si trova nello stato di peccato.

3. Duns Scoto, al seguito di alcuni teologi del XII secolo, offrì la chiave per superare queste obiezioni circa la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria. Egli sostenne che Cristo, il mediatore perfetto, ha esercitato proprio in Maria l’atto di mediazione più eccelso, preservandola dal peccato originale.

In tal modo egli introdusse nella teologia il concetto di redenzione preservatrice, secondo cui Maria è stata redenta in modo ancor più mirabile: non per via di liberazione dal peccato, ma per via di preservazione dal peccato.

L’intuizione del beato Duns Scoto, chiamato in seguito il "Dottore dell’Immacolata", ottenne, sin dall’inizio del XIV secolo, una buona accoglienza da parte dei teologi, soprattutto francescani. Dopo l’approvazione da parte di Sisto IV, nel 1477, della Messa della Concezione, tale dottrina fu sempre più accettata nelle scuole teologiche.

Tale provvidenziale sviluppo della liturgia e della dottrina preparò la definizione del privilegio mariano da parte del Supremo Magistero. Questa avvenne solo dopo molti secoli, sotto la spinta di una intuizione di fede fondamentale: la Madre di Cristo doveva essere perfettamente santa sin dall’origine della sua vita.

4. A nessuno sfugge come l’affermazione dell’eccezionale privilegio concesso a Maria pone in evidenza che l’azione redentrice di Cristo non solo libera, ma anche preserva dal peccato. Tale dimensione di preservazione, che è totale in Maria, è presente nell’intervento redentivo attraverso il quale Cristo, liberando dal peccato, dona all’uomo anche la grazia e la forza per vincerne l’influsso nella sua esistenza.

In tal modo il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria non offusca, ma anzi contribuisce mirabilmente a mettere meglio in luce gli effetti della grazia redentiva di Cristo nella natura umana.

A Maria, prima redenta da Cristo, che ha avuto il privilegio di non essere sottoposta neppure per un istante al potere del male e del peccato, guardano i cristiani, come al perfetto modello ed all’icona di quella santità (cf.
LG 65), che sono chiamati a raggiungere, con l’aiuto della grazia del Signore, nella loro vita.

Saluti:



Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di sacerdoti della diocesi di Brescia, che festeggiano il 25° anniversario di Ordinazione presbiterale. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza e mi associo volentieri alla vostra gioia per il ministero svolto in questi anni, mentre invoco su di voi una rinnovata effusione di favori e conforti celesti. Saluti il gruppo di Ministranti della diocesi di Termoli-Larino, accompagnati dal Vescovo, Monsignor Domenico D'Ambrosio e alcuni sacerdoti ordinati in questi ultimi anni, come pure i fedeli della Parrocchia di Santa Caterina da Siena a Coverciano, dell'Arcidiocesi di Firenze, che guidati dal loro Parroco, sono venuti a Roma per coronare le celebrazioni per il 25° anniversario dell'apertura al culto della loro Chiesa parrocchiale. Saluto poi gli organizzatori-dirigenti della Federazione Italiana di Atletica Leggera, ed una rappresentanza di atleti partecipanti alla manifestazione sportiva « Golden Gala 1996 »; come pure i membri dell'Associazione Nazionale Educatori Benemeriti, ed il Rettore Magnifico, il Senato Accademico ed un gruppo di studenti dell'Università degli Studi di Salerno, accompagnati dall'Arcivescovo della Città, Monsignor Gerardo Pierro. Il mio pensiero si dirige ora ai membri della Comunità di accoglienza Caritas di Reggio Calabria, della Casa di Accoglienza di Passirano della Diocesi di Brescia e dell'Associazione Nazionale Tutela Handicappati e Invalidi.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo infine un pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, ispirato alla prossima festa del « Corpus Domini ». A Roma celebriamo domani sera la Santa Messa alle ore 19 e ?oi la Processione Eucaristica dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Cari giovani, e particolarmente voi, cari bambini, che avete fatto quest'anno la Prima Comunione: accostatevi con frequenza e devozione a Gesù, Pane di vita, per averne il necessario sostegno nell'adempimento dei vostri doveri. Voi, cari malati, unite spiritualmente le vostre sofferenze al Corpo e Sangue del Signore, offerti quotidianamente per la salvezza del mondo. E per voi, cari Sposi novelli, l'Eucaristia, espressione massima dell'amore di Dio per l'uomo, sia il modello del vostro mutuo e fedele amore.




Mercoledì, 12 giugno 1996: Immacolata: la definizione dogmatica del privilegio

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1. La convinzione che Maria fu preservata da ogni macchia di peccato sin dal suo concepimento, sì da essere chiamata tutta santa, andò nei secoli imponendosi progressivamente nella liturgia e nella teologia. Tale sviluppo suscitò, all’inizio del XIX secolo, un movimento di petizioni in favore di una definizione dogmatica del privilegio della Immacolata Concezione.

Nell’intento di accogliere questa istanza, verso la metà di quel secolo, il Papa Pio IX, dopo aver consultato i teologi, interpellò tutti i vescovi sull’opportunità e sulla possibilità di tale definizione, convocando quasi un "concilio per iscritto". Il risultato fu significativo: l’immensa maggioranza dei 604 vescovi rispose positivamente al quesito.

Dopo una così vasta consultazione, che mette in risalto la preoccupazione del mio venerato Predecessore di esprimere, nella definizione del dogma, la fede della Chiesa, con altrettanta cura si pose mano alla redazione del documento.

La Commissione speciale di teologi, istituita da Pio IX ai fini dell’accertamento della dottrina rivelata, attribuì un ruolo essenziale alla prassi ecclesiale. E questo criterio influì sulla formulazione del dogma, che privilegiò le espressioni del vissuto ecclesiale, della fede e del culto del popolo cristiano, rispetto alle determinazioni scolastiche.

Finalmente, nel 1854, Pio IX, con la Bolla Ineffabilis, proclamò solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione: "... Noi dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina con cui si afferma che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è una dottrina rivelata da Dio, e dev’essere, per questa ragione, fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli" (
DS 2803).

2. La proclamazione del dogma dell’Immacolata esprime l’essenziale dato di fede. Il Papa Alessandro VII, nella Bolla Sollicitudo, del 1661, parlava di preservazione dell’anima di Maria "nella sua creazione e nell’infusione nel corpo" (DS 2017). La definizione di Pio IX, invece, prescinde da tutte le spiegazioni circa il modo di infusione dell’anima nel corpo ed attribuisce alla persona di Maria, nel primo istante del suo concepimento, l’essere preservata da ogni macchia di colpa originale.

L’immunità "da ogni macchia di colpa originale" comporta come positiva conseguenza l’immunità totale da ogni peccato, e la proclamazione della perfetta santità di Maria, dottrina alla quale la definizione dogmatica offre un fondamentale contributo. Infatti, la formulazione negativa del privilegio mariano, condizionata dalle precedenti controversie sviluppatesi in Occidente sulla colpa originale, deve sempre essere completata dalla enunciazione positiva della santità di Maria, più esplicitamente sottolineata nella tradizione orientale.

La definizione di Pio IX si riferisce solo all’immunità dal peccato originale e non comprende esplicitamente l’immunità dalla concupiscenza. Tuttavia la completa preservazione di Maria da ogni macchia di peccato, ha come conseguenza in lei l’immunità anche dalla concupiscenza, tendenza disordinata che, secondo il Concilio di Trento, viene dal peccato e inclina al peccato (DS 1515).

3. Concessa "per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente", tale preservazione dal peccato originale costituisce un favore divino assolutamente gratuito, che Maria ha ottenuto sin dal primo momento della sua esistenza.

La definizione dogmatica non dice che questo singolare privilegio è unico, lo lascia però intuire. L’affermazione di tale unicità si trova invece enunciata esplicitamente nell’Enciclica Fulgens Corona, del 1953, dove il Papa Pio XII parla di "privilegio molto singolare che non è mai stato accordato ad altra persona" (AAS 45 [1953] 580), escludendo così la possibilità, sostenuta da qualcuno, ma con poco fondamento, di attribuirlo anche a san Giuseppe.

La Vergine Madre ha ricevuto la singolare grazia dell’immacolato concepimento "in considerazione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano", cioè della sua universale azione redentrice.

Nel testo della definizione dogmatica non viene espressamente dichiarato che Maria è stata redenta, ma la stessa Bolla Ineffabilis afferma altrove che "è stata riscattata nel modo più sublime". Questa è la straordinaria verità: Cristo fu il redentore di sua Madre ed esercitò in lei la sua azione redentiva "nel modo perfettissimo" (Fulgens Corona: AAS 45 [1953] 581), sin dal primo momento dell’esistenza. Il Concilio Vaticano II ha proclamato che la Chiesa "ammira ed esalta in Maria il frutto più eccellente della Redenzione" (Sacrosanctum Concilium SC 103).

4. Tale dottrina solennemente proclamata, viene espressamente qualificata come "dottrina rivelata da Dio". Il Papa Pio IX aggiunge che essa dev’essere "fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli". Di conseguenza, colui che non la fa sua, o conserva un’opinione ad essa contraria "naufraga nella fede" e "si stacca dall’unità cattolica".

Nel proclamare la verità di tale dogma dell’Immacolata Concezione, il venerato mio Predecessore era consapevole di esercitare il suo potere d’insegnamento infallibile come Pastore universale della Chiesa, che qualche anno dopo sarebbe stato solennemente definito durante il Concilio Vaticano I. Egli metteva così in atto il suo magistero infallibile come servizio alla fede del popolo di Dio; ed è significativo che ciò sia avvenuto nel definire il privilegio di Maria.

Saluti:


Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di novelli sacerdoti della Diocesi di Brescia. Carissimi, mentre vi assicuro un ricordo nella preghiera perché possiate rispondere fedelmente alla chiamata del Signore, saluto con affetto ciascuno di voi insieme ai vostri familiari. Saluto, inoltre, i fedeli della Parrocchia di Santa Maria Assunta e San Giacomo di Vall'Alta che, accompagnati dal loro parroco, sono venuti a Roma per accendere la fiaccola votiva per le celebrazioni del V Centenario dell'apparizione di Santa Maria del Monte Altino; i Membri del Consiglio di Amministrazione e Delegazione di Soci della Banca di Credito Cooperativo di Piove di Sacco, come pure gli aderenti alla Confederazione Italiana Pediatri Extraospedalieri e la Delegazione della Federazione Insigniti « Al merito della Repubblica ». Penso poi con affetto ai bambini bielorussi, ospiti dell'Associazione « L'Arca di Servigliano. Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti vi hanno accolto in questi mesi.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio saluto cordiale va, ora, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. ?arissimi, la festa del Sacro Cuore di Gesù e la memoria del Cuore Immacolato di Maria, che la Chiesa si appresta a celebrare nei prossimi giorni, ci richiamano l'esigenza di corrispondere all'amore redentivo di Cristo e ci invitano ad affidarci con fiducia all'intercessione della Madre del Signore. Voi, cari giovani, continuate ad impegnarvi, con l'entusiasmo che vi è proprio, per la costruzione di una civiltà i cui fondamenti siano la verità e l'amore, la pace e la solidarietà. Voi, cari ammalati, unite le vostre sofferenze all'infinito amore del Cuore di Cristo per la salvezza dell'umanità. Voi, cari sposi novelli, sappiate progredire sempre più sulla via dell'amore e del rispetto reciproco. A tutti la mia Benedizione.





Mercoledì, 19 giugno 1996: Santa durante tutta la vita

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1. La definizione del dogma dell’Immacolata Concezione considera in modo diretto unicamente il primo momento dell’esistenza di Maria, a partire dal quale Ella è stata "preservata immune da ogni macchia di colpa originale". Il Magistero pontificio ha voluto così definire solo la verità che era stata oggetto di controversie nel corso dei secoli: la preservazione dal peccato originale, senza preoccuparsi di definire la santità permanente della Vergine Madre del Signore.

Tale verità appartiene già al sentire comune del popolo cristiano. Esso attesta infatti che Maria, esente dal peccato originale, è stata preservata anche da ogni peccato attuale e la santità iniziale le è stata concessa perché riempisse la sua intera esistenza.

2. La Chiesa ha costantemente riconosciuto Maria santa ed immune da ogni peccato o imperfezione morale. Il Concilio di Trento esprime tale convinzione affermando che nessuno "può evitare, nella sua vita intera, ogni peccato anche veniale, se non in virtù di un privilegio speciale, come la Chiesa ritiene nei riguardi della beata Vergine" (
DS 1573). La possibilità di peccare non risparmia neppure il cristiano trasformato e rinnovato dalla grazia. Questa infatti non preserva da ogni peccato per tutta la vita, a meno che, come afferma il Concilio tridentino, uno speciale privilegio assicuri tale immunità dal peccato. È quanto è avvenuto in Maria.

Il Concilio tridentino non ha voluto definire questo privilegio, ha però dichiarato che la Chiesa lo afferma con vigore: "Tenet", cioè lo ritiene fermamente. Si tratta di una scelta che, lungi dal relegare tale verità tra le pie credenze o le opinioni devozionali, ne conferma il carattere di solida dottrina, ben presente nella fede del Popolo di Dio. Del resto, tale convinzione si fonda sulla grazia attribuita a Maria dall’angelo, al momento dell’Annunciazione. Chiamandola "piena di grazia", kecharitoméne, l’angelo riconosce in lei la donna dotata di una perfezione permanente e di una pienezza di santità, senza ombra di colpa, né d’imperfezione d’ordine morale o spirituale.

3. Alcuni Padri della Chiesa dei primi secoli, non avendo ancora acquisito la convinzione della sua perfetta santità hanno attribuito a Maria delle imperfezioni o dei difetti morali. Anche qualche recente autore ha fatto propria tale posizione. Ma i testi evangelici citati per giustificare queste opinioni non permettono in nessun caso di fondare l’attribuzione di un peccato, o anche solo di una imperfezione morale, alla Madre del Redentore.

La risposta di Gesù a sua madre, all’età di 12 anni: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49), è stata, talvolta, interpretata come un velato rimprovero. Un’attenta lettura dell’episodio fa invece capire che Gesù non ha rimproverato sua madre e Giuseppe di cercarlo, dal momento che avevano la responsabilità di vegliare su di lui.

Incontrando Gesù dopo una sofferta ricerca, Maria si limita a chiedergli soltanto il "perché" del suo comportamento: "Figlio, perché ci hai fatto così?" (Lc 2,48). E Gesù risponde con un altro "perché", astenendosi da ogni rimprovero e riferendosi al mistero della propria filiazione divina.

Neppure le parole pronunciate a Cana: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Jn 2,4), possono essere interpretate come un rimprovero. Di fronte al probabile disagio che avrebbe provocato agli sposi la mancanza di vino, Maria si rivolge a Gesù con semplicità, affidandogli il problema. Gesù, pur cosciente di essere il Messia tenuto ad obbedire solo al volere del Padre, accede alla richiesta implicita della Madre. Soprattutto, risponde alla fede della Vergine e dà in tal modo inizio ai miracoli, manifestando la sua gloria.

4. Alcuni poi hanno interpretato in senso negativo la dichiarazione fatta da Gesù, quando, all’inizio della vita pubblica, Maria e i parenti chiedono di vederlo. Riferendoci la risposta di Gesù a chi gli diceva: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti", l’evangelista Luca ci offre la chiave di lettura del racconto, che va compreso a partire dalle disposizioni intime di Maria, ben diverse da quelle dei "fratelli" (cf. Jn 7,5). Gesù rispose: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21). Nel racconto dell’Annunciazione, infatti, Luca ha mostrato come Maria è stata il modello dell’ascolto della Parola di Dio e della generosa docilità. Interpretato secondo tale prospettiva, l’episodio propone un grande elogio di Maria, che ha compiuto perfettamente nella propria vita il disegno divino. Le parole di Gesù, mentre si oppongono al tentativo dei fratelli, esaltano la fedeltà di Maria alla volontà di Dio e la grandezza della sua maternità, da lei vissuta non solo fisicamente ma anche spiritualmente.

Nel tessere questa lode indiretta, Gesù usa un metodo particolare: evidenzia la nobiltà del comportamento di Maria, alla luce di affermazioni di portata più generale, e mostra meglio la solidarietà e la vicinanza della Vergine all’umanità nel difficile cammino della santità.

Infine, le parole: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28), pronunciate da Gesù per rispondere alla donna che dichiarava beata sua Madre, lungi dal mettere in dubbio la perfezione personale di Maria, mettono in risalto il suo adempimento fedele della Parola di Dio: così le ha intese la Chiesa, inserendo tale espressione nelle celebrazioni liturgiche in onore di Maria.

Il testo evangelico, infatti, suggerisce che con questa dichiarazione Gesù ha voluto rivelare proprio nell’intima unione con Dio, e nell’adesione perfetta alla Parola divina, il motivo più alto della beatitudine di sua Madre.

5. Lo speciale privilegio concesso da Dio alla "tutta santa", ci conduce ad ammirare le meraviglie operate dalla grazia nella sua vita. Ci ricorda inoltre che Maria è stata sempre e tutta del Signore, e che nessuna imperfezione ha incrinato la perfetta armonia tra Lei e Dio.

La sua vicenda terrena, pertanto, è caratterizzata dallo sviluppo costante e sublime della fede, della speranza e della carità. Per questo, Maria è per i credenti il segno luminoso della Misericordia divina e la guida sicura verso le alte vette della perfezione evangelica e della santità.

Saluti:

Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana; in particolare, al gruppo di sacerdoti della Diocesi di Como e di Bergamo, che festeggiano il 25° anniversario di Ordinazione presbiterale, come pure ai sacerdoti partecipanti al ritiro spirituale nazionale, organizzato dai Legionari di Cristo. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza e, mentre assicuro un particolare ricordo nella preghiera, auspico per ciascuno di voi una rinnovata effusione di favori celesti, perché siano rafforzati i vostri generosi propositi di fedeltà alla chiamata del Signore.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Saluto voi, cari giovani, e specialmente voi, ragazzi e ragazze provenienti da varie parrocchie italiane, che quest'anno avete ricevuto i sacramenti della Prima Comunione e della Confermazione. Carissimi, mentre vi saluto con affetto insieme ai vostri familiari e catechisti, vi esorto di cuore ad accostarvi con frequenza e devozione alla Mensa eucaristica per crescere nell'amicizia con Gesù e per saper offrire, con la forza che viene da questo Cibo divino, una generosa testimonianza cristiana in mezzo ai vostri coetanei. Saluto, poi, gli ammalati e gli sposi novelli, presenti a questa Udienza. A voi, cari ammalati, rivolgo l'invito a guardare a Cristo crocifisso e risorto per dare valore alla vostra sofferenza e contribuire così al ministero di salvezza che la Chiesa svolge nel mondo. Cari sposi novelli, affidate tutta la vostra vita al Signore, che ha santificato il vostro amore, e la sua gioia sarà sempre la vostra forza. Su tutti voi scenda, apportatrice di doni celesti, l'Apostolica Benedizione.




Mercoledì, 26 giugno 1996

I diritti dell’uomo, delle nazioni, della giustizia internazionale e della solidarietà capisaldi di una nuova stagione storica

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Oggi desidero rendere grazie a Dio per il mio recente, terzo viaggio apostolico in Germania. Dei due precedenti, il primo ebbe luogo nel 1980, in occasione del settimo centenario della morte di sant’Alberto Magno; il secondo, nel 1987, per la beatificazione di Edith Stein, a Colonia, e di P. Rupert Mayer, a Monaco di Baviera, entrambi vittime della violenza del regime nazionalsocialista. Sotto tale profilo, quest’ultimo viaggio si è posto in continuità con i precedenti: infatti, i due sacerdoti che ho proclamato beati domenica scorsa a Berlino, Bernhard Lichtenberg e Karl Leisner, hanno reso essi pure l’estrema testimonianza del martirio nel medesimo drammatico periodo storico.

Al ritorno da questa visita, esprimo il mio ringraziamento sia ai venerati Confratelli dell’episcopato tedesco, in modo speciale all’Arcivescovo di Paderborn, al Cardinale di Berlino ed al Presidente della Conferenza Episcopale, sia alle Autorità della Repubblica Federale di Germania: grazie di cuore per la squisita ospitalità. Sono grato inoltre a tutti coloro che, sul piano organizzativo, hanno contribuito affinché la visita si svolgesse nel migliore dei modi.

2. Paderborn e Berlino. Tra le molte città dalle quali il Papa aveva ricevuto un invito, sono state scelte queste due. E la scelta si è rivelata molto felice.

La prima meta è stata Paderborn. Questa antica sede vescovile, risalente al secolo Ottavo, conserva la memoria dello storico incontro tra Carlo Magno e papa Leone III, nell’anno 799, incontro nel quale il Pontefice e il Re dei Franchi strinsero un patto di cooperazione destinato a caratterizzare per secoli le vicende del continente europeo.

Patrono della diocesi è San Liborio, martire romano: presso le sue reliquie si è svolta la celebrazione della Santa Messa, che ha visto una partecipazione di fedeli davvero notevole.

Nel Ventesimo secolo Paderborn è divenuta sede metropolitana, alla quale fanno ora riferimento le diocesi di Fulda, di Magdeburgo e di Erfurt. Questo luogo, dunque, costituisce un ottimo punto di osservazione sulla storia della Chiesa in Germania: è interessante guardarla attraverso il "prisma", per così dire, di quella barca di Pietro, che si trovava nel lago di Galilea durante la tempesta, come ho avuto modo di ricordare nell’omelia a Paderborn. In realtà, la storia ha riservato non poche tempeste alle popolazioni tedesche, nel corso dei secoli. Forse la più grande è quella del nostro secolo, ma anche le epoche precedenti hanno conosciuto bufere e burrasche. Penso, in modo particolare, a quanto è avvenuto con la riforma luterana nel Sedicesimo secolo.

Opportuna è stata, perciò, la scelta di Paderborn come luogo di un incontro ecumenico: la preghiera per l’unità dei cristiani con la partecipazione della Chiesa cattolica, protestante e ortodossa si è svolta proprio nella Cattedrale. Sempre a Paderborn ha avuto luogo l’incontro con la Conferenza dell’Episcopato tedesco, che ha offerto l’occasione per richiamare i numerosi problemi della Chiesa in Germania, ed i non pochi meriti dell’Episcopato di quella nazione. Tra gli altri, come non citare l’importante iniziativa di riconciliazione tra i Vescovi tedeschi e polacchi, operata a nome di entrambe le nazioni, divise dalle esperienze della guerra? L’iniziativa ebbe origine all’epoca del Concilio Vaticano II e da trent’anni non cessa di portare molteplici frutti.

Sono poi conosciute, nella Chiesa e nel mondo, varie organizzazioni caritative promosse dai Vescovi tedeschi, come "Misereor" e "Adveniat", alle quali si è aggiunta la recente iniziativa denominata "Renovabis": sono tangibili espressioni della generosa solidarietà dei cattolici tedeschi verso i popoli più poveri e bisognosi.

3. Berlino. La scelta di Berlino, come seconda meta del pellegrinaggio papale, è stata non meno eloquente. La storia di questa città, un tempo residenza dei Re di Prussia, in seguito capitale dell’Impero Germanico, poi della cosiddetta Repubblica di Weimar e, infine, del Terzo Reich, ci permette di ripercorrere idealmente il passato remoto e specialmente quello a noi più vicino della nazione tedesca e dell’Europa.

Caduto il Muro e riunificate la Germania Occidentale e quella Orientale, Berlino è tornata ad essere capitale di tutto lo Stato tedesco. Qui risiede già il Presidente della Repubblica, mentre le autorità ed il Parlamento federali per il momento hanno sede ancora a Bonn.

Il nome "Berlino", nell’animo delle persone della mia generazione, continua ad evocare terribili e dolorosi ricordi. Questa città, infatti, come capitale del Terzo Reich, costituì il centro di infauste iniziative di carattere politico e militare, che gravarono pesantemente sulle sorti dell’Europa, soprattutto delle nazioni confinanti. Da Berlino, nel 1939, scaturì la tremenda decisione di iniziare la seconda Guerra Mondiale. Fu là che trovarono attuazione gli inumani progetti dei campi di concentramento e, in particolare, il programma della cosiddetta "Soluzione finale", decisa alla conferenza di Wannsee, cioè dello sterminio degli ebrei abitanti in Germania e in altre nazioni d’Europa: la tristemente famosa shoah.

A Berlino è, purtroppo, legata un’enorme quantità di dolore e di sofferenze umane: le ferite non sono ancora del tutto rimarginate. Dopo la celebrazione eucaristica nello Stadio Olimpico, rivolgendomi ai miei compatrioti polacchi, ho menzionato due campi di concentramento: quello di Sachsenhausen, dove nei primi mesi di guerra vennero deportati i professori dell’Università Iaghellonica di Cracovia, e quello di Ravensbruck, destinato a donne della Germania, in grande misura della Polonia e di vari altri paesi europei.

È stato, per questo, molto significativo che proprio a Berlino si sia svolta la beatificazione di due martiri dell’ideologia e della violenza nazionalsocialista: il parroco Bernhard Lichtenberg ed il giovane sacerdote della diocesi di Münster, Karl Leisner, ordinato clandestinamente nel campo di Dachau. Entrambi sono morti vittime del sistema totalitario, che non poteva "tollerare" il loro atteggiamento pastorale, ed hanno sacrificato la vita per Cristo.

4. Ultima tappa della mia visita a Berlino è stata la famosa Porta di Brandeburgo. Anche questo è nome inscritto nella memoria degli uomini della mia generazione come il luogo in cui il regime nazionalsocialista organizzava le sue scenografiche parate, mobilitando le folle e specialmente la gioventù in uno spirito di fanatismo ideologico. Riveste un indubbio significato storico il fatto che in quel luogo abbia potuto sostare il Papa e di là lanciare un suo messaggio. Potremmo dire che trova conferma, in un certo senso, il detto popolare, secondo cui la Provvidenza divina scrive dritto sulle linee storte degli uomini.

L’incontro presso la Porta di Brandeburgo ha avuto di mira soprattutto un altro contesto ed altri obiettivi, come ha messo in evidenza nel suo discorso il Signor Cancelliere di Germania. Occorre cioè intraprendere uno sforzo massiccio per superare le vecchie logiche dell’odio e della distruzione, e camminare verso il traguardo dell’intesa e della fratellanza fra i popoli. Le circostanze storiche sembrano essere ancora favorevoli a tale impegno, ma potrebbero rapidamente cambiare. Ecco perché bisogna seguire i venti propizi ed approfittare di una provvidenziale calma dopo la tempesta, come quella che, sulle acque del lago di Galilea, seguì al comando di Cristo.

È necessario educare gli individui e la comunità ad un nuovo spirito, lo spirito dei diritti dell’uomo, dei diritti delle nazioni, della giustizia internazionale e della solidarietà.Questo programma non si discosta praticamente da quello che la Chiesa propone a se stessa in vista dell’Anno 2000 ormai alle porte, e che ho prospettato nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. Auspico che il programma dei responsabili delle nazioni e quello della Sede Apostolica e degli Episcopati possano agire in modo armonico, così che, sulla soglia del terzo millennio, i popoli salutino Cristo tra loro più riconciliati e più uniti.

Per questo preghiamo il Signore ed invochiamo la materna intercessione della Beata Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione.

Saluti:


Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, il mio pensiero va ai sacerdoti dell'Istituto Secolare dei Sacerdoti del Sacro Cuore, che in questi giorni sono riuniti in Congresso Generale; al gruppo di consacrate della « Societas Iesu Cordis », venute a Roma per celebrare il LXXV anniversario di fondazione, come pure ai pellegrini della Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo di Zelo, che celebrano il IV centenario dell'istituzione della Parrocchia ed il XXX anniversario della ristrutturazione dopo i tragici bombardamenti bellici. Carissimi, mentre vi ringrazio per la vostra presenza, assicuro uno speciale ricordo nella preghiera perché possiate rispondere quotidianamente c?n generosa fedeltà alla chiamata del Signore.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Desidero rivolgere ora uno speciale saluto ai giovani, ai malati, ed agli sposi n?v?lli. ?ra qualche giorno celebreremo la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Cari giovani, la memoria della loro fedele testimonianza a Cristo ispiri costantemente la vostra vita. Penso soprattutto a voi giovani della Parrocchia dei Santi Nazaro e Celso di Verano Brianza venuti per accendere la fiaccola in onore del beato Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster che 50 anni fa consacrò la vostra Chiesa parrocchiale e ordinò sacerdote il vostro ??rr???. Cari malati, l'esempio di san Pietro e san Paolo vi aiuti a contribuire validamente, con le vostre sofferenze unite a quelle di Cristo, alla salvezza del mondo. La fede, che i Santi Apostoli hanno confessato fino al sacrificio della loro esistenza, costituisca per voi, cari sposi novelli, il quotidiano sostegno della vita familiare .




Catechesi 79-2005 50696