Catechesi 79-2005 15395
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Roma,
1. La vita consacrata femminile ha un posto molto importante nella Chiesa. Basta pensare all'influsso profondo della vita contemplativa e della preghiera delle religiose, all'opera che svolgono nel campo scolastico e in quello ospedaliero, alla collaborazione che in molti luoghi esse danno alla vita delle parrocchie, ai servizi importanti che assicurano a livello diocesano o interdiocesano, e ai compiti qualificati che sempre più assumono nell'ambito stesso della Santa Sede.
Ricordiamo inoltre che in alcune nazioni l'annuncio evangelico, l'attività catechistica e lo stesso conferimento del Battesimo sono affidati in buona parte alle religiose, le quali hanno il diretto contatto con la gente nelle scuole e presso le famiglie. Né vanno dimenticate la altre donne che, in forme varie di consacrazione individuale e di comunione ecclesiale, vivono nell'oblazione a Cristo e al servizio del suo Regno nella Chiesa, come avviene oggi nell'ordine delle vergini, a cui si accede mediante la speciale consacrazione a Dio nelle mani dal Vescovo diocesano (cfr. CJC, CIC 604).
2. Sia benedetta questa multiforme falange di "serve del Signore", che prolungano e rinnovano nei secoli la bellissima esperienza delle donne che, seguendo Gesù, lo servivano insieme con i discepoli (cfr. Lc 8,1-3).
Esse, non meno degli Apostoli, avevano sentito la forza conquistatrice della parola e della carità del Maestro divino e si erano messe ad aiutarlo e a servirlo come potevano nei suoi itinerari di missione. Traspare dal Vangelo il gradimento da parte di Gesù, che non poteva non apprezzare quelle manifestazioni di generosità e di delicatezza caratteristiche della psicologia femminile, ma ispirate da una fede nella sua Persona, che non aveva spiegazioni semplicemente umane. E significativo l'esempio di Maria Maddalena fedele discepola e ministra di Cristo in vita e poi testimone e quasi si può dire prima messaggera della sua Risurrezione (cfr. Jn 20,17-18).
3. Non è escluso che in quel movimento di adesione sincera e fedele si riflettesse in forma sublimata il sentimento di dedizione totale che porta la donna alla sponsalità e, ancor più, a livello di amore soprannaturale, alla consacrazione verginale a Cristo, come ho rilevato nella Mulieris Dignitatem (cfr. MD 20).
In quella sequela di Cristo, tradotta in "servizio", possiamo scoprire anche l'altro sentimento femminile della oblazione di sé, espresso così bene dalla Vergine Maria a conclusione del colloquio con l'Angelo: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). E un'espressione di fede e di amore, che si concreta nell'obbedienza alla chiamata divina, a servizio di Dio e dei fratelli: così in Maria, così nelle donne che seguivano Gesù, così in tutte coloro che, sulla loro scia, lo avrebbero seguito nel corso dei secoli.
La mistica sponsale appare oggi più debole nelle giovani aspiranti alla vita religiosa, non favorite in tale sentimento né dalla mentalità comune, né dalla scuola, né dalle letture. Sono note, del resto, figure di Sante che hanno trovato e seguito altri fili conduttori del loro rapporto di consacrazione a Dio: come il servizio all'avvento del suo Regno, la donazione di sé a Lui per servirlo nei fratelli poveri, il senso vivo della sua sovranità ("Mio Signore e mio Dio"! cfr. Jn 20,28), l'immedesimazione nella oblazione eucaristica, la figliolanza alla Chiesa, la vocazione alle opere di misericordia, il desiderio di essere le minime o le ultime nella comunità cristiana, o di essere il cuore della Chiesa o di offrire nel proprio spirito un piccolo tempio alla Santissima Trinità. Sono alcuni tra i leit-motiv di vite afferrate - come quella di San Paolo e soprattutto come quella di Maria - da Cristo Gesù (cfr. Ph 3,12).
Si potrà, inoltre, utilmente sottolineare, per tutte le religiose, il valore della partecipazione alla condizione di "Servo del Signore" (cfr. Is 41,9 Is 42,1 Is 49,3 Ph 2,7 etc), che è propria di Cristo Sacerdote e Ostia. Il "servizio" che Gesù è venuto a rendere dando la sua vita "in riscatto per molti" (Mt 20,28) diventa esempio da imitare e quasi partecipazione redentiva da attuare nel "servizio" fraterno (cfr. Mt 20,25-27). Ciò non esclude - ma anzi comporta - una speciale realizzazione della sponsalità della Chiesa nell'unione con Cristo e nella continua applicazione al mondo dei frutti della Redenzione operata col sacerdozio della Croce.
4. Secondo il Concilio, il mistero dell'unione sponsale della Chiesa con Cristo viene rappresentato in ogni vita consacrata (cfr. LG 44), soprattutto mediante la professione del consiglio evangelico della castità (cfr. Decreto PC 12). E comprensibile tuttavia che tale rappresentazione sia stata vista realizzata specialmente nella donna consacrata alla quale è spesso attribuito, anche in testi liturgici, il titolo di "sponsa Christi". E vero che Tertulliano applicava l'immagine delle nozze con Dio indistintamente a uomini e donne, quando scriveva: "Quanti uomini e donne, negli ordini della Chiesa, facendo appello alla continenza, hanno preferito sposarsi con Dio..." (De exort. cast., 13. PL 2,930A; CC 2,1035,35-39), ma non si può negare che l'anima femminile è particolarmente capace di vivere la mistica sponsalità con Cristo e quindi di riprodurre in sé il volto e il cuore della Chiesa-Sposa. Per questo nel rito della professione delle religiose e delle vergini secolari consacrate il canto o la recita dell'antifona "Veni sponsa Christi..." riempie il loro cuore di intensa commozione, avvolgendo le interessate e tutta l'assemblea in un'aura mistica.
5. Nella logica dell'unione con Cristo sia come Sacerdote, sia come Sposo, si sviluppa nella donna anche il senso della maternità spirituale. La Verginità - o castità evangelica - comporta una rinuncia alla maternità fisica, ma per tradursi, secondo il disegno divino, in una maternità di ordine superiore, sulla quale brilla la luce della maternità della Vergine Maria. Ogni verginità consacrata è destinata a ricevere dal Signore un dono che riproduce in una certa misura i caratteri della universalità e fecondità spirituale della maternità di Maria.
Lo si scopre nell'opera compiuta da molte donne consacrate nell'educazione della gioventù alla fede. E noto che molte Congregazioni femminili sono state fondate e hanno creato numerose scuole per impartire questa educazione, per la quale, specialmente quando si tratta dei piccoli, le qualità della donna sono preziose e insostituibili. Lo si scopre inoltre in tante opere di carità e assistenza in favore dei poveri, dei malati, degli inabili, degli abbandonati, specialmente dei bambini e delle fanciulle che un tempo venivano definiti derelitti: tutti casi nei quali si vedono impegnati i tesori di dedizione e di compassione del cuore femminile. Lo si scopre infine nelle varie forme di cooperazione nei servizi delle parrocchie e delle opere cattoliche, dove sono andate rivelandosi sempre meglio le attitudini della donna alla collaborazione con il ministero pastorale.
6. Ma fra tutti i valori presenti nella vita consacrata femminile, si dovrà sempre riconoscere il primo posto alla preghiera. Essa è la forma principale di attuazione e di espressione dell'intimità con lo Sposo divino. Tutte le religiose sono chiamate a essere donne di preghiera, donne di pietà, donne di vita interiore, di "vita di orazione". Se è vero che la testimonianza a questa vocazione è più evidente negli Istituti di vita contemplativa, è certo che essa appare anche negli Istituti di vita attiva che salvaguardano con cura i tempi di preghiera e di contemplazione rispondenti al bisogno e alla richiesta delle anime.
consacrate, e alle stesse indicazioni evangeliche. Gesù, che raccomandava la preghiera a tutti i suoi discepoli, ha voluto mettere in luce il valore della vita di orazione e di contemplazione con l'esempio di una donna, Maria di Betania, da lui lodata perché aveva scelto la parte migliore" (Lc 10,42): ascoltare la parola divina, assimilarla, farne un segreto di vita. Non era forse questa una luce accesa per tutto il futuro apporto della donna alla vita di preghiera della Chiesa? Nella preghiera assidua, del resto, sta anche il segreto della perseveranza in quell'impegno di fedeltà a Cristo, che dev'essere esemplare per tutti nella Chiesa.
Questa intemerata testimonianza di un amore che non vacilla può essere di grande aiuto per le altre donne nelle situazioni di crisi che anche sotto questo aspetto affliggono la nostra società. Auspichiamo e preghiamo che molte donne consacrate, avendo in sé il cuore di spose di Cristo e manifestandolo nella vita, servano altresi a rivelare e a far meglio comprendere a tutti la fedeltà della Chiesa nella sua unione con Cristo suo Sposo: fedeltà nella verità, nella carità, nell'anelito di una universale salvezza.
(Ai giovani, agli ammalati e alle coppie di sposi novelli:] Invito, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli, a proseguire con impegno nell'itinerario quaresimale.
Voi, giovani, accogliete con docilità la volontà di Dio, pronti a compiere gesti di cristiana solidarietà ovunque la Provvidenza vi chiama ad operare. Voi, ammalati, sostenete con la preghiera e l'offerta delle sofferenze quanti nella Chiesa si dedicano ad aiutare i fratelli. Voi, sposi novelli, crescete nell'amore e diffondetelo non solo all'interno della vostra nuova famiglia, ma anche nella comunità cristiana e nell'intera società.
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Piazza San Pietro,
1. Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II dichiara che la vita consacrata, nelle sue molteplici forme, manifesta "la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa" (LG 44). Similmente il Decreto del Concilio sul rinnovamento della vita religiosa sottolinea che è stato "l'impulso dello Spirito Santo" a dare origine tanto alla vita eremitica quanto alla fondazione delle "famiglie religiose, che la Chiesa con la sua autorità volentieri accolse ed approvo" (PC 1).
La spiritualità dell'impegno religioso, che anima tutti gli Istituti di vita consacrata, ha chiaramente il suo centro in Cristo, nella sua persona, nella sua vita verginale e povera, portata fino alla suprema oblazione di sé per i fratelli in perfetta obbedienza al Padre. Si tratta, pero di una spiritualità, nel senso più forte della parola, cioè di un orientamento dato dallo Spirito Santo.
Infatti, la sequela di Cristo nella povertà, castità ed obbedienza non sarebbe possibile senza l'impulso dello Spirito Santo, autore di ogni progresso interiore e donatore di ogni grazia nella Chiesa. "Animate dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori", dice ancora il Concilio, le persone consacrate "sempre più vivono per Cristo e per il suo Corpo che è la Chiesa" (PC 1).
2. Nella vita religiosa, infatti, e in ogni vita consacrata vi è un'azione sovrana e decisiva dello Spirito Santo, che le anime attente possono sperimentare in modo ineffabile per una certa connaturalità creata dalla carità divina, come direbbe San Tommaso (cfr. II-II 45,2).
Quando nella sua Chiesa Gesù Cristo chiama gli uomini o le donne a seguirlo, fa sentire la sua voce e la sua attrattiva per mezzo dell'azione interiore dello Spirito Santo, al quale affida il compito di far capire la chiamata e di suscitare il desiderio di rispondervi con una vita completamente dedicata a Cristo e al suo Regno. E Lui che sviluppa, nel segreto dell'anima, la grazia della vocazione, aprendo il cammino richiesto perché questa grazia raggiunga il suo scopo. E Lui il principale educatore delle vocazioni. E Lui la guida delle anime consacrate sulla via della perfezione. E Lui l'autore della magnanimità, della pazienza e della fedeltà di ciascuno e di tutti.
3. Oltre a svolgere la sua azione nelle singole anime, lo Spirito Santo sta all'origine anche delle comunità di persone consacrate: è lo stesso Concilio Vaticano II a rilevarlo (cfr. PC 1). E stato così nel passato, così è anche oggi.
Da sempre nella Chiesa lo Spirito Santo concede ad alcuni il carisma di Fondatori.
Da sempre fa si che intorno al Fondatore o alla Fondatrice si riuniscano persone che condividono l'orientamento della sua forma di vita consacrata, il suo insegnamento, il suo ideale, la sua attrattiva di carità, o di magistero, o di apostolato pastorale. Da sempre lo Spirito Santo crea e fa crescere l'armonia delle persone congregate e le aiuta a sviluppare una vita in comune animata dalla carità, secondo l'orientamento particolare del carisma del Fondatore e dei suoi fedeli seguaci. E consolante costatare che lo Spirito Santo anche nei tempi recenti ha fatto nascere nella Chiesa nuove forme di comunità e suscitato nuovi esperimenti di vita consacrata.
E importante ricordare, d'altra parte, che nella Chiesa è lo Spirito Santo a guidare le Autorità responsabili nell'accogliere e nel riconoscere canonicamente le comunità di anime consacrate, dopo aver esaminato, eventualmente meglio ordinato e infine approvato le loro costituzioni (cfr. LG 45), per poi incoraggiare, sostenere e non di rado ispirare le loro scelte operative. Quante iniziative, quante nuove fondazioni di istituti e di nuove parrocchie, quante spedizioni missionarie hanno la loro origine, più o meno nota, nelle richieste o nelle indicazioni che i pastori della Chiesa hanno rivolto ai Fondatori e ai Superiori maggiori degli Istituti! Spesso l'azione dello Spirito Santo sviluppa e persino suscita carismi dei religiosi attraverso la gerarchia. In ogni caso si serve di questa per procurare alle Famiglie religiose la garanzia di un orientamento conforme alla volontà divina e all'insegnamento del Vangelo.
4. E ancora: è lo Spirito Santo che esercita il suo influsso nella formazione dei candidati alla vita consacrata. E lui che stabilisce l'unione armonica in Cristo di tutti gli elementi spirituali, apostolici, dottrinali pratici che la Chiesa stessa ritiene necessari ad una buona formazione (cfr. Potissimum Institutioni, Direttive sulla formazione negli Istituti religiosi).
E lo Spirito Santo che fa capire, in modo particolare, il valore del consiglio evangelico della castità mediante un'illustrazione interiore che trascende la condizione ordinaria dell'intelligenza umana (cfr. Mt 19,10-12). E Lui che suscita nelle anime l'ispirazione ad una donazione radicale a Cristo nella via del celibato. E per opera di Lui che "la persona consacrata mediante i voti religiosi (mette) al centro della sua vita affettiva una relazione più immediata con Dio per mezzo di Cristo in Spirito, come effetto del consiglio evangelico della castità" (Pot. Inst., 13).
Anche negli altri due consigli evangelici lo Spirito Santo fa sentire la sua potenza operatrice e plasmatrice. Egli non dà soltanto la forza di rinunciare ai beni terreni e ai loro vantaggi, ma forma nell'animo lo spirito di povertà, instillando il gusto di cercare ben al di sopra dei beni materiali un tesoro celeste. Egli dà anche la luce necessaria al giudizio di fede per riconoscere, nella volontà dei superiori, la misteriosa volontà di Dio e per discernere, nell'esercizio dell'obbedienza, un'umile ma generosa cooperazione al compimento del piano salvifico.
5. Anima del Corpo Mistico, lo Spirito Santo è l'anima di ogni vita comunitaria.
Egli sviluppa tutte le priorità della carità che possono contribuire all'unità e alla pace nella vita in comune. Egli fa si che la parola e l'esempio di Cristo sull'amore dei fratelli sia la forza operante nei cuori, come diceva San Paolo (cfr. Rm 5,5). Con la sua grazia Egli fa penetrare nel comportamento dei consacrati l'amore del cuore mite e umile di Gesù, il suo atteggiamento di servizio, il suo eroico perdono.
Non meno necessario è l'influsso permanente dello Spirito Santo per la perseveranza dei consacrati nella preghiera e nella vita di intima unione con Cristo. E Lui che dà il desiderio dell'intimità divina, fa crescere il gusto per la preghiera, ispira una crescente attrazione verso la persona di Cristo, la sua parola, la sua vita esemplare.
E ancora il soffio dello Spirito Santo che anima la missione apostolica dei consacrati come singole persone e come comunità. Lo sviluppo storico della vita religiosa, caratterizzato da una crescente dedizione alla missione evangelizzatrice conferma quest'azione dello Spirito a sostegno dell'impegno missionario delle Famiglie religiose nella Chiesa.
6. I consacrati, da parte loro, devono coltivare una grande docilità alle ispirazioni e mozioni dello Spirito Santo, una insistente comunione con Lui, una incessante preghiera per ottenere i suoi doni in sempre maggiore abbondanza, accompagnata da un santo abbandono alla sua iniziativa. Questa è la via scoperta sempre meglio dai santi pastori e dottori della Chiesa in armonia con la dottrina di Gesù e degli Apostoli. Questa è la via dei santi Fondatori e Fondatrici, che hanno aperto nella Chiesa tante forme diverse di comunità, da cui sono nate le varie spiritualità: basiliana, agostiniana, benedettina, francescana, domenicana, carmelitana e tante altre: tutte esperienze, strade e scuole che testimoniano la ricchezza dei carismi dello Spirito Santo e forniscono l'accesso, per molte vie particolari, all'unico Cristo totale, nell'unica Chiesa.
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Ai fedeli giunti dal Giappone
Rendiamo grazie a Dio!
Cari pellegrini del Giappone e fedeli della parrocchia di Meguro. Benvenuti a Roma. Spero che questo pellegrinaggio romano sia una buona occasione per approfondire la fede. E la vostra testimonianza di fede divenga una buona evangelizzazione in favore del vostro prossimo. Prego il Signore che vi conceda grazie in abbondanza.
Rendiamo grazie a Dio
(Giovanni Paolo II si è quindi rivolto ai pellegrini croati:]
A tutti i cari pellegrini croati un cordiale saluto. Benvenuti! In modo particolare saluto un folto gruppo di invalidi di guerra, i quali sono testimoni di una drammatica tragedia che da troppo tempo sta distruggendo la vita e ogni convivenza civile in Bosnia Erzegovina e in Croazia, minacciando l'intero Sud-Est d'Europa.
Carissimi, mentre invoco la benedizione di Dio su di voi e sulle vostre famiglie, che sono state ferite insieme a voi, vi invito a farvi apostoli del perdono e della riconciliazione, rimanendo sempre saldi nella Fede cattolica e uniti attorno al vostro Vescovo.
Affido alla Vergine Maria, Madre Addolorata, le grandi sofferenze della vostra gente e la sua costante invocazione di pace nella giustizia.
Siano lodati Gesù e Maria!
(Il Papa ha poi salutato le diverse Diocesi italiane:]
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli di Frascati ed a quelli provenienti da Esquipulas (Guatemala), accompagnati dai rispettivi pastori, Mons. Matarrese e Mons. Quezada Toruno, e dall'Ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede: volentieri benedico l'immagine del "Cristo Negro", che sarà custodita a Frascati quale segno di comunione con la Chiesa Guatemalteca.
Saluto poi con affetto il folto gruppo di giovani di Faenza, guidati dal loro Vescovo, Mons. Bertozzi, come pure gli studenti di Grottammare, col Vescovo Mons. Chiaretti, e i quattordicenni di Vimercate (Milano): cari ragazzi e ragazze, vi auguro di crescere nella fede e di testimoniarla sempre con coraggio, perché Cristo è la sorgente della vera gioia di cui ha sete la vostra giovinezza.
Sono lieto di accogliere inoltre i superiori e i Diaconi del Seminario Arcivescovile di Milano. Carissimi Diaconi, questo pellegrinaggio sia stimolo per ciascuno di voi a vivere con intenso fervore la preparazione immediata all'Ordinazione presbiterale.
(Ai giovani, agli ammalati e alle coppie di sposi novelli:]
A tutti i numerosi giovani presenti, ai malati ed agli sposi novelli rivolgo infine un ultimo pensiero.
Cari giovani, il tempo di Quaresima che stiamo vivendo vi aiuti a riscoprire il grande dono di essere discepoli di Gesù: seguitelo senza riserve, imitate la sua dedizione alla volontà del Padre ed il suo amore per i fratelli, e diventerete voi stessi un segno della sua vittoria sull'egoismo e sulla violenza.
Voi, cari ammalati, trovate nella meditazione della passione del Signore conforto e speranza. E voi, cari sposi novelli, mettete Cristo al centro della vostra famiglia: Egli cammini sempre con voi e vi renda testimoni del suo amore.
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Roma -
1. Il rapporto con Maria Santissima, che ogni fedele ha in conseguenza della sua unione con Cristo, risulta ancora più accentuato nella vita delle persone consacrate. Si tratta di un aspetto essenziale della loro spiritualità più direttamente espresso nel titolo stesso di alcuni Istituti, che assumono il nome di Maria per dirsi suoi "figli" o "figlie", "servi" o "ancelle", "apostoli" o "apostole" ecc. Non pochi di essi riconoscono e proclamano il legame con Maria come particolarmente radicato nella loro tradizione di dottrina e di devozione, fin dalle origini. In tutti vi è la convinzione che la presenza di Maria abbia un'importanza fondamentale sia per la vita spirituale di ogni singola anima consacrata, sia per la consistenza, l'unità, il progresso di tutta la comunità.
2. Vi sono solide ragioni di ciò nella stessa Sacra Scrittura. Nell'Annunciazione Maria è qualificata dall'angelo Gabriele come gratia plena (kecharitoméne: Lc 1,28), con esplicito richiamo all'azione sovrana e gratuita della grazia (cfr. Enciclica RMA 7). Maria è stata scelta in forza di un singolare amore divino. Se è tutta di Dio e vive per Dio, è perché prima di tutto è stata "presa da Dio", che ha voluto fare di lei il luogo privilegiato del suo rapporto con l'umanità nell'Incarnazione. Maria dunque ricorda ai consacrati che la grazia della vocazione è un favore da essi non meritato. E Dio che li ha amati per primo (cfr. 1Jn 4,10 1Jn 4,19), in virtù di un amore gratuito, che deve suscitare la loro azione di grazie.
Maria è anche il modello dell'accoglienza della grazia da parte della creatura umana. In lei la grazia stessa ha prodotto il "si" della volontà, la libera adesione, la consapevole docilità del "fiat", che l'ha portata a una santità sempre più sviluppata nel corso della sua vita. Maria non ha mai ostacolato questo sviluppo; ha sempre seguito le ispirazioni della grazia e ha fatto sue le intenzioni divine. Essa ha sempre cooperato con Dio. Col suo esempio, essa insegna ai consacrati a non sciupare nulla delle grazie ricevute, a dare risposte sempre più generose alla donazione divina, a lasciarsi ispirare, muovere e condurre dallo Spirito Santo.
3. Maria è "colei che ha creduto...", come riconosce la cugina Elisabetta. Questa fede le permette di collaborare al compimento del disegno divino, che secondo le previsioni umane appariva "impossibile" (cfr. Lc 1,37); ed è così che s'è realizzato il mistero dell'avvento del Salvatore nel mondo. Il grande merito della Vergine SS.ma è di aver cooperato alla sua venuta su una via che essa stessa, al pari degli altri mortali, non sapeva come potesse essere seguita. Ha creduto, e "il Verbo si è fatto carne" (Jn 1,14) per opera dello Spirito Santo (cfr. Enc. RMA 12-14).
Anche coloro che accettano la chiamata alla vita consacrata hanno bisogno di una grande fede. Per impegnarsi nella via dei consigli evangelici, bisogna credere in Colui che chiama a viverli e nel destino superiore che Egli offre. Per darsi interamente a Cristo, bisogna riconoscere in Lui il Signore e il Maestro assoluto, che tutto può chiedere perché tutto può fare per tradurre in realtà ciò che chiede.
Maria, modello della fede, guida dunque i consacrati nella via della fede.
4. Maria è la Vergine delle vergini (Virgo virginum) Essa è stata riconosciuta, fin dai primi secoli della Chiesa, come modello della verginità consacrata.
La volontà di Maria di conservare la verginità è sorprendente in un ambiente dove questo ideale non era diffuso. La sua decisione è frutto di una grazia speciale dello Spirito Santo che le ha aperto il cuore al desiderio di offrire totalmente se stessa, anima e corpo, a Dio, attuando così nel modo più alto e umanamente impensabile la vocazione di Israele alla sponsalità con Dio, alla appartenenza totale ed esclusiva di sé come popolo a Dio.
Lo Spirito Santo l'ha preparata alla sua maternità straordinaria per mezzo della verginità, perché, secondo l'eterno disegno di Dio, un'anima verginale doveva accogliere il Figlio di Dio nella sua Incarnazione. L'esempio di Maria fa comprendere la bellezza della verginità ed incoraggia i chiamati alla vita consacrata a seguire questa via. E l'ora di rivalutare, alla luce di Maria, la verginità. E l'ora di riproporla ai ragazzi e alle ragazze come un serio progetto di vita. Maria sostiene col suo aiuto coloro che vi s'impegnano, fa apparire loro la nobiltà del dono totale del cuore a Dio, e rafforza continuamente la loro fedeltà anche nelle ore di difficoltà e di pericolo.
5. Maria si è interamente dedicata al servizio di suo Figlio per anni e anni: lo ha aiutato a crescere e a prepararsi alla sua missione nella casa e nella falegnameria di Nazareth (cfr. Enc. RMA 17). A Cana gli ha chiesto la manifestazione del suo potere di Salvatore ed ha ottenuto il suo primo miracolo in favore di una coppia in difficoltà (cfr. Ibidem, RMA 18 RMA 23); ci ha indicato la via della perfetta docilità a Cristo, dicendo: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).
Sul Calvario è stata vicina a Gesù come madre. Nel Cenacolo ha trascorso in preghiera con i discepoli di Gesù il tempo dell'attesa dello Spirito Santo da lui promesso.
Essa dunque mostra ai consacrati la via della dedizione a Cristo nella Chiesa come famiglia di fede, di carità e di speranza, e ottiene per essi le meraviglie della manifestazione del potere sovrano di suo Figlio, nostro Signore e Salvatore.
6. La nuova maternità conferita a Maria sul Calvario è un dono che arricchisce tutti i cristiani, ma ha un valore più accentuato per i consacrati. Giovanni, il discepolo prediletto, aveva offerto tutto il suo cuore e tutte le sue forze a Cristo. Udendo le parole: "Donna, ecco il tuo figlio" (Jn 19,26), Maria ha accolto Giovanni come suo figlio. Essa ha compreso anche che questa nuova maternità si apriva a tutti i discepoli di Cristo. La sua comunione di ideali con Giovanni e con tutti i consacrati permette alla sua maternità di espandersi in pienezza.
Maria si comporta da madre molto attenta ad aiutare coloro che hanno offerto a Cristo tutto il loro amore. Essa è piena di sollecitudine nelle loro necessità spirituali. Essa soccorre anche le Comunità, come spesso attesta la storia degli Istituti religiosi. Essa, che era presente nella comunità primitiva (cfr. Ac 1,14), si compiace di rimanere in mezzo a tutte le comunità riunite nel nome di suo Figlio. In particolare essa veglia sulla conservazione ed espansione della loro carità.
Le parole di Gesù al discepolo prediletto: "Ecco la tua madre!" (Jn 19,27), assumono particolare profondità nella vita delle persone consacrate. Esse sono invitate a ritenere Maria come loro madre e ad amarla come Cristo l'ha amata.
Più particolarmente esse sono chiamate a prenderla nella loro casa, come Giovanni "ha preso Maria nella sua casa" (letteralmente: "tra i suoi beni") (Jn 19,27).
Soprattutto esse devono farle posto nel loro cuore e nella loro vita. Devono cercare di sviluppare sempre più le loro relazioni con Maria, modello e madre della Chiesa, modello e madre delle comunità, modello e madre di ciascuno di coloro che Cristo chiama a seguirlo.
Carissimi, come è bella, venerabile, e in certo modo invidiabile questa posizione privilegiata dei consacrati sotto il manto e nel cuore di Maria! Preghiamo per ottenere che essa sia sempre con loro e brilli sempre più come stella luminosa della loro vita!
(Ai numerosi pellegrini della Polonia:]
Saluto cordialmente tutti i pellegrini venuti dalla Polonia, i Vescovi presenti a quest'udienza e gli oltre diecimila ascoltatori di Radio Maria. Oltre a questo grande gruppo di ascoltatori di Radio Maria, saluto anche altri gruppi, che pur non essendo così numerosi, meritano lo stesso di essere nominati e sono: i pompieri della diocesi di Rzeszow, il gruppo della parrocchia dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Zwrocona, vicino Zabkowice Slaskie, il gruppo della parrocchia di S. Giovanni Battista di Leszno, il gruppo di studenti di Zgorzelec, il gruppo di polacchi di Napoli, alcuni gruppi di turisti - di Opole, SLupsk, Krakow, Bielsko-BiaLa - e tutte le altre persone che partecipano all'udienza, provenienti dalla Polonia o dall'estero.
La catechesi odierna sembrava preparata proprio per quest'incontro con la grande famiglia degli ascoltatori di Radio Maria. Era infatti una catechesi sulla spiritualità mariana nella vita delle famiglie religiose ed anche nella vita di tutti noi, nella vita di tutta la Chiesa, di tante nazioni cristiane del mondo intero, ed in particolare della nostra nazione polacca. Penso che Radio Maria e tutta la famiglia dei suoi collaboratori siano una speciale espressione, un'incarnazione di questa spiritualità mariana polacca. perciò vi saluto di cuore.
Siete venuti oggi qui molto numerosi per visitare le Tombe degli Apostoli ed incontrare il Papa. Come rappresentanti della Conferenza Episcopale vi accompagnano il Vescovo di Torun, il Segretario dell'Episcopato e il Vescovo di Sandomierz. Li saluto tutti cordialmente. La presenza dei Vescovi conferisce al vostro pellegrinaggio un significativo aspetto ecclesiale. Saluto anche il reverendo Direttore e i suoi collaboratori, tutti i suoi collaboratori religiosi e laici. Vi ringrazio per questo incontro, e soprattutto per le preghiere, per il rosario che recitate incessantemente per il Papa. Dio vi ricompensi! Portate questo mio ringraziamento alle vostre famiglie, a tutta la grande famiglia di Radio Maria e a tutti coloro che sono rimasti in Patria.
La vostra radio - Radio Maria - esiste già da tre anni e come si può vedere sta maturando progressivamente per realizzare gli obiettivi stabiliti all'inizio dai suoi organizzatori. Sono contento che essa abbia tanti ascoltatori in Polonia ed anche all'estero. Bisogna riconoscere anche il valore del lavoro disinteressato di molte persone impegnate, religiose e laiche, in tutta la Polonia. Sono stati proprio i cosiddetti "Uffici di Radio Maria" a organizzare questo pellegrinaggio e questo incontro.
Miei cari, il compito di Radio Maria consiste nell'evangelizzazione, cioè nella diffusione del messaggio divino della salvezza, nell'annuncio della "buona novella" e nella sua condivisione con ogni persona di buona volontà. Ho scritto nell'esortazione Christifideles laici: "Alle soglie del terzo millennio la Chiesa tutta, pastori e fedeli, deve sentire più forte la sua responsabilità di obbedire al comandamento di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15) (...). Una grande, impegnativa e magnifica impresa è stata affidata alla Chiesa: quella di una nuova evangelizzazione, di cui il mondo attuale - specialmente in questo momento storico, alle soglie del Terzo Millennio - ha immenso bisogno. I fedeli laici devono sentirsi parte viva e responsabile di quest'impresa, chiamati come sono ad annunciare e a vivere il Vangelo nel servizio ai valori e alle esigenze della persona e della società" (cfr. CL 64). Si tratta di un compito eccezionale, che va realizzato con grande responsabilità, nell'unione con la Chiesa e con i suoi Pastori per il bene di tutta la comunità.
L'evangelizzazione raggiunge la sua pienezza quando diventa testimonianza. Bisogna testimoniare le verità e i valori in cui crediamo come cristiani in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola e a casa. Tale evangelizzazione, vale a dire l'annuncio del messaggio di Cristo sia con la testimonianza della vita, sia con la parola, acquista un carattere particolare ed un'efficacia unica. Dovremmo essere come la città collocata sopra un monte, come una lucerna sopra il lucerniere, affinché la nostra luce risplenda come un faro che indica la via verso un porto sicuro (cfr. Mt 5,14-15).
I miei auguri a voi qui presenti e a tutti gli ascoltatori di Radio Maria, desidero esprimerli con le parole di San Paolo: "Vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo" (cfr. Ep 4,15-16).
Affido alla Madre Santissima la futura attività e l'apostolato di Radio Maria. Possa esso svilupparsi e contribuire a rafforzare qui in terra la civiltà della verità e dell'amore, in armonia con la volontà di Dio e per la sua gloria.
Ringraziandovi di cuore per questa magnifica visita, desidero anche fare i miei auguri di Pasqua a voi qui presenti, alle vostre famiglie, alla grande famiglia di Radio Maria, alla stessa Radio Maria, ai suoi organizzatori, ai suoi ascoltatori, e infine a tutta la mia Patria.
Sia lodato Gesù Cristo!
(Ai gruppi giunti da diverse regioni italiane:]
Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed alle Piccole Sorelle dei Poveri. Saluto inoltre i sacerdoti e i seminaristi di vari Paesi, che partecipano alla "Scuola sacerdotale" del Movimento dei Focolari, ai quali auguro che possano maturare una profonda dedizione al servizio della comunione ecclesiale e dell'unita dei cristiani.
Porgo poi il benvenuto al gruppo dell'Associazione Nazionale Lavoratori Anziani d'Azienda, come pure agli aderenti al "Club 25" della Ciba Farmaceutici di Torre Annunziata. A soci e dirigenti esprimo apprezzamento per l'alta considerazione in cui tengono i valori della famiglia e del lavoro.
(Alle persone ammalate, alle coppie di sposi novelli e ai giovani:]
Un pensiero infine rivolgo ai malati, agli sposi novelli ed ai gruppi di giovani, tra i quali saluto i numerosi studenti, in particolare gli alunni della Scuola "Sacro Cuore" di Pesaro, diretta dalle Piccole Ancelle del Sacro Cuore.
In questo tempo di Quaresima siamo tutti invitati a riscoprire il dono e le esigenze della vocazione cristiana. A voi, giovani, auguro di compiere sempre i doveri della vostra età con generoso impegno, imitando la condizione di Gesù adolescente; voi, ammalati, possiate portare con serena fede il peso del soffrire, come offerta di purificazione; e voi, sposi novelli, nell'amore reciproco siate fedeli e gioiosi ministri del "vangelo della vita".
Catechesi 79-2005 15395