Catechesi 79-2005 31500
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1. La Pentecoste cristiana, celebrazione dell’effusione dello Spirito Santo, presenta diversi profili negli scritti neotestamentari. Inizieremo con quello che ora abbiamo sentito delineare nel brano degli Atti degli Apostoli. Esso è il più immediato nella mente di tutti, nella storia dell’arte e nella stessa liturgia.
Luca, nella sua seconda opera, colloca il dono dello Spirito all’interno di una teofania, ossia di una solenne rivelazione divina, che nei suoi simboli rimanda all’esperienza di Israele al Sinai (cfr Ex 19). Il fragore, il vento impetuoso, il fuoco che evoca la folgore, esaltano la trascendenza divina. In realtà, è il Padre a donare lo Spirito attraverso l’intervento di Cristo glorificato. Lo dice Pietro nel suo discorso: “Gesù… innalzato alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire” (Ac 2,33). A Pentecoste - come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica - lo Spirito Santo “è manifestato, donato e comunicato come Persona divina… In questo giorno è pienamente rivelata la Trinità Santa” (CEC 731-732).
2. Tutta la Trinità è in effetti coinvolta nell’irruzione dello Spirito Santo, effuso sulla prima comunità e sulla Chiesa di tutti i tempi quale sigillo della Nuova Alleanza annunziata dai profeti (cfr Jr 31,31-34 Ez 36,24-27), a sostegno della testimonianza e come sorgente di unità nella pluralità. In forza dello Spirito Santo gli Apostoli annunciano il Risorto, e tutti i credenti, nella diversità delle loro lingue, quindi delle loro culture e vicende storiche, professano l’unica fede nel Signore, “annunziando le grandi opere di Dio” (Ac 2,11).
È significativo notare che un commento giudaico all’Esodo, rievocando il cap. 10 della Genesi in cui si tratteggia una mappa delle settanta nazioni che si pensava costituissero l’umanità nella sua pienezza, le riconduce al Sinai per ascoltare la Parola di Dio: “Al Sinai la voce del Signore si divise in settanta lingue, perché tutte le nazioni potessero comprendere” (Esodo Rabba’ 5,9). Così pure, nella Pentecoste lucana la Parola di Dio, mediante gli Apostoli, viene rivolta all’umanità per annunziare a tutte le genti, pur nelle loro diversità, “le grandi opere di Dio” (Ac 2,11).
3.C’è, però, nel Nuovo Testamento un altro racconto che potremmo chiamare la Pentecoste giovannea. Nel quarto vangelo, infatti, l’effusione dello Spirito Santo è collocata nella sera stessa di Pasqua ed è connessa intimamente alla risurrezione. Si legge in Giovanni: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi ’. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: ‘Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ’ (Jn 20,19-23).
Anche in questo racconto giovanneo risplende la gloria della Trinità: del Cristo Risorto che si mostra nel suo corpo glorioso, del Padre che è alla sorgente della missione apostolica e dello Spirito effuso come dono di pace. Si adempie, così, la promessa fatta da Cristo, all’interno di quelle stesse mura, nei discorsi d’addio ai discepoli: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto” (Jn 14,26). La presenza dello Spirito nella Chiesa è destinata alla remissione dei peccati, al ricordo e alla realizzazione del Vangelo nella vita, all’attuazione sempre più profonda dell’unità nell’amore.
L’atto simbolico dell’alitare vuole evocare l’atto del Creatore che, dopo aver plasmato il corpo dell’uomo con polvere del suolo, “alitò nelle sue narici” per dargli “un soffio di vita” (Gn 2,7). Cristo risorto comunica un altro soffio di vita, “lo Spirito Santo”. La redenzione è una nuova creazione, opera divina a cui la Chiesa è chiamata a collaborare attraverso il ministero della riconciliazione.
4. L’apostolo Paolo non ci offre un racconto diretto dell’effusione dello Spirito, ma parla dei suoi frutti con un’intensità tale che si potrebbe parlare di una Pentecoste paolina, anch’essa presentata all’insegna della Trinità. Secondo due passi paralleli delle lettere ai Galati e ai Romani, infatti, lo Spirito è il dono del Padre, che ci rende figli adottivi, facendoci partecipi della stessa vita della famiglia divina. Afferma, dunque, Paolo: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: ‘Abbà, Padre!’. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,15-17 cfr Ga 4,6-7).
Con lo Spirito Santo nel cuore noi possiamo rivolgere a Dio l’appellativo familiare abba’, che Gesù stesso usava nei confronti del suo Padre celeste (cfr Mc 14,36). Come lui, dobbiamo camminare secondo lo Spirito nella libertà interiore profonda: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Ga 5,22).
Concludiamo questa nostra contemplazione della Trinità nella Pentecoste con un’invocazione della liturgia d’Oriente: “Venite, popoli, adoriamo la Divinità in tre persone: il Padre nel Figlio con lo Spirito Santo. Perché il Padre da tutta l’eternità genera un Figlio coeterno e regnante con Lui, e lo Spirito Santo è nel Padre, glorificato col Figlio, potenza unica, unica sostanza, unica divinità… Trinità Santa, gloria a te!” (Vespri della Pentecoste).
Saluti
Versione italiana del saluto in lingua croata:
Saluto cordialmente i pellegrini croati provenienti da Mettmann e Düsseldorf in Germania, e da Zagabria, Varañdin ed altre località della Croazia.
Carissimi, imparto la Benedizione Apostolica a tutti voi ed ai vostri cari.
Siano lodati Gesù e Maria!
Versione italiana del saluto in lingua slovacca:
Con affetto saluto i pellegrini della Slovacchia provenienti da Michalovce e Prešov, da Vrbové e Veµké Uherce, da Myjava e Zvolen, come pure dalla Scuola cattolica di San Vincenzo de' Paoli di Levice.
Cari Fratelli e Sorelle, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Nádszeg:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi da Nádszeg. Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo !
Versione italiana del saluto in lingua ceca
Cari pellegrini di Olomouc-Klášterní Hradišt!
Possa l'intercessione di Santa Zdislava di Lemberk, la cui festa avete celebrato ieri, far accrescere il numero delle buone famiglie solidamente cristiane.
Sia lodato Gesù Cristo!
Versione italiana del saluto in lingua neerlandese
Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.
Auguro che il vostro pellegrinaggio nell’Anno giubilare arricchisca la vostra vita cristiana, per intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo !
Saluto ai Pellegrini dell’Arcidiocesi di Leopoli:
In modo particolare saluto i pellegrini dell’arcidiocesi di Leopoli presenti a questa udienza. Saluto il Pastore della Chiesa di Leopoli - l’Arcivescovo Marian Jaworski, il Vescovo ausiliare Stanislaw Padewski, i sacerdoti, le religiose e tutti i fedeli.
Venite a Roma, alle Tombe dei santi Apostoli Pietro e Paolo Nell’Anno del Grande Giubileo, per esprimere per loro mezzo, la gratitudine a Dio prima di tutto per il dono della fede ricevuta nel santo battesimo e per chiederne il rafforzamento. Conoscete bene il valore di questo dono. Per decine di anni avete pagato la fedeltà a Dio con la sofferenza e con umiliazioni di vario genere, siete stati discriminati e avete subito dolorose persecuzioni. Con commozione penso a tutta la moltitudine dei laici e degli ecclesiastici, che ebbero il coraggio e la forza di perseverare fino alla fine accanto a Cristo e alla sua Chiesa, nonostante le prigioni, le deportazioni nei lager e nei campi di lavoro forzato. Quanti di loro pagarono con la vita questa fedeltà a Dio, alla Chiesa Cattolica e alla Sede Apostolica. Per questo atteggiamento la Chiesa ringrazia oggi voi e i vostri fratelli di Rito Orientale.
Vi prego, conservate profondamente nella memoria la testimonianza di questi martiri e trasmettetela alle generazioni che verranno. Essi, infatti, sono segno di quell’amore che non indietreggia di fronte a nessun pericolo, a nessun sacrificio. In questo modo essi si inscrivono nel grande patrimonio della Chiesa nei vostri territori. Questa loro testimonianza sia per voi modello e conforto sul cammino del nuovo millennio.
Cari fratelli e sorelle, la vostra presenza nella Città Eterna si ricollega alla tradizione iniziata dal Servo di Dio l’arcivescovo Jòzef Bilczewski, che spesso veniva in pellegrinaggio a Roma insieme ai suoi fedeli al fine di sottolineare il profondo legame di Leopoli con la Sede Apostolica. Rendiamo grazie a Dio Onnipotente perché questa bella usanza è stata ristabilita e questo incontro odierno lo testimonia. Vi voglio dire con vera commozione che mi rallegro per la vostra presenza in Piazza San Pietro e sono grato a tutti coloro che hanno preparato questo pellegrinaggio. Siamo infatti testimoni delle Grandi Opere di Dio e dei grandi segni della Divina Provvidenza. Per questo sia lode alla Santissima Trinità.
Il mio pensiero si rivolge alla Madonna delle Grazie. A Lei affido tutta l’Arcidiocesi. Sia sempre presente nella vostra vita. Vegli ed impetri presso il suo Figlio le grazie necessarie. Renda i cuori aperti all’ascolto della verità divina e al compimento della volontà di Dio.
Una volta ancora saluto cordialmente tutti coloro che sono qui presenti ed auguro che il Grande Giubileo dell’Anno 2000 vi rafforzi nella fede, consolidi la vostra speranza e animi l’amore sempre pronto a servire l’uomo.
Che Dio benedica voi e tutti i cari fratelli e sorelle della diletta arcidiocesi di Leopoli.
* * * * *
Saluto, ora, tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli dell'Arcidiocesi di Matera-Irsina, accompagnati dal loro Pastore, Monsignor Antonio Ciliberti, e quelli della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea, guidati dal Vescovo Monsignor Domenico Crusco. Saluto, inoltre, i militari ed i civili dipendenti del Policlinico Militare "Celio" di Roma.
Saluto, poi, le Congregazioni di religiosi e religiose qui presenti, in special modo le partecipanti al Capitolo Generale delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, gli Oblati Cistercensi del Monastero di Santa Maria in Cotrino ed il gruppo FAC proveniente dal Nord Italia accompagnato dall'USMI. Carissimi, grazie di cuore per la vostra visita. Il pellegrinaggio giubilare offra a ciascuno di voi la provvidenziale occasione di rinsaldare l'adesione a Cristo, rinnovando generosi propositi di testimonianza evangelica.
Saluto l'Associazione Nazionale Volontari Lotta contro i Tumori, gli organizzatori ed i partecipanti al Tour Motociclistico dell'amicizia "Roma-Capo Nord-Roma". Anche a voi un grazie di cuore per la vostra gradita presenza.
Mi rivolgo, infine, come di consueto, a voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli. Concludiamo quest'oggi il mese di maggio ed il pensiero va spontaneamente a Maria Santissima, Stella luminosa del nostro cammino cristiano. Facciamo costante riferimento a Lei per trovare nella sua intercessione e nei suoi esempi ispirazione e guida sicura nel nostro quotidiano pellegrinaggio di fede.
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1. In questo anno giubilare la nostra Catechesi si sofferma volentieri sul tema della glorificazione della Trinità. Dopo aver contemplato la gloria delle tre divine persone nella creazione, nella storia, nel mistero di Cristo, lo sguardo si porta ora sull’uomo per cogliervi i raggi luminosi dell’azione di Dio.
“Nella sua mano Dio stringe l’anima di ogni vivente e lo spirito dell’uomo di carne” (Jb 12,10). Questa suggestiva dichiarazione di Giobbe rivela il legame radicale che unisce gli esseri umani al “Signore amante della vita” (Sg 11,26). La creatura razionale porta inscritta in sé un’intima relazione al Creatore, un vincolo profondo costituito innanzitutto dal dono della vita. Dono che è elargito dalla Trinità stessa e comporta due principali dimensioni, come ora cercheremo di illustrare alla luce della Parola di Dio.
2. La prima dimensione fondamentale della vita che ci è donata è quella fisica e storica, quell’“anima” (nefesh)e quello “spirito” (ruah) a cui faceva riferimento Giobbe. Il Padre entra in scena quale sorgente di questo dono agli esordi stessi della creazione quando con solennità proclama: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza… Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1,26-27). Con il Catechismo della Chiesa Cattolica possiamo trarre questa conseguenza: “L’immagine divina è presente in ogni uomo. Risplende nella comunione delle persone, a somiglianza dell’unione delle persone divine tra loro” (CEC 1702). Nella stessa comunione d’amore e nella capacità generativa della coppia umana si ha un riflesso del Creatore. L’uomo e la donna nel matrimonio continuano l’opera creativa di Dio, partecipano alla sua paternità suprema, nel mistero che Paolo ci invita a contemplare quando esclama: “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ep 4,6).
La presenza efficace di Dio, che il cristiano invoca come Padre, si rivela già agli inizi della vita di ogni uomo, per poi dilatarsi su tutti i suoi giorni. Lo attesta una strofa di straordinaria bellezza del Salmo 139, che si può rendere così, nella forma più vicina all’originale: “Sei tu che hai creato le mie viscere, mi hai intessuto nel grembo di mia madre… Il mio scheletro non ti era nascosto quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Anche il mio embrione (golmî) i tuoi occhi hanno visto e tutto era già scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno” (Ps 139,13 Ps 139,15-16).
3. Anche il Figlio è presente accanto al Padre nel nostro affacciarci all’esistenza, lui che ha assunto la nostra stessa carne (cfr Jn 1,14) al punto tale da poter essere toccato dalle nostre mani ed essere udito dai nostri orecchi, veduto e contemplato dai nostri occhi (cfr 1Jn 1,1). Paolo, infatti, ci ricorda che “c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui” (1Co 8,6). Ogni creatura vivente, poi, è affidata anche al soffio dello Spirito di Dio, come canta il Salmista: “Mandi il tuo Spirito ed essi sono creati” (Ps 104,30). Alla luce del Nuovo Testamento è possibile leggere in queste parole un preannuncio della Terza Persona della Santissima Trinità. Alla sorgente della nostra vita c’è, dunque, un intervento trinitario di amore e di benedizione.
4. Come ho accennato, esiste un’altra dimensione nella vita offerta alla creatura umana. La possiamo esprimere attraverso tre categorie teologiche neotestamentarie. C’è innanzitutto la zoê aiônios, cioè “la vita eterna”, celebrata da Giovanni (cfr ) e da intendere come partecipazione alla “vita divina”. C’è, poi, la paolina kainé ktisis, la “nuova creatura” (cfr 2Co 5,17 Ga 6,15), prodotta dallo Spirito che irrompe nella creaturalità umana trasfigurandola e attribuendole una “vita nuova” (cfr Rm 6,4 Col 3,9-10 Ep 4,22-24). È la vita pasquale: “Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1Co 15,22). C’è, infine, la vita di figli di Dio, l’hyiothesía (cfr Rm 8,15 Ga 4,5), che esprime la nostra comunione d’amore con il Padre, al seguito di Cristo nella forza dello Spirito Santo: “Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abba’, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede” (Ga 4,6-7).
5. Questa vita trascendente infusa in noi per grazia ci apre al futuro, oltre il limite della nostra caducità creaturale. È ciò che Paolo afferma nella Lettera ai Romani, richiamandosi ancora una volta alla Trinità come sorgente di questa vita pasquale: “Se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti (cioè il Padre) abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (8,11).
«La vita eterna è, dunque, la vita stessa di Dio e insieme la vita dei figli di Dio. Stupore sempre nuovo e gratitudine senza limiti non possono non prendere il credente di fronte a questa inattesa e ineffabile verità che ci viene da Dio in Cristo (cfr 1Jn 3,1-2)… Così giunge al suo culmine la verità cristiana sulla vita. La dignità di questa non è legata solo alle sue origini, al suo venire da Dio, ma anche al suo fine, al suo destino di comunione con Dio nella conoscenza e nell'amore di lui. È alla luce di questa verità che sant’Ireneo precisa e completa la sua esaltazione dell’uomo: “gloria di Dio” è, sì, “l’uomo che vive”, ma “la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio”» (Evangelium Vitae EV 38 cfr Ireneo, Adversus haereses IV, 20,7).
Concludiamo la nostra riflessione con la preghiera di un sapiente dell’Antico Testamento al Dio vivo e amante della vita: “Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualche cosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose” (Sap 11,24-12,1).
Saluti
Versione italiana del saluto in lingua ceca:
Un cordiale benvenuto ai pellegrini della "Casa della Gioventù - Jihlava".
Nella Pentecoste gli Apostoli ricevettero il dono dello Spirito di Dio, per poter pubblicamente e con coraggio rendere testimonianza a Cristo. Possa lo Spirito Santo trovare sempre nei vostri cuori una degna dimora!
Volentieri vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Versione italiana del saluto in lingua croata:
Cari Fratelli e Sorelle, il Grande Giubileo offre un'occasione particolare per riflettere sull'eredità di fede trasmessaci dai secoli passati e per inserirla nella costruzione del futuro, con i doni sempre nuovi che lo Spirito Santo non cessa di dare in abbondanza alla Chiesa. È questo, pertanto, un tempo di grazia e di missione dei cristiani per continuare l'annuncio della salvezza e la testimonianza evangelica all'alba del terzo millennio.
Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati e imparto loro la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Versione italiana del saluto in lingua lituana:
Il mio saluto caloroso ai lituani qui presenti.
Che possiate trovare nel vostro pellegrinaggio la forza per essere portatori fedeli dello Spirito di veritr e d’amore. Per questo vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesu Cristo!
Versione italiana del saluto in lingua neerlandese
Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.
Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi ispiri ad irradiare la gioi a cristiana nella vita di ogni giorno.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo !
Versione italiana del saluto in lingua ungherese
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi, specialmente ai partecipanti del pellegrinaggio della Federazione Ungherese Equestre Storica.
Implorando la discesa dello Spirito Santo di cuore imparto a tutti voi e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo !
* * * * *
Saluto, ora, i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i fedeli della Diocesi di Lodi, guidati dal loro Vescovo, Monsignor Giacomo Capuzzi, quelli delle Parrocchie del diciassettesimo Decanato dell'Arcidiocesi di Napoli, con il Vescovo Ausiliare, Monsignor Vincenzo Pelvi, e delle Parrocchie di Scafati, nella Diocesi di Nola. Saluto poi i religiosi e le religiose appartenenti a varie Congregazioni, ed i membri della Fraternità Missionaria "Verbum Dei". Carissimi auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare sia per ciascuno stimolo a continuare con rinnovato fervore nel cammino di fede intrapreso.
Un saluto al Presidente ed ai partecipanti alle Giornate di Studio promosse dall'Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori, ai membri dell'Associazione per la Famiglia da Tarcento, a quanti prendono parte al raduno del "Panathlon International", alla Federazione Italiana Sport Bowling ed ai vincitori del Concorso sul Giubileo, promosso dal centro di Cultura "Santa Croce" di Taranto.
Saluto, poi, il gruppo dell'Arma dei Carabinieri ed i loro familiari, i militari del cinquantesimo Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana di San Damiano, il Centro Addestramento e Sperimentazione Artiglieria Contraerea di Sabaudia e la Scuola di Artiglieria di Bracciano.
Come di consueto, il mio pensiero va ora ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.
Celebreremo tra qualche giorno la solennità della Pentecoste, che concluderà il tempo della Pasqua. Cari giovani, preparate il vostro cuore a ricevere lo Spirito Santo, per essere testimoni intrepidi di Cristo. Lo Spirito Consolatore rechi conforto a voi, cari ammalati, e vi renda forti nella prova. Offra, infine, a voi, cari sposi novelli, la luce e il coraggio per realizzare fedelmente la vostra missione in famiglia, nella Chiesa e nella società.
Affido questi miei voti a Maria, che attese in preghiera con gli Apostoli la venuta dello Spirito Santo, e tutti di cuore vi benedico.
14600
1. La Chiesa nel suo pellegrinaggio verso la piena comunione d’amore con Dio si presenta come un “popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Questa stupenda definizione di San Cipriano (De Orat. Dom. 23; cfr LG 4) ci introduce nel mistero della Chiesa, resa comunità di salvezza dalla presenza di Dio Trinità. Come l’antico popolo di Dio, essa è guidata nel suo nuovo Esodo dalla colonna di nube durante il giorno e dalla colonna di fuoco durante la notte, simboli della costante presenza divina. In questo orizzonte vogliamo contemplare la gloria della Trinità, che rende la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
2. La Chiesa è innanzitutto una.I battezzati, infatti, sono misteriosamente uniti a Cristo e costituiti suo Corpo mistico nella forza dello Spirito Santo. Come afferma il Concilio Vaticano II, “il supremo modello e il principio di questo mistero è l’unità nella Trinità delle persone di un solo Dio, Padre e Figlio nello Spirito Santo” (UR 2). Anche se nella storia questa unità ha conosciuto la prova dolorosa di tante divisioni, la sua inesauribile sorgente trinitaria spinge la Chiesa a vivere sempre più profondamente quella koinonia o comunione che risplendeva nella prima comunità di Gerusalemme (cfr Ac 2,42 Ac 4,32).
Da questa prospettiva attinge luce il dialogo ecumenico, dal momento che tutti i cristiani sono consapevoli del fondamento trinitario della comunione: “La koinonia è opera di Dio e ha un carattere marcatamente trinitario. Nel battesimo si ha il punto di partenza dell’iniziazione della koinonia trinitaria per mezzo della fede, attraverso Cristo, nello Spirito… E i mezzi che lo Spirito ha dato per sostenere la koinonia sono la Parola, il ministero, i sacramenti, i carismi” (Prospettive sulla koinonia, Rapporto del III quinquennio 1985-89 del dialogo cattolici-pentecostali, n. 31). A tal proposito il Concilio ricorda a tutti i fedeli che “con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e facile azione potranno accrescere la mutua fraternità” (UR 7).
3. La Chiesa è anche santa.Nel linguaggio biblico, prima ancora che espressione della santità morale ed esistenziale del fedele, il concetto di “santo” rimanda alla consacrazione operata da Dio attraverso l’elezione e la grazia offerta al suo popolo. È, quindi, la presenza divina che “consacra nella verità” la comunità dei credenti (cfr Jn 17,17 Jn 17,19).
E il segno più alto di tale presenza è costituito dalla liturgia, che è l’epifania della consacrazione del popolo di Dio. In essa c’è la presenza eucaristica del corpo e sangue del Signore, ma anche “la nostra eucaristia, cioè il nostro rendere grazie a Dio, il lodarlo per averci redenti con la sua morte e resi partecipi della vita immortale per mezzo della sua risurrezione. Un tale culto, rivolto alla Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, accompagna e permea innanzitutto la Celebrazione Eucaristica. Ma esso deve pure riempire i nostri templi” e la vita della Chiesa (Dominicae Coenae n. 3). E proprio “mentre comunichiamo tra noi nella mutua carità e nell’unica lode della Trinità Santissima, corrispondiamo all’intima vocazione della Chiesa e pregustando partecipiamo alla liturgia della gloria eterna” (LG 51).
4. La Chiesa è cattolica, inviata per l’annuncio di Cristo al mondo intero nella speranza che tutti i capi dei popoli si raccolgano con il popolo del Dio di Abramo (cfr Ps 47,10 Mt 28,19). Come afferma il Concilio Vaticano II, “la Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre. Questo disegno scaturisce dall’ ‘amore fontale’, cioè dalla carità di Dio Padre, che essendo il principio senza principio, da cui il Figlio è generato e da cui lo Spirito Santo attraverso il Figlio procede, per la sua immensa e misericordiosa benignità ci crea liberamente e gratuitamente ci chiama a partecipare alla vita e alla sua gloria. Egli ha effuso con liberalità e non cessa di effondere la divina bontà, sicché lui che di tutti è il creatore, possa anche essere ‘tutto in tutti ’ (1Co 15,28), procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità” (Ag 2).
5. La Chiesa, infine, è apostolica.Secondo il mandato di Cristo, gli apostoli devono andare e ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che egli ha comandato (cfr Mt 28,19-20). Questa missione si estende a tutta la Chiesa, che attraverso la Parola, resa viva, luminosa ed efficace dallo Spirito Santo e dai Sacramenti, “realizza il piano di Dio, a cui Cristo in spirito di obbedienza e di amore si consacrò per la gloria del Padre che l’aveva mandato, cioè la costituzione di tutto il genere umano nell’unico popolo di Dio, la sua riunione nell’unico corpo di Cristo, la sua edificazione nell’unico tempio dello Spirito Santo” (Ag 7).
La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Queste tre immagini bibliche additano in modo luminoso la dimensione trinitaria della Chiesa. In questa dimensione si ritrovano tutti i discepoli di Cristo, chiamati a viverla in modo sempre più profondo e con una comunione sempre più viva. Lo stesso ecumenismo trova nel riferimento trinitario il suo solido fondamento, poiché lo Spirito “unisce i fedeli con Cristo, mediatore di ogni dono di salvezza, e dona loro - attraverso lui - accesso al Padre, che nello stesso Spirito essi possono chiamare abba’, Padre” (Commissione Congiunta Cattolici Evangelici Luterani, Chiesa e giustificazione, n. 64). Nella Chiesa, dunque, ritroviamo una grandiosa epifania della gloria trinitaria. Raccogliamo, allora, l’invito che Sant’Ambrogio ci rivolge: “Alzati, tu che prima stavi sdraiato a dormire… Alzati e vieni di corsa alla Chiesa: qui c’è il Padre, qui c’è il Figlio, qui c’è lo Spirito Santo” (In Lucam VII).
Saluti
Saluto ai rappresentanti del Dialogo interreligioso monastico
Versione italiana del saluto in lingua lituana
Cari fratelli e sorelle lituani!
Nel giorno di lutto e di speranza nazionale, in cui ricordate i tragici avvenimenti storici, mi unisco a tutti voi. Attingete forza e coraggio nella fede, per crescere nell’unione al Signore, guida delle vostre vite. Vi accompagni la mia preghiera e la Benedizione Apostolica che imparto a voi e ai vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!
Versione italiana del saluto in lingua ceca
Ora mi rivolgo ai pellegrini provenienti da varie parti della Repubblica Ceca.
Sono lieto di vedervi riuniti qui a Roma, presso la Cattedra di Pietro. Mi auguro che da questo pellegrinaggio giubilare riportiate anche nelle vostre case un arricchimento di fede e un maggiore amore e fedeltà a Cristo.
Vi accompagni l'Apostolica Benedizione!
Sia lodato Gesù Cristo!
Versione italiana del saluto in lingua albanese:
Saluto il gruppo di Albanesi che hanno da poco ricevuto il Battesimo, ed auguro loro che il pellegrinaggio giubilare alle tombe degli Apostoli li confermi nella fede e nella vita cristiana.
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Saluto ora i pellegrini di lingua italiana.
Sono lieto anzitutto di accogliere i Sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia, ordinati pochi giorni fa. Prego per voi, carissimi, perché, giorno per giorno, lo Spirito Santo vi conformi a Cristo Buon Pastore.
Saluto poi l'Arcivescovo Mons. Festorazzi e i fedeli della diocesi di Ancona-Osimo: la vostra venuta, cari Fratelli e Sorelle, risveglia in me la gioia della visita che ho compiuto tra voi lo scorso anno. Ringrazio anche il Vescovo Mons. Favale e i pellegrini di Vallo della Lucania, a cui auguro un proficuo pellegrinaggio giubilare.
Saluto inoltre l'Associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia; il Parroco e i fedeli del Santissimo Salvatore in Ripi; l'Associazione "Amici per il Cuore", di Chiari; i rappresentanti dell'Unione Internazionale Pentathlon Moderno e i tre gruppi di Militari, provenienti da Torino, Messina e Trieste.
Un pensiero riconoscente va altresì alla Croce Rossa Italiana - Regione Lombardia, che è venuta con apposito treno-ospedale e ha donato un'ambulanza.
Un particolare saluto rivolgo ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.
Lo Spirito di Gesù Risorto, che abbiamo celebrato nella solennità di Pentecoste, sia per voi, cari giovani, il Maestro interiore che vi guida costantemente sulle vie del bene. Voi, cari malati, possiate trovare ogni giorno nello Spirito Consolatore la forza per una rinnovata adesione alla volontà di Dio. Lo Spirito Santo renda voi, cari sposi novelli, generosi testimoni dell'amore di Cristo.
GIORNATA INTERNAZIONALE DEL RIFUGIATO
Il prossimo 16 giugno diverse organizzazioni non governative che operano per i rifugiati celebreranno la Giornata Internazionale del Rifugiato; mentre il 20 giugno avrà luogo l'annuale Giornata del Rifugiato Africano, promossa dall'Organizzazione per l'Unità Africana (OUA).
Nello spirito del recente Giubileo dei Migranti, desidero ringraziare quanti si impegnano in favore di quei milioni di migranti forzati che sono i rifugiati e i richiedenti asilo. Alle nazioni che ancora devono adottare leggi adeguate a tutela di queste persone, rivolgo un sentito appello in quest'anno giubilare, affinché vogliano provvedervi con sollecitudine.
Catechesi 79-2005 31500