Catechesi 79-2005 21301
21301
1. La pagina di Luca, che abbiamo appena ascoltato, ci presenta Maria come pellegrina di amore. Ma Elisabetta attira l’attenzione sulla fede di lei e pronunzia nei suoi confronti la prima beatitudine dei Vangeli: “Beata colei che ha creduto”. Questa espressione è “quasi una chiave che ci schiude l’intima realtà di Maria” (Redemptoris Mater, RMA 19). Noi vorremmo allora, a coronamento delle catechesi del Grande Giubileo dell’Anno 2000, presentare la Madre del Signore come pellegrina nella fede. Come figlia di Sion, ella si pone sulle orme di Abramo, colui che per fede aveva obbedito, “partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava” (He 11,8).
Questo simbolo della peregrinazione nella fede illumina la storia interiore di Maria, la credente per eccellenza, come già suggeriva il Concilio Vaticano II: “La beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio fino alla croce” (Lumen gentium, LG 58). L’annunciazione “è il punto di partenza dell’itinerario di Maria verso Dio” (Redemptoris Mater, RMA 14): un itinerario di fede che conosce il presagio della spada che trafigge l’anima (cfr Lc 2,35), passa attraverso le strade tortuose dell’esilio in Egitto e dell’oscurità interiore, quando Maria “non comprende” l’atteggiamento di Gesù dodicenne nel tempio e tuttavia serba “tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51).
2. Nella penombra scorre anche la vita nascosta di Gesù, durante la quale Maria deve far risuonare dentro di sé la beatitudine di Elisabetta attraverso una vera e propria “fatica del cuore” (Redemptoris Mater, RMA 17).
Certo, nella vita di Maria non mancano gli squarci di luce, come alle nozze di Cana, dove - pur nell’apparente distacco - Cristo accoglie la preghiera della Madre e compie il primo segno di rivelazione, suscitando la fede dei discepoli (cfr Jn 2,1-12).
Nello stesso contrappunto di luce e ombra, di rivelazione e mistero si collocano le due beatitudini riferite da Luca: quella indirizzata alla Madre di Cristo da parte di una donna della folla e quella rivolta da Gesù a “coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano” (Lc 11,28).
La vetta di questo pellegrinaggio terreno nella fede è il Golgota dove Maria vive intimamente il mistero pasquale del Figlio: muore in certo senso come madre nella morte del Figlio e si apre alla ‘risurrezione’ con una nuova maternità nei confronti della Chiesa (cfr Jn 19,25-27). Là, sul Calvario, Maria sperimenta la notte della fede, simile a quella di Abramo sul monte Moria, e dopo l’illuminazione della Pentecoste continua a pellegrinare nella fede fino all’Assunzione quando il Figlio l’accoglie nella beatitudine eterna.
3. “La beata Vergine Maria continua a precedere il popolo di Dio. La sua eccezionale peregrinazione nella fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesa, per i singoli e le comunità, per i popoli e le nazioni e, in un certo senso, per l’umanità intera” (Redemptoris Mater, RMA 6). È lei la stella del terzo millennio, come è stata ai primordi dell’era cristiana l’aurora che ha preceduto Gesù sull’orizzonte della storia. Maria, infatti, è nata cronologicamente prima di Cristo e lo ha generato e inserito nella nostra vicenda umana.
A lei ci rivolgiamo perché continui a guidarci verso Cristo e il Padre, anche nella notte tenebrosa del male, e nei momenti di dubbio, crisi, silenzio, e sofferenza. A lei eleviamo il canto che la Chiesa di oriente ama più di ogni altro, quell’Inno Acatisto che in 24 strofe esalta liricamente la sua figura. Nella quinta strofa dedicata alla visita a Elisabetta, esso esclama:
“Rallegrati, tralcio di pianta immarcescibile. Rallegrati, possesso di integro frutto. Rallegrati, tu che coltivi il coltivatore amico degli uomini. Rallegrati, genitrice del creatore della nostra vita.
Rallegrati, terreno che germoglia fecondità di compassioni. Rallegrati, mensa che imbandisce copia di misericordie. Rallegrati, perché fai fiorire un prato di delizie. Rallegrati, perché un porto prepari alle anime.
Rallegrati, incenso gradito di suppliche. Rallegrati, perdono del mondo intero. Rallegrati, benevolenza di Dio verso i mortali. Rallegrati, ardita parola dei mortali verso Dio.
Rallegrati, Vergine Sposa!”
4. La visita a Elisabetta è suggellata dal cantico del Magnificat, un inno che attraversa come perenne melodia tutti i secoli cristiani: un inno che unisce gli animi dei discepoli di Cristo oltre le divisioni storiche, che siamo impegnati a superare in vista di una piena comunione. In questo clima ecumenico è bello ricordare che Martin Lutero nel 1521 ha dedicato a questo “santo cantico della benedetta Madre di Dio” - come egli si esprimeva - un celebre commento. In esso afferma che l’inno “dovrebbe essere ben imparato e ritenuto da tutti”, perché “nel Magnificat Maria ci insegna come dobbiamo amare e lodare Dio… Lei vuole essere il più grande esempio della grazia di Dio così da incitare tutti alla fiducia e alla lode della grazia divina” (M. Lutero, Scritti religiosi, a cura di V. Vinay, Torino 1967, PP 431-512).
Maria celebra il primato di Dio e della sua grazia che sceglie gli ultimi e i disprezzati, i “poveri del Signore”, di cui parla l’Antico Testamento; ribalta la loro sorte e li introduce come protagonisti nella storia della salvezza.
5. Da quando Dio l’ha guardata con amore, Maria diventa segno di speranza per la folla dei poveri, degli ultimi della terra che diventano i primi nel Regno di Dio. Ella ricalca fedelmente la scelta di Cristo, suo Figlio, che a tutti gli afflitti della storia ripete: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). La Chiesa segue Maria ed il Signore Gesù camminando nelle strade tortuose della storia, per risollevare, promuovere e valorizzare l’immensa processione di donne e uomini poveri e affamati, umiliati e offesi (cfr Lc 1,52-53). L’umile Vergine di Nazaret - come osserva sant’Ambrogio - non è “il Dio del tempio, ma il tempio di Dio” (De Spiritu Sancto III, 11,80). Come tale ella guida tutti coloro che a lei ricorrono verso l’incontro con Dio Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Saluti:
Traduzione del saluto in lingua inglese (ai membri della Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche, riuniti a Roma per la loro Assemblea Generale):
Cari fratelli e care sorelle,
Sono lieto di porgere oggi un saluto particolare ai membri della World Union of Catholic Women's Organizations (Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche), riuniti a Roma per la loro Assemblea Generale. Siete convenute qui per raggiungere una comprensione più profonda della vostra missione e per sostenervi reciprocamente mentre cercate di vivere il vostro impegno verso la santità cristiana, la santità femminile. Questa forma di discepolato è indispensabile per la Chiesa nel Terzo Millennio. Le donne, infatti, hanno una dono unico nel compito di trasmettere il messaggio cristiano in famiglia e nel mondo del lavoro, dello studio e del tempo libero. Le donne cattoliche che vivono nella fede, nella speranza e nella carità, e che onorano il nome di Dio nella preghiera e nel servizio, hanno sempre svolto un ruolo centrale nel trasmettere il senso autentico della fede cristiana e nell'applicarlo ad ogni circostanza della vita. Grato per il vostro amorevole impegno verso Cristo e la sua Parola salvifica, vi esorto a guardare con fiducia sempre maggiore a Maria di Nazareth, affinché la vostra missione profetica dia frutti sempre più grandi di vita e di servizio cristiani.
Su tutti i visitatori anglofoni che partecipano oggi all'Udienza, in particolare quelli provenienti dalla Danimarca, dalla Svezia e dagli Stati Uniti d'America, invoco di cuore la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo.
Saluto in lingua croata
Traduzione del saluto in lingua croata:
Saluto di cuore i pellegrini croati qui presenti ed imparto loro la Benedizione Apostolica, auspicando che sappiano cogliere nella vita e nell'azione il richiamo di Gesù a convertirsi ed a credere al Vangelo (cfr Mc 1,15), risuonato all'inizio della sua missione messianica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:
Un cordiale benvenuto ai pellegrini dell'Università della Boemia Ovest, di PlzeÁ.
Carissimi, la Solennità di lunedì scorso ci ha presentato San Giuseppe, quale uomo di Dio che visse accanto a Gesù e a Maria con sempre pronta disponibilità e generosa attenzione. Imitiamolo!
Vi benedico di cuore!
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto ai pellegrini ungheresi:
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:
Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Csongrád.
Auspicando che nella Quaresima possiate prepararvi degnamente alla celebrazione di Pasqua, imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *
Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i vigili urbani di Trento che, accompagnati dall'Arcivescovo Mons. Luigi Bressan e dal Sindaco della Città, sono venuti in pellegrinaggio a Roma, in occasione del bicentenario della costituzione del Corpo di Polizia Municipale di Trento. Formulo fervidi voti che questa ricorrenza sia per tutti uno stimolo a rinsaldare un più generoso impegno di servizio alla cittadinanza, ispirandosi ai perenni valori cristiani.
Saluto, poi, l'Associazione Cristiana Artigiani Italiani, l'Associazione sportiva Lodigiani Calcio, e gli Allievi Ufficiali della Scuola di Sanità e Veterinaria Militare della Cecchignola in Roma.
Tutti ringrazio per la loro presenza ed auspico cordialmente che quest'incontro spinga ciascuno a riaffermare la propria fervida adesione agli insegnamenti del Vangelo.
Un saluto speciale va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel clima spirituale della Quaresima che stiamo vivendo, tempo di conversione e di riconciliazione, invito voi, cari giovani, a seguire l'esempio di Gesù Maestro, per essere fedeli annunciatori del suo messaggio salvifico. Incoraggio voi, cari fratelli e sorelle malati, a portare la vostra croce quotidiana, in stretta unione con Cristo Signore. Esorto, infine, voi, cari sposi novelli, a fare delle vostre giovani famiglie comunità di intensa spiritualità e ardente testimonianza cristiana.
* * * * *
APPELLO DEL SANTO PADRE
Giornata Internazionale contro la discriminazione razziale
Ricorre oggi, 21 marzo, la Giornata internazionale delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale. Essa segna anche l'inizio della settimana di solidarietà con quanti lottano contro tale ingiustizia.
Gli Strumenti internazionali adottati, le Conferenze Mondiali e, in particolare, la prossima che si svolgerà a Durban (Sud Africa) nel mese di settembre del corrente anno, costituiscono tappe importanti nel cammino per l'affermazione della fondamentale uguaglianza e dignità di ogni persona e per una pacifica convivenza fra tutti i popoli. Malgrado questi sforzi, milioni di esseri umani non vedono ancora riconosciuto il loro "diritto di cittadinanza" in seno alla famiglia umana.
La Chiesa si unisce all'impegno di quanti difendono i diritti umani e si sente solidale con tutti coloro che per motivi razziali, etnici, religiosi e sociali sono vittime di discriminazione. I valori spirituali e religiosi, con il loro potenziale di rinnovamento, contribuiscono efficacemente a migliorare la società. Alla lodevole azione dei Governi e delle Organizzazioni internazionali in questo campo è doveroso che si unisca anche quella delle comunità religiose.
Desidero pertanto ripetere che nella Chiesa nessuno è straniero e tutti devono sentirsi a casa loro! Fare della Chiesa "la casa e la scuola della comunione" è una risposta concreta alle attese di giustizia del mondo di oggi.
28301
1. Nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte ho auspicato che la Chiesa si distingua sempre di più nell’«arte della preghiera» apprendendola sempre nuovamente dalle labbra del divino Maestro (cfr n. NM 32). Tale impegno deve essere vissuto soprattutto nella Liturgia, fonte e culmine della vita ecclesiale. In questa linea è importante riservare una maggiore cura pastorale alla promozione della Liturgia delle Ore come preghiera di tutto il Popolo di Dio (cfr ivi, 34). Se, infatti, i sacerdoti e i religiosi hanno un preciso mandato di celebrarla, essa è però proposta caldamente anche ai laici. A questo mirò, poco più di trent’anni or sono, il mio venerato predecessore Paolo VI, con la costituzione Laudis canticum in cui determinava il modello vigente di questa preghiera, augurandosi che i Salmi e i Cantici, struttura portante della Liturgia delle Ore, fossero compresi “con rinnovato amore dal Popolo di Dio” (AAS 63 [1971], 532).
È un dato incoraggiante che molti laici, sia nelle parrocchie che nelle aggregazioni ecclesiali, abbiano imparato a valorizzarla. Essa resta, tuttavia, una preghiera che suppone un’adeguata formazione catechetica e biblica, perché la si possa gustare fino in fondo.
A questo scopo cominciamo oggi una serie di catechesi sui Salmi e sui Cantici proposti nella preghiera mattutina delle Lodi. Desidero, in tal modo, incoraggiare e aiutare tutti a pregare con le stesse parole utilizzate da Gesù e presenti da millenni nella preghiera di Israele e in quella della Chiesa.
2. Potremmo introdurci alla comprensione dei Salmi attraverso varie vie. La prima consisterebbe nel presentare la loro struttura letteraria, i loro autori, la loro formazione, i contesti in cui sono nati. Suggestiva poi sarebbe una lettura che ne mettesse in evidenza il carattere poetico, che raggiunge talvolta altissimi livelli di intuizione lirica e di espressione simbolica. Non meno interessante sarebbe ripercorrere i Salmi considerando i vari sentimenti dell’animo umano che essi manifestano: gioia, riconoscenza, rendimento di grazie, amore, tenerezza, entusiasmo, ma anche intensa sofferenza, recriminazione, richiesta di aiuto e di giustizia, che sfociano talvolta in rabbia e imprecazione. Nei Salmi l’essere umano ritrova se stesso interamente.
La nostra lettura mirerà soprattutto a far emergere il significato religioso dei Salmi, mostrando come essi, pur essendo stati scritti tanti secoli fa per dei credenti ebrei, possono essere assunti nella preghiera dei discepoli di Cristo. Ci lasceremo per questo aiutare dai risultati dell’esegesi, ma insieme ci metteremo alla scuola della Tradizione, soprattutto ci porremo in ascolto dei Padri della Chiesa.
3. Questi ultimi, infatti, con profonda penetrazione spirituale, hanno saputo discernere e additare la grande “chiave” di lettura dei Salmi in Cristo stesso, nella pienezza del suo mistero. I Padri ne erano ben convinti: nei Salmi si parla di Cristo. Infatti Gesù risorto applicò a se stesso i Salmi quando disse ai discepoli: “Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24,44). I Padri aggiungono che nei Salmi si parla a Cristo o è addirittura Cristo a parlare. Dicendo questo, essi non pensavano soltanto alla persona individuale di Gesù, ma al Christus totus, al Cristo totale, formato da Cristo capo e dalle sue membra.
Nasce così, per il cristiano, la possibilità di leggere il Salterio alla luce di tutto il mistero di Cristo. Proprio quest’ottica ne fa emergere anche la dimensione ecclesiale, che è particolarmente evidenziata dal canto corale dei Salmi. Si comprende così come i Salmi abbiano potuto essere assunti, fin dai primi secoli, come preghiera del Popolo di Dio. Se, in alcuni periodi storici, emerse una tendenza a preferire altre preghiere, è stato grande merito dei monaci tenere alta nella Chiesa la fiaccola del Salterio. Uno di loro, san Romualdo fondatore di Camaldoli, all’alba del secondo millennio cristiano, giungeva a sostenere che - come afferma il suo biografo Bruno di Querfurt - sono i Salmi l’unica strada per fare esperienza di una preghiera veramente profonda: “Una via in psalmis” (Passio Sanctorum Benedicti et Johannes ac sociorum eorundem: MPH VI, 1893,427).
4. Con questa affermazione, a prima vista eccessiva, egli in realtà restava ancorato alla migliore tradizione dei primi secoli cristiani, quando il Salterio era diventato il libro per eccellenza della preghiera ecclesiale. Fu questa la scelta vincente nei confronti delle tendenze ereticali che continuamente insidiavano l’unità di fede e di comunione. È interessante a tal proposito una stupenda lettera che sant’Atanasio scrisse a Marcellino nella prima metà del IV secolo, mentre l’eresia ariana imperversava attentando alla fede nella divinità di Cristo. Di fronte agli eretici che attiravano a sé la gente anche con canti e preghiere che ne gratificavano i sentimenti religiosi, il grande Padre della Chiesa si dedicò con tutte le sue forze a insegnare il Salterio trasmesso dalla Scrittura (cfr PG 27,12). Fu così che al “Padre Nostro”, la preghiera del Signore per antonomasia, si aggiunse la prassi, presto divenuta universale fra i battezzati, della preghiera salmodica.
5. Grazie anche alla preghiera comunitaria dei Salmi, la coscienza cristiana ha ricordato e compreso che è impossibile rivolgersi al Padre che abita nei cieli senza un’autentica comunione di vita con i fratelli e le sorelle che abitano sulla terra. Non solo, ma inserendosi vitalmente nella tradizione orante degli ebrei, i cristiani impararono a pregare raccontando i magnalia Dei, cioè le grandi meraviglie compiute da Dio sia nella creazione del mondo e dell’umanità, sia nella storia di Israele e della Chiesa. Questa forma di preghiera attinta alla Scrittura, non esclude certo espressioni più libere, e queste continueranno non solo a caratterizzare la preghiera personale, ma anche ad arricchire la stessa preghiera liturgica, ad esempio con inni e tropari. Il libro del Salterio rimane comunque la fonte ideale della preghiera cristiana, e ad esso continuerà ad ispirarsi la Chiesa nel nuovo Millennio.
Saluti:
Saluto in lingua croata
Traduzione del saluto in lingua croata:
Cari pellegrini croati, mi rivolgo a voi con parole di saluto e di benedizione. Auspico di cuore che questo tempo quaresimale sia per ciascuno di voi un'occasione particolarmente propizia per meditare sul mistero di Gesù Cristo nel deserto e viverlo ogni giorno.
Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto ai pellegrini slovacchi:
Versione italiana del saluto in lingua slovacca:
Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Košice, Drienovská Nová Ves e Niný Zipov.
Cari pellegrini, vi raccomando di vivere questi giorni di preparazione alla Pasqua con spirito di penitenza come ritorno alla casa del Padre, che attende ognuno di noi a braccia aperte.Imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari in Patria.Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto ai pellegrini ungheresi:
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:
Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Budapest. Auspicando che la Quaresima sia un tempo favorevole di riscoprire il valore della preghiera, imparto a tutti la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i ragazzi e le ragazze della Diocesi di Faenza-Modigliana, che da poco hanno ricevuto la Cresima; essi sono accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Benvenuto Italo Castellani. Saluto pure gli adolescenti del Decanato di Vimercate, dell'Arcidiocesi di Milano, venuti per la loro professione di fede. Carissimi, vivete appieno la consacrazione ricevuta nei sacramenti del Battesimo e della Cresima e siate sempre autentici testimoni di Cristo, che è morto e risorto per noi.
Saluto poi e ringrazio per la loro presenza i membri della Società sportiva Salernitana Calcio e dell'Unione calcistica femminile Sezze.
Pensando alla Festa dell'Annunciazione, che abbiamo celebrato qualche giorno fa, rivolgo infine un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.
Il "sì" pronunciato da Maria incoraggi voi, cari giovani, a rispondere con entusiasmo e generosità alla chiamata di Dio. L'umile adesione alla volontà divina della Vergine, a Nazaret come sul Calvario, aiuti voi, cari malati, ad unirvi sempre più al sacrificio redentore di Cristo. Colei che per prima accolse il Verbo incarnato accompagni voi, cari sposi novelli, nel cammino matrimoniale e vi faccia crescere ogni giorno nella fedeltà dell'amore e nel servizio alla vita.
40401
1. Prima di intraprendere il commento dei singoli Salmi e Cantici delle Lodi, completiamo quest’oggi la riflessione introduttiva iniziata nella scorsa catechesi. E lo facciamo prendendo le mosse da un aspetto molto caro alla tradizione spirituale: cantando i Salmi, il cristiano sperimenta una sorta di sintonia fra lo Spirito presente nelle Scritture e lo Spirito dimorante in lui per la grazia battesimale. Più che pregare con proprie parole, egli si fa eco di quei "gemiti inesprimibili" di cui parla san Paolo (cfr Rm 8,26), con i quali lo Spirito del Signore spinge i credenti ad unirsi all’invocazione caratteristica di Gesù: "Abbà, Padre!" (Rm 8,15 Ga 4,6).
Gli antichi monaci erano talmente sicuri di questa verità, che non si preoccupavano di cantare i Salmi nella propria lingua materna, bastando loro la consapevolezza di essere, in qualche modo, "organi" dello Spirito Santo. Erano convinti che la loro fede permettesse ai versetti dei Salmi di sprigionare una particolare "energia" dello Spirito Santo. La stessa convinzione si manifesta nella caratteristica utilizzazione dei Salmi, che fu chiamata "preghiera giaculatoria" - dalla parola latina "iaculum", cioè dardo - per indicare brevissime espressioni salmodiche che potevano essere "lanciate", quasi come punte infuocate, ad esempio contro le tentazioni. Giovanni Cassiano, uno scrittore vissuto fra il IV e il V secolo, ricorda che alcuni monaci avevano scoperto l’efficacia straordinaria del brevissimo incipit del Salmo 69: "O Dio vieni a salvarmi; Signore vieni presto in mio aiuto", che da allora divenne come il portale d’ingresso della Liturgia delle Ore (cfr Conlationes, 10,10: CPL 512,298 ss).
2. Accanto alla presenza dello Spirito Santo, un’altra dimensione importante è quella dell’azione sacerdotale che Cristo svolge in questa preghiera associando a sé la Chiesa sua sposa. A tal proposito, proprio riferendosi alla Liturgia delle Ore, il Concilio Vaticano II insegna: "Il Sommo Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, Cristo Gesù, […] unisce a sé tutta la comunità degli uomini, e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode. Infatti Cristo continua questo ufficio sacerdotale per mezzo della sua stessa Chiesa, che loda il Signore incessantemente e intercede per la salvezza del mondo intero non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con la recita dell’Ufficio divino" (Sacrosanctum Concilium SC 83).
Anche la Liturgia delle Ore, dunque, ha il carattere di preghiera pubblica, nella quale la Chiesa è particolarmente coinvolta. È illuminante allora riscoprire come la Chiesa abbia progressivamente definito questo suo specifico impegno di preghiera scandita sulle varie fasi del giorno. Occorre per questo risalire ai primi tempi della comunità apostolica, quando ancora vigeva uno stretto legame fra la preghiera cristiana e le cosiddette "preghiere legali" - prescritte cioè dalla Legge mosaica - che si svolgevano in determinate ore del giorno nel Tempio di Gerusalemme. Dal libro degli Atti sappiamo che gli Apostoli "tutti insieme frequentavano il Tempio" (Ac 2,46), oppure che "salivano al Tempio per la preghiera dell’ora nona" (Ac 3,1). E d’altra parte sappiamo anche che le ‘preghiere legali’ per eccellenza erano appunto quelle del mattino e della sera.
3. Gradualmente i discepoli di Gesù individuarono alcuni Salmi particolarmente appropriati a determinati momenti della giornata, della settimana o dell’anno, cogliendovi un senso profondo in rapporto al mistero cristiano. È autorevole testimone di questo processo san Cipriano, che così scrive nella prima metà del terzo secolo: "Bisogna infatti pregare all’inizio del giorno per celebrare nella preghiera del mattino la risurrezione del Signore. Ciò corrisponde a quello che una volta lo Spirito Santo indicava nei Salmi con queste parole: «Tu sei il mio re, il mio Signore, ed io innalzerò a te, o Signore, di mattino la preghiera: ascolterai la mia supplica; di mattino mi presenterò a te e ti contemplerò» (Ps 5,3-4). […] Quando poi il sole tramonta e viene meno il giorno, bisogna mettersi di nuovo a pregare. Infatti, poiché il Cristo è il vero sole e il vero giorno, nel momento in cui il sole e il giorno del mondo vengono meno, chiedendo attraverso la preghiera che sopra di noi ritorni la luce, invochiamo che Cristo ritorni a portarci la grazia della luce eterna" (De oratione dominica, 35: PL 39,655).
4. La tradizione cristiana non si limitò a perpetuare quella ebraica, ma innovò alcune cose che finirono col caratterizzare diversamente l’intera esperienza di preghiera vissuta dai discepoli di Gesù. Oltre infatti a recitare, al mattino e alla sera, il Padre nostro, i cristiani scelsero con libertà i Salmi con i quali celebrare la loro preghiera quotidiana. Lungo la storia, questo processo suggerì l’utilizzazione di determinati Salmi per alcuni momenti di fede particolarmente significativi. Fra questi teneva il primo posto la preghiera vigiliare, che preparava al Giorno del Signore, la Domenica, in cui si celebrava la Pasqua di Risurrezione.
Una caratteristica tipicamente cristiana è stata poi l’aggiunta alla fine di ogni Salmo e Cantico, della dossologia trinitaria, "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo". Così ogni Salmo e Cantico viene illuminato dalla pienezza di Dio.
5. La preghiera cristiana nasce, si nutre e si sviluppa intorno all’evento per eccellenza della fede, il Mistero pasquale di Cristo. Così, al mattino e alla sera, al sorgere e al tramonto del sole, si ricordava la Pasqua, il passaggio del Signore dalla morte alla vita. Il simbolo di Cristo "luce del mondo" appare nella lampada durante la preghiera del Vespro, chiamata per questo anche lucernario. Le ore del giorno richiamano a loro volta il racconto della passione del Signore, e l’ora terza anche la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. La preghiera della notte infine ha carattere escatologico, evocando la veglia raccomandata da Gesù nell’attesa del suo ritorno (cfr Mc 13,35-37).
Cadenzando in questo modo la loro preghiera, i cristiani risposero al comando del Signore di "pregare incessantemente" (cfr Lc 18,1 Lc 21,36 1Th 5,17 Ep 6,18), ma senza dimenticare che tutta la vita deve in qualche modo diventare preghiera. Scrive a tal proposito Origene: "Prega senza posa colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera" (Sulla preghiera, XII,2: PG 11,452C).
Questo orizzonte nel suo insieme costituisce l’habitat naturale della recita dei Salmi. Se essi vengono sentiti e vissuti così, la dossologia trinitaria che corona ogni Salmo diventa, per ciascun credente in Cristo, un continuo rituffarsi, sull’onda dello Spirito e in comunione con l’intero popolo di Dio, nell’oceano di vita e di pace in cui è stato immerso col Battesimo, ossia nel mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Saluti:
Saluto in lingua croata
Traduzione del saluto in lingua croata:
Saluto cordialmente tutti i gruppi di pellegrini provenienti dalla Croazia e, in modo particolare, i rappresentanti delle Autorità civili della Contea di Osijek-Baranja con il Governatore e il Vice-Governatore, come pure gli appartenenti alla Lega dei Tedeschi e degli Austriaci della Croazia di Osijek.
Carissimi, nell'impartire la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri familiari, auspico che la prossima solennità della Risurrezione del Signore possa essere per ciascuno fonte di inesauribile speranza, la quale vi accompagni nella vita e nel lavoro di ogni giorno.
Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto ai pellegrini slovacchi:
Versione italiana del saluto in lingua slovacca:
Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Veká Lehota, come pure dai dintorni di Košíce, Prešov e Stará ubova.
Cari Fratelli e Sorelle, viviamo nel periodo della preparazione prossima alle Feste pasquali. Possa questo tempo sacro essere per ciascuno di voi l'occasione per accrescere la propria fede in Cristo, Redentore dell'uomo.
Volentieri benedico tutti voi e le vostre famiglie in Patria.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto ai pellegrini ungheresi:
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:
Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Udvarhely. Mentre le nostre voci recitano le parole dei salmi, i nostri cuori si alzino a Dio. Questi canti antichi sono di fatto un tesoro che arrichisce la nostra vita spirituale. Di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione del saluto in lingua neerlandese:
Adesso saluto i pellegrini belgi e neerlandesi! Auspico che questo periodo di Quaresima accresca in voi il desiderio di autentica conversione, per iniziare un cammino di apertura alla grazia divina. Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:
Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini della Confederazione di ex-prigionieri, di Olomouc.
Carissimi, cogliamo con pieno profitto questo tempo di Quaresima, tempo di preghiera e di penitenza, che ci porta alla conversione e all'approfondimento dell'amore verso Dio e verso il prossimo.
Volentieri vi benedico tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *
Il prossimo 7 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Sanità, che quest'anno ha come tema l'«handicap» mentale. Per questa occasione, rinnovo il mio appello affinché ciascuno, secondo le sue responsabilità, s'impegni a difendere la dignità e i diritti dei malati mentali. Che nessuno resti indifferente dinanzi a questi nostri fratelli. La Chiesa guarda a coloro che soffrono per tale malattia con rispetto e affetto, ed esorta l'intera comunità umana ad accoglierli, con speciale premura verso quelli più poveri e abbandonati.
Saluto ora tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i novizi salesiani, come pure le numerose novizie di diverse Congregazioni religiose, che frequentano i corsi promossi dall'Unione Superiore Maggiori d'Italia, e sono qui presenti con i loro formatori e le loro formatrici. Carissimi Fratelli e Sorelle, vi esorto a far tesoro di questo tempo di formazione per prepararvi bene alla missione che vi attende.
Saluto i fedeli della Parrocchia San Gabriele dell'Addolorata di Atri, la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e il gruppo della Federazione Italiana Rugby. Tutti ringrazio per la loro partecipazione e invoco su ciascuno copiose benedizioni celesti.
Rivolgo, infine, un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. In questo ultimo tratto della Quaresima, vi esorto a proseguire con impegno il cammino spirituale verso la Pasqua.
Cari giovani, intensificate la vostra testimonianza di amore fedele alla Croce di Cristo; voi, cari malati, guardate a Gesù crocifisso e risorto per vivere la prova del dolore come atto di amore; e voi, cari sposi novelli, imitando la perdurante fedeltà del Signore verso la Chiesa sua Sposa, fate sì che la vostra unione sponsale sia sempre animata dall'amore divino.
Catechesi 79-2005 21301